venerdì 27 luglio 2018

Rip Van Winkle



Il lungo sonno





RipVan Winkle (1819) fa parte della raccolta di racconti intitolata The Sketch Book of Geoffrey Crayon (Il libro degli schizzi di Geoffrey Crayon) ed è certamente uno dei racconti più conosciuti di Washington Irving (1783 – 1859), considerato il primo scrittore della neonata democrazia americana. Nato egli stesso pochi mesi prima della fine della rivoluzione americana (1776 – 1783), venne chiamato Washington in onore del generale eroe della guerra e primo presidente degli Stati Uniti. Ma chi si aspettasse di trovare una storia ispirata da ideali patriottici e nazionalistici, sbaglierebbe. Irving osserva la giovane democrazia americana con occhio critico, denunciandone i limiti, in particolare il peccato originale della distruzione dei popoli indigeni e dello schiavismo (Ildiavolo e Tom Walker, mio blog 26-02-2012).
La storia, sebbene ambientata nello stato di New York negli anni a cavallo della rivoluzione americana, quando l'influenza culturale olandese era ancora forte, è basata su un racconto della tradizione tedesca: Peter Klaus, il guardiano di capre (nel mio blog Time for Tales)
 
L'autore finge di aver trovato il racconto nelle carte di Diedrich Knickerbocker, vecchio gentiluomo di New York, interessato alle tradizioni locali, ma nella nota finale ammette che potrebbe basarsi su una vecchia leggenda tedesca "riguardante l'imperatore Federico Barbarossa e la montagna del Kypphaüser," ma si tratta evidentemente di  una falsa pista, anche se nel testo di Irving la figura dell'imperatore è sostituita da quella del capo degli spiriti della Kaatskill Mountains, l'esploratore olandese Hendrik Hudson, che fu abbandonato nella valle dell'Hudson dopo l'ammutinamento della sua ciurma (1611).
Irving fu per questo accusato di plagiarismo, e tuttavia Rip Van Winkle è uno dei miti fondanti della nuova democrazia americana. Il nostro eroe, che al lavoro proficuo preferisce dedicarsi alla caccia e alle chiacchiere da osteria, si addormenta suddito di sua maestà per risvegliarsi cittadino degli Stati Uniti. Sfruttando l'escamotage letterario del sonno miracoloso*, Irving punta il dito contro la nuova etica utilitaristica e puritana della rivoluzione americana, che in nome del guadagno e dell’attivismo reprime ciò che è abitudinario e con esso i piccoli piaceri della vita.



*La tematica del sonno miracoloso è presente possiamo dire da sempre nella letteratura e nel folklore occidentale (e non solo):
*** Plutarco e Diogene Laerzio ci tramandano il mito di Epimenide che da giovane, inviato dal padre a rintracciare una pecora nei campi, si addormentò in una caverna e dormì per cinquantasette anni. Oggi Epimenide è ricordato per il rompicapo di logica conosciuto come "paradosso del mentitore."

*** Endimione, il principe pastore di cui si innamorò Selene, dea della luna, sprofondò in un sonno ed una giovinezza eterna. Ogni notte Selene scendeva dall'alto dei cieli per fargli visita. Il mito fu celerato anche dal poeta Keats nel lungo poema Endymion (1818)
*** Ma la leggenda più conosciuta, tanto da essere citata anche nel Corano, è quella dei Sette dormienti, che racconta la leggenda di sette giovani cristiani che per sfuggire alle persecuzioni dell'imperatore Decio (249-251) si rifugiarono in una caverna presso Efeso e si ridestarono dopo un sonno di quasi due secoli, quando regnava l'imperatore cristiano Teodosio II (408-450)
♥♥♥ Tutti conosciamo la favola de La bella addormentata nel bosco nella versione di Charles Perrault (I racconti di mamma l'oca, 1697), in quella dei fratelli Grimm (Fiabe del focolare, 1812)
*** Woody Allen nel film Il dormiglione (1973) descrive le esilaranti avventure di un uomo che viene svegliato dallo stato di ibernazione dopo 200 anni, situazione molto simile a quella di Philip J. Fry, l'imbranatissimo protagonista del cartone animato Futurama, etc…






RIP VAN WINKLE

UNO SCRITTO POSTUMO DI DIEDRICH KNICKERBOCKER

di

Washington  Irving, 1819



Illustrazione di John Quidor (1849)


[Il seguente racconto fu ritrovato tra le carte del defunto Diedrich Knickerbocker, un vecchio gentiluomo di New York, che era molto interessato alla storia olandese della provincia e alle usanze dei discendenti dei suoi primi coloni. Le sue ricerche storiche, comunque, non si basano tanto sui libri quanto sugli uomini, perché i primi sono terribilmente scarsi riguardo ai suoi argomenti preferiti, laddove trovò i vecchi cittadini, e ancor più le loro mogli, così ricchi di quel sapere leggendario inestimabile per la vera storia. Pertanto, ogni volta che si imbatteva in una genuina famiglia olandese, confortevolmente rintanata nella sua fattoria dal tetto basso, sotto l'ampia chioma di un sicomoro, la considerava alla stregua di un volumetto a caratteri gotici chiuso da un fermaglio, e la studiava con lo zelo di un topo di biblioteca.

Il risultato di tutte queste ricerche fu una storia della provincia durante l'amministrazione dei governatori olandesi, che pubblicò alcuni anni fa. Ci sono state opinioni discordanti riguardo al valore letterario della sua opera che, per dire la verità, non è poi granché. Il suo principale merito è una scrupolosa accuratezza, che in effetti fu messa alquanto in dubbio appena pubblicata, ma da allora è stata completamente riconosciuta e adesso è ammessa in tutte le collezioni storiche, come testo di indiscussa autorità.
Il vecchio gentiluomo morì poco dopo la pubblicazione della sua opera e ora che è morto e seppellito, non può far molto male alla sua memoria dire che il suo tempo avrebbe potuto essere usato meglio in imprese più impegnative. Egli, comunque, fu incline a fare a modo suo, e anche se questo suscitò di tanto in tanto alcune perplessità nei suoi vicini e addolorò l'animo di alcuni suoi amici, per cui egli provava l'affetto e il rispetto più sinceri, tuttavia i suoi errori e le sue follie sono ricordati “più con dispiacere che con rabbia1,” e si inizia a sospettare che non avesse mai voluto offendere o ferire nessuno. Ma qualunque sia la stima di cui gode la sua memoria tra i critici, essa è ancora molto cara a tante persone, della cui buona opinione vale la pena godere, particolarmente quella di certi produttori di biscotti, che si sono spinti fino al punto di imprimere il suo profilo sui dolcetti di capodanno, dandogli così un'occasione di immortalità, quasi uguale a quella di essere effigiati su una medaglia di Waterloo o sul quarto di penny della regina Anna2.]


Per Odino (Woden), dio dei sassoni,
Dal cui nome deriva Mercoledì (Wednsday3),
cioè il giorno di Odino,
La verità è la cosa a cui sarò fedele
Fino al giorno in cui striscerò
Nel mio sepolcro.

CARTWRIGHT4


Chiunque abbia viaggiato su per il fiume Hudson ricorderà certamente le montagne Kaatskill5. Esse sono un ramo indipendente della grande famiglia degli Appalachi, che si possono vedere all'estremo ovest del fiume, dove si innalzano ad una nobile altezza fino a dominare la regione circostante. Ogni cambio di stagione, ogni mutamento del tempo, perfino ogni ora del giorno, producono un cambiamento nei magici colori e nelle forme di queste montagne, che sono considerate da tutte le buone massaie, vicine e lontane, come un perfetto barometro. Quando il tempo è bello e stabile, si vestono di blu e di viola, e il loro aspro profilo si staglia netto nel cielo sereno della sera, ma a volte, quando il resto del paesaggio è privo di nuvole, radunano una grigia cappa di vapori intorno alle loro cime che, negli ultimi raggi del sole al tramonto, brillano e si illuminano come una corona di gloria.
Ai piedi di queste favolose montagne, il viaggiatore potrebbe aver scorto delle leggere volute di fumo salire su da un villaggio, i cui tetti a scandole brillano tra gli alberi, proprio dove le tinte azzurrine dell'altipiano si fondono con il fresco verde del paesaggio circostante. E' un piccolo villaggio, molto antico, essendo stato fondato da alcuni coloni olandesi, agli albori della provincia, proprio all'inizio del governatorato del buon Peter Stuyvesant6 (riposi in pace!), e c'erano alcune delle casa degli abitanti, un po' discoste dalle altre, costruite con piccoli mattoni gialli portati dall'Olanda, con i vetri a griglia e con le facciate a timpano, sormontate da galletti segnavento.
In quello stesso villaggio, e in una di quelle stesse case (che, per dire la santa verità, era tristemente consumata dal tempo e dalle intemperie), viveva molto tempo fa, quando il paese era ancora una provincia della Gran Bretagna, un uomo semplice e di buon carattere, di nome Rip van Winkle. Era un discendente dei van Winkle che si erano distinti così coraggiosamente negli eroici giorni di Peter Stuyvesant e lo avevano affiancato nell'assedio del forte Cristina7. Egli, tuttavia, aveva ereditato ben poco del carattere marziale dei suoi antenati. Ho già detto che era che era un uomo semplice e di buon carattere, in più, era un buon vicino e un marito obbediente e sottomesso. Infatti, a quest'ultima circostanza potrebbe essere addebitata quella mitezza d'animo che gli aveva guadagnato una popolarità così universale; perché quegli uomini che a casa sono sotto il dominio di mogli bisbetiche, sono più inclini ad essere ossequiosi e concilianti con il prossimo. Il loro carattere, indubbiamente, è reso arrendevole e malleabile dall'ardente fornace delle tribolazioni domestiche, e una ramanzina a casa vale tutti i sermoni del mondo per insegnare le virtù della pazienza e della sopportazione. Una moglie megera pertanto, sotto certi aspetti, può essere considerata una sopportabile benedizione, e se è così, Rip Van Winkle era tre volte benedetto.
Di certo, egli era il beniamino di tutte le buone massaie del villaggio che, come al solito con il gentil sesso, prendevano le sue parti in tutte le dispute familiari e non mancavano mai di dare tutta la colpa alla signora Van Winkle, ogni volta che discutevano dell'argomento nei loro pettegolezzi serali. Anche i bambini del villaggio gridavano di gioia tutte le volte che si avvicinava. Li assisteva nei loro giochi, costruiva i loro giocattoli, gli insegnava a far volare gli aquiloni e a lanciare le biglie, e gli raccontava lunghe storie di fantasmi, streghe e indiani. Ogni volta che se ne andava a zonzo per il villaggio, era circondato da una truppa di ragazzini che gli si attaccavano alle falde della giacca, gli si arrampicavano sulle spalle e gli giocavano mille scherzi impunemente, e nemmeno un cane, in tutto il vicinato, gli abbaiava contro.
La grande pecca di Rip era un'insuperabile avversione per ogni genere di lavoro redditizio. Questo non derivava da una mancanza di assiduità o perseveranza, perché era capace di sedere su un sasso bagnato con una canna lunga e pesante come la lancia di un tartaro e pescare per tutto il giorno senza brontolare, anche senza l'incoraggiamento di un solo morso all'esca. Portava in spalla il suo schioppo per ore e ore, arrancando attraverso boschi e paludi solo per sparare a qualche scoiattolo o piccione selvatico. Non si rifiutava mai di aiutare un vicino anche nei lavori più pesanti, ed era il primo in tutte le feste paesane a mondare il mais, o a costruire muretti di pietra; le donne del villaggio, poi, erano solite servirsi di lui per sbrigare le loro commissioni e per fare quei lavoretti che i loro mariti, meno disponibili, non volevano fare per loro. In una parola, Rip era pronto a badare agli affari di chiunque altro meno che ai suoi, ma in quanto a osservare gli obblighi familiari e a tenere in ordine la sua fattoria, lo trovava impossibile.
Infatti, affermava che era inutile lavorare sulla sua fattoria, questo era il più pestilenziale appezzamento di terreno in tutta la regione, ogni cosa vi andava storto e sarebbe andato storto nonostante i suoi sforzi. Gli steccati cadevano continuamente a pezzi, la sua mucca se ne andava in giro o finiva tra i cavoli; le erbacce avevano la certezza di crescere più velocemente nei suoi campi che altrove: la pioggia faceva in modo di arrivare proprio quando egli doveva sbrigare qualche lavoro fuori casa, così che, sebbene sotto la sua amministrazione la sua proprietà era scemata, acro dopo acro, finché non era rimasto poco più di un campicello di granturco e patate, tuttavia era la fattoria peggio tenuta di tutto il vicinato.


Rip Van Winkle - Arthur Rackham, 1904
I suoi figli, poi, erano cenciosi e selvatici come se non appartenessero a nessuno. Suo figlio Rip, un monello generato a sua immagine e somiglianza, prometteva di ereditare le abitudini, insieme ai vecchi vestiti, di suo padre. Era solitamente visto trottare alle calcagna della madre come un puledrino, equipaggiato di un paio di brache dismesse del padre, che si sforzava di tener su con una mano, come una signora elegante fa con il suo strascico quando il temo è cattivo.
Rip Van Winkle, comunque, era uno di quei felici mortali dal carattere sciocco e noncurante, che prendono il mondo come viene, mangiano pane bianco o nero, purché lo si possa ottenere con il minimo sforzo o pensiero, e preferirebbero morire di fame con solo un penny che lavorare per un pound. Fosse stato per lui, avrebbe trascorso la vita fischiettando in assoluta contentezza, ma la moglie continuava incessantemente a strepitagli nelle orecchie rinfacciandogli la sua pigrizia, la sua indolenza e la rovina che stava causando alla sua famiglia. Mattino, mezzogiorno e sera, la sua lingua non si fermava mai e ogni cosa che il marito diceva o faceva produceva di sicuro un torrente di eloquenza domestica. Rip non aveva che un solo modo per replicare a quel genere di sermoni e che, vista la frequenza, era diventato un'abitudine. Stringeva le spalle, scuoteva la testa, volgeva gli occhi al cielo, ma non diceva niente. Cosa che, comunque, provocava sempre una nuova raffica da parte della moglie, così che era costretto a battere in ritirata e a portarsi fuori dalla casa - l'unico posto che, in verità, appartiene ai mariti bistrattati.
In famiglia, il solo alleato di Rip era il suo cane Wolf, che era bistrattato quanto il suo padrone, perché la signora Van Winkle li considerava compagni nella pigrizia, e vedeva Wolf di cattivo occhio, come causa dei frequenti vagabondaggi del padrone. In verità, possedendo tutte le virtù che si addicono ad un cane valente, era l'animale più coraggioso che avesse mai perlustrato i boschi - ma quale coraggio può fronteggiare il terrore costante e assillante della lingua di una donna? Nel momento in cui Wolf entrava in casa, abbassava la cresta, la coda cadeva a terra o gli si ritraeva tra le gambe, e lui si aggirava con aria patibolare, lanciando occhiate di sottecchi alla signora Van Winkle, e al minimo agitarsi di un manico di scopa o di un mestolo, volava precipitosamente verso la porta guaendo.
Le cose andarono di male in peggio per Rip man mano che trascorrevano gli anni di matrimonio; un carattere aspro non si ammorbidisce con gli anni, e una lingua tagliente è l'unica lama che diventa più affilata con l'uso. Per molto tempo si consolò, quando veniva cacciato da casa, frequentando una specie di club permanente di saggi, filosofi e altri oziosi personaggi del villaggio, che teneva le sue sessioni sulla panca davanti ad una piccola locanda, contrassegnata da un rubicondo ritratto di re Giorgio III. Erano soliti sedersi là all'ombra per tutto il giorno durante le lunghe estati sonnolente, chiacchierando pigramente dei pettegolezzi del villaggio, o raccontando lunghe storie noiose riguardo a niente. 


Rip Van Winkle e i suoi amici all'osteria di Nicholas Vedder - John Quidor, 1839

 
Ma valeva bene il danaro di ogni uomo di stato la possibilità di ascoltare le profonde discussioni che a volte avevano luogo quando, per caso, cadeva nelle loro mani un vecchio giornale lasciato da un viaggiatore di passaggio.
Con quanta solennità ne ascoltavano i contenuti, mentre venivano biascicati da Van Bummel, il maestro di scuola, un ometto azzimato e saputo, che non si faceva intimorire nemmeno dalla più gigantesca parola del dizionario, e con quanta saggezza deliberavano sugli eventi pubblici alcuni mesi dopo che erano accaduti. Le opinioni di questa conventicola erano completamente controllati da Nicholas Vedder, uno dei patriarchi del villaggio e proprietario della locanda, alla cui porta sedeva da mattina a sera, muovendosi solo quello che era necessario per evitare il sole e rimanere all'ombra di un grande albero, così che i vicini potevano indovinare l'ora dai suoi movimenti con la stessa accuratezza di una meridiana. A dire il vero, lo si sentiva parlare raramente, ma fumava la sua pipa incessantemente.
I suoi seguaci, (perché ogni grande uomo ha i suoi seguaci), lo comprendevano alla perfezione, e sapevano come interpretare le sue opinioni. Quando qualcosa di quello che era stato letto o riferito gli dispiaceva, lo si vedeva fumare le pipa con veemenza e mandare fuori sbuffi di fumo brevi, frequenti e arrabbiati; ma quando era soddisfatto, inalava il fumo lentamente e tranquillamente e lo emetteva in leggere e placide nuvolette; qualche volta, poi, togliendosi la pipa di bocca e lasciando che il fragrante vapore si inanellasse intorno al suo naso, annuiva gravemente con la testa in segno di assoluta approvazione.
Perfino da questa roccaforte l'infelice Rip fu alla lunga mandato via da quella peste di sua moglie, che era solita irrompere all'improvviso nella tranquillità dell'assemblea, e apostrofarli tutti come buoni a nulla, nemmeno quell'augusto personaggio, Nicholas Vedder in persona, veniva risparmiato dalla lingua irrispettosa di questa terribile virago, che lo accusava apertamente di incoraggiare il marito ad indulgere alla pigrizia. Alla fine, il povero Rip fu quasi ridotto alla disperazione, e l'unica alternativa che aveva per sfuggire al lavoro della fattoria e alle urla della moglie, era di prendere in mano il fucile e andarsene a spasso nei boschi. Arrivato lì, a volte si sedeva ai piedi di un albero e divideva il contenuto della sua bisaccia con Wolf, che compativa come suo compagno di sventura nella persecuzione. “Povero Woolf,” diceva, “la tua padrona ti fa fare una vita da cani, ma non preoccuparti, ragazzo mio, finché sarò vivo avrai sempre un amico al tuo fianco!” Wolf agitava la coda, guardava malinconicamente in faccia il suo padrone e se i cani possono provare pietà, credo davvero che ricambiasse il sentimento con tutto il cuore. Durante una di queste lunghe passeggiate, in una bella giornata autunnale, senza rendersene conto, Rip si era arrampicato su uno dei punti più alti delle Kaatskill. Era intento al suo sport preferito, la caccia agli scoiattoli, e la voce del suo fucile era echeggiata e riecheggiata in quelle silenziose solitudini.

Albertus del Orient Browere (1814-1887)
 
Ansimante e affaticato, nel tardo pomeriggio si lasciò cadere su una verde collinetta, coperta di vegetazione di montagna, che coronava l'orlo di un precipizio. Attraverso una radura tra gli alberi poté ammirare tutta la regione sottostante per miglia e miglia del ricco territorio boschivo. Vide in lontananza il maestoso Hudson, ben al disotto di lui, che avanzava lungo il suo silente e glorioso corso, dove una nuvola viola o le vele di una pigra imbarcazione si riflettevano qui e là sul suo lucido petto, che infine si perdeva tra gli altipiani azzurrini. Guardando giù dall'altro lato, vide una profonda gola di montagna, selvaggia, solitaria e diruta, il fondo ricoperto dai frammento delle rocce sovrastanti e scarsamente illuminato dai raggi riflessi del sole al tramonto. Per un po', Rip rimase a meditare su quella scena; la sera avanzava lentamente, le montagne iniziarono a proiettare le loro lunghe ombre sulle valli; capì che sarebbe stato buio molto prima di poter raggiungere il villaggio, emise un gran sospiro al pensiero di affrontare le ire della signora Van Winkle.
Mentre stava per scendere, sentì una voce in lontananza gridare, “Rip Van Winkle! Rip Van Winkle!” Si guardò intorno, ma non poté vedere niente se non un corvo che batteva le ali nel suo volo solitario sopra la montagna. Pensò che la sua immaginazione lo avesse ingannato, e riprese a scendere a valle, quando sentì lo stesso grido risuonare attraverso l'aria tranquilla della sera: “Rip Van Winkle! Rip Van Winkle!”— proprio in quel momento Wolf drizzò il pelo della schiena e, lanciando un latrato lamentoso, andò a rifugiarsi al fianco del padrone, guardando impaurito giù nella gola. Rip ora si sentì pervadere da una vaga apprensione, guardò con ansia nella stessa direzione e intravide una strana figura arrampicarsi lentamente su per le rocce, piegata sotto il peso di qualcosa che trasportava sulla schiena. Fu sorpreso di vedere un essere umano in quel posto solitario e poco frequentato, ma pensando che fosse qualcuno del vicinato che aveva bisogno di aiuto, si affrettò a scendere per dargli una mano. Ad un approccio ravvicinato, rimase ancora più sorpreso dall'aspetto singolare dello straniero. Era un uomo anziano, basso e dalla figura tracagnotta, con un folto cespuglio di capelli e una barba brizzolata. Era vestito secondo l'antica foggia olandese – un farsetto di panno allacciato in vita – diverse paia di braghe, quelle più esterne di ampio volume, decorate con una fila di bottoni ai lati e raccolte al ginocchio. Trasportava in spalla un grosso barilotto, che sembrava pieno di liquore, e fece segno a Rip di avvicinarsi e aiutarlo con il suo carico.
Sebbene fosse alquanto timoroso e diffidente di questa nuova conoscenza, Rip acconsentì con la sua solita disponibilità e, aiutandosi l'un l'altro, si inerpicarono lungo uno stretto canalone, apparentemente il letto asciutto di un torrente di montagna. Mentre risalivano, Rip sentiva di tanto in tanto dei rombi lunghi e fragorosi, simili a quelli di un tuono lontano, che sembravano provenire da un burrone profondo, o meglio una fenditura, tra le rocce più alte, verso cui conduceva il loro impervio sentiero. Si fermò per un istante, ma poi proseguì, pensando che fosse il brontolio che accompagna quegli acquazzoni passeggeri che spesso si scatenano in alta montagna. Attraversando la fenditura, arrivarono ad uno slargo, simile ad un piccolo anfiteatro circondato da alti precipizi a perpendicolo sui cui bordi gli alberi sovrastanti allungavano i loro rami, così che si potevano cogliere solamente degli squarci dell'azzurro cielo e della luminosa nuvola serale. Per tutto il tempo, Rip e il suo compagno avevano faticato in silenzio, perché anche se il primo si chiedeva meravigliato quale potesse essere l'utilità di trasportare un barilotto di liquore su per quella montagna inospitale, tuttavia c'era qualcosa di strano e incomprensibile riguardo allo sconosciuto, che ispirava timore e frenava ogni confidenza.
Quando entrarono nell'anfiteatro, si presentarono nuovi oggetti di meraviglia. Al centro, in un punto pianeggiante, c'era una comitiva di strani personaggi che giocavano a birilli. Indossavano abiti di foggia antiquata e pittoresca; alcuni indossavano un farsetto corto, altri un giustacuore, con lunghi pugnali alla cintura, e quasi tutti indossavano enormi braghe, in uno stile simile a quelli della sua guida. Anche i loro volti erano peculiari, uno aveva una grossa testa, un faccione e occhietti porcini; la faccia di un altro sembrava consistere interamente nel naso, ed era sormontata da un cappello bianco a pan di zucchero, ed era ornato da una piccola coda di gallo rossa. Avevano tutti la barba, di varie forme e colori. Ce n'era uno che sembrava essere il comandante. Era un vecchio gentiluomo robusto, con un viso segnato dalle intemperie, indossava una giubba ornata di merletto, una larga cintura con uno spadino, un cappello alto con una piuma, calze rosse, scarpe con i tacchi alti, decorate da roselline. Tutto quel gruppo ricordò a Rip un vecchio dipinto fiammingo, nel salotto di Dominie Van Schaick, il parroco del villaggio, e che era stato portato dall'Olanda ai tempo dell'insediamento.

Rip Van Winle: una partita di birilli - Arthur Rackham, 1904
Quello che a Rip sembrava particolarmente strano era che, nonostante quella gente si stesse evidentemente divertendo, mantenevano tutti delle facce estremamente serie, il silenzio più misterioso, e formavano, inoltre, la più malinconica comitiva che avesse mai visto. Niente interrompeva il silenzio di quella scena se non il rumore delle palle che, quando venivano lanciate, echeggiavano per le montagne come fragorosi rombi di tuono.
Quando Rip e il suo compagno li raggiunsero, questi interruppero improvvisamente il loro gioco e li fissarono con uno sguardo così vuoto e così simile a quello di una statua, e con delle facce così strane, desolate e smorte, che il cuore gli balzò in petto e le ginocchia gli vennero meno. Il suo compagno si mise a travasare il contenuto del barilotto in grosse caraffe e gli fece cenno di servire la comitiva. Rip obbedì tutto tremante per la paura, quelli tracannarono il liquore in profondo silenzio e poi ripresero il loro gioco. Gradualmente il timore e l'apprensione di Rip sparirono. Si avventurò perfino, quando non c'erano occhi fissi su di lui, ad assaggiare la bevanda, e trovò che avesse un gusto molto simile a quello del gin olandese. Era per sua natura un'anima assetata e fu subito tentato di ripetere l'assaggio. Un sorso ne provocò un altro, e ripeté le sue visite alla caraffa così spesso che alla lunga i suoi sensi furono sopraffatti, tutto incominciò a girargli intorno, abbassò lentamente la testa e cadde in un sonno profondo.
Al risveglio, si ritrovò sulla collinetta verde da dove aveva visto per la prima volta il vecchio del burrone. Si stropicciò gli occhi – era una luminosa mattina di sole. Gli uccelli saltellavano e cinguettavano tra i cespugli e l'aquila volteggiava alta sfidando la pura brezza montana. “Di sicuro,” pensò Rip, “ non ho dormito qui tutta la notte.” Ricordò ciò che era accaduto prima che si addormentasse. Lo strano uomo con il barilotto di liquore, il burrone nella montagna, il selvaggio riparo tra le rocce, il triste gruppo di giocatori di birilli, la caraffa… “Oh! quella caraffa! quella maledetta caraffa!” pensò Rip, “che scusa potrò inventarmi con la signora Van Winkle?”

Il sonno di Rip Van Winkle - David Rooney
Si guardò intorno alla ricerca della sua arma, ma invece del suo fucile da caccia pulito e ben oleato, trovò accanto a lui un vecchio schioppo con la canna incrostata dalla ruggine, il cane che se ne veniva via e il calcio mangiato dalle tarme. Allora incominciò a sospettare che i tristi gaudenti della montagna gli avessero giocato un tiro e, dopo averlo fatto addormentare con il liquore, lo avessero derubato del suo fucile. Anche Woolf era sparito, ma forse si era perso dietro uno scoiattolo o una pernice. Fischiò e gridò il suo nome, ma tutto in vano, l'eco ripeté il fischio e il grido, ma non si fece vedere alcun cane.
Decise di rivisitare la scena della festicciola della sera precedente e se avesse incontrato qualcuno della comitiva, chiedergli indietro cane e fucile. Mentre si alzava per mettersi in cammino, scoprì che le sue giunture erano irrigidite e che non aveva più la sua solita energia. “Questi letti di montagna non vanno d'accordo con me,” pensò Rip, “e se questo scherzo dovesse procurarmi un attacco di reumatismi, avrò un bel daffare con la signora Van Winkle.” Con una certa difficoltà, scese nel burrone: ritrovò il canalone che aveva risalito col suo compagno la sera precedente ma, con sua grande sorpresa, un ruscello di montagna ora vi spumeggiava dentro, saltando di roccia in roccia, e riempendo il burrone di mormorii confusi. Egli, comunque, si spostava qua e là per arrampicarsi su per i suoi fianchi, facendosi faticosamente strada attraverso boschetti di frassini, sassifrassi e noccioli, e a volta inciampava o si impigliava nelle viti selvatiche che intrecciavano le loro spire e i loro viticci da un albero all'altro, e formavano una specie di reticolo sul suo cammino.
Alla fine arrivò dove il burrone si era aperto attraverso le rocce fino a formare l'anfiteatro, ma non rimaneva alcuna traccia di quell'apertura. Le rocce mostravano un'alta parte impenetrabile, su cui il torrente formava una cascata di vaporosa spuma che cadeva in un bacino ampio e profondo, nero a causa delle ombre della foresta circostante. Lì, il povero Rip fu costretto a fermarsi. Ancora una volta, fischiò e chiamò il suo cane, ma ricevette risposta solamente dal gracchiare di uno stormo di oziosi corvi, che si divertivano a svolazzare alti nel cielo intorno ad un albero secco, sovrastante un precipizio assolato, e che, sentendosi al sicuro così in alto, sembravano guardar giù e farsi gioco delle perplessità del pover'uomo.
Che fare? Il giorno stava morendo e Rip si sentì affamato avendo saltato la colazione. Era addolorato al pensiero di dove rinunciare al cane e al fucile, aveva paura di incontrare sua moglie, ma non sarebbe servito a niente morire di fame tra le montagne. Scosse la testa, si mise in spalla il vecchio schioppo e con il cuore pieno di ansia e di inquietudine rivolse i suoi passi verso casa.
Mentre si avvicinava al villaggio incontrò diverse persone, ma nessuno che conoscesse, cosa che lo sorprese alquanto perché aveva sempre pensato di conoscere tutti nella campagna circostante. I loro abiti, poi, erano di una foggia diversa da quella a cui era abituato. Anche quegli altri lo guardavano tutti con espressione sorpresa e ogni volta che posavano lo sguardo su di lui, invariabilmente si accarezzavano il mento. Il costante ripetersi di quel gesto indusse Rip a fare involontariamente lo stesso quando, con sua sorpresa, scoprì che la barba gli era cresciuta di due palmi!
Aveva ormai varcato i confini del villaggio. Una truppa di strani bambini si mise a corrergli dietro, prendendolo in giro e indicando la sua barba grigia. I cani, poi, non uno che egli riconoscesse come vecchia conoscenza, gli abbaiavano contro quando passava. Lo stesso villaggio era cambiato, era più grande e più popoloso. C'erano file di case che non aveva mai visto prima, e quelle erano state per lui luoghi familiari erano sparite. Nomi sconosciuti sulle porte, facce sconosciute alle finestre, tutto gli sembrava sconosciuto. La testa gli si riempì di cattivi pensieri, incominciò a dubitare che sia lui che il mondo intorno a lui fossero sotto incantesimo. Sicuramente quello era il suo villaggio nativo, che aveva lasciato solo il giorno prima. Lì c'erano le Kaatskill mountains, laggiù scorreva l'argenteo Hudson, c'erano tutte le colline e le valli precisamente come come erano sempre state; Rip era profondamente perplesso. “Quella caraffa la notte passata,” pensò, “mi ha dannatamente confuso le idee!”
Fu con una certa difficoltà che trovò la strada di casa sua, a cui si avvicinò con silenzioso timore, aspettandosi di sentire ad ogni momento la voce stridula della signora Van Winkle. Trovò la casa andata in rovina, il tetto crollato, le finestre a pezzi, la porta scardinata. Un cane mezzo morto di fame che rassomigliava a Wolf si aggirava lì intorno. Rip lo chiamò per nome, ma il cagnaccio ringhiò, mostrò i denti e passò oltre. Questo fu proprio un brutto colpo. “Il mio stesso cane,” sospirò Rip, “Mi ha dimenticato!” Entrò nella casa che, in verità, la signora Van Winkle aveva sempre tenuto pulita e in ordine. Era vuota, trascurata e apparentemente abbandonata. Questa desolazione ebbe la meglio su tutte la sue paure coniugali, chiamò ad alta voce la moglie e i figli – le stanze disabitate risuonarono per un momento della sua voce, poi tutto fu di nuovo silenzio.


Rip Van Winkle ritorna a casa - Arthur Rackham, 1904
A questo punto, si precipitò fuori e corse al suo vecchio rifugio, la locanda del villaggio – ma anche quella era sparita. Al suo posto c'era un grosso edificio di legno traballante, con grandi finestre spalancate, alcune delle quali rotte e riparate con vecchi cappelli e sottovesti, e sopra la porta era dipinto, “The Union Hotel, di Jonathan Doolittle.” Invece del vecchio albero che dava ombra alla piccola e tranquilla locanda di un tempo, ora era stato innalzato un lungo palo spoglio, con in cima qualcosa che rassomigliava ad un cappello da notte rosso, e da cui sventolava una bandiera formata da uno strano assemblaggio di stelle e strisce – tutto era strano e incomprensibile. Sull'insegna, comunque, riconobbe la faccia rubiconda di re Giorgio, sotto cui aveva fumato in pace tante pipe, ma perfino quella aveva subito una singolare metamorfosi.
La giacca rossa era stata cambiata con una di pelle di bufalo blu, nella mano era stretta una spada invece dello scettro, la testa era decorata da un tricorno e sotto era dipinto a grandi caratteri 'GENERALE WASHINGTON.' C'era, come al solito, una gran folla intorno alla porta, ma nessuno di cui Rip si ricordasse. Lo stesso carattere della gente sembrava cambiato. Tutto intorno c'erano toni concitati, vivaci, polemici, invece della solita flemma e sonnolenta tranquillità. Cercò invano il saggio Nicholas Vedder, con il suo faccione, il doppio mento e la sincera pipa lunga, che sbuffava nuvole di fumo di tabacco, invece di chiacchiere oziose; oppure Van Bummel, il maestro di scuola, che dispensava il contenuto di un vecchio giornale. Al posto loro, un tipo magro, dall'aspetto bilioso, con le tasche piene di volantini stava arringando con veemenza sui diritti dei cittadini, le elezioni, i membri del congresso, la libertà, Bunker Hill8, gli eroi del '769 e altre parole, che erano perfetto babilonese per lo stupefatto Van Winkle.
L'aspetto di Rip, con la sua lunga barba brizzolata, lo schioppo arrugginito, gli abiti trasandati, e un esercito di bambini e donne al suo seguito, attrasse subito l'attenzione di quei politici da taverna. Si affollarono intorno a lui, esaminandolo da capo a piedi con grande curiosità. L'oratore si fece strada fino a lui e, tirandolo da parte, gli chiese, “per quale partito votava?” Rip lo guardò con vacua stupidità. Un altro tipo basso ma vivace lo tirò per il braccio e, alzandosi in punta di piedi, gli chiese all'orecchio, “era federale o democratico10?” Rip fu altrettanto incapace di capire la domanda, quando un vecchio gentiluomo saputo e pieno di sé, con un tricorno appuntito, si fece strada tra la folla, scansandola a destra e sinistra con i gomiti mentre passava e piantandosi davanti a Van Winkle, con una mano sui fianchi e l'altra appoggiata al suo bastone, gli occhi e il cappello appuntito che penetravano, per così dire, la sua stessa anima, chiese, con tono austero, “cosa lo aveva portato alle elezioni con un fucile in spalla e una folla di gente alla calcagna e se aveva intenzione di sollevare una rivolta nel villaggio?” “Ahimè! Signori,” gridò Rip, alquanto sconvolto, “Sono un pover'uomo tranquillo, nativo del posto e un leale suddito del re, che Dio lo benedica!”
A questo punto si sollevò un urlo da tutti i presenti, “un tory! un tory11! una spia! un rifugiato! cacciatelo via! che se ne vada!” Fu con grande difficoltà che l'uomo pieno di sé con il cappello a tricorno riportò l'ordine e, avendo assunto un cipiglio dieci volte più austero, chiese di nuovo allo sconosciuto colpevole, per quale motivo era venuto lì e chi stava cercando? Il pover'uomo lo rassicurò umilmente che non intendeva fare niente di male, ma era semplicemente venuto lì alla ricerca di alcuni suoi vicini, che erano soliti starsene fuori dall'osteria.
Bene, chi sono? Dicci come si chiamano.”
Rip si fermò a pensare un attimo, poi chiese, “Dov'è Nicholas Vedder?”
Per un po' ci fu silenzio, quando un vecchio rispose, con un voce flebile e stridula, “Nicholas Vedder! Perbacco, è morto da diciotto anni! C'era una lapide di legno nel cimitero che lo commemorava, ma è marcita e poi sparita.”
Dov'è Brom Dutcher?”
Oh, si è arruolato nell'esercito all'inizio della guerra, alcuni dicono che fu ucciso nella attaglia di Stony Point12—altri dicono che annegò durante una burrasca ai piedi del promontorio di Antony’s Nose13. Non saprei – non è mai ritornato.”
Dov'è Van Bummel, il maestro di scuola?”
Anche lui si arruolò, fu un grande generale della milizia, e ora siede al Congresso.”
Il cuore di Rip venne meno nell'udire di questi tristi cambiamenti nella suo paese e fra i suoi amici, e scoprendosi perciò solo al mondo. Ogni risposta, poi, lo confondeva, poiché alludeva ad un lasso di tempo così enorme e ad argomenti che non riusciva a capire: guerra14, Congresso, Stony Point; non ebbe il coraggio di chiedere notizie di altri amici, ma urlò disperato, “Non c'è nessuno qui che conosce Rip Van Winkle?”
Oh, Rip Van Winkle!” eclamarono due o tre, “Oh, sicuro! quello laggiù è Rip Van Winle, appoggiato contro l'albero.”
Rip guardò e vide la sua copia precisa, di quando era andato sulla montagna: apparentemente altrettanto pigro e certamente altrettanto messo male. Il poveretto era ora completamente confuso. Dubitava della sua stessa identità, e di essere sé stesso o qualcun altro. In mezzo a tutto questo sconcerto, l'uomo con il tricorno gli chiese chi fosse e come si chiamasse? “Dio lo sa,” esclamò Rip, quasi fuori di sé; “Non sono me stesso, sono qualcun altro, quello laggiù sono io - no - è qualcun altro che ha preso il mio posto – ero me stesso la notte scorsa, ma mi sono addormentato sulla montagna e quelli hanno scambiato il mio fucile e tutto è cambiato, e io sono cambiato, e non so come mi chiamo o chi sono!”
I presenti ora iniziarono a guardarsi l'un l'altro, annuire e fare l'occhiolino in modo significativo e a picchiettarsi la fronte con la punta delle dita. Ci fu pure un mormorio riguardo all'opportunità di mettere al sicuro il fucile e impedire che il vecchio combinasse qualche guaio, nel momento stesso di questa proposta l'uomo pieno di sé con il tricorno, si ritirò con una certa fretta. In quel momento critico, una giovane, avvenente donna si fece strada nella calca per dare un'occhiata all'uomo con la barba grigia. Aveva tra le braccia un bimbo paffuto che, spaventato a quella vista, incominciò a piangere, “Zitto, Rip,” gridò la mamma, “zitto, sciocchino, quel vecchio non ti farà alcun male.” Il nome del bambino, l'aspetto della madre, il tono della sua voce, tutto gli risvegliò nelle mente una serie di ricordi. “Come si chiama, mia brava donna?” chiese Rip.
Judith Gardenier.”
E il nome di suo padre?”
Ah! Pover'uomo, Rip Van Winkle si chiamava, ma sono vent'anni che è andato via da casa col suo fucile, e da allora non se ne è più saputo niente – il suo cane tornò a casa senza di lui, ma se si sia sparato o sia stato catturato dagli indiani, nessuno lo sa. Allora non ero che una ragazzina.”
Rip non aveva che un'altra domanda da fare, ma la pose con voce tremante:
Dov'è sua madre?”
O, anche lei è morta solo poco tempo fa, le scoppiò un vaso sanguigno durante una sfuriata contro un mercante ambulante del New England.”
Ci fu una goccia di consolazione, almeno, in quella notizia. Quell'uomo onesto non poté trattenersi più a lungo. Strinse la figlia e il suo bambino tra le braccia. “Sono tuo padre!” gridò, “il giovane Rip Van Winkle una volta— il vecchio Rip Van Winkle adesso! C'è qualcuno che conosca il povero Rip Van Winkle?” Tutti rimasero stupiti, finché un'anziana donna, venendo fuori dalla folla con andatura barcollante, si portò una mano alla fronte per riparasi gli occhi e, guardandolo in faccia da vicino per un momento, esclamò, “Ma certo! È Rip Van Winkle! È proprio lui! Ben tornato a casa, vecchio vicino. Ma dove siete stato durante questi lunghi venti anni?”
La storia di Rip fu presto detta, perché quei lunghi venti anni per lui non erano stati che una sola notte. I vicini rimasero stupiti quando lo sentirono, alcuni furono visti ammiccare l'un l'altro, altri fare smorfie di derisione: e l'uomo pieno di sé con il tricorno che, ad allarme cessato era ritornato in campo, storse la bocca e scosse la testa, al che ci fu un generale scuotere di teste in tutta l'assemblea.


Tompkins H. Matteson, "Rip Van Winkle's Return" (1860)

Si decise, comunque, di chiedere l'opinione del vecchio Peter Vanderdonk, che fu visto avanzare lentamente lungo la strada. Era un discendente dell'omonimo storico che scrisse uno dei primi resoconti della provincia.
Peter era il più anziano abitante del villaggio e ben edotto in tutti gli avvenimenti eccezionali e le leggende della zona. Riconobbe Rip immediatamente, confermò la sua storia nel modo più soddisfacente. Rassicurò la compagnia che era un fatto, tramandato dal suo antenato lo storico, che le Kaatskill mountains erano sempre state infestate da strane creature. Che era convinzione comune che il grande Hendrick Hudson15, il primo scopritore del fiume e della regione, vi tenesse una sorta di veglia ogni venti anni, con la sua ciurma della nave Half-moon; essendogli così permesso di rivisitare le scene della sua impresa e vigilare sul fiume e sulla grande città chiamati col suo nome.
Che suo padre, una volta, li aveva visti con i loro vecchi abiti olandesi mentre giocavano a birilli in uno spiazzo della montagna, e che lui stesso aveva sentito, in un pomeriggio estivo, il suono delle loro palle, simile a lontani rombi di tuono. Per farla breve, la compagnia si sciolse e tutti ritornarono alle più importanti faccende delle elezioni. La figlia di Rip lo portò a vivere con lei, aveva una casa accogliente e ben ammobiliata e per marito un robusto e gioviale agricoltore, che Rip ricordò come uno dei monelli che erano soliti salirgli sulle spalle. Quanto al figlio ed erede di Rip, quello visto appoggiato all'albero, che era la sua immagine precisa, fu messo a lavorare nella fattoria, ma evidenziò una disposizione ereditaria ad occuparsi di tutto eccetto che del suo interesse.
Rip ora riprese i suoi vecchi vagabondaggi e le sue vecchie abitudini, ritrovò presto molti dei suoi camerati di una volta, ma tutti piuttosto male in arnese per l'usura del tempo, e preferì farsi nuovi amici fra le giovani generazioni, di cui divenne subito un grande favorito.
Non avendo niente da fare a casa, ed essendo giunto a quella felice età in cui un uomo può oziare impunemente, riprese di nuovo il suo posto sulla panca alla porta della locanda, e fu rispettato come uno dei patriarchi del villaggio e cronaca vivente dei vecchi tempi “prima della guerra.”
Gli ci volle del tempo prima che potesse mettersi alla pari coi pettegolezzi o fosse in grado di comprendere gli strani avvenimenti che avevano avuto luogo durante il suo sonno. Il fatto che c'era stata una rivoluzione, che il paese si era liberato del giogo della vecchia Inghilterra e che, invece di essere suddito di sua maestà Giorgio III, adesso era un libero cittadino degli Stati Uniti. Rip, infatti, non si interessava di politica, i cambiamenti degli stati e degli imperi gli facevano poca impressione, ma c'era un genere di dispotismo sotto cui aveva a lungo sofferto, e che era il governo di una sottana.
Fortunatamente, quello era giunto a conclusione ed ora aveva tirato fuori il collo dal giogo del matrimonio e poteva entrare e uscire come gli pareva senza temere la tirannia della signora Van Winkle. Ogni volta che il suo nome veniva menzionato, comunque, scuoteva la testa, si stringeva nelle spalle e alzava gli occhi al cielo, cosa che poteva passare sia come espressione di rassegnazione al suo destino, che di gioia alla sua liberazione.
Aveva preso l'abitudine di raccontare la sua storia a tutti i forestieri che arrivavano all'albergo del Signor Doolittle. Ci si rese conto che, all'inizio, cambiava alcuni punti ogni volta che la raccontava, cosa dovuta, senza dubbio, al fatto di essersi risvegliato così di recente. Alla fine, la narrazione si assestò precisamente come nella storia che vi ho riferito, e non c'era uomo, donna o bambino nel vicinato che non la conoscesse a memoria. Alcuni continuarono a dubitare della sua veridicità e insistevano a dire che Rip era andato fuori di testa e che questo era il motivo per cui risultava sempre inaffidabile. I vecchi abitanti olandesi, comunque, quasi universalmente continuarono a crederla vera. Perfino oggi, ogni volta che sentono i tuoni di un temporale in un pomeriggio estivo intorno alle Kaatsckill, dicono che sono Hendrick Hudson e la sua ciurma intenti a giocare a birilli, ed è comune desiderio di tutti i mariti maltrattati del vicinato, quando la vita gli diventa insopportabile, poter bere almeno un sorso dalla miracolosa fiasca di Rip Van Winkle.

Rip racconta la sua storia - Arthur Rackham, 1904

NOTA
Il lettore potrebbe dubitare che questo racconto sia stato suggerito al signor Knickerbocker da una breve leggenda tedesca riguardante l'imperatore Federico Barbarossa e la montagna del Kypphaüser: la seguente nota, che egli aggiunse in appendice al racconto, dimostra che è un fatto certo, narrato con la fedeltà che gli è solita:
La storia di Rip Van Winkle può sembrare incredibile a molti, ciò nonostante, io gli do pieno credito, perché so che i dintorni dei nostri vecchi insediamenti olandesi sono stati estremamente soggetti ad eventi e apparizioni straordinarie. Infatti, ho ascoltato molte storie più strane di questa nei villaggi lungo il fiume Hudson, ognuna delle quali fin troppo ben autenticata per ammettere alcun dubbio. Personalmente, ho perfino parlato con Rip Van Winkle e, quando l'ho visto l'ultima volta, era un anziano molto rispettabile e così perfettamente razionale e coerente sotto ogni altro aspetto, che penso che nessuna persona coscienziosa possa rifiutarsi di prender in considerazione anche questo: sì, ho visto un certificato al riguardo rilasciato da un giudice onorario, che lo ha firmato di suo pugno con una croce. La storia pertanto, è autentica oltre ogni ragionevole dubbio.
D. K.”


POSTSCRIPTUM.

Quelle che seguono sono note di viaggio da un taccuino di Mr. Knickerbocker:
Le Kaatsberg, or Catskill Mountains, sono sempre state un territorio pieno di leggende. Gli indiani le consideravano la dimora degli spiriti che influenzavano il tempo, distribuendo sole o nuvole sulla terra, e assegnando buone o cattive stagioni di caccia. Erano governati dallo spirito di una vecchia squaw, che veniva considerata la loro madre. Questa viveva sulle cime più alte delle Kaatskill e aveva in custodia le porte del giorno e della notte, per aprirle e chiuderle alla giusta ora.
Appendeva le lune nuove in cielo, e ritagliava stelle da quelle vecchie. Nei periodi di siccità, se opportunamente propiziata, filava ragnatele e brina mattutina ricavandone leggere nuvole estive che spingeva giù dalla cresta delle montagna, fiocco dopo fiocco, simili a quelli del cotone cardato, a fluttuare nell'aria fino a che, disciolte dal calore del sole, cadevano giù sotto forma di gentile pioggerella che faceva spuntare l'erba, maturare i frutti e crescere il granturco di tre centimetri all'ora. Se contrariata, comunque, distillava nuvole nere come l'inchiostro, sedendosi in mezzo ad esse come un ragno al centro della sua tela, e quando queste nuvole erompevano, nelle valli succedeva il finimondo!

La vecchia squaw - Arthur Rackham, 1904
Nei tempi antichi, narrano le leggende indiane, c'era una specie di manitou* o spirito, che si aggirava tra i più impervi recessi delle Catskill Mountains, e provava un piacere perverso nel tormentare gli uomini rossi con ogni specie di cattiverie e vessazioni. A volte assumeva la forma di un orso, una pantera o un cervo conducendo lo sconcertato cacciatore ad un inseguimento estenuante attraverso foreste intricate e tra rocce frastagliate per poi saltare via gridando ho! ho! lasciandolo terrorizzato sull'orlo di un precipizio o di un torrente impetuoso. La dimora preferita di questo manitou è ancora visibile. E' una grande roccia o rupe nella parte più solitaria delle montagne e, a causa dei rampicanti fioriti che la ricoprono, e dei fiori selvatici che abbondano tutto intorno, è conosciuta col nome di Garden Rock.
Ai suoi piedi c'è un laghetto, la tana del solitario tarabuso, con serpenti acquatici che si crogiolano al sole sulle foglie delle ninfee che galleggiano in superficie. Questo posto era considerato con grande timore reverenziale dagli indiani, tanto che il più impavido cacciatore non avrebbe mai inseguito una preda entro i suoi confini. Una volta, comunque, un cacciatore che aveva smarrito la strada, penetrò nel giardino roccioso, dove vide un gran numero di zucche poste tra le forcelle dei rami. Ne prese una e fuggì via, ma nella concitazione della ritirata la fece cadere tra le rocce, quando si sprigionò un grande corso d'acqua, che lo spazzò via e lo fece cadere negli anfratti rocciosi, dove fu ridotto a pezzi mentre il torrente arrivò fino all'Hudson e continua a scorrere fino ai giorni nostri essendo quello stesso torrente conosciuto con il nome di Kaaterskill.

FINE



*Oggi Rip Van Winkle è un'antonomasia che sta ad indicare una persona inconsapevole dei cambiamenti o qualcuno che ama dormire molto (Collins English Dictionary)
1 than in anger – citazione dall'Hamlet (atto I, scena II). Il verso di Shakespeare è entrato nel linguaggio comune per indicare un'azione di qualcuno che, sorprendentemente, reagisce rattristandosi laddove ci si aspetterebbe un'arrabbiatura
2 Queen Anne – regina d'Inghilterra, Scozia e Irlanda (1665-1714). In seguito all'Act of Union del 1707, che unificava in un unico stato i tre regni fino ad allora separati, diventò la prima regina del Regno Unito come lo intendiamo oggi.
3 Wensday – cioè Wednesday; questa grafia (tuttora utilizzata nel linguaggio informale) riflette la pronuncia, poiché la sillaba centrale della parola Wednesday è praticamente muta. Il dio Odino (Woden), a cui questo giorno è dedicato, era la divinità principale del pantheon scandinavo e corrisponde al dio Mercurio, da cui mercoledì, del pantheon romano.
4 CARTWRIGHT – William Cartwright (1611-1643), poeta e commediografo inglese, fu discepolo e amico di Ben Jonson. Il suo stile fiorito fu molto apprezzato soprattutto nella sua attività di predicatore, che gli assicurò anche il favore di re Carlo I. La citazione è tratta dalla sua commedia The Ordinary (1635): pur non avendo nessun legame con la storia, il giuramento vuole testimoniare la veridicità della narrazione, oltre a introdurre, con il suo stile solenne, la dimensione eroica (o meglio eroicomica) del racconto.
5 Kaatskill Mountains – oggi Catskill Mountains, una regione di altipiani (che raggiunge i 1274 metri di quota con la Slide Mountain) situata a cavallo degli stati di New York e Pennsylvania. La grafia utilizzata da Irving è legata alla prima colonizzazione olandese del territorio (durante il Seicento) e permane oggi nel nome del torrente che attraversa la regione orientale dell'altipiano, il Kaaterskill Creek. Si noti che Irving, senza aver mai visitato quelle montagne, scrisse il racconto nel 1819 quando risiedeva a Birmingham, in Inghilterra: in effetti l'autore darà alla luce molte delle “opere americane” mentre si trova nel Regno Unito.
6 Peter Stuyvesant – ufficiale olandese (1612 ca-1672), ultimo governatore dei possedimenti nell'America del Nord per conto della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, prima del loro passaggio alla Gran Bretagna (1664) nel corso delle guerre commerciali che opposero i due paesi nella seconda metà del Seicento. A lui viene attribuita l'introduzione dell'uso del tè nelle colonie americane.
7 Fort Christina – il riferimento è alla battaglia del 1655, con la quale gli olandesi posero fine al controllo degli svedesi sui territori del Delaware, conquistando il forte e ribattezzandolo Fort Altena.
8 La battaglia di Bunker Hill ebbe luogo il 17 giugno 1775, principalmente in cima e attorno alla collina Breed's Hill, durante l'assedio di Boston, nelle fasi iniziali della guerra di indipendenza americana. La battaglia prende il nome dalla collina adiacente, Bunker Hill, poco coinvolta negli scontri ma che era l'obiettivo originale di entrambi gli schieramenti.
9 heroes of seventy-six – il riferimento è ovviamente alla dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, proclamata il 4 luglio 1776. La guerra contro la Gran Bretagna continuerà tuttavia fino al 1783.
10 Federal or Democrat – i due grandi partiti formatisi nel corso degli anni Novanta del Settecento erano il partito federalista, cui apparteneva il presidente Washington, fautore di un forte governo centrale, e il partito repubblicano, guidato da Thomas Jefferson, più autonomista.
11 Tory è uno dei principali partiti (opposto ai Whig) che si venne a creare nel diciassettesimo secolo in seguito alla fine della Repubblica di Cromwell durante il regno di Carlo II. Chiamati ironicamente «banditi cattolici», sostenevano che il potere parlamentare (seppur presente nello Stato inglese) dovesse comunque essere meno forte rispetto al potere regio.
 12 the storming of Stony-Point – la battaglia di Stony Point, combattuta nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1779, si concluse con un'importante vittoria dell'esercito del generale Washington che, con una mossa a sorpresa, conquistò le fortificazioni inglesi di Stony Point, lungo l'Hudson, contenendo il numero delle perdite e facendo molti prigionieri.
13 Antony's Nose – promontorio lungo l'Hudson che segna l'inizio della regione montuosa delle Hudson Highlands, chiamato così per la sua forma, simile a un naso. Il nome di questa roccia è forse legato a sant'Antonio oppure a un capitano inglese, Anthony Hogan. Irving ne parla anche nella History of New-York.
 14 La guerra d'indipendenza americana, denominata anche Rivoluzione americana (in inglese: American War of Independence, American Revolutionary War o American Revolution) o guerra d'America (in francese: guerre d'Amérique), fu il conflitto che, tra il 19 aprile 1775 e il 3 settembre 1783, oppose le tredici colonie nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti d'America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna.
 15-Hendrick Hudson – è il nome con cui era conosciuto tra le comunità olandesi e tedesche, per cui lavorò, il capitano ed esploratore inglese Henry Hudson, dal quale prese il nome il fiume Hudson appunto.
*Manitou è la forza panteistica vitale, spirituale e fondamentale venerata di gruppi Algonquian (Anishinaabeg) dei nativi americani. Per i sioux è Wakonda, per gli huroni Oki, per gli irochesi Orenda. È l'Onnipresente, manifesto ovunque: organismi viventi, ambiente, eventi, ecc.





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