Il lungo sonno
RipVan Winkle
(1819)
fa
parte
della raccolta di racconti intitolata The
Sketch Book of Geoffrey Crayon
(Il
libro degli schizzi di Geoffrey Crayon)
ed
è
certamente uno dei racconti più conosciuti di Washington Irving
(1783
– 1859), considerato
il primo scrittore della neonata democrazia americana. Nato egli
stesso pochi
mesi prima della fine della rivoluzione
americana (1776 – 1783), venne chiamato Washington in onore del
generale eroe della guerra e primo presidente degli Stati Uniti. Ma
chi
si aspettasse
di trovare una storia ispirata da ideali
patriottici
e nazionalistici,
sbaglierebbe.
Irving osserva la giovane democrazia americana con occhio critico,
denunciandone
i limiti, in
particolare
il peccato originale della distruzione dei popoli indigeni
e dello schiavismo (Ildiavolo e Tom Walker, mio blog 26-02-2012).
La
storia, sebbene ambientata nello stato di New York negli anni a
cavallo della rivoluzione americana, quando l'influenza culturale
olandese era ancora forte, è basata su un racconto della tradizione
tedesca: Peter Klaus, il guardiano di capre (nel mio blog Time for Tales).
L'autore
finge di aver
trovato
il racconto nelle carte di Diedrich Knickerbocker,
vecchio gentiluomo di New York, interessato alle tradizioni locali,
ma nella nota finale ammette che potrebbe basarsi su una vecchia
leggenda tedesca
"riguardante
l'imperatore Federico Barbarossa e la montagna del Kypphaüser," ma si tratta evidentemente di una falsa pista, anche se nel testo di Irving la figura dell'imperatore è sostituita da quella del capo degli spiriti della Kaatskill Mountains, l'esploratore olandese Hendrik Hudson, che fu abbandonato nella valle dell'Hudson dopo l'ammutinamento della sua ciurma (1611).
Irving fu per questo accusato di
plagiarismo, e tuttavia Rip Van Winkle è uno dei miti fondanti della
nuova democrazia americana. Il nostro eroe, che al lavoro proficuo
preferisce dedicarsi alla caccia e alle chiacchiere da osteria, si
addormenta suddito di sua maestà per risvegliarsi cittadino degli
Stati Uniti. Sfruttando l'escamotage letterario del sonno
miracoloso*, Irving punta il dito contro
la nuova etica utilitaristica e puritana della rivoluzione americana,
che in nome del guadagno e dell’attivismo reprime ciò che è
abitudinario e con esso i piccoli piaceri della vita.
*La
tematica del sonno miracoloso è presente possiamo dire
da sempre nella letteratura e nel folklore occidentale (e non solo):
*** Plutarco
e Diogene Laerzio ci
tramandano il mito di Epimenide
che da giovane, inviato dal padre a rintracciare una pecora nei
campi, si addormentò in una caverna e dormì per cinquantasette
anni. Oggi Epimenide è ricordato per il rompicapo di logica
conosciuto come "paradosso
del mentitore."
*** Endimione,
il
principe pastore di cui si innamorò Selene, dea della luna,
sprofondò
in un sonno ed una giovinezza eterna. Ogni notte Selene scendeva
dall'alto dei cieli per fargli visita. Il
mito fu
celerato
anche dal poeta Keats nel lungo poema Endymion
(1818)
*** Ma
la leggenda
più conosciuta, tanto da essere citata anche nel Corano, è quella
dei Sette
dormienti, che
racconta la leggenda di sette giovani cristiani che per sfuggire alle
persecuzioni dell'imperatore Decio (249-251)
si rifugiarono in una caverna presso Efeso e si ridestarono dopo un
sonno di quasi due secoli, quando regnava l'imperatore cristiano
Teodosio II (408-450)
♥♥♥
Tutti
conosciamo la favola de La
bella addormentata nel bosco
nella versione di Charles Perrault (I racconti di mamma l'oca, 1697),
in quella dei fratelli Grimm (Fiabe del focolare, 1812)
*** Woody
Allen nel film Il
dormiglione
(1973) descrive le esilaranti avventure di un uomo che viene
svegliato dallo stato di ibernazione dopo 200 anni, situazione molto
simile a quella di Philip J. Fry, l'imbranatissimo protagonista del
cartone animato Futurama,
etc…
RIP
VAN WINKLE
UNO
SCRITTO POSTUMO DI DIEDRICH KNICKERBOCKER
di
Washington Irving, 1819
di
Washington Irving, 1819
Illustrazione di John Quidor (1849) |
[Il
seguente racconto fu ritrovato tra le carte del defunto Diedrich
Knickerbocker, un vecchio gentiluomo di New York, che era molto
interessato alla storia olandese della provincia e alle usanze dei
discendenti dei suoi primi coloni. Le sue ricerche storiche,
comunque, non si basano tanto sui libri quanto sugli uomini, perché
i primi sono terribilmente scarsi riguardo ai suoi argomenti
preferiti, laddove trovò i vecchi cittadini, e ancor più le loro
mogli, così ricchi di quel sapere leggendario inestimabile per la
vera storia. Pertanto, ogni volta che si imbatteva in una genuina
famiglia olandese, confortevolmente rintanata nella sua fattoria dal
tetto basso, sotto l'ampia chioma di un sicomoro, la considerava alla
stregua di un volumetto a caratteri gotici chiuso da un fermaglio, e
la studiava con lo zelo di un topo di biblioteca.
Il
risultato di tutte queste ricerche fu una storia della provincia
durante l'amministrazione dei governatori olandesi, che pubblicò
alcuni anni fa. Ci sono state opinioni discordanti riguardo al valore
letterario della sua opera che, per dire la verità, non è poi
granché. Il suo principale merito è una scrupolosa accuratezza, che
in effetti fu messa alquanto in dubbio appena pubblicata, ma da
allora è stata completamente riconosciuta e adesso è ammessa in
tutte le collezioni storiche, come testo di indiscussa autorità.
Il
vecchio gentiluomo morì poco dopo la pubblicazione della sua opera e
ora che è morto e seppellito, non può far molto male alla sua
memoria dire che il suo tempo avrebbe potuto essere usato meglio in
imprese più impegnative. Egli, comunque, fu incline a fare a modo
suo, e anche se questo suscitò di tanto in tanto alcune perplessità
nei suoi vicini e addolorò l'animo di alcuni suoi amici, per cui
egli provava l'affetto e il rispetto più sinceri, tuttavia i suoi
errori e le sue follie sono ricordati “più con dispiacere che con
rabbia1,” e si inizia a sospettare che non avesse mai
voluto offendere o ferire nessuno. Ma qualunque sia la stima di cui
gode la sua memoria tra i critici, essa è ancora molto cara a tante
persone, della cui buona opinione vale la pena godere,
particolarmente quella di certi produttori di biscotti, che si sono
spinti fino al punto di imprimere il suo profilo sui dolcetti di
capodanno, dandogli così un'occasione di immortalità, quasi uguale
a quella di essere effigiati su una medaglia di Waterloo o sul quarto
di penny della regina Anna2.]
Per
Odino (Woden), dio dei sassoni,
Dal
cui nome deriva Mercoledì (Wednsday3),
cioè
il giorno di Odino,
La
verità è la cosa a cui sarò fedele
Fino
al giorno in cui striscerò
Nel
mio sepolcro.
CARTWRIGHT4
Chiunque
abbia viaggiato su per il fiume Hudson ricorderà certamente le
montagne Kaatskill5. Esse sono un ramo indipendente della
grande famiglia degli Appalachi, che si possono vedere all'estremo
ovest del fiume, dove si innalzano ad una nobile altezza fino a
dominare la regione circostante. Ogni cambio di stagione, ogni
mutamento del tempo, perfino ogni ora del giorno, producono un
cambiamento nei magici colori e nelle forme di queste montagne, che
sono considerate da tutte le buone massaie, vicine e lontane, come un
perfetto barometro. Quando il tempo è bello e stabile, si vestono di
blu e di viola, e il loro aspro profilo si staglia netto nel cielo
sereno della sera, ma a volte, quando il resto del paesaggio è privo
di nuvole, radunano una grigia cappa di vapori intorno alle loro cime
che, negli ultimi raggi del sole al tramonto, brillano e si
illuminano come una corona di gloria.
Ai
piedi di queste favolose montagne, il viaggiatore potrebbe aver
scorto delle leggere volute di fumo salire su da un villaggio, i cui
tetti a scandole brillano tra gli alberi, proprio dove le tinte
azzurrine dell'altipiano si fondono con il fresco verde del paesaggio
circostante. E' un piccolo villaggio, molto antico, essendo stato
fondato da alcuni coloni olandesi, agli albori della provincia,
proprio all'inizio del governatorato del buon Peter Stuyvesant6
(riposi in pace!), e c'erano alcune delle casa degli abitanti, un po'
discoste dalle altre, costruite con piccoli mattoni gialli portati
dall'Olanda, con i vetri a griglia e con le facciate a timpano,
sormontate da galletti segnavento.
In
quello stesso villaggio, e in una di quelle stesse case (che, per
dire la santa verità, era tristemente consumata dal tempo e dalle
intemperie), viveva molto tempo fa, quando il paese era ancora una
provincia della Gran Bretagna, un uomo semplice e di buon carattere,
di nome Rip van Winkle. Era un discendente dei van Winkle che si
erano distinti così coraggiosamente negli eroici giorni di Peter
Stuyvesant e lo avevano affiancato nell'assedio del forte Cristina7.
Egli, tuttavia, aveva ereditato ben poco del carattere marziale dei
suoi antenati. Ho già detto che era che era un uomo semplice e di
buon carattere, in più, era un buon vicino e un marito obbediente e
sottomesso. Infatti, a quest'ultima circostanza potrebbe essere
addebitata quella mitezza d'animo che gli aveva guadagnato una
popolarità così universale; perché quegli uomini che a casa sono
sotto il dominio di mogli bisbetiche, sono più inclini ad essere
ossequiosi e concilianti con il prossimo. Il loro carattere,
indubbiamente, è reso arrendevole e malleabile dall'ardente fornace
delle tribolazioni domestiche, e una ramanzina a casa vale tutti i
sermoni del mondo per insegnare le virtù della pazienza e della
sopportazione. Una moglie megera pertanto, sotto certi aspetti, può
essere considerata una sopportabile benedizione, e se è così, Rip
Van Winkle era tre volte benedetto.
Di
certo, egli era il beniamino di tutte le buone massaie del villaggio
che, come al solito con il gentil sesso, prendevano le sue parti in
tutte le dispute familiari e non mancavano mai di dare tutta la colpa
alla signora Van Winkle, ogni volta che discutevano dell'argomento
nei loro pettegolezzi serali. Anche i bambini del villaggio gridavano
di gioia tutte le volte che si avvicinava. Li assisteva nei loro
giochi, costruiva i loro giocattoli, gli insegnava a far volare gli
aquiloni e a lanciare le biglie, e gli raccontava lunghe storie di
fantasmi, streghe e indiani. Ogni volta che se ne andava a zonzo per
il villaggio, era circondato da una truppa di ragazzini che gli si
attaccavano alle falde della giacca, gli si arrampicavano sulle
spalle e gli giocavano mille scherzi impunemente, e nemmeno un cane,
in tutto il vicinato, gli abbaiava contro.
La
grande pecca di Rip era un'insuperabile avversione per ogni genere di
lavoro redditizio. Questo non derivava da una mancanza di assiduità
o perseveranza, perché era capace di sedere su un sasso bagnato con
una canna lunga e pesante come la lancia di un tartaro e pescare per
tutto il giorno senza brontolare, anche senza l'incoraggiamento di
un solo morso all'esca. Portava in spalla il suo schioppo per ore e
ore, arrancando attraverso boschi e paludi solo per sparare a qualche
scoiattolo o piccione selvatico. Non si rifiutava mai di aiutare un
vicino anche nei lavori più pesanti, ed era il primo in tutte le
feste paesane a mondare il mais, o a costruire muretti di pietra; le
donne del villaggio, poi, erano solite servirsi di lui per sbrigare
le loro commissioni e per fare quei lavoretti che i loro mariti, meno
disponibili, non volevano fare per loro. In una parola, Rip era
pronto a badare agli affari di chiunque altro meno che ai suoi, ma in
quanto a osservare gli obblighi familiari e a tenere in ordine la sua
fattoria, lo trovava impossibile.
Infatti,
affermava che era inutile lavorare sulla sua fattoria, questo era il
più pestilenziale appezzamento di terreno in tutta la regione, ogni
cosa vi andava storto e sarebbe andato storto nonostante i suoi
sforzi. Gli steccati cadevano continuamente a pezzi, la sua mucca se
ne andava in giro o finiva tra i cavoli; le erbacce avevano la
certezza di crescere più velocemente nei suoi campi che altrove: la
pioggia faceva in modo di arrivare proprio quando egli doveva
sbrigare qualche lavoro fuori casa, così che, sebbene sotto la sua
amministrazione la sua proprietà era scemata, acro dopo acro, finché
non era rimasto poco più di un campicello di granturco e patate,
tuttavia era la fattoria peggio tenuta di tutto il vicinato.
Rip Van Winkle - Arthur Rackham, 1904 |
I
suoi figli, poi, erano cenciosi e selvatici come se non
appartenessero a nessuno. Suo figlio Rip, un monello generato a sua
immagine e somiglianza, prometteva di ereditare le abitudini, insieme
ai vecchi vestiti, di suo padre. Era solitamente visto trottare alle
calcagna della madre come un puledrino, equipaggiato di un paio di
brache dismesse del padre, che si sforzava di tener su con una mano,
come una signora elegante fa con il suo strascico quando il temo è
cattivo.
Rip
Van Winkle, comunque, era uno di quei felici mortali dal carattere
sciocco e noncurante, che prendono il mondo come viene, mangiano pane
bianco o nero, purché lo si possa ottenere con il minimo sforzo o
pensiero, e preferirebbero morire di fame con solo un penny che
lavorare per un pound. Fosse stato per lui, avrebbe trascorso la vita
fischiettando in assoluta contentezza, ma la moglie continuava
incessantemente a strepitagli nelle orecchie rinfacciandogli la sua
pigrizia, la sua indolenza e la rovina che stava causando alla sua
famiglia. Mattino, mezzogiorno e sera, la sua lingua non si fermava
mai e ogni cosa che il marito diceva o faceva produceva di sicuro un
torrente di eloquenza domestica. Rip non aveva che un solo modo per
replicare a quel genere di sermoni e che, vista la frequenza, era
diventato un'abitudine. Stringeva le spalle, scuoteva la testa,
volgeva gli occhi al cielo, ma non diceva niente. Cosa che, comunque,
provocava sempre una nuova raffica da parte della moglie, così che
era costretto a battere in ritirata e a portarsi fuori dalla casa -
l'unico posto che, in verità, appartiene ai mariti bistrattati.
In
famiglia, il solo alleato di Rip era il suo cane Wolf, che era
bistrattato quanto il suo padrone, perché la signora Van Winkle li
considerava compagni nella pigrizia, e vedeva Wolf di cattivo occhio,
come causa dei frequenti vagabondaggi del padrone. In verità,
possedendo tutte le virtù che si addicono ad un cane valente, era
l'animale più coraggioso che avesse mai perlustrato i boschi - ma
quale coraggio può fronteggiare il terrore costante e assillante
della lingua di una donna? Nel momento in cui Wolf entrava in casa,
abbassava la cresta, la coda cadeva a terra o gli si ritraeva tra le
gambe, e lui si aggirava con aria patibolare, lanciando occhiate di
sottecchi alla signora Van Winkle, e al minimo agitarsi di un manico
di scopa o di un mestolo, volava precipitosamente verso la porta
guaendo.
Le
cose andarono di male in peggio per Rip man mano che trascorrevano
gli anni di matrimonio; un carattere aspro non si ammorbidisce con
gli anni, e una lingua tagliente è l'unica lama che diventa più
affilata con l'uso. Per molto tempo si consolò, quando veniva
cacciato da casa, frequentando una specie di club permanente di
saggi, filosofi e altri oziosi personaggi del villaggio, che teneva
le sue sessioni sulla panca davanti ad una piccola locanda,
contrassegnata da un rubicondo ritratto di re Giorgio III. Erano
soliti sedersi là all'ombra per tutto il giorno durante le lunghe
estati sonnolente, chiacchierando pigramente dei pettegolezzi del
villaggio, o raccontando lunghe storie noiose riguardo a niente.
Rip Van Winkle e i suoi amici all'osteria di Nicholas Vedder - John Quidor, 1839 |
Ma
valeva bene il danaro di ogni uomo di stato la possibilità di
ascoltare le profonde discussioni che a volte avevano luogo quando,
per caso, cadeva nelle loro mani un vecchio giornale lasciato da un
viaggiatore di passaggio.
Con
quanta solennità ne ascoltavano i contenuti, mentre venivano
biascicati da Van Bummel, il maestro di scuola, un ometto azzimato e
saputo, che non si faceva intimorire nemmeno dalla più gigantesca
parola del dizionario, e con quanta saggezza deliberavano sugli
eventi pubblici alcuni mesi dopo che erano accaduti. Le opinioni di
questa conventicola erano completamente controllati da Nicholas
Vedder, uno dei patriarchi del villaggio e proprietario della
locanda, alla cui porta sedeva da mattina a sera, muovendosi solo
quello che era necessario per evitare il sole e rimanere all'ombra di
un grande albero, così che i vicini potevano indovinare l'ora dai
suoi movimenti con la stessa accuratezza di una meridiana. A dire il
vero, lo si sentiva parlare raramente, ma fumava la sua pipa
incessantemente.
I
suoi seguaci, (perché ogni grande uomo ha i suoi seguaci), lo
comprendevano alla perfezione, e sapevano come interpretare le sue
opinioni. Quando qualcosa di quello che era stato letto o riferito
gli dispiaceva, lo si vedeva fumare le pipa con veemenza e mandare
fuori sbuffi di fumo brevi, frequenti e arrabbiati; ma quando era
soddisfatto, inalava il fumo lentamente e tranquillamente e lo
emetteva in leggere e placide nuvolette; qualche volta, poi,
togliendosi la pipa di bocca e lasciando che il fragrante vapore si
inanellasse intorno al suo naso, annuiva gravemente con la testa in
segno di assoluta approvazione.
Perfino
da questa roccaforte l'infelice Rip fu alla lunga mandato via da
quella peste di sua moglie, che era solita irrompere all'improvviso
nella tranquillità dell'assemblea, e apostrofarli tutti come buoni a
nulla, nemmeno quell'augusto personaggio, Nicholas Vedder in persona,
veniva risparmiato dalla lingua irrispettosa di questa terribile
virago, che lo accusava apertamente di incoraggiare il marito ad
indulgere alla pigrizia. Alla fine, il povero Rip fu quasi ridotto
alla disperazione, e l'unica alternativa che aveva per sfuggire al
lavoro della fattoria e alle urla della moglie, era di prendere in
mano il fucile e andarsene a spasso nei boschi. Arrivato lì, a volte
si sedeva ai piedi di un albero e divideva il contenuto della sua
bisaccia con Wolf, che compativa come suo compagno di sventura nella
persecuzione. “Povero Woolf,” diceva, “la tua padrona ti fa
fare una vita da cani, ma non preoccuparti, ragazzo mio, finché sarò
vivo avrai sempre un amico al tuo fianco!” Wolf agitava la coda,
guardava malinconicamente in faccia il suo padrone e se i cani
possono provare pietà, credo davvero che ricambiasse il sentimento
con tutto il cuore. Durante una di queste lunghe passeggiate, in una
bella giornata autunnale, senza rendersene conto, Rip si era
arrampicato su uno dei punti più alti delle Kaatskill. Era intento
al suo sport preferito, la caccia agli scoiattoli, e la voce del suo
fucile era echeggiata e riecheggiata in quelle silenziose solitudini.
Albertus del Orient Browere (1814-1887) |
Ansimante
e affaticato, nel tardo pomeriggio si lasciò cadere su una verde
collinetta, coperta di vegetazione di montagna, che coronava l'orlo
di un precipizio. Attraverso una radura tra gli alberi poté ammirare
tutta la regione sottostante per miglia e miglia del ricco territorio
boschivo. Vide in lontananza il maestoso Hudson, ben al disotto di
lui, che avanzava lungo il suo silente e glorioso corso, dove una
nuvola viola o le vele di una pigra imbarcazione si riflettevano qui
e là sul suo lucido petto, che infine si perdeva tra gli altipiani
azzurrini. Guardando giù dall'altro lato, vide una profonda gola di
montagna, selvaggia, solitaria e diruta, il fondo ricoperto dai
frammento delle rocce sovrastanti e scarsamente illuminato dai raggi
riflessi del sole al tramonto. Per un po', Rip rimase a meditare su
quella scena; la sera avanzava lentamente, le montagne iniziarono a
proiettare le loro lunghe ombre sulle valli; capì che sarebbe stato
buio molto prima di poter raggiungere il villaggio, emise un gran
sospiro al pensiero di affrontare le ire della signora Van Winkle.
Mentre
stava per scendere, sentì una voce in lontananza gridare, “Rip Van
Winkle! Rip Van Winkle!” Si guardò intorno, ma non poté vedere
niente se non un corvo che batteva le ali nel suo volo solitario
sopra la montagna. Pensò che la sua immaginazione lo avesse
ingannato, e riprese a scendere a valle, quando sentì lo stesso
grido risuonare attraverso l'aria tranquilla della sera: “Rip Van
Winkle! Rip Van Winkle!”— proprio in quel momento Wolf drizzò il
pelo della schiena e, lanciando un latrato lamentoso, andò a
rifugiarsi al fianco del padrone, guardando impaurito giù nella
gola. Rip ora si sentì pervadere da una vaga apprensione, guardò
con ansia nella stessa direzione e intravide una strana figura
arrampicarsi lentamente su per le rocce, piegata sotto il peso di
qualcosa che trasportava sulla schiena. Fu sorpreso di vedere un
essere umano in quel posto solitario e poco frequentato, ma pensando
che fosse qualcuno del vicinato che aveva bisogno di aiuto, si
affrettò a scendere per dargli una mano. Ad un approccio
ravvicinato, rimase ancora più sorpreso dall'aspetto singolare dello
straniero. Era un uomo anziano, basso e dalla figura tracagnotta, con
un folto cespuglio di capelli e una barba brizzolata. Era vestito
secondo l'antica foggia olandese – un farsetto di panno allacciato
in vita – diverse paia di braghe, quelle più esterne di ampio
volume, decorate con una fila di bottoni ai lati e raccolte al
ginocchio. Trasportava in spalla un grosso barilotto, che sembrava
pieno di liquore, e fece segno a Rip di avvicinarsi e aiutarlo con il
suo carico.
Sebbene
fosse alquanto timoroso e diffidente di questa nuova conoscenza, Rip
acconsentì con la sua solita disponibilità e, aiutandosi l'un
l'altro, si inerpicarono lungo uno stretto canalone, apparentemente
il letto asciutto di un torrente di montagna. Mentre risalivano, Rip
sentiva di tanto in tanto dei rombi lunghi e fragorosi, simili a
quelli di un tuono lontano, che sembravano provenire da un burrone
profondo, o meglio una fenditura, tra le rocce più alte, verso cui
conduceva il loro impervio sentiero. Si fermò per un istante, ma poi
proseguì, pensando che fosse il brontolio che accompagna quegli
acquazzoni passeggeri che spesso si scatenano in alta montagna.
Attraversando la fenditura, arrivarono ad uno slargo, simile ad un
piccolo anfiteatro circondato da alti precipizi a perpendicolo sui
cui bordi gli alberi sovrastanti allungavano i loro rami, così che
si potevano cogliere solamente degli squarci dell'azzurro cielo e
della luminosa nuvola serale. Per tutto il tempo, Rip e il suo
compagno avevano faticato in silenzio, perché anche se il primo si
chiedeva meravigliato quale potesse essere l'utilità di trasportare
un barilotto di liquore su per quella montagna inospitale, tuttavia
c'era qualcosa di strano e incomprensibile riguardo allo sconosciuto,
che ispirava timore e frenava ogni confidenza.
Quando
entrarono nell'anfiteatro, si presentarono nuovi oggetti di
meraviglia. Al centro, in un punto pianeggiante, c'era una comitiva
di strani personaggi che giocavano a birilli. Indossavano abiti di
foggia antiquata e pittoresca; alcuni indossavano un farsetto corto,
altri un giustacuore, con lunghi pugnali alla cintura, e quasi tutti
indossavano enormi braghe, in uno stile simile a quelli della sua
guida. Anche i loro volti erano peculiari, uno aveva una grossa
testa, un faccione e occhietti porcini; la faccia di un altro
sembrava consistere interamente nel naso, ed era sormontata da un
cappello bianco a pan di zucchero, ed era ornato da una piccola coda
di gallo rossa. Avevano tutti la barba, di varie forme e colori. Ce
n'era uno che sembrava essere il comandante. Era un vecchio
gentiluomo robusto, con un viso segnato dalle intemperie, indossava
una giubba ornata di merletto, una larga cintura con uno spadino, un
cappello alto con una piuma, calze rosse, scarpe con i tacchi alti,
decorate da roselline. Tutto quel gruppo ricordò a Rip un vecchio
dipinto fiammingo, nel salotto di Dominie Van Schaick, il parroco del
villaggio, e che era stato portato dall'Olanda ai tempo
dell'insediamento.
Rip Van Winle: una partita di birilli - Arthur Rackham, 1904 |
Quello
che a Rip sembrava particolarmente strano era che, nonostante quella
gente si stesse evidentemente divertendo, mantenevano tutti delle
facce estremamente serie, il silenzio più misterioso, e formavano,
inoltre, la più malinconica comitiva che avesse mai visto. Niente
interrompeva il silenzio di quella scena se non il rumore delle palle
che, quando venivano lanciate, echeggiavano per le montagne come
fragorosi rombi di tuono.
Quando
Rip e il suo compagno li raggiunsero, questi interruppero
improvvisamente il loro gioco e li fissarono con uno sguardo così
vuoto e così simile a quello di una statua, e con delle facce così
strane, desolate e smorte, che il cuore gli balzò in petto e le
ginocchia gli vennero meno. Il suo compagno si mise a travasare il
contenuto del barilotto in grosse caraffe e gli fece cenno di servire
la comitiva. Rip obbedì tutto tremante per la paura, quelli
tracannarono il liquore in profondo silenzio e poi ripresero il loro
gioco. Gradualmente il timore e l'apprensione di Rip sparirono. Si
avventurò perfino, quando non c'erano occhi fissi su di lui, ad
assaggiare la bevanda, e trovò che avesse un gusto molto simile a
quello del gin olandese. Era per sua natura un'anima assetata e fu
subito tentato di ripetere l'assaggio. Un sorso ne provocò un altro,
e ripeté le sue visite alla caraffa così spesso che alla lunga i
suoi sensi furono sopraffatti, tutto incominciò a girargli intorno,
abbassò lentamente la testa e cadde in un sonno profondo.
Al
risveglio, si ritrovò sulla collinetta verde da dove aveva visto per
la prima volta il vecchio del burrone. Si stropicciò gli occhi –
era una luminosa mattina di sole. Gli uccelli saltellavano e
cinguettavano tra i cespugli e l'aquila volteggiava alta sfidando la
pura brezza montana. “Di sicuro,” pensò Rip, “ non ho dormito
qui tutta la notte.” Ricordò ciò che era accaduto prima che si
addormentasse. Lo strano uomo con il barilotto di liquore, il burrone
nella montagna, il selvaggio riparo tra le rocce, il triste gruppo di
giocatori di birilli, la caraffa… “Oh! quella caraffa! quella
maledetta caraffa!” pensò Rip, “che scusa potrò inventarmi con
la signora Van Winkle?”
Il sonno di Rip Van Winkle - David Rooney |
Si
guardò intorno alla ricerca della sua arma, ma invece del suo fucile
da caccia pulito e ben oleato, trovò accanto a lui un vecchio
schioppo con la canna incrostata dalla ruggine, il cane che se ne
veniva via e il calcio mangiato dalle tarme. Allora incominciò a
sospettare che i tristi gaudenti della montagna gli avessero giocato
un tiro e, dopo averlo fatto addormentare con il liquore, lo avessero
derubato del suo fucile. Anche Woolf era sparito, ma forse si era
perso dietro uno scoiattolo o una pernice. Fischiò e gridò il suo
nome, ma tutto in vano, l'eco ripeté il fischio e il grido, ma non
si fece vedere alcun cane.
Decise
di rivisitare la scena della festicciola della sera precedente e se
avesse incontrato qualcuno della comitiva, chiedergli indietro cane e
fucile. Mentre si alzava per mettersi in cammino, scoprì che le sue
giunture erano irrigidite e che non aveva più la sua solita
energia. “Questi letti di montagna non vanno d'accordo con me,”
pensò Rip, “e se questo scherzo dovesse procurarmi un attacco di
reumatismi, avrò un bel daffare con la signora Van Winkle.” Con
una certa difficoltà, scese nel burrone: ritrovò il canalone che
aveva risalito col suo compagno la sera precedente ma, con sua grande
sorpresa, un ruscello di montagna ora vi spumeggiava dentro, saltando
di roccia in roccia, e riempendo il burrone di mormorii confusi.
Egli, comunque, si spostava qua e là per arrampicarsi su per i suoi
fianchi, facendosi faticosamente strada attraverso boschetti di
frassini, sassifrassi e noccioli, e a volta inciampava o si
impigliava nelle viti selvatiche che intrecciavano le loro spire e
i loro viticci da un albero all'altro, e formavano una specie di
reticolo sul suo cammino.
Alla
fine arrivò dove il burrone si era aperto attraverso le rocce fino a
formare l'anfiteatro, ma non rimaneva alcuna traccia di
quell'apertura. Le rocce mostravano un'alta parte impenetrabile, su
cui il torrente formava una cascata di vaporosa spuma che cadeva in
un bacino ampio e profondo, nero a causa delle ombre della foresta
circostante. Lì, il povero Rip fu costretto a fermarsi. Ancora una
volta, fischiò e chiamò il suo cane, ma ricevette risposta
solamente dal gracchiare di uno stormo di oziosi corvi, che si
divertivano a svolazzare alti nel cielo intorno ad un albero secco,
sovrastante un precipizio assolato, e che, sentendosi al sicuro così
in alto, sembravano guardar giù e farsi gioco delle perplessità del
pover'uomo.
Che
fare? Il giorno stava morendo e Rip si sentì affamato avendo saltato
la colazione. Era addolorato al pensiero di dove rinunciare al cane e
al fucile, aveva paura di incontrare sua moglie, ma non sarebbe
servito a niente morire di fame tra le montagne. Scosse la testa, si
mise in spalla il vecchio schioppo e con il cuore pieno di ansia e di
inquietudine rivolse i suoi passi verso casa.
Mentre
si avvicinava al villaggio incontrò diverse persone, ma nessuno che
conoscesse, cosa che lo sorprese alquanto perché aveva sempre
pensato di conoscere tutti nella campagna circostante. I loro abiti,
poi, erano di una foggia diversa da quella a cui era abituato. Anche
quegli altri lo guardavano tutti con espressione sorpresa e ogni
volta che posavano lo sguardo su di lui, invariabilmente si
accarezzavano il mento. Il costante ripetersi di quel gesto indusse
Rip a fare involontariamente lo stesso quando, con sua sorpresa,
scoprì che la barba gli era cresciuta di due palmi!
Aveva
ormai varcato i confini del villaggio. Una truppa di strani bambini
si mise a corrergli dietro, prendendolo in giro e indicando la sua
barba grigia. I cani, poi, non uno che egli riconoscesse come
vecchia conoscenza, gli abbaiavano contro quando passava. Lo stesso
villaggio era cambiato, era più grande e più popoloso. C'erano file
di case che non aveva mai visto prima, e quelle erano state per lui
luoghi familiari erano sparite. Nomi sconosciuti sulle porte, facce
sconosciute alle finestre, tutto gli sembrava sconosciuto. La testa
gli si riempì di cattivi pensieri, incominciò a dubitare che sia
lui che il mondo intorno a lui fossero sotto incantesimo. Sicuramente
quello era il suo villaggio nativo, che aveva lasciato solo il giorno
prima. Lì c'erano le Kaatskill mountains, laggiù scorreva
l'argenteo Hudson, c'erano tutte le colline e le valli precisamente
come come erano sempre state; Rip era profondamente perplesso.
“Quella caraffa la notte passata,” pensò, “mi ha dannatamente
confuso le idee!”
Fu
con una certa difficoltà che trovò la strada di casa sua, a cui si
avvicinò con silenzioso timore, aspettandosi di sentire ad ogni
momento la voce stridula della signora Van Winkle. Trovò la casa
andata in rovina, il tetto crollato, le finestre a pezzi, la porta
scardinata. Un cane mezzo morto di fame che rassomigliava a Wolf si
aggirava lì intorno. Rip lo chiamò per nome, ma il cagnaccio
ringhiò, mostrò i denti e passò oltre. Questo fu proprio un brutto
colpo. “Il mio stesso cane,” sospirò Rip, “Mi ha dimenticato!”
Entrò nella casa che, in verità, la signora Van Winkle aveva sempre
tenuto pulita e in ordine. Era vuota, trascurata e apparentemente
abbandonata. Questa desolazione ebbe la meglio su tutte la sue paure
coniugali, chiamò ad alta voce la moglie e i figli – le stanze
disabitate risuonarono per un momento della sua voce, poi tutto fu di
nuovo silenzio.
Rip Van Winkle ritorna a casa - Arthur Rackham, 1904 |
A
questo punto, si precipitò fuori e corse al suo vecchio rifugio, la
locanda del villaggio – ma anche quella era sparita. Al suo posto
c'era un grosso edificio di legno traballante, con grandi finestre
spalancate, alcune delle quali rotte e riparate con vecchi cappelli e
sottovesti, e sopra la porta era dipinto, “The Union Hotel, di
Jonathan Doolittle.” Invece del vecchio albero che dava ombra alla
piccola e tranquilla locanda di un tempo, ora era stato innalzato un
lungo palo spoglio, con in cima qualcosa che rassomigliava ad un
cappello da notte rosso, e da cui sventolava una bandiera formata da
uno strano assemblaggio di stelle e strisce – tutto era strano e
incomprensibile. Sull'insegna, comunque, riconobbe la faccia
rubiconda di re Giorgio, sotto cui aveva fumato in pace tante pipe,
ma perfino quella aveva subito una singolare metamorfosi.
La
giacca rossa era stata cambiata con una di pelle di bufalo blu, nella
mano era stretta una spada invece dello scettro, la testa era
decorata da un tricorno e sotto era dipinto a grandi caratteri
'GENERALE WASHINGTON.' C'era, come al solito, una gran folla intorno
alla porta, ma nessuno di cui Rip si ricordasse. Lo stesso carattere
della gente sembrava cambiato. Tutto intorno c'erano toni concitati,
vivaci, polemici, invece della solita flemma e sonnolenta
tranquillità. Cercò invano il saggio Nicholas Vedder, con il suo
faccione, il doppio mento e la sincera pipa lunga, che sbuffava
nuvole di fumo di tabacco, invece di chiacchiere oziose; oppure Van
Bummel, il maestro di scuola, che dispensava il contenuto di un
vecchio giornale. Al posto loro, un tipo magro, dall'aspetto bilioso,
con le tasche piene di volantini stava arringando con veemenza sui
diritti dei cittadini, le elezioni, i membri del congresso, la
libertà, Bunker Hill8, gli eroi del '769 e
altre parole, che erano perfetto babilonese per lo stupefatto Van
Winkle.
L'aspetto
di Rip, con la sua lunga barba brizzolata, lo schioppo arrugginito,
gli abiti trasandati, e un esercito di bambini e donne al suo
seguito, attrasse subito l'attenzione di quei politici da taverna. Si
affollarono intorno a lui, esaminandolo da capo a piedi con grande
curiosità. L'oratore si fece strada fino a lui e, tirandolo da
parte, gli chiese, “per quale partito votava?” Rip lo guardò con
vacua stupidità. Un altro tipo basso ma vivace lo tirò per il
braccio e, alzandosi in punta di piedi, gli chiese all'orecchio, “era
federale o democratico10?” Rip fu altrettanto incapace
di capire la domanda, quando un vecchio gentiluomo saputo e pieno di
sé, con un tricorno appuntito, si fece strada tra la folla,
scansandola a destra e sinistra con i gomiti mentre passava e
piantandosi davanti a Van Winkle, con una mano sui fianchi e l'altra
appoggiata al suo bastone, gli occhi e il cappello appuntito che
penetravano, per così dire, la sua stessa anima, chiese, con tono
austero, “cosa lo aveva portato alle elezioni con un fucile in
spalla e una folla di gente alla calcagna e se aveva intenzione di
sollevare una rivolta nel villaggio?” “Ahimè! Signori,” gridò
Rip, alquanto sconvolto, “Sono un pover'uomo tranquillo, nativo del
posto e un leale suddito del re, che Dio lo benedica!”
A
questo punto si sollevò un urlo da tutti i presenti, “un tory! un
tory11! una spia! un rifugiato! cacciatelo via! che se ne
vada!” Fu con grande difficoltà che l'uomo pieno di sé con il
cappello a tricorno riportò l'ordine e, avendo assunto un cipiglio
dieci volte più austero, chiese di nuovo allo sconosciuto colpevole,
per quale motivo era venuto lì e chi stava cercando? Il pover'uomo
lo rassicurò umilmente che non intendeva fare niente di male, ma era
semplicemente venuto lì alla ricerca di alcuni suoi vicini, che
erano soliti starsene fuori dall'osteria.
“Bene,
chi sono? Dicci come si chiamano.”
Rip
si fermò a pensare un attimo, poi chiese, “Dov'è Nicholas
Vedder?”
Per
un po' ci fu silenzio, quando un vecchio rispose, con un voce flebile
e stridula, “Nicholas Vedder! Perbacco, è morto da diciotto anni!
C'era una lapide di legno nel cimitero che lo commemorava, ma è
marcita e poi sparita.”
“Dov'è
Brom Dutcher?”
“Oh,
si è arruolato nell'esercito all'inizio della guerra, alcuni dicono
che fu ucciso nella attaglia di Stony Point12—altri
dicono che annegò durante una burrasca ai piedi del promontorio di
Antony’s Nose13. Non saprei – non è mai ritornato.”
“Dov'è
Van Bummel, il maestro di scuola?”
“Anche
lui si arruolò, fu un grande generale della milizia, e ora siede al
Congresso.”
Il
cuore di Rip venne meno nell'udire di questi tristi cambiamenti nella
suo paese e fra i suoi amici, e scoprendosi perciò solo al mondo.
Ogni risposta, poi, lo confondeva, poiché alludeva ad un lasso di
tempo così enorme e ad argomenti che non riusciva a capire:
guerra14, Congresso, Stony Point; non ebbe il coraggio di
chiedere notizie di altri amici, ma urlò disperato, “Non c'è
nessuno qui che conosce Rip Van Winkle?”
“Oh,
Rip Van Winkle!” eclamarono due o tre, “Oh, sicuro! quello laggiù
è Rip Van Winle, appoggiato contro l'albero.”
Rip
guardò e vide la sua copia precisa, di quando era andato sulla
montagna: apparentemente altrettanto pigro e certamente altrettanto
messo male. Il poveretto era ora completamente confuso. Dubitava
della sua stessa identità, e di essere sé stesso o qualcun altro.
In mezzo a tutto questo sconcerto, l'uomo con il tricorno gli chiese
chi fosse e come si chiamasse? “Dio lo sa,” esclamò Rip, quasi
fuori di sé; “Non sono me stesso, sono qualcun altro, quello
laggiù sono io - no - è qualcun altro che ha preso il mio posto –
ero me stesso la notte scorsa, ma mi sono addormentato sulla montagna
e quelli hanno scambiato il mio fucile e tutto è cambiato, e io sono
cambiato, e non so come mi chiamo o chi sono!”
I
presenti ora iniziarono a guardarsi l'un l'altro, annuire e fare
l'occhiolino in modo significativo e a picchiettarsi la fronte con la
punta delle dita. Ci fu pure un mormorio riguardo all'opportunità di
mettere al sicuro il fucile e impedire che il vecchio combinasse
qualche guaio, nel momento stesso di questa proposta l'uomo pieno di
sé con il tricorno, si ritirò con una certa fretta. In quel momento
critico, una giovane, avvenente donna si fece strada nella calca per
dare un'occhiata all'uomo con la barba grigia. Aveva tra le braccia
un bimbo paffuto che, spaventato a quella vista, incominciò a
piangere, “Zitto, Rip,” gridò la mamma, “zitto, sciocchino,
quel vecchio non ti farà alcun male.” Il nome del bambino,
l'aspetto della madre, il tono della sua voce, tutto gli risvegliò
nelle mente una serie di ricordi. “Come si chiama, mia brava
donna?” chiese Rip.
“Judith
Gardenier.”
“E
il nome di suo padre?”
“Ah!
Pover'uomo, Rip Van Winkle si chiamava, ma sono vent'anni che è
andato via da casa col suo fucile, e da allora non se ne è più
saputo niente – il suo cane tornò a casa senza di lui, ma se si
sia sparato o sia stato catturato dagli indiani, nessuno lo sa.
Allora non ero che una ragazzina.”
Rip
non aveva che un'altra domanda da fare, ma la pose con voce tremante:
“Dov'è
sua madre?”
“O,
anche lei è morta solo poco tempo fa, le scoppiò un vaso sanguigno
durante una sfuriata contro un mercante ambulante del New England.”
Ci
fu una goccia di consolazione, almeno, in quella notizia. Quell'uomo
onesto non poté trattenersi più a lungo. Strinse la figlia e il suo
bambino tra le braccia. “Sono tuo padre!” gridò, “il giovane
Rip Van Winkle una volta— il vecchio Rip Van Winkle adesso! C'è
qualcuno che conosca il povero Rip Van Winkle?” Tutti rimasero
stupiti, finché un'anziana donna, venendo fuori dalla folla con
andatura barcollante, si portò una mano alla fronte per riparasi gli
occhi e, guardandolo in faccia da vicino per un momento, esclamò,
“Ma certo! È Rip Van Winkle! È proprio lui! Ben tornato a casa,
vecchio vicino. Ma dove siete stato durante questi lunghi venti
anni?”
La
storia di Rip fu presto detta, perché quei lunghi venti anni per lui
non erano stati che una sola notte. I vicini rimasero stupiti quando
lo sentirono, alcuni furono visti ammiccare l'un l'altro, altri fare
smorfie di derisione: e l'uomo pieno di sé con il tricorno che, ad
allarme cessato era ritornato in campo, storse la bocca e scosse la
testa, al che ci fu un generale scuotere di teste in tutta
l'assemblea.
Tompkins
H. Matteson, "Rip Van Winkle's Return" (1860)
|
Si
decise, comunque, di chiedere l'opinione del vecchio Peter
Vanderdonk, che fu visto avanzare lentamente lungo la strada. Era un
discendente dell'omonimo storico che scrisse uno dei primi resoconti
della provincia.
Peter
era il più anziano abitante del villaggio e ben edotto in tutti gli
avvenimenti eccezionali e le leggende della zona. Riconobbe Rip
immediatamente, confermò la sua storia nel modo più soddisfacente.
Rassicurò la compagnia che era un fatto, tramandato dal suo antenato
lo storico, che le Kaatskill mountains erano sempre state infestate
da strane creature. Che era convinzione comune che il grande Hendrick
Hudson15, il primo scopritore del fiume e della regione,
vi tenesse una sorta di veglia ogni venti anni, con la sua ciurma
della nave Half-moon; essendogli così permesso di rivisitare
le scene della sua impresa e vigilare sul fiume e sulla grande città
chiamati col suo nome.
Che
suo padre, una volta, li aveva visti con i loro vecchi abiti olandesi
mentre giocavano a birilli in uno spiazzo della montagna, e che lui
stesso aveva sentito, in un pomeriggio estivo, il suono delle loro
palle, simile a lontani rombi di tuono. Per farla breve, la compagnia
si sciolse e tutti ritornarono alle più importanti faccende delle
elezioni. La figlia di Rip lo portò a vivere con lei, aveva una casa
accogliente e ben ammobiliata e per marito un robusto e gioviale
agricoltore, che Rip ricordò come uno dei monelli che erano soliti
salirgli sulle spalle. Quanto al figlio ed erede di Rip, quello
visto appoggiato all'albero, che era la sua immagine precisa, fu
messo a lavorare nella fattoria, ma evidenziò una disposizione
ereditaria ad occuparsi di tutto eccetto che del suo interesse.
Rip
ora riprese i suoi vecchi vagabondaggi e le sue vecchie abitudini,
ritrovò presto molti dei suoi camerati di una volta, ma tutti
piuttosto male in arnese per l'usura del tempo, e preferì farsi
nuovi amici fra le giovani generazioni, di cui divenne subito un
grande favorito.
Non
avendo niente da fare a casa, ed essendo giunto a quella felice età
in cui un uomo può oziare impunemente, riprese di nuovo il suo posto
sulla panca alla porta della locanda, e fu rispettato come uno dei
patriarchi del villaggio e cronaca vivente dei vecchi tempi “prima
della guerra.”
Gli
ci volle del tempo prima che potesse mettersi alla pari coi
pettegolezzi o fosse in grado di comprendere gli strani avvenimenti
che avevano avuto luogo durante il suo sonno. Il fatto che c'era
stata una rivoluzione, che il paese si era liberato del giogo della
vecchia Inghilterra e che, invece di essere suddito di sua maestà
Giorgio III, adesso era un libero cittadino degli Stati Uniti. Rip,
infatti, non si interessava di politica, i cambiamenti degli stati e
degli imperi gli facevano poca impressione, ma c'era un genere di
dispotismo sotto cui aveva a lungo sofferto, e che era il governo di
una sottana.
Fortunatamente,
quello era giunto a conclusione ed ora aveva tirato fuori il collo
dal giogo del matrimonio e poteva entrare e uscire come gli pareva
senza temere la tirannia della signora Van Winkle. Ogni volta che il
suo nome veniva menzionato, comunque, scuoteva la testa, si stringeva
nelle spalle e alzava gli occhi al cielo, cosa che poteva passare sia
come espressione di rassegnazione al suo destino, che di gioia alla
sua liberazione.
Aveva
preso l'abitudine di raccontare la sua storia a tutti i forestieri
che arrivavano all'albergo del Signor Doolittle. Ci si rese conto
che, all'inizio, cambiava alcuni punti ogni volta che la raccontava,
cosa dovuta, senza dubbio, al fatto di essersi risvegliato così di
recente. Alla fine, la narrazione si assestò precisamente come nella
storia che vi ho riferito, e non c'era uomo, donna o bambino nel
vicinato che non la conoscesse a memoria. Alcuni continuarono a
dubitare della sua veridicità e insistevano a dire che Rip era
andato fuori di testa e che questo era il motivo per cui risultava
sempre inaffidabile. I vecchi abitanti olandesi, comunque, quasi
universalmente continuarono a crederla vera. Perfino oggi, ogni volta
che sentono i tuoni di un temporale in un pomeriggio estivo intorno
alle Kaatsckill, dicono che sono Hendrick Hudson e la sua ciurma
intenti a giocare a birilli, ed è comune desiderio di tutti i mariti
maltrattati del vicinato, quando la vita gli diventa insopportabile,
poter bere almeno un sorso dalla miracolosa fiasca di Rip Van Winkle.
Rip racconta la sua storia - Arthur Rackham, 1904 |
NOTA
Il
lettore potrebbe dubitare che questo racconto sia stato suggerito al
signor Knickerbocker da una breve leggenda tedesca riguardante
l'imperatore Federico Barbarossa e la montagna del Kypphaüser: la
seguente nota, che egli aggiunse in appendice al racconto, dimostra
che è un fatto certo, narrato con la fedeltà che gli è solita:
“La
storia di Rip Van Winkle può sembrare incredibile a molti, ciò
nonostante, io gli do pieno credito, perché so che i dintorni dei
nostri vecchi insediamenti olandesi sono stati estremamente soggetti
ad eventi e apparizioni straordinarie. Infatti, ho ascoltato molte
storie più strane di questa nei villaggi lungo il fiume Hudson,
ognuna delle quali fin troppo ben autenticata per ammettere alcun
dubbio. Personalmente, ho perfino parlato con Rip Van Winkle e,
quando l'ho visto l'ultima volta, era un anziano molto rispettabile e
così perfettamente razionale e coerente sotto ogni altro aspetto,
che penso che nessuna persona coscienziosa possa rifiutarsi di
prender in considerazione anche questo: sì, ho visto un certificato
al riguardo rilasciato da un giudice onorario, che lo ha firmato di
suo pugno con una croce. La storia pertanto, è autentica oltre ogni
ragionevole dubbio.
“D.
K.”
POSTSCRIPTUM.
Quelle
che seguono sono note di viaggio da un taccuino di Mr. Knickerbocker:
Le
Kaatsberg, or Catskill Mountains, sono sempre state un territorio
pieno di leggende. Gli indiani le consideravano la dimora degli
spiriti che influenzavano il tempo, distribuendo sole o nuvole sulla
terra, e assegnando buone o cattive stagioni di caccia. Erano
governati dallo spirito di una vecchia squaw, che veniva considerata
la loro madre. Questa viveva sulle cime più alte delle Kaatskill e
aveva in custodia le porte del giorno e della notte, per aprirle e
chiuderle alla giusta ora.
Appendeva
le lune nuove in cielo, e ritagliava stelle da quelle vecchie. Nei
periodi di siccità, se opportunamente propiziata, filava ragnatele e
brina mattutina ricavandone leggere nuvole estive che spingeva giù
dalla cresta delle montagna, fiocco dopo fiocco, simili a quelli del
cotone cardato, a fluttuare nell'aria fino a che, disciolte dal
calore del sole, cadevano giù sotto forma di gentile pioggerella che
faceva spuntare l'erba, maturare i frutti e crescere il granturco di
tre centimetri all'ora. Se contrariata, comunque, distillava nuvole
nere come l'inchiostro, sedendosi in mezzo ad esse come un ragno al
centro della sua tela, e quando queste nuvole erompevano, nelle valli
succedeva il finimondo!
La vecchia squaw - Arthur Rackham, 1904 |
Nei
tempi antichi, narrano le leggende indiane, c'era una specie di
manitou* o spirito, che si aggirava tra i più impervi recessi delle
Catskill Mountains, e provava un piacere perverso nel tormentare gli
uomini rossi con ogni specie di cattiverie e vessazioni. A volte
assumeva la forma di un orso, una pantera o un cervo conducendo lo
sconcertato cacciatore ad un inseguimento estenuante attraverso
foreste intricate e tra rocce frastagliate per poi saltare via
gridando ho! ho! lasciandolo terrorizzato sull'orlo di un precipizio
o di un torrente impetuoso. La dimora preferita di questo manitou è
ancora visibile. E' una grande roccia o rupe nella parte più
solitaria delle montagne e, a causa dei rampicanti fioriti che la
ricoprono, e dei fiori selvatici che abbondano tutto intorno, è
conosciuta col nome di Garden Rock.
Ai
suoi piedi c'è un laghetto, la tana del solitario tarabuso, con
serpenti acquatici che si crogiolano al sole sulle foglie delle
ninfee che galleggiano in superficie. Questo posto era considerato
con grande timore reverenziale dagli indiani, tanto che il più
impavido cacciatore non avrebbe mai inseguito una preda entro i suoi
confini. Una volta, comunque, un cacciatore che aveva smarrito la
strada, penetrò nel giardino roccioso, dove vide un gran numero di
zucche poste tra le forcelle dei rami. Ne prese una e fuggì via, ma
nella concitazione della ritirata la fece cadere tra le rocce, quando
si sprigionò un grande corso d'acqua, che lo spazzò via e lo fece
cadere negli anfratti rocciosi, dove fu ridotto a pezzi mentre il
torrente arrivò fino all'Hudson e continua a scorrere fino ai giorni
nostri essendo quello stesso torrente conosciuto con il nome di
Kaaterskill.
FINE
*Oggi
Rip Van Winkle è un'antonomasia che sta ad indicare una
persona inconsapevole dei cambiamenti o qualcuno che ama dormire molto
(Collins English Dictionary)
1 than in anger – citazione
dall'Hamlet
(atto I, scena II). Il verso di Shakespeare è entrato nel linguaggio
comune per indicare un'azione di qualcuno che, sorprendentemente,
reagisce rattristandosi laddove ci si aspetterebbe un'arrabbiatura
2 Queen Anne –
regina d'Inghilterra, Scozia e Irlanda (1665-1714). In seguito
all'Act of Union del 1707, che unificava in un unico stato i tre
regni fino ad allora separati, diventò la prima regina del Regno
Unito come lo intendiamo oggi.
3 Wensday – cioè
Wednesday; questa grafia (tuttora utilizzata nel linguaggio
informale) riflette la pronuncia, poiché la sillaba centrale della
parola Wednesday è praticamente muta. Il dio Odino (Woden),
a cui questo giorno è dedicato, era la divinità principale del
pantheon scandinavo e corrisponde al dio Mercurio, da cui mercoledì,
del pantheon romano.
4 CARTWRIGHT – William
Cartwright (1611-1643), poeta e commediografo inglese, fu discepolo e
amico di Ben Jonson. Il suo stile fiorito fu molto apprezzato
soprattutto nella sua attività di predicatore, che gli assicurò
anche il favore di re Carlo I. La citazione è tratta dalla sua
commedia The Ordinary (1635): pur non avendo nessun legame con
la storia, il giuramento vuole testimoniare la veridicità della
narrazione, oltre a introdurre, con il suo stile solenne, la
dimensione eroica (o meglio eroicomica) del racconto.
5 Kaatskill Mountains
– oggi Catskill Mountains, una regione di altipiani (che raggiunge
i 1274 metri di quota con la Slide Mountain) situata a cavallo degli
stati di New York e Pennsylvania. La grafia utilizzata da Irving è
legata alla prima colonizzazione olandese del territorio (durante il
Seicento) e permane oggi nel nome del torrente che attraversa la
regione orientale dell'altipiano, il Kaaterskill Creek. Si noti che
Irving, senza aver mai visitato quelle montagne, scrisse il racconto
nel 1819 quando risiedeva a Birmingham, in Inghilterra: in effetti
l'autore darà alla luce molte delle “opere americane” mentre si
trova nel Regno Unito.
6 Peter Stuyvesant –
ufficiale olandese (1612 ca-1672), ultimo governatore dei
possedimenti nell'America del Nord per conto della Compagnia Olandese
delle Indie Occidentali, prima del loro passaggio alla Gran Bretagna
(1664) nel corso delle guerre commerciali che opposero i due paesi
nella seconda metà del Seicento. A lui viene attribuita
l'introduzione dell'uso del tè nelle colonie americane.
7 Fort Christina – il riferimento è alla battaglia del 1655, con la quale gli olandesi posero fine al controllo degli svedesi sui territori del Delaware, conquistando il forte e ribattezzandolo Fort Altena.
7 Fort Christina – il riferimento è alla battaglia del 1655, con la quale gli olandesi posero fine al controllo degli svedesi sui territori del Delaware, conquistando il forte e ribattezzandolo Fort Altena.
8 La battaglia di Bunker Hill
ebbe luogo il 17 giugno 1775, principalmente in cima e attorno alla
collina Breed's Hill, durante l'assedio di Boston, nelle fasi
iniziali della guerra di indipendenza americana. La battaglia prende
il nome dalla collina adiacente, Bunker Hill, poco coinvolta
negli scontri ma che era l'obiettivo originale di entrambi gli
schieramenti.
9 heroes of seventy-six –
il riferimento è ovviamente alla dichiarazione di indipendenza degli
Stati Uniti d'America, proclamata il 4 luglio 1776. La guerra contro
la Gran Bretagna continuerà tuttavia fino al 1783.
10 Federal or Democrat –
i due grandi partiti formatisi nel corso degli anni Novanta del
Settecento erano il partito federalista, cui apparteneva il
presidente Washington, fautore di un forte governo centrale, e il
partito repubblicano, guidato da Thomas Jefferson, più autonomista.
11 Tory è uno dei principali partiti (opposto ai Whig)
che si venne a creare nel diciassettesimo secolo in seguito alla fine
della Repubblica di Cromwell durante il regno di Carlo II. Chiamati
ironicamente «banditi cattolici», sostenevano che il potere
parlamentare (seppur presente nello Stato inglese) dovesse comunque
essere meno forte rispetto al potere regio.
12 the storming of Stony-Point – la battaglia di Stony Point, combattuta nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1779, si concluse con un'importante vittoria dell'esercito del generale Washington che, con una mossa a sorpresa, conquistò le fortificazioni inglesi di Stony Point, lungo l'Hudson, contenendo il numero delle perdite e facendo molti prigionieri.
13 Antony's Nose – promontorio lungo l'Hudson che segna l'inizio della regione montuosa delle Hudson Highlands, chiamato così per la sua forma, simile a un naso. Il nome di questa roccia è forse legato a sant'Antonio oppure a un capitano inglese, Anthony Hogan. Irving ne parla anche nella History of New-York.
14 La guerra d'indipendenza americana, denominata anche Rivoluzione americana (in inglese: American War of Independence, American Revolutionary War o American Revolution) o guerra d'America (in francese: guerre d'Amérique), fu il conflitto che, tra il 19 aprile 1775 e il 3 settembre 1783, oppose le tredici colonie nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti d'America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna.
15-Hendrick Hudson – è il nome con cui era conosciuto tra le comunità olandesi e tedesche, per cui lavorò, il capitano ed esploratore inglese Henry Hudson, dal quale prese il nome il fiume Hudson appunto.
12 the storming of Stony-Point – la battaglia di Stony Point, combattuta nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1779, si concluse con un'importante vittoria dell'esercito del generale Washington che, con una mossa a sorpresa, conquistò le fortificazioni inglesi di Stony Point, lungo l'Hudson, contenendo il numero delle perdite e facendo molti prigionieri.
13 Antony's Nose – promontorio lungo l'Hudson che segna l'inizio della regione montuosa delle Hudson Highlands, chiamato così per la sua forma, simile a un naso. Il nome di questa roccia è forse legato a sant'Antonio oppure a un capitano inglese, Anthony Hogan. Irving ne parla anche nella History of New-York.
14 La guerra d'indipendenza americana, denominata anche Rivoluzione americana (in inglese: American War of Independence, American Revolutionary War o American Revolution) o guerra d'America (in francese: guerre d'Amérique), fu il conflitto che, tra il 19 aprile 1775 e il 3 settembre 1783, oppose le tredici colonie nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti d'America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna.
15-Hendrick Hudson – è il nome con cui era conosciuto tra le comunità olandesi e tedesche, per cui lavorò, il capitano ed esploratore inglese Henry Hudson, dal quale prese il nome il fiume Hudson appunto.
*Manitou è la forza panteistica
vitale, spirituale e fondamentale venerata di gruppi Algonquian
(Anishinaabeg) dei nativi americani. Per i sioux è Wakonda,
per gli huroni Oki, per gli irochesi Orenda. È
l'Onnipresente, manifesto ovunque: organismi viventi, ambiente,
eventi, ecc.
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