Il lungo sonno
RipVan Winkle
(1819)
fa
parte
della raccolta di racconti intitolata The
Sketch Book of Geoffrey Crayon
(Il
libro degli schizzi di Geoffrey Crayon)
ed
è
certamente uno dei racconti più conosciuti di Washington Irving
(1783
– 1859), considerato
il primo scrittore della neonata democrazia americana. Nato egli
stesso pochi
mesi prima della fine della rivoluzione
americana (1776 – 1783), venne chiamato Washington in onore del
generale eroe della guerra e primo presidente degli Stati Uniti. Ma
chi
si aspettasse
di trovare una storia ispirata da ideali
patriottici
e nazionalistici,
sbaglierebbe.
Irving osserva la giovane democrazia americana con occhio critico,
denunciandone
i limiti, in
particolare
il peccato originale della distruzione dei popoli indigeni
e dello schiavismo (Ildiavolo e Tom Walker, mio blog 26-02-2012).
La
storia, sebbene ambientata nello stato di New York negli anni a
cavallo della rivoluzione americana, quando l'influenza culturale
olandese era ancora forte, è basata su un racconto della tradizione
tedesca: Peter Klaus, il guardiano di capre (nel mio blog Time for Tales).
L'autore
finge di aver
trovato
il racconto nelle carte di Diedrich Knickerbocker,
vecchio gentiluomo di New York, interessato alle tradizioni locali,
ma nella nota finale ammette che potrebbe basarsi su una vecchia
leggenda tedesca
"riguardante
l'imperatore Federico Barbarossa e la montagna del Kypphaüser," ma si tratta evidentemente di una falsa pista, anche se nel testo di Irving la figura dell'imperatore è sostituita da quella del capo degli spiriti della Kaatskill Mountains, l'esploratore olandese Hendrik Hudson, che fu abbandonato nella valle dell'Hudson dopo l'ammutinamento della sua ciurma (1611).
Irving fu per questo accusato di
plagiarismo, e tuttavia Rip Van Winkle è uno dei miti fondanti della
nuova democrazia americana. Il nostro eroe, che al lavoro proficuo
preferisce dedicarsi alla caccia e alle chiacchiere da osteria, si
addormenta suddito di sua maestà per risvegliarsi cittadino degli
Stati Uniti. Sfruttando l'escamotage letterario del sonno
miracoloso*, Irving punta il dito contro
la nuova etica utilitaristica e puritana della rivoluzione americana,
che in nome del guadagno e dell’attivismo reprime ciò che è
abitudinario e con esso i piccoli piaceri della vita.
*La
tematica del sonno miracoloso è presente possiamo dire
da sempre nella letteratura e nel folklore occidentale (e non solo):
*** Plutarco
e Diogene Laerzio ci
tramandano il mito di Epimenide
che da giovane, inviato dal padre a rintracciare una pecora nei
campi, si addormentò in una caverna e dormì per cinquantasette
anni. Oggi Epimenide è ricordato per il rompicapo di logica
conosciuto come "paradosso
del mentitore."
*** Endimione,
il
principe pastore di cui si innamorò Selene, dea della luna,
sprofondò
in un sonno ed una giovinezza eterna. Ogni notte Selene scendeva
dall'alto dei cieli per fargli visita. Il
mito fu
celerato
anche dal poeta Keats nel lungo poema Endymion
(1818)
*** Ma
la leggenda
più conosciuta, tanto da essere citata anche nel Corano, è quella
dei Sette
dormienti, che
racconta la leggenda di sette giovani cristiani che per sfuggire alle
persecuzioni dell'imperatore Decio (249-251)
si rifugiarono in una caverna presso Efeso e si ridestarono dopo un
sonno di quasi due secoli, quando regnava l'imperatore cristiano
Teodosio II (408-450)
♥♥♥
Tutti
conosciamo la favola de La
bella addormentata nel bosco
nella versione di Charles Perrault (I racconti di mamma l'oca, 1697),
in quella dei fratelli Grimm (Fiabe del focolare, 1812)
*** Woody
Allen nel film Il
dormiglione
(1973) descrive le esilaranti avventure di un uomo che viene
svegliato dallo stato di ibernazione dopo 200 anni, situazione molto
simile a quella di Philip J. Fry, l'imbranatissimo protagonista del
cartone animato Futurama,
etc…
RIP
VAN WINKLE
UNO
SCRITTO POSTUMO DI DIEDRICH KNICKERBOCKER
di
Washington Irving, 1819
di
Washington Irving, 1819
Illustrazione di John Quidor (1849) |
[Il
seguente racconto fu ritrovato tra le carte del defunto Diedrich
Knickerbocker, un vecchio gentiluomo di New York, che era molto
interessato alla storia olandese della provincia e alle usanze dei
discendenti dei suoi primi coloni. Le sue ricerche storiche,
comunque, non si basano tanto sui libri quanto sugli uomini, perché
i primi sono terribilmente scarsi riguardo ai suoi argomenti
preferiti, laddove trovò i vecchi cittadini, e ancor più le loro
mogli, così ricchi di quel sapere leggendario inestimabile per la
vera storia. Pertanto, ogni volta che si imbatteva in una genuina
famiglia olandese, confortevolmente rintanata nella sua fattoria dal
tetto basso, sotto l'ampia chioma di un sicomoro, la considerava alla
stregua di un volumetto a caratteri gotici chiuso da un fermaglio, e
la studiava con lo zelo di un topo di biblioteca.