Una favola nera
Il
bambino rapito dalle fate (The Child that went with the Fairies),
di
Joseph Sheridan Le Fanu,
fu
dapprima pubblicato in forma anonima nella rivista
settimanale
di
Dickens
All
the Year Round
nel
1869-1870. La
storia fu poi inclusa da
M.R.
James
nella
raccolta
'Madam
Crowl's Ghost and Other Tales of Mystery',
(G. Bell & Sons, 1923).
Ancora
una volta Le Fanu trae ispirazione dal folklore e dalla storia
irlandese. Il racconto si apre con la descrizione di un paesaggio
aspro e desolato, che, nel 1689, era stato la scena dell'ultima,
disperata rivolta contro gli inglesi, finita in un bagno di sangue
che aveva decimato e messo in fuga il fior fiore dell'aristocrazia
irlandese e lasciato il paese in una misera così nera che nel 1729
Jonathan Swift scrisse il pmaphlet satirico A Modest Proposal per
denunciare le
condizioni
di vita
della sua gente, suggerendo come soluzione paradossale
quella
di vendere i bambini poveri
ai ricchi proprietari
anglo-irlandesi come carne da mangiare, dopo
averli debitamente ingrassati. La satira scatenò
le ire dei moralisti e degli ipocriti, che
preferirono attaccare Swift piuttosto che ammettere una scomoda
verità, e cioè che i
bambini irlandesi erano falcidiati dalla malnutrizione,
come pure
era molto alta
era la percentuale di bambini rachitici e malaticci, che la povera
gente giustificava con la fiaba consolatoria dei changeligs,
creature
malate e deformi che le fate mettevano
al posto dei bambini sani e belli. E
questo racconto si può considerare una variazione sul tema.
I
protagonisti
sono
la vedova Mary Ryan, “Povera
in una terra di povertà,”
e i suoi quattro figli. La
famigliola vive in una misera capanna ai piedi del Lisnavoura “La
misteriosa collinetta della 'brava gente' “
come venivano comunemente
chiamati
fate ed elfi. E contro i loro malefici la povera donna ha adoperato
tutti i rimedi della tradizione, dall'acqua santa ai ferri di
cavallo. Ma
invano, un pomeriggio, al calar del sole, Billy,
il bambino più piccolo “…
con
i capelli biondi e grandi occhi azzurri…. ragazzo molto bello….
aveva i
colori
luminosi della salute e lo sguardo di una schietta semplicità che
non appartiene ai ragazzini di città della stessa età,”
attira
l'attenzione di una misteriosa principessa in viaggio nella sua
carrozza “di
antica foggia... tutta un luccichio di colori, dorati e sgargianti.”
La
principessa è accompagnata da un'inquietante dama di compagnia, una
donna nera che indossa un turbante multicolore e il cui viso scarno
rassomiglia ad un teschio, e che
ricomparirà brevemente anche nella Carmilla.
Quando la principessa, con i suoi modi suadenti, convince Billy
a salire in carrozza, la dama nera “...
prese
il ricco
fazzoletto di seta e oro che teneva tra le dita e se lo portò alle
labbra e sembrò spingerlo quasi tutto nella sua grande bocca… per
soffocare le risate...”
a
suggerire, forse, una famelicità di tipo sessuale. La
carrozza, diretta verso il Lisnavoura, sparisce in un misterioso
turbine di polvere e i suoi familiari non rivedranno più il piccolo
Billy.
Solo i fratellini più piccoli vedranno, in più occasioni, “il
faccino di Billy spiarli dalla porta con un'espressione maliziosa,”
Egli
ha ormai perso l'antica ingenuità, e quando i fratellini corrono ad
abbracciarlo, sparisce con un sorriso beffardo. E'
come
sospeso fra due mondi, e questa contraddizione alla fine lo
consumerà. Nell'ultima
apparizione ormai non è che un pallido ectoplasma “...
a piedi scalzi e lacero, e aveva un aspetto pallido e affamato.” Di
lui non resterà nemmeno una tomba a
ricordarlo,
se non l'ombra cupa del Lisnavoura.
Il
mito del changeling è presente anche nel folklore italiano. Nel
1902
Luigi Pirandello scrisse
la novella Il figlio cambiato, da
cui trasse
La favola del figlio cambiato,
una composizione favolistica del 1932 rappresentata per la prima
volta con la musica di Gian Francesco Malipiero nel gennaio del 1934
a Braunschweig.
Changeling è un film del 2008 diretto da Clint Eastwood e interpretato da Angelina Jolie, ambientato nella Los Angeles degli anni '20.
Il
bambino rapito dalle fate
di
Thatched Cottage, 1880 - Van Gogh
A est della
vecchia città di Limerick, a circa dieci miglia irlandesi sotto la
catena montuosa conosciuta col nome di Slieveelim hills, famose per
ave offerto riparo tra le loro rocce e gole a Sarsfield* quando le
attraversò durante la sua coraggiosa calata contro i cannoni e le
munizioni di re Guglielmo, che stavano per raggiungere l'esercito
assediante, corre una strada molto vecchia e stretta. Questa connette
la strada da Limerick a Tipperary con la vecchia strada da Limerick a
Dublino, e si snoda lungo paludi e pascoli, colline e gole, villaggi
dai tetti di paglia e castelli senza tetto, per circa venti miglia.
Costeggiando
le aspre montagne di cui vi ho parlato, in un tratto diventa
singolarmente solitaria. Per più di tre miglia irlandesi attraversa
un'area abbandonata. Alla sua sinistra, andando verso nord, si stende
una vasta palude nera, dalla superficie piana come un lago e
delimitata da un bosco ceduo, mentre a destra si erge una
frastagliata catena montuosa, ricoperta dalla brughiera, percorsa da
strisce di roccia grigia che ricordano il profilo aggressivo e
irregolare di una fortificazione, e attraversata da numerosi
crepacci, che qui e là diventano delle gole rocciose e alberate, che
si allargano man mano che si avvicinano alla strada. Un misero
pascolo, dove qua e là brucavano poche pecore o qualche vacca,
fiancheggiava questa strada solitaria per alcune miglia, e all'ombra
di una collinetta e di due o tre grandi frassini, c'era, non molti
anni fa, il piccolo cottage di una vedova chiamata Mary Ryan.
Questa
vedova era povera in una terra di povertà. Il tetto di paglia
aveva acquistato una tinta grigia e un aspetto infossato che
mostravano come l'alternanza di pioggia e sole avesse agito su quel
fragile riparo. Ma per quanti altri pericoli incombessero, ce n'era
uno da cui si erano ben protetti con antichi rimedi. Intorno al
cottage c'erano una dozzina di frassini di montagna, così erano
chiamati i sorbi selvatici, nemici delle streghe. Sul legno consumato
della porta erano inchiodati due ferri di cavallo, e sopra
l'architrave e lungo il tetto, crescevano, lussureggianti, ciuffi di
quell'antica cura per molte malattie, e profilattico contro le
macchinazioni del maligno, il semprevivo. Oltrepassando la soglia,
nel chiaroscuro interno, quando gli occhi si erano sufficientemente
abituati a quella luce fioca, si potevano scorgere, appesi alla
testiera di legno del letto della vedova, il suo rosario e una fiala
di acqua santa. Qui certamente c'erano difese e baluardi contro
l'intrusione di quel potere ultraterreno e maligno, la cui vicinanza
era costantemente ricordata a quella solitaria famiglia dal profilo
del Lisnavoura, l'isolata collinetta della 'brava gente', come sono
eufemisticamente chiamate le fate, la cui strana sommità a forma di
cupola si ergeva a meno di mezzo miglio, simile ad un avamposto della
lunga catena di montagne che si stende lì vicino.
Iniziavano
a cadere le foglie e un tramonto autunnale proiettava l'ombra lunga
dello spettrale Lisnavoura, proprio di fronte al desolato cottage,
sopra gli ondulati pendii e i fianchi dello Slieveelim. Gli uccelli
cantavano sui rami tra le foglie sempre più rade dei malinconici
frassini che crescevano ai lati della strada di fronte alla porta. I
tre figli più piccoli della vedova stavano giocando per strada, e le
loro voci si mescolavano al canto serale gli uccelli. La sorella
maggiore, Nell, era “dentro in casa,” come erano soliti dire, a
controllare le patate che bollivano per la cena. La madre era andata
giù alla palude, a caricarsi sulle spalle un cesto di torba. E'
usanza caritatevole, o almeno lo era – e se non è caduta in
disuso, possa continuare a lungo – che quando i più ricchi
tagliavano la loro torba e la ammucchiavano nella palude, ne facevano
un mucchio più piccolo a beneficio dei poveri, che erano autorizzati
a prenderne finché ce n'era, e così, per tutto l'inverno, la
pentola di patate poteva continuare a bollire ed era mantenuto caldo
quel focolare che sarebbe stato freddo senza quel dono generoso.
Moll Ryan
arrancò su per il sentiero scosceso della palude le cui rive erano
un groviglio di spini e rovi, e china sotto il suo carico, rientrò a
casa, dove Nell, la sua figlia dai capelli neri, l'accolse con un
saluto e le tolse il cesto dalle spalle.
The Solitary Turf Collector - Paul Henry
Mary Ryan
si guardò intorno con un sospiro di sollievo e asciugandosi la
fronte, proruppe nella tipica esclamazione di Munster:
“"Eiah,
wisha! Oh, Madonna! Quanto sono stanca, benedetto Dio. E dove
sono i bambini, Nell?”
“Giocano
in strada, madre, non li hai visti venendo su?”
“No, non
c'era nessuno davanti a me sulla strada,” disse, con tono ansioso,
“non un'anima, Nell, ma perché non li hai tenuti d'occhio?”
“Beh,
erano a giocare nel recinto per il fieno, o dietro casa. Devo andare
a chiamarli?”
“Sì, da
brava, nel nome di Dio. Le galline stanno tornando a casa, e il sole
stava giusto calando sopra Knockdoulah, mentre tornavo a casa.”
Così,
l'alta Nell dai capelli neri corse fuori e, ferma sulla strada,
guardò sopra e sotto, ma non poté vedere nemmeno un segno dei due
fratellini, Con e Bill, e della sorellina, Peg. Li chiamò, ma
nessuna risposta arrivò dal piccolo recinto, delimitato da fitti
arbusti. Tese l'orecchio, ma non udì il suono delle loro voci. Corse
su per la scaletta e dietro casa – ma lì tutto era silenzioso e
deserto. Guardò giù verso la palude, fin dove riusciva a vedere, ma
dei bambini nessuna traccia. Si mise di nuovo in ascolto – ma in
vano. Dapprincipio si era arrabbiata, ma ora fu pervasa da un nuovo
sentimento e impallidì. Presa da un vago presentimento, guardò
verso la collina del Lisnavoura ricoperta dalla brughiera, che ora
era diventata di un viola cupo contro il fiammeggiante cielo al
tramonto. Col cuore che le veniva meno, tese di nuovo l'orecchio, ma
non sentì altro che il cinguettio e il fischio degli uccelli nei
cespugli. Quante storie aveva ascoltato, in inverno, intorno al
focolare, di bambini rapiti dalle fate, al tramonto, in luoghi
solitari! In preda a questa paura, capì cosa tormentava la madre.
Nessuno lì intorno radunava il piccolo gregge così presto come
questa timorosa vedova e nessuna porta nelle 'sette parrocchie' era
sbarrata altrettanto presto.
Sufficientemente
intimorita, come lo sono tutti i giovani di quella parte di mondo, da
quegli agenti terribili e sottili, Nell ne era ancora più spaventata
del solito, perché i suoi terrori erano infettati e raddoppiati da
quelli della madre. Guardò verso il Lisnavoura in una trance di
paura, e si fece più volte il segno della croce e mormorò preghiere
su preghiere. Mentre era per strada, fu interrotta voce della madre
che la chiamava a squarcia gola. Le rispose e corse all'ingresso
della capanna, dove la trovò ad aspettarla.
“E dove
si sono cacciati i bambini – li hai visti da qualche parte?”
gridò Mrs. Ryan, quando la ragazza arrivò alla soglia di casa.
“Vedrai,
madre, sono soltanto corsi giù per la strada per un po'. Fra un
momento li vedremo tornare indietro. Sono come capre, saltellano di
qua e corrono di là e se li avessi qui, tra le mani, non
sfuggirebbero ad un buon castigo.”
“Che Dio
ti perdoni, Nell! I bambini sono spariti. Li hanno presi e qui vicino
non c'è nessuno e padre Tom abita a tre miglia da qui! E cosa farò,
o chi potrà aiutarci questa notte? Ah, Dio mio, Dio mio! I bambini
sono spariti!”
“Zitta,
madre, calmati, non vedi che stanno tornando?”
E allora la
donna si mise a gridare con tono minaccioso, e ad agitare il braccio
in direzione dei bambini, quando li vide avanzare sulla strada, che
un po' più avanti formava un avvallamento che li aveva nascosti alla
loro vista. Venivano da ovest e dalla direzione della temuta collina
del Lisnavoura. Ma c'erano solo due dei bambini e uno di loro, la
ragazzina, stava piangendo. La madre e la sorella gli corsero
incontro, più allarmate di prima.
“Dov'è
Billy – dov'è?” gridò la madre, quasi senza fiato, appena fu a
portata di voce.
“E'
andato - lo hanno portato via, ma hanno detto che ritornerà,”
rispose il piccolo Con dai capelli castani.
“E'
andato con le gran signore,” farfugliò la ragazzina.
“Quali
signore – dove? Oh, Leum,
asthora! tesoro! Amore mio, alla fine sei andato via? Dov'è? Chi
lo ha preso? Di quale signore stai parlando? In che direzione è
andato?” gridò disperata.
“Non ho
potuto vedere in che direzione è andato, madre, sembrava che andasse
verso il Lisnavoura.”
La povera
donna diede un urlo di disperazione e corse da sola verso la collina,
battendo le mani e gridando ad alta voce il nome del suo bambino
perduto.
Spaventata
e inorridita, Nell, non osando andarle dietro, la seguì con lo
sguardo e scoppiò a piangere e gli altri bambini alzarono alti i
loro lamenti in una stridula competizione.
Le tenebre
stavano diventando più fitte. Era passato da molto il tempo in cui
di solito si chiudevano al sicuro dentro casa. Nell portò i
fratellini nel cottage e li fece sedere accanto al fuoco di torba
mentre lei rimaneva sulla soglia, con la porta aperta, ad aspettare
impaurita il ritorno della madre.
Dopo molto
tempo, videro ritornare la madre. La donna entrò e si sedette
accanto al fuoco e pianse come se le si stesse spezzando il cuore.
“Devo
chiudere la porta, madre?” chiese Nell.
“Sì,
certo – ho già perduto abbastanza questa notte per lasciare la
porta aperta, ma prima spruzzati addosso un po' di acqua santa, cara,
e portala qui così ne butto qualche goccia addosso a me e ai
bambini; e mi chiedo, Nell, perché hai dimenticato di farlo tu
stessa, lasciando i bambini fuori fino al calar della sera. Venite
qui e sedetevi sulle mie ginocchia, asthora, venite da me,
piccoli miei, e abbracciatemi forte, nel nome di Dio, e io vi
abbraccerò così forte che nessuno potrà portarvi via da me, e
raccontatemi tutto, cosa è successo – che il Signore sia tra noi e
il male - e come è successo e chi è stato.
E dopo aver
sbarrato la porta, i due bambini, a volte parlando insieme, spesso
interrompendosi l'un l'altro, spesso interrotti dalla madre,
riuscirono a raccontare questa strana storia, che preferisco
raccontare in modo coerente e nella mia lingua.
Maria Spilsbury (1777 - 1823) - Family Group before a Thatched Cottage
I tre figli della vedova Ryan stavano giocando, come ho detto, sulla vecchia strada di fronte a casa loro. Il piccolo Bill o Leum, di circa cinque anni, con i capelli biondi e grandi occhi azzurri, era un ragazzo molto bello, e aveva i colori luminosi della salute e lo sguardo di una schietta semplicità che non appartiene ai ragazzini di città della stessa età. La sua sorellina Peg, più piccola di quasi un anno, e suo fratello Con, più grande di lei di poco più di un anno, formavano il piccolo gruppo. Sotto i grandi vecchi frassini, con le foglie che cadevano ai loro piedi, nella luce di un tramonto d'ottobre, stavano giocando con la gioia e l'entusiasmo dei ragazzini di campagna, gridando tutti insieme con le facce rivolte a ovest, verso l'antica collina del Lisnavoura.
Improvvisamente,
dietro di loro una voce spaventosa li chiamò con un urlo stridulo,
ordinandogli di togliersi di mezzo e voltandosi, videro una scena
incredibile. Era una carrozza tirata da quattro cavalli che
soffiavano e scalpitavano d'impazienza, a causa della brusca frenata.
I bambini erano quasi sotto i loro zoccoli e corsero al lato della
strada vicino alla loro casa. La carrozza e il suo equipaggiamento
erano di antica foggia e splendidi e costituivano uno spettacolo
stupefacente per quei bambini che non avevano visto niente di più
elegante di un carretto per la torba e, una volta, un vecchio postale
proveniente da Killaloe. Questa aveva un antico splendore. I
finimenti e le bardature erano scarlatti e rilucevano di oro. I
cavalli erano enormi, bianchi come la neve, con grandi criniere, e
quando le scrollavano e scuotevano in aria, sembravano ondeggiare e
fluttuare a volta più lunghe a volte più corte, simili a volute di
fumo… le loro code erano lunghe e infiocchettate con larghi nastri
scarlatti e d'oro. La carrozza stessa era tutta un luccichio di
colori, dorati e sgargianti. C'erano valletti con vivaci livree e
cappelli a tre punte, come il cocchiere, ma mentre questo indossava
una grande parrucca, simile a quella di un giudice, i capelli dei
valletti erano arricciati e incipriati e un lungo e folto 'codino',
ornato da un fiocco, gli scendeva fino alle spalle.
Tutti
questi servi erano di piccola statura e ridicolmente sproporzionati
rispetto agli enormi cavalli, ed avevano lineamenti aguzzi e
olivastri, accesi occhi inquieti e facce di una malizia e di una
cattiveria che raggelarono i bambini. Il piccolo cocchiere aveva uno
sguardo accigliato e mostrava le sue bianche zanne sotto il cappello
a tre punte e le sue piccole pupille di fuoco fremevano per la rabbia
mentre continuava a volteggiare la frusta sopra le loro teste, finché
il flagello diventò simile a una striscia di fuoco nel sole al
tramonto, risuonando nell'aria come una legione di 'fillapoueeks'.
“La
principessa è ferma sulla strada!” gridò il cocchiere, con un
acuto assordante.
“La
principessa è ferma sulla strada!” ripeterono a turno i valletti
con voce stridula, mentre da dietro le sue spalle lanciavano sguardi
accigliati ai bambini, digrignando i denti.
I bambini
erano così spaventati che riuscirono solo a spalancare la bocca
impallidendo per la paura. Ma una voce dolcissima proveniente dal
finestrino aperto della carrozza li rassicurò e mise fine
all'attacco dei lacchè.
Una
bellissima signora e “di aspetto maestoso” gli stava sorridendo,
e si sentirono rassicurati nella strana luce di quel sorriso.
“Il
ragazzo con i capelli d'oro, suppongo,” disse la signora, fissando
i suoi grandi occhi meravigliosamente chiari sul piccolo Leum.
La parte
superiore della carrozza era fatta in gran parte di vetro, così che
i ragazzi videro che lì dentro c'era un'altra donna, che non gli
piacque altrettanto.
Era una
donna nera, con un collo incredibilmente lungo, da cui pendevano
molti fili di grandi biglie di vetro multicolori, e sulla testa aveva
una specie di turbante di seta a righe di tutti i colori
dell'arcobaleno, su cui era appuntata una stella d'oro.
La donna
nera aveva una faccia così scarna da rassomigliare ad un teschio,
con zigomi alti e grandi occhi sporgenti, e il bianco di questi, così
come quello dei suoi denti, formava un luminoso contrasto con la sua
pelle, mentre osservava i bambini da sopra la spalla della bella
signora e le mormorava qualcosa all'orecchio.
“Sì, il
ragazzo dai capelli d'oro, suppongo,” ripeté la signora.
E la sua
voce aveva il suono dolce di un campanello d'argento alle orecchie
dei bambini, e il suo sorriso li affascinò come la luce di una
lampada magica, mentre si sporgeva dal finestrino con uno sguardo di
ineffabile tenerezza per il bambino dai capelli d'oro e i grandi
occhi azzurri; tanto che il piccolo Billy, guardando in su, la
ricambiò con un sorriso di stupita tenerezza, e quando lei si chinò
giù e allungò verso di lui le braccia ingioiellate, Billy tese le
sue piccole mani in alto, e agli altri bimbi sembrò incredibile che
riuscissero a toccarsi; poi, dicendo, “Vieni a darmi un bacio,
amore mio,” lei lo sollevò e sembrò che il bambino salisse su
come una piuma nelle sue piccole mani, poi se lo mise in braccio e lo
coprì di baci. Per niente allarmati, gli altri bambini sarebbero
stati fin troppo felici di prendere il posto del fratellino
prescelto. C'era una sola cosa spiacevole, e che li spaventò un
poco, ed era ancora la donna nera nella carrozza, che continuava a
fissarli. Questa prese il ricco fazzoletto di seta e oro che teneva
tra le dita e se lo portò alle labbra e sembrò spingerlo quasi
tutto nella sua grande bocca, piega dopo piega, per soffocare le sue
risate, come pensarono i bambini, a causa delle quali la donna
sembrava presa dalle convulsioni, dal momento che tremava e si
scuoteva tutta, così pareva, per via di quell'allegria soffocata, ma
i suoi occhi, che rimanevano ben visibili, avevano lo sguardo più
feroce che avessero mai visto.
Ritratto di donna nera, 1800 - Marie-Guillemine Benoist
Ma la
signora era così bella che i bambini preferirono guardare lei, che
continuava ad accarezzare e baciare il ragazzino sulle sue ginocchia,
e sorridendo agli altri prese fra le dita un grande mela renetta, e
mentre la carrozza riprendeva a muoversi, con un cenno della testa li
invitò a prendere il frutto che lasciò cadere sulla strada. La mela
rotolò per un po' accanto alle ruote, inseguita dai bambini, e poi
la signora ne fece cadere un'altra, e poi un'altra e così via. E a
tutte successe la stessa cosa, perché appena uno dei bambini
riusciva a raggiungere la mela che rotolava, in qualche modo quella
scivolava in una buca o finiva in un fosso, e guardando in su, videro
la signora farne cadere un'altra dal finestrino, e così
l'inseguimento riprese e continuò finché arrivarono, senza rendersi
conto di quanto si fossero allontanati, al vecchio incrocio che
conduce a Owney. A quel punto, sembrò che gli zoccoli dei cavalli e
le ruote della carrozza sollevassero un'incredibile polverone, che fu
preso in uno di quei vortici che che formano alte colonne di polvere,
pur essendo una giornata assolutamente priva di vento, e che per un
istante avviluppò i bambini per poi proseguire turbinando verso il
Lisnavoura, mentre la carrozza, così gli parve, avanzava al centro
del vortice. Ma improvvisamente, tutto finì e le foglie fluttuarono
a terra e la polvere si dissolse, ma i grandi cavalli bianchi, la
carrozza dorata, la signora e il fratellino dai capelli biondi erano
spariti.
Nello
stesso momento il margine superiore del disco luminoso del sole al
tramonto sparì di colpo dietro la collina del Knockdoula, e scese la
sera. I bambini rimasero colpiti da quell'improvviso cambiamento –
e la vista della rotonda sommità del Lisnavoura, che ora li
sovrastava da vicino, li riempì di una nuova paura.
Urlarono il
nome del fratello in direzione della carrozza, ma le loro urla si
persero nell'aria vuota. Nello stesso istante, credettero di udire,
vicino a loro, una voce cupa che diceva, “Andate a casa.”
Si
guardarono intorno e, non vedendo nessuno, si spaventarono, così,
mano nella mano – la bambina piangendo disperata e il ragazzo
bianco come la cenere per la paura – corsero a casa, più veloci
che potevano, per raccontare, come abbiamo visto, la loro strana
storia.
Molly Ryan
non vide mai più il suo tesoro. Ma qualcosa del bambino fu vista dai
suoi antichi compagni di gioco.
A volte,
quando la madre andava a tagliare il fieno per guadagnare qualche
soldo, e Nelly andava a lavare le patate per il pranzo, o a fare il
bucato nel piccolo ruscello che scorreva nella valletta lì vicino,
vedevano il faccino di Billy spiarli dalla porta con un'espressione
maliziosa, e sorridergli silenziosamente, e quando loro correvano ad
abbracciarlo, con grida di gioia, lui si tirava indietro, col suo
sorriso malizioso, e quando i fratellini uscivano alla luce del sole,
lui se ne era andato senza lasciare tracce del suo passaggio.
Questo
accadde spesso, con piccole variazioni nelle circostanze delle
visite. A volte si fermava a sbirciare per più tempo, a volte per
meno tempo, a volte la sua piccola mano si spingeva dentro casa e,
piegando il dito, gli faceva cenno di seguirlo, ma sorrideva sempre
con lo stesso sguardo malizioso e in un silenzio circospetto – e
ogni volta che arrivavano alla porta, lui se ne era già andato.
Gradualmente queste visite diventarono sempre meno frequenti e dopo
circa otto mesi cessarono del tutto, e il piccolo Billy,
irrimediabilmente perso, nei loro ricordi prese posto accanto ai
morti.
Una mattina
d'inverno, quasi un anno e mezzo dopo la sua sparizione, partita la
madre per Limerick al cantar del gallo, per vendere del pollame al
mercato, la ragazzina, a letto insieme alla sorella maggiore, che
dormiva profondamente, appena iniziò ad albeggiare, sentì alzare
piano piano il chiavistello e vide il piccolo Billy entrare e
chiudere la porta senza far rumore. C'era abbastanza luce per vedere
che il bambino era a piedi scalzi e lacero, e aveva un aspetto
pallido e affamato. Andò a mettersi accanto al fuoco e si chinò
sulle braci di torba strofinando lentamente le mani, e sembrava
tremare mentre riattizzava la torba che si stava spegnendo. La
ragazzina afferrò terrorizzata la sorella e sussurrò, “Svegliati,
Nell, svegliati, Billy è ritornato!”
Nelly
continuò a dormire profondamente, ma il ragazzino, le cui mani erano
stese sopra i carboni, si voltò e guardò spaventato verso il letto,
così le sembrò, e quando si girò verso di lei vide il bagliore dei
tizzoni riflessi sulle sue guance smunte. Billy si alzò e, in
punta di piedi, andò velocemente alla porta, in silenzio, e uscì
senza far rumore come era entrato.
Da quella
volta, il ragazzino non fu mai più visto da nessuno dei suoi
familiari.
I “dottori
delle fate,” come vengono chiamati quelli che si occupano del
preternaturale e che vengono convocati in simili circostanze, fecero
tutto quello che era in loro potere, ma in vano. Arrivò anche padre
Tom, e tentò tutto quello che potevano i riti più sacri, ma
egualmente senza risultati. Così il piccolo Billy fu considerato
morto dalla madre, dal fratello e dalle sorelle, ma nessuna tomba lo
accolse. Altri più fortunati, giacciono in terra consacrata, nella
vecchia chiesa di Abington, con una pietra tombale a segnare il luogo
dove i sopravvissuti possono inginocchiarsi e dire qualche preghiera
per la pace dell'anima del defunto. Ma non c'era nessun segno a
mostrare dove il piccolo Billy era stato sottratto al loro sguardo
amorevole, a meno che questo non fosse l'antica collina del
Lisnavoura, che al tramonto proiettava la sua lunga ombra davanti
alla porta del cottage, o che, bianca e nebbiosa al chiaro di luna,
anni più tardi, avrebbe attirato lo sguardo di suo fratello al
ritorno dalla fiera o dal mercato, e gli avrebbe carpito un sospiro o
una preghiera per il fratellino che aveva perso tanto tempo fa, e che
non sarebbe più ritornato.
The bog at evening - Paul Henry, 1923
FINE
*Patrick
Sarsfield, 1°
conte di
Lucan (ca. 1660
– 21 August 1693) fu
un giacobita irlandese e
un militare.
Quando
nel 1688 William of Orange, genero di Giacomo II e principe olandese,
su invito del parlamento inglese prese il potere durante quella che
fu definita la
Glorious Revolution,
il campo di battaglia fra giacobiti e orangisti si spostò in
Irlanda. Qui
Sarfield si distinse per il suo coraggio e la sua temerarietà
durante la disastrosa battaglia della Boyne Valley e l'assedio di
Limerick, a cui fa riferimento il narratore. Dopo
la sconfitta dell'esercito giacobita, Sarsfield riparò in Francia
con i suoi uomini.
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