Non dire gatto...
Robert
Lous Stevenson scrisse The Body Snatcher (Il ladro di
cadaveri) nel 1881. Originalmente doveva far parte di una serie
di racconti del terrore, o “crawlers” come preferiva chiamarli
Stevenson, insieme a Janet la storta e I
Merry Men, raccolti
sotto il titolo THE BLACK MAN AND OTHER TALES. The
Cornhill Magazine, però, rifiutò di pubblicarlo “the
tale being horrid." Quando infine nel 1884 apparve nel Pall
Mall Christmas number, fu
reclamizzato
in maniera così terrificante, che la polizia londinese ne
soppresse i poster
pubblicitari.
La
vicenda prende
le mosse da avvenimenti
storici a cui si fa riferimento nel racconto: l'impiccagione del
serial killer William Burke avvenuta a Edimburgo nel gennaio del
1829. Burke, insieme al suo
complice William Hare – tutti e due emigrati in Scozia
dall'Irlanda - furono accusati di aver ucciso 17 persone allo scopo
di venderne i corpi agli anatomisti, in particolare al dottor Robert
Knox. Hare
scampò alla forca testimoniando contro il suo complice, mentre il
dottor Knox non fu incriminato perché negò sempre di conoscere
l'esatta provenienza di quei corpi, ma
la sua
brillante carriera fu distrutta dallo scandalo che ne conseguì. La
risonanza di quest'avvenimento fu tale che nel
1832 il Parlamento si vide
costretto ad emanare l'Anatomy Act
per modificare la legge esistente che assegnava alle università
solo i cadaveri delle esecuzioni dei criminali.
Da
questi fatti deriva il termine Burking
che originalmente significava commerciare cadaveri con gli
anatomisti, o soffocare a morte la vittima.
Protagonisti
di questo breve racconto sono due giovani e brillanti medici, Fettes
e Macfarlane, assistenti di un famoso anatomista, indicato solo con
l'iniziale del suo nome, K
(per Knox?), a cui i due
procurano corpi (subjects
nel testo) da sezionare
durante le lezioni di
anatomia all'università di Edimburgo, comprandoli
dai famigerati Resurrection Men (come venivano ironicamente
soprannominati i trafugatori di salme all'epoca) o
andando essi stessi a profanare i cimiteri di campagna quando la
'materia prima' scarseggiava. Come
si può ben intuire l'argomento
è già orrido
in sé, e Stevenson non si fa scrupolo di aggiungere elementi
raccapriccianti e grotteschi
insieme,
come ad
esempio lo smembramento
del cadavere di Gray, ucciso da Macfarlane perché non rivelasse i
loro traffici illeciti, ad opera degli zelanti e ignari studenti
di anatomia, episodio
che sarà poi all'origine della
spettrale scena finale,
dove i due lestofanti, di ritorno da una delle loro blasfeme
scorribande, vedranno le
loro colpe prendere letteralmente forma sotto i loro occhi.
✥
Fu
fatto un film nel 1945 La
iena - L'uomo di mezzanotte,
diretto da Robert Wise, ed interpretato da Bela Lugosi e Boris
Karloff.
✥
Burke
& Hare - Ladri di cadaveri è
un film liberamente basato sul caso storico, con Simon Pegg come
Burke e Andy Serkis come Hare, diretto da John Landis, e rilasciato
nel Regno Unito il 29 ottobre 2010. In Italia è stato proiettato per
la prima volta il 25 febbraio 2011.
IL LADRO DI CADAVERI
Robert Louis Stevenson
Tutte le sere dell'anno, nella saletta del George a Debenham1 sedevamo noi quattro: l'impresario di pompe funebri, l'albergatore, Fettes e io. A volte eravamo di più, ma vento o pioggia, neve o gelo, noi quattro eravamo sprofondati nelle nostre personali poltrone. Fettes era un vecchio scozzese ubriacone, evidentemente uno che aveva studiato e che possedeva delle proprietà, dal momento che viveva senza far niente. Era arrivato a Debenham anni addietro, quando era ancora giovane, e per il solo fatto che aveva continuato a viverci ne era diventato cittadino d'adozione. Il suo mantello di cammello blu era un monumento locale, come il campanile della chiesa. Il suo posto nella saletta dell'hotel George, la sua assenza dalla chiesa, i suoi deprecabili vizi da crapulone, erano tutte cose risapute a Debenham. Aveva delle vaghe opinioni radicali e delle fluttuanti infedeltà, che tirava fuori di tanto in tanto ed enfatizzava colpendo il tavolo con mano tremante. Beveva rum, cinque bicchieri regolarmente ogni sera, e per la maggior parte delle sue visite notturne al George rimaneva seduto, con il bicchiere nella mano destra, in uno stato di malinconica saturazione alcolica. Lo chiamavamo il Dottore, perché si riteneva che avesse una particolare conoscenza della medicina, ed era risaputo che, per una bevuta, poteva mettere a posto una frattura o ridurre una lussazione, ma oltre a questi vaghi particolari, non conoscevamo altro del suo carattere e dei suoi precedenti.