venerdì 21 giugno 2019

I ladri che non potevano fare a meno di sternutire



Bambini coraggiosi



Ecco un altro racconto di Thomas Hardy (1840-1928) ambientato nella mitica terra del Wessex: I ladri che non potevano fare a meno di sternutire (TheThieves Who Couldn’t Help Sneezing). Pubblicato nel Christmas annual Father Christmas: Our little Ones’ Budget (1877), come racconto per bambini, è sicuramente godibile anche da parte di un pubblico adulto. Questa sua breve incursione nel mondo delle storie natalizie è poco conosciuta e la storia ricevette scarsa attenzione da parte della critica. 
 
All’epoca, Hardy aveva già pubblicato cinque romanzi, incluso Via dalla pazza folla (Far from the Madding Crowd, 1874), opera che lo consacrò scrittore di prima grandezza, e stava lavorando a Il ritorno alla brughiera (The Return of the Native). Tutte storie cariche di quel tragico realismo che fu la chiave narrativa di Hardy e che raggiunse il suo culmine in Giuda l’oscuro (Jude the Obscure, 1895), opera così pessimista da provocare lo sdegno del pubblico, al punto che lo scrittore abbandonò definitivamente la prosa per dedicarsi alla poesia.
Nei racconti, tuttavia, Hardy sembra prendersi una vacanza dal suo pessimismo cosmico, trovando consolazione nella nostalgica rievocazione della vita agreste della semplice gente del Wessex.
La vicenda si svolge nella valle di Blackmore che è descritta come “a fertile and somewhat lonely district,” che con i suoi fitti boschi sembra il posto ideale per le imboscate notturne. Ed è quello che capita al giovane protagonista, Hubert, un ragazzo di quattordici anni “remarkable for his candour and lightness of heart as for his physical courage, of which, indeed, he was a little vain,” e sarà proprio grazie al suo coraggio e alla sua inventiva che Hubert uscirà vincitore da questa pericolosa situazione. L’avventura ha luogo alla vigilia di Natale di tanti anni addietro, un tempo remoto in cui la gente sapeva ancora essere felice, prima che la rivoluzione industriale distruggesse il paesaggio fisico e morale dell’Inghilterra.







I ladri che non potevano fare a meno di sternutire

di








Thomas Hardy





































Molti anni fa, quando le querce ormai non più giovani erano grandi quanto il bastone da passeggio di un anziano gentiluomo, nel Wessex viveva il figlio di un piccolo proprietario terriero, il cui nome era Hubert. Aveva circa quattordici anni, ed era degno di nota sia per per il candore e la spensieratezza del suo cuore che per il suo coraggio fisico, cosa di cui era alquanto orgoglioso. Una fredda vigilia di Natale, suo padre, non avendo altri aiutanti a portata di mano, lo inviò in una cittadina a qualche chilometro da casa per sbrigare una commissione. 

 

Viaggiò a cavallo e fu trattenuto fino sera tardi dal disbrigo di quella faccenda. Alla fine, comunque, la cosa ebbe capo e il ragazzo se ne tornò alla locanda. Sellato il cavallo, riprese la strada di casa. La strada del ritorno passava attraverso la valle di Blackmore, un distretto fertile ma alquanto isolato, con pesanti strade argillose e sentieri tortuosi. A quei tempi, poi, gran parte del territorio era ricoperto da fitti boschi. Dovevano essere circa le nove quando, cavalcando tra i rami che incombevano su Jerry, il suo cavallino dalle forti zampe, e intonando canti natalizi, tanto per essere in armonia con il periodo, Hubert credette di sentire un rumore tra i cespugli. Questo gli fece ritornare alla mente che quel luogo aveva una triste nomea. Era un posto da imboscate. Guardò Jerry e desiderò che fosse di qualunque altro colore ma non grigio chiaro: per quel motivo, la sagoma di quel docile animale era visibile perfino lì, in quella fitta oscurità. “Che mi importa?” disse a voce alta, dopo averci pensato qualche minuto. “Le gambe di Jerry sono troppo agili per permette a qualunque brigante di avvicinarsi.”
"Ha! Ha! Davvero?” disse una voce profonda e un momento dopo un uomo sbucò dal boschetto alla sua destra, un altro uomo dal boschetto alla sua sinistra e un altro dal tronco di un albero pochi metri più avanti. Afferrarono le briglie di Hubert e lo tirarono giù dal cavallo e, sebbene sferrasse colpi con tutta la sua forza, come ogni ragazzo coraggioso naturalmente farebbe, fu tuttavia sopraffatto. Gli legarono le braccia dietro la schiena e le gambe insieme strettamente e poi lo gettarono in un fosso. I ladri, di cui poteva ora intravedere le facce che apparivano artatamente annerite, se ne fuggirono subito dopo portandosi via il cavallo.

Appena Hubert si fu alquanto ripreso, scoprì che sforzandosi al massimo poteva liberare le gambe dalle corde ma, nonostante i suoi tentativi, le braccia rimanevano legate strettamente come prima. Tutto quello che riuscì a fare, pertanto, fu di alzarsi in piedi e procedere per la sua strada con le braccia legate dietro, confidando di poterle liberare con un po’ di fortuna. Sapeva che sarebbe stato impossibile raggiungere casa a piedi quella notte, per di più in quelle condizioni, ma continuò a camminare.
Per via della confusione che l’imboscata aveva provocato nella sua mente, perse la strada e avrebbe ceduto alla tentazione di gettarsi a terra e dormire fino al mattino tra le foglie morte se non fosse stato consapevole del pericolo di dormire senza coperte in un gelo così severo. Pertanto, continuò ad andare avanti, con le braccia intorpidite dalla corde troppo strette che le immobilizzavano e il cuore dolorante per la perdita del povero Jerry, che non si era mai visto scalciare o mordere o mostrare una sola cattiva inclinazione. Non fu piccola la sua felicità quando, attraverso gli alberi, scorse una luce in lontananza. S’incamminò in quella direzione e, poco dopo, si trovò di fronte ad una grande casa signorile con edifici laterali, tetti a spiovente e torri, merli e camini che si stagliavano contro il cielo stellato.
Tutto era silenzioso, ma la porta era spalancata, ed era proprio da quella porta che brillava la luce che lo aveva attratto fin là. Quando fu entrato, si ritrovò in un vasto locale adibito a sala da pranzo e brillantemente illuminato. Le pareti erano ricoperte da un ricco rivestimento di legno scuro, formato da pannelli sagomati e intarsiati, sportelli di credenze e i classici arredi di una casa di quel genere. Ma quello che maggiormente attirò la sua attenzione fu il grande tavolo nel mezzo della sala, su cui era apparecchiata una sontuosa cena, non ancora toccata. Le sedie erano sistemate tutto intorno e sembrava che qualcosa fosse intervenuto a interrompere il pasto proprio quando tutto era pronto per iniziare.
Anche se Hubert ne avesse avuto voglia, non avrebbe potuto mangiare, vista la sua situazione, se non affondando la testa nei piatti come un maialino o una mucca. Prima di tutto desiderava ottenere aiuto e a tal proposito stava per addentrarsi nella casa quando udì dei passi frettolosi nel portico e la parola “Svelti!” pronunciate da quella voce profonda che aveva sentito quando lo avevano trascinato giù dal cavallo. Ebbe appena il tempo di infilarsi sotto il tavolo prima che tre uomini entrassero nella sala da pranzo. Spiando da sotto l’orlo della tovaglia, vide che anche le loro facce erano annerite, cosa che rimosse immediatamente ogni residuo dubbio che il ragazzo avrebbe potuto nutrire sul fatto che quelli erano gli stessi ladri.
Presto,” disse il primo uomo, quello dalla voce cupa, “nascondiamoci. Saranno tutti di ritorno tra un minuto. Bello il trucco di attirarli fuori di casa, eh?”
Sì. Hai imitato molto bene le urla di un uomo in pericolo,” disse il secondo.”
Alla perfezione,” disse il terzo.
Ma ci metteranno poco a scoprire che era un falso allarme. Allora, dove possiamo nasconderci? Deve essere un posto dove possiamo restare per due o tre ore, finché non dormono tutti. Ah! Ce l’ho. Da questa parte! So per certo che l’armadio là in fondo non viene aperto che una volta all’anno, il che fa esattamente al nostro caso.”
L’uomo che aveva parlato avanzò nel corridoio che partiva dal salone. Strisciando un poco in avanti, Hubert poté vedere che l’armadio si trovava in fondo a tutto, proprio di fronte alla sala da pranzo. I ladri ci entrarono e chiusero la porta. Respirando a mala pena, Hubert avanzò in punta di piedi, per capire qualcosa di più sulle loro intenzioni, se possibile, e, avvicinandosi, poté sentire i ladri che parlavano a bassa voce delle diverse stanze della casa dove erano custoditi i gioielli, l’argenteria e altri oggetti di valore che avevano chiaramente intenzione di rubare.
Non si erano nascosti da molto quando, sullo spiazzo all’esterno, si udì un allegro chiacchiericcio di dame e cavalieri. Hubert capì che non era il caso di farsi sorprendere a girovagare per casa, a meno di non essere egli stesso scambiato per un ladro. Così, senza far rumore, ritornò nella sala e poi fuori dalla porta e si nascose in un angolo buio del portico, da dove poteva vedere tutto senza essere visto. Dopo poco, la comitiva ritornò in casa passandogli davanti. C’erano un anziano gentiluomo e un’anziana signora, otto o nove giovani signore e altrettanti giovanotti, oltre ad una mezza dozzina fra camerieri e cameriere. La casa era rimasta apparentemente vuota dei suoi abitanti.
Ora, miei cari, riprenderemo la cena,” disse l’anziano gentiluomo. “Non riesco a capire cosa possa essere stato tutto quel rumore. Non sono mai stato così certo in vita mia che stessero ammazzando qualcuno proprio fuori dalla mia porta.”
Le signore iniziarono a dire come si fossero spaventate e che si erano aspettate un’avventura e poi tutto era finito in niente.
Aspettate un po’,” disse Hubert tra sé “Tra un po’ avrete la vostra avventura.”
Risultò che che quelle giovani coppie erano i figli sposati dei due anziani che erano venuti a trascorrere il Natale con i loro genitori. La porta fu poi chiusa e Hubert fu lasciato fuori nel portico. Pensò che quello fosse il momento giusto per chiedere aiuto e, dal momento che non poteva bussare con le mani, incominciò a scalciare energicamente contro la porta. “Ehilà! Che stai combinando qui fuori?” disse un cameriere che era venuto ad aprire e, afferrando Hubert per una spalla, lo spinse nella sala da pranzo. “Ecco uno strano ragazzo che ho pizzicato a fare chiasso nel portico, Sir Simon.”
Tutti si voltarono.
Portalo qui,” disse Sir Simon, il vecchio gentiluomo che abbiamo menzionato prima. “Che stavi facendo là fuori, ragazzo mio?”
Guardate, ha le braccia legate!” disse una delle signore.
Povero ragazzo!” disse un’altra.
Hubert cominciò subito a spiegare che era stato aggredito mentre tornava a casa, derubato del suo cavallo e crudelmente abbandonato in quelle condizioni dai ladri.
Ma pensa un po’!” esclamò Sir Simon.
E’ una storia verosimile,” disse incredulo uno degli ospiti.
Ne dubitate, eh?” chiese Sir Simon.
Forse è anche lui un ladro,” suggerì una signora.
Ora che lo guardo meglio, di sicuro ha uno strano aspetto maligno e violento,” disse l’anziana madre.
Hubert arrossì per la vergogna e, invece di continuare la sua storia e rivelare che i ladri si erano nascosti in casa, tacque ostinatamente, quasi deciso a lasciare che scoprissero da soli il pericolo in cui si trovavano. “Bene, slegalo,” disse Sir Simon. “Suvvia, dal momento che è la vigilia di Natale, lo tratteremo bene. Avanti, ragazzo mio, accomodati su quella sedia vuota in fondo al tavolo e fai una buona cena. Quando sarai sazio, ascolteremo gli altri dettagli della tua storia.”
Quindi, il banchetto riprese e Hubert, ormai libero, non fu affatto dispiaciuto di prendervi parte. Più bevevano e mangiavano, più la compagnia diventava allegra: il vino scorreva a volontà, i ciocchi nel caminetto ardevano, le signore ridevano alle storie dei gentiluomini, in breve, tutto procedeva con la confusione e l’allegria delle riunioni natalizie di una volta.

Hubert, a dispetto dei suoi sentimenti feriti e dei dubbi sulla sua onestà, non poté fare a meno di sentirsi scaldato nel corpo e nello spirito dalla buonumore, dall’ambiente e dal tipo di ilarità espressa dai suoi commensali. Alla fine rise di cuore alle loro storie e battute, proprio come il vecchio baronetto. Quando la cena fu quasi alla fine, uno dei figli, che aveva bevuto un po’ troppo vino, secondo il costume degli uomini dell’epoca, disse a Hubert, “Bene, ragazzo mio, come stai? Gradisci una presa di tabacco?” Tirò fuori una di quelle tabacchiere che allora stavano diventando popolari tra i giovani e i vecchi di tutto il paese.
Grazie,”disse Hubert, accettando l’offerta.

Dì a queste signore chi sei, di che pasta sei fatto e cosa sai fare,” continuò il giovane, dandogli una pacca sulla spalla.
Certamente,” disse il nostro eroe, tirandosi su e pensando che era meglio fare buon viso a cattivo gioco. “Sono un mago itinerante.”
Ma guarda!”
Che ci toccherà sentire ancora?”
Puoi evocare gli spiriti dalle profonde vastità, giovane mago?”
Posso provocare una tempesta in un armadio,” rispose Hubert.
Ha, ha,” disse il vecchio baronetto, fregandosi allegramente le mani.
Dobbiamo proprio assistere a questo spettacolo. Ragazze, non andate via, c’è qualcosa che dovete vedere.”
Niente di pericoloso, spero,” disse l’anziana padrona di casa.
Hubert si alzò da tavola. “Prego, datemi la vostra tabacchiera,” disse al giovanotto che si era preso confidenza con lui. “Ed ora,” continuò, “seguitemi senza fare il minimo rumore. Se qualcuno di voi parla, romperà l’incantesimo.”
Tutti promisero di obbedirgli. Entrò nel corridoio e, togliendosi le scarpe, si avvicinò in punta di piedi alla porta dell’armadio, mentre il gruppo degli ospiti lo seguiva silenziosamente a poca distanza. Poi Hubert piazzò uno sgabello di fronte alla porta e, salendoci sopra, fu abbastanza alto da raggiungere la cima. Il ragazzo, allora, sempre senza far rumore, versò tutto il contenuto della tabacchiera lungo il bordo superiore della porta e, con qualche leggera soffiata, spinse il tabacco attraverso la fessura all’interno dell’armadio. Alzò il dito verso verso gli altri, affinché rimanessero in silenzio.
Povera me, cos’è questo?” disse la vecchia signora, dopo qualche minuto.
Uno sternuto soffocato era venuto dall’interno dell’armadio.
Hubert alzò di nuovo il dito.
Davvero singolare,” sussurrò sir Simon. “Estremamente interessante.”
Hubert approfittò del momento per far scorrere silenziosamente il chiavistello e chiudere la porta dell’armadio. “Più tabacco,” disse piano.
Più tabacco,” disse sir Simon. Due o tre gentiluomini offrirono le loro tabacchiere il cui contenuto fu soffiato dentro dalla cima dell’armadio. Si sentì un altro sternuto, non così ben soffocato come il primo, poi un altro che sembrava dire che non sarebbe stato soffocato per nessuna ragione. Alla fine scoppiò una perfetta tempesta di sternuti.
Eccellente, eccellente per uno così giovane!” disse sir Simon. “Sono oltremodo interessato a questo trucco di far uscire la voce… chiamato, credo, ventriloquismo.”
Più tabacco,” disse Hubert.
Più tabacco,” disse sir Simon. Il cameriere di sir Simon portò un grande barattolo pieno del più profumato tabacco scozzese.
Hubert caricò di nuovo la fessura superiore dell’armadio e soffiò il tabacco all’interno come prima. Continuò a caricare ancora e ancora, finché svuotò l’intero contenuto del barattolo. Il tumulto di starnuti divenne veramente straordinario a sentirsi – non c’era sosta. Era come sentire vento, pioggia e mare darsi battaglia durante un uragano.
Credo che ci siano degli uomini là dentro, e questo non è un trucco!” esclamò sir Simon, quando gli balenò in mente la verità.
Proprio così,” disse Hubert. “Sono venuti a svaligiare la casa, e sono gli stessi che hanno rubato il mio cavallo.”
Gli sternuti si trasformarono in gemiti spasmodici. Uno dei ladri, sentendo la voce di Hubert, gridò, “Oh! Pietà! Pietà! Tirateci fuori di qua!”
Dov’è il mio cavallo?” disse Hubert.
Legato all’albero nella radura dietro Short's Gibbet. Pietà! Pietà! Tirateci fuori di qua o moriremo soffocati!”
A quel punto, tutti gli ospiti di Natale capirono che non era più un passatempo, ma una faccenda seria. Si procurarono pistole e mazze e tutti i servi furono chiamati in casa e schierati davanti all’armadio. Al segnale convenuto, Hubert tirò il chiavistello e si misero sulla difensiva. Ma i tre ladri, ben lungi dall’attaccarli, furono trovati accovacciati in un angolo, boccheggianti per mancanza d’aria. Non opposero alcuna resistenza e, dopo averli legati, furono sistemati in una dependance fino al mattino.
Hubert, quindi, raccontò il restante della sua storia alla comitiva riunita e fu profusamente ringraziato per i servigi che aveva reso. Sir Simon gli chiese con insistenza di fermarsi per la notte e di accettare l’uso della miglior camera da letto che la casa offriva, che era stata occupata rispettivamente dalla regina Elisabetta e da re Carlo quando erano stati in visita a questa parte del paese. Ma Hubert declinò l’offerta, essendo ansioso di ritrovare il suo cavallo Jerry e di verificare se i ladri avessero detto la verità al suo riguardo.
Alcuni ospiti accompagnarono Hubert al posto dietro Short's Gibbet dove, secondo i ladri, era nascosto Jerry. Quando raggiunsero la collinetta e si guardarono intorno, eccolo! Il cavallo era là, illeso e per niente spaventato. Alla vista di Hubert, il cavallino nitrì di contentezza e niente avrebbe potuto superare la felicità di Hubert nel ritrovarlo. Il ragazzo gli montò in groppa, augurò la buona notte ai suoi amici e si avviò al piccolo trotto nella direzione che gli indicarono come la via più breve, e arrivò a casa sano e salvo che erano quasi le quattro del mattino.


FINE











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