venerdì 27 luglio 2018

Rip Van Winkle



Il lungo sonno





RipVan Winkle (1819) fa parte della raccolta di racconti intitolata The Sketch Book of Geoffrey Crayon (Il libro degli schizzi di Geoffrey Crayon) ed è certamente uno dei racconti più conosciuti di Washington Irving (1783 – 1859), considerato il primo scrittore della neonata democrazia americana. Nato egli stesso pochi mesi prima della fine della rivoluzione americana (1776 – 1783), venne chiamato Washington in onore del generale eroe della guerra e primo presidente degli Stati Uniti. Ma chi si aspettasse di trovare una storia ispirata da ideali patriottici e nazionalistici, sbaglierebbe. Irving osserva la giovane democrazia americana con occhio critico, denunciandone i limiti, in particolare il peccato originale della distruzione dei popoli indigeni e dello schiavismo (Ildiavolo e Tom Walker, mio blog 26-02-2012).
La storia, sebbene ambientata nello stato di New York negli anni a cavallo della rivoluzione americana, quando l'influenza culturale olandese era ancora forte, è basata su un racconto della tradizione tedesca: Peter Klaus, il guardiano di capre (nel mio blog Time for Tales)
 
L'autore finge di aver trovato il racconto nelle carte di Diedrich Knickerbocker, vecchio gentiluomo di New York, interessato alle tradizioni locali, ma nella nota finale ammette che potrebbe basarsi su una vecchia leggenda tedesca "riguardante l'imperatore Federico Barbarossa e la montagna del Kypphaüser," ma si tratta evidentemente di  una falsa pista, anche se nel testo di Irving la figura dell'imperatore è sostituita da quella del capo degli spiriti della Kaatskill Mountains, l'esploratore olandese Hendrik Hudson, che fu abbandonato nella valle dell'Hudson dopo l'ammutinamento della sua ciurma (1611).
Irving fu per questo accusato di plagiarismo, e tuttavia Rip Van Winkle è uno dei miti fondanti della nuova democrazia americana. Il nostro eroe, che al lavoro proficuo preferisce dedicarsi alla caccia e alle chiacchiere da osteria, si addormenta suddito di sua maestà per risvegliarsi cittadino degli Stati Uniti. Sfruttando l'escamotage letterario del sonno miracoloso*, Irving punta il dito contro la nuova etica utilitaristica e puritana della rivoluzione americana, che in nome del guadagno e dell’attivismo reprime ciò che è abitudinario e con esso i piccoli piaceri della vita.



*La tematica del sonno miracoloso è presente possiamo dire da sempre nella letteratura e nel folklore occidentale (e non solo):
*** Plutarco e Diogene Laerzio ci tramandano il mito di Epimenide che da giovane, inviato dal padre a rintracciare una pecora nei campi, si addormentò in una caverna e dormì per cinquantasette anni. Oggi Epimenide è ricordato per il rompicapo di logica conosciuto come "paradosso del mentitore."

*** Endimione, il principe pastore di cui si innamorò Selene, dea della luna, sprofondò in un sonno ed una giovinezza eterna. Ogni notte Selene scendeva dall'alto dei cieli per fargli visita. Il mito fu celerato anche dal poeta Keats nel lungo poema Endymion (1818)
*** Ma la leggenda più conosciuta, tanto da essere citata anche nel Corano, è quella dei Sette dormienti, che racconta la leggenda di sette giovani cristiani che per sfuggire alle persecuzioni dell'imperatore Decio (249-251) si rifugiarono in una caverna presso Efeso e si ridestarono dopo un sonno di quasi due secoli, quando regnava l'imperatore cristiano Teodosio II (408-450)
♥♥♥ Tutti conosciamo la favola de La bella addormentata nel bosco nella versione di Charles Perrault (I racconti di mamma l'oca, 1697), in quella dei fratelli Grimm (Fiabe del focolare, 1812)
*** Woody Allen nel film Il dormiglione (1973) descrive le esilaranti avventure di un uomo che viene svegliato dallo stato di ibernazione dopo 200 anni, situazione molto simile a quella di Philip J. Fry, l'imbranatissimo protagonista del cartone animato Futurama, etc…






RIP VAN WINKLE

UNO SCRITTO POSTUMO DI DIEDRICH KNICKERBOCKER

di

Washington  Irving, 1819



Illustrazione di John Quidor (1849)


[Il seguente racconto fu ritrovato tra le carte del defunto Diedrich Knickerbocker, un vecchio gentiluomo di New York, che era molto interessato alla storia olandese della provincia e alle usanze dei discendenti dei suoi primi coloni. Le sue ricerche storiche, comunque, non si basano tanto sui libri quanto sugli uomini, perché i primi sono terribilmente scarsi riguardo ai suoi argomenti preferiti, laddove trovò i vecchi cittadini, e ancor più le loro mogli, così ricchi di quel sapere leggendario inestimabile per la vera storia. Pertanto, ogni volta che si imbatteva in una genuina famiglia olandese, confortevolmente rintanata nella sua fattoria dal tetto basso, sotto l'ampia chioma di un sicomoro, la considerava alla stregua di un volumetto a caratteri gotici chiuso da un fermaglio, e la studiava con lo zelo di un topo di biblioteca.