lunedì 2 dicembre 2019

Tutti voi zombi




Uno, nessuno, centomila…




Tutti voi zombie (...All You Zombies...) è un racconto di fantascienza del 1959 dello scrittore americano Robert A. Heinlein (1907 - 1988 ) sul tema dei paradossi temporali.
Scritto da Heinlein in un solo giorno, l'11 luglio 1958, il racconto fu pubblicato per la prima volta nel numero di marzo 1959 della rivista Fantasy and Science Fiction, dopo essere stato rifiutato da Playboy.

🌌Dal racconto è stato tratto il film Predestination del 2014, diretto da Michael e Peter Spieri.
Il cinema si era già interessato alle storie di Heilein quando nel 1997 il regista Paul Verhoeven ha diretto Starship Troopers - Fanteria dello spazio (Starship Troopers) liberamente tratto dal romanzo Fanteria dello spazio del 1959 .

...All You Zombies...è considerato come uno dei migliori racconti sui paradossi temporali, insieme a By his Bootstraps, del 1941 (Un gran bel futuro) sempre dello stesso autore.

Volendo semplificare, potremmo dire che è la storia di un Narciso intersessuale che, grazie alla sua ambiguità biologica e alla possibilità di viaggiare nel tempo, riesce finalmente a sedursi, diventando allo stesso tempo padre e madre sé stesso/a.
Ma in All You Zombies, Heinlein va oltre e ci presenta una linea narrativa che si dipana in un struttura circolare, un eterno ritorno di eventi ben simboleggiato dall’uroboro, l’anello del protagonista a forma di serpente che si morde la coda all’infinito.
E gli zombi che il protagonista evoca nella solitudine della sua stanza esistono davvero, o solo nella sua coscienza? Forse il misterioso incidente del 1972, più volte evocato nel corso del racconto, si è risolto in un olocausto del genere umano e l’unico sopravvissuto continua a rivivere all’infinito le stesse vicende, in un universo popolato ormai solo dai tanti sé stesso e dalle ombre del passato.


🎯Altri titoli:
 
Tutti i miei fantasmi (Lerici Editori nell'antologia Fantascienza della crudeltà, 1965)
O tempora, o sexus! (Feltrinelli Editore nell'antologia curata da Alex Vairo Fantasesso, 1967)

Riflessione: I 5 classici paradossi temporali della sci-fi … e come evitarli








Tutti voi zombi

Robert A. Heinlein







22,17 - V Zona Temporale (EST) 7 novembre, 1970 - New York City -
 
"Pop's Place": stavo tirando a lucido un bicchiere da brandy quando la Ragazza Madre entrò. Presi nota dell’ora - 10: 17 P. M, zona cinque, o zona temporale occidentale,7 novembre, 1970. Gli agenti temporali prendono sempre nota dell’ora e della data, è nostro dovere.
La Ragazza Madre era un giovanotto sui venticinque anni, non più alto di me, dai lineamenti infantili e un carattere irritabile. Non mi piaceva il suo aspetto – non mi era mai piaciuto – ma era il ragazzo che ero venuto a reclutare, era il mio uomo. Gli rivolsi il mio miglior sorriso di barman.
Forse sono un tantino ipercritico. Non era uno strano, il suo soprannome derivava da quello che rispondeva ogni volta che qualche ficcanaso gli chiedeva quale fosse il suo mestiere: “Sono una ragazza madre...” Se era di umore meno micidiale era solito aggiungere: “...per quattro centesimi a parole. Scrivo per una rivista femminile.”

 
Se era di cattivo umore, aspettava che qualcuno trovasse da obbiettare. Aveva uno stile di lotta letale, come quello di una poliziotta – ragion per cui volevo arruolarlo. Non solo per questo.
Aveva bevuto molto, e la sua faccia rivelava che disprezzava la gente più del solito. Senza parlare, gli versai una doppia dose di ‘Old Underwear’ e gli lasciai la bottiglia. Lo bevve e se ne versò un’altra. Ripulii il bancone. “Come va la faccenda della Ragazza Madre?”

Le sue dita si strinsero intorno al bicchiere e sembrava che stesse per tirarmelo addosso, con la mano cercai il manganello sotto il bancone. Nella manipolazione temporale si cerca di prevedere ogni situazione, ma ci sono talmente tanti fattori che è preferibile non correre rischi inutili.
Vidi che si rilassava quel tanto che ti insegnano a riconoscere nel corso di addestramento del Bureau. “Scusa, ho detto - tanto per chiedere - ‘come va il lavoro?’ fai finta che ti ho chiesto com’è il tempo.”
Sembrava amareggiato, “Il lavoro va bene. Io scrivo, loro pubblicano quello che scrivo, e così mangio.”
Mi versai del whisky, sporgendomi verso di lui. “In effetti,” dissi, “scrivi delle belle cose. Ne ho letto alcune. Hai un tocco incredibilmente sicuro con il punto di vista femminile.”
Era un passo azzardato ma necessario, lui non aveva mai dichiarato quali pseudonimi usava. Ma era abbastanza cotto da afferrare solo l’ultima frase: “Punto di vista femminile!” ripeté con un grugnito. “Siii, conosco il punto di vista femminile. Almeno dovrei.”
Davvero?” chiesi dubbioso. “Sorelle?...”
No. Non mi crederesti se te lo dicessi….”
Ma va,” risposi con calma, “i baristi e gli psichiatri sanno che niente è più strano della verità. Perché, figliolo, se tu potessi ascoltare le storie che ascolto io... Diventeresti ricco. Incredibili...”
Tu non sai che cosa vuol dire incredibile!”
Davvero? Niente può stupirmi. Ho sempre sentito qualcosa di peggio.”
Grugnì di nuovo. “Vuoi scommettere il resto della bottiglia?”
Ci scommetto una bottiglia intera.” Ne piazzai una sul bancone.
Bene...” Feci segno all’altro barman di prendere il mio posto. Eravamo all’estremità del bancone, uno spazio isolato che mantenevo riservato ammucchiandoci sopra barattoli di uova in salamoia e altri oggetti ingombranti. Dall’altro capo del bar c’erano alcuni avventori che guardavano gli incontri di lotta mentre qualcun altro stava suonando il juke box – eravamo tranquilli come in una camera da letto.

"Okay, " esordì, “per cominciare, sono un bastardo.”
Lo sono anch’io,” dissi.
Dico sul serio,” scattò. “I miei genitori non erano sposati.”
Ancora nessuna differenza,” insistei. “Non lo erano nemmeno i miei.”
Quando...” si interruppe, e mi diede la prima occhiata amichevole che gli avessi mai visto. “Davvero?”
Naturalmente. Bastardo al cento per cento. Di fatto,” aggiunsi, “nella mia famiglia non si sposa mai nessuno. Tutti bastardi.”
Non mi freghi… sei sposato.” E indicò il mio anello.
Oh, quello.” Glielo mostrai. Sembra proprio un anello nuziale, lo indosso per tenere alla larga le donne. E’ un pezzo di antiquariato che comprai nel 1985 da un mio collega in servizio attivo - lo aveva portato dall’isola di Creta di età pre-cristiana – Il verme Uroboroi Il serpente del mondo che si morde la coda, per sempre, senza fine. Un simbolo del Grande Paradosso.



Lo guardò a mala pena. “Se sei veramente un bastardo, lo sai come ci si sente. Quando ero una ragazzina...”
Un attimo!” dissi. “Ho sentito bene?”
Chi la sta raccontando questa storia? Quando ero una ragazzina – Allora, non hai mai sentito parlare di Christine Jorgensonii? O Roberta Cowelliii?”
Uh, casi di cambiamento di sesso? Stai cercando di dirmi---”
Se non la smetti di interrompermi o di anticiparmi, non dico più niente. Sono una trovatella, abbandonata sulla porta di un orfanotrofio a Cleveland nel 1945 quando avevo solo un mese. Da ragazzina, invidiavo i bambini con i genitori. Poi, quando imparai le cose del sesso – credimi, Pop, si impara presto in un orfanotrofio.”
Lo so.”
...giurai solennemente che i miei figli avrebbero avuto un padre e una madre. Mi conservai ‘pura,’ quasi un’impresa da quelle parti. Dovetti imparare a combattere per riuscirci. Poi diventai grande e capii che avevo dannatamente poche possibilità di sposarmi – era lo stesso motivo per cui non ero stata adottata.” Il suo sguardo si incupì. “Avevo una faccia equina, denti sporgenti, un seno piatto e capelli dritti.”
Il tuo aspetto non è peggiore del mio.”
A chi importa dell’aspetto di un barista? O di uno scrittore? Ma le persone che vogliono adottare un bambino scelgono un piccolo idiota dagli occhi blu e i riccioli biondi. Crescendo, i ragazzi vogliono tette sporgenti, un volto grazioso e un atteggiamento del tipo ‘Oh, tu meraviglioso maschio.’” Rabbrividì. “Non potevo competere così decisi di arruolarmi nelle P.U.T.T.A.N.E.”
Eh?”
Purché gli Uomini Trovino Tanto Amore nel Nulla Esterno. Il corpo ora viene chiamato ‘Angeli Spaziali’ - Ausiliarie del Nostro Godimento Esclusivo - Legioni Interstellari.”
Conoscevo entrambi i termini, a suo tempo li avevo studiati. Noi usiamo ancora un terzo nome, riservato a corpi militari di elite:
T. R. O. I. E.: Trattenimenti Rigeneranti per Operatori Interstellari Esclusivamente.

I mutamenti lessicali sono l’ostacolo maggiore nei salti temporali – sapevate che ‘stazione di servizio’ in passato significava ‘distributore di benzina’? Una volta, mentre ero in missione nell’era di Churchill, una donna mi disse, “Incontriamoci alla stazione di servizio vicino casa mia...” che non significa quello che pensate; una ‘stazione di servizio,’ allora, non aveva un letto dentro. L’altro continuò: “Fu quando si riconobbe per la prima volta che non è possibile mandare uomini nello spazio per mesi ed anni senza dare sollievo alla loro tensione.

Ricordi come strillavano i bacchettoni? - Questo non fece altro che aumentare le mie possibilità, dal momento che le volontarie erano scarse. Una ragazza doveva essere rispettabile, assolutamente vergine (preferivano istruirle partendo da zero), di intelligenza superiore alla media ed emotivamente stabile. Ma la maggior parte delle volontarie erano vecchie battone o nevrasteniche che avrebbero ceduto nel giro di dieci giorni fuori dalla Terra. Pertanto, non mi serviva essere bella, se mi avessero accettata avrebbero sistemato i miei denti sporgenti, avrebbero messo in piega i miei capelli, mi avrebbero insegnato a camminare e ballare e ad ascoltare un uomo con aria estasiata, e tutto il resto – oltre al lavoro più importante. Se necessario, avrebbero usato anche la chirurgia plastica – niente era troppo per i nostri ragazzi.
Soprattutto, si assicuravano che tu non restassi incinta durante il servizio – ed eri quasi certa di sposarti alla fine del viaggio. La stessa cosa oggi, gli A. N. G. E. L. I. sposano gli spaziali – parlano la stessa lingua.

Quando compii i diciotto anni fui mandata a servizio come ragazza alla pari. La famiglia voleva semplicemente una cameriera a poco prezzo, ma non me ne importava, dal momento che non potevo arruolarmi prima dei ventuno anni. Sbrigavo le faccende e frequentavo la scuola serale – fingevo di continuare a studiare dattilografia e stenografia come al liceo, e invece me ne andavo ad una scuola di seduzione, per migliorare le mie probabilità di essere arruolata.
Poi incontrai quel damerino di città con i suoi bigliettoni da cento.” Il suo sguardo si incupì. “Quel buono a nulla aveva un rotolo di biglietti da cento. Me lo mostrò una notte, dicendomi di servirmi. Ma non lo feci. Mi piaceva. Era il primo uomo che avessi mai incontrato ad essere gentile con me senza cercare di farmi dei giochini. Lasciai perdere la scuola serale per incontrarlo più spesso. E’ stato il periodo più felice della mia vita.
Poi, una notte, i giochini iniziarono.” Si fermò. Lo incalzai, “E poi?”
E poi niente! Non lo rividi più. Mi accompagnò a casa e mi disse che mi amava; mi diede il bacio della buona notte e non ritornò più.” Il suo sguardo si incupì. “Se riuscissi trovarlo, lo ucciderei!”
Beh,” dissi con tono comprensivo, “So come ci si sente. Ma addirittura ucciderlo – solo perché ha fatto una cosa tanto naturale – forse… hai fatto resistenza?”
Huh? E questo che c’entra?”
Insomma. Forse si merita un paio di braccia rotte per averti abbandonata, ma...”
Si merita di molto peggio! Ascolta fino alla fine.


In qualche modo riuscii a schivare ogni sospetto e decisi che tutto andava per il meglio. Non ne ero stata veramente innamorata e probabilmente non avrei mai amato nessuno – ed ero più che mai ansiosa di arruolarmi nelle P.U.T.T.A.N.E. Non avevo perso punti, non insistevano più di tanto sulla faccenda della verginità. Mi tranquillizzai. Solo quando le mie gonne incominciarono ad andarmi strette capii cosa era successo.
Incinta?”
Mi aveva sistemato per le feste! Quei pidocchiosi con cui vivevo fecero finta di niente finché fui in grado di lavorare – poi mi cacciarono via a calci - nemmeno all’orfanotrofio vollero riprendermi. Approdai in un ospedale per poveri circondata da altri pancioni e pitali puzzolenti finché giunsi a termine.
Una notte mi trovai sul tavolo operatorio, con un’infermiera che mi diceva, “Rilassati, fai dei bei respiri.”

Mi risvegliai a letto, paralizzata dal petto in giù. Entrò il chirurgo. “Come si sente?” mi chiese scherzosamente.
Come una mummia.”
E’ naturale. E’ tutta fasciata e piena di anestetico per tenere a bada il dolore. Si rimetterà, ma un parto cesareo non è come togliere una pellicina.”
Un cesareo!” esclamai. “Dottore… ho perso il bambino?”
Oh, no. Il suo bambino sta bene.”
Oh. Maschio o femmina?”
Una bimba sanissima. Due chili e mezzo.”
Ero sollevata. E’ una gran cosa, avere un bambino. Dissi a me stessa che me ne sarei andata altrove e avrei avrei appiccicato ‘Mrs’ al mio nome e avrei lasciato credere alla mia bambina che il suo papà era morto – niente orfanotrofio per la mia bambina!
Ma il chirurgo stava continuando a parlare. “Mi dica, ehm...” evitò di chiamarmi per nome, “ha mai pensato che il suo sistema ghiandolare fosse strano?”
Dissi, “Come? Certo che no. Cosa sta cercando di dirmi?”
Esitò. “Preferisco dirglielo tutto in una volta, poi le farò un’iniezione per farla dormire e calmare l’agitazione. Perché si agiterà.”
Per quale motivo?” chiesi.
Ha mai sentito parlare di quella dottoressa scozzese che era stata donna fino ai trentacinque anni? Poi fu operata e divenne legalmente e clinicamente uomo? Si sposò, perfino. Tutto regolare.”
E cosa ha a che fare con me?”
E’ quello che sto cercando di dirle. Lei è un uomo.”
Provai a sedermi. Cosa?”
Si calmi. Quando ho operato, ho trovato un gran casino. Ho mandato a chiamare il primario mentre tiravo fuori la bambina, poi ci siamo consultati con lei sul tavolo – e abbiamo lavorato per ore per salvare il salvabile. Lei aveva due apparati riproduttivi completi, entrambi immaturi, ma quello femminile era abbastanza sviluppato per permetterle di avere un bambino. Ma non avrebbe potuto esserle più utile, così lo abbiamo asportato e riorganizzato le cose in modo che lei potesse correttamente svilupparsi come maschio.” Mi mise una mano sulla spalla. “Non si preoccupi, lei è giovane, le sue ossa torneranno a posto, terremo d’occhio il suo apparato ghiandolare – e faremo di lei un bel giovanotto.”
Iniziai a piangere. “Che ne sarà della mia bambina?”
Beh, non può allattarla, non ha abbastanza latte nemmeno per un gattino. Se fossi in lei, eviterei di vederla e la farei adottare.”
No!”
Scrollò le spalle. “La scelta è sua, la madre è lei – voglio dire, il genitore. Ma non se ne preoccupi per il momento, prima dobbiamo rimetterla in sesto.”

Il giorno dopo mi lasciarono vedere la bambina e poi andai a vederla ogni giorno – sforzandomi di abituarmi a lei. Non avevo mai visto un bimbo nuovo di zecca, e non avevo idea di come fosse orribile il loro aspetto – mia figlia sembrava una scimmietta arancione. I miei sentimenti mutarono nella fredda determinazione di fare la cosa giusta per lei. Ma quattro settimane più tardi questo non aveva più alcun senso.”
"Eh?”
L’avevano portata via.”
Portata via?”
La ragazza madre quasi rovesciò con un pugno la bottiglia che avevamo scommesso. “Rapita – rubata dalla nursery dell’ospedale!” Il suo respiro si fece affannoso. “Come si può portare via ad un uomo l’ultima cosa per cui vivere?”
Un brutto affare,” convenni. “Lascia che te ne versi un altro. Nessun indizio?”
Niente che fosse utile alla polizia. Qualcuno era venuto a vederla, affermando di essere lo zio. Mentre l’infermiera gli girava le spalle, se ne era andato via con la bambina,”
Nessuna descrizione.”
Solo che era un uomo, con una faccia qualunque, come la tua o la mia.” Divenne cupo. “Penso che fosse il padre del bambino. L’infermiera giurò che era più vecchio, ma probabilmente si era truccato. Chi altro avrebbe potuto prendersi la mia bimba? Le donne senza figli fanno certe pazzie. Ma chi ha mai sentito parlare di un uomo?”

Poi cosa ti è successo?”
Ancora undici mesi in quel posto deprimente e altre tre operazioni. Dopo quattro mesi iniziò a crescermi la barba e prima che uscissi di là mi radevo ormai regolarmente… e nessuno più dubitava che fossi un uomo.” Sogghignò ironicamente. “Incominciavo a guardare la scollatura delle infermiere.”
Beh,” dissi, “sembra che ne sei venuto fuori bene. Eccoti qui, un uomo normale, che guadagna bene, senza grossi problemi. E la vita di una donna non è così semplice...”
Mi fissò. “Ne sai proprio proprio tanto!”
Perché?”
Hai mai sentito l’espressione ‘una donna rovinata’?”
Mah, anni fa. Oggi non significa granché.”
Io ero una donna rovinata che più rovinata non si può; quel vigliacco mi aveva letteralmente distrutta. Non ero più una donna… e non sapevo come essere un uomo.”
Questione di abitudine, immagino.”
Tu non hai idea. Non mi riferisco a come imparare a vestirsi, o evitare di entrare nella toilette sbagliata, quelle cose le avevo già imparate in ospedale. Ma come avrei potuto mantenermi? Che lavoro potevo fare? Diavolo, non sapevo nemmeno guidare una macchina. Non avevo un mestiere, non potevo fare lavori manuali, troppo tessuto cicatriziale, troppo fragile.
Lo odiavo anche perché aveva distrutto le mie possibilità di arruolarmi nelle P.U.T.T.A.N.E., ma non sapevo bene quanto lo odiassi finché cercai di arruolarmi nei Corpi Spaziali. Bastò un’occhiata alla mia pancia e fui dichiarato inabile al servizio militare. L’ufficiale medico perse tempo con me solo per curiosità, aveva letto del mio caso.





Così cambiai nome e venni a New York. Per un po' lavorai come cuoco in una friggitoria, poi noleggiai una macchina da scrivere e mi e mi misi in proprio come pubblico stenografo – roba da ridere! In quattro mesi battei a macchina quattro lettere e un manoscritto. Il manoscritto era per Racconti di vita vissuta ed era tutta carta sprecata, ma il fessacchiotto che l’aveva scritto riuscì a venderlo. Cosa che mi diede un’idea, comprai un bel po’ di riviste femminili e mi misi a studiarle.” Il suo sguardo si fece cinico. “Adesso sai come ho fatto a conquistarmi l’autentico punto di vista femminile necessario a scrivere una storia su una ragazza madre… grazie all’unica versione che non avevo venduto – quella vera. Ho vinto la bottiglia?”

La spinsi verso di lui. Ero sconvolto anche io, ma c’era del lavoro da fare. “Figliolo, vuoi ancora mettere le mani su quel tale?”
I suoi occhi si illuminarono – era una luce ferina.”Un momento!” dissi. “Non vorrai ucciderlo?”
Ridacchiò in maniera sinistra. “Mettimi alla prova.”
Vacci piano. Ne so molto più di quanto credi. Posso aiutarti. So dove si trova.”
Si sporse sul bancone. “Dov’è?”
Lascia andare la mia camicia, ragazzo, o ti ritroverai steso nel vicolo e racconteremo ai poliziotti che sei svenuto.” Gli dissi a bassa voce, mostrandogli il manganello.
Lasciò la presa. “Scusa. Ma dove si trova?” Mi guardò. “E come mai sai tante cose?”
Tutto a tempo debito. Esistono i documenti. Gli archivi dell’ospedale, i registri dell’orfanotrofio, le cartelle mediche. La direttrice del tuo orfanotrofio era Mrs. Fetherage – giusto? Dopo c’è stata Mrs. Gruenstein – giusto? Il tuo nome da ragazza era Jane, giusto? E tu non mi hai detto niente di tutto questo, giusto?”
Era senza fiato e un anche po’ spaventato. “Che storia è questa? Stai cercando di mettermi nei pasticci?”
Assolutamente no. La tua sorte mi sta a cuore. Posso mettere quel tipo nelle tue mani. Fai di lui quello che ti pare – e ti garantisco che non ci saranno conseguenze. Ma non credo che tu voglia ucciderlo. Saresti matto a farlo – e tu non sei matto. Non proprio.”
Ignorò le mie parole. “Taglia corto. Dove si trova?”
Gli versai un bicchierino; era ubriaco, ma la rabbia stava facendo prendere una piega sbagliata alle cose. “Non così in fretta. Io faccio qualcosa per te, tu fai qualcosa per me.”
Uh… cosa?”
A te non piace il tuo lavoro. Che ne diresti di un buono stipendio, lavoro fisso, conto spese illimitato, dipendere solo da te stesso, niente monotonia e tanta avventura?”
Mi fissò. “Direi ‘Togliete quella dannata renna dal mio tetto!’ Vai a quel paese, Pop – un lavoro del genere non esiste.”
Va bene, mettiamola così: lo metto nelle tue mani, tu fai i conti con lui, poi provi il mio lavoro. Se non è come dico, allora non ti tratterrò.”
Stava tremando, effetto dell’ultimo bicchierino. “Quando me lo consegni?” chiese con voce impastata.
Se è affare fatto, subito!”
Mi porse la mano. “Affare fatto!”

Feci cenno al mio assistente di occuparsi di tutto il bancone, presi nota dell’ora - 23,00 – e incominciai ad infilarmi attraverso il cancelletto del bancone quando il juke box iniziò a strombazzare: ‘Sono il mio nonninoiv!’ Il tecnico aveva ordine di caricarlo con brani tradizionali e classici, perché non mandavo proprio giù la musica degli anni ‘70, ma non sapevo che fosse stato caricato quel nastro. Gridai: “Spegni quel coso! Restituisci i soldi al cliente.” Poi aggiunsi, “Vado nel magazzino e torno subito,” e mi diressi lì seguito dalla Ragazza Madre.
Si trovava in fondo ad uno stretto corridoio di fronte alle toilette, una porta d’acciaio di cui solo io e il responsabile del turno diurno avevamo la chiave; all’interno c’era una porta che conduceva ad un’altra stanza di cui solo io avevo la chiave. Fu lì che andammo.
Il ragazzo si guardò intorno, osservando con sconcerto le pareti senza finestre. “Dov’è?”
Un momento.” Aprii una cassa, l’unica cosa che ci fosse in quella stanza. Era un trasformatore di coordinate ultra compatto, serie 1992, Mod. II – una bellezza, niente parti mobili, ventitré chili a pieno carico, e assemblato in modo da passare per una valigia. Lo avevo regolato alla precisione durante il giorno, ora non mi restava che lanciare la rete metallica che limita il campo di trasformazione. Cosa che feci.
Cos’è questo?” mi chiese.
Una macchina del tempo,” dissi e lanciai la rete su di noi.
Ehi!” gridò andando indietro. Questa operazione richiede una tecnica specifica: la rete deve essere lanciata in modo che il soggetto retroceda istintivamente finendoci dentro, poi la rete viene chiusa con tutti e due completamente dentro – altrimenti puoi lasciare fuori le suole delle scarpe o un pezzo di piede, o puoi tirarti dietro una fetta di pavimento. Ma questa è tutta l’abilita che ci vuole. Alcuni agenti spingono il soggetto nella rete con l’inganno, io gli dico la verità e uso quel momento di assoluta incredulità per girare l’interruttore. E così feci.


10,30 -VI-3 Aprile 1963 - Cleveland, Ohio-Apex Building:
Ehi!” ripeté. “Metti via questo accidenti!”
Spiacente!” mi scusai, rimossi la rete, la infilai nella scatola e richiusi. “Mi avevi detto che volevi trovarlo.”
Ma… tu mi avevi detto che questa era una macchina del tempo!”
Lo invitai a guardare fuori da una finestra. “Questo ti sembra novembre? Oppure New York?” Mentre lui guardava a bocca aperta le gemme dei fiore e il tempo primaverile, io riaprii la cassa, tirai fuori una mazzetta di banconote da cento, controllai che i numeri di serie e le firme fossero compatibili con il1963. A quelli dell’ufficio temporale non importa come spendi i soldi (non costano niente), ma non approvano inutili anacronismi. Troppi errori e una corte marziale al completo può mandarti in esilio per un anno in un periodo particolarmente odioso, per esempio il 1974 con i suoi rigidi razionamenti e lavoro forzato. Non faccio mai certi errori: il denaro era OK.
Si girò e disse, “Cosa è successo?”
Il tuo uomo è qui. Esci e vallo a prendere. Eccoti i soldi per le tue spese.” Glieli allungai e aggiunsi, “Risolvi con lui, poi vengo a prenderti.”
Le banconote da cento dollari hanno un effetto ipnotico su una persona che non c’è abituata. Li stava sfogliando con incredulità mentre lo accompagnavo all’uscita e chiudevo la porta - Il salto successivo fu facile, solo un piccolo spostamento nella stessa era.

17,00 -VI-10 Marzo 1964 - Cleveland-Apex Building. C’era un avviso sotto la porta che diceva che il mio affitto sarebbe scaduto la settimana successiva, altrimenti la stanza sarebbe stata esattamente come l’avevo lasciata un attimo prima. Fuori, gli alberi erano spogli e minacciava di nevicare; agii in tutta fretta, fermandomi giusto il tempo per prendere il denaro dell’epoca, una giacca, un cappello e un cappotto che avevo lasciato lì quando avevo affittato la stanza. Noleggiai un’auto e andai all’ospedale. Mi ci vollero venti minuti per distrarre l’infermiera quel tanto necessario a portare via la bambina senza essere notato. Ritornammo allo Apex Building. Questa volta il salto temporale fu più complicato, dal momento che quell’edificio non esisteva nel 1945. Ma lo avevo già calcolato.

1,00 -VI-20 Settembre. 1945 – Cleveland - Skyview Motel: il trasferitore, la bambina ed io arrivammo in un motel fuori città. In precedenza mi ero registrato come ‘Gregory Johnson, Warren, Ohio,’ così arrivammo in una stanza con le tende chiuse, le finestre bloccate, le porte serrate e il pavimento sgombro per dare spazio ad eventuali oscillazioni della macchina. Puoi procurarti un brutto livido se una sedia si trova dove non dovrebbe essere – non per la sedia, naturalmente, ma per il contraccolpo del campo del trasferitore.
Nessun problema. Jane era profondamente addormentata; la portai fuori, la misi in una scatola di cartone sistemata sul sedile della macchina che mi ero procurato in precedenza, guidai fino all’orfanotrofio, la misi sui gradini, guidai per altri due isolati fino ad una ‘stazione di servizio’ (di quelle che distribuiscono carburanti) e telefonai all’orfanotrofio, tornai indietro giusto in tempo per vedere che stavano portando dentro la scatola, continuai a guidare e abbandonai l’auto vicino al motel – entrai e saltai in avanti nell’Apex Building nel 1963.

22,00 -VI-24 aprile 1963 - Cleveland-Apex Building. Avevo calcolato il tempo con precisione – l’accuratezza temporale è questione di attimi, eccetto quando si ritorna a zero. Se i miei calcoli erano corretti, Jane stava scoprendo nel parco, durante questa tiepida notte primaverile, che dopo tutto non era la ragazza perbene che credeva di essere. Acchiappai al volo un taxi fino alla casa di quei pidocchiosi dei suoi padroni, dissi all’autista di aspettarmi dietro l’angolo mentre mi nascondevo nell’ombra. Poco dopo li vidi arrivare in fondo alla strada, tutti abbracciati. L’accompagnò fino alla veranda e si diede da fare con un lungo bacio della bona notte, più lungo di quanto credessi. Poi lei entrò in casa e lui si avviò lungo la strada. Gli scivolai accanto e infilai il mio braccio sotto il suo. “E’ fatta, figliolo,” gli annunciai pacatamente. “Sono tornato a prenderti.”
Tu!” ansimò e trattenne il respiro.
Io. Ora sai chi è lui – e dopo che ci avrai riflettuto, saprai chi sei tu… e se spremi bene le meningi, capirai chi è la bambina… e chi sono io.”
Non mi rispose, stava tremando da capo a piedi. E’ un duro colpo scoprire che non puoi resistere alla tentazione di sedurti.
Lo accompagnai all’Apex Building e saltammo di nuovo.




23,00 -VIII - 12 agosto, 1985 - Base sotterranea delle Montagne Rocciose.
Svegliai il sergente di guardia, gli mostrai il mio tesserino e gli dissi di mettere a letto il mio accompagnatore con un sonnifero e di arruolarlo il mattino successivo.

Il sergente sembrava contrariato, ma il grado è grado, in qualunque periodo; fece ciò che gli avevo chiesto – pensando, senza dubbio, che la prossima volta che ci saremmo incontrati lui avrebbe potuto essere il colonnello ed io il sergente. Cosa che può accadere a noi agenti temporali. “Il nome?” chiese. Lo scrissi. Alzò le sopracciglia. “Ah, è così? Mm…”
Si limiti a fare il suo lavoro, sergente.” Mi voltai verso il mio compagno.
Figliolo, i tuoi guai sono finiti. Stai per iniziare il miglior lavoro che un uomo abbia mai avuto – e lo farai bene. Lo so.”
Ma…”
Niente ma. Fatti una buna notte di sonno, poi dai un’occhiata a tutta la faccenda. Ti piacerà.”
Proprio così!” concordò il sergente. “Guardami, nato nel 1917, eppure sono ancora qui, ancora giovane e ancora capace di godermi la vita!” Ritornai nella stanza del salto, sistemai ogni cosa e preselezionai zero.

23,01-V-7 Nov. 1970-NYC -"Pop's Place": uscii dal magazzino con una bottiglia di Drambuie per giustificare il minuto durante il quale mi ero allontanato. Il mio assistente stava discutendo con il cliente che aveva selezionato ‘Sono il mio nonnino!’ Gli dissi, “Oh, lascia perdere, quando la canzone finisce, stacca la spina.” Ero molto stanco. E’ un duro lavoro, ma qualcuno deve farlo, e negli ultimi anni è diventato molto difficile arruolare qualcuno, dopo l’Errore del 1972. Perciò, cosa può esserci di meglio che andare a pescare gente con una vita completamente incasinata là dove sono e offrirgli un lavoro ben pagato e interessante (anche se pericoloso) per una causa necessaria? Ora tutti sanno perché la Guerra Fiasco del 1963 fu un fiasco. La bomba con il numero di New York sopra non esplose, un centinaio di altre cose non andarono come progettato – tutto sistemato da quelli come me.
Eccetto l’errore del’72, quello non è stato un nostro errore – e non può essere cancellato: non c’è nessun paradosso da risolvere. Una cosa è oppure non è, ora e per sempre, amen. Ma non ce ne sarà un altro del genere, un ordine datato 1992 ha la precedenza in qualunque anno.

Chiusi cinque minuti prima e lasciai una lettera nel registratore di cassa in cui dicevo al mio socio del turno diurno che accettavo la sua proposta di rilevare la mia quota e di rivolgersi al mio avvocato dal momento che stavo per partire per una lunga vacanza. Il dipartimento poteva decidere se incassare o meno il pagamento, ma vogliono che le cose siano fatte perbene. Andai nella stanza sul retro del magazzino e saltai avanti nel 1993.

22,00 -VII- 12 gennaio 1993 – Alloggi della base sotterranea delle Montagne Rocciose - Quartier generale temporale: mi registrai con l’ufficiale di turno e andai nel mio alloggio, con l’intenzione di dormire per una settimana. Avevo portato con me la bottiglia che avevo scommesso (dopo tutto, l’avevo vinta) e ne bevvi un bicchierino prima di andare a dormire. Aveva un saporaccio e mi chiesi perché mai mi fosse sempre piaciuto l’Old Underwear. Ma era meglio di niente, non mi piace essere perfettamente sobrio, penso troppo. Ma nemmeno mi piace scolarmi la bottiglia, gli altri vedono i serpenti, io vedo le persone. Dettai il mio rapporto: quaranta arruolamenti tutti approvati dal dipartimento psichico – incluso il mio, e sapevo già che sarebbe stato approvato. Ero qui, o no? Poi registrai la richiesta di essere assegnato al servizio operativo, non ne potevo più di fare il reclutatore. Li inserii entrambi nell’apposita buca e mi diressi verso il letto.

Gli occhi caddero su “Le leggi del tempo,” appese sopra il mio letto:

Non fare ieri quello che dovresti fare domani.
Se finalmente ci riesci, non provarci un’altra volta.
Un punto dato in tempo ne salva nove miliardi.
Un paradosso può essere deparadossato.
E’ prima di quanto tu creda.
Gli antenati sono solo persone.
Perfino Giove a volte sonnecchiav.

Non mi ispiravano più come quando ero una recluta, trenta anni soggettivi di salti temporali ti consumano. Mi spogliai e quando mi misi giù mi osservai la pancia. Un cesareo lascia una grossa cicatrice, ma ora sono così peloso che non la noto, a meno che non la cerco.
Poi guardai l’anello sul mio dito.
Il serpente che si mangia la coda, all’infinito. Io so da dove vengo – ma tutti voi zombi da dove venite?
Sentivo che stava per venirmi il mal di testa, ma una polvere per l’emicrania è una cosa che non prendo. Una volta l’ho fatto – e tutti voi siete spariti. Così strisciai nel letto e spensi la luce. Voi non siete veramente là. Non c’è nessun altro eccetto me – Jane – qui sola nel buio.
Mi mancate terribilmente.




FINE


i L'uroboro, o uroburo, o uroboros o ouroboros, è un simbolo molto antico, presente in molti popoli e in diverse epoche. Rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine. Apparentemente immobile, ma in eterno movimento, rappresenta il potere che divora e rigenera se stesso, l'energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, la natura ciclica delle cose, che ricominciano dall'inizio dopo aver raggiunto la propria fine. Simboleggia quindi l'unità, la totalità del tutto, l'infinito, l'eternità, il tempo ciclico, l'eterno ritorno, l'immortalità e la perfezione. 
 
ii Christine Jorgensen, nata George William Jorgensen Jr. (New York, 30 maggio 1926 – San Clemente, 3 maggio 1989), è divenuta famosa per essere stata una delle prime persone al mondo ad essersi sottoposte al cambio di sesso: nel suo caso, da uomo a donna.

iii Roberta Elizabeth Marshall Cowell, nata Robert Marshall Cowell (Croydon, 8 aprile 1918 – Hampton, 11 ottobre 2011), è da uomo stata un aviatore britannico, sposato e padre di due figli, conosciuto per essersi sottoposto, il 15 maggio 1951, a vaginoplastica, un metodo chirurgico inventato e messo in pratica dal dottor Harold Gillies. È, insieme a Coccinelle e Christine Jorgenssen, una delle più note transessuali del dopoguerra.
iv "I'm My Own Grandpa" è una canzone comica del 1947, che parla di un uomo che, grazie ad una serie di improbabili (ma legali) matrimoni diviene il nonno di sé stesso. L’idea fu suggerita agli autori da un aneddoto di Mark Twain ("Very Closely Related" appare a pagina 87 di Wit and Humor of the Age, del 1883.)
 
Very Closely Related.

"Well, Sam, I'll tell you how it is. You see, I married a widow, and this widow had a daughter. Then my father, being a widower, niarried our daughter, so you see my father is my own son-in-law." " Yes, I see." " Then again my step-daughter is my step-mother, ain't she? Well, then, her mother is my grandmother, ain't she ? I am married to her, ain't I ? So that makes me my own grandfather, doesn't it ?

v Variazione di: ‘Perfino Omero a volte sonnecchia’ per rafforzare il concetto che anche i grandi possono sbagliare.

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