sabato 13 aprile 2013

Il diavolo nella bottiglia

Difficile, l'amore ai tropici
   
Nel 1889 Robert Louis Stevenson (Edimburgo, 13 novembre 1850 – Vailima, 3 dicembre 1894) era ormai un autore amato e rispettato sia in Europa che negli Stati Uniti, grazie al successo incontrato dai suoi romanzi più famosi come Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde o L'isola del tesoro. Influenzato dalle opere di Melville, accettò l'invito di un editore a scrivere un volume sui mari del Sud e partì, con la famiglia, per una crociera verso le isole Marchesi (Polinesia francese), Tahiti e le isole Sandwich. La sua salute, da sempre cagionevole a causa di problemi polmonari, ebbe un tale miglioramento che lo scrittore decise di stabilire la sua dimora a Upolu, la principale delle isole Samoa. Qui visse dal 1890 fino alla morte, rispettato dagli indigeni che lo chiamavano Tusitala, ("narratore di storie"). E' a questo periodo che risale la raccolta di quattro racconti An Island Night's Entertainments (1839), scritta per un pubblico polinesiano, di cui il più famoso è certamente Il diavolo nella bottiglia (The Bottle Imp). Il racconto è considerato uno dei capolavori dello Stevenson, che nella narrazione riesce a fondere i temi a lui più cari: l'avventura, l'amore per i viaggi, il fascino dell'esotismo. Ma man mano che lo scrittore viene a contatto con la cultura di quei popoli, l'atteggiamento di gioiosa scoperta lascia il passo all'interesse morale e alla sincera solidarietà per le esigenze umane e sociale dei nativi. Ed è così che questa narrazione favolistica si tinge dei colori morali dell'eterna lotta tra il bene ed il male, e accanto allo Stevenson cantastorie, ritroviamo il rigore calvinista che aveva condotto il Dr. Jekyll all'autodistruzione. Ma forse il vero limite del Dr. Jekyll è la sua solitudine, il suo orgoglio che gli impediscono di trovare aiuto e solidarietà negli altri: è il perfetto figlio della società vittoriana. Ma qui, ai tropici, dove la ricchezza non ha senso se non può essere condivisa con gli altri, dove il valore di un uomo è anche quello dei suoi amici, dove l'amore è spontaneo e totale, il protagonista riuscirà a riscattarsi grazie al coraggio e alla coerenza morale della donna amata.

Il protagonista di questa storia di sapore faustiano è Keawe, un povero marinaio hawaiano, che durante uno dei suoi viaggi acquista per pochi dollari un'antica bottiglia, dimora di un demone capace di soddisfare ogni suo desiderio. La condizione, si sa, è sempre la stessa: l'anima dello sciagurato possessore. Apparentemente, c'è una via d'uscita: riuscire a rivendere a qualcun altro la bottiglia. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. La bottiglia, infatti, può essere ceduta solo ad un prezzo sempre inferiore a quello precedente. Sebbene terrorizzato da una visione dell'inferno quanto mai tangibile (le anime dei dannati rosolate sulle fiamme dell'inferno come in un barbecue hawaiano, fumo e diavoli spaventosi dappertutto), Keawe cede alla sua cupidigia e ottiene dal diavolo una splendida casa e denaro sufficiente per una vita di agi. Quando riesce a vendere la bottiglia, si sente finalmente in salvo. Ma il diavolo non abbandona facilmente le sue prede. Il tempo passa e Keawe si innamora della dolcissima Kokua, ma proprio prima delle nozze scopre di essersi ammalato di lebbra. E così, contrariamente a quello che si era riproposto, egli dovrà di nuovo ricorrere ai favori della bottiglia maledetta. Ma, quando finalmente riesce a rintracciarla, questa ha cambiato così tante mani e il suo prezzo è così basso che chi la compera non riuscirà più a rivenderla. Nonostante tutto, Keawe è così innamorato da rischiare la dannazione eterna. Ma il matrimonio non è felice: Keawe ha sempre davanti agli occhi le fiamme dell'inferno e trascura la giovane moglie, che finisce con l'attribuire a una sua mancanza l'atteggiamento del marito. Quando finalmente Keawe trova il coraggio di confessare alla moglie ciò che lo tormenta, la giovane donna, forte della buona educazione ricevuta alla scuola dei bianchi, convince il marito a partire per Tahiti, colonia francese, dove ci sono monete sottomultipli del cent americano: avranno così la possibilità di altre compravendite. Ma le persone avvicinate, appena scoprono il terribile prezzo da pagare, fuggono via inorridite, mentre Keawe sprofonda in una disperazione senza fine. Kokua, allora, grazie ad uno stratagemma, compra lei stessa la bottiglia, pur di vedere felice l'uomo che ama. Ma ora tocca a lei essere tormentata dalla consapevolezza della dannazione eterna al punto da non riuscire a condividere la ritrovata serenità del marito. Questo atteggiamento indispettisce l'ignaro Keawe, che pensa di aver venduto la bottiglia ad uno sconosciuto. A questo punto, sarà proprio Kokua a mettere il marito di fronte alla sua ambiguità morale:

O my husband!" said Kokua. "It is not a terrible thing to save oneself by the eternal ruin of another? It seems to me I could not laugh. I would be humbled. I would be filled with melancholy. I would pray for the poor holder."
 
Salvare la propria anima al prezzo della rovina eterna di qualcun altro: la consapevolezza della loro cinica condotta morale potrebbe essere la perfetta conclusione dell'apologo racchiuso in questa storia. Ma non dimentichiamo che questa è anche una fiaba, dove magia e realtà convivono sullo stesso piano, spingendo il destino dei Keawe e Kokua verso una felice conclusione. E qui entra in scena un quanto mai improbabile deus ex machina, un nostromo bianco ubriacone e brutale, autentico pendaglio da forca, che permetterà alla fiaba di avere il suo immancabile happy end, lasciando il diavolo a bocca asciutta!


                            
                        IL DIAVOLO NELLA BOTTIGLIA
                            di Louis Robert Stevenson


AITUTAKI - DONNA SULLA SPIAGGIA


C'era un uomo dell'isola di Hawaii 1, che chiamerò Keawe, perché, a dire il vero, è ancora vivo e il suo nome deve rimanere segreto, ma il suo luogo di nascita non era lontano da Honaunau, dove le ossa di Keawe 2 il grande giacciono nascoste in una caverna. Quest'uomo era povero, coraggioso e laborioso e sapeva leggere e scrivere come un maestro di scuola, inoltre, era un marinaio di prim'ordine: aveva navigato per un certo tempo sui battelli a vapore dell'isola e lavorato come timoniere in una nave baleniera lungo e coste di Hamakua. A lungo andare, nella mente di Keawe si fece strada l'idea di dare un'occhiata al vasto mondo e alle città straniere, così si imbarcò su un vascello diretto a San Francisco.