Childe
Roland to the Dark Tower Came
Robert Browning (1832)
Il
poema si articola in trentaquattro stanze di sei versi ciascuna con
uno schema metrico A-B-B-A-A-B. I versi sono pentametri giambici,
ovvero il tipo di verso tipico della poesia inglese. La vicenda è
narrata in prima persona dal
protagonista in
un ininterrotto soliloquio, che insieme al dramatic monologue, è una
delle tecniche
narrative predilette da B.
Genesi
Genesi
Fu
pubblicato nel 1855 nella raccolta Men and Women, ma la
sua composizione risale al gennaio del 1853 e, secondo le parole
dello stesso Browning, ebbe una genesi molto simile al poema di
Colleridge Kubla Khan (1816), dal momento che
l'ispirazione gli giunse in sogno e “I had to write it, then and
there.” B., non attribuisce alcun significato simbolico alla sua
opera, e, dalle sue parole, sembra quasi che il senso della poesia
risieda proprio nel gesto della scrittura; “But it was simply tha I
had to do it. I did not know what it meant beyond it, and I am sure I
don't Know now.” E proprio grazie a questo che la poesia si è
prestata e si presta a diverse interpretazioni e riesce ad ispirare
anche i contemporanei. Famoso il ciclo della Dark Tower di S.
King, da cui è stato tratto recentemente l'omonimo film. Ma, a parer
mio, il cinema si era già ispirato a quest'opera. Mi riferisco al
film di Spilberg Incontri ravvicinati del terzi tipo. Anche
qui, per usare una frase non mia, ci troviamo di fronte “agli
sconfitti che incontrano il sublime.” I continui flash back, i
continui déjà vu, le continue frustrazioni del protagonista, la
forma turrita del promontorio oggetto della ricerca del protagonista,
sembrano ricondurci al poema di Browning. Il film, però, continua là
dove B. si era fermato e ci rivela quello che è nascosto dietro alla
torre: la realizzazione dei nostri sogni, anche i più improbabili,
se ci si crede veramente.
La vicenda
La
storia ricalca le avventure dei cavalieri della tavola rotonda alla
ricerca del sacro Graal, ma
qui l'oggetto della ricerca è una misteriosa 'Dark
Tower.'
Roland, il protagonista della poesia, e gli altri membri della sua
non meglio qualificata 'Band,' hanno trascorso la loro vita in questa
ricerca, e ormai egli è l'ultimo sopravvissuto. Tutto
questo ci verrà
rivelato da una serie di flash back, perché la poesia inizia in
medias res,
quando
il protagonista incontra uno “storpio canuto” dallo sguardo
malevolo che gli indicherà la strada per raggiungere la Dark
Tower.
E sebbene Roland sia sicuro che il vecchio gli stia mentendo, ormai
non ha altra scelta che seguire le sue indicazioni, con l'unica
speranza non
di arrivare alla meta, ma
di essere ormai arrivato alla fine di suoi giorni. Egli si incammina
così in una pianura desolata dove regnano “penuria, inerzia e
bruttezza.” Le uniche forme di vita sono una vegetazione stentata e
un vecchio ronzino cieco e scheletrico che sembra uscito dalle
“stalle del diavolo.” Gli fa compagnia il ricordo dei suoi anitichi commilitoni, ma quel ricordo non gli è di conforto, perché sia lui
che gli altri membri della sua 'Band' hanno commesso atti di
codardia. In
una disperazione sempre più profonda, Roland
attraverserà con difficoltà un fiume infernale
e si troverà in regioni sempre più malridotte. A dargli
nuovo coraggio arriva
però un grande uccello nero, che gli ricorda l'angelo della
distruzione nella bibbia ebraica, Apollion.
Improvvisamente
il paesaggio cambia e la pianura cede il posto ad una serie
di brulle colline e, come in preda ad un déjà
vu (“Ma
quasi mi sembrò di riconoscere un certo trucco / Malvagio che mi era
già accaduto” )
Roland
finalmente riconosce il posto “Dopo
una vita spesa a prepararti per questa scena.” Nella
luce del crepuscolo la torre gli appare come
“Quel
tozzo torrione circolare, cieco come il cuore di uno sciocco.”
L'aspetto
sinistro della torre non scoraggia Roland, essa comunque rappresenta
la vittoria dopo tante sconfitte, per lui e i suoi compagni perduti
che gli appaiono “Avvolti
in un sudario di fiamme” lungo
i fianchi della collina, e in segno di riscatto Roland suona il suo
corno e pronuncia la frase fatidica “Childe
Roland alla Torre Nera giunse.”
Thomas_Moran_Childe_Roland_to_the_Dark_Tower_Came_1859
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Il
titolo della poesia deriva dalla canzone di Edgar nel Re
Lear "Child Rowland
to the dark tower came,/ His word was still 'Fie, foh and fum,/ I
smell the blood of a British man." (III
iv. 182-4). La canzone di Edgar, a sua volta, potrebbe derivare da
un'antica ballata scozzese The
Romance of Childe Rwland.
Rowland, il più giovane discendente della famiglia di re Artù, si
reca ad Elfland alla ricerca di sua sorella, Burd Ellen, che era
stata rapita dagli elfi, e dei suoi due fratelli maggiori che erano
stati catturati nel tentativo di liberarla. Il
mago Merlino dice a Rowland che quando sarà entrato nel regno delle
fate dovrà uccidere tutti quelli che incontrerà e non dovrà né
bere né mangiare niente di quanto gli verrà offerto in quella
terra, altrimenti resterà prigioniero degli Elfi non vedrà mai più
“middle eard.” Quando Rowland arriva nel luogo dove sua sorella è
tenuta prigioniera, il re degli elfi emerge
dal suo nascondiglio e canta “fi, fo, and fum / I smell the blood
of a Christian man! / Be he dead, be he living, wi' my brand / I'll
clash his harns frae his harn-pan!” a questo punto l'indomito
(undaunted)
Rowland sfodera la sua spada (Excalibur) “that never struck in
vain.”
Per leggere la fiaba originale vi rimando al mio blog Time for Tales
Per leggere la fiaba originale vi rimando al mio blog Time for Tales
Le fonti
1: fiabe popolari
La
filastrocca del re degli elfi ci ricorda il nostro “Ucci, ucci,
sento odor di cristianucci” e ci suggerisce tutta una serie di
associazioni con fiabe popolari che Browning doveva conoscere fin
dalla sua infanzia in particolare Hop-o'-my-thumb
(il nostro Pollicino),
Jack and the
Benstalk
(Giacomino e il
fagiolo magico),
e Jack the Giant Killer (L'ammazzagiganti).Ma
ci sono molte altre somiglianze tra queste fiabe e la storia di
Roland. Alla fine di Jack the Giant Killer
l'eroe
è guidato da un vecchio canuto ad un castello dove sono tenuti
prigionieri tutti quegli avventurieri che avevano provato a
conquistare la torre prima di lui. Quando Jack arriva al cancello,
trova una tromba d'oro appesa ad una catena d'argento e sotto è
scritto che “Whoever can this trumpet blow, / Soon shall the giant
overthrow, / And break the black enchantment straight, / So all shall
be in happy state.”
2: romanzi cavallereschi
2: romanzi cavallereschi
Ma
possiamo ravvisare fonti più auliche come quelle dei romanzi
cavallereschi. Ho già accennato al ciclo dei cavalieri della tavola
rotonda, da cui prende il tema della 'quest,'
mentre con la Chanson
de Roland condivide
sia il nome del protagonista che il gesto finale di suonare il corno
quando Orlando, paladino del re Carlo Magno, rimasto alla
retroguardia a combattere contro i saraceni, suona il suo corno a
Roncisvalle per chiamare un aiuto che arriverà troppo tardi.
3: E.A. Poe
3: E.A. Poe
Ci
sono anche influenze più moderne. Lo
scheletrico cavallo che vaga nella pianura desolata è
ispirato dal racconto breve di E.A. Poe Metzengerstein
4: Bibbia, Dante, Bunyan
4: Bibbia, Dante, Bunyan
Numerose
le citazioni bibliche, come ho segnalato nelle note. Ma anche
l'Inferno
dantesco e il Pilgrim's
Progress (178)
di Bunyan hanno contribuito alla generale atmosfera del poema. Una
terra desolata, inaridita e sfregiata dallo sfruttamento industriale,
dove l'individuo vaga
smarrito, alla vana ricerca di qualcosa che dia valore alla sua
esistenza.
Childe
Roland to the Dark Tower Came
Childe Roland alla Torre Nera giunse
Childe Roland alla Torre Nera giunse
Robert Browning (1832)
1 My first thought was, he
lied in every word, 2 That hoary cripple, with malicious eye 3 Askance to watch the working of his lie 4 On mine, and mouth scarce able to afford 5 Suppression of the glee that pursed and scored 6 Its edge, at one more victim gained thereby. I. Il mio primo pensiero fu, egli mente ad ogni parola, Quello storpio canuto, col suo occhio maligno A fissare di traverso l'effetto della sua menzogna Sui miei, e la bocca capace a mala pena Di trattenere la gioia che ne increspava e segnava Il profilo, per la nuova vittima così guadagnata. |