martedì 23 luglio 2013

L'assassinio del mandarino

 
Un Mandarino per Vera


Arnold Bennett nacque ad Hanley, Staffordshire, nel 1867. Dopo aver frequentato la London University (senza riuscire a laurearsi), lavorò come impiegato nello studio di avocato del padre, ma il lavoro a lui poco congeniale e l'avarizia paterna, tema che riapparirà in molti dei suoi romanzi, lo convinsero a lasciare per sempre lo Stratfordshire e a trsferirsi a Londra dove intraprese la carriera giornalistica, arrivando a ricoprire il ruolo di vice direttore della rivista Woman. Contemporaneamente, iniziò la sua prolifica carriera di scrittore che lo porterà a pubblicare romanzi, commedie e saggi di successo. La gran parte dei suoi romanzi sono ambientati là dove era nato e cresciuto, nel famoso distretto delle ceramiche dello Stratfordshire, conosciuto col nome di the Potteries. Egli si ispirò al grande romanzo realista francese, in particolare alle opere di Maupassant e nel 1903 si trasferì a Parigi dove risiedette per circa otto anni e dove ebbe modo di incontrare le personalità più eminenti dell'epoca. Sposò l'attrice francese Marguerite Soulié, da cui più tardi divorzierà. Durante la prima guerra mondiale fu coinvolto con atri scrittori in un grande progetto di propaganda bellica. Dopo la guerra si stabilì nell'Essex con l'attrice Dorothy Cheston, da cui ebbe la figlia Virginia. Morì a Londra nel 1931 di febbre tifoidea, contratta probabilmente durante una sua visita in Francia. Fu l'ultimo scrittore a cui fu tributato l'onore di cospargere di paglia la strada sotto casa per non turbare la sua agonia.
Sebbene durante la sua vita fosse stato uno scrittore estremamente popolare sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, dopo la morte la sua popolarità fu offuscata dalla critica tranchant di Virginia Woolf. In Mr Bennett and Mrs Brown del 1924, un'articolata riflessione sul rinnovamento del romanzo, Woolf attacca la narrativa edoardiana di ispirazione realistica, in particolare quella di Arnold Bennett, condannandone l’eccessiva concentrazione sui dettagli materiali, a scapito dell’interesse per la psicologia del personaggio. Oggi, tuttavia, le sue opere più importanti sono ancora lette, in particolare Anna of the Five Towns (1902), The Old Wives' Tale (1908) e quelle che formano la trilogia di Clayhanger Clayhanger (1910), Hilda Lessways (1911) e These Twain (1916).
Il racconto che vi propongo, L'assassinio del Mandarino, è tratto dalla raccolta The Grim Smile of the Five towns (1902), la cui location trae ispirazione dalle sei città che costituivano le così dette Potteries. Le cinque città reali sono Tunstall, Burslem, Hanley, Stoke-upon-Trent and Longton, a cui corrispondono nella fiction Turnhill, Bursley, Hanbridge, Knype and Longshaw. Il distretto, una volta ricco e fiorente grazie alla produzione di vasellame, era una tipica zona industriale: inquinata e avvelenata dai sali di piombo usati dalle industrie locali, (di cui il paesaggio porta ancora oggi le cicatrici), e con uno skyline caratterizzato dalle tipiche ciminiere a forma di bottiglia, circa quattromila allora (ne restano ancora quarantasei oggi), da cui usciva il fumo nero e denso del carbone bruciato nelle fornaci. Bennett, memore della lezione dei grandi realisti francesi, descrive la vita della gente comune, le sue difficoltà e i suoi drammi, ma in questa raccolta di racconti usa un tono leggero e ironico. L'idea di base gli venne suggerita dal così detto paradosso del Mandarino che compare nel Papà Goriot di Honoré de Balzac. In cosa consiste? Se vi dicessero che scuotendo un campanello potete uccidere un Mandarino della lontana Cina (all’epoca forse lo era di più) e ottenerne così i suoi beni, senza venire mai scoperti, lo fareste? Il tema, che evidentemente affascinò i salotti dell’ottocento, è più volte ripreso da vari scrittori, ma la versione più interessante è quella data dallo scrittore portoghese José Maria Eça de Queirós nel suo O Mandarim del 1880.
L'eroina, Vera Cheswardine, donna bella, elegante e capricciosa, ha sostituito il culto dell'eleganza e dell'apparire agli ideali di frugalità e operosità che avevano ispirato la comunità delle Potteries, sotto l'influenza della potente chiesa Metodista locale. Ma Vera non è esattamente una donna frivola e leggera, al contrario si rende ben conto dei propri limiti intellettuali: “Odiava vedere la vita sotto una luce inconsueta, Odiava pensare.”  Sa che la bellezza e l'eleganza sono la sua unica arma per conquistarsi un ruolo nella propria comunità: “Vera era diventata la donna meglio vestita di Bursley. E non è poco.” Ma soprattutto, la bellezza è l'unica arma che ha per tener testa al marito, ricco industriale, discendente di una di una dinastia di industriali arricchitisi con la ceramica, oculato e intransigente amministratore del proprio patrimonio: Il grande Stephen le proibiva in modo assoluto di procurarsi alcunché a credito. Lei lo temeva. Sapeva bene fin dove poteva arrivare con Stephen. Egli, pur amando la moglie, ha nei suoi confronti un atteggiamento di paternalistico autoritarismo, tipico del pater familias vittoriano. Ma la loro non è certo la tipica famiglia vittoriana: “Vedete, lei era l'unica bambina della casa. Invidiava le altre mogli e i loro bebè. Ma dal momento che i frugoletti si divertivano a scendere giù dai camini di tutte le altre case di Bursley evitando la sua, cercò conforto negli abiti.” A questo va aggiunto lo strano ménage a trois di cui fa parte l'amico di famiglia, da sempre innamorato senza speranza di Vera: Woodruff, dopo essere stato testimone degli sposi, continuò ad amarla, sommessamente e con filosofia.E proprio l'intersecarsi di queste tre sensibilità darà l'avvio a questa bizzarra vicenda: da una parte la cultura pseudo-scientifica di Woodruff, che si nutre di stampa popolare, dall'altro la rigida amministrazione del denaro da parte di Mr. Cheswardine e al centro Vera, con la sua smania di apparire e le sue mani bucate; sullo sfondo la potenza del danaro, unico strumento per l'affermazione personale e la realizzazione delle proprie ambizioni, costi quel che costi.

Curiosità:
In onore di Bennett il cuoco del Savoy Hotel di Londra inventò la omelette alla Bennett (videoricetta della BBC)
Nel 1960 il formidabile duo Garinei e Giovannini, trasse dal racconto O Mandarim dello scrittore portoghese José Maria Eça de Queirós (1880) la commedia musicale “Un mandarino per Teo”, con uno scanzonato inno al danaro “Soldi,soldi, soldi” molto prima degli Abba.
Richard Matheson, scomparso di recente, si ispirò al paradosso del mandarino per il suo racconto Button, Button (Uncanny Stories, 2008). Dal racconto fu tratto anche un episodio della ormai mitica serie televisiva TheTwilight Zone.



L'ASSASSINIO DEL MANDARINO

di
Arnold Bennett (1902)


Watercolour - Tunstall, the Potteries, 1937 - Ronald



I

Cos'è che state dicendo riguardo all'assassinio?” chiese Mrs. Cheswardine, mentre entrava nell'ampio soggiorno, portando il vassoio con la cena. “Poggialo qua,” disse il marito, riferendosi al vassoio e indicando un tavolino sistemato davanti al focolare, con due gambe dentro e due gambe fuori dal tappeto. Quel grembiule ti dona immensamente.” mormorò Woodruff, l'amico di famiglia, mentre allungava le sue lunghe gambe contro il parafuoco in direzione delle fiamme, perfino oltre le lunghe gambe di Cheswardine. Ciascuno dei due uomini occupava una poltrona posta su ciascun lato del focolare, erano tutti e due molto alti e avevano tutti e due quarant'anni.