sabato 20 dicembre 2014

La lotteria cinese


         Buon Natale e felice anno nuovo


Per farvi gli auguri di Natale ho scritto questa breve storia ispirandomi ad un famoso racconto di Mathesen Button, Button, e più precisamente alla versione apparsa nella famosa serie televisiva The twilight Zone, a cui Mathesen contribuì con diversi lavori, anche se non apprezzò le variazioni apportate all'originale.
L'idea di partenza è quella del 'Paradosso del Mandarino' (di cui avevo già parlato nell'introduzione al racconto di Arnold Bennett  Un Mandarino per Vera del 23-07-2013) e le conseguenti implicazioni morali: come potremmo reagire se messi  alla prova? e fino ache punto ci conosciamo veramente?

 

 

La lotteria cinese




Era un afoso pomeriggio d'agosto e Alice, stanca e sudata, stava tornando a casa con un carico di buste della spesa quasi esagerato per una ragazza minuta come lei. Ancora una volta senza macchina: suo marito Piero ci stava lavorando da due giorni, nei ritagli di tempo. Tanto lui sapeva aggiustare un po' di tutto e poi, un meccanico sarebbe stato troppo caro e, forse, anche sprecato, per quella vecchia carcassa che prima o poi l'avrebbe lasciata a piedi per sempre. Soldi per una nuova non ce n'erano, con quello che guadagnava Piero nell'impresa di pulizie riuscivano a mala pena a tirare avanti. Da quando lei aveva perso il lavoro al bar, quello era l'unico stipendio su cui potevano contare. Ogni tanto, i loro genitori li aiutavano con le bollette, ma quello era il massimo che potessero fare. Fortuna che il discount non era poi tanto lontano. Davanti a lei c'erano gli otto piani di un casermone popolare della periferia industriale della città. Industriale... una volta. Tutto intorno tanti altri palazzoni altrettanto brutti e anonimi ospitavano un'umanità eterogenea e multietnica, come testimoniavano le parabole che occhieggiavano dai balconi. Alice si diresse verso il garage nella speranza che il marito fosse riuscito a riparare il guasto.
Ciao, Alice.” Dal tono di voce esitante e imbarazzato, capì subito che le cose non andavano bene. Anche se erano sposati solo da due anni, era una vita che conosceva quel ragazzone grande e grosso e i suoi timidi occhi azzurri non avevano segreti per lei. 

 
Ancora niente?”
Ci sono quasi,” temporeggiò lui.
Sono due giorni che lo dici,” sbottò lei spazientita.
Lo so, piccola,” cercò di rabbonirla lui, sentendosi un po' in colpa, “mi dispiace, mi dispiace vederti correre avanti e indietro a piedi o col bus. Ma questo ferro vecchio diventa sempre più difficile da riparare.”
Va bene, va bene, non morirò per questo...” rispose Alice con voce rassegnata, “quando hai finito vieni su che ceniamo. Non fare tardi, sono già quasi le sette.”
Tranquilla, piccola. Tra mezz'ora sono a casa.”
Alice entrò nell'atrio e chiamò l'ascensore: era fermo all'ottavo piano. Nell'attesa le narici le si riempirono degli odori della cena di tutto il palazzo: zenzero, curcuma, cumino erano gli ambasciatori di quel microcosmo variegato. In generale, le riusciva di andare d'accordo con tutti, anche con i cinesi, che tutti consideravano una comunità chiusa e misteriosa. Chissà se era vera quella storia che i cinesi non muoiono mai – si chiese divertita. Aveva provato a parlarne con la signora Wu, che faceva la parrucchiera in casa: “Miei documenti legolali, non sapele niente di passapolti falsi!” le aveva risposto allarmata. Fortuna la signora Wu che per pochi euro le teneva in ordine i capelli. Anche se ogni tanto le rifilava qualche biglietto della famigerata lotteria cinese... Mai vinto niente.
Finalmente... l'ascensore era arrivato. Muhammed, il suo vicino eritreo, la salutò educatamente mentre usciva dall'ascensore: “Buona sera, Alice.”
Salve, avvocato, vai a friggere le patatine?”
Oggi friggo le patatine, domani chissà...”
Domani pure,” mormorò Alice quando fu nell'ascensore, “e dopodomani lo stesso.” Era difficile essere ottimisti quando anno dopo anno le speranze si sbriciolavano lasciando solo una lunga scia di delusioni.
Al sesto piano l'ascensore si fermò. All'uscita fu accolta dal suono di musiche esotiche, pianti di bimbi e urla isolate. “Al solito,” mormorò. Mentre metteva giù le buste della spesa per prendere le chiavi, vide sullo zerbino un pacchetto avvolto in carta da imballaggio, chiuso con lo scotch. Lo raccolse. Forse era caduto a qualcuno, ma rigirandolo fra le mani notò il suo nome e indirizzo scritti a mano con una grafia precisa e spigolosa. Era proprio per lei, allora. “Sarà la solita pubblicità,” disse fra sé, temendo qualche fregatura.
Entrata in casa, posò la spesa sul tavolo del piccolo soggiorno arredato dal rigattiere e portò il pacchetto nel cucinino. Prese le forbici e iniziò a tagliare lo scotch. Una volta tolta la carta apparve un'elegante scatola nera che conteneva un telefonino ultima generazione: leggero, ultrasottile, nero, e, sul retro, a caratteri argentati, la marca: Destiny.
Mai sentita 'sta marca, sarà la solita cineseria; certo, che nome...” pensò rabbrividendo istintivamente, “forse vogliono farsi solo pubblicità, ma se sperano che abbocco, stanno freschi.” Nel prendere la scatola per rimettere a posto il telefonino, cadde a terra un cartoncino rosso. Lo raccolse, “Però...” esclamò leggendo: “DESTINY... il destino nelle tue mani” Più in basso, una breve nota impersonale avvertiva che: “Alle ore ventuno un nostro incaricato le farà visita per illustrarle le sorprendenti caratteristiche del nostro gadget, senza alcun impegno da parte sua.”
Ma è uno scherzo?” Alice non riusciva a credere ai propri occhi, “certo che le pensano proprio tutte per vendere.” Rimise il telefonino nella scatola e lo riavvolse nella carta; “Così quando arriva quello glielo restituisco immediatamente.” Poi mise a posto la spesa e preparò la cena. Piero arrivò puntuale; nel giro di un'ora sarebbe passato il furgoncino della ditta per portarlo al lavoro.
E la macchina?” chiese Alice speranzosa.
Tranquilla, per domani è pronta.”
Meno male, così domani posso andare al centro commerciale senza prendere l'autobus. Mi hanno detto che cercano hostess per fare pubblicità ai prodotti. Meglio di niente.”
Dopo cena Alice mostrò al marito quella strana scatola.
Piero sorrise divertito: “Se questi qui pensano di rifilarci qualcosa, stanno freschi!”
Capirai, nemmeno lo faccio entrare,” disse lei risoluta.
Mi raccomando, metti la catenella e ridagli qell'aggeggio del diavolo,” aggiunse il marito, poi guardò l'orologio: “Devo proprio andare, a domani.”
Tranquillo,” lo rassicurò. Lui la baciò, come ogni sera prima di uscire per il lavoro, ma mentre richiudeva la porta, Alice si sentì per un attimo nel panico.
Sciocchezze,” mormorò. Non era tipo da spaventarsi facilmente. Quando lavorava al bar aveva avuto a che fare con ogni tipo di persone ed era sempre riuscita a tenere la giusta distanza senza essere antipatica o superba. Le piaceva quel lavoro, non era solo per i soldi... il suo sogno nel cassetto era di aprire un bar tutto suo. Ma ormai... Ancora ricordava le parole di Carlo, il suo ex padrone, il giorno che le aveva detto di aver venduto il locale: “Dopo tanti anni di lavoro è ora di godermi la pensione in santa pace.”
E io?” aveva chiesto Alice.
Vedrai che i nuovi proprietari ti tengono, sei una ragazza sveglia e conosci bene il lavoro. Io ti ci metto una buona parola.”
Ma i nuovi proprietari le avevano dato il ben servito: “Ormai il lavoro è poco, qui intorno stanno chiudendo fabbriche e negozi. Io e mia moglie bastiamo e avanziamo.” E tanto per arrotondare, aveva riempito il locale di slot. Ormai ci andavano solo i giocatori, anche se l'avesse tenuta, non sapeva se le sarebbe piaciuto restare lì a vedere la gente che si rovinava. Non era nel suo DNA fare soldi sulle disgrazie altrui...
Prese un libro e incominciò a leggere. Fortuna la biblioteca di quartiere, almeno quel periodo di riposo forzato poteva impiegarlo a leggere, senza scimunirsi davanti alla tivvù, con quelle cretinate di reality show. Le piacevano soprattutto le storie d'amore che finivano bene, almeno quelle. Ogni tanto la bibliotecaria le consigliava qualcosa di diverso, come la storia di quel poveraccio di un portoghese che per diventare ricco uccideva un mandarino cinese suonando un campanello, e poi viveva di rimorsi per tutta la vita. Dopo aver preso i soldi, però. Bella forza.
Sentì suonare il campanello della porta.
Deve essere quello del telefonino,” pensò guardando l'orologio, “però, puntuale...” chiuse il libro, prese il pacchetto e andò alla porta. Mentre metteva la catenella si sentì un po' in ansia, in fondo se ne sentivano tante... La donna sul pianerottolo non era certo quello che si aspettava. Alta, magra, assolutamente elegante nel suo tallieur nero, le gambe inguainate in calze di seta nera, scarpe nere con tacco a spillo, per restare in tema. Ma quello che la sorprese di più era il volto perfettamente pallido in cui spiccavano due profondi occhi neri, i capelli, altrettanto neri, erano acconciati in un caschetto che terminava in ciuffi rosso fuoco, andando a formare un'aureola inquietante. Sulle mani indossava guanti di pelle nera e una costosa borsa griffata completava il tutto. Un'eleganza sicuramente fuori luogo e, soprattutto, fuori stagione; ma la sconosciuta sembrava perfettamente a suo agio: nemmeno una goccia di sudore le imperlava la fronte.
Buona sera, signora De Nardis,” disse la donna con il tono sicuro di chi sa esattamente cosa vuole.
Vedo che ha ricevuto il nostro pacchetto. Permette?” Alice, come in trance, tolse la catenella e la fece entrare.
Accogliente,” fece la donna entrando nel soggiorno.
Troppo buona,” rispose Alice piccata, scuotendosi dallo stupore suscitato in lei dalla vista di quella specie di alieno.
L'altra non sembrò darsene per inteso.
Posso?” chiese facendo cenno di sedersi.
Ma certo, si accomodi,” si affrettò a dire Alice, quasi scusandosi. Quell'apparizione inattesa le aveva fatto dimenticare anche le più elementari norme della buona educazione.
Quando le due donne si furono sedute intorno al tavolo del soggiorno, la misteriosa visitatrice trasse dalla borsa un cartoncino nero e lo porse ad Alice. A caratteri rossi, vagamente orientali, poté leggere; 'The Mandarin Corporation, uno squillo di telefono per realizzare i tuoi desideri.”
Chissà perché, ma mi ricorda qualcosa,” pensò Alice.
Permetta che mi presenti. Io sono l'agente unico di quello che a buon diritto si potrebbe definire un gruppo di filantropi...”
Non capisco...” mormorò Alice sospettosa, “ma cosa c'entra il telefonino, non sarà mica una scusa per rifilarmi qualche prestito a strozzo?”
No, No. Si tranquillizzi, siamo persone serie,” si affrettò a rassicurarla l'altra, “Si può ben dire che siamo sulla piazza da sempre.”
E lei sarebbe una di questi... filantropi?” chiese la ragazza con ironia.
No, naturalmente no. Il mio ruolo è più quello di una cacciatrice di teste, o di anime, mi piace pensare. Raccolgo dati, li analizzo e scelgo i soggetti degni della nostra attenzione.”
E scommetto che io sarei una dei prescelti!” Alice iniziava a spazientirsi, e se non fosse stata incuriosita dall'aura di mistero che circondava la visitatrice, l'avrebbe già cacciata via.
Esatto. Lei ha il giusto profilo: giovane, determinata, nonostante le difficoltà non ha ancora rinunciato ai suoi sogni...”
E lei che ne sa di me?”
Sappiamo del suo sogno di aprire un locale tutto suo, per dare una svolta alla sua vita e a quella di suo marito. Sappiamo che le piace giocare pulito, che ha dei principi etici. Vede, ai miei padroni, pardon, datori di lavoro, piacciono le sfide.”
Ma cos'è, il Grande Fratello?” A quel punto Alice incominciò ad allarmarsi.
Semplicemente mi piace far bene il mio lavoro,” si affrettò a rassicurarla la sconosciuta, e Alice non poté fare a meno di notare a certa civetteria nel modo in cui l'aveva detto.
Ma torniamo al motivo della mia visita. Sono qui per farle una proposta seria e cospicua: un milione di euro per realizzare i suoi sogni.”
Ah, e chi dovrei ammazzare per meritarmi questa valanga di soldi?” improvvisamente le era tornata alla mente quella strana storia del Mandarino.
Vedo che ha afferrato subito il nocciolo della questione, del resto, non ho mai dubitato di lei,” replicò senza scomporsi la sconosciuta.
Guardi che io dicevo per dire, mi ero solo ricordata di una vecchia storia...”
Sapesse quante verità si nascondono in una vecchia storia.”
Non dirà mica sul serio? Lei è venuta a propormi un omicidio?”
Io sono venuta a darle l'occasione della sua vita.”
Ma mi ha preso forse per un killer della mafia?”
Non si allarmi, non è un lavoro di bassa macelleria che le offriamo, ci mancherebbe. Per di più farei un cattivo affare. No, si tranquillizzi, non dovrà usare né armi né veleno o altro.”
Ah no, e come avverrebbe la cosa? Basta il pensiero? O devo suonare qualche campanellino magico?” chiese Alice che non sapeva se arrabbiarsi o ridere, la cosa le sembrava sempre di più uno scherzo di cattivo gusto.
Vedo che ho suscitato il suo interesse,” rispose l'altra senza darsene per inteso, “Cosa crede, ci siamo aggiornati anche noi. E' qui che entra in gioco il nostro Destiny. Ora le mostro.” Prese il pacchetto che Alice aveva appoggiato sul tavolo ed estrasse il telefonino. Digitò la password e quello si illuminò.
Ecco, ora è pronto,” continuò la sconosciuta con la stessa disinvoltura un po' annoiata del piazzista che recita a memoria una formula ormai collaudata, “basta che lei apra la app “Ring my Bell”, e immediatamente darà avvio ad una catena di eventi che culmineranno con il decesso del soggetto selezionato, che sarà per lei un perfetto sconosciuto: nessuno potrà incolparla di niente.”
Alice ebbe un brivido lungo la schiena: “Proprio un bel gusto del macabro, non c'è che dire. E voialtri cosa ci guadagnereste?”
Gliel'ho detto, ai miei datori di lavoro piacciono le sfide, e lei ci è sembrata un candidato perfetto.”
Ora capisco... state giocando con la mia anima. Cos'è che mi rende così interessante, la mia povertà?” Replicò Alice con amarezza.
Non deve sentirsi umiliata, anzi. Le assicuro che con un ricco sarebbe stato molto più semplice, perché chi è ricco conosce bene il valore del danaro e tutti i vantaggi che ne derivano, soprattutto quando i rischi li corrono gli altri,” si affrettò a blandirla l'altra.
Ammesso e non concesso che io fossi disposta a mettere in gioco la mia anima e a vivere tutta la vita con questo rimorso, chi mi assicura che non è uno scherzo come quelli che si vedono in televisione, o, peggio, mi state usando come cavia per chissà quale diavoleria...” iniziò Alice titubante. L'altra afferrò al volo quell'attimo di cedimento.
Ma cara signora,” iniziò a dire con voce suadente, “se non è vero sarà stato solo un piacevole diversivo nella sua serata solitaria. Basterà rimettere il telefonino dove lo ha trovato, e penseremo noi a ritirarlo e la cosa finisce lì. Ma se, come le garantisco, è tutto vero, lei ora ha letteralmente il suo destino nelle mani.”
Ma a che prezzo...” la ragazza rabbrividì.
Tutto ha un prezzo, anche l'infelicità. Perché non provare a pagare quello della felicità, per una volta? Ci pensi, ha una settimana di tempo.” Non c'era che dire, la cacciatrice di anime sapeva essere convincente.
E... se rifiutassi la sua offerta?” chiese la ragazza in tono di sfida.
“E' il privilegio e il tormento del libero arbitrio,” rispose l'altra, quasi come se la invidiasse.
Alice era così frastornata che nemmeno si accorse che la nera visitatrice era uscita chiudendosi dietro la porta.
Ma era tutto vero, era capitato proprio a lei, e chi era quella matta che si divertiva a tormentarla? Alice non sapeva che pensare.
E adesso?” Il suo primo istinto fu di prendere quel maledetto telefonino e di buttarlo dalla finestra. Ma il suo buon senso prevalse.
E se quella me lo fa pagare? Magari era tutta una messa in scena per rifilarmi il telefonino,” pensò, cercando di dare una spiegazione razionale a quello che le era appena successo. Ma dentro di sé sapeva che non reggeva.
Già il fatto di averla messa in crisi era una sconfitta per lei. L'Alice che conosceva, l'Alice che credeva di essere non avrebbe esitato un attimo a restituire il telefonino a quella macabra piazzista e a mandarla al diavolo. Ad un tratto si sentì vecchia e stanca.
Ora basta, me ne vado a dormire, e domani rimetto il telefonino dove l'ho trovato. A Piero, comunque, non voglio dire niente, mi prenderebbe in giro per un mese.”
Ma la notte fu agitata da incubi di ogni genere. Ora si vedeva inseguita dalla sua visitatrice, che, brandendo un lazo, le gridava: “Mi devi un'anima.” Un'altra volta sognava sé stessa mentre premeva il tasto fatidico e nello stesso momento un'enorme esplosione disintegrava il suo palazzo lasciando al suo posto un enorme fungo atomico.
Quando Piero rincasò, come sempre, alle cinque del mattino, la trovò che si agitava e farfugliava parole senza senso, riuscì solo a capire: “Aiuto, aiuto...” Il marito allora, diede uno scossone al materasso: la ragazza si rigirò e riprese a dormire un sonno pesante e, finalmente, senza sogni.
Quando si svegliò era ormai mattina inoltrata, “Caspita sono le dieci! Che nottataccia.” Piero non era più a letto, e dal profumo di caffè capì che stava facendo colazione. Lo raggiunse in cucina.
Tieni, ho fatto il caffè anche per te. Chi è che ti correva dietro stanotte?” le chiese il marito, guardandola con curiosità.
Perché,” chiese lei allarmata.
Mah, ti agitavi e gridavi aiuto come se avessi il diavolo alle calcagna...” disse lui scherzoso.
Mah, sarà quel film horror che ho visto ieri sera alla tivvù,” disse lei con finta nochalance, poi cercò di cambiare discorso, “come mai sei già in piedi?”
Voglio finire le riparazioni sulla macchina. Ormai manca poco.”
Bene, così posso andare al centro commerciale questo pomeriggio,” fece lei con un tono di voce solo apparentemente tranquillo.
A proposito,” disse Piero indicando il pacchettino, ”si è fatto vedere nessuno?”
Ah, quello...” fece lei cercando di trovare una scusa, “avevi ragione tu, volevano rifilarmi il telefonino. E' passato un tizio che mi ha detto che me lo lascia in visione una settimana e poi passa a riprenderselo se non lo voglio.”
Quando il marito se ne fu andato, Alice rimase sola con i suoi pensieri. Aprì il pacchetto e prese il telefonino. Ovviamente, era solo uno scherzo di pessimo gusto. Ovviamente non era vero niente... o no? Certo se fosse stato tutto vero, quell'aggeggio avrebbe potuto rappresentare il punto di svolta della sua vita! Sì. Il punto di svolta per l'inferno... Alice, torna in te! Certo, quando non hai scelta è moto più facile giocare pulito! E intanto le tornavano in mente le parole di quella strana donna: “Perché non pagare il prezzo della felicità, per una volta?” Ma che le veniva in mente? Certo che ne avrebbe potute fare di cose, con un milione di euro... Ma era proprio il suo il dito che stava per sfiorare quella maledetta icona?
Alice, fermati! C'è di mezzo una vita umana...
Ma dai, è tutto uno scherzo... Come in televisione, scommetti che se apro la app compare qualcuno che mi dice “Sei su scherzi a parte?”
Toccò l'icona e...
Non è successo un bel niente!” esclamò. O meglio, il telefonino si era spento immediatamente e non pareva che avesse voglia di resuscitare.
Ma che succede?” esclamò incredula, “non sarà mica un trucco per farsi rimborsare il telefonino con la scusa che l'ho rotto?”
I suoi sentimenti erano contraddittori, da un lato si sentiva sollevata - era solo uno squallido sotterfugio - dall'altra sentiva montare dentro di sé la rabbia.
La coscienza, il libero arbitrio... mi ha preso in giro per bene quella là. Appena la rivedo le do il fatto suo.” Non riusciva a credere che quella donna fosse riuscita a trasformarla per un attimo in una cinica assassina assetata di soldi. Non riusciva proprio a crederci.
Quando Piero tornò su per pranzo, la macchina era ormai a posto.
Mi raccomando, al solito, vai piano e non frenare bruscamente. Là si tiene tutto con lo sputo.”
Lo saprò?” lo tranquillizzò lei sovrappensiero: ancora non riusciva a capacitarsi di come di come si era fatta prendere in giro.
Finito il pranzo, il marito tornò a letto e Alice uscì per andare al centro commerciale. Dopo qualche tentativo la macchina finalmente partì. Tirò un sospiro di sollievo. Per strada non c'era tanto traffico, era ancora presto e faceva un caldo infernale. Per un attimo le si chiusero gli occhi, quando li riaprì vide in lontananza un'ombra scura sulla sua corsia.
Ma cos'è?” Man mano che si avvicinava si delineava una sagoma umana. Iniziò a suonare il clackson.
Ma perché non si sposta? Ma che ci fa quella matta in mezzo alla strada?” Era proprio lei, la misteriosa visitatrice piantata sulla strada che la con la sua mano guantata le faceva cenno di avvicinarsi.
Ma togliti di mezzo, stupida, o ti tolgo di mezzo io,” gridò infuriata e calcò il piede sull'acceleratore. La donna si trovava ora proprio davanti alla sua macchina, impassibile, immobile. Improvvisamente la macchina iniziò a sbandare, “Maledetto macinino,” imprecò Alice cercando inutilmente di rallentare, poi senza sapere come, si trovò sull'altra corsia, proprio mentre sopraggiungeva quell'enorme tir nero...


Piero gironzolava per la casa vuota come un sonnambulo. Era passata una settimana dalla morte di Alice e ancora continuava a rivivere quel maledetto, stranissimo pomeriggio. Nel giro di un'ora era passato dalla gioia alla disperazione più nera. Prima la signora Wu che gli annunziava la vittoria alla lotteria cinese, “Un milione di eulo, ola siete licchi.” Aveva cercato di chiamare Alice sul telefonino, ma stranamente non era riuscito a contattarla. Poi, aveva ricevuto la chiamata dall'ospedale, e il mondo gli era crollato addosso. I suoi pensieri furono interrotti dal campanello d'ingresso.
Quale fu la sorpresa quando, nell'aprire la porta, si trovò davanti quella donna, a suo modo bella, ma inquietante con quell'aureola di fiammelle rosse intorno al viso, per non parlare del modo in cui era vestita, in una giornata bollente come quella.
Siete forse dell'agenzia funebre?” Chiese Piero timidamente.
No,” disse la donna trattenendo un sorrisetto ironico, “sono venuta a ritirare un gadget che avevo lasciato in visione alla sua povera moglie.”
Ah,” non riusciva a capire, poi improvvisamente gli tornò in mente, “ma voi siete quelli del telefonino, prego si accomodi,” anche quello poteva essere un diversivo alla sua solitudine.
Quando si furono seduti intorno al tavolo, la donna si tolse il guanto destro e gli tese la mano: “Mi permetta di farle le mie condoglianze, ho letto sui giornali...”
Grazie, grazie,” rispose Piero trattenendo a stento la commozione, ma nello stringerle la mano sentì come un brivido di freddo corrergli lungo la schiena, “ora le vado a prendere il telefonino.”
Quando la donna ebbe fra le mani il pacchetto, lo scartò e controllò il telefonino.
Tutto a posto?” si informò il vedovo.
Oh, sì. Tutto perfettamente a posto,” rispose la sconosciuta con aria soddisfatta.
Sa,” iniziò Piero, che aveva un terribile bisogno di sfogarsi, sia pure con una sconosciuta, “la mia povera Alice era una ragazza precisa e corretta, non avrebbe fatto male ad una mosca, e poi... era così prudente con quel vecchio macinino, ma la polizia ha detto che andava a tutta velocità quando ha perso il controllo della macchina, non riesco proprio a capire cosa le sia passato per la mente in quel momento... è da una settimana che continuo a chiedermelo.”
Sa come si dice, è difficile conoscere veramente gli altri quando non conosciamo nemmeno noi stessi.” Quelle parole, pronunciate con un tono serio e senza ombra di ironia, colpirono Piero profondamente, perché lui era sempre stato sicuro di conoscerla bene,




FINE

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