La finestra sul giardino
La
finestra aperta
(TheOpen Window),
un
racconto breve di Saki,
fu
pubblicato
nella collezione
Beasts
and Super-Beasts nel1914.
Saki
è
lo
pseudonimo del giornalista e scrittore scozzese Hector
Hugh Munro,
o più semplicemente H.
H. Munro
(1870, Burma [odierno
Myanmar]—
1916
in
combattimento durante la prima guerra mondiale, in Francia
). Nei
suoi racconti descrive la scena
sociale Edoardiana (il
breve regno di Edoardo VII – 1901-1910) con leggerezza, ironia e
scoppiettanti invenzioni per mettere alla berlina le aspirazioni
sociali, le cattive maniere e la stupidità della middle-class, non
disdegnando di fare ricorso
anche
ad
atmosfere horror.
Protagonista
della storia è Vera,
una compita signorinella di quindici anni, che facendo da anfitrione
ad un nuovo visitatore della zia, metterà a frutto le sue doti di
improvvisazione a danno di del
malcapitato ospite,
senza mai perdere il suo aplomb e la sua aria innocente. Il
coup de theatre finale, lo stile conciso ed ironico e il tono
alquanto sinistro, sono le note caratteristiche della
narrativa
di
Saki.
Curiosità:
Munro
era solito pubblicare i suoi articoli col suo nome, mentre per i suoi
racconti usava lo pseudonimo ‘Saki,’ il cui significato resta
incerto:
“Saki”
in
Farsi
significa
‘coppiere’,
come
nell’antico poema persiano The
Rubayat of Omar Khayyam.
Saki
è
anche il nome di una scimmia del sud-America
e
le sue storie sono certamente altrettanto maliziose
e
scherzose.
Entrambi
appaiono nelle sue opere.
🎦Di
questo racconto esiste anche una divertente
video del 2004 (Dir:
James Rogan / UK / 2004 Based on the short story 'The Open Window'- 11" circa
)
La
finestra aperta
di
Saki
(H.H. Munro)
“Mia
zia scenderà tra poco, Mr. Nuttel,” disse una ben
educata signorina di quindici anni, “nel frattempo dovrà cercare
di sopportarmi.”
Framton
Nuttel si sforzò di dire la cosa giusta per
compiacere la nipote lì presente senza nulla togliere alla zia che
stava per arrivare. Personalmente, dubitava più che mai che queste
visite formali ad una serie di perfetti sconosciuti avrebbero giovato
molto alla cura per i nervi a cui doveva sottoporsi.
“So
già come andrà,” gli aveva detto sua sorella quando
si stava preparando per migrare nel suo ritiro di campagna; “ti
seppellirai laggiù e non parlerai ad anima viva e i tuoi nervi
staranno peggio che mai per la malinconia. Ho deciso di darti delle
lettere di presentazione per tutte le persone che conosco laggiù.
Alcuni di loro, per quel che ricordo, sono davvero simpatici.”
Framton
si chiese se Mrs. Sappleton, la signora a cui avrebbe
consegnato la lettera di presentazione apparteneva al girone dei
simpatici.
“Conosce
molta gente da queste parti?” chiese la nipote,
quando ritenne che quella silenziosa intimità fosse durata
abbastanza.
“Nemmeno
un’anima,” disse Framton. “Deve
sapere che
mia
sorella ha soggiornato qui, nella casa parrocchiale,
alcuni anni fa e mi ha dato delle lettere di presentazione per alcune
persone del posto.”
Pronunciò
quest’ultima frase con un tono di palese
rincrescimento.
“Quindi
lei praticamente non sa nulla di mia zia?” continuò
la beneducata signorina.
“Soltanto
il nome e l’indirizzo,” ammise il visitatore. Si
chiedeva se Mrs. Sappleton fosse maritata oppure vedova. C’era
qualcosa di indefinibile in quella stanza che sembrava suggerire una
presenza maschile.
“La
sua grande tragedia accadde proprio tre anni fa,”
disse la ragazza, “cioè dopo il soggiorno di sua sorella.”
“La
sua tragedia?” chiese Framton, per qualche ragione,
le tragedie sembravano fuori luogo in quel tranquillo posto di
campagna.
“Forse
si chiederà perché teniamo spalancata quella finestra
in un pomeriggio di ottobre,” disse la nipote, indicando un’ampia
porta finestra che si affacciava su di un prato.
“E’
abbastanza caldo per questo periodo dell’anno,”
disse Framton, “ma quella finestra ha qualcosa a che fare con
quella tragedia?”
“Attraverso
quella finestra, esattamente
tre anni fa, suo marito e i suoi due giovani fratelli
uscirono per la loro giornata di caccia. Non tornarono mai più.
Nell’attraversare la brughiera verso il loro solito terreno di
caccia ai beccaccini, tutti e tre furono inghiottiti da un infido
tratto di paludi. Successe durante quella terribile estate piovosa,
deve sapere, e luoghi che erano sicuri negli anni precedenti,
cedettero improvvisamente, senza preavviso. I loro corpi non furono
mai ritrovati. E questa è la parte peggiore.”
Qui,
la voce della ragazza perse il suo tono
sicuro e divenne umanamente
incerta.
“La
povera zia pensa sempre che un giorno ritorneranno, insieme al
piccolo spaniel marrone, che andò perso insieme a loro, e che
entreranno da quella finestra proprio come erano soliti fare. Questo
è il motivo per cui la finestra rimane aperta finché è quasi buio.
Povera cara zia, mi racconta spesso di come andarono via: il marito
con il suo impermeabile bianco sul braccio e Ronnie, il suo fratello
più giovane, canticchiando ‘Bertie, perché saltellii?’
come faceva di solito per stuzzicarla, perché lei diceva che le dava
ai nervi. Lo sa, a volte, durante le sere calme e tranquille come
questa, ho quasi la terribile sensazione che ritorneranno tutti
attraverso quella finestra...”
Si
interruppe rabbrividendo. Fu un sollievo
per Framton quando la zia irruppe nella stanza con un turbinio di
scuse per essersi presentata in ritardo.
“Spero
che Vera l’abbia intrattenuta,” disse.
“E’
stata molto interessante,” disse Framton.
“Spero
che non le dia
fastidio la finestra aperta,”
disse Mrs. Sapleton vivacemente.
“Mio
marito e i miei fratelli saranno presto
di ritorno dalla caccia, ed entrano sempre da lì. Oggi sono stati a
caccia di beccaccini nelle paludi, così combineranno dei bei
disastri sui miei poveri tappeti. Come fate di solito voi uomini, non
è vero?”
Continuò
a cianciare allegramente della
caccia e della scarsità di uccelli e della prospettiva di anatre in
inverno.
Per
Framton era tutto assolutamente orribile. Fece uno sforzo disperato,
ma riuscito solo in parte, di spostare il discorso su un argomento
meno spaventoso: si rese conto che la sua ospite gli stava prestando
solo una minima parte della sua attenzione e che i suoi occhi
vagavano costantemente alle sue spalle, verso la finestra aperta ed
il prato all’esterno. Aver fatto la sua visita in questo tragico
anniversario era certamente una sfortunata coincidenza.
“I
dottori sono concordi nell’ordinarmi assoluto
riposo, niente eccitazione mentale o qualsiasi forma di esercizio
fisico violento,” annunciò Framton, che era vittima di un’errata
convinzione relativamente diffusa secondo cui perfetti sconosciuti e
conoscenze occasionali siano interessati ai minime dettagli degli
altrui disturbi e malattie, le loro cause e le loro cure. “Riguardo
alla dieta, non sono altrettanto concordi.”
“No?”
dise Mrs. Sappleton, con una voce
che soffocò solo all’ultimo istante uno sbadiglio. Poi,
improvvisamente, la sua attenzione si accese, ma non per quello che
stava dicendo Framton.
“Eccoli,
finalmente!” gridò. “Appena in tempo
per il tè, e sembra proprio che siamo coperti di fango fino agli
occhi!”
Framton
rabbrividì leggermente e si girò
verso la nipote con uno sguardo che intendeva comunicare la sua
solidale comprensione. La ragazza stava guardando oltre la finestra
aperta con
gli occhi colmi di stupefatto orrore.
Raggelato da un indescrivibile terrore, Framton si girò sulla sedia
e guardò nella stessa direzione.
Nel
buio sempre più fitto del crepuscolo,
tre figure camminavano attraverso il prato verso la finestra, tutti
avevano un fucile sotto il braccio e uno di loro portava il fardello
aggiuntivo di un soprabito bianco appoggiato sulle spalle. Uno
sfinito spaniel marrone li seguiva immediatamente. Si avvicinavano
alla casa silenziosamente poi, nell’oscurità una giovane voce roca
intonò una canzoncina: “Dimmi, Bertie, perché saltelli?”
Framton
afferrò con
furia
il suo bastone
e il cappello; la porta principale, il sentiero di ghiaia e il
cancello esterno furono le tappe a mala pena notate della sua
ritirata a capofitto. Un ciclista che veniva lungo la strada dovette
infilarsi nella siepe per evitare un’imminente collisione.
“Eccoci
qui, mia cara,” disse il cacciatore
con l’impermeabile bianco, entrando dalla finestra, “piuttosto
inzaccherati, ma il fango è quasi tutto
asciutto. Chi era quello
che si è fiondato fuori mentre arrivavamo?”
“Un
uomo davvero incredibile, un certo
Mr. Nuttel,” disse Mrs. Sappleton; “è stato capace di parlare
solo dei suoi malanni, ed è corso via senza una parola di comiato
o di scuse quando siete arrivati. Quasi
avesse visto un fantasma.”
“Credo
che sia stato a causa dello spaniel,”
disse la nipote con calma; “mi ha detto di avere orrore dei cani.
Una volta, da qualche parte sulle rive del Gange, fu inseguito fin
dentro un cimitero da un branco di cani randagi e dovette trascorrere
la notte in una tomba appena scavata con quelle creature che
ghignavano e guaivano e sbavavano proprio sopra di lui. Ce n’è
abbastanza da
fare ammalare di nervi chiunque.”
Improvvisare
storie fantasioseii
era la sua
specialità.
FINE
i
Queste parole sono un verso
della canzone “Bertie
The Bounder” tratto dal
musical Our Miss
Gibbs. Il
verbo to bound,
altre al significato letterale, saltare, nell’inglese
dell’epoca alludeva anche a quel tipo d’uomo che ‘salta’ da
una donna all’altra, proprio come Bertie, nomignolo di Edoardo
VII, il cui primo nome era Albert, e che era ben noto per il suo
debole per la belle donne. Il link dà accesso alla registrazione sonora e al testo della canzone.
ii
Nel
testo viene usato il termine ‘romance’. In questo caso è usato
con il suo significato assunto in età romantica "di
natura fantasiosa e avventurosa"
registrato
per la prima volta nel1801.
Il
termine è un prestito dal francese medievale romanz
"narrativa
in versi"
(Modern French roman), o
anche
"lingua
volgare,"
dal
latino volgare
*romanice scribere “scrivere
in lingua romanza,"
tipica
dei poemi cavallereschi del medioevo e del rinascimento.
Dopo
il 1660 il significato letterale fu esteso a ‘storia d’amore’
e alla letteratura romantica.