Felicità a kilowatt
TheEupio Question (La
questione dell'eufio) dello
scrittore statunitense Kurt Vonnegut (1922-2007),
è un racconto breve pubblicato nel 1951 nel Collier's Magazine, e
successivamente ripubblicato ne In a
Cat House e poi in Welcome
to the Monkey House.
Romanziere,
poeta, saggista e polemista, con una scrittura dai molti codici e dai
molti livelli, Vonnegut era stato spesso paragonato a Mark Twain, verso il
quale, del resto, nutriva una passione dichiarata.
Nei
primi anni '50 aveva iniziato a pubblicare racconti brevi, molti dei
quali trattavano di tecnologia e di futuro, cosa che indusse molti
critici ad etichettarlo come uno scrittore di fantascienza, etichetta
che lo scrittore aveva sempre rifiutato:
"Anni
fa ho lavorato per la General Electric a Schenectady e , accerchiato
com’ero da macchine e da idee per macchine, non ho potuto far altro
che scrivere un romanzo che parlasse di persone e di macchine, e in
cui spesso le macchine avevano la meglio sulle persone, come del
resto capita nel mondo reale. E’ stato allora che i critici
letterari mi hanno informato del fatto che ero uno scrittore di
fantascienza. Non lo sapevo mica. Pensavo di aver scritto un romanzo
sulla vita, sulle cose che mi toccava vedere e ascoltare a
Schenectady, una città più che reale, un’inquietante presenza nel
nostro quotidiano già tanto spaventoso. Da allora mi hanno fatto
entrare a forza in un cassetto etichettato “ fantascienza”, e
adesso vorrei tanto uscirne, soprattutto perché molti dei critici
più rispettabili scambiano spesso questo cassetto per un orinale.”
(da Divina
idiozia. Come guardare al mondo contemporaneo, ed. E/O)
Anche
La
questione dell'eufio
indaga
gli effetti nefasti della tecnologia sull'uomo, in particolare la
ricerca della felicità, che, secondo la costituzione americana, è
uno dei diritti fondamentali dell'uomo. Per Vonnegut ogni forma di
felicità offerta dalla tecnologia è puramente sintetica e
annulla ogni capacità di giudizio nell'illusione che si possa
semplicemente comprare la felicità senza alcuno sforzo. Pertanto,
l'apparecchio
messo appunto
dal
dottor Fred Bockman, l'eufio
del titolo, che
offre “la voce del nulla” captata dal suo radiotelescopio da
una “zona
vuota”
dell'universo e
in grado di fornire “felicità a kilowatt” è un congegno che
potrebbe far precipitare l'America “in una pericolosa fase della
storia in cui gli uomini invece di perseguire la felicità, la
comprano.”
Anche
se le critiche di Vonnegutt erano indirizzate
soprattutto ai mass media dell'epoca, in particolare alla
televisione, considerata come il focolare elettronico della famiglia,
la sua critica è
più profonda e si ricollega all'intrinseca natura dell'uomo e
pertanto ancor più attuale ai giorni nostri, in cui l'intelligenza
artificiale minaccia di superare e soppiantare l'uomo.
Negli
stessi
anni Ray Bradbury pubblica Fahrenheit
451(1953),
dove
immagina un mondo in cui i libri, veicolo del pensiero critico,
vengono bruciati, mentre enormi televisori interattivi creano
comunità virtuali in
cui
le persone si rifugiano, rinunciando alla vita reale. L'obbiettivo
era la televisione, ma già sembra Face Book.
L'idea
di una società controllata non più da dittature violente e
oppressive, ma attraverso gli strumenti forniti dalla scienza e dalla
tecnologia era già stata esplorata da Aldous Huxley nel suo romanzo
distopico Brave
New World
del 1932, in cui immagina una società apparentemente ordinata e
felice grazie al soma,
una
droga euforizzante e antidepressiva.
Mattatoio n. 5 è il romanzo di Vonnegut più conosciuto, nel 1972 ne fu tratto anche un film. La storia si ispira ad un drammatico episodio della vita dello scrittore quando, fatto prigioniero durante la battaglia delle Ardenne, ebbe la ventura di assistere al bombardamento di Dresda dall'interno di una grotta scavata nella roccia sotto un mattatoio, adibita e deposito di carni.
La questione dell'eufio
Kurt
Vonnegut, 1951
Signori e
signore della Commissione federale per le comunicazioni*, vi
sono grato per l'opportunità di testimoniare sull'argomento di
fronte a voi.
Sono
spiacente – o forse la parola corretta è 'triste' – per la
notizia trapelata al riguardo. Ma ora che questa parola sta
circolando e sta pervenendo alla vostra attenzione ufficiale, potrei
anche raccontare direttamente la storia e pregare Dio di potervi
convincere che non abbiamo bisogno di ciò che abbiamo scoperto.