mercoledì 11 dicembre 2019

Gli ultimi unicorni





Come pioveva...





Edward D. Hoch ( USA 1930-2008) è generalmente considerato il maestro delle mistery short story. Autore prolifico – ne ha scritte circa mille più alcuni romanzi – è soprattutto ricordato per le sue impossibili crime story, in particolare la serie del dottor Sam Hawthorne, il medico di una piccola città del New England nel 1920, capace di risolvere problemi apparentemente impossibili. Altre due serie di successo girano intorno ai personaggi di Jeffrey Rand, un hacker dell’Inteligence Service britannico, e il ladro in affitto Nick Velvet.
La storia che vi propongo – Gli ultimi unicorni (The LastUnicorns, 1959) – mette insieme, con ironia e arguzia, il mito degli unicorni e la Bibbia, sorprendendoci con un finale tanto inaspettato quanto originiale.


🐉Bestiario fantastico:
L'unicorno (talvolta anche liocorno o leocorno) è una creatura leggendaria dal corpo di cavallo con un singolo corno in mezzo alla fronte. Il nome deriva dal latino unicornis, a sua volta dal prefisso uni- e dal sostantivo cornu, "un solo corno". 

🔗 Sul mio blog 'Time for Tales' è pssibile trovare la versione bilingue (italiano/inglese)
       corredata da esercizi di comprensione. 






Gli ultimi unicorni

Edward D. Hoch




                             La pioggia - Marc Chagall -1911


La pioggia continuava a cadere implacabile, quando il viandante giunse alla piccola capanna di legno situata al centro di una fertile vallata verde. Aprì il mantello giusto il tempo di bussare alla porta, senza veramente aspettarsi una risposta. Quella, invece, si aprì, spinta sul ruvido pavimento di pietra da una grossa mano pelosa. “Entra,” gli ordinò una voce. “Sbrigati! Prima che questa pioggia mi porti via.”
Grazie,” disse il viandante, togliendosi l’indumento fradicio che lo ricopriva e strizzandone via un po’ d’acqua. “E’ un sollievo trovare un posto dove stare all’asciutto. E’ tanto che cammino.”
Non c’è molta gente in giro con questo tempo,” gli disse l’uomo, tormentandosi la barba nervosamente. “Sono venuto a cercala.”
Cercare me? Come si chiama?”
Può chiamarmi Sem. Vengo da oltre le montagne.”
L’uomo con la barba grugnì. “Non conosco questo nome. Cosa cerchi?” Sem si sedette su di un sedile di pietra chiara per riposarsi. “Ho sentito dire che qui avete due splendidi unicorni, portati recentemente dall’Africa.” L’uomo sorrise orgogliosamente. “Esatto. Gli unici esemplari in questa parte del mondo. Ho intenzione di allevarli per venderli ai contadini come bestie da soma.” “Oh?” “Possono fare il lavoro di robusti cavalli e allo stesso tempo usare il loro corno per difendersi se sono attaccati.” “Vero,” acconsentì Sem. “Verissimo. Non credo… non credo che lei voglia separarsene...” “Separarmene! Sarà mica matto? Mi è costato un mucchio di soldi portarli fin qui dall’Africa!”
Quanto vorrebbe per tutti e due?” L’uomo con la barba si alzò dal suo sedile. “Neanche a parlarne! Ritorni fra due anni quando ne avrò allevati un po’. Fino ad allora, sparisca!” “Io devo averli, signore.” “Lei deve avere un bel niente! Via di qua prima che prenda un bastone e glielo faccia assaggiare!” E con quelle parole avanzò minacciosamente di un passo.

Sem indietreggiò fuori dalla porta, di nuovo nella pioggia, saltellando agilmente oltre un impetuoso corso di acqua che scendeva giù dall’altopiano. La porta gli si richiuse in faccia, e lui rimase solo. Ma guardando attentamente verso i campi, il suo sguardo si posò su di una struttura simile ad una stalla che riluceva attraverso quel diluvio di acqua. Dovevano essere là, ne era certo. Si fece strada attraverso il prato, affondando a volte fino alle caviglie nelle pozze di acqua fangosa. Ma finalmente raggiunse la piccola costruzione ed entrò attraverso una vecchia porta di legno marcio.



Cavalli divini - Giorgio De Chirico - 197?



Sì, erano là… Due splendidi imponenti animali, molto simili ad un cavallo, ma con la coda più lunga e quel lucente corno ritorto che spuntava dritto dal centro della fronte. Unicorni – una delle più rare creature di Dio! Si avvicinò un poco, cercando di attirali fuori dalla stalla senza spaventarli. Ma ecco un rumore, si girò di colpo e vide che l’uomo con la barba era lì, che sollevava tra le mani un lungo bastone. “Stai provando a rubarli,” urlò, facendosi avanti con un balzo. Il bastone colpì il muro, a soli pochi centimetri dalla testa di Sem. “Ascolta, vecchio...” “Muori! Muori, ladro!” Ma Sem saltò di lato, girò intorno a quella barbuta immagine della rabbia e infilò la porta aperta. Dietro di lui, gli unicorni sbuffarono paurosamente calpestando con gli zoccoli il pavimento di terra.


II

Sem continuò a correre, via dalla capanna, via dall’uomo col bastone, via dalla fertile vallata. Dopo ave arrancato per diverse ore sulle colline battute dalla pioggia, alla fine arrivò in vista del villaggio del padre e scese giù camminando tra le case fino al posto dove si era riunito uno sparuto gruppo di persone. E vide suo padre in piedi vicino alla base di un grande vascello di legno e gli si avvicinò con aria triste. “Allora, figlio mio?” chiese il vecchioi, srotolando una lunga pergamena umida. “Niente unicorni, padre.” “Niente unicorni,” ripeté tristemente Noè, grattando via il nome dalla sua lista. “Che peccato. Erano delle bestie bellissime…”



Bernardino Luini (1530-1593), S. Maurizio, Milano 



FINE



i Noè (ebr. Nōaḥ), protagonista biblico del racconto del diluvio (Genesi). Nell’universale corruzione, solo N. trovò grazia presso Dio, da cui fu esortato a costruire l’Arca dove trovò rifugio insieme alla moglie, i tre figli, le nuore e varie coppie di ciascuna specie degli animali. Dopo il diluvio, N. visse per altri 350 anni fino all’età di 950, con i figli, Sem (il prediletto), Cam e Iafet, coltivando la terra: piantò la vite e ne estrasse il vino che gli diede ebbrezza.

lunedì 2 dicembre 2019

Tutti voi zombi




Uno, nessuno, centomila…




Tutti voi zombie (...All You Zombies...) è un racconto di fantascienza del 1959 dello scrittore americano Robert A. Heinlein (1907 - 1988 ) sul tema dei paradossi temporali.
Scritto da Heinlein in un solo giorno, l'11 luglio 1958, il racconto fu pubblicato per la prima volta nel numero di marzo 1959 della rivista Fantasy and Science Fiction, dopo essere stato rifiutato da Playboy.

🌌Dal racconto è stato tratto il film Predestination del 2014, diretto da Michael e Peter Spieri.
Il cinema si era già interessato alle storie di Heilein quando nel 1997 il regista Paul Verhoeven ha diretto Starship Troopers - Fanteria dello spazio (Starship Troopers) liberamente tratto dal romanzo Fanteria dello spazio del 1959 .

...All You Zombies...è considerato come uno dei migliori racconti sui paradossi temporali, insieme a By his Bootstraps, del 1941 (Un gran bel futuro) sempre dello stesso autore.

Volendo semplificare, potremmo dire che è la storia di un Narciso intersessuale che, grazie alla sua ambiguità biologica e alla possibilità di viaggiare nel tempo, riesce finalmente a sedursi, diventando allo stesso tempo padre e madre sé stesso/a.
Ma in All You Zombies, Heinlein va oltre e ci presenta una linea narrativa che si dipana in un struttura circolare, un eterno ritorno di eventi ben simboleggiato dall’uroboro, l’anello del protagonista a forma di serpente che si morde la coda all’infinito.
E gli zombi che il protagonista evoca nella solitudine della sua stanza esistono davvero, o solo nella sua coscienza? Forse il misterioso incidente del 1972, più volte evocato nel corso del racconto, si è risolto in un olocausto del genere umano e l’unico sopravvissuto continua a rivivere all’infinito le stesse vicende, in un universo popolato ormai solo dai tanti sé stesso e dalle ombre del passato.


🎯Altri titoli:
 
Tutti i miei fantasmi (Lerici Editori nell'antologia Fantascienza della crudeltà, 1965)
O tempora, o sexus! (Feltrinelli Editore nell'antologia curata da Alex Vairo Fantasesso, 1967)

Riflessione: I 5 classici paradossi temporali della sci-fi … e come evitarli








Tutti voi zombi

Robert A. Heinlein







22,17 - V Zona Temporale (EST) 7 novembre, 1970 - New York City -
 
"Pop's Place": stavo tirando a lucido un bicchiere da brandy quando la Ragazza Madre entrò. Presi nota dell’ora - 10: 17 P. M, zona cinque, o zona temporale occidentale,7 novembre, 1970. Gli agenti temporali prendono sempre nota dell’ora e della data, è nostro dovere.
La Ragazza Madre era un giovanotto sui venticinque anni, non più alto di me, dai lineamenti infantili e un carattere irritabile. Non mi piaceva il suo aspetto – non mi era mai piaciuto – ma era il ragazzo che ero venuto a reclutare, era il mio uomo. Gli rivolsi il mio miglior sorriso di barman.
Forse sono un tantino ipercritico. Non era uno strano, il suo soprannome derivava da quello che rispondeva ogni volta che qualche ficcanaso gli chiedeva quale fosse il suo mestiere: “Sono una ragazza madre...” Se era di umore meno micidiale era solito aggiungere: “...per quattro centesimi a parole. Scrivo per una rivista femminile.”

sabato 12 ottobre 2019

"2 B R 0 2 B"







"2 B R 0 2 B" è un breve racconto di fantascienza distopica di Kurt Vonnegut, originalmente pubblicato nella rivista Worlds of If Science Fiction, 1962. Il titolo viene pronunciato "2 B R naught 2 B", riferendosi al famoso monologo "to be, or not to be" dell’Amleto di William Shakespeare (scena prima - atto terzo). Nella storia, la celeberrima frase si riferisce al numero di telefono che la gente di un ipotetico futuro compone per prenotare il suicidio assistito con l’Ufficio federale per la terminazione.
In un futuro prossimo venturo la massima virtù civica sarà il volontario e pragmatico sacrificio della vita: Kurt Vonnegut affronta i temi classici della fantascienza (illustre precedente: Brave New World di Hldus Huxley, 1932) come il controllo sociale, le metropoli affollate e la paura per la mancanza di risorse, in modo semplice e geniale, mettendo al centro della storia l’uomo e i suoi rovelli interiori.
Lo scrittore immagina che nel futuro il mondo abbia sconfitto la vecchiaia e le malattie e che la gente abbia la possibilità di vivere indefinitamente e pertanto, per tenere sotto controllo la popolazione, per ogni nuovo nato un anziano deve sottoporsi volontariamente alla morte, altrimenti il bambino non potrà vivere.
L’autore assume il punto di vista di un anziano pittore cinico e disincantato, molto critico verso l’apparente perfezione del mondo in cui vive, esemplificato nel murale che sta dipingendo: Il felice giardino della vita.
Tuttavia, dopo aver assistito al duplice omicidio e al suicidio commessi da un giovane padre per fare spazio ai suoi tre gemelli, l’artista ricorda le disperate situazione del mondo, prima che la crescita demografica fosse tenuta sotto controllo: “...in giro non c’era nemmeno abbastanza acqua potabile, e niente da mangiare se non alghe – e ancora la gente insisteva sul suo diritto a riprodursi come conigli. E il loro diritto, se possibile, a vivere per sempre.Dopo aver considerato il benessere e la pace di cui gode ora la gente, il pittore decide di aver vissuto abbastanza e compone il fatidico numero.




💥 Nel 2016 una produzione canadese ha realizzato un breve filmato diretto da Marco Checa Garcia basato sul racconto di Kurt Vonnegut.



















Problemi? Basta alzare il telefono. Li abbiamo risolti tutti – e tutti allo stesso modo.

2
B
R
0
2
B

di KURT VONNEGUT, JR.




Andava tutto a meraviglia.
Non c’erano prigioni, né squallide periferie, né manicomi, né invalidi, né povertà, né guerre.
Tutte le malattie erano state sconfitte. Così pure la vecchiaia.
La morte, incidenti fatali, erano un’avventura per volontari.
La popolazione degli Stati Uniti si era stabilizzata a quarantacinque milioni di anime.

venerdì 21 giugno 2019

I ladri che non potevano fare a meno di sternutire



Bambini coraggiosi



Ecco un altro racconto di Thomas Hardy (1840-1928) ambientato nella mitica terra del Wessex: I ladri che non potevano fare a meno di sternutire (TheThieves Who Couldn’t Help Sneezing). Pubblicato nel Christmas annual Father Christmas: Our little Ones’ Budget (1877), come racconto per bambini, è sicuramente godibile anche da parte di un pubblico adulto. Questa sua breve incursione nel mondo delle storie natalizie è poco conosciuta e la storia ricevette scarsa attenzione da parte della critica. 
 
All’epoca, Hardy aveva già pubblicato cinque romanzi, incluso Via dalla pazza folla (Far from the Madding Crowd, 1874), opera che lo consacrò scrittore di prima grandezza, e stava lavorando a Il ritorno alla brughiera (The Return of the Native). Tutte storie cariche di quel tragico realismo che fu la chiave narrativa di Hardy e che raggiunse il suo culmine in Giuda l’oscuro (Jude the Obscure, 1895), opera così pessimista da provocare lo sdegno del pubblico, al punto che lo scrittore abbandonò definitivamente la prosa per dedicarsi alla poesia.
Nei racconti, tuttavia, Hardy sembra prendersi una vacanza dal suo pessimismo cosmico, trovando consolazione nella nostalgica rievocazione della vita agreste della semplice gente del Wessex.
La vicenda si svolge nella valle di Blackmore che è descritta come “a fertile and somewhat lonely district,” che con i suoi fitti boschi sembra il posto ideale per le imboscate notturne. Ed è quello che capita al giovane protagonista, Hubert, un ragazzo di quattordici anni “remarkable for his candour and lightness of heart as for his physical courage, of which, indeed, he was a little vain,” e sarà proprio grazie al suo coraggio e alla sua inventiva che Hubert uscirà vincitore da questa pericolosa situazione. L’avventura ha luogo alla vigilia di Natale di tanti anni addietro, un tempo remoto in cui la gente sapeva ancora essere felice, prima che la rivoluzione industriale distruggesse il paesaggio fisico e morale dell’Inghilterra.







I ladri che non potevano fare a meno di sternutire

di








Thomas Hardy





































Molti anni fa, quando le querce ormai non più giovani erano grandi quanto il bastone da passeggio di un anziano gentiluomo, nel Wessex viveva il figlio di un piccolo proprietario terriero, il cui nome era Hubert. Aveva circa quattordici anni, ed era degno di nota sia per per il candore e la spensieratezza del suo cuore che per il suo coraggio fisico, cosa di cui era alquanto orgoglioso. Una fredda vigilia di Natale, suo padre, non avendo altri aiutanti a portata di mano, lo inviò in una cittadina a qualche chilometro da casa per sbrigare una commissione. 

martedì 21 maggio 2019

Perché il francesino porta il braccio al collo


Là ci darem la mano...

Edgar A. Poe è da tutti gli appassionati di letteratura conosciuto come uno dei maestri dell’horror e del mistero, ma pochi lo conoscono come uno dei primissimi precursori della letteratura umoristica moderna, madre di quella contemporanea, ed è a questa produzione umoristica che appartiene il piccolo racconto che vi propongo: Perché il francesino porta il braccio al collo (Why the Little Frenchman Wears his Hand in aSling), pubblicato ne I racconti del grottesco e dell’arabesco (1840). E’ un Poe leggero e scanzonato, che costruisce una narrazione degna di una comica finale, basata su equivoci e reciproci dispetti in un crescendo rossiniano.

La storia è un monologo scritto in un quasi incomprensibile inglese parlato da uno zoticone irlandese con pretese di nobiltà: tal ‘Sir Pathrick O'Grandison, Barronitt.’ che intende spiegare come mai “the little ould furrener Frinchman,” - suo dirimpettaio e rivale nell’amore della vedova “the purty Misthress Tracle” - porta il braccio appeso al collo. A rendere più esilarante la situazione è la totale ottusità del protagonista, sempre pronto a scambiare per ammirazione il disagio e l’indignazione che il suo comportamento e quello del suo degno avversario, “Mounseer, the Count, A Goose, Look- aisy, Maiter-di-dauns,” arrecano alla bella e ricca vedova, di cui i due spiantati sperano di godere le grazie, ma soprattutto il patrimonio.

🔹Per saperne di più:

Edgar A. Poe, “Il Diavolo schizzinoso – I racconti umoristici del maestro dell’orrore” (Robin Edizioni)










Perché il francesino porta il braccio al collo
di
Edgar Allan Poe(before 1840)







E’ sui miei biglietti da visita (che son tutti di cartoncino rosa satinato), che ogni gentiluomo che ne abbia voglia può rimirare a suo piacimento questa interessante dicitura: “Sir Pathrick O' Grandison1, baroncino, 39 Southampton Row, Russel Square, parrocchia di o' Bloomsbury.” E se voleste scoprire chi è il campione delle belle maniere e la persona più in vista di tutta la città di Londra – ebbene, quello sono io medesimo. Fatto questo per niente strano (così, per favore, smettetela di arricciare il naso) perché per ognuna delle sei settimane da che sono un gentiluomo, dopo aver smesso di fare il bandito per assumere la baronia, è stato proprio Pathrick che è vissuto come un santo imperatore, assumendone gli atteggiamenti e le qualità.

sabato 20 aprile 2019

Una sera d'estate




Il racconto breve di Ambrose Bierce Una notte d’estate (One Summer Night), fu pubblicato nella raccolta Can Such Things Be? del 1893. Ancora una volta ‘Bitter’ Bierce ci mostra il lato orrifico della quotidianità, trasformando una qualunque sera estiva in un beffardo scherzo del destino.
Sullo sfondo di una notte d’estate buia e tempestosa, tre strani figuri armati di pala si aggirano in un cimitero. Nello stesso momento, sotto la superficie del cimitero, disteso nella sua bara, giace Henry Armstrong, in un torpore dei sensi malauguratamente scambiato per il sonno eterno.
Una situazione binaria che sembra mettere insieme due illustri precedenti letterari: sul piano superiore agiscono i resurrection men già visti in azione nel racconto di Stevenson “The Body Snatchers(1884), su quello inferiore si replica la claustrofobica situazione di "The Premature Burial" (1844) del maestro dell’horror: Edgar Allan Poe.
Come questi destini si incroceranno e quale sarà l’esito fatale, almeno per uno di loro, ci viene narrato con una prosa scarna ed essenziale, ben lontana dal linguaggio ricco ed esuberante di Poe. Altrettanto lineare ed avaro di dettagli è l’intreccio: Bierce giunge al climax della vicenda grazie al non detto, con un effetto non orripilante, bensì raggelante.


🌟 Per la traduzione di "TheBodySnatchers" vedi mio post del 20/06/14

🌟"The Premature Burial" - testo originale + audio - traduzione








Una sera d’estate
di
Ambrose Bierce






Il fatto che Henry Armstrong fosse stato seppellito non era per lui prova sufficiente che fosse morto: era sempre stato un uomo difficile da convincere. Che fosse stato veramente sepolto, era costretto ad ammetterlo dalla testimonianza dei suoi sensi. La sua postura – disteso sulla schiena, con le mani incrociate sullo stomaco e legate con qualcosa che ruppe facilmente senza migliorare sensibilmente la sua situazione – l’angusta prigione della sua persona, l’impenetrabile oscurità e il profondo silenzio, costituivano un’insieme di prove incontrovertibili ed egli le accettò senza cavillare.

martedì 19 marzo 2019

Tanto da imparare





Una delle meraviglie di Star Treck era il replicatore, che, come per magia, sfornava cibi e bevande da ogni parte dell'unverso grazie ad un semplice comando vocale. Pura fantascienza allora, oggi un po' meno, grazie alla stampa treD. 

Il tè preferito del Comandante Picard
  
Partendo da quest'idea, l'autore di questo breve e fulminante racconto, Tanto daimpaprare (A Lot to Learn), immagina una macchina prodigiosa, in grado di materializzare i desideri, di qualunque tipo, del suo inventore. La lampada di Aladino fatta realtà e per di più senza alcun limite. Ma attenzione, il diavolo è nei dettagli. 

🔺Il testo originale con traduzione ed esercizi di comprensione sul mio blog Time for Tales 



Tanto da imparare
R. T. KUROSAKA 




 



Il Materializzatore era finito. Ned Quinn arretrò, si pulì le mani e ammirò l’enorme banco di quadranti, luci e interruttori. Diversi anni e molte fortune erano stati riversati in quel progetto. Finalmente era pronto. Ned si piazzò in testa l’elmetto di metallo e inserì i fili nel pannello di controllo. 

mercoledì 27 febbraio 2019

Quei tre desideri




Una favola moderna


Quei tre desideri (Those Three Wishes) è un racconto breve della scrittrice americana Judith Gorog*. Il ritmo narrativo veloce, sostenuto da un linguaggio scarno e ricco di colloquialismi, ben si adatta all'età della protagonista, l'adolescente Melinda Alice, brillante studentessa, tanto graziosa quanto velenosa, al punto di essere soprannominata 'Malefica Melinda.' Temuta e ammirata dai suoi compagni di scuola, esercita la sua malevolenza bullizzando i ragazzi più fragili, fino a che, come in ogni fvola che si rispetti, la nemesi si abbatterà su di lei che resterà vittima di sè stessa.

✨Per una bibliografia in lingua italiana: Fantascienza.com 
✨Per una bibliografia in lingua inglese: isfdb
✨Sul mio blog Time for Tales è disponibile il testo originale corredato da esercizi di comprensione e analisi stilistica.




Quei tre desideri

di
Judith Gorog



Roy Lichtenstein




Nessuno aveva mai detto che Melinda Alice fosse simpatica. Non era questa la parola usata. No, era intelligente, perfino spiritosa. La chiamavano – ma mai in faccia – Malefica Melinda. Melinda Alice era intelligente e crudele. Sua madre, quando ci pensava, sperava che Melinda crescendo sarebbe cambiata. Per suo padre contavano gli ottimi voti di Melinda.
Era stata Melinda Alice, quando era in terza media, che aveva soprannominato “Contagio” la timida e miope nuova ragazza ed era stata la prima a pretendere che qualunque cosa o chiunque venisse toccato dalla nuova ragazza doveva essere lavato, vaccinato o evitato. La scuola superiore aveva semplicemente fornito a Melinda Alice maggiori opportunità per i suoi talenti.
La cosa sorprendente riguardo a Melissa Alice era il suo potere, nessuno si fidava di lei, tuttavia nessuno la evitava. Era sempre ben accetta, era sempre in mezzo. Se l’aveste vista, graziosa e spiritosa, al centro di un gruppo di studenti che passava davanti casa vostra, avreste pensato: “Ecco una leader naturale.”