giovedì 18 marzo 2021

Zoo interplanetario

 


Punti di vista





Edward Dentinger Hoch (1930 –2008) è stato uno scrittore statunitense di romanzi gialli e di fantascienza. Fu autore estremamente prolifico (scrisse circa 900 racconti brevi) e particolarmente portato a racconti di "crimini impossibili", nei quali tutte le apparenze del crimine (in genere un omicidio), non avrebbe potuto essere commesso affatto, inventando originali varianti del ‘crimine della porta chiusa.’

Fra i suoi racconti di fantascienza Zoo (Zoo interplanetario) è sicuramente il più conosciuto e antologizzato.

La storia si compone di due parti a ‘specchio.’ Nella prima si narra dell’arrivo annuale sulla Terra dello zoo interplanetario del sedicente professor Hugo, in visita alle più importanti città con il suo show di creature extraterrestri, da mostrare al modico prezzo di un dollaro. Esseri dall’apparenza mostruosa, esposti all’attenzione morbosa di grandi e piccoli dentro rassicuranti gabbie. Uno spettacolo itinerante, nella tradizione dei ‘freaks of nature,’ proiettato nel futuro, come suggeriscono anche l’abbigliamento circense del professore e il suo linguaggio da imbonitore. O almeno così sembrerebbe.


La prospettiva cambia quando il set si sposta sul pianeta Kaan, la casa dei ragni-cavalli, l’attrazione che quest’anno il professor Hugo ha portato in giro per ben otto pianeti. E grazie al geniale coup de théâtre finale, la situazione viene rovesciata e ci troviamo a guardare la storia da tutt’altra prospettiva. L’autore, con la sua garbata ironia, ci fa riflettere sui nostri pregiudizi e la nostra superficialità, che possono essere sfruttati da abili manipolatori come il professor Hugo, capaci di distorcere la realtà a loro vantaggio.



👾Per la versione bilingue corredata da esercizi vi rimando al mio blog Time for Tales: i racconti di Aracne





"Zoo interplanetario"

di: Edward D. Hoch





Ad agosto, i bambini erano solitamente buoni, specialmente quando iniziava ad avvicinarsi il ventitré del mese. Era questo il giorno in cui la grande nave spaziale d’argento che trasportava lo zoo interplanetario del professor Hugo atterrava nell’area di Chicago per la sua visita annuale di sei ore.

Già prima dell’alba iniziavano a radunarsi grandi folle, in lunghe file di adulti e bambini, ciascuno stringendo in mano il suo bravo dollaro, nella spasmodica attesa di vedere che razza di strane creature il professore avrebbe portato quest’anno. In passato erano stati a volte intrattenuti con le creature a tre gambe di Venere, o gli uomini alti e sottili di Marte, o perfino orrori dalle forme serpentine da qualche luogo ancora più remoto. Quest’anno, quando la grande nave tondeggiante atterrò lentamente nell’immensa area di parcheggio trimetropolitana appena fuori Chicago, tutti guardarono con sgomento verso le fiancate che si stavano sollevando lentamente per rivelare le familiari gabbie a sbarre.

 


Dentro c’erano alcune bizzarre creature da incubo – piccoli animali simili ad un cavallo che si muovevano con un’andatura veloce e a scatti e che chiacchieravano senza sosta in una lingua dai toni acuti. I cittadini della Terra si accalcarono tutto intorno mentre l’equipaggio del dottor Hugo raccoglieva i dollari in attesa e subito dopo il buon professore in persona fece la sua comparsa, indossando il suo mantello dai colori dell’arcobaleno e il cappello a cilindro. “Gente della Terra,” esclamò nel microfono. Il rumore della folla cessò e lui continuò. “Gente della Terra, quest’anno avete la possibilità di ammirare una vera rarità in cambio di un solo dollaro – la semi-sconosciuta popolazione di ragni-cavallo del pianeta Kaan – portati fin qui con grande dispendio attraverso milioni di miglia di spazio. Avvicinatevi, osservateli, studiateli, ascoltateli, parlatene ai vostri amici. Ma affrettatevi! La mia nave può restare qui solo sei ore!” E la folla sfilò lentamente, allo stesso tempo terrorizzata e affascinata da quelle strane creature che sembravano cavalli ma correvano lungo le pareti delle loro gabbie come ragni.


Questo vale di sicuro un dollaro,” commentò un uomo, correndo via. “Sto andando a casa a prendere mia moglie.” Andò in questo modo per tutto il giorno, fino a che diecimila persone ebbero sfilato davanti alle gabbie a sbarre sistemate nei fianchi della nave. Poi, scaduto il limite delle sei ore, il professor Hugo prese di nuovo in mano il microfono. “Ora dobbiamo andare, ma ritorneremo lo stesso giorno il prossimo anno. E se vi è piaciuto il nostro zoo di quest’anno, telefonate ai vostri amici nelle altre città. Domani atterreremo a New York, e la prossima settimana a Londra, Parigi, Roma, Hong Kong e Tokyo. E poi, via verso altri mondi!” Salutò agitando le mani e mentre la nave si sollevava dal terreno, i terrestri furono concordi nell’affermare che questo era stato il migliore di tutti gli zoo che avevano visto…



Circa due mesi e tre pianeti dopo, la nave d’argento del professor Hugo atterrò finalmente tra le familiari rocce seghettate di Kaan e gli strani ragni-cavalli filarono velocemente fuori dalle loro gabbie. Il professor Hugo stava lì per pronunciare qualche parola di commiato e poi quelle strane creature schizzarono via in cento direzioni diverse, a cercare le loro case tra le rocce. In una di quelle, la creatura-lei fu felice di vere ritornare il suo compagno e il suo piccolo. Farfugliò un saluto nella loro strana lingua e corse ad abbracciarli. “Siete stati via per tanto tempo. E’ stato bello?” E la creatura-lui annuì. “Il piccolo si è divertito tantissimo. Abbiamo visitato otto mondi e visto tante cose.” Il piccolo corse su per la parete della caverna. “Nel posto chiamato Terra è stato il meglio di tutti. Le creature che vivono lì indossano indumenti sulla pelle, e camminano su due gambe.” “Ma non è pericoloso?” chiese la creatura-lei. “No,” rispose il suo compagno. “Ci sono le sbarre per proteggerci da loro. Noi rimaniamo sempre nella nave. La prossima volta devi venire con noi. Vale tutti i diciannove commocs che costa.” E il piccolo annuì. “E’ stato il miglior zoo che abbia mai visto...”


Fine


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