Una favola nera
Il
bambino rapito dalle fate (The Child that went with the Fairies),
di
Joseph Sheridan Le Fanu,
fu
dapprima pubblicato in forma anonima nella rivista
settimanale
di
Dickens
All
the Year Round
nel
1869-1870. La
storia fu poi inclusa da
M.R.
James
nella
raccolta
'Madam
Crowl's Ghost and Other Tales of Mystery',
(G. Bell & Sons, 1923).
Ancora
una volta Le Fanu trae ispirazione dal folklore e dalla storia
irlandese. Il racconto si apre con la descrizione di un paesaggio
aspro e desolato, che, nel 1689, era stato la scena dell'ultima,
disperata rivolta contro gli inglesi, finita in un bagno di sangue
che aveva decimato e messo in fuga il fior fiore dell'aristocrazia
irlandese e lasciato il paese in una misera così nera che nel 1729
Jonathan Swift scrisse il pmaphlet satirico A Modest Proposal per
denunciare le
condizioni
di vita
della sua gente, suggerendo come soluzione paradossale
quella
di vendere i bambini poveri
ai ricchi proprietari
anglo-irlandesi come carne da mangiare, dopo
averli debitamente ingrassati. La satira scatenò
le ire dei moralisti e degli ipocriti, che
preferirono attaccare Swift piuttosto che ammettere una scomoda
verità, e cioè che i
bambini irlandesi erano falcidiati dalla malnutrizione,
come pure
era molto alta
era la percentuale di bambini rachitici e malaticci, che la povera
gente giustificava con la fiaba consolatoria dei changeligs,
creature
malate e deformi che le fate mettevano
al posto dei bambini sani e belli. E
questo racconto si può considerare una variazione sul tema.
I
protagonisti
sono
la vedova Mary Ryan, “Povera
in una terra di povertà,”
e i suoi quattro figli. La
famigliola vive in una misera capanna ai piedi del Lisnavoura “La
misteriosa collinetta della 'brava gente' “
come venivano comunemente
chiamati
fate ed elfi. E contro i loro malefici la povera donna ha adoperato
tutti i rimedi della tradizione, dall'acqua santa ai ferri di
cavallo. Ma
invano, un pomeriggio, al calar del sole, Billy,
il bambino più piccolo “…
con
i capelli biondi e grandi occhi azzurri…. ragazzo molto bello….
aveva i
colori
luminosi della salute e lo sguardo di una schietta semplicità che
non appartiene ai ragazzini di città della stessa età,”
attira
l'attenzione di una misteriosa principessa in viaggio nella sua
carrozza “di
antica foggia... tutta un luccichio di colori, dorati e sgargianti.”
La
principessa è accompagnata da un'inquietante dama di compagnia, una
donna nera che indossa un turbante multicolore e il cui viso scarno
rassomiglia ad un teschio, e che
ricomparirà brevemente anche nella Carmilla.
Quando la principessa, con i suoi modi suadenti, convince Billy
a salire in carrozza, la dama nera “...
prese
il ricco
fazzoletto di seta e oro che teneva tra le dita e se lo portò alle
labbra e sembrò spingerlo quasi tutto nella sua grande bocca… per
soffocare le risate...”
a
suggerire, forse, una famelicità di tipo sessuale. La
carrozza, diretta verso il Lisnavoura, sparisce in un misterioso
turbine di polvere e i suoi familiari non rivedranno più il piccolo
Billy.
Solo i fratellini più piccoli vedranno, in più occasioni, “il
faccino di Billy spiarli dalla porta con un'espressione maliziosa,”
Egli
ha ormai perso l'antica ingenuità, e quando i fratellini corrono ad
abbracciarlo, sparisce con un sorriso beffardo. E'
come
sospeso fra due mondi, e questa contraddizione alla fine lo
consumerà. Nell'ultima
apparizione ormai non è che un pallido ectoplasma “...
a piedi scalzi e lacero, e aveva un aspetto pallido e affamato.” Di
lui non resterà nemmeno una tomba a
ricordarlo,
se non l'ombra cupa del Lisnavoura.
Il
mito del changeling è presente anche nel folklore italiano. Nel
1902
Luigi Pirandello scrisse
la novella Il figlio cambiato, da
cui trasse
La favola del figlio cambiato,
una composizione favolistica del 1932 rappresentata per la prima
volta con la musica di Gian Francesco Malipiero nel gennaio del 1934
a Braunschweig.
Changeling è un film del 2008 diretto da Clint Eastwood e interpretato da Angelina Jolie, ambientato nella Los Angeles degli anni '20.
Il
bambino rapito dalle fate
di
Thatched Cottage, 1880 - Van Gogh
A est della
vecchia città di Limerick, a circa dieci miglia irlandesi sotto la
catena montuosa conosciuta col nome di Slieveelim hills, famose per
ave offerto riparo tra le loro rocce e gole a Sarsfield* quando le
attraversò durante la sua coraggiosa calata contro i cannoni e le
munizioni di re Guglielmo, che stavano per raggiungere l'esercito
assediante, corre una strada molto vecchia e stretta. Questa connette
la strada da Limerick a Tipperary con la vecchia strada da Limerick a
Dublino, e si snoda lungo paludi e pascoli, colline e gole, villaggi
dai tetti di paglia e castelli senza tetto, per circa venti miglia.
Costeggiando
le aspre montagne di cui vi ho parlato, in un tratto diventa
singolarmente solitaria. Per più di tre miglia irlandesi attraversa
un'area abbandonata. Alla sua sinistra, andando verso nord, si stende
una vasta palude nera, dalla superficie piana come un lago e
delimitata da un bosco ceduo, mentre a destra si erge una
frastagliata catena montuosa, ricoperta dalla brughiera, percorsa da
strisce di roccia grigia che ricordano il profilo aggressivo e
irregolare di una fortificazione, e attraversata da numerosi
crepacci, che qui e là diventano delle gole rocciose e alberate, che
si allargano man mano che si avvicinano alla strada. Un misero
pascolo, dove qua e là brucavano poche pecore o qualche vacca,
fiancheggiava questa strada solitaria per alcune miglia, e all'ombra
di una collinetta e di due o tre grandi frassini, c'era, non molti
anni fa, il piccolo cottage di una vedova chiamata Mary Ryan.