Non
andare nel bosco di sera
Il
giovane Goodman Brown
(Young
Goodman Brown),
è un racconto breve dello scrittore statunitense Nathaniel
Hawthorne (1804-1864).
Il racconto fu
pubblicato per la prima volta in
forma anonima nel
1835 sulla rivista The
New England Magazine
ed in seguito inserito all’interno della raccolta del 1846 Mosses
from an Old Manse.
Lo
scrittore era nativo di
Salem, Massachusetts, dove la sua casa natale è oggi un museo. La
città
è
tristemente
famosa per
il
cruento processo alle streghe
avvenuto del
1692 e
conclusosi con la condanna a morte di
20 persone,
in maggioranza donne, e 150 arresti.
Il suo
trisavolo,
John Hathorne, fu uno dei giudici e
fu
forse proprio in relazione alla pesante eredità dell'avo che lo
scrittore decise di aggiungere la lettera "W" al proprio
cognome, quasi a prenderne le distanze.
Anche
le sue opere furono profondamente influenzate dalla congerie
spirituale del
New England più puritano. Di questo filone
fanno parte opere letterarie come La
lettera scarlatta
e La
casa dei sette abbaini.
E
Il
giovane Goodman Brown,
appunto,
considerato da Herman
Melville,
l’autore di Moby-Dick,
‘deep as Dante’ nella sua esplorazione della parte più oscura
della natura umana.
La
vicenda si svolge in un imprecisato passato che coincide con il
periodo della caccia alle streghe: nel racconto è menzionato re
Guglielmo III che salì al trono nel 1689. Anche il luogo è quel
villaggio di Salem, sobborgo di Salem Town, dove si verificarono i
primi
eventi che condussero all’ultimo
e più
cruento
processo per stregoneria del Massachusetts.
Il
protagonista è il giovane Goodman Brown, che
al calar del sole decide di andare nella foresta per assolvere ad una
non meglio precisata ‘commissione.’ Nemmeno la novella sposa, la
dolce e innamorata Fede, con
la sua cuffia dai nastrini rosa, riesce
a trattenerlo: una volta varcata la soglia di casa, dà l’ultimo
addio alla moglie e se
ne
va
nella
foresta,
dove
ad
attenderlo c’è
una figura di anziano vestito di nero, molto somigliante al giovane,
che si
appoggia ad un bastone a forma di serpente: il
diavolo, naturalmente. I due si avviano nel cuore della foresta,
dove, con
grande meraviglia di
Goodman Brown,
sta convergendo la gente di Salem, santi e peccatori insieme, tutti
accomunati dalla naturale inclinazione al male
dell’essere umano. Sono
lì per ammettere alla loro comunità due nuovi adepti: Goodman Brown
e la dolce Faith. Davanti ad un altare pagano, il diavolo sta per
imprimere il suo battesimo di sangue, accompagnato
dal coro dei suoi fedeli servitori, degli
stregoni indiani e dai
sinistri ululati di quella natura pagana, in
un crescendo infernale.
Ma
proprio in quel momento, il giovane tenta un’ultima resistenza,
facendo appello alla sua Fede: “Fede!
Fede!” gridò
il marito. “Guarda al cielo e resisti al Maligno!”
A
questo punto si sveglia, tutto solo, nel
cuore della
foresta. Forse
è stato solo un sogno, ma ormai il male lo ha toccato e lo ha
cambiato per sempre, “Dopo
la notte di quel sogno pauroso, divenne un uomo severo, triste, pieno
di cupi pensieri, senza
fiducia
o addirittura disperato.”
Vedrà
il male in tutti, perfino nella dolce Faith. La
morte lo carpirà “grigio
cadavere,”
e
la sua ultima ora sarà così triste, che né la moglie, né i
figli, né
i
nipoti scriveranno parole di speranza sulla sua lapide.
Il
racconto contiene
precisi riferimenti a personaggi ed episodi storici, con citazioni da
fonti e
documenti
d’epoca.
Sarebbe
tuttavia
riduttivo
considerarlo un racconto storico. A
parer mio,
può
considerarsi una
suggestiva
anatomia dell’atmosfera spirituale fatta
di paura, superstizione e intolleranza, che sconvolse le coscienze
degli abitanti del New England, anche di quelli più onesti e in
buona fede, fino
a diventare
una
potente allegoria della pervasività
del
male e dell’insondabile
mistero del peccato.
Gli
stessi nomi dei protagonisti, “Faith”
and “Goodman,” promettono
pietà e moralità, mentre
i nastrini rosa
di
Fede aggiungono un’innocenza quasi fanciullesca al personaggio. Ma
questa iniziale armonia è subito minacciata dai sinistri
presentimenti e dai sogni inquietanti della giovane donna, quasi a
suggerire come
questa bellezza esteriore sia assediata
da un
problematico terrore del peccato.
Altro
elemento simbolico è la soglia di casa: è
il punto di frattura tra il
mondo come Goodman Brown lo ha conosciuto fino a quel momento e la
sconvolgente verità che sta
per scoprire:
tutto
è male, il peccato regna sovrano nel cuore degli uomini e delle
donne di Salem, perfino
di coloro che prima
di
quella sera fatale erano stati per lui un esempio di rettitudine e
santità. E
il velo nero del sospetto
scenderà
sui suoi occhi.
👉Curiosità:
Salem
è l’abbreviazione di Gerusalem, ovvero ‘città della pace’
Con
il tempo, il termine “caccia
alle streghe”
finì per indicare, in generale, un atteggiamento di intransigenza
nei confronti di minoranze ritenute pericolose per la stabilità
politica e sociale di una nazione: pensiamo al Maccartismo, dal nome
del senatore Joseph
McCarthy
che, dal ’50 al ’54, diresse la Commissione per le attività
anti-americane. Non solo esponenti politici, persino i rappresentanti
del mondo del cinema e dello spettacolo vennero posti sotto
controllo. Charlie
Chaplin ne
fu una vittima
illustre,
costretto
ad andarsene per sempre dall’America.
Il
Crogiuolo
(The
Crucible)
è un dramma in quattro atti di Arthur Miller, debuttato a Broadway
il 22 gennaio 1953. L'opera, ambientata a Salem (Massachusetts) nel
1692, sfrutta l'evento storico della caccia alle streghe per
tracciare un implicito parallelo con il Maccartismo.
Letture
consigliate:
L’uomo
vestito di nero
di Stephen
King (Sperling&Kupfer,
traduzione di Silvia Fornasiero, illustrazioni di Ana Juan, pagg.
128, euro 15,90, età: 13+)
L’uomo
vestito di nero,
pubblicato
dal re dell’horror a metà degli anni Novanta sul New
Yorker,
fu
vincitore
del World Fantasy Award e dell’O. Henry Award. nell’edizione
di
Sperling & Kupfer contiene
in appendice Il
giovane signor Brown,
a
cui l’autore dichiara
di essersi
ispirato.
🎦Film
consigliati:
La
seduzione del male
(The
Crucible)
è un film del 1996 tratto dall'opera di Arthur Miller Il
crogiuolo,
di cui cura la sceneggiatura. Il film ha per protagonisti Daniel
Day-Lewis e
Winona Ryder .
Le
streghe di Eastwick
(The
Witches of Eastwick)
è un film del 1987 basato sull'omonimo romanzo di John Updike.
Interpreti della pellicola sono Jack Nicholson, Cher, Susan Sarandon
e Michelle Pfeiffer.
Il
giovane Goodman
Brown
di
Nathaniel
Hawthorne
Il
giovane Goodman Brown uscì
al tramonto nella strada del villaggio di Salemi,
ma, dopo aver oltrepassato la soglia, volse indietro la testa per
scambiare un bacio di addio con la sua giovane moglie. E Fede, come
giustamente si chiamava sua moglie, sporse la sua bella testa fuori
dalla porta,
lasciando che il vento giocasse con i nastri rosa della sua cuffia,
mentre si
rivolgeva a
Goodmanii
Brown. “Carissimo,” sussurrò, con dolcezza piuttosto che con
malinconia, quando avvicinò le labbra al suo orecchio, “te ne
prego, rimanda il tuo viaggio fino all’alba e dormi nel tuo letto
stanotte. Una
donna sola è tormentata da tali sogni e tali pensieri che, a volte,
ha paura di sé. Ti
prego, di
tutte le notti dell’anno,
resta
con me questa notte, caro marito!” “Mio
amore e mia Fede,” rispose il giovane Goodman Brown, “Di
tutte le notti dell’anno,
proprio questa devo trascorrere lontano da te. Il mio viaggio, come
tu lo chiami, andata e ritorno, deve essere compiuto fra questo
momento e l’alba. Ma
come,
mia dolce, graziosa moglie, già dubiti di me, e non siamo sposati
che da tre mesi!” “Allora che Dio ti benedica!” disse Fede,
dai fiocchi rosa, “e possa tu trovare tutto a
posto
quando ritornerai.” “Così sia!” gridò Goodman Brown. “Dì
le tue preghiere, cara Fede e vai a letto all’imbrunire e nessun
male ti occorrerà.” Così si separarono e il giovane proseguì il
suo cammino finché, mentre stava quasi per girare
l’angolo della chiesa, si voltò
indietro e vide la testa di Fede che ancora si sporgeva per seguirlo
con lo sguardo, con un’aria malinconica a dispetto dei
suoi nastri rosa. “Povera piccola Fede!” pensò, perché la
coscienza gli rimordeva.
“Che
sciagurato sono, a lasciarla per una tale faccenda! Parla anche di
sogni. Pensavo, mentre lei parlava, che ci fosse angoscia nel suo
viso, come se un sogno l’avesse avvisata di quale opera deve essere
portata a termine questa notte. Ma no, no! Il solo pensiero la
ucciderebbe. Ebbene, è un angelo benedetto su questa terra, e dopo
quest’unica notte, io mi terrò stretto alle sue vesti e la seguirò
in cielo.” Con tale eccellente risoluzione per il futuro, Goodman
Brown si sentì giustificato ad affrettarsi verso il suo attuale
cattivo proposito. Aveva imboccato una strada cupa, oscurata da tutti
gli alberi più foschi della foresta, che si aprivano a malapena per
permettere allo stretto sentiero di serpeggiarvi attraverso, per poi
richiudersi immediatamente dietro.
La
situazione non poteva essere più desolata di così, e c’è una
peculiarità in una simile solitudine, che il viandante non sa mai
chi possa nascondersi dietro gli innumerevoli tronchi o tra i folti
rami in alto: così che, i suoi passi solitari possono trovarsi a
passare accanto ad una moltitudine invisibile. “Potrebbe esserci un
diabolico indiano dietro ad ogni albero,” si disse Goodman Brown, e
lanciò uno sguardo timoroso dietro di sé, aggiungendo, “E se il
diavolo in persona fosse accanto a me!” Con la testa rivolta
all’indietro, oltrepassò una curva della strada e, guardando di
nuovo in avanti, scorse la figura di un uomo, in abbigliamento
austero e decoroso, seduto ai piedi di un vecchio albero.
All’avvicinarsi di Goodman Brown, si alzò e s’incamminò, fianco
a fianco a lui.
“Siete
in ritardo, Goodman Brown,” disse. “L’orologio dell’Old
Southiii
stava suonando, mentre attraversavo Boston, e cioè ben quindici
minuti faiv.”
“Fede mi ha trattenuto per un po’,” rispose il giovane, con un
tremito nella voce, causato dall’improvvisa apparizione del suo
compagno, sebbene non fosse del tutto inaspettata. Oramai le ombre
del crepuscolo erano fitte nella foresta, e ancora più fitte in
quella parte dove i due stavano camminando. Per quel che si poteva
vedere, il secondo viandante aveva circa cinquanta anni, ed era
apparentemente della stessa classe sociale di Goodman Brown, con cui
aveva una considerevole rassomiglianza, sebbene forse più
nell’espressione che nell’aspetto fisico. Eppure,
avrebbero potuto
essere scambiati
per padre e figlio. E tuttavia, sebbene il più anziano fosse
abbigliato allo stesso
semplice
modo del
più giovane e avesse anche
le stesse maniere semplici, aveva una certa aria di uno che conosceva
il mondo e che non si sarebbe sentito in imbarazzo alla tavola del
governatore, o alla corte di re Guglielmo, nel caso che i suoi affari
lo avessero richiesto. Ma l’unica cosa al suo riguardo, che potesse
essere considerata rimarchevole, era il suo bastone, che
rassomigliava ad un grande serpente nero, intagliato in modo così
peculiare, che lo si sarebbe quasi potuto vedere torcersi e
aggrovigliarsi come un serpente vivo. Questo, naturalmente, non
poteva essere altro che un inganno della vista, favorito dalla luce
incerta.
“Forza,
Goodman Brown!” gridò il suo compagno di strada, “questo è un
ritmo
fiacco per l’inizio di un viaggio. Prendi
il mio bastone, se sei
già così stanco.” “Amico,” disse l’altro, trasformando il
suo passo lento in una sosta, “poiché ho rispettato il
patto di
incontrarti qui, è mia
intenzione adesso ritornare da dove sono venuto. Ho
degli scrupoli, riguardanti l’argomento di cui tu sai.” “Per
davvero?” rispose quello del serpente, sorridendo tra sé.
“Nondimeno, continuiamo a camminare, ragionando mentre andiamo e se
non ti convinco, te ne tornerai indietro. Non
abbiamo fatto che poca strada nella foresta, ancora.” “Troppo
oltre. Troppo oltre!” esclamò il brav’uomo, riprendendo
sovrappensiero
il suo cammino. “Mio padre
non andò mai nei boschi per una simile faccenda, né suo padre prima
di lui. Noi siamo una razza di uomini onesti e buoni cristiani, sin
dai tempi dei martiri. E
sarò io il primo con il nome di Brown che mai prese questo sentiero
e frequentò...” “Una tale compagnia, avresti detto,” osservò
il più anziano, interrompendo la sua pausa. “Ben
detto, Goodman Brown! Conosco
bene la tua
famiglia come mai nessuno tra i puritani, e non è
cosa da dirsi alla leggera.
Aiutai tuo
nonno, il conestabile, quando frustò la quaccherav
così energicamente attraverso le strade di Salem. E fui io a portare
a tuo
padre un fascio di rami di pino, acceso
al mio focolare, per dare fuoco ad un villaggio indiano, durante la
guerra di re Filippovi.
Erano miei buoni amici,
entrambi; e facemmo tante piacevoli passeggiate lungo questo
sentiero, e ce ne ritornammo allegramente dopo la mezzanotte. E
vorrei tanto essere tuo
amico, per amor loro.” “Se è come tu dici,” rispose
Goodman Brown, “mi
meraviglio che non abbiano mai parlato di questi argomenti. Ma, in
verità, non me ne meraviglio affatto,
sapendo che anche solo una minima diceria
del genere li avrebbe fatti
scacciare
dal New England.
Siamo gente di preghiera e
di buone opere, in più, e non tolleriamo tali scelleratezze.”
“Scelleratezze o no,”
disse il viandante con il bastone ritorto, “sono
generalmente ben conosciuto qui nel New England. I
diaconi di molte chiese hanno bevuto il vino della comunione con me,
gli assessori di diverse
città mi hanno eletto loro presidente e
la maggioranza dei tribunali sono convinti sostenitori dei miei
interessi. Il governatore ed io, inoltre… ma questi sono segreti di
stato.” “E’ mai possibile!” gridò Goodman Brown, guardando
con stupore il suo impassibile compagno. “Comunque,
io non ho niente a che fare con il governatore e la corte di
giustizia, essi seguono il
loro cammino, e
un semplice capo famiglia
come me non deve
impicciarsi. Ma, se dovessi
andare avanti
con te, come potrei incrociare
lo sguardo di quel buon vecchio, il nostro pastore,
nel villaggio di Salem? Oh,
la sua voce mi farebbe tremare, sia la domenica che il
giorno della predica!”
Fino
a quel punto, il viandante più anziano aveva ascoltato con la dovuta
serietà, ma adesso scoppiò in una irrefrenabile risata, scuotendosi
così violentemente, che il suo bastone serpentino
sembrava realmente
torcersi e aggrovigliarsi per simpatia.
“Ha! Ha!
Ha!” continuava a ghignare
poi, ricomponendosi, “Bene,
continua, Goodman Brown, continua, ma, ti prego, non farmi morire dal
ridere!” “Ebbene, allora, per farla
breve,” disse Goodman
Brown, considerevolmente infastidito,
“c’è mia moglie, Fede. Il
suo piccolo dolce cuore si
spezzerebbe, e preferirei
spezzare il mio, piuttosto!” “No,
se così fosse,” rispose l’altro, “allora vattene per la tua
strada, Goodman Brown. Non
vorrei, nemmeno per venti vecchie come quella che se ne va zoppicando
davanti a noi, che a Fede possa venirne danno.” Mentre parlava,
puntò il suo bastone verso una figura femminile sul sentiero, in cui
Goodman Brown riconobbe una signora estremamente pia ed esemplare
che gli aveva insegnato
il catechismo in gioventù, ed era ancora sua consigliera
spirituale, insieme al pastore
e al
diacono Gookin. “Mi
meraviglio, davvero, che Goody Cloysevii
si sia tanto addentrata nel
bosco al calar della notte!” disse. “Ma
col tuo aiuto, amico, prenderò una scorciatoia attraverso il bosco,
finché non ci saremo lasciati dietro questa pia donna. Dal momento
che non ti conosce, potrebbe chiedermi con chi mi accompagnavo e dove
stavo andando.” “Così sia,” disse il suo compagno di viaggio.
“Tu
continua per il bosco e lascia che
io
prenda
per
il sentiero.” Quindi, il giovane cambiò
direzione, ma si premurò di osservare il suo compagno, che avanzava
silenziosamente lungo la strada, finché giunse alla
distanza
di un
bastone
dalla vecchia dama. Lei,
intanto, stava
facendo del suo meglio per avanzare speditamente, ad
una velocità sorprendente per una vecchia signora, borbottando
parole indistinte, una preghiera,
senza dubbio, mentre andava.
Il
viandante allungò il suo bastone e toccò
il collo rinsecchito della donna con quella che sembrava la coda di
un serpente. “Che
diavolo!” gridò
quella
pia vecchia.
“Allora Goody Cloyse riconosce il suo vecchio amico?” osservò
il viandante, e
si pose
di fronte a lei
appoggiandosi al suo bastone ritorto.
“Ah,
è proprio vostra
grazia, per davvero?” gridò la buona signora. “Sì, è
veramente così,
e nelle esatte sembianze
del mio vecchio compare
Goodman Brown, il nonno di quello sciocco che vive
oggi. Ma… lo crederebbe
vostra
grazia?… la mia scopa è stranamente
scomparsa, rubata, sospetto, da quella strega
pendaglio da forca di Goody Corey
e che, poi, quando mi ero tutta unta col succo di sedano cinquefoglia
e aconito...” “Mescolati
a farina raffinata e il grasso di un neonato,” disse l’effige del
vecchio Goodman Brown. “Ah, sua grazia conosce la ricetta,” gridò
la vecchia signora, ridendo fragorosamente. “Così,
come stavo dicendo, essendo pronta per l’assemblea, e senza un
cavallo da cavalcare, presi la decisione di venirci
a piedi, perché mi dicono
che stanotte un bel giovanotto sarà
ammesso alla nostra
comunità. Ma ora sua grazia
voglia benevolmente concedermi il braccio, e saremo sul posto in un
batter d’occhio.” “Questo non può essere,” rispose il suo
amico. “Non posso concederti il mio braccio, Goody Cloyse, ma
eccoti il mio bastone, se vuoi.” Così
dicendo, lo gettò
ai suoi piedi, dove, forse, prese vita, essendo una delle verghe che
il suo proprietario aveva in
passato prestato ai maghi
egizianiviii.
Di questo fatto, comunque, Goodman Bown non riuscì
a fare chiarezza. Aveva
sollevato lo sguardo al cielo per lo stupore e guardando di nuovo in
basso
non vide né Goody Cloyse né il bastone serpentino,
ma il suo compagno di strada da solo, che lo attendeva con tutta
calma come se niente fosse successo. “Quella
vecchia mi insegnò il catechismo!” disse il giovane; e in quel
semplice commento era contenuto tutto un mondo. Proseguirono il loro
cammino, mentre il viandante più anziano esortava il suo compagno a
tenere un buon passo e a proseguire lungo il sentiero, discorrendo in
modo così abile, che i suoi argomenti sembravano scaturire dal cuore
del suo ascoltatore, piuttosto che suggerite da lui stesso. Mentre
andavano, strappò
un ramo di acero, per servirsene come bastone da passeggio, e iniziò
a ripulirlo da rametti e foglie, che erano umidi a causa della
rugiada serale. Nel momento
stesso in cui le sue dita le
toccarono, divennero stranamente avvizzite
e secche,
come dopo una settimana di sole. Così, la coppia procedette a passo
sostenuto, fino a che improvvisamente, giunti ad un cupo avvallamento
della strada, Goodman Brown si sedette sul
ceppo di un albero e si
rifiutò di proseguire. “Amico,” disse con ostinazione,
“ho preso la mia decisione. Non muoverò un altro passo per questa
faccenda. Se
una vecchia malvagia sceglie
di andare al diavolo, mentre io pensavo che sarebbe andata in cielo,
c’è
una qualche ragione per cui dovrei lasciare la mia cara Fede per
andarle dietro?” “Cambierai
idea fra un po’,” disse il suo compagno,
tranquillamente. “Siediti qui e riposati un po’ e quando ti
sentirai di muoverti di nuovo, ci sarà il mio bastone ad aiutarti.”
Senza altre parole, gettò il bastone di acero al suo compagno e
sparì dalla
vista così velocemente che sembrava fosse svanito nel buio sempre
più fitto.
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Processo di Marrtha Carrier
|
Il
giovane si sedette per qualche momento sul bordo della strada, molto
soddisfatto di sé, pensando
con quale coscienza pulita egli avrebbe incontrato il pastore,
durante la sua passeggiata mattutina, e
non avrebbe
evitato lo sguardo del buon
vecchio diacono Gookin. E
quale sonno tranquillo sarebbe stato il suo, proprio quella notte,
che avrebbe dovuta essere trascorsa in maniera così perversa, ma
adesso in modo così puro e dolce, fra le braccia di Fede! Preso da
questi lodevoli e piacevoli pensieri, Goodman Brown sentì lo
scalpiccio di cavalli lungo la strada, e giudicò prudente
nascondersi dietro il
margine
della foresta, consapevole del colpevole proposito che lo aveva
portato lì, sebbene ora se ne fosse così felicemente allontanato.
Il rumore degli zoccoli e le
voci dei cavalieri avanzavano, due vecchie
voci austere,
che conversavano con tono solenne mentre si avvicinavano.
Questa
commistione di suoni sembrava passare lungo la strada, a poca
distanza dal nascondiglio
del giovane, ma senza dubbio a causa della fitta oscurità, in quel
particolare punto, né i viaggiatori né i loro cavalli erano
visibili. Sebbene le loro
sagome sfiorassero i piccoli cespugli lungo il bordo della strada,
non si poté
vederli illuminati,
anche solo per un momento, dal
flebile baluginio proveniente dalla striscia di cielo luminoso,
attraverso cui essi dovevano pur
essere passati. Di
volta in volta, Goodman Brown si accucciava o si alzava sulla punta
dei piedi, scostando i rami e spingendo fuori la testa fin dove
osava, senza discernere anche solo un’ombra.
Questo
lo turbava ancora di
più, perché avrebbe potuto giurare, se una cosa del genere fosse
stata possibile, di aver
riconosciuto le voci del pastore
e del diacono Gookin, che procedevano tranquillamente, come erano
abituati a fare, quando erano diretti a qualche ordinazione o
consiglio ecclesiastico. Mentre erano ancora a portata di orecchio,
uno dei cavalieri si fermò per strappare un ramoscello. “Delle
due, reverendo signore,” disse la voce che era
simile a quella del diacono,
“preferirei
piuttosto perdere una cena per l’ordinazione di un ministro
che la riunione di stanotte.
Mi dicono che alcuni della nostra comunità saranno qui da Falmouth
e ancora più lontano, e altri dal Connecticut e Rhode-Island;
inoltre,
diversi stregoni indiani che, alla loro maniera, conoscono la magia
diabolica quanto il migliore di noi. Per di più, c’è una
splendida giovane che deve essere associata alla nostra
congregazione.”
“Eccellente,
diacono Gookin!” replicò con tono solenne la vecchia voce del
pastore.
“Spronate,
o arriveremo in ritardo. Non si potrà fare nulla, lo sa,
finché non arriverò sul posto.” Lo sferragliare degli zoccoli
riprese e le voci, che risuonavano in modo così singolare attraverso
l’aria,
si inoltrarono nella foresta, dove nessuna comunità
religiosa
si era mai riunita, né un singolo cristiano
aveva mai pregato. Dove,
dunque, quei santi uomini si stavano recando,
nel
fitto di quella natura
pagana?
Il
giovane
Goodman Brown si aggrappò ad un albero, per sostenersi, essendo sul
punto di accasciarsi a terra, indebolito
e sopraffatto dal grave malessere del suo cuore. Guardò verso il
cielo, dubitando che ci fosse veramente un paradiso sopra di lui.
Eppure, c’erano
l’arco blu del firmamento e le stelle che vi brillavano dentro.
“Con
il cielo lassù e Fede quaggiù, resisterò
fermamente
al demonio!” gridò
Goodman Brown. Mentre ancora fissava lo sguardo verso l’alto, nel
profondo arco del firmamento, e aveva sollevato le mani per pregare,
una nuvola, sebbene non soffiasse un alito di vento, corse attraverso
lo zenit e nascose le stelle luminose. Il cielo blu era ancora
visibile, eccetto sopra la sua testa, dove la massa nera della
nuvola si muoveva velocemente verso nord. Dall’alto,
come dalle viscere della nuvola, proveniva un suono di voci confuso
ed incerto. Per un momento,
l’ascoltatore pensò di poter distinguere la cadenza della gente
della sua città, donne e uomini, sia i
devoti che
gli empi, molti dei quali
aveva incontrato
alla tavola
eucaristica e altri aveva visto
gozzovigliare
alla taverna. Un attimo dopo, tanto erano confusi quei suoni, dubitò
di aver sentito niente altro
che il mormorio della vecchia foresta, che sussurrava senza vento.
Poi arrivò un’ondata più
forte di quelle voci familiari, udite di solito alla luce del sole,
nel villaggio di Salem, ma mai, fino a quel momento, provenire
da una nuvola notturna.
C’era
una voce, di giovane donna, che gemeva,
tuttavia con una tristezza indefinibile,
e supplicava per un qualche favore che, forse, temeva
di ottenere. E tutta quella
moltitudine invisibile, santi e peccatori insieme, sembrava
incoraggiarla ad andare avanti. “Fede!” urlò Goodman Brown, con
una voce piena di angoscia e disperazione, e gli echi della foresta
lo beffarono,
gridando “Fede! Fede!” come se tanti
altri
increduli
sventurati
la stessero cercando per tutta la foresta.
Quell’urlo
di dolore, rabbia e terrore,
stava ancora lacerando la notte, quando l’infelice marito trattenne
il fiato in attesa di una risposta.
Ci fu un urlo, immediatamente
sopraffatto da un più alto mormorio di voci che si stemperò in una
risata remota, man mano che la nuvola nera si allontanava,
abbandonando il cielo sereno e silenzioso sopra la testa di Goodman
Brown. Ma qualcosa fluttuò
lievemente giù per l’aria, e restò impigliato nel ramo di un
albero. Il giovane l’afferrò e vide
un nastro rosa. “La mia Fede è perduta!”
gridò, dopo un attimo di stupore. “Non
c’è bene sulla terra e peccato non è altro che una parola. Vieni,
diavolo! Perché questo mondo si è dato a te.”
E,
reso pazzo dalla
disperazione, tanto da scoppiare in una lunga risata sonora, Goodman
Brown afferrò il bastone e riprese il cammino, ad una tale velocità
che sembrò volare lungo il sentiero piuttosto che camminare o
correre. La strada divenne più selvaggia e desolata e
sempre meno evidente e alla lunga svanì, lasciandolo nel cuore di
quella oscura natura selvaggia, mentre ancora proseguiva la sua
corsa, con l’istinto che
guida i
mortali
verso il male. Tutta la foresta era popolata da suoni spaventosi, lo
scricchiolio degli alberi, l’ululato delle bestie selvatiche e le
urla degli indiani; intanto il vento a volte rintoccava come una
lontana campana di chiesa, altre volte avvolgeva il viandante in un
cupo ruggito, come se tutta
la natura si stesse prendendo gioco di lui.
Ma
era egli stesso il principale orrore di quella scena, e non
indietreggiò di fronte agli altri suoi orrori. “Ha! ha! Ha!”
urlò
Goodman Brown, quando il vento rise di lui. “Vediamo chi ride più
forte! Non pensate
di spaventarmi con le vostre
diavolerie! Avanti
strega, avanti
mago,
avanti
stregone
indiano, avanti
diavolo in persona! Ed
ecco che arriva Goodman Brown. Dovreste
aver paura di lui come lui ha paura di voi!” In verità, in tutta
quella foresta infestata non ci poteva essere niente di più
spaventoso della persona di Goodman Brown.
Continuò
a volare, tra i pini neri, brandendo il suo bastone con gesti
frenetici, ora dando voce
ad una sequela
di orride
bestemmie,
ora invece ridendo così forte da
provocare tutti gli echi della foresta a ridere come demoni intorno a
lui. Il diavolo nella sua
propria forma è meno spaventoso di quando infuria nel cuore di un
uomo. Così, quell’invasato,
correva lungo il suo cammino
finché, baluginante
tra gli alberi, vide una luce rossa davanti a sé,
come quando i tronchi e i rami abbattuti per
creare una radura sono dati
alle fiamme e proiettano il loro violento bagliore contro cielo, nel
cuore della notte.
Si
fermò, in una pausa delle tempesta che lo aveva sospinto
fin lì, e udì il crescendo di quello che sembrava un inno
diffondersi solennemente da una certa distanza, intonato da una
moltitudine di voci. Conosceva l’aria, era una
di quelle cantate spesso
dalla
corale
della chiesa del villaggio. Il
canto si spense gravemente,
e fu proseguito
da un coro composto non da voci umane, ma da tutti i suoni di quella
fosca natura selvaggia, che risuonavano insieme
in una tremenda armonia.
Goodman
Brown urlò, e il suo urlo
si perse alla sue orecchie, essendo all’unisono con le grida di
quel deserto. Nell’intervallo di silenzio, avanzò velocemente fino
a che la luce colpì in
pieno il suo sguardo.
All’estremità di uno spazio aperto, circondato dall’oscura
parete della foresta,
si ergeva una roccia, che aveva un’approssimativa
somiglianza naturale con un altare od un pulpito ed era circondata da
quattro pini ardenti, con la
cima
in fiamme, i loro fusti intatti, come candele ad un riunione
serale. La massa del
fogliame che ricopriva la sommità della roccia, era tutta in fiamme,
e risplendeva alta nella notte, illuminando irregolarmente tutta
la radura. Ogni
ramo pendente, ogni festone di foglie era in fiamme. A seconda che la
luce rossa fosse più o meno intensa, di volta in volta una numerosa
folla
veniva illuminata per poi sparire nell’ombra, e poi di nuovo, per
così dire, veniva alla
luce, popolando tutto in una
volta il cuore di quei boschi solitari. “Una
compagnia austera e nero vestita!” esclamò Goodman Brown. E
tali erano, in verità. Tra di loro, baluginando tra le tenebre e lo
splendore, apparivano volti che
il giorno seguente sarebbero stati visti al consiglio provinciale e
altri che, una domenica dopo l’altra, dai più sacri pulpiti del
paese,
guardavano devotamente verso il cielo e benignamente sopra i banchi
affollati. Alcuni affermano che la moglie del governatore fosse lì.
O
almeno, c’erano nobili dame a lei ben note, e mogli di uomini
onorati, e vedove, in gran numero, e vecchie
zitelle, tutte di eccellente
reputazione, e belle giovinette, che tremavano per paura che le loro
madri le scoprissero. Forse
quegli improvvisi bagliori di luce, lampeggiando sull’oscura
radura, avevano abbagliato
Goodman Brown, oppure aveva
veramente riconosciuto
una moltitudine di membri della chiesa del villaggio di Salem, famosi
per la loro particolare
santità. Il
buon vecchio diacono Gookin era arrivato, e
seguiva a ruota quel venerabile santo, il suo reverendo pastore. Ma,
irriverentemente
associati a queste persone severe, rispettabili e devote, questi
anziani della chiesa, queste caste dame e fresche vergini, c’erano
uomini dalle vite dissolute e donne dalla reputazione macchiata,
miserabili dediti a ogni spregevole
e sporco vizio, e sospettati perfino di orribili crimini. Era strano
a vedersi come i buoni non evitassero i malvagi, e
i peccatori non
fossero
imbarazzati dai santi. Inoltre,
confusi tra i loro nemici visi pallidi, c’erano i preti indiani, o
stregoni, che avevano spesso terrorizzato la loro foresta natia con
incantesimi più tremendi
di quelli
conosciuti dalla
stregoneria inglese.
“Ma,
dov’è Fede?” pensò Goodman Brown e, come
la speranza si fece strada nel suo cuore,
iniziò
a tremare. Un altro verso dell’inno si levò nell’aria, una
melodia lenta e triste, come amano
le persone pie,
ma unita a parole che esprimevano tutto ciò
che la nostra natura può concepire di peccaminoso e che alludeva
oscuramente a molto di più. Per
i miseri mortali lo scibile demoniaco
è impenetrabile.
Verso
seguì a verso,
e
tra l’uno e l’altro risuonava ancora il
coro di quella natura desolata, simile ai toni più cupi di un
possente organo. E
insieme
al
roboante finale di quello spaventoso inno, ci
fu
un suono, come se il ruggito del vento, il corso impetuoso dei fiumi,
l’ululato delle bestie,
ed ogni altra voce di quella selvaggia natura pagana, si stessero
mescolando e accordando con le voci dei peccatori, in omaggio al
principe di tutti.
I
quattro pini ardenti emisero una fiamma più alta, e rivelarono
oscure
forme
e volti orribili
sulle spirali
di fumo, volteggianti
al
di sopra di quella empia assemblea. Nello stesso momento, il fuoco
sulla roccia emise
una vampa rossastra
e formò un arco incandescente sopra la sua base, dove infine
apparve
una figura. Sia
detto col massimo rispetto, quella figura mostrava non poca
somiglianza, nell’abito e nelle maniere, con alcuni severi ministri
delle chiese del New England. “Conducete i neofiti!” gridò una
voce, che echeggiò attraverso la radura e si perse nella foresta. A
quelle parole, Goodman Brown uscì fuori dall’ombra degli alberi e
si avvicinò alla congregazione, con cui sentiva un’abominevole
fratellanza, dovuta alla corrispondenza con tutto ciò che di
malvagio c’era nel suo cuore. Avrebbe
quasi potuto giurare che la forma del suo defunto padre gli facesse
cenno di avanzare, guardando giù dalle
volute
di fumo, mentre una donna, con i lineamenti offuscati dalla
disperazione, allungò la mano per esortarlo a tornare indietro. Era
forse sua madre? Ma
il giovane non aveva la forza di retrocedere di un passo, né di
opporsi,
nemmeno col
pensiero,
quando il ministro e il buon vecchio diacono Gookin lo afferrarono
per le braccia e lo condussero alla roccia in fiamme. Lì
giunse anche la snella figura di una donna velata, condotta da Goody
Cloyse, la pia insegnante del catechismo, e Martha Carrierix,
che aveva ricevuto la promessa del diavolo di diventare regina
dell’inferno. E che violenta
megera
era costei!
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Francisco Goya - Sabba delle streghe - 1821-1823
|
E
lì, sotto la cupola di fuoco, i proseliti si
fermarono.
“Benvenuti, figli miei,” disse la nera figura, “alla comunione
della vostra razza! Voi, pur così giovani, avete trovato la vostra
vera natura e il vostro destino. Figli miei, guardate dietro voi!”
essi si voltarono, e videro
gli adoratori del diavolo, sfavillanti
come fossero
avvolti
in un velo di fiamme; un
sorriso di benvenuto lampeggiò sinistramente su ogni volto. “Qui,”
riprese quella oscura forma, “ci sono tutti coloro
che avete venerato fin da
bambini.
Voi li avete considerati più
santi di voi stessi, e
siete rifuggiti dal peccato confrontandovi
con la santità delle loro vite e
le
loro
pie aspirazioni al cielo. Eppure
eccoli qui, in questa assemblea di miei adoratori! Questa notte vi
sarà consentito di conoscere le loro azioni segrete: come anziani
della chiesa dalla barba grigia hanno sussurrato parole lascive alle
orecchie delle giovani fantesche della loro casa; come molte donne,
desiderose di indossare gli abiti del lutto, hanno dato ai loro
mariti una pozione
prima
di andare a letto, facendogli
dormire l’ultimo sonno sul loro petto; come
giovani imberbi hanno avuto fretta di ereditare la ricchezza dei loro
padri; come
belle damigelle – non arrossite, mie care – hanno scavato piccole
tombe in giardino, e mi hanno invitato, unico ospite, al funerale di
un neonato. Grazie
alla simpatia dei cuori umani per il peccato, sarete in grado di
individuare tutti i luoghi – chiesa, camera da letto, strada,
campi, o foresta – dove sia
stato commesso un crimine, ed esulterete nel vedere che tutta la
terra non è altro che una chiazza di peccato, un’enorme macchia di
sangue. E
ancora molto più di questo! Sarà vostro potere penetrare, in ogni
cuore, il profondo mistero del peccato, la fontana di tutte le arti
malefiche e che fornisce senza sosta più malvagi impulsi di quanti
l’umana potenza – o la mia stessa potenza al suo culmine –
possa mettere in atto. E ora, figli miei, guardatevi l’un l’altro.”
E
così fecero: alla luce delle torce accese al fuoco dell’inferno,
il misero uomo guardò la sua Fede, e la moglie suo marito, tremando
davanti a quell’empio altare. “Guardate! Eccovi qui, figli miei.”
disse
la figura, con un tono di voce profondo e solenne, quasi triste, come
se la sua natura angelica di un tempo potesse ancora dolersi per la
nostra miserabile razza. “Avevate ancora sperato che, facendo
affidamento l’uno sull’altro, la virtù non sarebbe stata solo un
sogno! Ora l’inganno è svelato! Il male è la vera natura
dell’umanità. Il male dovrà essere la vostra unica felicità.
Benvenuti, di nuovo, figli miei, alla comunione della vostra razza!”
“Benvenuti!” ripeterono gli adoratori del diavolo, in un unico
grido di disperazione e trionfo.
E
rimasero
lì, l’unica coppia, si
sarebbe detto,
che ancora esitasse ai
confini
della malvagità, in questo buio mondo. Nella roccia era stata
scavata una cavità dagli elementi naturali. Forse conteneva acqua
arrossata da quella fosca luce? Oppure
era sangue? O, per caso, una fiamma liquida? Lì dentro, la forma del
Male immerse la mano e si preparò a imprimere il marchio del
battesimo sulle loro fronti, affinché potessero essere partecipi del
mistero del peccato e più consapevoli delle colpe segrete degli
altri, sia in opere che in pensieri, di quanto lo fossero ora delle
proprie. Il marito lanciò un’occhiata alla sua pallida moglie, e
Fede a lui. Quali miserabili peccatori avrebbe rivelato l’un
l’altro la prossima occhiata, tremando all’unisono per quello che
avrebbero
scoperto e per quello che avrebbero
visto.
“Fede!
Fede!” gridò
il marito. “Guarda al cielo e resisti al Maligno!” Non seppe mai
se Fede gli ubbidì.
Aveva appena finito di parlare, quando si trovò nel cuore di una
notte calma e solitaria, mentre
ascoltava
il ruggito del vento, che moriva cupamente in lontananza attraverso
la foresta. Si
appoggiò
barcollando
alla roccia e la sentì fredda e umida, mentre un ramoscello
penzolante, che era stato tutto
una fiamma,
gli
spruzzò sulla guancia una gelida
brina.
La
mattina successiva, il giovane Goodman Brown arrivò lentamente nella
strada del villaggio di Salem, guardandosi intorno del
tutto
frastornato. Il buon vecchio ministro che
stava facendo una passeggiata lungo il cimitero, per stuzzicare
l’appetito prima di colazione e preparare
il suo sermone, impartì una benedizione, mentre passava, a Goodman
Brown. Questi si ritrasse dal venerabile santo, come per evitare un
anatema. Il
vecchio diacono Gookin era intento ai riti domestici, e le sante
parole della sua preghiera si udivano attraverso la finestra aperta.
“Quale
dio sta pregando, il vecchio stregone?” si chiese Goodman Brown.
Goody Cloyse, quell’eccellente vecchia cristiana, se ne stava al
primo sole, affacciata alla finestra, mentre catechizzava una
ragazzina che le aveva portato una pinta di latte appena munto.
Goodman Brown tirò via la bambina, come dalle grinfie del diavolo in
persona. Svoltando l’angolo della chiesa, intravide la testa di
Fede, con i suoi nastri rosa, che guardava ansiosamente fuori dalla
porta e che al vederlo proruppe in una tale gioia che si mise a
saltare lungo la strada e stava quasi per baciare il marito davanti
all’intero villaggio. Ma Goodman Brown la guardò in
faccia con uno sguardo severo e malinconico e passò oltre senza un
saluto.
Forse
Goodman Brown si era addormentato nella foresta e aveva solo fatto il
terribile sogno di un sabba di streghe? Così
sia, se vi pare. Ma,
ahimè! Per il giovane Goodman Brown fu
un sogno carico di cattivi presagi. Dopo
la notte di quel sogno pauroso, divenne un uomo severo, triste,
pieno di cupi pensieri, senza
fiducia
o addirittura disperato. La domenica, quando la congregazione cantava
un inno
sacro,
egli
non riusciva ad ascoltarlo, perché un anatema peccaminoso irrompeva
fragoroso nelle sue orecchie e annullava quel canto benedetto. Quando
il pastore, con la forza di una fervida eloquenza e con la mano sulla
Bibbia aperta, parlava dal pulpito delle sacre verità della nostra
religione, di vite virtuose e morti esemplari, di gioie o di
indicibili miserie future, allora Goodman Brown impallidiva,
temendo che il soffitto si
abbattesse con fragore di tuono sul vecchio peccatore e i suoi
ascoltatori.
Spesso,
svegliandosi di colpo nel cuore della notte, egli si ritraeva dal
seno
di Fede; e al mattino, o al calar della sera, quando la famiglia si
inginocchiava per pregare, egli si rabbuiava e borbottava tra sé e
sé e guardando con severità la moglie, le girava le spalle. E dopo
aver vissuto a lungo, fu portato alla sua tomba, grigio cadavere,
seguito da Fede, ormai anziana, dai figli e dai nipoti, in ammirevole
processione, oltre ai vicini, non pochi, ma non fu incisa alcuna
parola
di
speranza
sulla
sua lapide, tanto
era stata cupa
e
triste la
sua ultima ora.
FINE
iSalem,
nella
contea di Essex, nel nord est del
Massachusetts, a
26
km da
Boston. Salem
Village,
ora noto come città di Danvers, era un piccolo insediamento nato
nel 1636 per volontà delle autorità della vicina città di Salem
(chiamata Salem Town per distinguerla dal villaggio). I
primi anni del
villaggio e
della città di
Salem furono oscurati da una forte intolleranza religiosa che sfociò
nei processi per stregoneria del 1692.
iiGoodman
Il
termine nel suo significato originale, risalente al 13 secolo, stava
ad indicare il capofamiglia. Da
un punto di vista sociale, era usato per indicare persone di basso
rango, ed equivale al nostro ‘compare’ - il termine Mister
indicava persone di rango sociale più elevato, ma non nobili,
comunque.
iii
Old South Church a Boston, nel Massachusetts, è una storica
congregazione della Chiesa Unita di
Cristo organizzata per la prima volta nel 1669
ivUna
distanza del genere poteva essere percorsa in così poco tempo solo
con mezzi soprannaturali
vI
puritani, che erano emigrati nel 1620 nuovo mondo alla ricerca della
libertà religiosa, finirono per scagliarsi contro i loro
confratelli quaccheri.
vi
La guerra di re Filippo fu un conflitto fra i nativi
americani, abitanti nel territorio dell'attuale Nuova Inghilterra,
e i coloni inglesi, combattuto fra il 1675 e il 1678. Questa guerra
- che fu tra le più sanguinose e costose della storia americana
(circa un combattente su venti tra quelli coinvolti nello scontro
rimase ucciso) - prese il nome dal più influente dei capi indiani,
Metacomet, conosciuto dagli inglesi come re Filippo.
viiGoody
è il corrispettivo femminile di Goodman e può essere
tradotto con ‘comare.’
viii
Nel capitolo 7 dell'Esodo , Dio mandò Mosè e Aronne dal Faraone
ancora una volta, spiegando ad Aronne che quando il Faraone avrebbe
chiesto un miracolo, egli avrebbe dovuto gettare a terra il proprio
bastone, che sarebbe divenuto un serpente. Ciò fatto, gli
incantatori del Faraone replicarono gettando i propri bastoni, e
anche questi ultimi divennero serpenti, ma il bastone-serpente di
Aronne li ingoiò tutti.
ixGoody
(Sarah) Cloyse, Martha Corey e Martha
Carrier furono
fra le vittime della caccia alle streghe. Quest’ultima fu
definita da Cotton
Mather,
uno degli ispiratori del processo di Salem,
una ‘violenta megera’ e
‘regina dell’inferno,’ perché
la donna rigettò con coraggio tutte le accuse e si rifiutò di
sottomettersi alle
autorità
ecclesiastiche,
le
quali non esitarono a torturare due dei suoi figli per estorcergli
una testimonianza contro la madre.
“Memorandum.
This rampant hag, Martha Carrier, was the person, of whom the
confessions of the witches, and of her own children among the rest,
agreed, that the Devil had promised her, she should be Queen of
Hell” (Mather, 159).
Cotton
Mather fu
una figura centrale e
contraddittoria del
processo
alle streghe, anche se
non vi prese direttamente parte.
Fu pastore, storico,
naturalista, medico e scrittore prolifico. Criticò
apertamente il commercio degli schiavi, ma incoraggiò la
distruzione di massa dei nativi americani del New England. Sostenne
la validità della così detta Spectral Evidence (bastava
dire di aver sognato qualcuno fare opere di stregoneria perché
valesse come prova d’accusa) e contemporaneamente incoraggiò la
nuova pratica della vaiolizzazione, appresa da uno schiavo africano,
contro il parere delle autorità ecclesiastiche. Anche se non vi
partecipò personalmente, più tardi fu aspramente criticato per il
suo appoggio ai processi alle streghe di Salem, che egli considerava
necessari per preservare la teocrazia puritana in una comunità che
vedeva sempre più interessata ai valori secolari, che si andava
sempre più allontanando dai principi fondanti della colonia e dove
le donne incominciavano ad avere un ruolo sempre meno subordinato.