lunedì 9 febbraio 2015

Le quattro signorine Willis


LONDON STREET VIEW


Sketches by "Boz," Illustrative of Every-day Life and Every-day People , è una raccolta di bozzetti scritti da Charles Dickens per diversi giornali e periodici tra il 1833 e il 1836 e poi pubblicati in volume nel 1836, con le illustrazioni di George Cruikshank, considerato l'erede di Hogart. I 56 sketches contengono scene di vita quotidiana della Londra dell'epoca e dei suoi abitanti e sono divisi in quatttro sezioni: "Our Parish", "Scenes", "Characters" and "Tales."
Il racconto Le Quattro sorelle appartiene alla prima sezione, “Our Parrish,” e narra dell'arrivo nella parrocchia di quattro sorelle zitelle, le signorine Willis, e delle loro stravaganti vicende sentimentali che mettono a dura prova la curiosità dei vicini.
La parrocchia è presentata da Dickens come una sorta di microcosmo di quella Londra tentacolare che era cresciuta così in fretta da richiedere l'intervento di un mediatore, il cronista, appunto, per essere raccontata ai suoi abitanti.
Nei venti anni precedenti agli Sketches, la popolazione della capitale, era salita da un milione di residenti nel 1811 a 1.650.000 nel 1837. Per i londinesi divenne irriconoscibile. Da instancabile flaneur, Dickens percorse sistematicamente le strade della città, annotando le osservazioni da cui trarre il materiale per nutrire l'insaziabile curiosità dei suoi concittadini.
Filo conduttore di quest'opera altrimenti frammentaria è il narratore, Boz, appunto, che è a sua volta un personaggio degli schizzi, e si riferisce a sé stesso con il pronome “WE,” come nella miglior tradizione settecentesca. Ma se come personaggio è parte della narrazione, come cronista e osservatore ne prende le distanze, e questo gli permette di avere una libertà di movimento negata ai protagonisti dei suoi schizzi, che sono al contrario fissi nel carattere e nelle abitudini. Essi sono identificati dal loro comportamento ripetitivo e compulsivo, proprio come le signorine Willis: “They always sat, in the same places, doing precisely the same things at the same hour. The eldest Miss Willis used to knit, the second to draw, the two others to play duet on the piano. They seemed to have no separate existence, but to have made up their minds to winter through life together.” E sembra che sia proprio la ripetitività delle loro azioni a creare i personaggi, e non il contrario. Esse sono la copia l'una dell'altra, al punto da gettare nella più profonda costernazione il vicinato quando annunceranno: We are going to marry Mr. Robinson.” Anche il linguaggio, naturalmente, si arricchisce di anafore, parallelismi, similitudini che danno vita ai personaggi e ritmo al testo. Ma è proprio l'enfasi ossessiva sui tic dei personaggi a renderli unici e irripetibili, più che reali, surreali.





Le quattro sorelle

da “Sketches by Boz”

Charles Dickens

 

 



Non c'è dubbio che la fila di case in cui risiedono la vecchia signora e il suo molesto vicino1, contenga, entro i suoi confini, un numero di personaggi più grande di tutto il resto della parrocchia messa insieme. Dal momento che, coerentemente con il nostro piano di lavoro, non possiamo, comunque, estendere il numero dei nostri schizzi parrocchiali oltre a sei, sarà meglio, forse, scegliere i più peculiari e presentarveli senza ulteriori preamboli.
Le quattro signorine Willis, quindi, si stabilirono nella nostra parrocchia tredici anni fa. E' un pensiero malinconico il fatto che la vecchiaia - “Il tempo e la marea non aspettano nessuno” - colpisca con egual forza la parte più leggiadra della creazione, e volentieri taceremmo il fatto che, anche tredici anni fa, le signorine Willis erano ben lungi dall'essere giovani. Il nostro dovere come fedeli cronisti dei fatti della parrocchia, comunque, è di gran lunga superiore ad ogni altra considerazione, e siamo obbligati ad ammettere che, tredici anni fa, le autorità in questioni matrimoniali consideravano la più giovane delle signorine Willis in uno stato molto precario, mentre la più anziana delle sorelle non veniva nemmeno presa in considerazione, essendo ormai al di là di ogni umana speranza.

Orbene, le signorine Willis presero in affitto la casa, questa fu ridipinta da cima a fondo e fu cambiata tutta la carta da parato: all'interno furono aggiunti dei pannelli di legno sui muri pitturati, lucidati tutti i marmi, tolte le vecchie grate e al loro posto furono messe stufe da camino, dove potevi specchiarti; furono piantati quattro alberi nel giardino posteriore, diversi cestini di ghiaia furono sparsi su quello anteriore, arrivarono carri carichi di mobili eleganti, alle finestre furono sistemate tendine a molla, i falegnami che avevano lavorato a tutti i preparativi, modifiche e riparazioni, diedero informazioni strettamente confidenziali alle diverse servette del vicinato circa la magnificenza con cui le signorine Willis stavano facendo il loro ingresso. Le servette lo dissero alle loro “Signorine,” le Signorine lo dissero ai loro amici, e per tutta la parrocchia circolarono vaghe dicerie sul fatto che il No. 25, a Gordon-place, era stato preso da quattro signorine di immensa fortuna.
Alla fine, le quattro signorine Willis si trasferirono nella casa; e poi la “faccenda” ebbe inizio. La casa era il non plus ultra dell'ordine – e così le quattro signorine Willis. Ogni cosa era formale, rigida e fredda - e così le quattro signorine Willis. Non una sola sedia di tutto l'arredamento fu mai vista fuori posto – non una sola miss Willis di tutto il quartetto fu mai vista fuori dal suo. Sedevano sempre lì, ognuna al suo posto, facendo esattamente le stesse cose alla stessa ora. La maggiore delle signorine Willis era solita lavorare a maglia, la seconda disegnare, le altre due suonare duetti al pianoforte. Era come se non avessero un'esistenza separata, ma avessero deciso di attraversare insieme l'inverno della loro vita. Erano tre lunghe grazie rimpannucciate, con l'aggiunta, come nelle mense scolastiche, di un'altra grazia alla fine del pranzo2; le tre sorelle fatali3 più una; le gemelle siamesi moltiplicate per due. La maggiore delle signorine Willis divenne irritabile – le quattro signorine Willis divennero immediatamente irritabili. La maggiore delle signorine Willis divenne irascibile e religiosa, le quattro signorine Willis divennero subito irascibili e religiose. Qualunque cosa facesse la più grande, lo facevano anche le altre, e qualunque cosa facessero gli altri, erano tutte d'accordo a disapprovarlo; e in questo modo vegetavano, vivendo in gelida armonia tra di loro e raggelando di tanto in tanto anche i vicini, in quelle rare volte che uscivano o ricevevano visite “in modo discreto.”
E così trascorsero tre anni, quando accadde un fenomeno imprevisto e straordinario. Le signorine Willis mostrarono i segni dell'estate, piano piano il ghiaccio si sciolse, e ci fu un completo disgelo. Era possibile? Una delle quattro signorine Willis stava per sposarsi! Ora, da dove poteva mai venire il marito, da quali sentimenti poteva essere stato spinto il pover'uomo, e poi, grazie a quale ragionamento le quattro signorine Willis erano riuscite a persuadersi che per un uomo fosse possibile sposare una di loro, senza sposarle tutte, per noi questi erano rompicapi troppo difficili da risolvere: certo è, comunque, che le visite di Mr. Robinson (un gentiluomo impiegato in un ufficio pubblico, con un buono stipendio e una piccola proprietà tutta sua, tra l'altro) furono ricevute, che le quattro signorine Willis furono corteggiate da Mr. Robinson nelle dovute maniere – che i vicini erano completamente ammattiti nell'ansia di scoprire quale delle quattro signorine Willis era la fortunata, e che le difficoltà che incontrarono nel risolvere l'enigma non furono per niente alleviate dall'annunzio della maggiore delle signorine Willis: “STIAMO per sposare Mr. Robinson.”
Era veramente incredibile. Si identificavano così completamente l'una nell'altra, che la curiosità di tutto il vicinato – perfino della vecchia signora – fu stuzzicata oltre ogni limite. L'argomento fu discusso intorno ad ogni tavolino da carte e da tè. Il vecchio gentiluomo famoso per i bachi da seta4 non esitò ad esprimere la sua convinta opinione che Mr. Robinson aveva antenati orientali, e che prevedeva di sposare l'intera famiglia in un sol colpo; e i vicini, in generale, scuotevano la testa con gran serietà e dichiaravano che la faccenda era davvero misteriosa. Speravano che finisse bene; certamente la situazione appariva molto singolare, ma certamente sarebbe stato poco generoso esprimere delle opinioni senza avere solidi argomenti a sostenerle, e certamente le signorine Willis erano ABBASTANZA vecchie per decidere da sé, e di sicuro la gente avrebbe fatto meglio a badare ai propri affari, e così via.


Infine, una bella mattina, ad un quarto alle otto, due carrozze chiuse si fermarono alla porta delle signorine Willis, dove Mr. Robinson era arrivato dieci minuti prima in un calessino, indossando una giacca blu chiaro e un paio di pantaloni attillati di lana extra fine, cravatta bianca, scarpe con la fibbia e guanti da cerimonia, mentre le sue maniere rivelavano un considerevole grado di nervosismo, come risultò dalla testimonianza della cameriera del No. 23 che in quel momento stava spazzando davanti casa. Fu anche prontamente riportato dalla stessa testimone, che il cuoco che aprì la porta, indossava un fiocco bianco di insolite dimensioni, con un cappello molto più vistoso delle cuffiette regolamentari che le signorine Willis imponevano di solito ai gusti alquanto civettuoli della servitù femminile.
La notizia si sparse rapidamente di casa in casa. Era ormai chiaro che il fatidico giorno alla fine era arrivato; l'intero vicinato si piazzò dietro le tendine delle finestre al primo e al secondo piano, e aspettò l'esito col fiato sospeso. Finalmente la porta delle signorine Willis si aprì, la porta della prima carrozza fece lo stesso. Due gentiluomini, e le corrispettive signore, - amici di famiglia, senza dubbio - salirono su, serrarono lo sportello, via la prima carrozza e avanti la seconda. La porta della casa si aprì di nuovo; l'eccitazione dell'intero vicinato aumentò – Mr. Robinson e la maggiore delle signorine Willis. “E' quel che pensavo.” disse la signora del No. 19; “l'ho sempre detto che era la signorina Willis - “Io per davvero mai!” - gridò la giovane signora del No. 18 alla giovane signora del No. 17. - “Davvero, cara?” rispose la giovane signora del no. 17 alla giovane signora del No. 18. “E' troppo ridicolo!” esclamò una zitelle di età INcerta, al No. 16, unendosi alla conversazione.
Ma chi potrebbe mai ritrarre lo stupore di Gordon-place, quando Mr. Robinson accompagnò dentro TUTTE le signorine Willis, una dopo l'altra, e poi si strizzò in un angolino della carrozza nuziale, che immediatamente si allontanò a passo svelto, dietro l'altra carrozza nuziale, la quale altra carrozza nuziale aveva a sua volta proceduto, a passo veloce, in direzione della chiesa parrocchiale. Chi potrà dipingere la perplessità del curato, quando TUTTE le signorine si inginocchiarono al tavolo della comunione e ripetettero le risposte del rito nuziale ad alta voce – o chi potrebbe descrivere la confusione che seguì, quando – proprio dopo che erano state superate le difficoltà create da quella situazione – TUTTE le signorine Willis scoppiarono a piangere alla fine della cerimonia, fino a far risuonare con i loro gemiti il sacro edificio!
Dal momento che le quattro sorelle e Mr. Robinson continuarono ad occupare la stessa casa dopo questo memorabile avvenimento, e dal momento che la sorella maritata, chiunque fosse, non appariva mai in pubblico senza le altre tre, non siamo per niente sicuri che i vicini avrebbero mai scoperto la vera Mrs. Robinson, se non grazie ad una circostanza della specie più lieta, che di tanto in tanto capita nelle migliori famiglie. Passarono nove mesi, e il vicinato, che da qualche tempo sembrava illuminato da una nuova luce, incominciò a parlare dell'argomento con una sorta di implicita familiarità, e a chiedersi se Mrs. Robinson – la più giovane signorina Willis, cioè – stava bene; e si potevano vedere le domestiche correre su per le scale, ogni mattina intorno alle nove o le dieci, con i saluti delle loro “Signorine,” che desideravano sapere come si sentiva Mrs. Robinson quella mattina? E la risposta era sempre: “Mrs. Robinson ricambia i saluti, ed è di ottimo umore, e sta come al solito.”
Non si sentì più suonare il piano, i ferri per la lana furono lasciati da parte, il disegno fu abbandonato, e sembrava che cucire vestitini e cuffiette, incredibilmente piccoli, fosse diventato il passatempo preferito di tutta la famiglia. Il salotto non era più altrettanto ordinato, e se passavi di lì la mattina, avresti visto sul tavolo, appena coperti da un vecchio giornale, due o tre cuffie particolarmente piccole, appena più grandi di quelle per una bambola di media grandezza, con un pezzetto di merletto, a forma di ferro di cavallo, applicato dietro; o anche una camiciola bianca, non molto larga, ma di sproporzionata lunghezza, con un collettino di pizzo in cima, e una rouche in fondo; e in occasione di una nostra visita, abbiamo visto un lungo rotolo bianco, con una specie di bordino blu ai lati, di cui non siamo riusciti a capire il possibile uso.
Poi, avemmo l'impressione che il Dr. Dawson, il chirurgo, &c., che espone una lanterna con vetri variopinti, all'angolo della strada, incominciò ad essere convocato di notte più spesso del solito, e una volta fummo molto allarmati al sentire arrivare una carrozza a noleggio alla porta di Mrs. Robinon, alle due e mezzo del mattino, da cui emerse una vecchia matrona, con addosso un mantello e una cuffia da notte, un fagotto in una mano, e un paio di pattine nell'altra, e sembrava che fosse stata improvvisamente buttata giù dal letto per un qualche motivo molto speciale.
Quando al mattino ci svegliammo, vedemmo un vecchio guanto di capretto bianco avvolto intorno al batacchio, e noi, nella nostra ignoranza (all'epoca eravamo ancora scapoli), ci chiedemmo che cosa potesse mai significare, finché sentimmo la più grande delle signorine Willis, lei in persona cioè, rispondere con gran dignità, alla seguente richiesta di informazioni, “I MIEI saluti, e Mrs. Robinson sta come ci si può aspettare, e la bambina prospera magnificamente.” E allora, la nostra curiosità, e quella dei vicini, fu soddisfatta, e ci meravigliammo che non ci fosse mai venuto in mente, prima.

FINE


1Questi personaggi sono presentati nel capitolo precedente. La vecchia signora è un personaggio positivo, dolce e indulgente col suo prossimo e pertanto “The best known and most respected among our parishioners,” mentre il suo irrequieto vicino è un vecchio capitano in pensione, spesso invadente e pasticcione, ma di buoni sentimenti.
2Gioco di parole tra Graces, Le tre Grazie della mitologia spesso rappresentate nude, e graces, cioè la preghiera di ringraziamento detta a pranzo.
3Ancora un riferimento mitologico, questa volta alle tre Moire, o Parche, che erano la personificazione del destino ineluttabile. Il loro compito era tessere il filo del fato di ogni uomo, svolgerlo ed infine reciderlo segnandone la morte.
4Si riferisce di nuovo al vecchio capitano quando si era messo a coltivare bachi da seta, che avevano finito per invadere la casa della vecchia signora.

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