LONDON STREET VIEW
Sketches by "Boz," Illustrative of Every-day Life and Every-day People , è una raccolta di bozzetti scritti da Charles Dickens per diversi giornali e periodici tra il 1833 e il 1836 e poi pubblicati in volume nel 1836, con le illustrazioni di George Cruikshank, considerato l'erede di Hogart. I 56 sketches contengono scene di vita quotidiana della Londra dell'epoca e dei suoi abitanti e sono divisi in quatttro sezioni: "Our Parish", "Scenes", "Characters" and "Tales."
Il
racconto Le Quattro sorelle
appartiene alla prima
sezione, “Our Parrish,”
e
narra dell'arrivo
nella parrocchia di quattro sorelle zitelle, le signorine Willis, e
delle loro stravaganti vicende sentimentali che mettono a dura prova
la curiosità dei vicini.
La
parrocchia è presentata da Dickens come una sorta di microcosmo di
quella Londra tentacolare che era cresciuta così in fretta da
richiedere l'intervento di un mediatore, il cronista, appunto, per
essere raccontata ai suoi abitanti.
Nei
venti anni precedenti agli Sketches,
la popolazione della capitale, era salita da un milione di residenti
nel 1811 a 1.650.000 nel 1837. Per i londinesi divenne
irriconoscibile. Da instancabile flaneur,
Dickens percorse sistematicamente le strade della città, annotando
le osservazioni da cui trarre
il
materiale per nutrire l'insaziabile curiosità dei suoi concittadini.
Filo
conduttore di quest'opera altrimenti frammentaria è il narratore,
Boz, appunto,
che è a sua volta un personaggio degli schizzi, e si riferisce a sé
stesso con il pronome “WE,” come nella miglior tradizione
settecentesca.
Ma se come personaggio è parte della narrazione, come cronista e
osservatore ne prende le distanze, e
questo
gli permette di avere una libertà di movimento negata ai
protagonisti dei suoi schizzi, che sono al contrario fissi nel
carattere e nelle abitudini. Essi
sono identificati dal loro comportamento ripetitivo e compulsivo,
proprio come le signorine Willis: “They
always sat, in the same places, doing
precisely the same things at the same hour. The eldest Miss Willis
used to knit, the second to draw, the two others to play duet on the
piano. They seemed to have no separate existence, but to have made up
their minds to winter through life together.”
E
sembra che sia proprio la ripetitività delle loro azioni a creare i
personaggi, e non il contrario. Esse sono la copia l'una dell'altra,
al punto da gettare nella più profonda costernazione il vicinato
quando annunceranno: “We are
going to marry Mr. Robinson.” Anche
il linguaggio, naturalmente, si arricchisce di anafore, parallelismi,
similitudini
che danno vita ai personaggi e ritmo al testo. Ma è proprio l'enfasi
ossessiva sui tic
dei personaggi a renderli unici e irripetibili, più
che reali,
surreali.
Le quattro sorelle
da “Sketches by Boz”
Charles Dickens
Non
c'è dubbio che la fila di case in cui risiedono la vecchia signora e
il suo molesto vicino1,
contenga, entro i suoi confini, un numero di personaggi più grande
di tutto il resto della parrocchia messa insieme. Dal momento che,
coerentemente con il nostro piano di lavoro, non possiamo, comunque,
estendere il numero dei nostri schizzi parrocchiali oltre a sei, sarà
meglio, forse, scegliere i più peculiari e presentarveli senza
ulteriori preamboli.
Le
quattro signorine Willis, quindi, si stabilirono nella nostra
parrocchia tredici anni fa. E' un pensiero malinconico il fatto che
la vecchiaia - “Il tempo e la marea non aspettano nessuno” -
colpisca con egual forza la parte più leggiadra della creazione, e
volentieri taceremmo il fatto che, anche tredici anni fa, le
signorine Willis erano ben lungi dall'essere giovani. Il nostro
dovere come fedeli cronisti dei fatti della parrocchia, comunque, è
di gran lunga superiore ad ogni altra considerazione, e siamo
obbligati ad ammettere che, tredici anni fa, le autorità in
questioni matrimoniali consideravano la più giovane delle signorine
Willis in uno stato molto precario, mentre la più anziana delle
sorelle non veniva nemmeno presa in considerazione, essendo ormai al
di là di ogni umana speranza.
Orbene,
le signorine Willis presero in affitto la casa, questa fu ridipinta
da cima a fondo e fu cambiata tutta la carta da parato: all'interno
furono aggiunti dei pannelli di legno sui muri pitturati, lucidati
tutti i marmi, tolte le vecchie grate e al loro posto furono messe
stufe da camino, dove potevi specchiarti; furono piantati quattro
alberi nel giardino posteriore, diversi cestini di ghiaia furono
sparsi su quello anteriore, arrivarono carri carichi di mobili
eleganti, alle finestre furono sistemate tendine a molla, i falegnami
che avevano lavorato a tutti i preparativi, modifiche e riparazioni,
diedero informazioni strettamente confidenziali alle diverse servette
del vicinato circa la magnificenza con cui le signorine Willis
stavano facendo il loro ingresso. Le servette lo dissero alle loro
“Signorine,” le Signorine lo dissero ai loro amici, e per tutta
la parrocchia circolarono vaghe dicerie sul fatto che il No. 25, a
Gordon-place, era stato preso da quattro signorine di immensa
fortuna.
Alla
fine, le quattro signorine Willis si trasferirono nella casa; e poi
la “faccenda” ebbe inizio. La casa era il non plus ultra
dell'ordine – e così le quattro signorine Willis. Ogni cosa era
formale, rigida e fredda - e così le quattro signorine Willis. Non
una sola sedia di tutto l'arredamento fu mai vista fuori posto –
non una sola miss Willis di tutto il quartetto fu mai vista fuori dal
suo. Sedevano sempre lì, ognuna al suo posto, facendo esattamente le
stesse cose alla stessa ora. La maggiore delle signorine Willis era
solita lavorare a maglia, la seconda disegnare, le altre due suonare
duetti al pianoforte. Era come se non avessero un'esistenza separata,
ma avessero deciso di attraversare insieme l'inverno della loro vita.
Erano tre lunghe grazie rimpannucciate, con l'aggiunta, come nelle
mense scolastiche, di un'altra grazia alla fine del pranzo2;
le tre sorelle fatali3
più una; le gemelle siamesi moltiplicate per due. La maggiore delle
signorine Willis divenne irritabile – le quattro signorine Willis
divennero immediatamente irritabili. La maggiore delle signorine
Willis divenne irascibile e religiosa, le quattro signorine Willis
divennero subito irascibili e religiose. Qualunque cosa facesse la
più grande, lo facevano anche le altre, e qualunque cosa facessero
gli altri, erano tutte d'accordo a disapprovarlo; e in questo modo
vegetavano, vivendo in gelida armonia tra di loro e raggelando di
tanto in tanto anche i vicini, in quelle rare volte che uscivano o
ricevevano visite “in modo discreto.”
E così
trascorsero tre anni, quando accadde un fenomeno imprevisto e
straordinario. Le signorine Willis mostrarono i segni dell'estate,
piano piano il ghiaccio si sciolse, e ci fu un completo disgelo. Era
possibile? Una delle quattro signorine Willis stava per sposarsi!
Ora, da dove poteva mai venire il marito, da quali sentimenti poteva
essere stato spinto il pover'uomo, e poi, grazie a quale ragionamento
le quattro signorine Willis erano riuscite a persuadersi che per un
uomo fosse possibile sposare una di loro, senza sposarle tutte, per
noi questi erano rompicapi troppo difficili da risolvere: certo è,
comunque, che le visite di Mr. Robinson (un gentiluomo impiegato in
un ufficio pubblico, con un buono stipendio e una piccola proprietà
tutta sua, tra l'altro) furono ricevute, che le quattro signorine
Willis furono corteggiate da Mr. Robinson nelle dovute maniere –
che i vicini erano completamente ammattiti nell'ansia di scoprire
quale delle quattro signorine Willis era la fortunata, e che le
difficoltà che incontrarono nel risolvere l'enigma non furono per
niente alleviate dall'annunzio della maggiore delle signorine Willis:
“STIAMO per sposare Mr. Robinson.”
Era
veramente incredibile. Si identificavano così completamente l'una
nell'altra, che la curiosità di tutto il vicinato – perfino della
vecchia signora – fu stuzzicata oltre ogni limite. L'argomento fu
discusso intorno ad ogni tavolino da carte e da tè. Il vecchio
gentiluomo famoso per i bachi da seta4
non esitò ad esprimere la sua convinta opinione che Mr. Robinson
aveva antenati orientali, e che prevedeva di sposare l'intera
famiglia in un sol colpo; e i vicini, in generale, scuotevano la
testa con gran serietà e dichiaravano che la faccenda era davvero
misteriosa. Speravano che finisse bene; certamente la situazione
appariva molto singolare, ma certamente sarebbe stato poco generoso
esprimere delle opinioni senza avere solidi argomenti a sostenerle, e
certamente le signorine Willis erano ABBASTANZA vecchie per decidere
da sé, e di sicuro la gente avrebbe fatto meglio a badare ai propri
affari, e così via.
Infine,
una bella mattina, ad un quarto alle otto, due carrozze chiuse si
fermarono alla porta delle signorine Willis, dove Mr. Robinson era
arrivato dieci minuti prima in un calessino, indossando una giacca
blu chiaro e un paio di pantaloni attillati di lana extra fine,
cravatta bianca, scarpe con la fibbia e guanti da cerimonia, mentre
le sue maniere rivelavano un considerevole grado di nervosismo, come
risultò dalla testimonianza della cameriera del No. 23 che in quel
momento stava spazzando davanti casa. Fu anche prontamente riportato
dalla stessa testimone, che il cuoco che aprì la porta, indossava un
fiocco bianco di insolite dimensioni, con un cappello molto più
vistoso delle cuffiette regolamentari che le signorine Willis
imponevano di solito ai gusti alquanto civettuoli della servitù
femminile.
La
notizia si sparse rapidamente di casa in casa. Era ormai chiaro che
il fatidico giorno alla fine era arrivato; l'intero vicinato si
piazzò dietro le tendine delle finestre al primo e al secondo piano,
e aspettò l'esito col fiato sospeso. Finalmente la porta delle
signorine Willis si aprì, la porta della prima carrozza fece lo
stesso. Due gentiluomini, e le corrispettive signore, - amici di
famiglia, senza dubbio - salirono su, serrarono lo sportello, via la
prima carrozza e avanti la seconda. La porta della casa si aprì di
nuovo; l'eccitazione dell'intero vicinato aumentò – Mr. Robinson e
la maggiore delle signorine Willis. “E' quel che pensavo.” disse
la signora del No. 19; “l'ho sempre detto che era la signorina
Willis - “Io per davvero mai!” - gridò la giovane signora del
No. 18 alla giovane signora del No. 17. - “Davvero, cara?”
rispose la giovane signora del no. 17 alla giovane signora del No.
18. “E' troppo ridicolo!” esclamò una zitelle di età INcerta,
al No. 16, unendosi alla conversazione.
Ma chi
potrebbe mai ritrarre lo stupore di Gordon-place, quando Mr. Robinson
accompagnò dentro TUTTE le signorine Willis, una dopo l'altra, e poi
si strizzò in un angolino della carrozza nuziale, che immediatamente
si allontanò a passo svelto, dietro l'altra carrozza nuziale, la
quale altra carrozza nuziale aveva a sua volta proceduto, a passo
veloce, in direzione della chiesa parrocchiale. Chi potrà dipingere
la perplessità del curato, quando TUTTE le signorine si
inginocchiarono al tavolo della comunione e ripetettero le risposte
del rito nuziale ad alta voce – o chi potrebbe descrivere la
confusione che seguì, quando – proprio dopo che erano state
superate le difficoltà create da quella situazione – TUTTE le
signorine Willis scoppiarono a piangere alla fine della cerimonia,
fino a far risuonare con i loro gemiti il sacro edificio!
Dal
momento che le quattro sorelle e Mr. Robinson continuarono ad
occupare la stessa casa dopo questo memorabile avvenimento, e dal
momento che la sorella maritata, chiunque fosse, non appariva mai in
pubblico senza le altre tre, non siamo per niente sicuri che i
vicini avrebbero mai scoperto la vera Mrs. Robinson, se non grazie ad
una circostanza della specie più lieta, che di tanto in tanto capita
nelle migliori famiglie. Passarono nove mesi, e il vicinato, che da
qualche tempo sembrava illuminato da una nuova luce, incominciò a
parlare dell'argomento con una sorta di implicita familiarità, e a
chiedersi se Mrs. Robinson – la più giovane signorina Willis, cioè
– stava bene; e si potevano vedere le domestiche correre su per le
scale, ogni mattina intorno alle nove o le dieci, con i saluti delle
loro “Signorine,” che desideravano sapere come si sentiva Mrs.
Robinson quella mattina? E la risposta era sempre: “Mrs. Robinson
ricambia i saluti, ed è di ottimo umore, e sta come al solito.”
Non si
sentì più suonare il piano, i ferri per la lana furono lasciati da
parte, il disegno fu abbandonato, e sembrava che cucire vestitini e
cuffiette, incredibilmente piccoli, fosse diventato il passatempo
preferito di tutta la famiglia. Il salotto non era più altrettanto
ordinato, e se passavi di lì la mattina, avresti visto sul tavolo,
appena coperti da un vecchio giornale, due o tre cuffie
particolarmente piccole, appena più grandi di quelle per una bambola
di media grandezza, con un pezzetto di merletto, a forma di ferro di
cavallo, applicato dietro; o anche una camiciola bianca, non molto
larga, ma di sproporzionata lunghezza, con un collettino di pizzo in
cima, e una rouche in fondo; e in occasione di una nostra visita,
abbiamo visto un lungo rotolo bianco, con una specie di bordino blu
ai lati, di cui non siamo riusciti a capire il possibile uso.
Poi, avemmo
l'impressione che il Dr. Dawson, il chirurgo, &c., che espone una
lanterna con vetri variopinti, all'angolo della strada, incominciò
ad essere convocato di notte più spesso del solito, e una volta
fummo molto allarmati al sentire arrivare una carrozza a noleggio
alla porta di Mrs. Robinon, alle due e mezzo del mattino, da cui
emerse una vecchia matrona, con addosso un mantello e una cuffia da
notte, un fagotto in una mano, e un paio di pattine nell'altra, e
sembrava che fosse stata improvvisamente buttata giù dal letto per
un qualche motivo molto speciale.
Quando al
mattino ci svegliammo, vedemmo un vecchio guanto di capretto bianco
avvolto intorno al batacchio, e noi, nella nostra ignoranza
(all'epoca eravamo ancora scapoli), ci chiedemmo che cosa potesse mai
significare, finché sentimmo la più grande delle signorine Willis,
lei in persona cioè, rispondere con gran dignità, alla seguente
richiesta di informazioni, “I MIEI saluti, e Mrs. Robinson sta come
ci si può aspettare, e la bambina prospera magnificamente.” E
allora, la nostra curiosità, e quella dei vicini, fu soddisfatta, e
ci meravigliammo che non ci fosse mai venuto in mente, prima.
FINE
1Questi
personaggi sono presentati nel capitolo precedente. La vecchia
signora è un personaggio positivo, dolce e indulgente col suo
prossimo e pertanto “The best known and most respected among our
parishioners,” mentre il suo irrequieto vicino è un vecchio
capitano in pensione, spesso invadente e pasticcione, ma di buoni
sentimenti.
2Gioco
di parole tra Graces, Le tre Grazie della mitologia spesso
rappresentate nude, e graces, cioè la preghiera di ringraziamento
detta a pranzo.
3Ancora
un riferimento mitologico, questa volta alle tre Moire, o Parche,
che erano la personificazione del destino ineluttabile. Il loro
compito era tessere il filo del fato di ogni uomo, svolgerlo ed
infine reciderlo segnandone la morte.
4Si
riferisce di nuovo al vecchio capitano quando si era messo a
coltivare bachi da seta, che avevano finito per invadere la casa
della vecchia signora.
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