sabato 17 dicembre 2016

Il Nuovo Acceleratore



Auguri di buone feste...
                       e buona lettura










Più veloce della luce


Il Nuovo Acceleratore (The New Accelerator) di H. G. Wells, fu pubblicato la prima volta nella rivista The Strand nel 1901. Ancora una volta lo scrittore affronta il tema del tempo. Nel 1895 aveva pubblicato La macchina del tempo (The Time Machine), in cui immaginava di poter viaggiare nel futuro grazie ad una prodigiosa macchina del tempo, appunto. In questo racconto, invece, le barriere temporali vengono infrante grazie ad un preparato chimico, che il suo inventore, il professor Gibberne, amico del narratore in prima persona che coincide con lo scrittore, battezza Nuovo Acceleratore. Wells, chimico egli stesso, sembra muoversi in un campo a lui più familiare e si diverte ad inventare uno pseudo prodotto, con tanto di etichette, confezione, rete di distribuzione e costo. 

 Il nuovo farmaco è stato inventato per renderci più adatti a questi “tempi frenetici" avendo la capacità accelerare migliaia di volte il nostro organismo “per un certo periodo dalla cima della testa alla punta dei piedi.” La conseguenza è che il mondo circostante sembra “congelato.” Come in un film al rallentatore, i fotogrammi si susseguono così lentamente che le persone sembrano grottesche statue di cera, mentre i protagonisti riescono a vivere in pochissimi secondi eventi che normalmente si svolgerebbero nel giro di qualche ora. L'unico effetto collaterale, una lieve accelerazione dell'invecchiamento, poca cosa rispetto ai vantaggi: “Immagina uno statista in una situazione difficile… O un medico che, in una situazione di estrema urgenza, voglia sedersi a sviscerare il caso.” L'autore è consapevole delle implicazioni etiche di questa invenzione: “...naturalmente, le imprese più notevoli e, eventualmente, perfino criminali possono essere commesse impunemente grazie a questo, per così dire, sgattaiolare tra gli interstizi del tempo.” Ma, quasi a rivendicare la neutralità della scienza, l'autore decide che “questa è squisitamente materia di giurisprudenza medica e del tutto fuori dalla nostra competenza. Produrremo e venderemo l'Acceleratore e in quanto alle conseguenze staremo a vedere.Quattro anni dopo Einstein pubblicherà la sua teoria della relatività.


↦Curiosità: Italo Svevo si ispirò al racconto di Wells per scrivere  
"Lo specifico del dottor Menghi" - un racconto di fantascienza pubblicato postumo da Mondadori nel volume “Saggi e Pagine Sparse” (1954). Il protagonista è infatti un medico che ricorre ad un'accelerazione del metabolismo per combattere l'invecchiamento e, forse, la morte.

↦Letture consigliate: Ho trovato un interessante saggio in formato PDF 
La relatività per tutti” di Martin Gardner - matematico, divulgatore scientifico ma anche illusionista e inventore di giochi matematici.




Il Nuovo Acceleratore

H.G. Wells, 1901

 



Se mai qualcuno ha trovato una ghinea mentre stava cercando uno spillo, di sicuro questo è il mio buon amico professor Gibberne. Ho già sentito di ricercatori che sono andati oltre ogni aspettativa, ma mai quanto lui. Lui ha veramente, almeno questa volta, senza nessuna esagerazione, trovato qualcosa che rivoluzionerà la vita degli uomini. E questo quando stava semplicemente cercando un generico stimolante nervoso per aiutare le persone apatiche a stare al passo con questi tempi frenetici. Ho provato quella sostanza diverse volte ormai e non posso fare niente di meglio se non descrivere gli effetti che ha avuto su di me. E' abbastanza chiaro che ci sono in serbo esperienze stupefacenti per tutti quelli alla ricerca di nuove sensazioni.

domenica 9 ottobre 2016

Uno strano origliare



Fantasmi a New York



Mentre nell'età vittoriana la ghost story era uno spazio per discutere liberamente delle ipocrisie del tempo, in particolare riguardo a sesso, razzismo, classismo e religione, per Algernon Henry Blackwood, (14 Marzo 1869 – 10 Dicembre 1951), le cui esperienze lo avevano lasciato profondamente impressionato dall'isolamento e dall'anonimato della vita nella città postindustriale, non c'era peccato più grande che avesse bisogno di essere esplorato della deumanizzazione urbana. Le sue ghost story seguono le vite di intellettuali marginalizzati con mediocri lavori che conducono vite solitarie confinati in squallidi appartamenti gestiti da avide padrone di casa. I fantasmi che li tormentano sono tutti morti a causa dell'isolamento, la marginalizzazione e la violenza del mercantilismo e del materialismo urbano, e quelli che tormentano sono tutte vittime inconsapevoli delle stesse forze.
Nel racconto Uno strano origliare (ACase of Eavesdropping, 1906 The Empty House and Other Ghost Stories) uno scrittore squattrinato che vive a New York in una squallida camera in quella che una volta era stata un'elegante residenza privata, riesce ad entrare suo malgrado in contatto con i fantasmi dell'antico proprietario distrutto dalla sua avidità e disonestà.

Il protagonista è quel Jim Shorthouse che avevamo già incontrato ne La casa vuota (The empty House vedi mio post del 25/02/13) che per carattere ed esperienze di vita può essere considerato un alter ego dello scrittore: irregolarità degli studi, vita errabonda in Europa ed America del nord (Stati Uniti e Canada) una molteplicità di mestieri, tra cui il giornalista, ma soprattutto l'esperienza di isolamento e violenza che aveva avuto a New York e che lo aveva gettato in uno stato di profonda prostrazione psicologica.




Uno strano origliare






Jim Shorthouse era quel tipo di persona che incasina sempre le cose. Tutto quello che veniva a contatto con le sue mani o la sua mente usciva fuori da tale contatto in uno stato di irrimediabile e inqualificabile caos. I suoi anni al college furono un caos: fu espulso due volte. Gli anni della scuola furono un caos: ne cambiò una mezza dozzina, e ogni volta che passava dall'una all'altra il suo carattere peggiorava e lo stato di caos aumentava. Gli anni della prima adolescenza furono caratterizzati da quella sorta di caos che libri e dizionari scrivono con la lettera maiuscola, e la sua infanzia, ahimè, fu l'incarnazione di un ululante, urlante, ruggente caos. 

giovedì 25 agosto 2016

I Tuggs a Ramsgate



Tutti al mare


TheTuggses at Ramsgate, è uno dei 56 sketch che compongono Sketches by "Boz," Illustrative of Every-day Life and Every-day People, pubblicato da Charles Dickens nel 1836.

Il racconto è una sorta di commedia tragicomica sulla famiglia Tuggs, onesti bottegai di Londra che improvvisamente entrano in possesso di una ricca eredità, evento che scatena le loro ridicole ambizioni sociali, in particolare quelle del figlio Simon, caricatura del dandy tardo romantico con la sua predilezione per il nero, l'ostentato amore per la natura e l'eccitabilità dei suoi nervi. Mentre il resto della famiglia - il padre Joseph Tuggs, la madre Mrs. Tuggs e la sorella Charlotte - condivide una 'confortevole' pinguedine, Simon, al contrario, è caratterizzato da un fisico mingherlino che nella sua esaltazione era “senza ombra di dubbio sintomo di una grande mente e di una disposizione romantica.
Ma è soprattutto la sua debolezza nervosa a scatenare gli eventi. Appena ricevuta la notizia dell'eredità, egli non trova niente di meglio da fare che svenire, per poi essere risvegliato con vigorosi spruzzi d'acqua. Da questo secondo battesimo egli riemergerà un umo nuovo, coinvolgendo il resto della famiglia nei suoi sogni di grandezza. Prima di tutto cambierà il proprio nome in Cymon, mentre la sorella sceglierà il più esotico Charlotta e i genitori il più modaiolo Ma e Pa. Ma la loro palingenesi sociale non si ferma qui, dopo aver chiuso l' attività, decidono di andar via da Londra per trascorrere le vacanze in una località all'altezza delle loro ambizioni. La scelta di Cymon cade su Ramsgate, cittadina balneare in voga da quando, già nella seconda metà del settecento, i bagni di mare erano diventati la scelta salutistica dell'aristocrazia, per poi trasformarsi, anche grazie alla ferrovia, in meta turistica della media borghesia.
Ed ecco i Tuggs, vestiti a nuovo, in viaggio sul vaporetto City of London Ramsgate, dove incontrano, e non per caso, il geloso e irascibile capitano Waters e la sua graziosa consorte Belinda, “con lunghi boccoli neri, grandi occhi neri, sottogonne corte, e squisite caviglie. Le sue languide occhiate al povero Cymon avranno un effetto devastante sui suoi fragili nervi: egli ne resta immediatamente soggiogato e scoprirà troppo tardi, e a spese del padre, di essersi avvicinato ad acque molto infide.
Il canovaccio della storia sembra anticipare una pochade di fine secolo, del resto lo stesso Dickens fa esplicito riferimento alla pantomima: Lo sgomentato Cymon si nascose dietro la tenda con una velocità da pantomima.
I personaggi sono caratterizzati dai loro tic e dalle loro debolezze, e per questo non c'è scampo al loro destino: gli sciocchi saranno puniti e i mascalzoni trionferanno. E Ramsgate è il palcoscenico ideale, con la sua folla di bagnanti perdigiorno, fatto di bambinaie e bambini; ma anche di ragazze da marito, madri intraprendenti e bellimbusti a caccia di dote; di guardoni col cannocchiale e giovani bagnanti nelle bathing-machine; di scaltre affittacamere e fiaccherai indolenti. Frith avrebbe potuto dipingere il suo famoso Ramsgate Sands (1852-54), solo basandosi sullo sketch di Dickens.
Ma la tela di Dickens è fatta di parole, e pertanto è il modo in cui usa la lingua a caratterizzare i personaggi. Ecco il grasso e sempliciotto Mr. Joseph Tuggs dire “srimps” invece di “shrimps,” immediatamente corretto dal solerte Cymon che si era dato l'incarico di correggere le cattive abitudini del padre, ma poi egli stesso, in preda all'ansia di calmare la gelosia del capitano Waters, si farà sfuggire ‘They ain’t worth your notice.’ tradendo la sua mediocre educazione. Il ritmo del racconto è caratterizzato da figure retoriche quali ripetizioni di frasi, parallelismi, elisioni; il tono generale è ironico, arricchito da iperboli e giochi di parole basati sull'uso di omonimi, non sempre facili da tradurre. Uno per tutto il termine 'fly' per indicare un tipo di vettura pubblica, ma Dickens non resiste alla tentazione di giocare anche con il significato di 'mosca' e 'volare' che il fonema contiene. E così, per terrorizzare il già terrorizzato Cymon, il capitano Waters si presenta in compagnia del suo amico, il tenente Sloughter, e cioè il tenente Ammazzatutti. Proprio come in una pantomima. Ma la figura retorica principale è certamente la coppia di omofoni che oppone il vecchio Simon al nuovo Cymon, un cambiamento solo apparente, perché il suono è lo stesso, e non basterà a nobilitare quello che nobile non è.


§ L'unica traduzione disponibile di tutta l'opera:
Il grande romanzo di Londra/ Charles Dickens 
Mattioli 1885 (collana Classici)
§ Utile strumento di consultazione questo elenco di personaggi in ordine alfabetico: Who's Who in Dickens  
   





I Tuggs a Ramsgate


Ramsgate Sands - William Powell Frith, 1852 to 1854


Tempo fa, in una stradina sulla riva del Surrey del Tamigi, a tre minuti di cammino dal vecchio ponte di Londra, viveva Mr. Joseph Tuggs – un ometto dalla faccia scura, capelli lucidi, occhi ammiccanti, gambe corte, e un corpo di considerevole spessore, se misurato dal bottone centrale della parte anteriore del suo panciotto fino ai bottoni ornamentali sulla parte posteriore. La figura dell'amabile Mrs.Tuggs, anche se non perfettamente proporzionata, era decisamente confortevole, e il fisico della sua unica figlia, la raffinata Miss Charlotte Tuggs, stava velocemente evolvendosi in quella condizione di rigogliosa pienezza che aveva incantato gli occhi e catturato il cuore di Mr. Tuggs in gioventù. Mr. Simon Tuggs, il suo unico figlio, e unico fratello di Miss Charlotte Tuggs, era diverso dal resto della famiglia sia per costituzione fisica che per forma mentale. Nel suo volto pensieroso c'era quell'allungamento e nelle sua gambe interessanti quella tendenza alla debolezza che sono senza ombra di dubbio sintomo di una grande mente e di una disposizione romantica. Anche i tratti più insignificanti della personalità di un tale individuo, suscitano un interesse non trascurabile nelle menti speculative. Di solito appariva in pubblico indossando scarpe bizzarre e calze di cotone nero, e risultava particolarmente affezionato ad un completo di seta nera, senza cravatta o ornamento di alcun genere.

venerdì 1 luglio 2016

Il cactus


Non c'è cactus senza spine...


The Cactus (Il cactus) è un breve racconto scritto da O. Henry* (pseudonimo di William Sidney Porter, 1862-1910) probabilmente nel 1882 e pubblicato nel suo ultimo libroWaifs and Strays’ nel 1917.
Il protagonista della storia, Trysdale, è un giovane uomo egoista arido e insensibile, che per la prima volta nella sua fatua vita deve ammettere la sconfitta: la giovane donna a cui “aveva chiesto di salire con lui sul suo piedistallo e di condividere la sua grandezza...si è appena sposata con un altro. Di ritorno dalla cerimonia insieme al fratello della sposa, nel suo appartamento da scapolo ripercorre con la mente le fasi del corteggiamento cercando di capire come mai lei “… così modesta (si disse), così infantile e devota, e (avrebbe giurato una volta) così sincera,” si fosse improvvisamente allontanata da lui proprio nel momento in cui credeva di averla conquistata. Solo alla fine, grazie ad un raffinato coup de theatre che sa tanto di contrappasso, si renderà conto che la risposta era sempre stata lì, sotto i suoi occhi.
Interessante la tecnica narrativa di questo breve racconto, che sembra anticipare inconsapevolmente le istanze del modernismo novecentesco, in particolare il trattamento del tempo narrativo che mette in contrapposizione il tempo esteriore, che qui coincide con il tempo reale in quanto scandito dai dialoghi, con il tempo interiore. Fedele al postulato iniziale secondo cui “La cosa più notevole del Tempo è che sia così puramente relativo,” la parte centrale del racconto è un lungo flash back del protagonista riportato in terza persona da un narratore onnisciente. Nel breve spazio di tempo che Trysdale impiega a togliersi i guanti, gli passa davanti agli occhi tutta una vita ed è costretto, per la prima volta, a prendere atto dei suoi macroscopici limiti.

*Per un analisi iù approfondita dell'autore e del suo stile consiglio di leggere il mio post Il riscatto di Capo Rosso.
 

Utile lettura su You Tube, che da contemporaneamente il testo del racconto.



Il cactus

di

O. HENRY


Epiphyllum anguliger (as Phyllocactus darrahii)

La cosa più notevole del Tempo è che sia così puramente relativo. E' opinione comune che all'uomo che annega venga concessa una gran quantità di ricordi, e non è incredibile che si possa rivivere un intero corteggiamento mentre ci togliamo i guanti.

lunedì 13 giugno 2016

Il bambino rapito dalle fate


Una favola nera





Il bambino rapito dalle fate (The Child that went with the Fairies), di Joseph Sheridan Le Fanu, fu dapprima pubblicato in forma anonima nella rivista settimanale di Dickens All the Year Round nel 1869-1870. La storia fu poi inclusa da M.R. James nella raccolta 'Madam Crowl's Ghost and Other Tales of Mystery', (G. Bell & Sons, 1923).
Ancora una volta Le Fanu trae ispirazione dal folklore e dalla storia irlandese. Il racconto si apre con la descrizione di un paesaggio aspro e desolato, che, nel 1689, era stato la scena dell'ultima, disperata rivolta contro gli inglesi, finita in un bagno di sangue che aveva decimato e messo in fuga il fior fiore dell'aristocrazia irlandese e lasciato il paese in una misera così nera che nel 1729 Jonathan Swift scrisse il pmaphlet satirico A Modest Proposal per denunciare le condizioni di vita della sua gente, suggerendo come soluzione paradossale quella di vendere i bambini poveri ai ricchi proprietari anglo-irlandesi come carne da mangiare, dopo averli debitamente ingrassati. La satira scatenò le ire dei moralisti e degli ipocriti, che preferirono attaccare Swift piuttosto che ammettere una scomoda verità, e cioè che i bambini irlandesi erano falcidiati dalla malnutrizione, come pure era molto alta era la percentuale di bambini rachitici e malaticci, che la povera gente giustificava con la fiaba consolatoria dei changeligs, creature malate e deformi che le fate mettevano al posto dei bambini sani e belli. E questo racconto si può considerare una variazione sul tema.
I protagonisti sono la vedova Mary Ryan, “Povera in una terra di povertà,” e i suoi quattro figli. La famigliola vive in una misera capanna ai piedi del Lisnavoura “La misteriosa collinetta della 'brava gente' “ come venivano comunemente chiamati fate ed elfi. E contro i loro malefici la povera donna ha adoperato tutti i rimedi della tradizione, dall'acqua santa ai ferri di cavallo. Ma invano, un pomeriggio, al calar del sole, Billy, il bambino più piccolo con i capelli biondi e grandi occhi azzurri…. ragazzo molto bello…. aveva i colori luminosi della salute e lo sguardo di una schietta semplicità che non appartiene ai ragazzini di città della stessa età,attira l'attenzione di una misteriosa principessa in viaggio nella sua carrozza di antica foggia... tutta un luccichio di colori, dorati e sgargianti.La principessa è accompagnata da un'inquietante dama di compagnia, una donna nera che indossa un turbante multicolore e il cui viso scarno rassomiglia ad un teschio, e che ricomparirà brevemente anche nella Carmilla. Quando la principessa, con i suoi modi suadenti, convince Billy a salire in carrozza, la dama nera “... prese il ricco fazzoletto di seta e oro che teneva tra le dita e se lo portò alle labbra e sembrò spingerlo quasi tutto nella sua grande bocca… per soffocare le risate...a suggerire, forse, una famelicità di tipo sessuale. La carrozza, diretta verso il Lisnavoura, sparisce in un misterioso turbine di polvere e i suoi familiari non rivedranno più il piccolo Billy. Solo i fratellini più piccoli vedranno, in più occasioni, “il faccino di Billy spiarli dalla porta con un'espressione maliziosa,” Egli ha ormai perso l'antica ingenuità, e quando i fratellini corrono ad abbracciarlo, sparisce con un sorriso beffardo. E' come sospeso fra due mondi, e questa contraddizione alla fine lo consumerà. Nell'ultima apparizione ormai non è che un pallido ectoplasma “... a piedi scalzi e lacero, e aveva un aspetto pallido e affamato.Di lui non resterà nemmeno una tomba a ricordarlo, se non l'ombra cupa del Lisnavoura.


Curiosità:
Il mito del changeling è presente anche nel folklore italiano. Nel 1902 Luigi Pirandello scrisse la novella Il figlio cambiato, da cui trasse La favola del figlio cambiato, una composizione favolistica del 1932 rappresentata per la prima volta con la musica di Gian Francesco Malipiero nel gennaio del 1934 a Braunschweig.
Changeling è un film del 2008 diretto da Clint Eastwood e interpretato da Angelina Jolie, ambientato nella Los Angeles degli anni '20.



Il bambino rapito dalle fate
di
Joseph Sheridan Le Fanu



 Thatched Cottage, 1880 - Van Gogh



A est della vecchia città di Limerick, a circa dieci miglia irlandesi sotto la catena montuosa conosciuta col nome di Slieveelim hills, famose per ave offerto riparo tra le loro rocce e gole a Sarsfield* quando le attraversò durante la sua coraggiosa calata contro i cannoni e le munizioni di re Guglielmo, che stavano per raggiungere l'esercito assediante, corre una strada molto vecchia e stretta. Questa connette la strada da Limerick a Tipperary con la vecchia strada da Limerick a Dublino, e si snoda lungo paludi e pascoli, colline e gole, villaggi dai tetti di paglia e castelli senza tetto, per circa venti miglia.
Costeggiando le aspre montagne di cui vi ho parlato, in un tratto diventa singolarmente solitaria. Per più di tre miglia irlandesi attraversa un'area abbandonata. Alla sua sinistra, andando verso nord, si stende una vasta palude nera, dalla superficie piana come un lago e delimitata da un bosco ceduo, mentre a destra si erge una frastagliata catena montuosa, ricoperta dalla brughiera, percorsa da strisce di roccia grigia che ricordano il profilo aggressivo e irregolare di una fortificazione, e attraversata da numerosi crepacci, che qui e là diventano delle gole rocciose e alberate, che si allargano man mano che si avvicinano alla strada. Un misero pascolo, dove qua e là brucavano poche pecore o qualche vacca, fiancheggiava questa strada solitaria per alcune miglia, e all'ombra di una collinetta e di due o tre grandi frassini, c'era, non molti anni fa, il piccolo cottage di una vedova chiamata Mary Ryan. 

mercoledì 27 aprile 2016

Mr. Skelmersdale nel paese delle fate


Uno straniero in paradiso


Pubblicato nel 1903, Mr. Skelmersdale nel paese delle fate (Mr. Skelmersdale in Fairyland) è un'insolita incursione di H. G. Wells, padre della moderna fantascienza, nel paese incantato delle fate. Protagonista della magica avventura è un giovane aiuto droghiere, Mr. Skelmersdale appunto, la cui unica aspirazione è quella di possedere un negozietto tutto suo e sposare la sua capricciosa fidanzatina Millie, che lui prosaicamente definisce molto rispettabile.” Ma in una magica notte di mezza estate, dopo un futile litigio con la fidanzata, Mr. Skelmersdale vaga senza meta sulla collina che domina il paesaggio del piccolo villaggio e che altro non è che una di quelle antiche sepolture preistoriche, che con le loro gallerie e camere funerarie, sono probabilmente all'origine delle leggende sul 'piccolo popolo'. E qui, il nostro Endimione1 in dodicesimo, attira l'attenzione della regina delle fate, che se ne innamora e lo fa trasportare nel paese delle fate, un mondo iperuranio dove il cielo e le stelle non si vedono:
Quando si svegliò, si trovò sul più morbido tappeto erboso su cui avesse mai dormito prima e sotto l'ombra di alberi scurissimi che nascondevano completamente il cielo. Infatti, nel paese delle fate, così pare, il cielo è sempre nascosto… Ma nonostante tutto, sotto quegli alberi c'era luce, e sulle foglie e tra la zolla erbosa brillava una moltitudine di lucciole, belle e splendenti.
 E' un mondo incantato pieno di creature meravigliose che trascorrono il loro tempo a giocare e amoreggiare. A governarli è la bellissima e dolcissima regina delle fate, un mix incantevole di innocenza e sensualità:
Indossava un abito verde trasparente, e intorno al suo vitino c'era un'ampia cintura d'argento… Il mento e le guance e la gola avevano i lineamenti dolci di un bambino.”
Ma Mr. Skelmersdale ricorda soprattutto il modo in cui si muoveva.
 Se per i vittoriani la riscoperta delle fiabe popolari, e in particolare del mondo delle fate e degli elfi, come nel recupero del folklore irlandese ad opera del poeta Yeats, significa fuggire dal materialismo trionfante dell'era industriale, in questo piccolo racconto il mondo delle fate è un giardino dell'Eden dove elfi e fate amoreggiano in allegria e la regina delle fate rapisce e seduce il povero Mr. Skelmersdale, facendosi gioco del puritanismo vittoriano che con il suo rigido e ipocrita codice morale, le sue crinoline e cuffiette, mortificava la donna non solo da un punto di vista etico-sociale, ma anche e soprattutto fisico.
Ma Mr. Skelmersdale è così prigioniero dei suoi pregiudizi che è assolutamente incapace di cedere al desiderio e solo troppo tardi, quando la regina delle fate lo rimanderà al suo piccolo mondo, si renderà conto di essersi innamorato anche lui e di dover vivere per sempre con il rimpianto di ciò che ha perduto.


Libri cosigliati: 
                   
I Racconti delle fate
Traduzione dal francese di Carlo Collodi
Biblioteca Adelphi
1976, 4ª ediz., pp. XX-308 , 12 tavv.












Se preferite, ecco il link per una bella edizione in PDF




Mr. Skelmersdale nel paese delle fate

di
H.G. Wells

Arhur Rackham - Comus

C'è un uomo in quel negozio,” disse il dottore, “che è stato nel paese delle fate.”
Sciocchezze!” dissi, e voltai la testa per dare un'occhiata al negozio. Era il solito negozio di campagna con l'ufficio postale, il filo del telegrafo sulla facciata, padelle di zinco e spazzole all'esterno, stivali, stoffa per camicie e carne in barattolo in vetrina.
Mi racconti tutto,” dissi dopo una pausa.
Io non so niente,” disse il dottore. “E' uno zoticone qualunque – si chiama Skelmersdale. Ma tutti quanti qui in giro ci credono come se fosse la Bibbia.”
Dopo un po' ritornai sull'argomento.
Non ne so niente,” disse il dottore, “e non VOGLIO saperne niente. L'ho curato per un dito rotto – partita di cricket sposati contro scapoli – ed è stato allora che ho saputo di questa sciocchezza. Questo è tutto. Ma questo le fa capire con che sorta di gente ho a che fare, almeno, eh? E' un piacere inculcare idee moderne sull'igiene a gente come questa!”