Come pioveva...
Edward
D. Hoch ( USA 1930-2008) è generalmente considerato il maestro delle
mistery short story. Autore prolifico – ne ha scritte circa mille
più alcuni romanzi – è soprattutto ricordato per le sue
impossibili crime story, in particolare la serie del dottor Sam
Hawthorne, il medico di una piccola città del New England nel 1920,
capace di risolvere problemi apparentemente impossibili. Altre due
serie di successo girano intorno ai personaggi di Jeffrey Rand, un
hacker dell’Inteligence Service britannico, e il ladro in affitto
Nick Velvet.
La
storia che vi propongo – Gli ultimi unicorni (The LastUnicorns, 1959) – mette insieme, con ironia e arguzia, il
mito degli unicorni e la Bibbia, sorprendendoci con un finale tanto
inaspettato quanto originiale.
🐉Bestiario
fantastico:
L'unicorno
(talvolta anche liocorno
o leocorno)
è una creatura leggendaria dal corpo di cavallo con un singolo corno
in mezzo alla fronte. Il nome deriva dal latino unicornis,
a sua volta dal prefisso uni-
e dal sostantivo cornu,
"un solo corno".
🔗 Sul mio blog 'Time for Tales' è pssibile trovare la versione bilingue (italiano/inglese)
corredata da esercizi di comprensione.
🔗 Sul mio blog 'Time for Tales' è pssibile trovare la versione bilingue (italiano/inglese)
corredata da esercizi di comprensione.
Gli
ultimi unicorni
Edward
D. Hoch
La
pioggia - Marc Chagall -1911
|
La
pioggia continuava a cadere implacabile, quando il viandante giunse
alla piccola capanna di legno situata al centro di una fertile
vallata verde. Aprì il mantello giusto il tempo di bussare alla
porta, senza veramente aspettarsi una risposta. Quella, invece, si
aprì, spinta sul ruvido pavimento di pietra da una grossa mano
pelosa. “Entra,” gli ordinò una voce. “Sbrigati! Prima che
questa pioggia mi porti via.”
“Grazie,”
disse il viandante, togliendosi l’indumento fradicio che lo
ricopriva e strizzandone via un po’ d’acqua. “E’ un sollievo
trovare un posto dove stare all’asciutto. E’ tanto che cammino.”
“Non
c’è molta gente in giro con questo tempo,” gli disse l’uomo,
tormentandosi la barba nervosamente. “Sono venuto a cercala.”
“Cercare
me? Come si chiama?”
“Può
chiamarmi Sem. Vengo da oltre le montagne.”
L’uomo
con la barba grugnì. “Non conosco questo nome. Cosa cerchi?” Sem
si sedette su di un sedile di pietra chiara per riposarsi. “Ho
sentito dire che qui avete due splendidi unicorni, portati
recentemente dall’Africa.” L’uomo sorrise orgogliosamente.
“Esatto. Gli unici esemplari in questa parte del mondo. Ho
intenzione di allevarli per venderli ai contadini come bestie da
soma.” “Oh?” “Possono fare il lavoro di robusti cavalli e
allo stesso tempo usare il loro corno per difendersi se sono
attaccati.” “Vero,” acconsentì Sem. “Verissimo. Non credo…
non credo che lei voglia separarsene...” “Separarmene! Sarà mica
matto? Mi è costato un mucchio di soldi portarli fin qui
dall’Africa!”
“Quanto
vorrebbe per tutti e due?” L’uomo con la barba si alzò dal suo
sedile. “Neanche a parlarne! Ritorni fra due anni quando ne avrò
allevati un po’. Fino ad allora, sparisca!” “Io devo
averli, signore.” “Lei deve avere un bel niente! Via di qua prima
che prenda un bastone e glielo faccia assaggiare!” E con quelle
parole avanzò minacciosamente di un passo.
Sem
indietreggiò fuori dalla porta, di nuovo nella pioggia, saltellando
agilmente oltre un impetuoso corso di acqua che scendeva giù
dall’altopiano. La porta gli si richiuse in faccia, e lui rimase
solo. Ma guardando attentamente verso i campi, il suo sguardo si posò
su di una struttura simile ad una stalla che riluceva attraverso quel
diluvio di acqua. Dovevano essere là, ne era certo. Si fece strada
attraverso il prato, affondando a volte fino alle caviglie nelle
pozze di acqua fangosa. Ma finalmente raggiunse la piccola
costruzione ed entrò attraverso una vecchia porta di legno marcio.
Cavalli divini - Giorgio De Chirico - 197? |
Sì,
erano là… Due splendidi imponenti animali, molto simili ad un
cavallo, ma con la coda più lunga e quel lucente corno ritorto che
spuntava dritto dal centro della fronte. Unicorni – una delle più
rare creature di Dio! Si avvicinò un poco, cercando di attirali
fuori dalla stalla senza spaventarli. Ma ecco un rumore, si girò di
colpo e vide che l’uomo con la barba era lì, che sollevava tra le
mani un lungo bastone. “Stai provando a rubarli,” urlò,
facendosi avanti con un balzo. Il bastone colpì il muro, a soli
pochi centimetri dalla testa di Sem. “Ascolta, vecchio...”
“Muori! Muori, ladro!” Ma Sem saltò di lato, girò intorno a
quella barbuta immagine della rabbia e infilò la porta aperta.
Dietro di lui, gli unicorni sbuffarono paurosamente calpestando con
gli zoccoli il pavimento di terra.
II
Sem
continuò a correre, via dalla capanna, via dall’uomo col bastone,
via dalla fertile vallata. Dopo ave arrancato per diverse ore sulle
colline battute dalla pioggia, alla fine arrivò in vista del
villaggio del padre e scese giù camminando tra le case fino al posto
dove si era riunito uno sparuto gruppo di persone. E vide suo padre
in piedi vicino alla base di un grande vascello di legno e gli si
avvicinò con aria triste. “Allora, figlio mio?” chiese il
vecchioi,
srotolando una lunga pergamena umida. “Niente unicorni, padre.”
“Niente unicorni,” ripeté tristemente Noè, grattando via il
nome dalla sua lista. “Che peccato. Erano delle bestie bellissime…”
Bernardino Luini (1530-1593), S. Maurizio, Milano
FINE
i
Noè (ebr. Nōaḥ), protagonista biblico del racconto del
diluvio (Genesi). Nell’universale corruzione, solo N. trovò
grazia presso Dio, da cui fu esortato a costruire l’Arca dove
trovò rifugio insieme alla moglie, i tre figli, le nuore e varie
coppie di ciascuna specie degli animali. Dopo il diluvio, N. visse
per altri 350 anni fino all’età di 950, con i figli, Sem (il
prediletto), Cam e Iafet, coltivando la terra: piantò la vite e ne
estrasse il vino che gli diede ebbrezza.