giovedì 18 marzo 2021

Zoo interplanetario

 


Punti di vista





Edward Dentinger Hoch (1930 –2008) è stato uno scrittore statunitense di romanzi gialli e di fantascienza. Fu autore estremamente prolifico (scrisse circa 900 racconti brevi) e particolarmente portato a racconti di "crimini impossibili", nei quali tutte le apparenze del crimine (in genere un omicidio), non avrebbe potuto essere commesso affatto, inventando originali varianti del ‘crimine della porta chiusa.’

Fra i suoi racconti di fantascienza Zoo (Zoo interplanetario) è sicuramente il più conosciuto e antologizzato.

La storia si compone di due parti a ‘specchio.’ Nella prima si narra dell’arrivo annuale sulla Terra dello zoo interplanetario del sedicente professor Hugo, in visita alle più importanti città con il suo show di creature extraterrestri, da mostrare al modico prezzo di un dollaro. Esseri dall’apparenza mostruosa, esposti all’attenzione morbosa di grandi e piccoli dentro rassicuranti gabbie. Uno spettacolo itinerante, nella tradizione dei ‘freaks of nature,’ proiettato nel futuro, come suggeriscono anche l’abbigliamento circense del professore e il suo linguaggio da imbonitore. O almeno così sembrerebbe.


La prospettiva cambia quando il set si sposta sul pianeta Kaan, la casa dei ragni-cavalli, l’attrazione che quest’anno il professor Hugo ha portato in giro per ben otto pianeti. E grazie al geniale coup de théâtre finale, la situazione viene rovesciata e ci troviamo a guardare la storia da tutt’altra prospettiva. L’autore, con la sua garbata ironia, ci fa riflettere sui nostri pregiudizi e la nostra superficialità, che possono essere sfruttati da abili manipolatori come il professor Hugo, capaci di distorcere la realtà a loro vantaggio.



👾Per la versione bilingue corredata da esercizi vi rimando al mio blog Time for Tales: i racconti di Aracne





"Zoo interplanetario"

di: Edward D. Hoch





Ad agosto, i bambini erano solitamente buoni, specialmente quando iniziava ad avvicinarsi il ventitré del mese. Era questo il giorno in cui la grande nave spaziale d’argento che trasportava lo zoo interplanetario del professor Hugo atterrava nell’area di Chicago per la sua visita annuale di sei ore.

Già prima dell’alba iniziavano a radunarsi grandi folle, in lunghe file di adulti e bambini, ciascuno stringendo in mano il suo bravo dollaro, nella spasmodica attesa di vedere che razza di strane creature il professore avrebbe portato quest’anno. In passato erano stati a volte intrattenuti con le creature a tre gambe di Venere, o gli uomini alti e sottili di Marte, o perfino orrori dalle forme serpentine da qualche luogo ancora più remoto. Quest’anno, quando la grande nave tondeggiante atterrò lentamente nell’immensa area di parcheggio trimetropolitana appena fuori Chicago, tutti guardarono con sgomento verso le fiancate che si stavano sollevando lentamente per rivelare le familiari gabbie a sbarre.

 


Dentro c’erano alcune bizzarre creature da incubo – piccoli animali simili ad un cavallo che si muovevano con un’andatura veloce e a scatti e che chiacchieravano senza sosta in una lingua dai toni acuti. I cittadini della Terra si accalcarono tutto intorno mentre l’equipaggio del dottor Hugo raccoglieva i dollari in attesa e subito dopo il buon professore in persona fece la sua comparsa, indossando il suo mantello dai colori dell’arcobaleno e il cappello a cilindro. “Gente della Terra,” esclamò nel microfono. Il rumore della folla cessò e lui continuò. “Gente della Terra, quest’anno avete la possibilità di ammirare una vera rarità in cambio di un solo dollaro – la semi-sconosciuta popolazione di ragni-cavallo del pianeta Kaan – portati fin qui con grande dispendio attraverso milioni di miglia di spazio. Avvicinatevi, osservateli, studiateli, ascoltateli, parlatene ai vostri amici. Ma affrettatevi! La mia nave può restare qui solo sei ore!” E la folla sfilò lentamente, allo stesso tempo terrorizzata e affascinata da quelle strane creature che sembravano cavalli ma correvano lungo le pareti delle loro gabbie come ragni.


Questo vale di sicuro un dollaro,” commentò un uomo, correndo via. “Sto andando a casa a prendere mia moglie.” Andò in questo modo per tutto il giorno, fino a che diecimila persone ebbero sfilato davanti alle gabbie a sbarre sistemate nei fianchi della nave. Poi, scaduto il limite delle sei ore, il professor Hugo prese di nuovo in mano il microfono. “Ora dobbiamo andare, ma ritorneremo lo stesso giorno il prossimo anno. E se vi è piaciuto il nostro zoo di quest’anno, telefonate ai vostri amici nelle altre città. Domani atterreremo a New York, e la prossima settimana a Londra, Parigi, Roma, Hong Kong e Tokyo. E poi, via verso altri mondi!” Salutò agitando le mani e mentre la nave si sollevava dal terreno, i terrestri furono concordi nell’affermare che questo era stato il migliore di tutti gli zoo che avevano visto…



Circa due mesi e tre pianeti dopo, la nave d’argento del professor Hugo atterrò finalmente tra le familiari rocce seghettate di Kaan e gli strani ragni-cavalli filarono velocemente fuori dalle loro gabbie. Il professor Hugo stava lì per pronunciare qualche parola di commiato e poi quelle strane creature schizzarono via in cento direzioni diverse, a cercare le loro case tra le rocce. In una di quelle, la creatura-lei fu felice di vere ritornare il suo compagno e il suo piccolo. Farfugliò un saluto nella loro strana lingua e corse ad abbracciarli. “Siete stati via per tanto tempo. E’ stato bello?” E la creatura-lui annuì. “Il piccolo si è divertito tantissimo. Abbiamo visitato otto mondi e visto tante cose.” Il piccolo corse su per la parete della caverna. “Nel posto chiamato Terra è stato il meglio di tutti. Le creature che vivono lì indossano indumenti sulla pelle, e camminano su due gambe.” “Ma non è pericoloso?” chiese la creatura-lei. “No,” rispose il suo compagno. “Ci sono le sbarre per proteggerci da loro. Noi rimaniamo sempre nella nave. La prossima volta devi venire con noi. Vale tutti i diciannove commocs che costa.” E il piccolo annuì. “E’ stato il miglior zoo che abbia mai visto...”


Fine


venerdì 5 marzo 2021

Il giovane Goodman Brown

 


Non andare nel bosco di sera



Il giovane Goodman Brown (Young Goodman Brown), è un racconto breve dello scrittore statunitense Nathaniel Hawthorne (1804-1864). Il racconto fu pubblicato per la prima volta in forma anonima nel 1835 sulla rivista The New England Magazine ed in seguito inserito all’interno della raccolta del 1846 Mosses from an Old Manse.

Lo scrittore era nativo di Salem, Massachusetts, dove la sua casa natale è oggi un museo. La città è tristemente famosa per il cruento processo alle streghe avvenuto del 1692 e conclusosi con la condanna a morte di 20 persone, in maggioranza donne, e 150 arresti. Il suo trisavolo, John Hathorne, fu uno dei giudici e fu forse proprio in relazione alla pesante eredità dell'avo che lo scrittore decise di aggiungere la lettera "W" al proprio cognome, quasi a prenderne le distanze.

Anche le sue opere furono profondamente influenzate dalla congerie spirituale del New England più puritano. Di questo filone fanno parte opere letterarie come La lettera scarlatta e La casa dei sette abbaini. E Il giovane Goodman Brown, appunto, considerato da Herman Melville, l’autore di Moby-Dick, ‘deep as Dante’ nella sua esplorazione della parte più oscura della natura umana.

La vicenda si svolge in un imprecisato passato che coincide con il periodo della caccia alle streghe: nel racconto è menzionato re Guglielmo III che salì al trono nel 1689. Anche il luogo è quel villaggio di Salem, sobborgo di Salem Town, dove si verificarono i primi eventi che condussero all’ultimo e più cruento processo per stregoneria del Massachusetts.

Il protagonista è il giovane Goodman Brown, che al calar del sole decide di andare nella foresta per assolvere ad una non meglio precisata ‘commissione.’ Nemmeno la novella sposa, la dolce e innamorata Fede, con la sua cuffia dai nastrini rosa, riesce a trattenerlo: una volta varcata la soglia di casa, dà l’ultimo addio alla moglie e se ne va nella foresta, dove ad attenderlo c’è una figura di anziano vestito di nero, molto somigliante al giovane, che si appoggia ad un bastone a forma di serpente: il diavolo, naturalmente. I due si avviano nel cuore della foresta, dove, con grande meraviglia di Goodman Brown, sta convergendo la gente di Salem, santi e peccatori insieme, tutti accomunati dalla naturale inclinazione al male dell’essere umano. Sono lì per ammettere alla loro comunità due nuovi adepti: Goodman Brown e la dolce Faith. Davanti ad un altare pagano, il diavolo sta per imprimere il suo battesimo di sangue, accompagnato dal coro dei suoi fedeli servitori, degli stregoni indiani e dai sinistri ululati di quella natura pagana, in un crescendo infernale. Ma proprio in quel momento, il giovane tenta un’ultima resistenza, facendo appello alla sua Fede: “Fede! Fede!” gridò il marito. “Guarda al cielo e resisti al Maligno!” A questo punto si sveglia, tutto solo, nel cuore della foresta. Forse è stato solo un sogno, ma ormai il male lo ha toccato e lo ha cambiato per sempre, “Dopo la notte di quel sogno pauroso, divenne un uomo severo, triste, pieno di cupi pensieri, senza fiducia o addirittura disperato.” Vedrà il male in tutti, perfino nella dolce Faith. La morte lo carpirà “grigio cadavere,e la sua ultima ora sarà così triste, che né la moglie, né i figli, i nipoti scriveranno parole di speranza sulla sua lapide.

Il racconto contiene precisi riferimenti a personaggi ed episodi storici, con citazioni da fonti e documenti d’epoca. Sarebbe tuttavia riduttivo considerarlo un racconto storico. A parer mio, può considerarsi una suggestiva anatomia dell’atmosfera spirituale fatta di paura, superstizione e intolleranza, che sconvolse le coscienze degli abitanti del New England, anche di quelli più onesti e in buona fede, fino a diventare una potente allegoria della pervasività del male e dell’insondabile mistero del peccato.

Gli stessi nomi dei protagonisti, “Faith” and “Goodman,” promettono pietà e moralità, mentre i nastrini rosa di Fede aggiungono un’innocenza quasi fanciullesca al personaggio. Ma questa iniziale armonia è subito minacciata dai sinistri presentimenti e dai sogni inquietanti della giovane donna, quasi a suggerire come questa bellezza esteriore sia assediata da un problematico terrore del peccato.

Altro elemento simbolico è la soglia di casa: è il punto di frattura tra il mondo come Goodman Brown lo ha conosciuto fino a quel momento e la sconvolgente verità che sta per scoprire: tutto è male, il peccato regna sovrano nel cuore degli uomini e delle donne di Salem, perfino di coloro che prima di quella sera fatale erano stati per lui un esempio di rettitudine e santità. E il velo nero del sospetto scenderà sui suoi occhi.



👉Curiosità:

 Salem è l’abbreviazione di Gerusalem, ovvero ‘città della pace’

Con il tempo, il termine “caccia alle streghe” finì per indicare, in generale, un atteggiamento di intransigenza nei confronti di minoranze ritenute pericolose per la stabilità politica e sociale di una nazione: pensiamo al Maccartismo, dal nome del senatore Joseph McCarthy che, dal ’50 al ’54, diresse la Commissione per le attività anti-americane. Non solo esponenti politici, persino i rappresentanti del mondo del cinema e dello spettacolo vennero posti sotto controllo. Charlie Chaplin ne fu una vittima illustre, costretto ad andarsene per sempre dall’America.

Il Crogiuolo (The Crucible) è un dramma in quattro atti di Arthur Miller, debuttato a Broadway il 22 gennaio 1953. L'opera, ambientata a Salem (Massachusetts) nel 1692, sfrutta l'evento storico della caccia alle streghe per tracciare un implicito parallelo con il Maccartismo.


Letture consigliate:

L’uomo vestito di nero di Stephen King (Sperling&Kupfer, traduzione di Silvia Fornasiero, illustrazioni di Ana Juan, pagg. 128, euro 15,90, età: 13+)


L’uomo vestito di nero, pubblicato dal re dell’horror a metà degli anni Novanta sul New Yorker, fu vincitore del World Fantasy Award e dell’O. Henry Award. nell’edizione di Sperling & Kupfer contiene in appendice Il giovane signor Brown, a cui l’autore dichiara di essersi ispirato.


🎦Film consigliati:

La seduzione del male (The Crucible) è un film del 1996 tratto dall'opera di Arthur Miller Il crogiuolo, di cui cura la sceneggiatura. Il film ha per protagonisti Daniel Day-Lewis e Winona Ryder .

Le streghe di Eastwick (The Witches of Eastwick) è un film del 1987 basato sull'omonimo romanzo di John Updike. Interpreti della pellicola sono Jack Nicholson, Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer.




Il giovane Goodman Brown

di

Nathaniel Hawthorne




Il giovane Goodman Brown uscì al tramonto nella strada del villaggio di Salemi, ma, dopo aver oltrepassato la soglia, volse indietro la testa per scambiare un bacio di addio con la sua giovane moglie. E Fede, come giustamente si chiamava sua moglie, sporse la sua bella testa fuori dalla porta, lasciando che il vento giocasse con i nastri rosa della sua cuffia, mentre si rivolgeva a Goodmanii Brown. “Carissimo,” sussurrò, con dolcezza piuttosto che con malinconia, quando avvicinò le labbra al suo orecchio, “te ne prego, rimanda il tuo viaggio fino all’alba e dormi nel tuo letto stanotte. Una donna sola è tormentata da tali sogni e tali pensieri che, a volte, ha paura di sé. Ti prego, di tutte le notti dell’anno, resta con me questa notte, caro marito!” “Mio amore e mia Fede,” rispose il giovane Goodman Brown, “Di tutte le notti dell’anno, proprio questa devo trascorrere lontano da te. Il mio viaggio, come tu lo chiami, andata e ritorno, deve essere compiuto fra questo momento e l’alba. Ma come, mia dolce, graziosa moglie, già dubiti di me, e non siamo sposati che da tre mesi!” “Allora che Dio ti benedica!” disse Fede, dai fiocchi rosa, “e possa tu trovare tutto a posto quando ritornerai.” “Così sia!” gridò Goodman Brown. “Dì le tue preghiere, cara Fede e vai a letto all’imbrunire e nessun male ti occorrerà.” Così si separarono e il giovane proseguì il suo cammino finché, mentre stava quasi per girare l’angolo della chiesa, si voltò indietro e vide la testa di Fede che ancora si sporgeva per seguirlo con lo sguardo, con un’aria malinconica a dispetto dei suoi nastri rosa. “Povera piccola Fede!” pensò, perché la coscienza gli rimordeva.

Che sciagurato sono, a lasciarla per una tale faccenda! Parla anche di sogni. Pensavo, mentre lei parlava, che ci fosse angoscia nel suo viso, come se un sogno l’avesse avvisata di quale opera deve essere portata a termine questa notte. Ma no, no! Il solo pensiero la ucciderebbe. Ebbene, è un angelo benedetto su questa terra, e dopo quest’unica notte, io mi terrò stretto alle sue vesti e la seguirò in cielo.” Con tale eccellente risoluzione per il futuro, Goodman Brown si sentì giustificato ad affrettarsi verso il suo attuale cattivo proposito. Aveva imboccato una strada cupa, oscurata da tutti gli alberi più foschi della foresta, che si aprivano a malapena per permettere allo stretto sentiero di serpeggiarvi attraverso, per poi richiudersi immediatamente dietro.


La situazione non poteva essere più desolata di così, e c’è una peculiarità in una simile solitudine, che il viandante non sa mai chi possa nascondersi dietro gli innumerevoli tronchi o tra i folti rami in alto: così che, i suoi passi solitari possono trovarsi a passare accanto ad una moltitudine invisibile. “Potrebbe esserci un diabolico indiano dietro ad ogni albero,” si disse Goodman Brown, e lanciò uno sguardo timoroso dietro di sé, aggiungendo, “E se il diavolo in persona fosse accanto a me!” Con la testa rivolta all’indietro, oltrepassò una curva della strada e, guardando di nuovo in avanti, scorse la figura di un uomo, in abbigliamento austero e decoroso, seduto ai piedi di un vecchio albero. All’avvicinarsi di Goodman Brown, si alzò e s’incamminò, fianco a fianco a lui.

Siete in ritardo, Goodman Brown,” disse. “L’orologio dell’Old Southiii stava suonando, mentre attraversavo Boston, e cioè ben quindici minuti faiv.” “Fede mi ha trattenuto per un po’,” rispose il giovane, con un tremito nella voce, causato dall’improvvisa apparizione del suo compagno, sebbene non fosse del tutto inaspettata. Oramai le ombre del crepuscolo erano fitte nella foresta, e ancora più fitte in quella parte dove i due stavano camminando. Per quel che si poteva vedere, il secondo viandante aveva circa cinquanta anni, ed era apparentemente della stessa classe sociale di Goodman Brown, con cui aveva una considerevole rassomiglianza, sebbene forse più nell’espressione che nell’aspetto fisico. Eppure, avrebbero potuto essere scambiati per padre e figlio. E tuttavia, sebbene il più anziano fosse abbigliato allo stesso semplice modo del più giovane e avesse anche le stesse maniere semplici, aveva una certa aria di uno che conosceva il mondo e che non si sarebbe sentito in imbarazzo alla tavola del governatore, o alla corte di re Guglielmo, nel caso che i suoi affari lo avessero richiesto. Ma l’unica cosa al suo riguardo, che potesse essere considerata rimarchevole, era il suo bastone, che rassomigliava ad un grande serpente nero, intagliato in modo così peculiare, che lo si sarebbe quasi potuto vedere torcersi e aggrovigliarsi come un serpente vivo. Questo, naturalmente, non poteva essere altro che un inganno della vista, favorito dalla luce incerta.

Forza, Goodman Brown!” gridò il suo compagno di strada, “questo è un ritmo fiacco per l’inizio di un viaggio. Prendi il mio bastone, se sei già così stanco.” “Amico,” disse l’altro, trasformando il suo passo lento in una sosta, “poiché ho rispettato il patto di incontrarti qui, è mia intenzione adesso ritornare da dove sono venuto. Ho degli scrupoli, riguardanti l’argomento di cui tu sai.” “Per davvero?” rispose quello del serpente, sorridendo tra sé. “Nondimeno, continuiamo a camminare, ragionando mentre andiamo e se non ti convinco, te ne tornerai indietro. Non abbiamo fatto che poca strada nella foresta, ancora.” “Troppo oltre. Troppo oltre!” esclamò il brav’uomo, riprendendo sovrappensiero il suo cammino. “Mio padre non andò mai nei boschi per una simile faccenda, né suo padre prima di lui. Noi siamo una razza di uomini onesti e buoni cristiani, sin dai tempi dei martiri. E sarò io il primo con il nome di Brown che mai prese questo sentiero e frequentò...” “Una tale compagnia, avresti detto,” osservò il più anziano, interrompendo la sua pausa. “Ben detto, Goodman Brown! Conosco bene la tua famiglia come mai nessuno tra i puritani, e non è cosa da dirsi alla leggera. Aiutai tuo nonno, il conestabile, quando frustò la quaccherav così energicamente attraverso le strade di Salem. E fui io a portare a tuo padre un fascio di rami di pino, acceso al mio focolare, per dare fuoco ad un villaggio indiano, durante la guerra di re Filippovi. Erano miei buoni amici, entrambi; e facemmo tante piacevoli passeggiate lungo questo sentiero, e ce ne ritornammo allegramente dopo la mezzanotte. E vorrei tanto essere tuo amico, per amor loro.” “Se è come tu dici,” rispose Goodman Brown, “mi meraviglio che non abbiano mai parlato di questi argomenti. Ma, in verità, non me ne meraviglio affatto, sapendo che anche solo una minima diceria del genere li avrebbe fatti scacciare dal New England. Siamo gente di preghiera e di buone opere, in più, e non tolleriamo tali scelleratezze.” “Scelleratezze o no,” disse il viandante con il bastone ritorto, “sono generalmente ben conosciuto qui nel New England. I diaconi di molte chiese hanno bevuto il vino della comunione con me, gli assessori di diverse città mi hanno eletto loro presidente e la maggioranza dei tribunali sono convinti sostenitori dei miei interessi. Il governatore ed io, inoltre… ma questi sono segreti di stato.” “E’ mai possibile!” gridò Goodman Brown, guardando con stupore il suo impassibile compagno. “Comunque, io non ho niente a che fare con il governatore e la corte di giustizia, essi seguono il loro cammino, e un semplice capo famiglia come me non deve impicciarsi. Ma, se dovessi andare avanti con te, come potrei incrociare lo sguardo di quel buon vecchio, il nostro pastore, nel villaggio di Salem? Oh, la sua voce mi farebbe tremare, sia la domenica che il giorno della predica!”


Fino a quel punto, il viandante più anziano aveva ascoltato con la dovuta serietà, ma adesso scoppiò in una irrefrenabile risata, scuotendosi così violentemente, che il suo bastone serpentino sembrava realmente torcersi e aggrovigliarsi per simpatia. “Ha! Ha! Ha!” continuava a ghignare poi, ricomponendosi, “Bene, continua, Goodman Brown, continua, ma, ti prego, non farmi morire dal ridere!” “Ebbene, allora, per farla breve,” disse Goodman Brown, considerevolmente infastidito, “c’è mia moglie, Fede. Il suo piccolo dolce cuore si spezzerebbe, e preferirei spezzare il mio, piuttosto!” “No, se così fosse,” rispose l’altro, “allora vattene per la tua strada, Goodman Brown. Non vorrei, nemmeno per venti vecchie come quella che se ne va zoppicando davanti a noi, che a Fede possa venirne danno.” Mentre parlava, puntò il suo bastone verso una figura femminile sul sentiero, in cui Goodman Brown riconobbe una signora estremamente pia ed esemplare che gli aveva insegnato il catechismo in gioventù, ed era ancora sua consigliera spirituale, insieme al pastore e al diacono Gookin. “Mi meraviglio, davvero, che Goody Cloysevii si sia tanto addentrata nel bosco al calar della notte!” disse. “Ma col tuo aiuto, amico, prenderò una scorciatoia attraverso il bosco, finché non ci saremo lasciati dietro questa pia donna. Dal momento che non ti conosce, potrebbe chiedermi con chi mi accompagnavo e dove stavo andando.” “Così sia,” disse il suo compagno di viaggio.

Tu continua per il bosco e lascia che io prenda per il sentiero.” Quindi, il giovane cambiò direzione, ma si premurò di osservare il suo compagno, che avanzava silenziosamente lungo la strada, finché giunse alla distanza di un bastone dalla vecchia dama. Lei, intanto, stava facendo del suo meglio per avanzare speditamente, ad una velocità sorprendente per una vecchia signora, borbottando parole indistinte, una preghiera, senza dubbio, mentre andava. Il viandante allungò il suo bastone e toccò il collo rinsecchito della donna con quella che sembrava la coda di un serpente. “Che diavolo!” gridò quella pia vecchia. “Allora Goody Cloyse riconosce il suo vecchio amico?” osservò il viandante, e si pose di fronte a lei appoggiandosi al suo bastone ritorto.

Ah, è proprio vostra grazia, per davvero?” gridò la buona signora. “Sì, è veramente così, e nelle esatte sembianze del mio vecchio compare Goodman Brown, il nonno di quello sciocco che vive oggi. Ma… lo crederebbe vostra grazia?… la mia scopa è stranamente scomparsa, rubata, sospetto, da quella strega pendaglio da forca di Goody Corey e che, poi, quando mi ero tutta unta col succo di sedano cinquefoglia e aconito...” “Mescolati a farina raffinata e il grasso di un neonato,” disse l’effige del vecchio Goodman Brown. “Ah, sua grazia conosce la ricetta,” gridò la vecchia signora, ridendo fragorosamente. “Così, come stavo dicendo, essendo pronta per l’assemblea, e senza un cavallo da cavalcare, presi la decisione di venirci a piedi, perché mi dicono che stanotte un bel giovanotto sarà ammesso alla nostra comunità. Ma ora sua grazia voglia benevolmente concedermi il braccio, e saremo sul posto in un batter d’occhio.” “Questo non può essere,” rispose il suo amico. “Non posso concederti il mio braccio, Goody Cloyse, ma eccoti il mio bastone, se vuoi.” Così dicendo, lo gettò ai suoi piedi, dove, forse, prese vita, essendo una delle verghe che il suo proprietario aveva in passato prestato ai maghi egizianiviii. Di questo fatto, comunque, Goodman Bown non riuscì a fare chiarezza. Aveva sollevato lo sguardo al cielo per lo stupore e guardando di nuovo in basso non vide né Goody Cloyse né il bastone serpentino, ma il suo compagno di strada da solo, che lo attendeva con tutta calma come se niente fosse successo. “Quella vecchia mi insegnò il catechismo!” disse il giovane; e in quel semplice commento era contenuto tutto un mondo. Proseguirono il loro cammino, mentre il viandante più anziano esortava il suo compagno a tenere un buon passo e a proseguire lungo il sentiero, discorrendo in modo così abile, che i suoi argomenti sembravano scaturire dal cuore del suo ascoltatore, piuttosto che suggerite da lui stesso. Mentre andavano, strappò un ramo di acero, per servirsene come bastone da passeggio, e iniziò a ripulirlo da rametti e foglie, che erano umidi a causa della rugiada serale. Nel momento stesso in cui le sue dita le toccarono, divennero stranamente avvizzite e secche, come dopo una settimana di sole. Così, la coppia procedette a passo sostenuto, fino a che improvvisamente, giunti ad un cupo avvallamento della strada, Goodman Brown si sedette sul ceppo di un albero e si rifiutò di proseguire. “Amico,” disse con ostinazione, “ho preso la mia decisione. Non muoverò un altro passo per questa faccenda. Se una vecchia malvagia sceglie di andare al diavolo, mentre io pensavo che sarebbe andata in cielo, c’è una qualche ragione per cui dovrei lasciare la mia cara Fede per andarle dietro?” Cambierai idea fra un po’,” disse il suo compagno, tranquillamente. “Siediti qui e riposati un po’ e quando ti sentirai di muoverti di nuovo, ci sarà il mio bastone ad aiutarti.” Senza altre parole, gettò il bastone di acero al suo compagno e sparì dalla vista così velocemente che sembrava fosse svanito nel buio sempre più fitto




Processo di Marrtha Carrier
 

Il giovane si sedette per qualche momento sul bordo della strada, molto soddisfatto di sé, pensando con quale coscienza pulita egli avrebbe incontrato il pastore, durante la sua passeggiata mattutina, e non avrebbe evitato lo sguardo del buon vecchio diacono Gookin. E quale sonno tranquillo sarebbe stato il suo, proprio quella notte, che avrebbe dovuta essere trascorsa in maniera così perversa, ma adesso in modo così puro e dolce, fra le braccia di Fede! Preso da questi lodevoli e piacevoli pensieri, Goodman Brown sentì lo scalpiccio di cavalli lungo la strada, e giudicò prudente nascondersi dietro il margine della foresta, consapevole del colpevole proposito che lo aveva portato lì, sebbene ora se ne fosse così felicemente allontanato. Il rumore degli zoccoli e le voci dei cavalieri avanzavano, due vecchie voci austere, che conversavano con tono solenne mentre si avvicinavano.

Questa commistione di suoni sembrava passare lungo la strada, a poca distanza dal nascondiglio del giovane, ma senza dubbio a causa della fitta oscurità, in quel particolare punto, né i viaggiatori né i loro cavalli erano visibili. Sebbene le loro sagome sfiorassero i piccoli cespugli lungo il bordo della strada, non si poté vederli illuminati, anche solo per un momento, dal flebile baluginio proveniente dalla striscia di cielo luminoso, attraverso cui essi dovevano pur essere passati. Di volta in volta, Goodman Brown si accucciava o si alzava sulla punta dei piedi, scostando i rami e spingendo fuori la testa fin dove osava, senza discernere anche solo un’ombra.

Questo lo turbava ancora di più, perché avrebbe potuto giurare, se una cosa del genere fosse stata possibile, di aver riconosciuto le voci del pastore e del diacono Gookin, che procedevano tranquillamente, come erano abituati a fare, quando erano diretti a qualche ordinazione o consiglio ecclesiastico. Mentre erano ancora a portata di orecchio, uno dei cavalieri si fermò per strappare un ramoscello. “Delle due, reverendo signore,” disse la voce che era simile a quella del diacono, “preferirei piuttosto perdere una cena per l’ordinazione di un ministro che la riunione di stanotte. Mi dicono che alcuni della nostra comunità saranno qui da Falmouth e ancora più lontano, e altri dal Connecticut e Rhode-Island; inoltre, diversi stregoni indiani che, alla loro maniera, conoscono la magia diabolica quanto il migliore di noi. Per di più, c’è una splendida giovane che deve essere associata alla nostra congregazione.”

Eccellente, diacono Gookin!” replicò con tono solenne la vecchia voce del pastore. “Spronate, o arriveremo in ritardo. Non si potrà fare nulla, lo sa, finché non arriverò sul posto.” Lo sferragliare degli zoccoli riprese e le voci, che risuonavano in modo così singolare attraverso l’aria, si inoltrarono nella foresta, dove nessuna comunità religiosa si era mai riunita, né un singolo cristiano aveva mai pregato. Dove, dunque, quei santi uomini si stavano recando, nel fitto di quella natura pagana? Il giovane Goodman Brown si aggrappò ad un albero, per sostenersi, essendo sul punto di accasciarsi a terra, indebolito e sopraffatto dal grave malessere del suo cuore. Guardò verso il cielo, dubitando che ci fosse veramente un paradiso sopra di lui. Eppure, c’erano l’arco blu del firmamento e le stelle che vi brillavano dentro.

Con il cielo lassù e Fede quaggiù, resisterò fermamente al demonio!” gridò Goodman Brown. Mentre ancora fissava lo sguardo verso l’alto, nel profondo arco del firmamento, e aveva sollevato le mani per pregare, una nuvola, sebbene non soffiasse un alito di vento, corse attraverso lo zenit e nascose le stelle luminose. Il cielo blu era ancora visibile, eccetto sopra la sua testa, dove la massa nera della nuvola si muoveva velocemente verso nord. Dall’alto, come dalle viscere della nuvola, proveniva un suono di voci confuso ed incerto. Per un momento, l’ascoltatore pensò di poter distinguere la cadenza della gente della sua città, donne e uomini, sia i devoti che gli empi, molti dei quali aveva incontrato alla tavola eucaristica e altri aveva visto gozzovigliare alla taverna. Un attimo dopo, tanto erano confusi quei suoni, dubitò di aver sentito niente altro che il mormorio della vecchia foresta, che sussurrava senza vento. Poi arrivò un’ondata più forte di quelle voci familiari, udite di solito alla luce del sole, nel villaggio di Salem, ma mai, fino a quel momento, provenire da una nuvola notturna.

C’era una voce, di giovane donna, che gemeva, tuttavia con una tristezza indefinibile, e supplicava per un qualche favore che, forse, temeva di ottenere. E tutta quella moltitudine invisibile, santi e peccatori insieme, sembrava incoraggiarla ad andare avanti. “Fede!” urlò Goodman Brown, con una voce piena di angoscia e disperazione, e gli echi della foresta lo beffarono, gridando “Fede! Fede!” come se tanti altri increduli sventurati la stessero cercando per tutta la foresta.


Quell’urlo di dolore, rabbia e terrore, stava ancora lacerando la notte, quando l’infelice marito trattenne il fiato in attesa di una risposta. Ci fu un urlo, immediatamente sopraffatto da un più alto mormorio di voci che si stemperò in una risata remota, man mano che la nuvola nera si allontanava, abbandonando il cielo sereno e silenzioso sopra la testa di Goodman Brown. Ma qualcosa fluttuò lievemente giù per l’aria, e restò impigliato nel ramo di un albero. Il giovane l’afferrò e vide un nastro rosa. “La mia Fede è perduta!” gridò, dopo un attimo di stupore. “Non c’è bene sulla terra e peccato non è altro che una parola. Vieni, diavolo! Perché questo mondo si è dato a te.”






 

E, reso pazzo dalla disperazione, tanto da scoppiare in una lunga risata sonora, Goodman Brown afferrò il bastone e riprese il cammino, ad una tale velocità che sembrò volare lungo il sentiero piuttosto che camminare o correre. La strada divenne più selvaggia e desolata e sempre meno evidente e alla lunga svanì, lasciandolo nel cuore di quella oscura natura selvaggia, mentre ancora proseguiva la sua corsa, con l’istinto che guida i mortali verso il male. Tutta la foresta era popolata da suoni spaventosi, lo scricchiolio degli alberi, l’ululato delle bestie selvatiche e le urla degli indiani; intanto il vento a volte rintoccava come una lontana campana di chiesa, altre volte avvolgeva il viandante in un cupo ruggito, come se tutta la natura si stesse prendendo gioco di lui.

Ma era egli stesso il principale orrore di quella scena, e non indietreggiò di fronte agli altri suoi orrori. “Ha! ha! Ha!” urlò Goodman Brown, quando il vento rise di lui. “Vediamo chi ride più forte! Non pensate di spaventarmi con le vostre diavolerie! Avanti strega, avanti mago, avanti stregone indiano, avanti diavolo in persona! Ed ecco che arriva Goodman Brown. Dovreste aver paura di lui come lui ha paura di voi!” In verità, in tutta quella foresta infestata non ci poteva essere niente di più spaventoso della persona di Goodman Brown.

Continuò a volare, tra i pini neri, brandendo il suo bastone con gesti frenetici, ora dando voce ad una sequela di orride bestemmie, ora invece ridendo così forte da provocare tutti gli echi della foresta a ridere come demoni intorno a lui. Il diavolo nella sua propria forma è meno spaventoso di quando infuria nel cuore di un uomo. Così, quell’invasato, correva lungo il suo cammino finché, baluginante tra gli alberi, vide una luce rossa davanti a , come quando i tronchi e i rami abbattuti per creare una radura sono dati alle fiamme e proiettano il loro violento bagliore contro cielo, nel cuore della notte.

Si fermò, in una pausa delle tempesta che lo aveva sospinto fin lì, e udì il crescendo di quello che sembrava un inno diffondersi solennemente da una certa distanza, intonato da una moltitudine di voci. Conosceva l’aria, era una di quelle cantate spesso dalla corale della chiesa del villaggio. Il canto si spense gravemente, e fu proseguito da un coro composto non da voci umane, ma da tutti i suoni di quella fosca natura selvaggia, che risuonavano insieme in una tremenda armonia.

Goodman Brown urlò, e il suo urlo si perse alla sue orecchie, essendo all’unisono con le grida di quel deserto. Nell’intervallo di silenzio, avanzò velocemente fino a che la luce colpì in pieno il suo sguardo. All’estremità di uno spazio aperto, circondato dall’oscura parete della foresta, si ergeva una roccia, che aveva un’approssimativa somiglianza naturale con un altare od un pulpito ed era circondata da quattro pini ardenti, con la cima in fiamme, i loro fusti intatti, come candele ad un riunione serale. La massa del fogliame che ricopriva la sommità della roccia, era tutta in fiamme, e risplendeva alta nella notte, illuminando irregolarmente tutta la radura. Ogni ramo pendente, ogni festone di foglie era in fiamme. A seconda che la luce rossa fosse più o meno intensa, di volta in volta una numerosa folla veniva illuminata per poi sparire nell’ombra, e poi di nuovo, per così dire, veniva alla luce, popolando tutto in una volta il cuore di quei boschi solitari. “Una compagnia austera e nero vestita!” esclamò Goodman Brown. E tali erano, in verità. Tra di loro, baluginando tra le tenebre e lo splendore, apparivano volti che il giorno seguente sarebbero stati visti al consiglio provinciale e altri che, una domenica dopo l’altra, dai più sacri pulpiti del paese, guardavano devotamente verso il cielo e benignamente sopra i banchi affollati. Alcuni affermano che la moglie del governatore fosse lì.

O almeno, c’erano nobili dame a lei ben note, e mogli di uomini onorati, e vedove, in gran numero, e vecchie zitelle, tutte di eccellente reputazione, e belle giovinette, che tremavano per paura che le loro madri le scoprissero. Forse quegli improvvisi bagliori di luce, lampeggiando sull’oscura radura, avevano abbagliato Goodman Brown, oppure aveva veramente riconosciuto una moltitudine di membri della chiesa del villaggio di Salem, famosi per la loro particolare santità. Il buon vecchio diacono Gookin era arrivato, e seguiva a ruota quel venerabile santo, il suo reverendo pastore. Ma, irriverentemente associati a queste persone severe, rispettabili e devote, questi anziani della chiesa, queste caste dame e fresche vergini, c’erano uomini dalle vite dissolute e donne dalla reputazione macchiata, miserabili dediti a ogni spregevole e sporco vizio, e sospettati perfino di orribili crimini. Era strano a vedersi come i buoni non evitassero i malvagi, e i peccatori non fossero imbarazzati dai santi. Inoltre, confusi tra i loro nemici visi pallidi, c’erano i preti indiani, o stregoni, che avevano spesso terrorizzato la loro foresta natia con incantesimi più tremendi di quelli conosciuti dalla stregoneria inglese.

Ma, dov’è Fede?” pensò Goodman Brown e, come la speranza si fece strada nel suo cuore, iniziò a tremare. Un altro verso dell’inno si levò nell’aria, una melodia lenta e triste, come amano le persone pie, ma unita a parole che esprimevano tutto ciò che la nostra natura può concepire di peccaminoso e che alludeva oscuramente a molto di più. Per i miseri mortali lo scibile demoniaco è impenetrabile. Verso seguì a verso, e tra l’uno e l’altro risuonava ancora il coro di quella natura desolata, simile ai toni più cupi di un possente organo. E insieme al roboante finale di quello spaventoso inno, ci fu un suono, come se il ruggito del vento, il corso impetuoso dei fiumi, l’ululato delle bestie, ed ogni altra voce di quella selvaggia natura pagana, si stessero mescolando e accordando con le voci dei peccatori, in omaggio al principe di tutti.

I quattro pini ardenti emisero una fiamma più alta, e rivelarono oscure forme e volti orribili sulle spirali di fumo, volteggianti al di sopra di quella empia assemblea. Nello stesso momento, il fuoco sulla roccia emise una vampa rossastra e formò un arco incandescente sopra la sua base, dove infine apparve una figura. Sia detto col massimo rispetto, quella figura mostrava non poca somiglianza, nell’abito e nelle maniere, con alcuni severi ministri delle chiese del New England. “Conducete i neofiti!” gridò una voce, che echeggiò attraverso la radura e si perse nella foresta. A quelle parole, Goodman Brown uscì fuori dall’ombra degli alberi e si avvicinò alla congregazione, con cui sentiva un’abominevole fratellanza, dovuta alla corrispondenza con tutto ciò che di malvagio c’era nel suo cuore. Avrebbe quasi potuto giurare che la forma del suo defunto padre gli facesse cenno di avanzare, guardando giù dalle volute di fumo, mentre una donna, con i lineamenti offuscati dalla disperazione, allungò la mano per esortarlo a tornare indietro. Era forse sua madre? Ma il giovane non aveva la forza di retrocedere di un passo, né di opporsi, nemmeno col pensiero, quando il ministro e il buon vecchio diacono Gookin lo afferrarono per le braccia e lo condussero alla roccia in fiamme. Lì giunse anche la snella figura di una donna velata, condotta da Goody Cloyse, la pia insegnante del catechismo, e Martha Carrierix, che aveva ricevuto la promessa del diavolo di diventare regina dell’inferno. E che violenta megera era costei!

Francisco Goya - Sabba delle streghe - 1821-1823

 

E lì, sotto la cupola di fuoco, i proseliti si fermarono. “Benvenuti, figli miei,” disse la nera figura, “alla comunione della vostra razza! Voi, pur così giovani, avete trovato la vostra vera natura e il vostro destino. Figli miei, guardate dietro voi!” essi si voltarono, e videro gli adoratori del diavolo, sfavillanti come fossero avvolti in un velo di fiamme; un sorriso di benvenuto lampeggiò sinistramente su ogni volto. “Qui,” riprese quella oscura forma, “ci sono tutti coloro che avete venerato fin da bambini. Voi li avete considerati più santi di voi stessi, e siete rifuggiti dal peccato confrontandovi con la santità delle loro vite e le loro pie aspirazioni al cielo. Eppure eccoli qui, in questa assemblea di miei adoratori! Questa notte vi sarà consentito di conoscere le loro azioni segrete: come anziani della chiesa dalla barba grigia hanno sussurrato parole lascive alle orecchie delle giovani fantesche della loro casa; come molte donne, desiderose di indossare gli abiti del lutto, hanno dato ai loro mariti una pozione prima di andare a letto, facendogli dormire l’ultimo sonno sul loro petto; come giovani imberbi hanno avuto fretta di ereditare la ricchezza dei loro padri; come belle damigelle – non arrossite, mie care – hanno scavato piccole tombe in giardino, e mi hanno invitato, unico ospite, al funerale di un neonato. Grazie alla simpatia dei cuori umani per il peccato, sarete in grado di individuare tutti i luoghi – chiesa, camera da letto, strada, campi, o foresta – dove sia stato commesso un crimine, ed esulterete nel vedere che tutta la terra non è altro che una chiazza di peccato, un’enorme macchia di sangue. E ancora molto più di questo! Sarà vostro potere penetrare, in ogni cuore, il profondo mistero del peccato, la fontana di tutte le arti malefiche e che fornisce senza sosta più malvagi impulsi di quanti l’umana potenza – o la mia stessa potenza al suo culmine – possa mettere in atto. E ora, figli miei, guardatevi l’un l’altro.”

E così fecero: alla luce delle torce accese al fuoco dell’inferno, il misero uomo guardò la sua Fede, e la moglie suo marito, tremando davanti a quell’empio altare. “Guardate! Eccovi qui, figli miei.” disse la figura, con un tono di voce profondo e solenne, quasi triste, come se la sua natura angelica di un tempo potesse ancora dolersi per la nostra miserabile razza. “Avevate ancora sperato che, facendo affidamento l’uno sull’altro, la virtù non sarebbe stata solo un sogno! Ora l’inganno è svelato! Il male è la vera natura dell’umanità. Il male dovrà essere la vostra unica felicità. Benvenuti, di nuovo, figli miei, alla comunione della vostra razza!” “Benvenuti!” ripeterono gli adoratori del diavolo, in un unico grido di disperazione e trionfo.

E rimasero lì, l’unica coppia, si sarebbe detto, che ancora esitasse ai confini della malvagità, in questo buio mondo. Nella roccia era stata scavata una cavità dagli elementi naturali. Forse conteneva acqua arrossata da quella fosca luce? Oppure era sangue? O, per caso, una fiamma liquida? Lì dentro, la forma del Male immerse la mano e si preparò a imprimere il marchio del battesimo sulle loro fronti, affinché potessero essere partecipi del mistero del peccato e più consapevoli delle colpe segrete degli altri, sia in opere che in pensieri, di quanto lo fossero ora delle proprie. Il marito lanciò un’occhiata alla sua pallida moglie, e Fede a lui. Quali miserabili peccatori avrebbe rivelato l’un l’altro la prossima occhiata, tremando all’unisono per quello che avrebbero scoperto e per quello che avrebbero visto.

Fede! Fede!” gridò il marito. “Guarda al cielo e resisti al Maligno!” Non seppe mai se Fede gli ubbidì. Aveva appena finito di parlare, quando si trovò nel cuore di una notte calma e solitaria, mentre ascoltava il ruggito del vento, che moriva cupamente in lontananza attraverso la foresta. Si appoggiò barcollando alla roccia e la sentì fredda e umida, mentre un ramoscello penzolante, che era stato tutto una fiamma, gli spruzzò sulla guancia una gelida brina.


La mattina successiva, il giovane Goodman Brown arrivò lentamente nella strada del villaggio di Salem, guardandosi intorno del tutto frastornato. Il buon vecchio ministro che stava facendo una passeggiata lungo il cimitero, per stuzzicare l’appetito prima di colazione e preparare il suo sermone, impartì una benedizione, mentre passava, a Goodman Brown. Questi si ritrasse dal venerabile santo, come per evitare un anatema. Il vecchio diacono Gookin era intento ai riti domestici, e le sante parole della sua preghiera si udivano attraverso la finestra aperta. “Quale dio sta pregando, il vecchio stregone?” si chiese Goodman Brown. Goody Cloyse, quell’eccellente vecchia cristiana, se ne stava al primo sole, affacciata alla finestra, mentre catechizzava una ragazzina che le aveva portato una pinta di latte appena munto. Goodman Brown tirò via la bambina, come dalle grinfie del diavolo in persona. Svoltando l’angolo della chiesa, intravide la testa di Fede, con i suoi nastri rosa, che guardava ansiosamente fuori dalla porta e che al vederlo proruppe in una tale gioia che si mise a saltare lungo la strada e stava quasi per baciare il marito davanti all’intero villaggio. Ma Goodman Brown la guardò in faccia con uno sguardo severo e malinconico e passò oltre senza un saluto.


Forse Goodman Brown si era addormentato nella foresta e aveva solo fatto il terribile sogno di un sabba di streghe? Così sia, se vi pare. Ma, ahimè! Per il giovane Goodman Brown fu un sogno carico di cattivi presagi. Dopo la notte di quel sogno pauroso, divenne un uomo severo, triste, pieno di cupi pensieri, senza fiducia o addirittura disperato. La domenica, quando la congregazione cantava un inno sacro, egli non riusciva ad ascoltarlo, perché un anatema peccaminoso irrompeva fragoroso nelle sue orecchie e annullava quel canto benedetto. Quando il pastore, con la forza di una fervida eloquenza e con la mano sulla Bibbia aperta, parlava dal pulpito delle sacre verità della nostra religione, di vite virtuose e morti esemplari, di gioie o di indicibili miserie future, allora Goodman Brown impallidiva, temendo che il soffitto si abbattesse con fragore di tuono sul vecchio peccatore e i suoi ascoltatori.

Spesso, svegliandosi di colpo nel cuore della notte, egli si ritraeva dal seno di Fede; e al mattino, o al calar della sera, quando la famiglia si inginocchiava per pregare, egli si rabbuiava e borbottava tra sé e sé e guardando con severità la moglie, le girava le spalle. E dopo aver vissuto a lungo, fu portato alla sua tomba, grigio cadavere, seguito da Fede, ormai anziana, dai figli e dai nipoti, in ammirevole processione, oltre ai vicini, non pochi, ma non fu incisa alcuna parola di speranza sulla sua lapide, tanto era stata cupa e triste la sua ultima ora.


FINE

iSalem, nella contea di Essex, nel nord est del Massachusetts, a 26 km da Boston. Salem Village, ora noto come città di Danvers, era un piccolo insediamento nato nel 1636 per volontà delle autorità della vicina città di Salem (chiamata Salem Town per distinguerla dal villaggio). I primi anni del villaggio e della città di Salem furono oscurati da una forte intolleranza religiosa che sfociò nei processi per stregoneria del 1692.

iiGoodman Il termine nel suo significato originale, risalente al 13 secolo, stava ad indicare il capofamiglia. Da un punto di vista sociale, era usato per indicare persone di basso rango, ed equivale al nostro ‘compare’ - il termine Mister indicava persone di rango sociale più elevato, ma non nobili, comunque.

iii Old South Church a Boston, nel Massachusetts, è una storica congregazione della Chiesa Unita di Cristo organizzata per la prima volta nel 1669

ivUna distanza del genere poteva essere percorsa in così poco tempo solo con mezzi soprannaturali

vI puritani, che erano emigrati nel 1620 nuovo mondo alla ricerca della libertà religiosa, finirono per scagliarsi contro i loro confratelli quaccheri.

vi La guerra di re Filippo fu un conflitto fra i nativi americani, abitanti nel territorio dell'attuale Nuova Inghilterra, e i coloni inglesi, combattuto fra il 1675 e il 1678. Questa guerra - che fu tra le più sanguinose e costose della storia americana (circa un combattente su venti tra quelli coinvolti nello scontro rimase ucciso) - prese il nome dal più influente dei capi indiani, Metacomet, conosciuto dagli inglesi come re Filippo.

viiGoody è il corrispettivo femminile di Goodman e può essere tradotto con ‘comare.’

viii Nel capitolo 7 dell'Esodo , Dio mandò Mosè e Aronne dal Faraone ancora una volta, spiegando ad Aronne che quando il Faraone avrebbe chiesto un miracolo, egli avrebbe dovuto gettare a terra il proprio bastone, che sarebbe divenuto un serpente. Ciò fatto, gli incantatori del Faraone replicarono gettando i propri bastoni, e anche questi ultimi divennero serpenti, ma il bastone-serpente di Aronne li ingoiò tutti.

ixGoody (Sarah) Cloyse, Martha Corey e Martha Carrier furono fra le vittime della caccia alle streghe. Quest’ultima fu definita da Cotton Mather, uno degli ispiratori del processo di Salem, una ‘violenta megera’ e ‘regina dell’inferno,’ perché la donna rigettò con coraggio tutte le accuse e si rifiutò di sottomettersi alle autorità ecclesiastiche, le quali non esitarono a torturare due dei suoi figli per estorcergli una testimonianza contro la madre.

Memorandum. This rampant hag, Martha Carrier, was the person, of whom the confessions of the witches, and of her own children among the rest, agreed, that the Devil had promised her, she should be Queen of Hell” (Mather, 159).

Cotton Mather fu una figura centrale e contraddittoria del processo alle streghe, anche se non vi prese direttamente parte. Fu pastore, storico, naturalista, medico e scrittore prolifico. Criticò apertamente il commercio degli schiavi, ma incoraggiò la distruzione di massa dei nativi americani del New England. Sostenne la validità della così detta Spectral Evidence (bastava dire di aver sognato qualcuno fare opere di stregoneria perché valesse come prova d’accusa) e contemporaneamente incoraggiò la nuova pratica della vaiolizzazione, appresa da uno schiavo africano, contro il parere delle autorità ecclesiastiche. Anche se non vi partecipò personalmente, più tardi fu aspramente criticato per il suo appoggio ai processi alle streghe di Salem, che egli considerava necessari per preservare la teocrazia puritana in una comunità che vedeva sempre più interessata ai valori secolari, che si andava sempre più allontanando dai principi fondanti della colonia e dove le donne incominciavano ad avere un ruolo sempre meno subordinato.