martedì 15 gennaio 2019

La questione dell'eufio


Felicità a kilowatt

TheEupio Question (La questione dell'eufio) dello scrittore statunitense Kurt Vonnegut (1922-2007), è un racconto breve pubblicato nel 1951 nel Collier's Magazine, e successivamente ripubblicato ne In a Cat House e poi in Welcome to the Monkey House.

Romanziere, poeta, saggista e polemista, con una scrittura dai molti codici e dai molti livelli, Vonnegut era stato spesso paragonato a Mark Twain, verso il quale, del resto, nutriva una passione dichiarata.
Nei primi anni '50 aveva iniziato a pubblicare racconti brevi, molti dei quali trattavano di tecnologia e di futuro, cosa che indusse molti critici ad etichettarlo come uno scrittore di fantascienza, etichetta che lo scrittore aveva sempre rifiutato:
"Anni fa ho lavorato per la General Electric a Schenectady e , accerchiato com’ero da macchine e da idee per macchine, non ho potuto far altro che scrivere un romanzo che parlasse di persone e di macchine, e in cui spesso le macchine avevano la meglio sulle persone, come del resto capita nel mondo reale. E’ stato allora che i critici letterari mi hanno informato del fatto che ero uno scrittore di fantascienza. Non lo sapevo mica. Pensavo di aver scritto un romanzo sulla vita, sulle cose che mi toccava vedere e ascoltare a Schenectady, una città più che reale, un’inquietante presenza nel nostro quotidiano già tanto spaventoso. Da allora mi hanno fatto entrare a forza in un cassetto etichettato “ fantascienza”, e adesso vorrei tanto uscirne, soprattutto perché molti dei critici più rispettabili scambiano spesso questo cassetto per un orinale.” (da Divina idiozia. Come guardare al mondo contemporaneo, ed. E/O)

Anche La questione dell'eufio indaga gli effetti nefasti della tecnologia sull'uomo, in particolare la ricerca della felicità, che, secondo la costituzione americana, è uno dei diritti fondamentali dell'uomo. Per Vonnegut ogni forma di felicità offerta dalla tecnologia è puramente sintetica e annulla ogni capacità di giudizio nell'illusione che si possa semplicemente comprare la felicità senza alcuno sforzo. Pertanto, l'apparecchio messo appunto dal dottor Fred Bockman, l'eufio del titolo, che offre “la voce del nulla” captata dal suo radiotelescopio da una “zona vuota” dell'universo e in grado di fornire “felicità a kilowatt” è un congegno che potrebbe far precipitare l'America “in una pericolosa fase della storia in cui gli uomini invece di perseguire la felicità, la comprano.
Anche se le critiche di Vonnegutt erano indirizzate soprattutto ai mass media dell'epoca, in particolare alla televisione, considerata come il focolare elettronico della famiglia, la sua critica è più profonda e si ricollega all'intrinseca natura dell'uomo e pertanto ancor più attuale ai giorni nostri, in cui l'intelligenza artificiale minaccia di superare e soppiantare l'uomo. 
 
Negli stessi anni Ray Bradbury pubblica Fahrenheit 451(1953), dove immagina un mondo in cui i libri, veicolo del pensiero critico, vengono bruciati, mentre enormi televisori interattivi creano comunità virtuali in cui le persone si rifugiano, rinunciando alla vita reale. L'obbiettivo era la televisione, ma già sembra Face Book.

L'idea di una società controllata non più da dittature violente e oppressive, ma attraverso gli strumenti forniti dalla scienza e dalla tecnologia era già stata esplorata da Aldous Huxley nel suo romanzo distopico Brave New World del 1932, in cui immagina una società apparentemente ordinata e felice grazie al soma, una droga euforizzante e antidepressiva.



Mattatoio n. 5 è il romanzo di Vonnegut più conosciuto, nel 1972 ne fu tratto anche un film. La storia si ispira ad un drammatico episodio della vita dello scrittore quando, fatto prigioniero durante la battaglia delle Ardenne, ebbe la ventura di assistere al bombardamento di Dresda dall'interno di una grotta scavata nella roccia sotto un mattatoio, adibita e deposito di carni.

 


 





La questione dell'eufio

Kurt Vonnegut, 1951





Signori e signore della Commissione federale per le comunicazioni*, vi sono grato per l'opportunità di testimoniare sull'argomento di fronte a voi.
Sono spiacente – o forse la parola corretta è 'triste' – per la notizia trapelata al riguardo. Ma ora che questa parola sta circolando e sta pervenendo alla vostra attenzione ufficiale, potrei anche raccontare direttamente la storia e pregare Dio di potervi convincere che non abbiamo bisogno di ciò che abbiamo scoperto.