Com'è
dolce la vita all'ombra delle palme
.
Edith
Wharton (New York, 24 gennaio 1862 – Saint-Brice-sous-Forêt, 11
agosto 1937), è stata la prima scrittrice statunitense a ricevere il
premio Pulitzer nel 1921 per il suo romanzo più famoso L'età
dell'innocenza, portato al cinema da Martin Scorzese nel
1993. Il romanzo è ambientato nell'alta società New Yorkese del
primo Novecento, di cui l'autrice ben tratteggia caratteristiche,
limiti e contraddizioni. E non poteva essere diversamente, dal
momento che la sua famiglia, i Newbold Jones, era una delle più
ricche e potenti di New York.
Trascorse
gran parte della sua vita in Francia, dove si era trasferita nel 1906
per allontanarsi dal marito, il
ricco banchiere di Boston Edward Wharton, e dai
suoi problemi mentali. Qui continuò la sua attività letteraria, e
viaggiò in tutto il mediterraneo: fu la prima donna a poter visitare
il Monte Athos in Grecia, e a visitare un harem in Marocco, e su
questa esperienza di viaggio scrive il libro In Morocco, che è
anche un endorsment alla politica colonialista della Francia, vista
come baluardo della cultura occidentale e della religione cristiana.
Morì in Francia a causa di un di infarto all’età di
settantacinque anni.
Il
racconto che vi propongo, A Bottle of Perrier (Una bottiglia di Perrier)
è
ambientato in un’oasi desertica ai confini con il Marocco. Apparve
la prima volta sul The Saturday Evening Post nel 1926 con
il titolo “A Bottle of Evian,” e fu pubblicato nel volume
Certain People, 1930,
con il titolo A Bottle o Perrier.
Protagonista
della storia è il giovane
Medford, archeologo della scuola americana di Atene, che va in visita
ad un suo più anziano collega, Henry Almodham, archeologo inglese
che da anni vive nel deserto in un antico edificio “a
metà tra la fortezza cristiana e il palazzo arabo”.
Quando il giovane arriva, scopre che il suo ospite si è allontanato “...invitato improvvisamente da un capo tribù suo amico a visitare alcune rovine inesplorate più a sud” come gli viene annunciato da Gosling, il compassato cameriere di Almodham, a capo di uno stuolo di servi arabi, tutti dediti al comfort del loro padrone. Affascinato dal mistero di quel posto dove “lo spasmodico agitarsi dell'uomo non aveva senso” e dalla selvaggia bellezza del deserto, Medford decide di fermarsi per aspettare il ritorno del suo ospite. E la vita sembra dolce all'ombra delle palme fruscianti che ombreggiano il cortile di quell'edificio labirintico. Al centro del cortile, e della storia, c'è la cisterna, l'unica fonte di acqua del castello. Ed è proprio con l'acqua che sorgono i primi problemi, dal momento che quella della cisterna, con l'avanzare della stagione secca, incomincia a non essere più buona. Anche le riserve di acqua minerale, che tanto avevano impressionato il giovane, “Perrier nel deserto!”, alla fine risultano esaurite, a causa della calura dei giorni precedenti, e la prossima carovana di rifornimenti arriverà solo la settimana successiva. Su suggerimento di Medford, l'acqua della cisterna viene bollita, e tutto sembra filare per il meglio. Pian piano il giovane, abbattendo le barriere sociali che sembrano perdere senso in quel luogo, instaura un rapporto confidenziale con il maggiordomo che gli rivela la natura egoistica del suo padrone, “quando è qui ha bisogno di me per la sua persona, e quando è via ha bisogno di me per controllare gli altri.” Sempre così, da quando Almodham lo ha portato là dodici anni prima, senza poter mai andare via “incatenato qui come il suo cane da guardia.” I giorni passano, ma Almodham non si fa vedere, l'attesa riserva di Perrier non arriva, cosa che suscita una reazione particolarmente isterica nel maggiordomo, con stupore del giovane americano. Intanto, a causa del caldo, l'acqua della cisterna è sempre più disgustosa e il suo cattivo odore invade tutto il cortile, rompendo l'incanto iniziale e il ritorno alla realtà sarà violento e drammatico.
Quando il giovane arriva, scopre che il suo ospite si è allontanato “...invitato improvvisamente da un capo tribù suo amico a visitare alcune rovine inesplorate più a sud” come gli viene annunciato da Gosling, il compassato cameriere di Almodham, a capo di uno stuolo di servi arabi, tutti dediti al comfort del loro padrone. Affascinato dal mistero di quel posto dove “lo spasmodico agitarsi dell'uomo non aveva senso” e dalla selvaggia bellezza del deserto, Medford decide di fermarsi per aspettare il ritorno del suo ospite. E la vita sembra dolce all'ombra delle palme fruscianti che ombreggiano il cortile di quell'edificio labirintico. Al centro del cortile, e della storia, c'è la cisterna, l'unica fonte di acqua del castello. Ed è proprio con l'acqua che sorgono i primi problemi, dal momento che quella della cisterna, con l'avanzare della stagione secca, incomincia a non essere più buona. Anche le riserve di acqua minerale, che tanto avevano impressionato il giovane, “Perrier nel deserto!”, alla fine risultano esaurite, a causa della calura dei giorni precedenti, e la prossima carovana di rifornimenti arriverà solo la settimana successiva. Su suggerimento di Medford, l'acqua della cisterna viene bollita, e tutto sembra filare per il meglio. Pian piano il giovane, abbattendo le barriere sociali che sembrano perdere senso in quel luogo, instaura un rapporto confidenziale con il maggiordomo che gli rivela la natura egoistica del suo padrone, “quando è qui ha bisogno di me per la sua persona, e quando è via ha bisogno di me per controllare gli altri.” Sempre così, da quando Almodham lo ha portato là dodici anni prima, senza poter mai andare via “incatenato qui come il suo cane da guardia.” I giorni passano, ma Almodham non si fa vedere, l'attesa riserva di Perrier non arriva, cosa che suscita una reazione particolarmente isterica nel maggiordomo, con stupore del giovane americano. Intanto, a causa del caldo, l'acqua della cisterna è sempre più disgustosa e il suo cattivo odore invade tutto il cortile, rompendo l'incanto iniziale e il ritorno alla realtà sarà violento e drammatico.
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Trad. Balestra Gianfranca, 1993, Bulzoni
€ 13,17
Wharton Edith, 2008, Joybook
€ 5,87
UNA
BOTTIGLIA DI PERRIER
Edith
Wharton
Due
giorni a combattere su piste insidose in un vecchio macinino ben
intenzionato ma asmatico, e altri due giorni di viaggio su un cavallo
a nolo dal temperamanto scontroso, avevano indotto il giovane
Medford, della scuola americana di archeologia di Atene, a chiedersi
come mai il suo eccentrico amico inglese, Henry Almodham, avesse
scelto di vivere nel deserto.
Adesso capiva.