venerdì 3 luglio 2015

Un tetto per la notte


Testa o croce

 

Un altro titolo per questo breve racconto (A Lodging for the Night, 1877) potrebbe essere Un'avventura di François Villon. Il protagonista di quest'avventura notturna, in una Parigi trasformata dalla neve in un paesaggio fantastico e minaccioso, è proprio il poeta vagabondo (Parigi, 8 aprile 1431 o 1432 – dopo l'8 gennaio 1463) autore della famosa Balladedes pendus (La ballata degli impiccati, 1462), dove invoca pietà per i ladri e gli assassini della cui consorteria faceva parte a pieno titolo. Laureatosi in lettere alla Sorbona, perseguitato dalla miseria, fu spesso coinvolto in furti e risse, fino ad essere condannato a morte, riuscendo sempre a sfuggire alla forca. Per Stevenson, Villon rappresenta l'ambiguità dell'essere umano, capace, allo stesso tempo, di compiere grandi bassezze e creare sublime bellezza, sempre in balia del capriccio del caso. L'universo disegnato da Stevenson non è più quello deterministico del Medioevo, dove a ciascuno veniva assegnato un destino fin dalla nascita, e nemmeno quello del rinascimento italiano, dove ognuno poteva essere faber fortunae sui. E,' invece, un universo caotico dove regna il caso, testa o croce, appunto, come la misera moneta che Villon non esita a rubare dal cadavere di una povera prostituta morta dal freddo, che diventa emblema della bassezza a cui anche una grande anima può arrivare se spinta dai bisogni più elementari, ma anche simbolo della precarietà della condizione umana (tema centrale della famosa Ballade des dames du temps jadis). Al vecchio gentiluomo che gli dà asilo durante la notte, e che cercherà, invano, di fare appello alla sua cultura e ai suoi buoni sentimenti, Villon replica con amaro cinismo “Ma se io fossi nato signore di Brisetout, e voi foste il povero chierico François... Non sarei io il soldato e voi il ladro?”
E in un mondo ingiusto e diseguale, oggi come ieri, sembra che a dominare le nostre vite sia ancora il caso, a dispetto di tutti i nostri deliri di onnipotenza.
 

*Anche De Andrè si è ispirato a Villon e ha messo in musica La ballata degli impiccati

*Georges Brassens ha invece messo in musica La ballade des dames du temps jadis 

*Una selzione delle poesie più famose di di Villon: Ballate del tempo che se ne andò. Poesie scelte. Testo francese a fronte
Villon François, cur. Mussapi R., 2008, Il Saggiatore


*Un bel fil per riflettere sull'importanza del caso nelle nostre vite solo apparentemente programmate e prevedibili: Match Point di Woody Allen, 2005


Un tetto per la notte

di
Robert Louis Stevenson, 1877



Île de la Cité


Era la fine di novembre del 1456. La neve cadeva su Parigi con gelida e spietata pertinacia; a volte il vento faceva le sue sortite e la spargeva intorno in fugaci mulinelli; a volte c'era bonaccia, e fiocco dopo fiocco scendeva giù dalla nera aria della notte, silenziosa, vorticosa, interminabile. Alla povera gente, che guardava al cielo da sotto le sopracciglia umide, sembrava un mistero da dove potesse venirne così tanta. Quel pomeriggio, Mastro François Villon aveva proposto un rompicapo, davanti alla finestra di una taverna: era soltanto il pagano Giove che spennava oche sull'Olimpo? O erano i santi angeli che mutavano le penne? Egli era solo un povero maestro di belle lettere, proseguì, e dal momento che il problema toccava in qualche modo il divino, non osava azzardare una conclusione. Un vecchio prete matto proveniente da Montagris, che era della combriccola, offrì alla giovane canaglia una bottiglia di vino in onore alla facezia e alle smorfie che l'avevano accompagnata, e giurò sulla sua barba bianca che era stato proprio un altro cagnaccio irriverente quando aveva l'età di Villon.