lunedì 13 giugno 2016

Il bambino rapito dalle fate


Una favola nera





Il bambino rapito dalle fate (The Child that went with the Fairies), di Joseph Sheridan Le Fanu, fu dapprima pubblicato in forma anonima nella rivista settimanale di Dickens All the Year Round nel 1869-1870. La storia fu poi inclusa da M.R. James nella raccolta 'Madam Crowl's Ghost and Other Tales of Mystery', (G. Bell & Sons, 1923).
Ancora una volta Le Fanu trae ispirazione dal folklore e dalla storia irlandese. Il racconto si apre con la descrizione di un paesaggio aspro e desolato, che, nel 1689, era stato la scena dell'ultima, disperata rivolta contro gli inglesi, finita in un bagno di sangue che aveva decimato e messo in fuga il fior fiore dell'aristocrazia irlandese e lasciato il paese in una misera così nera che nel 1729 Jonathan Swift scrisse il pmaphlet satirico A Modest Proposal per denunciare le condizioni di vita della sua gente, suggerendo come soluzione paradossale quella di vendere i bambini poveri ai ricchi proprietari anglo-irlandesi come carne da mangiare, dopo averli debitamente ingrassati. La satira scatenò le ire dei moralisti e degli ipocriti, che preferirono attaccare Swift piuttosto che ammettere una scomoda verità, e cioè che i bambini irlandesi erano falcidiati dalla malnutrizione, come pure era molto alta era la percentuale di bambini rachitici e malaticci, che la povera gente giustificava con la fiaba consolatoria dei changeligs, creature malate e deformi che le fate mettevano al posto dei bambini sani e belli. E questo racconto si può considerare una variazione sul tema.
I protagonisti sono la vedova Mary Ryan, “Povera in una terra di povertà,” e i suoi quattro figli. La famigliola vive in una misera capanna ai piedi del Lisnavoura “La misteriosa collinetta della 'brava gente' “ come venivano comunemente chiamati fate ed elfi. E contro i loro malefici la povera donna ha adoperato tutti i rimedi della tradizione, dall'acqua santa ai ferri di cavallo. Ma invano, un pomeriggio, al calar del sole, Billy, il bambino più piccolo con i capelli biondi e grandi occhi azzurri…. ragazzo molto bello…. aveva i colori luminosi della salute e lo sguardo di una schietta semplicità che non appartiene ai ragazzini di città della stessa età,attira l'attenzione di una misteriosa principessa in viaggio nella sua carrozza di antica foggia... tutta un luccichio di colori, dorati e sgargianti.La principessa è accompagnata da un'inquietante dama di compagnia, una donna nera che indossa un turbante multicolore e il cui viso scarno rassomiglia ad un teschio, e che ricomparirà brevemente anche nella Carmilla. Quando la principessa, con i suoi modi suadenti, convince Billy a salire in carrozza, la dama nera “... prese il ricco fazzoletto di seta e oro che teneva tra le dita e se lo portò alle labbra e sembrò spingerlo quasi tutto nella sua grande bocca… per soffocare le risate...a suggerire, forse, una famelicità di tipo sessuale. La carrozza, diretta verso il Lisnavoura, sparisce in un misterioso turbine di polvere e i suoi familiari non rivedranno più il piccolo Billy. Solo i fratellini più piccoli vedranno, in più occasioni, “il faccino di Billy spiarli dalla porta con un'espressione maliziosa,” Egli ha ormai perso l'antica ingenuità, e quando i fratellini corrono ad abbracciarlo, sparisce con un sorriso beffardo. E' come sospeso fra due mondi, e questa contraddizione alla fine lo consumerà. Nell'ultima apparizione ormai non è che un pallido ectoplasma “... a piedi scalzi e lacero, e aveva un aspetto pallido e affamato.Di lui non resterà nemmeno una tomba a ricordarlo, se non l'ombra cupa del Lisnavoura.


Curiosità:
Il mito del changeling è presente anche nel folklore italiano. Nel 1902 Luigi Pirandello scrisse la novella Il figlio cambiato, da cui trasse La favola del figlio cambiato, una composizione favolistica del 1932 rappresentata per la prima volta con la musica di Gian Francesco Malipiero nel gennaio del 1934 a Braunschweig.
Changeling è un film del 2008 diretto da Clint Eastwood e interpretato da Angelina Jolie, ambientato nella Los Angeles degli anni '20.



Il bambino rapito dalle fate
di
Joseph Sheridan Le Fanu



 Thatched Cottage, 1880 - Van Gogh



A est della vecchia città di Limerick, a circa dieci miglia irlandesi sotto la catena montuosa conosciuta col nome di Slieveelim hills, famose per ave offerto riparo tra le loro rocce e gole a Sarsfield* quando le attraversò durante la sua coraggiosa calata contro i cannoni e le munizioni di re Guglielmo, che stavano per raggiungere l'esercito assediante, corre una strada molto vecchia e stretta. Questa connette la strada da Limerick a Tipperary con la vecchia strada da Limerick a Dublino, e si snoda lungo paludi e pascoli, colline e gole, villaggi dai tetti di paglia e castelli senza tetto, per circa venti miglia.
Costeggiando le aspre montagne di cui vi ho parlato, in un tratto diventa singolarmente solitaria. Per più di tre miglia irlandesi attraversa un'area abbandonata. Alla sua sinistra, andando verso nord, si stende una vasta palude nera, dalla superficie piana come un lago e delimitata da un bosco ceduo, mentre a destra si erge una frastagliata catena montuosa, ricoperta dalla brughiera, percorsa da strisce di roccia grigia che ricordano il profilo aggressivo e irregolare di una fortificazione, e attraversata da numerosi crepacci, che qui e là diventano delle gole rocciose e alberate, che si allargano man mano che si avvicinano alla strada. Un misero pascolo, dove qua e là brucavano poche pecore o qualche vacca, fiancheggiava questa strada solitaria per alcune miglia, e all'ombra di una collinetta e di due o tre grandi frassini, c'era, non molti anni fa, il piccolo cottage di una vedova chiamata Mary Ryan. 

 
Questa vedova era povera in una terra di povertà. Il tetto di paglia aveva acquistato una tinta grigia e un aspetto infossato che mostravano come l'alternanza di pioggia e sole avesse agito su quel fragile riparo. Ma per quanti altri pericoli incombessero, ce n'era uno da cui si erano ben protetti con antichi rimedi. Intorno al cottage c'erano una dozzina di frassini di montagna, così erano chiamati i sorbi selvatici, nemici delle streghe. Sul legno consumato della porta erano inchiodati due ferri di cavallo, e sopra l'architrave e lungo il tetto, crescevano, lussureggianti, ciuffi di quell'antica cura per molte malattie, e profilattico contro le macchinazioni del maligno, il semprevivo. Oltrepassando la soglia, nel chiaroscuro interno, quando gli occhi si erano sufficientemente abituati a quella luce fioca, si potevano scorgere, appesi alla testiera di legno del letto della vedova, il suo rosario e una fiala di acqua santa. Qui certamente c'erano difese e baluardi contro l'intrusione di quel potere ultraterreno e maligno, la cui vicinanza era costantemente ricordata a quella solitaria famiglia dal profilo del Lisnavoura, l'isolata collinetta della 'brava gente', come sono eufemisticamente chiamate le fate, la cui strana sommità a forma di cupola si ergeva a meno di mezzo miglio, simile ad un avamposto della lunga catena di montagne che si stende lì vicino.
Iniziavano a cadere le foglie e un tramonto autunnale proiettava l'ombra lunga dello spettrale Lisnavoura, proprio di fronte al desolato cottage, sopra gli ondulati pendii e i fianchi dello Slieveelim. Gli uccelli cantavano sui rami tra le foglie sempre più rade dei malinconici frassini che crescevano ai lati della strada di fronte alla porta. I tre figli più piccoli della vedova stavano giocando per strada, e le loro voci si mescolavano al canto serale gli uccelli. La sorella maggiore, Nell, era “dentro in casa,” come erano soliti dire, a controllare le patate che bollivano per la cena. La madre era andata giù alla palude, a caricarsi sulle spalle un cesto di torba. E' usanza caritatevole, o almeno lo era – e se non è caduta in disuso, possa continuare a lungo – che quando i più ricchi tagliavano la loro torba e la ammucchiavano nella palude, ne facevano un mucchio più piccolo a beneficio dei poveri, che erano autorizzati a prenderne finché ce n'era, e così, per tutto l'inverno, la pentola di patate poteva continuare a bollire ed era mantenuto caldo quel focolare che sarebbe stato freddo senza quel dono generoso.
Moll Ryan arrancò su per il sentiero scosceso della palude le cui rive erano un groviglio di spini e rovi, e china sotto il suo carico, rientrò a casa, dove Nell, la sua figlia dai capelli neri, l'accolse con un saluto e le tolse il cesto dalle spalle.

  The Solitary Turf Collector - Paul Henry

Mary Ryan si guardò intorno con un sospiro di sollievo e asciugandosi la fronte, proruppe nella tipica esclamazione di Munster:
"Eiah, wisha! Oh, Madonna! Quanto sono stanca, benedetto Dio. E dove sono i bambini, Nell?”
Giocano in strada, madre, non li hai visti venendo su?”
No, non c'era nessuno davanti a me sulla strada,” disse, con tono ansioso, “non un'anima, Nell, ma perché non li hai tenuti d'occhio?”
Beh, erano a giocare nel recinto per il fieno, o dietro casa. Devo andare a chiamarli?”
Sì, da brava, nel nome di Dio. Le galline stanno tornando a casa, e il sole stava giusto calando sopra Knockdoulah, mentre tornavo a casa.”
Così, l'alta Nell dai capelli neri corse fuori e, ferma sulla strada, guardò sopra e sotto, ma non poté vedere nemmeno un segno dei due fratellini, Con e Bill, e della sorellina, Peg. Li chiamò, ma nessuna risposta arrivò dal piccolo recinto, delimitato da fitti arbusti. Tese l'orecchio, ma non udì il suono delle loro voci. Corse su per la scaletta e dietro casa – ma lì tutto era silenzioso e deserto. Guardò giù verso la palude, fin dove riusciva a vedere, ma dei bambini nessuna traccia. Si mise di nuovo in ascolto – ma in vano. Dapprincipio si era arrabbiata, ma ora fu pervasa da un nuovo sentimento e impallidì. Presa da un vago presentimento, guardò verso la collina del Lisnavoura ricoperta dalla brughiera, che ora era diventata di un viola cupo contro il fiammeggiante cielo al tramonto. Col cuore che le veniva meno, tese di nuovo l'orecchio, ma non sentì altro che il cinguettio e il fischio degli uccelli nei cespugli. Quante storie aveva ascoltato, in inverno, intorno al focolare, di bambini rapiti dalle fate, al tramonto, in luoghi solitari! In preda a questa paura, capì cosa tormentava la madre. Nessuno lì intorno radunava il piccolo gregge così presto come questa timorosa vedova e nessuna porta nelle 'sette parrocchie' era sbarrata altrettanto presto.
Sufficientemente intimorita, come lo sono tutti i giovani di quella parte di mondo, da quegli agenti terribili e sottili, Nell ne era ancora più spaventata del solito, perché i suoi terrori erano infettati e raddoppiati da quelli della madre. Guardò verso il Lisnavoura in una trance di paura, e si fece più volte il segno della croce e mormorò preghiere su preghiere. Mentre era per strada, fu interrotta voce della madre che la chiamava a squarcia gola. Le rispose e corse all'ingresso della capanna, dove la trovò ad aspettarla.
E dove si sono cacciati i bambini – li hai visti da qualche parte?” gridò Mrs. Ryan, quando la ragazza arrivò alla soglia di casa.
Vedrai, madre, sono soltanto corsi giù per la strada per un po'. Fra un momento li vedremo tornare indietro. Sono come capre, saltellano di qua e corrono di là e se li avessi qui, tra le mani, non sfuggirebbero ad un buon castigo.”
Che Dio ti perdoni, Nell! I bambini sono spariti. Li hanno presi e qui vicino non c'è nessuno e padre Tom abita a tre miglia da qui! E cosa farò, o chi potrà aiutarci questa notte? Ah, Dio mio, Dio mio! I bambini sono spariti!”
Zitta, madre, calmati, non vedi che stanno tornando?”
E allora la donna si mise a gridare con tono minaccioso, e ad agitare il braccio in direzione dei bambini, quando li vide avanzare sulla strada, che un po' più avanti formava un avvallamento che li aveva nascosti alla loro vista. Venivano da ovest e dalla direzione della temuta collina del Lisnavoura. Ma c'erano solo due dei bambini e uno di loro, la ragazzina, stava piangendo. La madre e la sorella gli corsero incontro, più allarmate di prima.
Dov'è Billy – dov'è?” gridò la madre, quasi senza fiato, appena fu a portata di voce.
E' andato - lo hanno portato via, ma hanno detto che ritornerà,” rispose il piccolo Con dai capelli castani.
E' andato con le gran signore,” farfugliò la ragazzina.
Quali signore – dove? Oh, Leum, asthora! tesoro! Amore mio, alla fine sei andato via? Dov'è? Chi lo ha preso? Di quale signore stai parlando? In che direzione è andato?” gridò disperata.
Non ho potuto vedere in che direzione è andato, madre, sembrava che andasse verso il Lisnavoura.”
La povera donna diede un urlo di disperazione e corse da sola verso la collina, battendo le mani e gridando ad alta voce il nome del suo bambino perduto.
Spaventata e inorridita, Nell, non osando andarle dietro, la seguì con lo sguardo e scoppiò a piangere e gli altri bambini alzarono alti i loro lamenti in una stridula competizione.
Le tenebre stavano diventando più fitte. Era passato da molto il tempo in cui di solito si chiudevano al sicuro dentro casa. Nell portò i fratellini nel cottage e li fece sedere accanto al fuoco di torba mentre lei rimaneva sulla soglia, con la porta aperta, ad aspettare impaurita il ritorno della madre.
Dopo molto tempo, videro ritornare la madre. La donna entrò e si sedette accanto al fuoco e pianse come se le si stesse spezzando il cuore.
Devo chiudere la porta, madre?” chiese Nell.
Sì, certo – ho già perduto abbastanza questa notte per lasciare la porta aperta, ma prima spruzzati addosso un po' di acqua santa, cara, e portala qui così ne butto qualche goccia addosso a me e ai bambini; e mi chiedo, Nell, perché hai dimenticato di farlo tu stessa, lasciando i bambini fuori fino al calar della sera. Venite qui e sedetevi sulle mie ginocchia, asthora, venite da me, piccoli miei, e abbracciatemi forte, nel nome di Dio, e io vi abbraccerò così forte che nessuno potrà portarvi via da me, e raccontatemi tutto, cosa è successo – che il Signore sia tra noi e il male - e come è successo e chi è stato.
E dopo aver sbarrato la porta, i due bambini, a volte parlando insieme, spesso interrompendosi l'un l'altro, spesso interrotti dalla madre, riuscirono a raccontare questa strana storia, che preferisco raccontare in modo coerente e nella mia lingua.

Maria Spilsbury (1777 - 1823) - Family Group before a Thatched Cottage


I tre figli della vedova Ryan stavano giocando, come ho detto, sulla vecchia strada di fronte a casa loro. Il piccolo Bill o Leum, di circa cinque anni, con i capelli biondi e grandi occhi azzurri, era un ragazzo molto bello, e aveva i colori luminosi della salute e lo sguardo di una schietta semplicità che non appartiene ai ragazzini di città della stessa età. La sua sorellina Peg, più piccola di quasi un anno, e suo fratello Con, più grande di lei di poco più di un anno, formavano il piccolo gruppo. Sotto i grandi vecchi frassini, con le foglie che cadevano ai loro piedi, nella luce di un tramonto d'ottobre, stavano giocando con la gioia e l'entusiasmo dei ragazzini di campagna, gridando tutti insieme con le facce rivolte a ovest, verso l'antica collina del Lisnavoura.
Improvvisamente, dietro di loro una voce spaventosa li chiamò con un urlo stridulo, ordinandogli di togliersi di mezzo e voltandosi, videro una scena incredibile. Era una carrozza tirata da quattro cavalli che soffiavano e scalpitavano d'impazienza, a causa della brusca frenata. I bambini erano quasi sotto i loro zoccoli e corsero al lato della strada vicino alla loro casa. La carrozza e il suo equipaggiamento erano di antica foggia e splendidi e costituivano uno spettacolo stupefacente per quei bambini che non avevano visto niente di più elegante di un carretto per la torba e, una volta, un vecchio postale proveniente da Killaloe. Questa aveva un antico splendore. I finimenti e le bardature erano scarlatti e rilucevano di oro. I cavalli erano enormi, bianchi come la neve, con grandi criniere, e quando le scrollavano e scuotevano in aria, sembravano ondeggiare e fluttuare a volta più lunghe a volte più corte, simili a volute di fumo… le loro code erano lunghe e infiocchettate con larghi nastri scarlatti e d'oro. La carrozza stessa era tutta un luccichio di colori, dorati e sgargianti. C'erano valletti con vivaci livree e cappelli a tre punte, come il cocchiere, ma mentre questo indossava una grande parrucca, simile a quella di un giudice, i capelli dei valletti erano arricciati e incipriati e un lungo e folto 'codino', ornato da un fiocco, gli scendeva fino alle spalle.
Tutti questi servi erano di piccola statura e ridicolmente sproporzionati rispetto agli enormi cavalli, ed avevano lineamenti aguzzi e olivastri, accesi occhi inquieti e facce di una malizia e di una cattiveria che raggelarono i bambini. Il piccolo cocchiere aveva uno sguardo accigliato e mostrava le sue bianche zanne sotto il cappello a tre punte e le sue piccole pupille di fuoco fremevano per la rabbia mentre continuava a volteggiare la frusta sopra le loro teste, finché il flagello diventò simile a una striscia di fuoco nel sole al tramonto, risuonando nell'aria come una legione di 'fillapoueeks'.
La principessa è ferma sulla strada!” gridò il cocchiere, con un acuto assordante.
La principessa è ferma sulla strada!” ripeterono a turno i valletti con voce stridula, mentre da dietro le sue spalle lanciavano sguardi accigliati ai bambini, digrignando i denti.
I bambini erano così spaventati che riuscirono solo a spalancare la bocca impallidendo per la paura. Ma una voce dolcissima proveniente dal finestrino aperto della carrozza li rassicurò e mise fine all'attacco dei lacchè.
Una bellissima signora e “di aspetto maestoso” gli stava sorridendo, e si sentirono rassicurati nella strana luce di quel sorriso.
Il ragazzo con i capelli d'oro, suppongo,” disse la signora, fissando i suoi grandi occhi meravigliosamente chiari sul piccolo Leum.
La parte superiore della carrozza era fatta in gran parte di vetro, così che i ragazzi videro che lì dentro c'era un'altra donna, che non gli piacque altrettanto.
Era una donna nera, con un collo incredibilmente lungo, da cui pendevano molti fili di grandi biglie di vetro multicolori, e sulla testa aveva una specie di turbante di seta a righe di tutti i colori dell'arcobaleno, su cui era appuntata una stella d'oro.
La donna nera aveva una faccia così scarna da rassomigliare ad un teschio, con zigomi alti e grandi occhi sporgenti, e il bianco di questi, così come quello dei suoi denti, formava un luminoso contrasto con la sua pelle, mentre osservava i bambini da sopra la spalla della bella signora e le mormorava qualcosa all'orecchio.
Sì, il ragazzo dai capelli d'oro, suppongo,” ripeté la signora.
E la sua voce aveva il suono dolce di un campanello d'argento alle orecchie dei bambini, e il suo sorriso li affascinò come la luce di una lampada magica, mentre si sporgeva dal finestrino con uno sguardo di ineffabile tenerezza per il bambino dai capelli d'oro e i grandi occhi azzurri; tanto che il piccolo Billy, guardando in su, la ricambiò con un sorriso di stupita tenerezza, e quando lei si chinò giù e allungò verso di lui le braccia ingioiellate, Billy tese le sue piccole mani in alto, e agli altri bimbi sembrò incredibile che riuscissero a toccarsi; poi, dicendo, “Vieni a darmi un bacio, amore mio,” lei lo sollevò e sembrò che il bambino salisse su come una piuma nelle sue piccole mani, poi se lo mise in braccio e lo coprì di baci. Per niente allarmati, gli altri bambini sarebbero stati fin troppo felici di prendere il posto del fratellino prescelto. C'era una sola cosa spiacevole, e che li spaventò un poco, ed era ancora la donna nera nella carrozza, che continuava a fissarli. Questa prese il ricco fazzoletto di seta e oro che teneva tra le dita e se lo portò alle labbra e sembrò spingerlo quasi tutto nella sua grande bocca, piega dopo piega, per soffocare le sue risate, come pensarono i bambini, a causa delle quali la donna sembrava presa dalle convulsioni, dal momento che tremava e si scuoteva tutta, così pareva, per via di quell'allegria soffocata, ma i suoi occhi, che rimanevano ben visibili, avevano lo sguardo più feroce che avessero mai visto.

 Ritratto di donna nera, 1800 - Marie-Guillemine Benoist

Ma la signora era così bella che i bambini preferirono guardare lei, che continuava ad accarezzare e baciare il ragazzino sulle sue ginocchia, e sorridendo agli altri prese fra le dita un grande mela renetta, e mentre la carrozza riprendeva a muoversi, con un cenno della testa li invitò a prendere il frutto che lasciò cadere sulla strada. La mela rotolò per un po' accanto alle ruote, inseguita dai bambini, e poi la signora ne fece cadere un'altra, e poi un'altra e così via. E a tutte successe la stessa cosa, perché appena uno dei bambini riusciva a raggiungere la mela che rotolava, in qualche modo quella scivolava in una buca o finiva in un fosso, e guardando in su, videro la signora farne cadere un'altra dal finestrino, e così l'inseguimento riprese e continuò finché arrivarono, senza rendersi conto di quanto si fossero allontanati, al vecchio incrocio che conduce a Owney. A quel punto, sembrò che gli zoccoli dei cavalli e le ruote della carrozza sollevassero un'incredibile polverone, che fu preso in uno di quei vortici che che formano alte colonne di polvere, pur essendo una giornata assolutamente priva di vento, e che per un istante avviluppò i bambini per poi proseguire turbinando verso il Lisnavoura, mentre la carrozza, così gli parve, avanzava al centro del vortice. Ma improvvisamente, tutto finì e le foglie fluttuarono a terra e la polvere si dissolse, ma i grandi cavalli bianchi, la carrozza dorata, la signora e il fratellino dai capelli biondi erano spariti.
Nello stesso momento il margine superiore del disco luminoso del sole al tramonto sparì di colpo dietro la collina del Knockdoula, e scese la sera. I bambini rimasero colpiti da quell'improvviso cambiamento – e la vista della rotonda sommità del Lisnavoura, che ora li sovrastava da vicino, li riempì di una nuova paura.
Urlarono il nome del fratello in direzione della carrozza, ma le loro urla si persero nell'aria vuota. Nello stesso istante, credettero di udire, vicino a loro, una voce cupa che diceva, “Andate a casa.”
Si guardarono intorno e, non vedendo nessuno, si spaventarono, così, mano nella mano – la bambina piangendo disperata e il ragazzo bianco come la cenere per la paura – corsero a casa, più veloci che potevano, per raccontare, come abbiamo visto, la loro strana storia.
Molly Ryan non vide mai più il suo tesoro. Ma qualcosa del bambino fu vista dai suoi antichi compagni di gioco.
A volte, quando la madre andava a tagliare il fieno per guadagnare qualche soldo, e Nelly andava a lavare le patate per il pranzo, o a fare il bucato nel piccolo ruscello che scorreva nella valletta lì vicino, vedevano il faccino di Billy spiarli dalla porta con un'espressione maliziosa, e sorridergli silenziosamente, e quando loro correvano ad abbracciarlo, con grida di gioia, lui si tirava indietro, col suo sorriso malizioso, e quando i fratellini uscivano alla luce del sole, lui se ne era andato senza lasciare tracce del suo passaggio.
Questo accadde spesso, con piccole variazioni nelle circostanze delle visite. A volte si fermava a sbirciare per più tempo, a volte per meno tempo, a volte la sua piccola mano si spingeva dentro casa e, piegando il dito, gli faceva cenno di seguirlo, ma sorrideva sempre con lo stesso sguardo malizioso e in un silenzio circospetto – e ogni volta che arrivavano alla porta, lui se ne era già andato. Gradualmente queste visite diventarono sempre meno frequenti e dopo circa otto mesi cessarono del tutto, e il piccolo Billy, irrimediabilmente perso, nei loro ricordi prese posto accanto ai morti.
Una mattina d'inverno, quasi un anno e mezzo dopo la sua sparizione, partita la madre per Limerick al cantar del gallo, per vendere del pollame al mercato, la ragazzina, a letto insieme alla sorella maggiore, che dormiva profondamente, appena iniziò ad albeggiare, sentì alzare piano piano il chiavistello e vide il piccolo Billy entrare e chiudere la porta senza far rumore. C'era abbastanza luce per vedere che il bambino era a piedi scalzi e lacero, e aveva un aspetto pallido e affamato. Andò a mettersi accanto al fuoco e si chinò sulle braci di torba strofinando lentamente le mani, e sembrava tremare mentre riattizzava la torba che si stava spegnendo. La ragazzina afferrò terrorizzata la sorella e sussurrò, “Svegliati, Nell, svegliati, Billy è ritornato!”
Nelly continuò a dormire profondamente, ma il ragazzino, le cui mani erano stese sopra i carboni, si voltò e guardò spaventato verso il letto, così le sembrò, e quando si girò verso di lei vide il bagliore dei tizzoni riflessi sulle sue guance smunte. Billy si alzò e, in punta di piedi, andò velocemente alla porta, in silenzio, e uscì senza far rumore come era entrato.
Da quella volta, il ragazzino non fu mai più visto da nessuno dei suoi familiari.
I “dottori delle fate,” come vengono chiamati quelli che si occupano del preternaturale e che vengono convocati in simili circostanze, fecero tutto quello che era in loro potere, ma in vano. Arrivò anche padre Tom, e tentò tutto quello che potevano i riti più sacri, ma egualmente senza risultati. Così il piccolo Billy fu considerato morto dalla madre, dal fratello e dalle sorelle, ma nessuna tomba lo accolse. Altri più fortunati, giacciono in terra consacrata, nella vecchia chiesa di Abington, con una pietra tombale a segnare il luogo dove i sopravvissuti possono inginocchiarsi e dire qualche preghiera per la pace dell'anima del defunto. Ma non c'era nessun segno a mostrare dove il piccolo Billy era stato sottratto al loro sguardo amorevole, a meno che questo non fosse l'antica collina del Lisnavoura, che al tramonto proiettava la sua lunga ombra davanti alla porta del cottage, o che, bianca e nebbiosa al chiaro di luna, anni più tardi, avrebbe attirato lo sguardo di suo fratello al ritorno dalla fiera o dal mercato, e gli avrebbe carpito un sospiro o una preghiera per il fratellino che aveva perso tanto tempo fa, e che non sarebbe più ritornato.



The bog at evening - Paul Henry, 1923



FINE


*Patrick Sarsfield, 1° conte di Lucan (ca. 1660 – 21 August 1693) fu un giacobita irlandese e un militare. Quando nel 1688 William of Orange, genero di Giacomo II e principe olandese, su invito del parlamento inglese prese il potere durante quella che fu definita la Glorious Revolution, il campo di battaglia fra giacobiti e orangisti si spostò in Irlanda. Qui Sarfield si distinse per il suo coraggio e la sua temerarietà durante la disastrosa battaglia della Boyne Valley e l'assedio di Limerick, a cui fa riferimento il narratore. Dopo la sconfitta dell'esercito giacobita, Sarsfield riparò in Francia con i suoi uomini.














Nessun commento:

Posta un commento