sabato 20 novembre 2021

Un cavaliere nel cielo


Le guerre civili sono peggiori delle altre guerre, in quanto ci mettono ognuno in vedetta nella nostra stessa casa.

Michel de Montaigne, Saggi, 1580/95



Un cavaliere nel cielo (A Horseman in the Sky) è un racconto breve di Ambrose Bierce (1842 – circa 1914). La storia si svolge nelle primissime fasi della guerra civile americana (1861-1865), a cui l’autore prese parte prima come soldato semplice, poi come cartografo.

Protagonista della vicenda è il giovane soldato unionista Carter Druse, unico rampollo di una ricca famiglia della Virginia occidentale. Lo troviamo disteso in un boschetto di alloro, in cima ad uno strapiombo, profondamente addormentato durante il suo turno di guardia, un atto di fellonia che potrebbe costargli la vita. Suo compito è quello di controllare la valle sottostante, dove sono accampati cinque reggimenti dell’Unione. I suoi ordini sono quelli di impedire che un esploratore dell’esercito confederato scopra il loro nascondiglio. Il luogo non è lontano dalla sua casa natia, che aveva abbandonato solo pochi mesi prima per unirsi all’esercito unionista, mentre la Virginia faceva parte degli stati confederati. Durante un gelido addio, il padre, pur definendolo un traditore, lo aveva tuttavia esortato a compiere il suo dovere fino in fondo.

Svegliatosi all’improvviso, il giovane è sopraffatto dalla visione di un maestoso cavaliere che, dall’alto del dirupo, sta osservando la valle sottostante. Ma lo stupore lascia ben presto il posto allo sgomento, quando il cavaliere girerà la faccia verso di lui, pur senza vederlo. Il cuore gli viene meno, ma ricordando le parole del padre: Bene, signore, andate e qualunque cosa accada, fate quello che credete sia il vostro dovere.alla fine il senso del dovere avrà la meglio sui sentimenti.

Il racconto fu pubblicato nel 1889 sull’edizione domenicale di The Examiner, a San Francisco, con il titolo di The Horseman in the Sky. Bierce rivedrà la storia per la sua più famosa raccolta di racconti Tales of Soldiers and Civilians, 1891, cambiando il titolo in A Horseman in the Sky, ma non sarà l’unica differenza.

Nella prima versione della storia, Druse, di fronte ad una scelta impossibile tra l’attaccamento al dovere e l’amore filiale, perde la ragione. Nella stesura definitiva, si assiste ad una sorta di finale aperto, dove, apparentemente, il dissidio morale del giovane soldato viene superato con il senso del dovere verso la patria e la lealtà verso i propri commilitoni, supportato proprio dalle parole paterne che suonano come una sorta di viatico per il figlio e, forse, anche per sé stesso.


🎵Dedicato alla sua terra, lo stato del West Virginia, la nostalgica ballata di John Denver: Take Me Home, Country Roads.




Un cavaliere nel cielo

di  

Ambrose Bierce

 
National Parks of Southern West Virginia


I

In un assolato pomeriggio autunnale del 1861, un soldato giaceva disteso in una macchia di alloro, sul lato di una strada nella Virginia occidentalei. Era lungo disteso sullo stomaco, con i piedi appoggiati sulla punta delle dita e la testa sull’avambraccio sinistro. La mano destra, protesa, stringeva a malapena il fucile. Se non fosse stato per la disposizione in qualche modo metodica delle membra e il lieve movimento ritmico della scatola per le cartucce sul retro della cintura, avrebbe potuto essere considerato morto. Si era addormentato sul suo posto di guardia. Ma se lo avessero coperto, sarebbe morto poco dopo, essendo la morte la pena giusta e legittima per il suo crimine.

William Scott - The Sleeping Sentinel

 

La macchia di alloro in cui il criminale giaceva si trovava all’angolo di una strada che, dopo essere risalita verso sud fino a quel punto lungo un pendio scosceso, svoltava bruscamente verso ovest, correndo lungo la sommità per circa un centinaio di metri. Là svoltava di nuovo verso sud e scendeva a zig-zag attraverso la foresta. Al saliente del secondo angolo c’era un’ampia roccia piatta, che si protendeva verso nord e  sovrastava la profonda vallata da cui risaliva la strada. La roccia si trovava sulla cima di un’ampia scarpata, una pietra caduta dal suo bordo esterno sarebbe caduta a precipizio per trecento di metri fino alla cima dei pini. L’angolo dove giaceva il soldato era un altro sperone della sessa rupe. Se fosse stato sveglio avrebbe dominato la veduta non solo del breve tratto di strada e della roccia sporgente, ma dell’intero profilo della scarpata sottostante. Quella vista avrebbe anche potuto dargli le vertigini.

Il paesaggio era completamente ricoperto da alberi eccetto sulla parte settentrionale del fondovalle, dove c’era un piccolo prato naturale attraversato da un ruscello a malapena visibile dal bordo della valle. Questa radura sembrava poco più grande di un comune cortile di casa, ma in realtà si estendeva per diversi acri. Il suo verde era più vivido di quello della foresta circostante. Al di là di questo spazio, si innalzava una catena di rupi gigantesche, simili a quelle su cui dovremmo trovarci per osservare questa scena selvaggia e attraverso cui la strada era riuscita ad arrampicarsi fino in cima. La configurazione della valle, infatti, era tale che da questo punto di osservazione sembrava completamente chiusa e non si poteva fare a meno di chiedersi come la strada, che aveva trovato il modo per uscirne fuori, fosse riuscita ad entrarvi e da dove provenissero e dove andassero le acque del ruscello che scorreva nel bel mezzo del prato oltre cento metri più in basso.

Non c’è regione abbastanza aspra e selvaggia da impedire agli uomini di farne un teatro di guerra. Nascosti nella foresta in fondo a quella trappola militare per topi, in cui una cinquantina di uomini impadronitisi delle vie di uscita avrebbero potuto prendere per fame un intero esercito, erano accampati cinque reggimenti della fanteria federale. Avevano marciato per tutto il giorno e la notte precedenti e stavano riposando. Al calare della notte avrebbero ripreso la strada, si sarebbero arrampicati fino al posto dove adesso dormiva la loro infedele sentinella e, scendendo lungo l’altro crinale della catena, intorno alla mezzanotte sarebbero piombati sul nemico. Speravano nella sorpresa, perché la strada conduceva alle spalle dell’accampamento. In caso di fallimento, la loro posizione sarebbe stata estremamente pericolosa, e avrebbero fallito di sicuro se un incidente o le sentinelle avessero rivelato i loro movimenti al nemico.



II

La sentinella che dormiva nella macchia di alloro era un giovane virginiano di nome Carter Druse. Era figlio di genitori benestanti, un figlio unico, e aveva conosciuto tutto l’agio, la buona educazione e la raffinatezza che la ricchezza e il buon gusto erano in grado di garantire nella regione montuosa della Virginia occidentale. La sua casa era soltanto a pochi chilometri da dove si trovava adesso. Un mattino si era alzato dal tavolo della colazione e aveva detto, con tono calmo ma estremamente serio: “Padre, un reggimento dell’unione è arrivato a Grafton. Sto andando lì per arruolarmi.”

Il padre sollevò la testa leonina, per un attimo guardò il figlio senza parlare, poi rispose: “Bene, signore, andate e qualunque cosa accada, fate quello che credete sia il vostro dovere. La Virginia, per cui siete un traditore, dovrà fare senza di voi. Se entrambi vivremo fino alla fine della guerra, avremo modo di approfondire il discorso. Vostra madre, come vi ha informato il medico, è in condizioni estremamente critiche. Nel migliore dei casi, non resterà con noi più di qualche settimana, ma questo tempo è prezioso. Sarebbe meglio non disturbarla.”

Così Carter Druse, inchinandosi rispettosamente verso suo padre, che restituì il saluto con una magnanima cortesia che mascherava un cuore a pezzi, lasciò la casa della sua infanzia per andare soldato. Grazie allo scrupolo e al coraggio, grazie agli atti di attaccamento al dovere e di ardimento, si fece subito apprezzare dai suoi commilitoni e dagli ufficiali, e fu grazie a queste qualità e ad una certa conoscenza del territorio che fu scelto per il suo attuale pericoloso incarico su quell’estremo avamposto. Tuttavia, la stanchezza aveva prevalso sulla volontà e si era addormentato. Chi può dire se fu un angelo del bene o del male a venirgli in sogno e a svegliarlo dalla sua colpevole condizione.

Senza un movimento, senza un suono, nel profondo silenzio e nel languore del tardo pomeriggio, un invisibile messaggero del fato sfiorò gli occhi della sua coscienza togliendone i sigilli – sussurrò nelle orecchie dello spirito la misteriosa parola del risveglio che mai labbra umane hanno pronunciato, né memoria d’uomo ha mai ricordato. Il soldato sollevò lentamente la fronte dal braccio e guardò attraverso la cortina dei rami di alloro, chiudendo istintivamente la mano destra sul calcio del fucile.

La sua prima reazione fu quella di un profondo piacere estetico. Su di un colossale piedistallo, lo strapiombo, immobile all’estremo limite della roccia sovrastante e nettamente stagliato contro il cielo, c’era una statua equestre di impressionante dignità. La figura di un uomo sedeva sulla figura di un cavallo, dritto e marziale, ma con la compostezza di un dio greco scolpito nel marmo che ne limita ogni suggestione di movimento. La divisa grigia si armonizzava con lo sfondo del cielo, il metallo dell’equipaggiamento e dei finimenti era addolcito e attutito dall’ombra, il manto dell’animale non aveva punti di particolare luminosità.

Una carabina, che si presentava con un’insolita angolatura, era appoggiata di traverso al pomello della sella, tenuta ferma dalla mano destra che la afferrava all’impugnatura; la mano sinistra, che reggeva le redini, era invisibile. Di profilo contro il cielo, la sagoma del cavallo era tagliata con la nettezza di un cammeo, lo sguardo dell’animale attraversava l’alto etere fino ai dirupi che si ergevano in lontananza sul lato opposto. La faccia del cavaliere, leggermente girata di lato, mostrava solamente il profilo di una tempia e della barba; stava guardando giù al fondo della valle. Ingigantito dal suo ergersi contro il cielo e dalla percezione del soldato che attestava la pericolosità di un nemico così vicino, il gruppo sembrava avere una dimensione eroica, quasi colossale.

Per un istante, Druse ebbe la strana indefinita sensazione che avesse dormito fino alla fine della guerra e che stesse guardando una nobile opera d’arte innalzata su quella vetta per commemorare le imprese di un eroico passato in cui egli aveva avuto un ruolo inglorioso. La sensazione fu dissipata da un lieve movimento del gruppo: il cavallo, senza muovere le zampe, aveva leggermente tirato indietro il corpo dall’orlo del precipizio, l’uomo rimase immobile come prima. Completamente sveglio e perfettamente consapevole del significato della situazione, Druse allora avvicinò alla guancia il calcio del fucile spingendo cautamente la canna in avanti attraverso i cespugli, alzò il cane e, guardando attraverso il mirino, mise a fuoco un punto vitale nel petto del cavaliere. Una leggera pressione sul grilletto e tutto si sarebbe concluso bene per Carter Druse. In quel preciso momento il cavaliere girò la faccia e guardò nella direzione del suo nemico nascosto – sembrò che lo guardasse dritto in faccia, negli occhi, nel suo impavido compassionevole cuore.

E’ dunque così terribile uccidere un nemico in guerra – un nemico che ha scoperto un segreto vitale per la salvezza propria e dei propri commilitoni – un nemico più formidabile per ciò che sa di quanto non lo siano i numeri di tutto il suo esercito? Carter Druse impallidì, tremò in ogni parte del corpo, perse le forze e il gruppo statuario davanti a lui si trasformò in nere sagome che si sollevavano, ricadevano, si muovevano in confusamente formando dei semicerchi in un cielo di fuoco. La mano cadde lontano dall’arma, la testa andò giù lentamente finché la faccia affondò nelle foglie su cui era disteso. Questo coraggioso gentiluomo e intrepido soldato era prossimo a svenire per l’intensità delle sue emozioni.

Non durò a lungo, in un attimo sollevò la faccia da terra, le mani ripresero il loro posto sul fucile, il dito indice cercò il grilletto; mente, cuore ed occhi erano nitidi, la coscienza e la ragione affidabili. Non aveva speranza di catturare il nemico, metterlo in allarme sarebbe servito solo a mandarlo di corsa al suo accampamento con quelle informazioni fatali. Il dovere del soldato era chiaro: l’uomo doveva essere colpito a morte nell’imboscata – doveva essere chiamato alla resa dei conti senza avviso, senza un momento di preparazione spirituale, senza neanche una muta preghiera. Ma no, c’è una speranza: forse non ha scoperto niente, forse sta solo ammirando la sublime bellezza del paesaggio.

Se gli fosse consentito, potrebbe girare il cavallo e andarsene tranquillamente da dove era venuto. Sicuramente, al momento della sua ritirata sarà possibile capire quello che sa. Forse la fissità della sua attenzione… Druse voltò la testa e guardò in basso attraverso la profondità dell’aria, come dalla superficie fino al fondo di un mare traslucido. E vide procedere lentamente, attraverso il verde del prato, una linea sinuosa di sagome di uomini e cavalli – qualche stupido comandante aveva permesso ai soldati della sua scorta di abbeverare le loro bestie nella radura, in piena vista da un dozzina di vette!

Druse distolse gli occhi dalla valle e li fissò di nuovo sul gruppo dell’uomo e del cavallo, e di nuovo attraverso il mirino del fucile. Ma questa volta mirò al cavallo. Nella sua memoria, come se fossero un mandato divino, risuonavano le parole di suo padre quando si erano salutati: “Qualunque cosa accada, fate quello che ritenete sia il vostro dovere.” Adesso era calmo. I denti erano serrati ma non digrignati, i nervi erano calmi come quelli di un bimbo addormentato – non un tremore percorreva i muscoli del suo corpo; il respiro, finché non lo sospese per prendere la mira, era regolare e lento. Il senso del dovere aveva vinto; lo spirito aveva detto al corpo: “Calma, stai tranquillo.” Fece fuoco.



III

Un ufficiale dell’esercito federale che, per spirito di avventura o alla ricerca di informazioni, aveva lasciato il bivacco nascosto nella valle e aveva proceduto senza una meta precisa fino al confine inferiore di una piccola radura vicino alla base del dirupo, stava decidendo cosa avesse da guadagnare spingendosi oltre nella sua esplorazione. Lontano un quarto di miglio di fronte a lui, ma apparentemente ad un tiro di schioppo, si ergeva, al di sopra dei pini, la gigantesca parete rocciosa, che torreggiava ad una tale altezza su di lui da fargli venire le vertigini quando guardò in alto, proprio dove il suo bordo formava una linea netta e frastagliata contro il cielo.

Presentava un netto profilo verticale contro lo sfondo di un cielo azzurro fino alla metà della sua altezza, e di colline lontane, solo un po’ meno azzurre, da lì fino alla cima degli alberi alla sua base. Sollevando gli occhi fino all’altezza vertiginosa della vetta, l’ufficiale vide uno spettacolo incredibile: un uomo a cavallo che scendeva giù nella valle galoppando attraverso l’aria!

Il cavaliere sedeva dritto, in posa militaresca, saldamente seduto in sella, stringendo le redini con fermezza per trattenere il suo destriero da uno slancio troppo impetuoso. I lunghi capelli fluttuavano verso l’alto sulla testa scoperta, ondeggiando come un pennacchio. Le mani erano nascoste nella nuvola della criniera svolazzante del cavallo. Il corpo dell’animale era orizzontale, come se ogni colpo di zoccolo incontrasse la resistenza del terreno. I suoi movimenti erano quelli di un galoppo selvaggio, ma questi cessarono quando l’ufficiale guardò in alto, con tutte le zampe lanciate di scatto in avanti come nell’atto di posarsi dopo un salto. Ma quello era un volo!

Pieno di stupore e terrore per l’apparizione del cavaliere nel cielo – sul punto di credersi lo scriba prescelto per una nuova Apocalisseii, l’ufficiale fu sopraffatto dall’intensità delle sue emozioni: le gambe cedettero e cadde a terra. Quasi nello stesso momento sentì il rumore di uno schianto tra gli alberi – un suono che si spense senza eco – e tutto ritornò tranquillo.

I quattro cavalieri dell'Apocalisse - A. Dürer (1498)

 

L’ufficiale si rimise in piedi, tremando. La sensazione familiare di uno stinco escoriato lo risvegliò dal suo intontimento. Dopo essersi rimesso in sesto, corse velocemente via dal dirupo, seguendo una traiettoria obliqua fino ad un punto distante dalla sua base, in quelle vicinanze si aspettava di trovare quell’uomo, e in quelle vicinanze naturalmente non c’era. Nel fuggevole attimo della sua visione, la sua immaginazione era stata talmente influenzata dall’apparente grazia e naturalezza e risolutezza di quella meravigliosa esibizione che non gli era venuto in mente che la linea di marcia della cavalleria aerea è assolutamente perpendicolare e che poteva trovare gli oggetti della sua ricerca proprio ai piedi del dirupo. Mezz’ora dopo era di ritorno all’accampamento.

Quest’ufficiale era un uomo avveduto, sapeva che sarebbe stato meglio non rivelare quella incredibile verità. Non disse niente di quello che aveva visto. Ma quando il comandante gli chiese se durante la sua esplorazione avesse appreso qualcosa che avvantaggiasse la spedizione, rispose:

Sì, signore, non ci sono strade che da sud conducano a questa valle.”

Il comandante, che la sapeva lunga, sorrise.



IV

Dopo aver sparato, il soldato Carter Druse ricaricò il fucile e riprese la guardia. Erano appena trascorsi dieci minuti, quando un sergente federale, con molta circospezione, scivolò carponi verso di lui. Druse non girò la testa né lo guardò, ma rimase immobile senza un segno di riconoscimento.

Hai sparato?” sussurrò il sergente.

Sì.”

A cosa?”

Un cavallo. Era fermo su quella roccia laggiù – abbastanza lontano. Come vedete non c’è più. E’ caduto giù dalla rupe.”

L’uomo era bianco in volto, ma non mostrava altro segno di emozione. Dopo aver risposto, girò la testa e non disse niente altro. Il sergente non capì.

Andiamo, Druse,” disse dopo un attimo di silenzio, “non serve fare il misterioso. Ti ordino di metterti a rapporto. C’era qualcuno sul cavallo?”

Sì.”

Allora?”

Mio padre.”

Il sergente si alzò in piedi e se ne andò. “Buon Dio!” disse.



FINE





i La Virginia Occidentale (West Virginia in inglese) è uno Stato federato degli Stati Uniti d'America, situato nella regione degli Appalachi, negli Stati Uniti d'America orientali.

Divenne uno stato a seguito della Convenzione di Wheeling, in cui 50 contee nord-occidentali della Virginia i cui proprietari terrieri possedevano pochi o nessuno schiavo, decisero di separarsi dalla Virginia durante la guerra di secessione statunitense. Il nuovo stato fu ammesso all'Unione il 20 giugno 1863 e divenne un importante stato cuscinetto fra Unione e Confederazione. La Virginia Occidentale è stato l'unico stato a costituirsi separandosi da uno degli Stati Confederati e uno dei due stati formatisi durante la guerra di secessione (l'altro è il Nevada, separatosi dal Territorio dello Utah).

ii L'Apocalisse di Giovanni, comunemente conosciuta come Apocalisse o Rivelazione o Libro della Rivelazione (da ἀποκάλυψις, apokálypsis, termine greco che significa "rivelazione"), è l'ultimo libro del Nuovo Testamento (e quindi l'ultimo libro della Bibbia cristiana) ed è la sola apocalisse presente nel canone della Bibbia, di cui costituisce uno dei testi più difficili da interpretare. I Cavalieri dell'Apocalisse sono quattro figure simboliche introdotte nell'Apocalisse di Giovanni 6,1, successivamente presenti nella cultura medievale e in quella contemporanea.

A parte l'ultimo, chiamato Morte/Peste (il termine greco θάνατος, thánatos, ha entrambi i significati), i nomi dei cavalieri non sono menzionati e perciò il loro significato simbolico deve essere dedotto dai loro attributi.



I cavalieri dell'Apocalisse, xilografia di Albrecht Dürer (ca. 1497–98), cavalcano in gruppo, guidati da un angelo, per portare morte, fame, guerra e conquista militare.