mercoledì 13 ottobre 2021

Un'invasione psichica

 

 

Cane e gatto

 

 

 

John Silence, Physician Extraordinary di Algernon Blackwood fu pubblicato nel 1908. La raccolta conteneva “Un’invasione paranormale” (A Psychical Invasion), “Antichi sabba” (Ancient Sorceries), “Culti segreti” (Secret Worship), “Un licantropo in campeggio” (The Camp of the Dog) e “La nemesi del fuoco” (The Nemesis of Fire), cui va ad aggiungersi “Una vittima dello «Spazio superiore»” (A Victim of Higher Space), scritto in seguito e pubblicato solamente nel 1914. Filo conduttore, il suo protagonista, John Silence, capostipite di tutta una serie di detective dell’occulto che arriva fino ai giorni nostri con la graphic novel di Dylan Dog.

Non è il primo detective dell’occulto, prima di lui c’erano stati il dottor Hesselius di Le Fanu e Van Helsing di Stoker. E' però con John Silence che la figura viene effettivamente sdoganata nel fantastico e subito presa a modello da William Hope Hodgson, due anni dopo, col suo Carnacki.

In particolare, il personaggio di Blackwood deve molto a Sherlock Holmes sia per il suo essere londinese, sia per le notevoli capacità di osservazione sia per esser spesso coadiuvato da un assistente (il suo segretario Mr. Hubbard, che è anche voce narrante). A differenza di Holmes, però, il Silence è un vero e proprio occultista dotato di poteri che vanno oltre al comune poliziotto, in più è laureato in medicina ed è benestante di famiglia. Un dottore assai singolare, che “non si faceva pagare perché era un filantropo” e “accettava solo i casi non remunerativi o quelli che lo interessavano per qualche ragione particolare.”

Nel corso delle sue ricerche il Nostro ha a che fare praticamente con tutti gli elementi dell’immaginario horror moderno: case infestate, mummie e lupi mannari inclusi, ma soprattutto con le potenze crudeli e misteriose dell’Altra Realtà, corpi astrali ed ectoplasmi, che attendono l’occasione buona per irrompere in quella regione umana maldestramente cinta dalle categorie della ragione.

Nel racconto lungo Una invasione psichica, il dottor Silence affronta il caso di un artista che, attraverso l’uso di stupefacenti, scatena le energie malefiche che si erano accumulate nella sua casa, una volta residenza di “una donna dalla vita e dal carattere singolarmente atroci che alla fine morì impiccata. Blackwood ci mostra il classico caso di una abitazione infestata da una presenza malefica: il soggetto è tutt’altro che originale, però l’autore ci mette la sua magistrale capacità di suscitare brividi sottili mediante un graduale incupirsi dell’atmosfera, fino a raggiungere il culmine della tensione, avvalendosi anche delle singolari conoscenze occultistiche, accumulate quando faceva parte della tanto discussa società Golden Dawn.



JOHN SILENCE: IL MEDICO MIRACOLOSO

Un'invasione psichica

Algernon Blackwood

 


I


E cosa le fa pensare che potrei esserle di aiuto in questo particolare caso?” chiese il dottor John Silence, lanciando uno sguardo alquanto scettico alla signora svedese seduta di fronte a lui.

Il suo cuore sensibile e la sua conoscenza dell’occultismo...”

Oh, per favore… quella parola terribile!” la interruppe, sollevando un dito con un gesto d’impazienza.

Bene, allora,” replicò lei ridendo, “il suo meraviglioso dono della chiaroveggenza e la sua collaudata conoscenza psichica del processo grazie a cui una personalità può essere disintegrata e distrutta… questi strani studi che sperimentate da tanti anni...”

Se è solo un caso di personalità multipla, allora devo rifiutare,” si affrettò ad interromperla di nuovo il dottore, con un’espressione annoiata negli occhi.

Non è così, ora, per favore, sia serio, perché voglio il suo aiuto.” disse la donna; “e se sceglierò le parole in maniera poco accurata, dovrà essere paziente con la mia ignoranza. Il caso che conosco la interesserà e nessun altro potrebbe occuparsene altrettanto bene. In effetti, un normale professionista non potrebbe occuparsene affatto, perché so che non c’è terapia o medicina che possa restituire il perduto senso dell’umorismo!”

Il suo ‘caso’ comincia ad interessarmi,’” le rispose e si mise comodo per ascoltare.

Mrs. Sivendson tirò un sospiro di soddisfazione quando lo vide andare all’interfono e lo sentì dire al cameriere che non voleva essere disturbato.

Credo che lei mi abbia già letto nel pensiero,” disse; “la sua conoscenza intuitiva di ciò che succede nella mente delle altre persone è sicuramente prodigiosa.”

Il suo amico scosse la testa e sorrise mentre sistemava la sedia in una posizione comoda e si preparava ad ascoltare attentamente quello che lei aveva da dire. Il dottore chiuse gli occhi, come faceva sempre quando voleva cogliere il vero significato di una narrazione che poteva essere espressa in modo inadeguato, perché, grazie a questo metodo, trovava più semplice sintonizzarsi con i pensieri autentici nascosti dietro le parole incerte.

John Silence era considerato un eccentrico dai suoi amici, perché era ricco per caso e, per scelta … un dottore. Che un uomo economicamente indipendente dovesse dedicare il suo tempo alla professione medica, soprattutto prendendosi cura della gente che non poteva pagare, oltrepassava completamente la loro comprensione. L’innata nobiltà di un’anima il cui principale desiderio era quello di aiutare coloro che da soli non potevano aiutarsi, li disorientava. Poi, questo li irritò al punto che, con sua somma soddisfazione, lo abbandonarono ai suoi marchingegni.

Il dottor Silence, tuttavia, era un libero professionista che non aveva un suo ambulatorio o un segretario, né tanto meno una metodologia professionale. Non prendeva parcelle, essendo nel fondo del cuore un sincero filantropo, e tuttavia, allo stesso tempo, non faceva alcun danno ai suoi colleghi, perché accettava solo casi dove non c’era niente da guadagnare e casi che lo interessassero per un qualche particolare motivo. Sosteneva che i ricchi potevano pagare, le persone molto povere potevano rivolgersi a organizzazioni caritatevoli, ma che una numerosa classe di lavoratori mal pagati e orgogliosi, spesso amanti delle arti, non poteva permettersi il costo di una settimana di paga solo per sentirsi dire di fare un viaggio.

Ma c’era un altro aspetto della sua personalità e della sua professione quello che ora ci interessa più da vicino, perché i casi che lo attraevano particolarmente non erano di un tipo comune, ma piuttosto di quella natura intangibile, elusiva e complessa meglio descritta come turbe psichiche e, sebbene lui fosse l’ultima persona ad approvare quel titolo, era ormai fuori questione che fosse conosciuto, più o meno da tutti, come ‘dottore del paranormale.’

Allo scopo di cimentarsi con casi del genere, si era sottoposto ad un lungo e severo addestramento, allo stesso tempo fisico, mentale e spirituale. In cosa consistesse esattamente questo addestramento, o dove vi si fosse sottoposto, nessuno sembrava saperlo - perché non ne parlava mai, dal momento che, infatti, egli non tradiva nessun’altra caratteristica del ciarlatano - ma il fatto che il suo addestramento avesse comportato la sua totale scomparsa dal mondo per cinque anni e che, quando era ritornato e aveva iniziato la sua singolare professione, nessuno si era mai sognato di apostrofarlo con il facile epiteto di imbonitore, testimoniava a favore della serietà della sua strana ricerca e anche della genuinità dei risultati ottenuti.

Per i moderni investigatori dell’occulto egli provava la calma tolleranza di colui che sa. C’era una traccia di compassione nella sua voce – non mostrava mai disprezzo – quando parlava dei loro metodi.

Questa classificazione dei risultati è, nel migliore dei casi, un lavoro privo di ispirazione,” mi disse una volta, dopo che ero stato suo assistente di fiducia per alcuni anni. “Non porta da nessuna parte e anche dopo un centinaio di anni non condurrà da nessuna parte. Si sta giocando con il lato sbagliato di un giocattolo piuttosto pericoloso. Molto meglio, sarebbe, esaminare le cause, e poi i risultati andrebbero a posto molto facilmente e si spiegherebbero da soli. Perché le fonti sono accessibili e aperte a tutti coloro che hanno il coraggio di condurre quella vita che sola rende possibile e sicura ogni investigazione sul campo.”

E riguardo al problema della chiaroveggenza, inoltre, il suo atteggiamento era decisamente sensato, perché sapeva quanto fosse estremamente raro l’autentico potere e che quella che viene comunemente chiamata chiaroveggenza non è niente più che un forte potere di visualizzazione.

Esso connota una sensibilità leggermente aumentata, niente di più,” era solito dire. “Il vero chiaroveggente deplora il suo potere, sapendo che aggiunge nuovo orrore alla vita ed è per sua natura una sofferenza. E scoprirai che questo è sempre il modo migliore per smascherarli.”

Così accadde che John Silence, questo medico con una formazione così insolita, fosse in grado di selezionare i suoi casi con una chiara conoscenza della differenza tra una mera suggestione isterica e il genere di turbe psichiche che reclamavano i suoi poteri speciali. Non trovò mai necessario ricorrere ai dozzinali misteri della divinazione perché, come l’ho sentito argomentare, dopo la soluzione di qualche problema particolarmente complesso, “I sistemi di divinazione, dalla geomanziai fin giù alla lettura delle foglie del tè, sono soltanto altrettanti metodi per oscurare la visione esteriore, affinché si possa dischiudere la visione interiore. Una volta che si è diventati padroni del metodo, nessun sistema è più necessario.”

E queste parole erano rivelatrici dei metodi di questo uomo eccezionale: la chiave di volta su cui si fondava il suo potere consisteva, prima di tutto, nella consapevolezza che il pensiero può agire a distanza e, secondariamente, che il pensiero è dinamico e può conseguire risultati materiali.

Impara a pensare,” avrebbe voluto dire, “e avrai imparato a spillare il potere alla sua sorgente.”

Riguardo al suo aspetto – aveva passato la quarantina – era di costituzione snella, con espressivi occhi marroni in cui brillava la luce della conoscenza e della fiducia in sé stesso e, allo stesso tempo, facevano pensare a quella meravigliosa gentilezza che si vede più spesso negli occhi degli animali. Una fitta barba nascondeva la bocca senza dissimulare la ferma determinazione delle labbra e della mascella; il viso comunicava in qualche modo un’impressione di limpidezza, quasi di luce, tanto delicatamente erano disegnati i suoi lineamenti.

Sulla sua bella fronte c’era quell’indefinibile tocco di pace che viene dall’identificare la mente con ciò che di permanente c’è nell’anima, lasciando scivolar via ciò che vi è di transitorio privo del potere di ferire o di arrecar danno; mentre, dal suo modo di fare, - così gentile, tranquillo e cordiale - pochi avrebbero saputo indovinare la forza di volontà che gli bruciava dentro come una grande fiamma.

Penso che dovrei descriverlo come un caso psichico,” continuò la signora svedese, cercando, ovviamente, di esprimersi nel modo più preciso possibile, “e proprio del genere che preferisce. Voglio dire un caso dove la causa è profondamente nascosta in un disaggio spirituale, e...”

Ma prima i sintomi, per favore, mia cara svenska,” la interruppe, con una serietà di modi stranamente autoritaria, “e poi le sue deduzioni.”

Lei si girò bruscamente sul bordo della sedia e lo fissò in faccia, abbassando la voce, per evitare di tradire le proprie emozioni troppo facilmente.

Secondo me, c’è soltanto un sintomo,” disse quasi sussurrando, come se stesse dicendo qualcosa di sgradevole - “paura… semplicemente paura.”

Paura fisica?”

Non credo; tuttavia, come posso escluderlo? Credo che sia un orrore generatosi nella regione psichica. Non è un’ordinaria allucinazione, l’uomo è del tutto sano di mente, ma vive nel terrore mortale di qualcosa...”

Non so quello che intende dire con ‘regione psichica’” disse il dottore con un sorriso, “tuttavia suppongo che voglia suggerirmi che sono i suoi processi spirituali, e non quelli mentali, ad essere colpiti. Comunque, cerchi di dirmi concisamente e chiaramente quello che sa di quest’uomo, i suoi sintomi, il suo bisogno di aiuto, il mio particolare aiuto, cioè, e tutto ciò che sembra vitale in questo caso. Prometto di ascoltarvi in religioso silenzio.”

Ci sto provando,” continuò seriamente, “ma devo farlo a parole mie e confidare nella sua intelligenza per districarsi mentre procedo. Si tratta di un giovane scrittore, e vive in una piccola casa fuori Putney Heathii. Scrive racconti umoristici – quasi un genere a parte: Pender – deve aver sentito il suo nome - Felix Pender. Oh, quell’uomo aveva un grande talento, e si sposò proprio contando su di esso: il suo futuro sembrava assicurato. Dico ‘aveva,’ perché, quasi improvvisamente, il suo talento lo abbandonò completamente. Peggio, si trasformò nel suo contrario. Non può più scrivere una sola riga nello stile che gli stava procurando tanto successo...”

Il dottor Silence aprì gli occhi per un secondo e la fissò.

Allora continua a scrivere? Il suo potere non è svanito?” chiese brevemente e poi chiuse di nuovo gli occhi per ascoltare.

Lavora come una furia,” proseguì la donna, “ma non produce niente – esitò un momento - “niente che possa usare o vendere. Le sue entrate sono praticamente cessate e conduce una vita molto precaria scrivendo recensioni o facendo i lavori più disparati – alcuni veramente strani. Tuttavia, sono convinta che il suo talento non lo ha veramente abbandonato del tutto, ma è semplicemente...”

Di nuovo Mrs. Sivendson esitò alla ricerca della parola giusta.

Sospeso,” suggerì il dottore, senza aprire gli occhi.

Rimosso,” continuò lei, dopo un momento per soppesare la parola, “semplicemente rimosso da qualcos’altro...”

Da qualcun altro?”

Vorrei saperlo. Tutto quello che posso dire è che è tormentato e il suo senso dell’umorismo è temporaneamente appannato – andato – rimpiazzato da qualcosa di tremendo che scrive ben altro. A meno che non si intervenga in maniera professionale, morirà semplicemente di fame. Eppure, ha paura di rivolgersi ad un dottore per timore di essere dichiarato pazzo e, comunque, non ci si può rivolgere ad un dottore per chiedergli di restituirci il nostro perduto senso dell’umorismo in cambio di una ghinea.”

Ne ha mai contattato qualcuno…?

Niente dottori, per il momento. Ha tentato con preti e persone religiose, ma ne sanno così poco e hanno una così scarsa capacità di comprensione. E la maggior parte di loro è così occupata a stare in equilibrio sui loro piccoli piedistalli...”

John Silence fermò la sua filippica con un gesto.

E come mai lei sa tante cose su di lui?” chiese gentilmente.

“Conosco molto bene Mrs. Pender – la conoscevo prima che si sposasse.”

Ed è forse lei la causa?”

No di certo. E’ una persona devota, una donna con un’ottima istruzione, sebbene senza essere veramente intelligente e con un senso dell’umorismo così scarso, che ride sempre al momento sbagliato. Ma non ha niente a che fare con la causa del malessere del marito e, infatti, se ne è resa conto soprattutto osservandolo, piuttosto che da quel poco che le ha detto. E lui, deve sapere, è una persona veramente amabile, un gran lavoratore, paziente… del tutto meritevole di essere salvato.”

Il dottor Silence aprì gli occhi e attraversò la stanza per suonare il campanello per il tè. Riguardo al caso dell’umorista, non ne sapeva molto più di quando si era seduto ad ascoltare la prima volta; ma capiva che le parole della sua amica svedese, per quanto si sforzasse, non sarebbero state di aiuto a svelare la realtà dei fatti. Soltanto un colloquio personale con lo scrittore avrebbe potuto farlo.

Tutti gli umoristi meritano di essere salvati,” disse con un sorriso, mentre la signora versava il tè. “Non possiamo permetterci di perderne nemmeno uno in questi tempi così difficili. Andrò a trovare il suo amico alla prima occasione.”

La donna lo ringraziò calorosamente, con una gran profusione di parole e lui, con molta difficoltà, da quel momento in poi tenne la conversazione rigorosamente circoscritta alla teiera.

Come risultato di questa conversazione e di qualche altra informazione che aveva raccolto con mezzi ben noti a lui e al suo segretario, qualche giorno più tardi, di pomeriggio, stava sfrecciando nella sua automobile verso Putney Hill per avere il suo primo colloquio con Felix Pender, lo scrittore umoristico vittima di qualche misteriosa affezione nella sua ‘regione psichica,’ che aveva cancellato il suo senso del comico, minacciato di mandare a pezzi la sua vita e distruggere il suo talento. E nel dottore, il desiderio di aiutare era probabilmente forte quanto il suo desiderio di conoscere e investigare.

Il motore si fermò con un rumore cupo, come se una grande pantera nera si nascondesse nel cofano. Il dottore – il ‘dottore del paranormale,’ come veniva chiamato a volte – uscì nella nebbia che incominciava a salire e si incamminò attraverso il minuscolo giardino che conteneva un abete annerito e uno stentato cespuglio di alloro. La casa era molto piccola e ci volle del tempo prima che qualcuno rispondesse al campanello. Poi, improvvisamente, nell’ingresso si accese una luce e sulla soglia di casa apparve una graziosa donnina che gli fece cenno di entrare.

Era vestita di grigio e la luce a gas cadde su una massa di capelli chiari accuratamente spazzolati. Sulla parete dietro di lei erano appesi polverosi uccelli impagliati e una disordinata esposizione di lance africane. Una cappelliera, con un piatto di bronzo pieno di grandi cartine per sigarette, guidò brevemente il suo sguardo fino alla cupa rampa di scale poco più in là. Mrs. Pender aveva occhi tondi come quelli di un bambino e lo salutò con un entusiasmo che a stento nascondeva la sua emozione, tuttavia si sforzava di apparire cordiale in modo naturale. Evidentemente, era rimasta a guardare in attesa del suo arrivo e aveva preceduto la cameriera. Era leggermente affannata.

Spero che non abbia atteso a lungo – penso che sia stato estremamente gentile a venire...” iniziò e poi si fermò di colpo quando vide la faccia di lui alla luce della lampada. C’era qualcosa nello sguardo del dottor Silence che non incoraggiava chiacchiere inutili. In quel momento era serio come nessuno mai.

Buona sera, Mrs. Pender,” disse, con un sorriso tranquillo che conquistava fiducia ma deprecava parole superflue, “La nebbia mi ha alquanto rallentato. Felice di vederla.”

Entrarono in un modesto salottino sul retro della casa, ammobiliato con cura ma deprimente. Sulla mensola del focolare erano allineati alcuni libri. Il fuoco era stato appena acceso, evidentemente. Riempiva la stanza di grossi sbuffi di fumo.

Mrs. Sivendson mi aveva parlato di una sua probabile visita,” si avventurò di nuovo la donnina, rivolgendogli uno sguardo amabile e tradendo ansia e impazienza in ogni gesto. “Ma stentavo a crederci. Penso che sia davvero gentile da parte sua. Il caso di mio marito è così particolare che… ebbene, sono certa che un dottore normale avrebbe immediatamente parlato di manicomio...”

Non è dentro, quindi?” chiese gentilmente il dottor Silence.

In manicomio?” ansimò la donna. “Oh Dio, no, non ancora!”

A casa, intendevo, ” disse ridendo.

Mrs. Pender diede un grosso sospiro.

Sarà qui a momenti,” gli rispose, ovviamente sollevata nel vederlo ridere; “ma il fatto è, che non vi aspettavamo così presto – voglio dire, mio marito pensava che non sarebbe venuto affatto.”

Mi fa sempre piacere venire… quando sono veramente desiderato e posso essere di aiuto,” disse prontamente, “e forse, è molto meglio che suo marito sia fuori, perché adesso che siamo soli può dirmi qualcosa circa i suoi problemi. Finora, mi creda, ho saputo molto poco.”

La voce le tremò mentre lo ringraziava e quando venne a sedersi al suo fianco, ebbe difficoltà a trovare le parole per iniziare.

In primo luogo,” iniziò timidamente e poi continuando con uno scroscio nervoso di parole incoerenti, “sarà semplicemente entusiasta della sua venuta, perché ha detto che lei è l’unica persona che avrebbe accettato di vedere – l’unico dottore, voglio dire. Ma, naturalmente, non sa quanto io sia spaventata, o quello che ho notato. Con me, finge che sia solo un esaurimento nervoso e sono sicura che non si rende conto di tutte le strane cose che gli ho visto fare. Ma la cosa principale, suppongo...”

Sì, la cosa principale, Mrs. Pender,” disse per incoraggiarla, notando la sua esitazione.

...è che pensa che non siamo soli in casa. Questa è la cosa principale.”

Mi riferisca più fatti – solo i fatti.”

Iniziò tutto la scorsa estate, quando ritornai dall’Irlanda; era rimasto qui da solo per sei settimane e pensai che avesse un aspetto stanco e malato – il viso era sfinito e confuso, se sa quello che voglio dire, e nel complesso sembrava senza forze. Disse che aveva lavorato sodo, ma che l’ispirazione l’aveva in qualche modo abbandonato e che non era soddisfatto di quello che aveva scritto. Disse che il suo senso dell’umorismo lo stava abbandonando, o si stava trasformando in qualcos’altro. C’era qualcosa nella casa – dichiarò – che” - enfatizzò le parole - “gli impediva di sentirsi allegro.”

Qualcosa in casa che gli impediva di sentirsi allegro,” ripeté il dottore. “Ah, incominciamo ad avvicinarci al cuore del problema!”

Sì,” continuò Mrs. Pender in modo incerto, “questo è quello che continuava a ripetere.”

Piccole cose, ma mi sembravano significative. Cambiò la stanza di lavoro dalla biblioteca, come la chiamiamo, al salotto. Disse che tutti i personaggi diventavano cattivi e terribili in biblioteca; mutavano, così gli sembrava di scrivere tragedie – tragedie abbiette e corrotte, le tragedie di anime malvagie. Ma ora dice lo stesso del salotto, ed è tornato in biblioteca.”

Ah!”

Purtroppo, c’è così poco che possa dirle,” continuò, parlando sempre più in fretta e gesticolando senza sosta. “Voglio dire, sono solo piccole cose, che fa e dice, ad essere strane. Quello che mi spaventa è che pensa che ci sia qualcun altro nella casa – qualcuno che io non ho mai visto. In realtà, non ne parla mai, ma l’ho visto farsi da parte sulle scale per lasciar passare qualcuno, l’ho visto aprire le porte per lasciare entrare o uscire qualcuno. Spesso, nella nostra camera da letto, sistema le sedie nella stanza come se ci si dovesse sedere qualcun altro. Oh… oh, sì, un paio di volte,” gridò, “un paio di volte...”

Si fermò e si guardò intorno con aria allarmata.

Sì?”

Un paio di volte,” ricominciò frettolosamente, come se sentisse un rumore che la preoccupava, “L’ho sentito correre – entrare e uscire dalle stanze senza fiato, come se qualcuno lo inseguisse...”

La porta si aprì mentre stava ancora parlando, troncando le sue parole a metà, e un uomo entrò nella stanza. Era bruno e ben sbarbato, giallognolo per meglio dire, con occhi sognanti e capelli scuri che crescevano radi alle tempie. Indossava un dimesso abito di tweed e uno sgualcito colletto di flanella. L’espressione dominante del volto era sbigottita – tormentata, un’espressione che in ogni momento poteva trasformarsi in uno sguardo di terrore e manifestare una totale perdita di autocontrollo.

Nel momento in cui vide il suo visitatore, sul suo volto stanco apparì un sorriso e si fece avanti per stringergli la mano.

Speravo in una sua visita; Mrs. Sivendson disse che avrebbe trovato il tempo,” disse semplicemente. La sua voce era flebile e lamentosa. “Sono felice di vederla, dottor Silence. ‘Dottore,’ se non sbaglio.”

Ebbene, ho diritto a questo titolo,” rise l’altro, “ma lo uso raramente. Non esercito in maniera regolare, cioè, Mi occupo solamente di casi che mi interessano particolarmente, oppure...”

Non finì la frase, perché i due uomini si scambiarono uno sguardo di intelligenza che lo rese inutile.

Ho sentito parlare della sua grande gentilezza.”

E’ il mio passatempo,” disse l’altro brevemente, “e il mio privilegio.”

Confido che la penserà allo stesso modo quando avrà ascoltato quello che ho da dirle,” continuò lo scrittore, con una certa stanchezza. Fece strada dall’ingresso fino ad una saletta per fumatori, dove poter parlare liberamente e indisturbati.

Nella saletta, con la porta chiusa e in completa privacy, l’atteggiamento di Pender cambiò e diventò molto serio. Il dottore gli si sedette di fronte, in modo da poterlo guardare in faccia. Si accorse che sembrava già più abbattuto. Evidentemente gli costava molto fare riferimento ai suoi tormenti.

Quello che ho, secondo me, è una profonda sofferenza spirituale,” iniziò senza tanti giri di parole, guardando il suo interlocutore dritto negli occhi.

Me ne sono accorto subito,” disse il dottor Silence.

Sì, se ne è accorto, naturalmente; la mia sfera psichica deve suggerire questo a chiunque abbia percezioni paranormali. Inoltre, sono sicuro, in base a quello che ho sentito dire, che lei è realmente un dottore dello spirito, più che un semplice guaritore del corpo.”

Lei ha un’opinione troppo alta di me,” rispose l’altro, “vero è, che preferisco casi, come sa, in cui è prima di tutto lo spirito a soffrire, poi il corpo.”

Capisco, sì. Ebbene, ho provato uno strano disturbo nel… non esattamente nella mia sfera fisica. Voglio dire che i miei nervi stanno bene e il mio corpo sta bene. Non ho delle vere e proprie allucinazioni, ma il mio spirito è torturato da una calamitosa paura, che la prima volta mi assalì in una strana maniera.”

John Silence si chinò in avanti per un momento, prese la mano del suo interlocutore e la tenne fra le sue per pochi brevi secondi, chiudendo gli occhi nel frattempo. Non stava ascoltando il suo battito, né stava facendo le cose che i dottori fanno di solito, stava semplicemente assimilando dentro di sé il tratto principale della condizione mentale dell’uomo, così da fare proprio il suo punto di vista ed essere in grado di trattare il suo caso entrando all’unisono con lui. Osservandolo da vicino, forse si sarebbe potuto notare che il suo corpo era attraversato da un lieve tremore dopo aver tenuto stretta la mano per qualche secondo.

Mi parli francamente, Mr. Pender,” disse dolcemente, lasciandogli la mano, e con un modo di fare estremamente calmo. “Mi descriva tutti i passi che hanno condotto all’inizio di questa invasione. Voglio dire, mi racconti di quale particolare droga si tratta, perché l’ha presa e come l’ha influenzata...”

Quindi sa che tutto è incominciato con una droga!” gridò lo scrittore, con palese stupore.

Me ne sono accorto dal ciò che osservo in lei e dai suoi effetti su me stesso. Lei è in una sorprendente condizione psichica. Alcune parti della sua sfera psicologica stanno vibrando ad una velocità molto maggiore delle altre. Questo è l’effetto di un droga. Mi permetta di finire, prego. Se la velocità più rapida di questa vibrazione si sparge per tutto l’organismo, lei diventerà, ovviamente, permanentemente conscio di un mondo molto più vasto di quello che conosce normalmente. Se, invece, la parte rapida ritorna alla velocità normale, lei perderà le occasionali percezioni amplificate che ha adesso.”

Lei mi stupisce!” esclamò lo scrittore, “perché le sue parole descrivono fedelmente quello che ho provato...”

Ne faccio menzione solo incidentalmente e per infonderle fiducia prima che affronti il resoconto del suo reale malessere,” continuò il dottore. “Ogni percezione, come sa, è il risultato di vibrazioni. La chiaroveggenza significa semplicemente che si diventa sensibili ad una più ampia scala di vibrazioni. Il risveglio dei sensi interiori, di cui sentiamo tanto parlare, non è altro che questo. La sua parziale chiaroveggenza è facilmente spiegata.

L’unica cosa che mi stupisce è come sia riuscito a procurarsi la droga, perché non è facile ottenerla in forma pura, nessuna tintura adulterata avrebbe potuto darle il tremendo impulso che, come vedo, lei ha acquisito. Ma, ora, continui a raccontarmi la sua storia a modo suo.”

La Cannabis indica,” continuò l’autore, “venne in mio possesso lo scorso autunno mentre mia moglie era via. Non è necessario che spieghi come l’ho avuta, perché non ha alcuna importanza, ma era il genuino estratto in forma liquida e non potei resistere alla tentazione di fare un esperimento. Uno dei suoi effetti, come sa, è di stimolare un riso torrenziale...”

Sì, a volte.”

...sono uno scrittore di racconti umoristici e volevo accrescere il mio senso del ridicolo… vedere la comicità da un punto di vista inconsueto. Volevo studiarla un po’, se possibile, e…”

Mi dica!”

Presi una dose sperimentale. Mi astenni dal cibo per sei ore, al fine di affrettarne l’effetto, chiuso nella mia stanza, e diedi ordine di non essere disturbato. Poi ingoiai la sostanza e aspettai.”

E l’effetto?”

Aspettai un’ora, due, tre, quattro cinque ore. Non successe niente. Non ci furono risate, ma solo una grande stanchezza. Non arrivò niente nella stanza o nei miei pensieri che avesse, anche solo lontanamente, un aspetto umoristico.

E’ sempre stata una droga estremamente inaffidabile,” lo interruppe il dottore. “Proprio per questo, ne facciamo un uso molto limitato.”

Alle due del mattino mi sentivo così affamato e stanco che decisi di interrompere l’esperimento e di non aspettare oltre. Bevvi un po’ di latte e me ne andai di sopra a dormire. Mi sentivo a terra e deluso. Mi addormentai subito e devo aver dormito per circa un’ora, quando mi svegliai all’improvviso con un gran rumore nelle orecchie. Era il frastuono delle mie risate! Stavo semplicemente tremando dal gran ridere.

All’inizio rimasi disorientato e pensai di aver riso in sogno, ma un attimo dopo mi ricordai della droga e fui contento di pensare che, dopo tutto, almeno un effetto lo avevo ottenuto. Aveva funzionato regolarmente, solo avevo calcolato male il tempo. L’unica cosa spiacevole allora, fu la strana sensazione di non essermi svegliato spontaneamente, ma che fossi stato svegliato da qualcun altro – deliberatamente. Questo mi venne in mente come una certezza nel mezzo delle mie fragorose risate e mi angosciò.”

Ha qualche sentore di chi possa essere stato?” chiese il dottore, estremamente in allerta, che ora stava ascoltando ogni parola con accresciuta attenzione.

Pender esitò e tentò di sorridere. Si scostò i capelli dalla fronte con un gesto nervoso.

Deve riferirmi ogni sua impressione, perfino le sue fantasie, sono importanti quanto le sue certezze.”

Ebbi la vaga idea che fosse qualcuno collegato al mio sogno dimenticato, qualcuno che era venuto da me durante il sonno, qualcuno con una grande forza e una grande abilità – estremamente forte – una personalità insolita e, ne ero certo, una donna.”

Una brava donna?” chiese con calma John Silence.

Pender ebbe un lieve sussulto a quella domanda e il suo volto pallido arrossì, come se ne fosse sorpreso. Ma scosse la testa immediatamente, con un indefinibile sguardo di orrore.

Malvagia,” rispose seccamente, “spaventosamente malvagia, e poi, mescolata a quella assoluta malvagità, c’era anche una certa perversione – la perversione di una mente squilibrata.”

Esitò un attimo e fissò il suo interlocutore con determinazione. Un’ombra di sospetto apparve nei suoi occhi.

No,” rise il dottore, “non deve temere che io la stia prendendo in giro o che pensi che lei sia pazzo. Tutt’altro. La sua storia mi interessa incredibilmente e senza saperlo, mi sta fornendo un gran numero di indizi col suo racconto. Deve sapere che io possiedo già una certa conoscenza in campo psichico.”

Tremavo così tanto a causa di quella violente risate,” continuò il narratore dopo un attimo, “sebbene non avessi un’idea chiara sulle cause della mia ilarità, che ebbi molta difficoltà ad alzarmi per prendere i fiammiferi, e avevo paura di spaventare la servitù al piano superiore con i miei scoppi di risate. Quando accesi il gas, scoprii che la stanza era vuota, naturalmente, e che la porta era chiusa come al solito. Quindi, mi vestii alla meglio e uscii sul pianerottolo, con la mia ilarità un po’ più sotto controllo, e mi avviai giù per le scale. Volevo prendere nota delle mie sensazioni. Mi tappai la bocca con un fazzoletto, per evitare di gridare forte e di far partecipe tutta la casa dei miei isterismi.”

E la presenza di questa...questa..?”

Aveva aleggiato intorno a me per tutto il tempo,” disse Pender, “ma sembrava essersi momentaneamente ritirata. Probabilmente, le mie risate avevano ucciso ogni altra emozione.”

E quanto le ci volle per scendere le scale?”

Stavo proprio arrivando a questo punto. Vedo che conosce tutti i miei ‘sintomi’ in anticipo, per così dire; perché, naturalmente, pensai che non sarei mai arrivato giù. Per ogni scalino, sembravano volerci cinque minuti e per attraversare il piccolo ingresso in fondo alle scale – ebbene, avrei potuto giurare che c’era voluto un viaggio di mezz’ora, se il mio orologio non avesse certificato che si trattava solo di pochi secondi. Tuttavia camminai velocemente e tentai di spingermi avanti. Non servì a nulla. Apparentemente, camminavo senza avanzare e a quel ritmo mi ci sarebbe voluto una settimana per arrivare in fondo a Putney Hill.”

A volte, una dose sperimentale altera radicalmente la percezione del tempo e dello spazio...”

Ma quando alla fine arrivai nel mio studio e accesi la lampada a gas, ci fu un cambiamento orribile e improvviso, come il lampo di un fulmine. Fu come una doccia gelata, e proprio nel mezzo di quella tempesta di risate...”

Sì, cosa?” chiese il dottore, piegandosi in avanti e scrutando nei suoi occhi.

fui sopraffatto dal terrore,” disse Pender, abbassando la sua voce stridula al solo ricordo di quel momento.

Si fermò un attimo e si asciugò la fronte, l’espressione terrorizzata e spiritata dei suoi occhi ora dominava tutta la faccia. Eppure, per tutto il tempo, gli angoli della bocca suggerirono una possibile risata, come se il ricordo della passata ilarità continuasse a divertirlo. La combinazione di paura e di riso sul suo volto era davvero particolare e dava una grande veridicità alla sua storia, allo stesso tempo, dava una bizzarra aria orrifica a tutti i suoi gesti.

Terrore, non è così?” ripeté il dottore con calma.

Sì, terrore, perché, anche se la cosa che mi aveva svegliato sembrava che se ne fosse andata, il suo ricordo mi spaventava ancora e mi accasciai su una sedia. Poi, chiusi la porta e cercai di ragionare fra me e me, ma la droga rendeva i miei movimenti così lenti, che mi ci vollero cinque minuti per raggiungere la porta, e altri cinque per ritornare alla sedia. Le risate, poi, continuavano a ribollire dentro di me – grandi e grasse risate che mi scuotevano come raffiche di vento – così che anche il mio terrore mi faceva quasi ridere. Oh, ma posso assicurarle, dottor Silence, che quella mescolanza di paura e riso era del tutto abbietta."

Si appoggiò di nuovo allo schienale della sedia, ridendo fra sé e sé e agitando le mani in aria nel ricordare e, a quella vista, anche il dottor Silence si mise a ridere.

Prosegua, la prego,” disse, “capisco bene. Anche io so qualcosa delle risate provocate dall’hashish.”

Lo scrittore si ricompose e ricominciò, mentre il suo volto ridiventava velocemente serio.

Così, vede, fianco a fianco con questa assurda ilarità, apparentemente senza motivo, c’era anche un assurdo terrore, apparentemente senza motivo. La droga aveva causato le risate, lo sapevo, ma cosa avesse indotto il terrore, non riuscivo ad immaginarlo.

Poi, improvvisamente, gli oggetti nella stanza mi presentarono di nuovo il loro aspetto buffo e mi fecero riprendere a ridere in maniera ancora più furiosa di prima. La libreria era ridicola, la poltrona un perfetto clown, il modo in cui l’orologio mi fissava dalla mensola sul focolare era troppo comico per esprimerlo a parole; la disposizione dei fogli e del calamaio sulla scrivania mi solleticarono finché non iniziai a ridere fragorosamente, a tremare e a reggermi i fianchi mentre le lacrime mi bagnavano la faccia. E quel poggiapiedi! Ah, quell’assurdo poggiapiedi! Dovunque, dietro il divertimento si nascondeva la paura. Era terrore col berretto a sonagli, così divenni il campo di gioco per due contrastanti emozioni, armate e pronte a combattersi fino alla morte. Gradualmente, poi, crebbe in me l’impressione che questa paura fosse causata dall’invasione – così l’ha chiamata lei proprio ora – della ‘persona’ che mi aveva svegliato: era incredibilmente malvagia, nemica della mia anima o, perlomeno, di tutto ciò che in me aspirava al bene. Rimasi lì, a tremare e a sudare, ridendo di ogni oggetto nella stanza, ma sempre con questo terrore bianco che dominava il mio cuore. E questa creatura continuava...continuava a insinuare...”

Esitò di nuovo, facendo abbondante uso del suo fazzoletto.

Insinuare cosa?”

...idee nella mia mente,” continuò guardando nervosamente in giro per la stanza. “Controllando, di fatto, il corso dei miei pensieri, così da escludere il flusso consueto per iniettarvi il proprio. Sembra tutto una follia! Lo so, ma è vero. E’ il solo modo in cui posso spiegarlo. Per di più, se da un canto questa operazione mi terrorizzava, l’abilità con cui veniva portata avanti mi faceva ridere di nuovo se la paragonavo alla goffaggine umana. Fui sopraffatto dalle risate quando compresi la superiorità di questo metodo diabolico, rispetto ai nostri metodi limitati e pasticcioni usati per educare le menti altrui, per inculcare idee e così via. Eppure, le mie risate sembravano cupe e spaventose e pensieri tragici e malvagi procedevano alle calcagne di quelli comici. Oh, dottore, glielo ripeto, era snervante!”

John Silence sedeva silenzioso con la testa in avanti per afferrare ogni parola della storia che l’altro continuava a raccontare tutto d’un fiato, con frasi nervose e spezzate e a bassa voce.

Nel frattempo, non vide niente… nessuno?” chiese.

Non con i miei occhi. Non ci furono allucinazioni visive. Ma nella mia mente iniziò a nascere la vivida immagine di una donna – imponente, dalla pelle nera, con denti bianchi e lineamenti mascolini e un occhio, il sinistro così cascante, da sembrare quasi chiuso. Oh, che volto terribile…!”

Un volto che riconoscerebbe?”

Pender rise in modo spaventoso.

Vorrei poterlo dimenticare,” sussurrò, “vorrei soltanto poterlo dimenticare!” Allora, si sporse improvvisamente in avanti e afferrò la mano del dottore con un gesto commovente.

Devo dirle quanto le sono grato per la sua pazienza e comprensione,” gridò, con un tremito nella voce, “e… per il fatto che non crede che io sia matto. Non ho raccontato a nessuno nemmeno un quarto di questa storia, e la semplice libertà di parola – il sollievo di condividere la mia sofferenza con qualcun altro – mi ha già aiutato più di quanto possa dire.”

Il dottor Silence gli strinse leggermente la mano e lo guardò fisso negli occhi spaventati. La sua voce era molto gentile quando gli rispose.

Il suo caso, sappia, è davvero singolare, ma di avvincente interesse per me,” disse, “perché minaccia, non la sua esistenza fisica, ma il tempio della sua esistenza psichica – la vita interiore. La sua mente non ne sarebbe permanentemente influenzata qui ed ora, in questo mondo, ma nell’esistenza successiva, quando il corpo viene abbandonato, potrebbe svegliarsi con lo spirito così contorto, così distorto, così corrotto, da diventare spiritualmente folle – una condizione molto più radicale rispetto ad essere semplicemente pazzo qui.”

Sulla stanza, e fra i due uomini che sedevano l’uno di fronte all’altro, sopraggiunse una strana quiete.

Lei davvero crede… buon Dio!” balbettò lo scrittore, appena recuperò l’uso della parola.

Rimandiamo i dettagli a più tardi, per il momento devo solo dirle che non le avrei parlato in questo modo, a meno che non fossi assolutamente sicuro di poterla aiutare. Oh, riguardo a questo non c’è alcun dubbio, mi creda. In primo luogo, i meccanismi di questa straordinaria droga mi sono estremamente familiari, droga che ha avuto l’effetto fortuito di metterla in comunicazione con forze di un’altra dimensione e, secondariamente, ho un’incrollabile certezza nell’esistenza di eventi soprannaturali, così come ho acquisito una notevole conoscenza dei processi psichici attraverso lunghi ed estenuanti esperimenti. Il resto è, o dovrebbe essere, semplice trattamento simpatetico e applicazione pratica. L’hashish le ha parzialmente aperto un altro mondo, aumentando la velocità della sua vibrazione psichica e rendendola, così, insolitamente sensibile. Lei è stato assalito da antiche forze collegate a questa casa. Per il momento, sono perplesso solamente per quel che riguarda la loro esatta natura, perché se fossero di natura ordinaria, dovrei essere io stesso sufficientemente sensibile da sentirli. Ma mi rendo conto di non aver percepito ancora niente. Ma ora, la prego continui, Mr. Pender, e mi racconti il resto della sua incredibile storia e, quando avrà finito, le parlerò dei metodi di cura.”

Pender fece scivolare la sua sedia un po’ più vicino al gentile dottore e poi continuò il suo racconto con la stessa voce ansiosa.

Dopo che ebbi preso alcuni appunti sulle mie impressioni, tornai finalmente su e andai a letto. Erano le quattro del mattino. Mentre salivo, continuai a ridere – del grottesco corrimano, della buffa fisionomia della finestra delle scale, della comica sistemazione dei mobili e del ricordo di quello sfacciato poggiapiedi nella stanza di sotto; ma non accadde più niente che mi disturbasse o mi allarmasse, e la mattina successiva mi svegliai tardi, dopo un sonno senza sogni, senza altre conseguenze per il mio esperimento se non un leggero mal di testa e le estremità gelate a causa della circolazione rallentata.”

Sparita anche la paura?” chiese il dottore.

Sembrava che me ne fossi dimenticato o, perlomeno, che la attribuissi a semplice nervosismo. Per il momento, in qualche modo, sembrava sparita, e per tutto il giorno non feci altro che scrivere, scrivere, scrivere. Il mio senso del comico sembrava essere aumentato a dismisura e i miei personaggi agivano senza sforzo, alimentati da un genuino umorismo. Ero infinitamente compiaciuto di questo risultato del mio esperimento. Ma quando la stenografa se ne fu andata e andai a rileggere le pagine che aveva trascritto a macchina, mi ricordai dei suoi improvvisi sguardi pieni di sorpresa e dello strano modo che aveva di guardarmi mentre dettavo. Rimasi stupefatto di quello che lessi e riuscii a stento a credere che fosse opera mia.

E perché?”

Era così contorto. Le parole, in effetti, erano le mie, per quel che potevo ricordare, ma il loro significato sembrava strano. Mi spaventò. Il senso era così alterato. Proprio dove i miei personaggi avrebbero dovuto far ridere a crepapelle, ne risultavano soltanto emozioni di un sinistro umorismo. Spaventose allusioni erano riuscite ad insinuarsi nelle frasi. C’era un umorismo di una qualche specie, ma era bizzarro, orribile, avvilente, e ogni tentativo di analizzarlo accresceva soltanto il mio sgomento. La storia, come recitava allora, mi diede i brividi, perché grazie a questi lievi cambiamenti era giunta in qualche modo a contenere l’essenza stessa dell’orrore, un orrore travestito da divertimento.

Può mostrarmi questo scritto?”

Lo scrittore scosse la testa.

L’ho distrutto,” sussurrò. “Ma, alla fine, anche se, naturalmente, ne ero estremamente turbato, mi persuasi che ciò era dovuto ai postumi della droga, una sorta di reazione secondaria che aveva distorto la mia mente e mi faceva vedere interpretazioni macabre in parole e situazioni che probabilmente non ne contenevano per davvero.”

E, nel frattempo, la presenza di quella persona la abbandonò?”

No, quella rimase, più o meno. Quando la mia mente era impegnata attivamente, me ne dimenticavo, ma quando oziava o sognava o non faceva niente di particolare, eccola accanto a me, con la sua influenza nefasta sulla mia mente...”

In che modo, precisamente?”

Mi venivano pensieri malvagi, intriganti, visioni di crimini, odiose immagini di cattiverie, e quel genere di immaginazione perversa che fino a quel momento era stata estranea, addirittura impossibile, alla mia normale natura...”

La pressione del potere oscuro sulla personalità,” mormorò il dottore, prendendo velocemente nota.

Cosa? Non riesco a capire precisamente...”

Prego, continui. Sto semplicemente prendendo nota; ne capirà a pieno lo scopo più tardi.”

Perfino quando mia moglie ritornò ero ancora consapevole di questa presenza nella casa; era collegata alla mia essenza psichica nel modo più intimo possibile; ed esternamente mi sentivo stranamente costretto ad essere educato e rispettoso nei suoi confronti – aprire la porta, porgerle la sedia e comportarmi in modo estremamente deferente quando mi era vicina. Alla fine, divenne molto esigente e, se sbagliavo qualche piccolo particolare, in qualche modo sapevo che mi avrebbe perseguitato per tutta la casa, da una stanza all’altra, inseguendo la mia stessa anima fino alla sua più intima dimora. Per quanto riguardava le mie attenzioni, veniva certamente prima di mia moglie.

Ma lasci che finisca la storia della mia dose sperimentale, perché tre notti dopo la ripresi, e patii un’esperienza molto simile: dapprincipio l’effetto tardò a venire, e poi, quando finalmente arrivò, con uno scroscio di quelle false risate demoniache, ne fui completamente travolto. Questa volta, comunque, ci fu un capovolgimento della mutata scala dello spazio e del tempo: si accorciò invece di allungarsi; così mi vestii e scesi giù in circa venti secondi e il paio d’ore che rimasi a lavorare nello studio trascorsero letteralmente in dieci minuti.”

Questo è spesso vero per una dose eccessiva,” intervenne il dottore, “e si può percorrere un miglio in pochi minuti, o pochi metri in un quarto d’ora. E’ quasi incomprensibile per quelli che non ne hanno mai fatto esperienza ed è una strana prova del fatto che spazio e tempo sono solamente categorie del pensiero.”

Questa volta,” proseguì Pender, parlando sempre più velocemente a causa dell’eccitazione, “ci fu un altro straordinario effetto, e sperimentai uno strano cambiamento dei sensi, così che percepii il mondo esterno attraverso un unico canale sensoriale amplificato invece che attraverso le cinque divisioni conosciute come vista, odorato, olfatto, tatto, e così via. So che mi capirà quando le dirò che sentivo le immagini e vedevo i suoni. Non c’è lingua che possa rendere comprensibile tutto questo, naturalmente, e posso solo dire, per esempio, che lo scoccare dell’orologio mi si presentò davanti come un’immagine sospesa nell’aria.

Vedevo il trillo del campanello. Ed esattamente allo stesso modo, udivo i colori nella stanza, specialmente i colori di quei libri sulla mensola dietro di lei. Quelle rilegature rosse le percepivo come suoni profondi, e le copertine gialle di quelle rilegature alla francese al loro fianco producevano una nota acuta e penetrante, non dissimile dal cinguettio degli stormi. Quella libreria marrone borbottava, mentre le tendine verdi di fronte continuavano ad emettere una sorta di mormorio costante, simile alle note più basse di un grammofono. Ma mi accorgevo di questi suoni solamente quando fissavo attentamente i diversi oggetti e li prendevo in considerazione. La stanza, capisce, non risuonava di un coro di note, ma quando mi concentravo su di un colore, lo sentivo, oltre a vederlo.”

Vasilij Vasil’evič Kandinskij. Composizione 8, 1923
Questo è un effetto noto, anche se raro, della Cannabis indica,” osservò il dottore. E provocò nuove ristate, non è vero?”

Soltanto il borbottio della libreria mi fece ridere. Era così simile ad un grosso animale che cerca di farsi notare, e mi fece pensare ad un orso da circo – pieno di una sorta di patetico umorismo, secondo me. Ma questa mescolanza dei sensi non produsse alcuna confusione nel mio cervello. Al contrario, ero insolitamente lucido e sperimentai un’intensificazione della coscienza e mi sentii meravigliosamente vivo e mentalmente sveglio.

Inoltre, quando presi un matita per assecondare un improvviso impulso a disegnare - un talento che normalmente non possiedo – scoprii che non potevo disegnare altro che teste, niente altro, in effetti, che una testa – sempre la stessa – la testa di una donna dalla pelle scura, con lineamenti grossolani e terribili e un occhio sinistro estremamente cascante, ed era così ben disegnata, inoltre, che ne rimasi stupito, come può immaginare...”

E l’espressione del volto…?”

Pender esitò un attimo cercando le parole, mentre si guardava intorno con le mani in aria e le spalle curve. Un tremito visibile gli percorreva il corpo.

Quella posso soltanto descriverla come… oscurità,” rispose a bassa voce, “la faccia di un’anima oscura e malvagia.”

Ha distrutto anche i disegni?” chiese il dottore bruscamente.

No, li ho tenuti.” disse ridendo, e si alzò per prenderli da un cassetto dietro di lui.

Ecco tutto quello che rimane dei ritratti, guardi,” aggiunse, spingendo un fascio di fogli sotto gli occhi del dottore, “niente se non qualche scarabocchio. Questo è tutto quello che trovai il mattino dopo. Non avevo disegnato nessuna testa, in realtà – niente se non queste linee, macchie e ghirigori. I ritratti erano del tutto soggettivi ed esistevano solo nella mia mente che li aveva ricavati da quei pochi tratti disordinati di penna. Era soltanto un’illusione, come l’alterata scala dello spazio e del tempo. Tutto sparì con lo sparire degli effetti della droga. Ma non quell’altra cosa. Voglio dire, la presenza di quell’anima nera rimase con me. E’ ancora qui. E’ reale. E non so come sfuggirle.”

E’ collegata alla casa, non alla sua personalità. Deve lasciare questa casa.”

Sì. Soltanto, non posso permettermi di lasciare questa casa, perché il mio lavoro è il mio unico mezzo di sostentamento, e – ebbene, a causa di questo cambiamento non posso nemmeno più scrivere. Sono orribili, questi racconti senza gioia che scrivo adesso, con la loro finta allegria, la loro diabolica suggestione. Orribili? Diventerò pazzo se continua così.”

Alzò lo sguardo e guardò in giro per la stanza come se si aspettasse di vedere qualche forma spettrale.

Questa influenza indotta nella mia casa dal mio esperimento, ha ucciso in un lampo, in un sol colpo, le sorgenti del mio umorismo e, anche se continuo a scrivere racconti umoristici, – ho un certo nome, deve sapere – la mia ispirazione si è inaridita, e sono costretto a bruciare molti dei miei scritti – sì, dottore, bruciare, prima che qualcuno li veda.”

Perché completamente alieni alla sua mente e alla sua personalità?”

Completamente! Come se qualcun altro li avesse scritti...”

Ah!”

E scioccanti!” Si passò velocemente la mano sugli occhi ed espirò lentamente. “Eppure dannatamente intelligenti se si considera il consumato metodo con cui i turpi suggerimenti venivano insinuati sotto le mentite spoglie di un genere di alta comicità. La mia stenografa mi abbandonò, naturalmente, e io ho avuto paura di prenderne un’altra...”

John Silence si alzò e iniziò a camminare per la stanza con calma, senza parlare; sembrava che stesse esaminando i ritratti alle pareti e che stesse leggendo i nomi dei libri sparsi in giro. Si fermò di colpo sul tappetino del caminetto, con la schiena rivolta al fuoco e girato in modo da poter guardare il suo paziente negli occhi. Il volto di Pender era grigio e tirato, dominato dalla solita espressione di terrore: il lungo racconto lo aveva logorato.

Grazie, Mr. Pender,” disse, mentre una strana luce gli illuminava il volto delicato e tranquillo; “grazie per la sincerità e la franchezza del suo racconto. Ma, a questo punto, penso che non ci sia niente altro da chiederle.” Si soffermò ad analizzare a lungo i lineamenti emaciati dello scrittore, e attirò di proposito gli occhi dell’uomo verso i suoi, incrociandoli con uno sguardo pieno di forza e di fiducia, calcolato per ispirare coraggio anche alla più debole delle anime. “E, per cominciare,” aggiunse, con un sorriso accattivante, “Mi permetta di rassicurarla, senza ulteriore indugio, che non ha nessun motivo di allarmarsi, perché lei non è pazzo o preda di illusioni più di quanto lo sia io stesso...”

Pender emise un sospiro profondo e cercò di ricambiare il sorriso.

...e questo è semplicemente un caso, per quel che posso giudicare al momento, di invasione psichica, una molto particolare e davvero sinistra, se forse capisce quello che voglio dire...”

E’ una strana espressione, l’avete già usata in precedenza,” disse lo scrittore stancamente, tuttavia ascoltando avidamente ogni parola della diagnosi e profondamente commosso dall’intelligente sensibilità che non una volta aveva consigliato il manicomio.

Possibile,” replicò l’altro, “e una strana afflizione, mi concederà, tuttavia non sconosciuta ai popoli antichi, né a quelli moderni, forse, che ammettono la possibilità di interazione, sotto l’influenza di determinati patogeni, tra questo mondo e un altro.”

E lei pensa,” chiese Pender precipitosamente, “che tutto questo sia dovuto principalmente alla Cannabis? Non c’è niente di radicalmente sbagliato in me… niente di incurabile, o…?”

Dovuto interamente all’overdose,” replicò con enfasi il dottor Silence, “all’azione diretta della droga sulla sua sfera psichica. L’ha resa ultra sensibile facendola reagire ad un aumentato ritmo della vibrazione. E, lasci che glielo dica, Mr. Pender, il suo esperimento avrebbe potuto avere risultati molto più terribili. L’ha portata in contatto con una categoria dell’invisibile alquanto singolare ma, penso, di carattere fondamentalmente umano. Avrebbe potuto altrettanto facilmente essere completamente spinto fuori dall’ambito umano, e i risultati di una tale evenienza sarebbero stati veramente terribili. Non ho bisogno di allarmarla su questo punto, ma devo menzionarlo per darle un avvertimento che lei non vorrà fraintendere o sottostimare dopo tutto quello che ha passato.

Mi sembra sconcertato. Lei non afferra completamente dove voglio arrivare e non c’era che da aspettarselo, perché lei, suppongo, è il tipico cristiano nominaleiii con l’elevato livello etico del cristiano nominale e un’assoluta ignoranza delle potenzialità dello spirito. Oltre ad una qualche infantile cognizione di ‘malvagità spirituale nei luoghi ultraterreni,’ lei probabilmente non ha alcuna idea di cosa possa accadere una volta superato lo stretto abisso che è stato misericordiosamente stabilito tra lei e l’Altro Mondo. Ma i miei studi e il mio apprendistato mi hanno condotto molto al di là dei percorsi ortodossi, e ho fatto esperimenti di cui a stento potrei parlarle in un linguaggio a lei comprensibile.”

Si fermò un attimo per notare l’attonito interesse nel volto e nell’atteggiamento di Pender. Ogni parola da lui pronunciata era calcolata attentamente, conosceva esattamente il valore e l’effetto delle emozioni che desiderava suscitare nel cuore dell’essere afflitto davanti a lui.

E grazie ad una qualche conoscenza che mi sono guadagnata attraverso svariate esperienze,” continuò con calma, “posso diagnosticare che il suo caso è quello di un’invasione psichica, come ho detto poc’anzi.”

E la natura di questa… ehm… invasione?” balbettò lo stupefatto scrittore di racconti umoristici.

Non c’è motivo per cui non dovrei immediatamente dire che ancora non lo so di sicuro,” rispose il dottor Silence. “Potrei dover fare qualche esperimento, prima...”

Su di me?” ansimò Pender, trattenendo il respiro.

Non esattamente,” disse il dottor, con un austero sorriso, “ma col suo aiuto, forse. Ho intenzione di testare le condizioni della casa – per accertare, strano ma vero, la natura di queste forze, di questa strana personalità che la sta perseguitando...”

Al momento attuale lei non ha nessuna precisa idea di chi… cosa… perché...” chiese l’altro in una raffica incontrollata di interesse, terrore e stupore.

Ho un’idea molto precisa, ma nessuna prova, invece,” rispose il dottore. “Gli effetti della droga sull’alterata scala dello spazio e del tempo e la fusione dei sensi non hanno niente a che fare con l’invasione. Questo succede a chiunque sia abbastanza pazzo da prendere una dose sperimentale. Sono gli altri aspetti del suo caso ad essere insoliti.

Ecco, lei ora è in contatto con emozioni, desideri e propositi violenti, ancora attivi nella casa, che furono concepiti in passato da una qualche potente e malvagia personalità che abitò qui. Quanto tempo fa, o perché ancora persistano in maniera così forte, non posso dirlo con sicurezza. Ma direi che sono soltanto forze che agiscono in maniera automatica con tutta la potenza del loro terrificante impeto iniziale.

Non guidati da un essere vivente, una volontà senziente, intende?”

Probabilmente no – ma non di meno pericolosi proprio per questo e più difficili da affrontare. Non posso spiegarle in pochi minuti la natura di tali fenomeni, perché non ha fatto gli studi che la metterebbero in grado di seguirmi, ma ho motivo di credere che nonostante l’annientamento che segue alla morte di un essere umano, i suoi poteri possono ancora persistere e continuare ad agire in una maniera cieca e inconsapevole. Di regola, si dissipano velocemente, ma nel caso di una personalità molto forte, possono durare a lungo. E, in alcuni casi – e sono incline a credere che questo sia uno di quelli – queste forze possono fondersi con alcune entità non umane che così continuano la loro vita indefinitamente e aumentano la loro forza ad un livello incredibile. Se la personalità originale era malvagia, gli esseri attratti dalle forze superstiti saranno anch’essi malvagi. Nel nostro caso, penso che ci sia stato un incremento insolito e spaventoso dei pensieri e dei propositi lasciati dietro di sé, tanto tempo fa, da una donna di consumata cattiveria e grande forza di carattere e d’intelletto. Ora, inizia a capire, almeno in parte, dove voglio arrivare?”

Pender guardava fisso il suo compagno, mentre i suoi occhi erano pieni di puro orrore. Ma non trovò niente da dire, e il dottore continuò.

Nel suo caso, predisposto dall’azione della droga, lei ha sperimentato l’assalto di queste forze in tutta la loro potenza. Sono queste che cancellano completamente il suo senso dell’umorismo, la fantasia e l’immaginazione – tutto ciò che genera allegria e speranza. Cercano, forse in modo del tutto automatico, di scacciare i suoi pensieri per prenderne il posto. Lei è la vittima di un’invasione psichica. Allo stesso tempo, lei è diventato un chiaroveggente nel vero senso della parola. Lei è un chiaroveggente e una vittima."

Pender si asciugò la faccia e sospirò. Si alzò dalla sedia e andò al caminetto per riscaldarsi.

Lei penserà che io sia un ciarlatano per parlare in questo modo, o un pazzo,” rise il dottor Silence. “Ma non si preoccupi di questo. Sono venuto per aiutarla, e potrò aiutarla se lei farà quello che le dico: deve lasciare questa casa immediatamente. Oh, non si preoccupi delle difficoltà, le affronteremo insieme. Posso mettere un’altra casa a sua disposizione, oppure potrei subentrare nella proprietà, per poi farla abbattere. Il suo caso mi interessa moltissimo, e ho intenzione di assisterla, in modo che lei non sia più in apprensione e domani possa riprendere il suo vecchio tran tran lavorativo! La droga ha fornito a lei, e quindi a me, una scorciatoia per un’esperienza molto interessante. Gliene sono grato.”

Lo scrittore attizzò il fuoco energicamente, mentre veniva sopraffatto da un’ondata di emozione. Lanciò un’occhiata nervosa verso la porta.

Non c’è alcun bisogno di allarmare sua moglie o di raccontarle i dettagli della nostra conversazione,” proseguì l’altro con calma. “Le faccia sapere che lei ritornerà presto in possesso del suo senso dell’umorismo e della sua salute, e le spieghi che le presterò un’altra casa per sei mesi. Nel frattempo, avrò il diritto di usare questa casa per un paio di notti per condurre il mio esperimento. Siamo d’accordo?”

Posso solo ringraziarla dal profondo del cuore,” balbettò Pender, incapace di trovare le parole per esprimere la sua gratitudine. Poi esitò un attimo, scrutando ansiosamente il volto del dottore.

E l’esperimento in questa casa?” disse alla fine.

Di natura semplicissima, mio caro Pender. Sebbene io stesso sia un sensitivo addestrato ad arte, e di conseguenza consapevole della presenza di entità disincarnate come regola, finora, qui dentro, non ho sentito niente del genere. Questo mi rende sicuro del fatto che le forze che agiscono qui sono del tutto insolite. Quello che propongo è di eseguire un esperimento allo scopo di far venire allo scoperto questa entità maligna, di persuaderla ad uscire fuori dalla sua tana, per così dire, così che possa esaurirsi attraverso me e dissiparsi per sempre. Io sono già stato vaccinato,” aggiunse, “mi considero immune.”

Santi del Paradiso!” ansimò lo scrittore, lasciandosi cadere sulla sedia.

Diavoli dell’inferno! Potrebbe essere un’esclamazione più appropriata,” rise il dottore. “Ma, seriamente, Mr. Pender, questo è quello che suggerisco di fare, col suo permesso.”

Naturalmente, naturalmente,” gridò l’altro, “ha il mio permesso e i miei migliori auguri di successo. Non riesco a vedere nessuna obbiezione plausibile, ma...”

Ma cosa?”

Prego il cielo che lei non intraprenda questo esperimento da solo.”

Oh Dio, no, non da solo.”

Mi prometta che porterà un compagno dai nervi saldi e affidabile in caso di necessità.”

Porterò due compagni,” disse il dottore.

Ah, molto meglio, mi sento sollevato. Sono sicuro che fra le sue conoscenze deve avere uomini che...”

Non sto pensando di portare degli uomini, Mr. Pender.”

L’altro lo fissò bruscamente.

Non capisco, chi vuole portare, allora?”

Animali,” spiegò il dottore, incapace di reprimere un sorriso all’espressione sorpresa del suo interlocutore. “Due animali, un gatto e un cane.”

Pender lo fissò con gli occhi fuori dalle orbite poi, senza pronunciare parola, lo condusse nella camera attigua, dove sua moglie li aspettava per il tè.



II

Pochi giorni dopo, lo scrittore e sua moglie, con loro grande sollievo, si trasferirono in una piccola casa ammobiliata messa gratuitamente a loro disposizione in un’altra parte di Londra. John Silence, tutto preso dal suo imminente esperimento, si preparò a trascorrere una notte nella casa vuota in cima a Putney Hill. Furono approntate solo due camere: lo studio al piano terra e la camera da letto soprastante; tutte le altre furono chiuse e nessun servitore fu lasciato nella casa. La macchina ebbe ordine di passarlo a prendere il mattino seguente alle nove.

E, nel frattempo, il suo segretario ebbe istruzioni di verificare la storia passata della casa e gli eventi ad essa collegati e scoprire tutto quel che poteva riguardo alla personalità degli inquilini precedenti, recenti o remoti.

Il dottor Silence selezionò con cura e discernimento gli animali attraverso la cui sensibilità intendeva verificare ogni minima anomalia nell’atmosfera dell’edificio. Era convinto (e aveva già fatto singolari esperimenti per provarlo) che gli animali fossero più spesso, e più sinceramente, chiaroveggenti degli esseri umani.

Molti di loro, ne era convinto, possedevano capacità percettive di gran lunga superiori alla semplice acutezza dei sensi comune a tutti gli abitanti dei territori selvaggi, dove i sensi diventano particolarmente vigili; essi hanno quello che definiva ‘chiaroveggenza animale,’ e in base ai suoi esperimenti con cavalli, cani, gatti e perfino uccelli, aveva tratto determinate conclusioni che, comunque, non è necessario riferire qui in modo dettagliato.

Il gatto che scelse, ormai cresciuto, aveva vissuto con lui da quando era un gattino, un gattino di sconcertante dolcezza e audace malizia. Era imprevedibile e bizzarro, sempre intento ai suoi misteriosi giochi negli angoli della stanza, balzando alla vista di invisibili nullità, saltando in aria di lato e cadendo con le sue morbide zampine in un’altra parte del tappeto, sempre con un’aria di dignitosa serietà, a dimostrazione che l’esibizione era necessaria al proprio benessere e non era stata fatta solamente per impressionare uno sciocco pubblico umano.

Ne bel mezzo di un’elaborata toilette era solito alzare lo sguardo e sorpreso, come se stesse fissando l’avvicinarsi di una qualche entità invisibile, piegava la testolina di lato e alzava una morbida zampina per una cauta ispezione. Poi si estraniava e guardava con eguale intensità in un’altra direzione (giusto per confondere gli spettatori) e, improvvisamente, riprendeva furiosamente a leccarsi il corpo, ma in un posto completamente differente. Ad eccezione di una macchia bianca sul petto, era completamente nero. E il suo nome era – Smoke.

Smoke’ descriveva altrettanto bene il suo temperamento e la sua apparenza. I suoi movimenti, il suo individualismo, il suo atteggiamento da piccola massa pelosa piena di misteri nascosti, la sua elusività elfica, tutto contribuiva a giustificare il suo nome, e un pittore raffinato avrebbe potuto dipingerlo come un fil di fumo fluttuante, con il fuoco sottostante che si tradiva in due soli punti: gli occhi scintillanti.

Tutte le sue energie erano animate da intelligenza: l’intelligenza segreta, la muta incredibile intuizione del gatto. Era, di fatto, il gatto per la questione in corso.

La scelta del cane non fu così semplice, perché il dottore ne aveva diversi ma, dopo molto pensare, scelse un collie di nome Flame, a causa del suo mantello giallo. In verità, era un tantino vecchio, con le giunture irrigidite e stava anche incominciando a diventare sordo ma, d’altro canto, era un amico molto speciale di Smoke e gli aveva fatto da padre fin da quando era un gattino, così che tra di loro c’era un’intima comprensione. Era questo che aveva fatto pendere la bilancia in suo favore, questo e il suo coraggio. In più, sebbene fosse di buon carattere, era un temibile lottatore e quando la sua rabbia veniva provocata da una giusta causa, diventava fuoco e furia e irresistibile.

Lo aveva preso da un pastore quando era abbastanza giovane, con l’aria delle colline ancora nelle narici ed era poco più che pelle e ossa e denti. Per un collie, era di corporatura massiccia, il naso schiacciato più del solito, il pelo giallo stopposo, più che setoso, e aveva occhi tondi, diversamente dagli occhi obliqui della sua razza. Si faceva toccare solo dal suo padrone, perché ignorava gli estranei e disprezzava i loro saluti – quando qualcuno di loro osava dargli una pacca. C’era qualcosa di patriarcale in quel vecchio cane. Era leale e attraversava la vita con una tremenda energia e grandi progetti per il futuro, come se dovesse tenere alta la reputazione della sua razza. E vederlo combattere in situazioni disperate significava capire perché fosse temibile.

Nei riguardi di Smoke era sempre gentile in modo assurdo, e anche paterno ma, allo stesso tempo, tradiva una certa diffidenza o timidezza. Era consapevole che Smoke doveva essere trattato con decisione e rispetto. I metodi ambigui del gatto lo disorientavano e le sue elaborate messinscene forse urtavano la preferenza del cane per un modo d’agire diretto e manifesto. Tuttavia, mentre non riusciva a capire questi complicati misteri felini, non era mai sprezzante o accondiscendente e vegliava sulla sicurezza del suo nero amico peloso un po’ come un padre, amorevole ma vigile, potrebbe tenere sotto controllo le bizzarrie di un figlio capriccioso e talentuoso. E, in cambio, Smoke lo ricompensava con le sue esibizioni di affascinanti e audaci birichinate.

E questa breve descrizione del loro carattere è necessaria per una corretta comprensione di quello che accadrà in seguito.

Con Smoke che dormiva tra le pieghe della sua pelliccia, e il collie che vegliava sul sedile di fronte, John Silence, dopo cena, andò via con la sua macchina la notte del quindici novembre.


Erano le dieci quando mandò via la macchina ed entrò nella tetra casetta con la chiave che gli aveva dato Pender. Trovò la lampada a gas dell’ingresso regolata al minimo e il fuoco acceso nello studio. Libri e cibo erano stati approntati dalla servitù secondo le istruzioni ricevute. Spirali di nebbia irruppero in casa dietro di lui attraverso la porta aperta e riempirono l’ingresso e il corridoio con la loro gelida afflizione.

La prima cosa che il dottor Silence fece fu di chiudere Smoke nello studio, con un piattino di latte vicino al fuoco e poi ispezionare la casa con Flame. Il cane gli corse allegramente dietro per tutto il tempo, mentre lui si assicurava che le porte delle altre stanze fossero chiuse. Flame annusò tutto intorno e fece delle brevi escursioni per conto suo. Il suo era un atteggiamento di attesa. Sapeva che ci doveva essere qualcosa di insolito in questo modo di fare, perché, contrariamente alle consuetudini di un’intera vita, non era ancora andato a dormire sul tappetino davanti al focolare.

Continuò a scrutare il volto del suo padrone, mentre controllava una porta dopo l’altra, con un’espressione di intelligente simpatia, ma anche con una certa aria di disapprovazione. Tuttavia, quello che faceva il suo padrone era ben fatto, e tradì meno impazienza possibile riguardo a quell’inutile andirivieni. Se il dottore era contento di fare questa specie di gioco a quell’ora della notte, non stava certo a lui obbiettare. Così giocò anche lui e, per di più, fu molto serio e coscienzioso al riguardo.

Dopo un’infruttuosa ispezione, ritornarono giù nello studio e qui il dottor Silence trovò Smoke che si lavava il muso con calma di fronte al fuoco. Il piattino del latte era stato completamente ripulito; evidentemente, l’esame preliminare che i gatti fanno in un nuovo ambiente, si era concluso in modo soddisfacente. Avvicinò una poltrona al fuoco, attizzò i carboni, organizzò il tavolo e la lampada per poter leggere comodamente e poi si preparò ad osservare di nascosto gli animali. Desiderava osservarli attentamente, senza che se ne accorgessero.

Ora, a dispetto della differente età, era abitudine di quei due giocare regolarmente insieme ogni notte prima di dormire. Smoke prendeva sempre l’iniziativa, incominciando a dare colpetti alla coda del cane con una solenne faccia tosta, e Flame giocava con un certo impaccio e con condiscendenza. Era suo dovere, piuttosto che piacere, era felice quando tutto finiva ma, a volte, era molto ostinato e si rifiutava assolutamente di giocare.

E quella notte fu una di quelle in cui era irremovibile.

Il dottore, sbirciando con cautela al di sopra del libro, vide il gatto dare inizio alla sua esibizione. Incominciò fissando con espressione innocente il cane che se ne stava disteso in mezzo alla stanza con il naso fra le zampe e gli occhi ben aperti. Poi si alzò e finse di voler andare verso la porta, camminando lentamente e a passi felpati. Flame lo seguì con lo sguardo finché non non uscì dalla sua visuale. Il gatto, allora, si girò di scatto e prese a dare colpetti alla coda del cane con la zampina. Per tutta risposta, la coda si mosse appena, così Smoke cambiò zampa e la colpì di nuovo. Il cane, comunque, non si alzò a giocare come desiderato e il gatto cominciò ad attaccarla energicamente con tutte e due le zampe. Flame continuò a restare immobile.

Questo disorientò e annoiò il gatto che prese a girargli intorno osservando con sguardo severo la faccia del suo amico per capire quale fosse il problema. Forse qualche muto messaggio lampeggiò dagli occhi del cane fino al suo piccolo cervello, facendogli capire che era meglio che il programma per la serata non iniziasse con i soliti giochi. Forse capì soltanto che il suo amico era irremovibile. Ma, qualunque fosse il motivo, da quel momento in poi la sua solita insistenza lo abbandonò e non fece ulteriori tentativi per convincere il suo compagno. Improvvisamente, Smoke si adeguò all’umore del cane: si sedette lì dove si trovava e iniziò la sua toilette.

Ma la toilette, notò il dottore, non era assolutamente il suo vero scopo, la usò soltanto per mascherare qualcos’altro: nei momenti di più furiosa attività, si fermava e incominciava a guardare in giro per la stanza. I suoi pensieri vagavano in modo assurdo. Fissava con intensità le tende, gli angoli bui, gli spazi vuoti soprastanti, mentre il suo corpo restava fermo in posizioni stranamente complicate per diversi minuti.

Poi, all’improvviso si rigirava e fissava il cane con un improvviso segnale di intesa, e Flame, d’un tratto, si metteva in piedi con movimenti rigidi e iniziava a vagare senza meta e senza tregua avanti e indietro per la stanza. Smoke lo seguiva, zampettando silenziosamente dietro di lui. Fra di loro, facevano quello che sembrava essere un’intenzionale ispezione della stanza.

Intanto, il dottore li seguiva con lo sguardo da sopra il libro, annotando attentamente ogni dettaglio del loro comportamento, senza tuttavia fare alcuno sforzo per interferire e, ad un certo punto, gli sembrò che incominciassero a manifestarsi i primi sintomi di un lieve disagio nel collie e nel gatto i rimescolii di una vaga eccitazione.

Li osservò attentamente. Nell’aria c’era una densa nebbia, incrementata dal fumo che usciva dalla sua pipa; i mobili all’estremità della stanza si vedevano con difficoltà e là dove le ombre si adunavano in nubi sospese sotto il soffitto, si vedeva ancora meno; la luce della lampada illuminava solo fino ad un metro e mezzo dal pavimento, al di sopra c’erano altrettanti strati di tenebre, così che la stanza sembrava alta il doppio di quello che era in realtà. Grazie alla lampada e al fuoco, comunque, il tappeto era chiaramente visibile da ogni lato.

Gli animali fecero il loro silenzioso giro del pavimento, a volte conduceva il cane, a volte il gatto; di tanto in tanto si guardavano come per scambiasi dei segnali e un paio di volte, a dispetto dello spazio limitato, perse di vista ora l’uno ora l’altro tra la nebbia e le ombre. La loro curiosità, gli sembrava, era molto più della semplice eccitazione che si cela nello sconosciuto territorio di una oscura stanza, tuttavia, fino ad allora, era stato impossibile accertarsene e, a tal proposito, tenne la mente in uno stato di calma ricettività per evitare che la minima eccitazione da parte sua potesse trasmettersi agli animali e così annullare l’utilità del loro comportamento indipendente.

Fecero un giro molto accurato e non trascurarono di esaminare o annusare alcun pezzo di mobilio. Flame apriva la strada, camminando lentamente e a testa bassa e Smoke lo seguiva umilmente, facendo sembrare di non essere interessato, ma senza tralasciare niente. E, alla fine, tornarono indietro, il vecchio collie per primo, e andarono a riposare sul tappetino di fronte al fuoco. Flame appoggiò il muso sul ginocchio del padrone, sorridendo beato mentre l’altro gli accarezzava la testa e lo chiamava per nome; Smoke, arrivando un po’ più tardi e facendo finta di essere lì per caso, guardò prima il piattino vuoto e poi il volto del dottor Silence, e leccò fino all’ultima goccia il latte che gli fu dato, poi si piegò sulle ginocchia e si acciambellò per prepararsi al sonno che aveva pienamente meritato e che intendeva godersi.

Il silenzio scese sulla stanza. Soltanto il respiro del cane sul tappetino attraversava quella calma profonda, simile al pulsare del tempo che segna i minuti, mentre, all’esterno, il costante gocciolio della nebbia sui davanzali delle finestre testimoniava cupamente l’inclemenza della notte. E il dolce crepitio dei carboni diventava sempre più fioco a mano a mano che il fuoco si abbassava e alle fiamme veniva a mancare la loro intensità.

Era ormai passata la mezzanotte e il dottor Silence si dedicò di nuovo al suo libro. Leggeva le parole stampate sulla pagina e capiva il loro significato superficialmente, senza tuttavia dare vita a quella correlazione di pensieri e suggestioni che dovrebbe accompagnare una lettura interessante. Sotto sotto, nel frattempo, le sue energie mentali erano intente ad osservare e ascoltare, in attesa di quello che poteva succedere. Pur non essendo molto ottimista, non voleva essere colto di sorpresa. Ad ogni modo, gli animali, i suoi barometri del paranormale, si erano inesorabilmente addormentati.

Dopo aver letto una dozzina di pagine, comunque, si rese conto che la sua mente, in realtà, era occupata a riesaminare la straordinaria storia di Pender e che non era più necessario tenere a freno la sua immaginazione studiando i noiosi paragrafi dettagliati sulla pagina di fronte a lui. Di conseguenza, mise giù il libro e permise ai suoi pensieri di concentrarsi sui vari aspetti del caso. Tuttavia, si proibì rigorosamente ogni speculazione sul loro significato, sapendo che simili pensieri avrebbero agito sulla sua immaginazione come vento sulla brace ardente di un fuoco.

Con l’avanzare della notte, il silenzio diventava sempre più profondo, e solo di rado sentiva il rumore delle ruote sulla strada principale pochi metri più in là, dove i cavalli avanzavano a passo lento a causa della fitta nebbia. Non sentiva più l’eco di passi umani, e dalla strada laterale non giungeva più il clamore di voci occasionali. La notte, soffocata dalla nebbia, avvolta dai veli di un supremo mistero, circondava la villa come un funesto presagio. Nella casa non si muoveva niente. La calma più assoluta, sotto una pesante coperta, dormiva ai piani superiori. Solo la nebbia nella stanza diventava sempre più densa, pensò, e la fredda umidità più penetrante. Di sicuro, di tanto in tanto, rabbrividiva.

Il collie, ora assopito, ogni tanto si muoveva, - grugniva, sospirava o contraeva le zampe sognando. Smoke dormiva acciambellato, una pozza di caldo pelo nero, e solo un’attenta osservazione poteva rilevare il movimento dei suoi lucidi fianchi. Era difficile distinguere con esattezza dove la testa e il corpo si univano in quel cerchio di pelo scintillante; solamente un setoso naso nero e la sottile punta rosa della lingua tradivano il segreto.

Il dottor Silence lo guardò e si sentì rassicurato. Il respiro del collie era confortante. Il fuoco era stato caricato a dovere e sarebbe durato per un altro paio d’ore senza particolari attenzioni. Non rilevava il minimo segno di nervosismo. In particolare, desiderava restare nel suo normale e ordinario stato mentale e non voleva forzare niente. Se il sonno fosse arrivato naturalmente, lo avrebbe lasciato arrivare – e sarebbe stato perfino benvenuto. Quando più tardi il fuoco si sarebbe esaurito, il freddo della stanza lo avrebbe sicuramente risvegliato e allora ci sarebbe stato tempo sufficiente per portare sopra i suoi barometri dormienti e metterli a letto.

In seguito ad alcune premonizioni psichiche, sapeva bene che la notte non sarebbe trascorsa senza avventure, ma non desiderava forzarne l’arrivo e voleva restare normale e lasciare che gli animali restassero normali, così che, quando sarebbe arrivato il momento, non ci sarebbe stata alcuna eccitazione o affaticamento dell’attenzione. Era stato reso edotto da numerosi esperimenti. E, per il resto, non aveva paura.

Come previsto, dopo un po,’ si addormentò e l’ultima cosa che ricordò, dopo che l’oblio era calato sui suoi occhi come morbida lana, fu l’immagine di Flame che di colpo allungava tutte e quattro le zampe e sospirava rumorosamente come se stesse cercando, sopra il tappetino, una posizione più comoda per le sue zampe e il suo muso.

Parecchio tempo dopo, divenne cosciente di avere un peso sul petto e che c’era qualcosa che gli si strusciava sulla faccia e sulla bocca. Fu svegliato da un leggero tocco sulla guancia. Qualcuno gli stava dando dei colpetti.

Si alzò a sedere di scatto e si trovò a guardare dritto in un paio di occhi brillanti, metà grigi, metà neri. La faccia di Smoke era all’altezza della sua: il gatto era salito con le zampe anteriori sul suo petto.

La la fiammella della lampada era stata regolata al minimo e il fuoco era quasi spento, tuttavia il dottor Silence si accorse immediatamente che il gatto era in uno stato di eccitazione. Affondava le zampe anteriori nel suo petto, passando dall’una all’altra. Le sentiva spingere contro di lui. Il gatto alzò delicatamente una zampa e gli toccò il viso con cautela. Si accorse che il pelo della bestia era ritto sulla schiena e le orecchie erano come schiacciate sulla testa, la coda oscillava violentemente.

Il gatto, naturalmente, lo aveva svegliato con uno scopo e nel momento in cui se ne rese conto, lo sistemò sul bracciolo della poltrona e balzò su con una veloce giravolta per trovarsi di fronte alla stanza vuota dietro di lui. Grazie ad un misterioso istinto, le braccia assunsero autonomamente una posizione di difesa, come a respingere qualcosa che minacciava la sua incolumità. Eppure non si vedeva niente. Solamente delle sagome di nebbia che si aggiravano faticosamente per l’aria, muovendosi appena avanti e indietro.

Adesso, la sua mente era in piena allerta e le ultime tracce di sonno erano sparite. Alzò la fiamma della lampada e si guardò intorno. Si rese immediatamente conto di due cose: una, che Smoke, sebbene eccitato, era piacevolmente eccitato; l’altra, che il collie non si vedeva più sul tappetino ai suoi piedi. Era scivolato via nell’angolo della parete più lontana dalla finestra e se ne stava lì a guardare la stanza con occhi ben aperti, in cui era chiaramente visibile un certo allarme.

Qualcosa d’insolito nel comportamento del cane colpì all’istante il dottor Silence e, chiamandolo per nome, attraversò la stanza per accarezzarlo. Flame si alzò, agitò la coda e si avvicinò lentamente al tappetino emettendo un suono basso, fra il lamento e il grugnito. Era evidentemente turbato per qualcosa e il suo padrone si accingeva a dargli conforto, quando la sua attenzione fu improvvisamente attirata dalle buffonate del suo compagno a quattro zampe, il gatto.

E quello che vide lo riempì di qualcosa simile allo stupore.

Smoke era saltato giù dalla spalliera della poltrona e ora occupava il centro del tappeto dove, con la coda dritta e le gambe rigide come bacchette, continuava ad andare avanti e indietro in uno spazio molto limitato, emettendo, nel frattempo, quei curiosi piccoli suoni gutturali che solo un animale di razza felina sa come rendere espressivi della suprema felicità. Le sue gambe rigide e la schiena inarcata lo facevano sembrare più grande del normale, mentre il viso nero sfoggiava un sorriso di beata gioia. I suoi occhi scintillavano magnificamente, era in estasi.

Appena fatti pochi passi, si girava di scatto e riprendeva a camminare lungo la stessa linea, zampettando silenziosamente e facendo le fusa come un piccolo tamburo con la sordina. Si comportava proprio come se si stesse strofinando contro le caviglie di qualcuno che restava invisibile. Lungo la schiena del dottore corse un brivido, mentre rimaneva a guardare. Finalmente, il suo esperimento diventava interessante.

Richiamò l’attenzione del collie al comportamento del suo amico per veder se notava qualcosa stando lì sul tappeto, e il comportamento del cane fu significativo e stimolante. Arrivò fino alla ginocchia del padrone e poi si bloccò, rifiutandosi di investigare da vicino. Il dottor Silence lo sollecitò invano, ma quello agitò la coda, mugolò un po’ e, mezzo accucciato, si mise a guardare ora il gatto, ora la faccia del padrone. Apparentemente, era sia stupito che allarmato, e il mugolio nella sua gola divenne sempre più profondo finché si trasformò in un cupo ghigno di crescente rabbia.

Allora il dottore lo chiamò con un tono di comando che non aveva mai conosciuto disubbidienza, ma di nuovo il cane, pur alzandosi per tutta risposta, rifiutò di avvicinarsi. Tentò anche di fare qualche passo, saltellò un po’ come un cane che sta per avere a che fare con l’acqua, finse di abbaiare e corse avanti e indietro sul tappeto. Per il momento, non c’era vera paura nel suo comportamento, ma era certamente a disagio e nervoso, e niente avrebbe potuto indurlo ad andare a una distanza ravvicinata dal gatto che passeggiava. Una volta completò il circuito, ma tenendosi sempre attentamente a distanza e alla fine ritornò vicino alle gambe del padrone e vi si strofinò contro vigorosamente. A Flame quell’esibizione non piaceva, quello era chiaro.

Per alcuni minuti, il dottor Silence rimase a guardare l’esibizione del gatto con profonda attenzione e senza interferire. Poi lo chiamò per nome.

Smoke, tu misterioso animale, cosa starai mai combinando?” disse, con tono accattivante.

Il gatto lo fissò per un momento, sorridendo nella sua estasi, battendo gli occhi, ma troppo felice per fermarsi. Gli parlò di nuovo. Lo chiamò diverse volte e ogni volte il gatto lo fissava con i suoi occhi luminosi, ubriaco della sua felicità interiore, aprendo e chiudendo le labbra, il corpo gonfio e rigido per l’eccitazione. Tuttavia, non si fermò nemmeno per un istante nei sui brevi andirivieni.

Il dottore annotò con precisione il comportamento dell’animale: vide che faceva ogni volta lo stesso numero di passi, poi si rigirava di scatto e riprendeva. Lo misurava grazie al motivo a grandi rose del tappeto. Manteneva la stessa direzione per lo stesso tratto. Si comportava esattamente come se si stesse strofinando contro qualcosa di solido. Senza dubbio, c’era qualcosa lì su quel pezzo del tappeto, qualcosa invisibile per il dottore, qualcosa che allarmava il cane, ma che procurava al gatto un indicibile piacere.

Smokie!” chiamò di nuovo, “Smokie, tu nero mistero, cos’è che ti eccita tanto?”

Di nuovo, il Gatto lo fissò per un istante e poi continuò la sua ronda, beatamente felice, intensamente assorto. E, per un momento, mentre lo guardava, il dottore si rese conto che una leggera inquietudine si agitava nella profondità del proprio essere e si focalizzava, per ora, sul curioso comportamento della misteriosa creatura di fronte a lui.

A questo punto, nacque dentro di lui una nuova percezione del mistero connesso all’intera tribù dei felini – le loro vite segrete, il loro strano distacco, la loro incommensurabile sottigliezza – e, in particolare, al suo membro più comune, il gatto domestico. Quanto incredibilmente remote da tutto ciò che gli esseri umani conoscevano erano le fonti delle loro sfuggenti attività. Mentre osservava l’incredibile incedere della piccola creatura che camminava a passettini lungo la striscia di tappeto sotto i suoi occhi, civettando con le potenze delle tenebre, dando il benvenuto, forse, a qualche terribile visitatore, ecco farsi strada nel suo cuore un sentimento stranamente simile alla soggezione.

L’indifferenza per il genere umano e la serena superiorità verso l’ovvio, lo colpirono con la forza di un nuovo significato, tanto remoti e inaccessibili sembravano i segreti propositi della vita reale del gatto, così alieni alla caotica onestà degli altri animali. Quell’assoluta padronanza di sé gli richiamò alla mente le parole del mangiatore d’oppio “nessuna dignità è perfetta se, ad un certo punto, non si allea con il misterioso” e si rese immediatamente conto che la presenza del cane era particolarmente gradita in quella stanza nebbiosa e infestata in cima a Putney Hill. Quel gatto in marcia lo faceva sentire a disagio.

Resosi conto che Smoke non prestava ulteriore attenzione alle sue parole, il dottore decise di passare all’azione. Si sarebbe strofinato anche contro le sue gambe? Lo avrebbe colto di sorpresa e sarebbe stato a vedere.

Si portò velocemente proprio su quella parte di tappeto dove camminava la bestiola.

Ma non c’è gatto che possa essere colto di sorpresa! Nel momento in cui occupò lo spazio dell’Intruso, mettendo i piedi sulle rose intessute che si trovavano a metà del percorso, Smoke improvvisamente si fermò, facendo le fusa e mettendosi a sedere. Alzò la faccia e lo fissò con il più innocente sguardo immaginabile dei suoi occhi verdi. Il dottore avrebbe potuto giurare che stava ridendo.

Era di nuovo un perfetto bambino. Nel giro di un secondo, aveva ripreso i suoi semplici modi domestici e lo guardò in una tale maniera che gli sembrò che Smoke fosse quello normale e che il comportamento eccentrico da tenere d’occhio fosse il suo. Era provetto, il modo in cui operò questo cambiamento così facilmente e velocemente.

Che superbo piccolo attore!” rise, a dispetto di sé, e si chinò per accarezzare la lucida schiena nera. Ma, in un lampo, appena gli toccò il pelo, il gatto si voltò e gli sputò addosso con malevolenza, colpendogli la mano con la zampa. Poi, con un rapido scatto delle zampe, schizzò come un’ombra attraverso il pavimento e un attimo dopo era tranquillamente seduto vicino alle tende della finestra, lavandosi la faccia come se al mondo non lo interessasse niente altro che la pulizia delle sue guance e dei suoi baffi.

John Silence si raddrizzò e respirò a fondo. Si rese conto che, per il momento, l’esibizione era finita. Nel frattempo, il collie, che aveva osservato tutta la scena con evidente disapprovazione, si era steso di nuovo sul tappetino davanti al fuoco, smettendo di ringhiare. Al dottore sembrò proprio come se qualcosa entrata nella stanza mentre lui dormiva, allarmando il cane ma portando felicità al gatto, ora se ne fosse andata di nuovo, lasciando tutto com’era prima. Qualunque cosa fosse ad aver suscitato la gioiosa attenzione di Smoke, per ora, si era ritirata.

Era giunto a questa conclusione grazie alla sua intuizione. Anche il gatto, evidentemente, lo aveva capito perché, poco dopo, si degnò di ritornare al focolare e saltare sulle ginocchia del padrone. Il dottor Silence, paziente e determinato, si concentrò di nuovo sul suo libro. Gli animali si addormentarono immediatamente mentre il fuoco bruciava allegramente e la fredda nebbia all’esterno filtrava nella stanza attraverso ogni possibile crepa e fessura.

Per lungo tempo il silenzio e la pace regnarono nella stanza e il dottor Silence si avvantaggiò di quella quiete per prendere accurate note sull’accaduto. Egli redasse, a futura memoria in casi simili, un’analisi esaustiva di quanto aveva osservato, con speciale riguardo agli effetti sui due animali. E’ impossibile dettagliare qui queste osservazioni, né sarebbero comprensibili per un lettore inesperto che non avesse le conoscenze di uno specialista del paranormale scientificamente addestrato come il dottor Silence.

Ma per lui, la situazione, fino ad un certo punto, era chiara – per il resto doveva aspettare e stare a vedere. Quel che aveva capito era che mentre dormiva nella poltrona – meglio, mentre la sua volontà era dormiente – la stanza aveva patito l’intrusione da parte di quella che riconobbe come una Forza intensamente attiva e, in seguito, avrebbe potuto essere costretto a considerarla più di una semplice forza cieca, vale a dire, una personalità ben definita.

Fino ad ora lo aveva scarsamente influenzato, ma aveva agito direttamente sugli organismi più semplici degli animali. Aveva stimolato in profondità i centri dell’essenza psichica del gatto, inducendo uno stato di immediata felicità (probabilmente intensificando la sua coscienza allo stesso modo in cui una droga o uno stimolante intensifica quella di un essere umano), mentre aveva allarmato il cane meno sensibile, facendogli provare una vaga apprensione e uno strano malessere.

La sua azione improvvisa e la sua esibizione di energia erano servite a disperderla temporaneamente, tuttavia era convinto – gli indizi non mancavano perfino mentre era seduto a prendere nota – che la sua influenza, se non la sua presenza, rimaneva ancora accanto a lui, e stava, per così dire, raccogliendo le forze per un secondo attacco.

Inoltre, intuì che le relazioni tra i due animali avevano subito un sottile cambiamento: che il gatto era diventato incommensurabilmente più forte, fiducioso e sicuro di sé nel suo particolare ambito, mentre Flame era stato indebolito da un attacco che non riusciva a comprendere e che non sapeva come affrontare. Sebbene non fosse ancora spaventato, aveva un atteggiamento di sfida – pronto ad agire contro una paura che sentiva avvicinarsi. Non era più paterno e protettivo verso il gatto. Smoke possedeva la chiave della situazione, e sia lui che il gatto lo sapevano.

Così, mentre i minuti passavano, John Silence restava seduto ad aspettare, in estrema allerta, chiedendosi quando sarebbe stato ripetuto l’attacco e a che punto si sarebbe spostato dagli animali per dirigersi su di lui. Il libro era posato sul pavimento accanto a lui, gli appunti erano stati completati. Con una mano sul pelo del gatto e le zampe anteriori del cane contro i suoi piedi, tutti e tre dormivano tranquillamente al calduccio davanti al focolare mentre la notte procedeva verso la mezzanotte e il silenzio diventava più profondo.


Era passata l’una del mattino quando il dottor Silence spense la lampada e accese la candela prima di andare a letto. Poi, Smoke si svegliò improvvisamente con un acuto miagolio e si mise seduto. Non si stiracchiò, né si lavò o si rotolò: rimase in ascolto. E il dottore, osservandolo, capì che nella stanza era appena avvenuto un ineffabile cambiamento. C’era stato un veloce riadattamento delle forze dentro quelle quattro mura – una nuova disposizione delle loro personali situazioni. L’equilibrio era distrutto, la precedente armonia sparita. Smoke, il più sensibile dei barometri, era stato il primo a percepirlo, ma il cane non ci mise molto a seguirlo: guardando giù, notò che Flame non dormiva più. Era disteso con gli occhi spalancati e proprio in quel momento si mise a sedere sulle sue robuste zampe posteriore e iniziò a ringhiare.

Il dottor Silence era sul punto di prendere i fiammiferi per riaccendere la lampada, quando un movimento appena percepibile, proprio dietro di sé, lo fece fermare. Smoke saltò giù dalle sue ginocchia e fece qualche passo sul tappeto. Poi si fermò a guardare con gli occhi sbarrati. Il dottore si spostò sul tappetino per osservarlo.

Mentre si alzava, il rumore si ripeté e scoprì che non era nella stanza, come aveva pensato in un primo momento, ma proveniva dall’esterno e da più direzioni. C’era un fruscio e uno strofinio contro i vetri della finestra e, contemporaneamente, il suono di qualcosa che sfregava contro la porta – fuori, nell’ingresso. Smoke avanzò prudentemente attraverso il tappeto, agitando la coda, e si mise a sedere ad un palmo dalla porta. L’influenza che aveva distrutto le armoniose condizioni della stanza, si era apparentemente mossa per sostenere la sua causa. Chiaramente, qualcosa stava per accadere.

Per la prima volta quella notte, John Silence esitò, il pensiero di quell’ingresso angusto e buio, soffocato dalla nebbia e privo di ogni conforto umano, era spiacevole. Si accorse di un leggero brivido lungo la pelle. Naturalmente, sapeva che non era necessario che la porta si aprisse per permettere l’imminente invasione della stanza, dal momento che né le porte, né le finestre, né ogni altra barriera fisica potevano essere d’ostacolo a ciò che stava cercando di entrare. Tuttavia, l’apertura della porta sarebbe stato significativo e simbolico e se ne allontanò decisamente.

Ma solo per un momento. Smoke, rigirandosi con un moto d’impazienza, lo richiamò al suo compito e lui passò oltre la piccola sentinella e, di proposito, aprì completamente la porta.

Quello che accadde in seguito, accadde alla flebile e incerta luce della solitaria candela sul focolare.

Attraverso la porta aperta vide l’ingresso, debolmente illuminato e invaso da una densa nebbia. Naturalmente, non si vedeva niente se non la cappelliera, le linee scure delle lance africane sulla parete e sotto, in un grottesco contrasto, la sedia di legno dall’alto schienale sistemata sul pavimento di linoleum. Per un istante, la nebbia sembrò muoversi e infittirsi sorprendentemente, ma egli lo attribuì all’azione dell’immaginazione. La porta era stata aperta sul nulla.

Ma Smoke, apparentemente, la pensava diversamente, e il cupo ghigno del collie dal tappetino sul fondo della stanza sembrava confermare il suo giudizio.

Perché, orgoglioso e padrone di sé, il gatto si era di nuovo messo in piedi e, essendo arrivato alla porta, adesso stava lentamente scortando qualcuno nella stanza. Niente poteva essere più evidente. Andava da un lato all’altro dell’intruso, chinando la sua testolina con grande entusiasmo e mantenendo alta la coda, rigida come un’asta di bandiera. Girava in un senso e nell’altro, andando avanti e indietro a piccoli passi, dando segni di estrema soddisfazione. Era nel suo elemento. Diede il suo benvenuto all’invasione e, apparentemente, supponeva che i suoi compagni, il dottore e il cane, avrebbero fatto altrettanto.

L’Intruso era ritornato per un secondo attacco.

Il dottor Silence si mosse lentamente all’indietro e prese posizione sul tappetino del focolare, radunando tutte le sue energie fino ad una condizione di concentrata attenzione.

Notò che Flame era accanto a lui, rivolto verso la stanza, con il corpo immobile, la testa che si muoveva velocemente da un lato all’altro con un curioso movimento oscillatorio. Gli occhi erano spalancati, il dorso rigido, il collo e le fauci spinte in avanti, le gambe tese e pronta a saltare. Selvaggio, pronto all’attacco o alla difesa, tuttavia terribilmente disorientato e forse già un po’ intimidito, restava immobile a guardare, il pelo sul dorso e sui fianchi irto come se il vento vi passasse attraverso. Alla pallida luce del focolare, sembrava un grosso lupo dal pelo giallo, silenzioso, con gli occhi che sprizzavano nere scintille, davvero formidabile. Era Flame, il terribile.

Smoke, nel frattempo, avanzò dalla porta verso il centro della stanza, adottando il lento incedere del suo invisibile compagno. Dopo pochi passi si fermò e iniziò a sorridere e a socchiudere gli occhi. C’era qualcosa di volutamente accattivante nel suo atteggiamento mentre se ne stava lì, sul tappeto, esitante, chiaramente desideroso di fare una specie di presentazione tra l’Intruso e il suo amico e alleato canino. Assunse i suoi modi più seducenti, facendo le fusa, sorridendo, lanciando occhiate persuasive dall’uno all’altro e compiendo veloci passettini titubanti, prima in una direzione e poi nell’altra. A questo punto, sicuramente Flame avrebbe apprezzato le intenzioni di Smoke e avrebbe acconsentito.

V

Ma il vecchio collie non si mosse. Sfoderò i denti, sollevando le labbra fino a mostrare le gengive, e rimase immobile, ansante e con gli occhi fissi. Il dottore indietreggiò ancora un po,’ osservando attentamente il più piccolo movimento, e fu proprio in quel momento che, improvvisamente, intuì dal comportamento e dall’atteggiamento del gatto che l’Intruso era qualcosa di più di una forza che agiva ciecamente, impersonale sebbene distruttiva. Era una Personalità e, per di più, una grande personalità. Ed era accompagnata, allo scopo di darle assistenza, da una schiera di altre personalità, di grado inferiore, ma dello stesso genere.

Il dottore si infilò nell’angolo accanto al focolare e aspettò, con tutto il suo essere sulla difensiva, perché adesso era perfettamente consapevole che l’attacco era stato esteso per includere lui oltre che gli animali, doveva quindi restare in allerta. Guardò attraverso quell’atmosfera nebbiosa, sforzando gli occhi nel vano tentativo di vedere quello che vedevano il gatto e il cane, ma la candela emanava una luce incerta e baluginante e i suoi occhi non discernevano alcunché. Sul pavimento davanti a lui, Smoke si muoveva silenziosamente, come un’ombra oscura, con gli occhi scintillanti quando alzava la testa, tentando ancora, con molti gesti accattivanti e tante fusa, di realizzare le agognate presentazioni.


Ma fu tutto inutile. Flame rimase inchiodato dove si trovava, immobile come una figura scolpita nella pietra.

Passarono alcuni minuti, durante i quali si mosse soltanto il gatto, poi intervenne un brusco cambiamento. Flame iniziò ad indietreggiare verso la parete. Muoveva la testa da un lato all’altro mentre camminava, a volte si rigirava come per avventarsi su qualcosa proprio dietro di lui. Avanzavano verso di lui, provando a circondarlo. Da quel momento in poi, la sua angoscia divenne sempre più marcata e al dottore sembrò che la sua rabbia si trasformasse in genuino terrore e che ne fosse sopraffatto. Il ringhio selvaggio rassomigliava pericolosamente ad un gemito, e più di una volta tentò di tuffarsi dietro le gambe del padrone, come a cercare una via di fuga. Stava tentando di evitare qualcosa che gli bloccava la strada da ogni parte.

Il terrore di quell’indomabile combattente impressionò enormemente il dottore, ma anche dolorosamente, suscitando la sua ansia perché, fino a quel momento, non aveva mai visto il cane mostrare segni di resa e questo spettacolo lo sconfortava. Sapeva, tuttavia, che non si stava arrendendo con facilità e capì che era davvero impossibile per lui valutare correttamente le sensazioni dell’animale. Ciò che Flame provava, e vedeva, doveva essere veramente terribile per trasformarlo improvvisamente in un codardo. Stava affrontando qualcosa che gli faceva temere per molto più che la sua vita soltanto. Il dottore gli rivolse alcune veloci parole di incoraggiamento e gli accarezzò il pelo irto. Ma con scarso successo. Il collie sembrava essere già oltre la portata di una consolazione di quel tipo e, in effetti, subito dopo seguì molto velocemente il collasso del vecchio cane.

E, nel frattempo, Smoke rimase indietro, ad osservare l’avanzata, ma senza prendervi parte; sedeva, compiaciuto e in attesa, convinto che stava andando tutto bene e come desiderava. Prese a pestare il tappeto con le zampe anteriori – lentamente, faticosamente, come se affondassero nella melassa. Il suono prodotto dai suoi artigli quando restavano impigliati nei fili, si udiva distintamente. Stava ancora sorridendo, ammiccando e facendo le fusa.

Improvvisamente il collie emise un cupo e breve guaito e saltò pesantemente di lato. I suoi denti sguainati formavano una riga di biancore attraverso quella cupa atmosfera. L’istante successivo sbucò di corsa da dietro le gambe del suo padrone, facendogli quasi perdere l’equilibrio, e schizzò nella stanza, dove procedette selvaggiamente a tentoni contro le pareti e i mobili. Ma quel guaito era significativo, il dottore lo aveva già sentito e sapeva cosa significava: perché era il grido di chi combatte disperatamente e voleva dire che la vecchia bestia aveva ritrovato il suo coraggio. Forse era solo il coraggio della disperazione ma, in ogni modo, la lotta sarebbe stata terrificante. E il dottor Silence comprese anche che non avrebbe osato interferire. Flame doveva combattere i suoi nemici alla sua maniera.

Ma anche il gatto aveva sentito quel terribile abbaiare e anche lui aveva capito. Questo era molto più di quanto si aspettasse. Attraverso le deboli ombre di quella stanza infestata doveva essere passato qualche segreto segnale di angoscia tra i due animali. Smoke si alzò e si guardò rapidamente intorno. Emise un pietoso miagolio e trotterellò a passo svelto verso l’ombra più scura presso le finestre. Quale fosse il suo scopo, avrebbero potuto saperlo solo coloro dotati di un’intelligenza di natura psichica come quella dei gatti. Ma, ad ogni modo, alla fine si era schierato dalla parte del suo amico. E il piccolo animale faceva sul serio.

In quello stesso momento il collie riuscì a guadagnare la porta. Il dottore lo vide correre nell’ingresso come un fulmine di luce gialla. Fuggì lungo il pavimento di linoleum e sfrecciò su per le scale, ma un secondo dopo riapparve, volando giù per i gradini e atterrando sul pavimento con un ruzzolone, dolorante, umiliato e terrorizzato. Lo vide indietreggiare furtivamente nella stanza e strisciare intorno alle pareti fino al gatto. Quindi, anche le scale erano invase? Loro erano anche nell’ingresso? Forse l’intera casa, dal pavimento al soffitto, ne era piena?

Quel pensiero venne ad aggiungersi alla profonda angoscia che provò alla vista della disfatta del cane. E, infatti, la sua personale angoscia era aumentata notevolmente durante gli ultimi minuti, e continuò ad aumentare costantemente fino a raggiungere l’apice. Si rese conto che la sua vitalità veniva prosciugata sempre di più e che l’attacco adesso era diretto contro di lui più che contro il cane sconfitto e il gatto fin troppo ingannato.

Dopo, tutto sembrò così rapido e improvviso – gli eventi che ebbero luogo in quella stanzetta moderna in cima a Putney Hill tra la mezzanotte e l’alba – che il dottor Silence fu a malapena in grado di seguire e ricordare ogni cosa. Tutto accadde con una tale portentosa rapidità e un tale terrore, la luce era così incerta, i movimenti del gatto nero così difficili da seguire sul tappeto scuro e il dottore stesso così stanco e colto di sorpresa – che trovò quasi impossibile osservare accuratamente o, in seguito, ricordare con precisione quello che aveva visto o in che ordine gli eventi avevano avuto luogo.

Non riuscì mai a capire a causa di quale problema visivo aveva avuto l’impressione che il gatto si fosse dapprima sdoppiato e poi suddiviso all’infinito, così che ce ne erano almeno una dozzina che scorrazzavano silenziosamente sul pavimento, saltando agilmente sulle sedie e sui tavoli, passando come ombre attraverso la porta aperta fino in fondo alla stanza, tutti neri come il peccato, con brillanti occhi verdi che lampeggiavano fuoco in ogni direzione. Sembravano i riflessi di un dozzina di specchi posti intorno alle pareti con differenti angolazioni. Né al momento comprese perché la dimensione della stanza sembrava alterata, diventata molto più grande, e perché si allungava dietro di lui dove normalmente avrebbero dovuto esserci le pareti. Il ringhiare del cane, infuriato e terrorizzato, a volte risuonava tanto distante; Il soffitto sembrava molto più alto di prima e la maggior parte dei mobili aveva mutato aspetto e si era miracolosamente spostata.

Era tutto così confuso e sconcertante, come se la piccola stanza che egli conosceva si fosse dissolta e acquisito le dimensione di un’altra camera che era arrivata fino a lui, con la sua schiera di gatti e le sue strane proporzioni, in una specie di visione.

Ma questi cambiamenti intervennero un po’ più tardi e in un momento in cui la sua attenzione era così concentrata sulle manovre di Smoke e del Collie che li realizzò, per così dire, inconsciamente. Inoltre, la tensione, l’incerta luce della candela, l’ansia che provava per il collie e l’ingannevole atmosfera creata dalla nebbia erano i peggiori alleati possibili di un’attenta osservazione.

Dapprincipio, era consapevole solo del fatto che il cane stava ripetendo, di tanto in tanto, i suoi brevi allarmanti guaiti, scattando su selvaggiamente, ad un palmo dal pavimento, per mordere l’aria vuota. Una volta, infatti, balzò in avanti, lavorando furiosamente con i denti e le zampe, e con un suono simile ad un combattimento di lupi, ma solo per indietreggiare di corsa, un momento dopo, contro la parete dietro di lui. Poi, dopo essere rimasto disteso e immobile per un po,’ si accucciò come per saltare di nuovo, ghignando orribilmente e facendo dei brevi semicerchi con la testa abbassata. Ne frattempo, Smoke miagolava pietosamente cercando di attirare l’attacco su di sé.

Poi successe che la furia di tutta quella terribile faccenda si allontanasse dal cane per dirigersi sulla sua persona. Il collie aveva fatto un altro salto ed era ricaduto con un tonfo nell’angolo, dove fece abbastanza chiasso, nella sua rabbia selvaggia, da risvegliare i morti, prima di riprendere a lamentarsi e poi, finalmente, giacere immobile. E immediatamente dopo la sofferenza del dottore divenne intollerabilmente acuta. Aveva fatto un mezzo movimento in avanti per portare soccorso, quando un velo più denso della semplice nebbia sembrò cadere sulla scena, ricoprendo la stanza, le pareti, gli animali e il fuoco in una nuvola di tenebre e avvolgendosi anche intorno alla sua mente.

Altre forme si mossero silenziosamente nel suo campo visivo, forme che riconobbe da precedenti esperimenti e che non erano benvenute. Pensieri blasfemi iniziarono ad affollarsi nella sua mente, le più sinistre suggestioni del male si presentarono in maniera seducente. Il suo cuore sembrava stretto in una morsa di ghiaccio e la sua mente vacillò. Iniziò a perdere la memoria – la memoria della sua identità, di dove fosse o di cosa avrebbe dovuto fare. La sua forza sembrava scossa fin dalle fondamenta. La sua volontà sembrava paralizzata.

E fu allora che la stanza si riempì di quell’orda di gatti, tutti neri come la notte, tutti silenziosi, tutti con gli occhi che emettevano lampi di fuoco verde. Le dimensioni del posto mutarono e si dilatarono. Si trovò in uno spazio molto più ampio. Il lamento del cane risuonava remoto e, intorno a lui, i gatti schizzavano incessantemente avanti e indietro, giocando silenziosamente il loro straziante e violento gioco del male, tracciando sul pavimento il disegno del loro oscuro proposito. Lottò duramente per riprendesi e ricordare le parole di potereiv di cui si era già servito in simili situazioni terrificanti dove la sua pericolosa professione lo aveva talvolta condotto; ma non riuscì a ricordare niente in modo coerente. Una nebbia si era posata sulla sua mente e sulla sua memoria, si sentiva stordito e le sue forze dissipate. Gli abissi della sua mente erano troppo turbati perché ne scaturisse il potere di guarire.


Era un incantesimo, naturalmente, lo capì più tardi, il potente incantesimo lanciato sulla sua immaginazione da qualche forte personalità dietro il velo, ma al momento non ne era sufficientemente consapevole e, come in ogni vero incantesimo, era incapace di discernere dove finisse il vero e iniziasse il falso. Era momentaneamente preso nello stesso vortice che aveva cercato di sedurre il gatto per annientarlo con il piacere e minacciato il cane per sopraffarlo con la paura.

Dal caminetto dietro di lui giunse un suono simile al vento quando scende giù rimbombando e ruggendo. Le finestre tremarono. La candela vacillò e si spense. Quell’atmosfera glaciale si chiuse intorno a lui col freddo della morte e il suono di un cupo fruscio passò rapidamente sulla sua testa come se il soffitto si fosse rialzato vertiginosamente. Sentì la porta chiudersi. Risuonò remota. Nel profondo della sua anima si sentì perso e indifeso. Tuttavia, continuò a tenere duro e a resistere, mentre il culmine della battaglia si avvicinava sempre di più… Era entrato nel flusso delle forze risvegliate da Pender e sapeva che doveva resistergli fino alla fine o giungere ad una conclusione a cui non era bene che un essere umano giungesse. Qualcosa proveniente dalla regione del freddo estremo era su di lui.

E poi, quasi improvvisamente, attraverso le confuse nebbie intorno a lui, ecco sorgere lentamente la Personalità che aveva diretto la battaglia per tutto il tempo. Il suo essere fu penetrato da alcune forze che lo scossero come la tempesta scuote le foglie, e proprio davanti ai suoi occhi, esattamente allo stesso livello del suo viso, si trovò a fissare il relitto di una vasta faccia oscura, una faccia che era terribile anche nella sua rovina.

Perché era in rovina, e terribile, e il segno del male era impresso dappertutto sulle sue guaste sembianze. Gli occhi, la faccia e i capelli si sollevarono all’altezza dei suoi, e per un breve spazio di tempo, che non riuscì mai a misurare correttamente o a delimitare, questi due, l’uomo e la donna, si guardarono dritti in faccia e l’uno nel cuore dell’altro.

E John Silence, l’anima con le giuste e generose motivazioni, schierò il suo contro la nera donna disincarnata la cui motivazione era la pura malvagità e la cui anima era dalla parte dei poteri oscuri.

Quello fu il momento in cui le sue energie interiori toccarono il fondo per poi risalire gradualmente. Era cosciente, naturalmente, dello forzo, eppure non gli sembrò super umano, perché aveva riconosciuto la natura del potere del suo avversario. E fece appello al buono dentro di sé per affrontarlo e sconfiggerlo. Le forze interiori si agitarono e tremarono in risposta al suo appello.

Dapprincipio, non accorsero prontamente come era loro abitudine, perché, sotto l’influsso dell’incantesimo, erano ormai state diabolicamente ridotte all’inattività, ma alla fine accorsero, sorgendo fuori dalla sua intima natura spirituale che aveva imparato, con il tempo e tanto dolore, a riportare in vita. E insieme a loro vennero la forza e la fiducia. Iniziò a respirare profondamente e regolarmente e, contemporaneamente, ad assorbire dentro di sé le forze che lo contrastavano e a portarle dalla sua parte. Smettendo di resistere e permettendo a quel flusso mortale di riversarsi dentro di lui senza opposizione, usò lo stesso potere fornitogli dal suo avversario per incrementare enormemente il suo.

Perché era questa l’alchimia spirituale che aveva imparato. Aveva capito che l’energia è sempre e comunque una e la stessa, questo è la ragione per cui può essere buona o cattiva, e la sue ragioni erano del tutto altruiste. Sapeva – purché non gli venisse sottratto da subito il suo autocontrollo – come assorbire passivamente queste radiazioni maligne e mutarle magicamente nei suoi buoni propositi. E, dal momento che le sue ragioni erano pure e la sua anima coraggiosa, non potevano fargli alcun male.

Quindi, se ne stette nel flusso principale del male inavvedutamente richiamato da Pender, deviandone il corso su sé stesso e, dopo essere passate attraverso il filtro purificatore del suo altruismo, queste energie potevano solo aggiungersi alla sua scorta di esperienze, di conoscenza e, pertanto di potenza. E, mentre recuperava il suo autocontrollo, raggiunse gradualmente il suo scopo, anche se tremando per tutto il tempo.

Fu una dura lotta e, a dispetto dell’aria gelida, il sudore gli colava giù per la faccia. Poi, un po’ alla volta, quel nero volto spaventoso sparì, l’incantesimo abbandonò la sua anima, pareti e soffitto ritornarono alle loro normali dimensioni, le forme si dispersero di nuovo nella nebbia e il turbinio dei gatti ombra sparì da dove erano venuti.

E con il ritorno della consapevolezza della propria identità, John Silence riacquistò il pieno controllo della sua forza di volontà. Con voce profonda e modulata, iniziò a pronunciare certi suoni ritmici che, man mano che il loro tono aumentava, si sparsero lentamente nell’aria come un mare che avanza, riempendo la stanza di possenti vibrazioni che sommersero tutte le irregolarità delle vibrazioni minori. Contemporaneamente, eseguì alcuni sigilli, gesti e movimentiv.

Continuò a pronunciare queste parole per diversi minuti finché, alla lunga, il volume crescente dominò l’intera stanza e controllò la manifestazione di tutto ciò che gli si opponeva. Perché proprio come capiva l’alchimia spirituale che può trasmutare le forze del male indirizzandole in canali più nobili, così conosceva, grazie ai lunghi studi, l’uso occulto del suono e i suoi diretti effetti su quella plasmabile regione in cui le forze del male realizzano i loro crudeli propositi.

E, dopo di lui, il primo a rendersene conto fu il vecchio cane disteso nel suo angolo. Improvvisamente, Flame iniziò ad emettere suoni di piacere, quel ‘qualcosa’ a metà tra un guaito e un brontolio che i cani fanno quando ritornano nelle grazie del loro padrone. Il dottor Silence sentì il cane battere la coda sul pavimento. E quei suoni toccarono profondamente il cuore dell’uomo e gli diedero una pallida idea delle pene sofferte da quella muta creatura.

Poi, dalle ombre intorno alla finestra, le acute fusa del gatto ne annunciarono il ritorno al suo stato di normalità. Smoke stava avanzando sul tappeto. Sembrava molto compiaciuto di sé e sorrideva con un’espressione di estrema innocenza. Non era un gatto-ombra, ma reale e pieno del suo solito e perfetto autocontrollo, con una solenne dignità che suggeriva la sua dicendenza dalla stirpe reale d’Egitto. I suoi occhi non mandavano più bagliori, ma emettevano una luce uniforme, non irradiavano eccitazione, ma consapevolezza. Chiaramente, era ansioso di fare ammenda per le cattiverie a cui si era involontariamente prestato a causa della sua costituzione sensibile ed elettrica.

Sempre emettendo le sue acute fusa, marciò fino al suo padrone e si strofinò energicamente contro le sue gambe. Poi, stando sulle zampe posteriori, si appoggiò con quelle anteriori contro le sue ginocchia e lo fissò con sguardo supplichevole. Girò la testa verso l’angolo dove giaceva il collie, che batteva la coda debolmente e pateticamente. John Silence capì. Si inchinò e gli accarezzò il pelo animato, notando la linea di brillanti scintille blu che seguiva il movimento della sua mano lungo la schiena della creatura. E poi, si diressero insieme verso l’angolo dove si trovava il collie.

Smoke arrivò per primo e mise gentilmente il naso contro il muso del suo amico e vi si strofinò mentre faceva le fusa, modulando in gola piccoli suoni delicati di affetto. Il dottore accese la candela e la sollevò. Vide il collie disteso su di un fianco contro la parete, era sfinito e le fauci erano ancora ricoperte di schiuma. La coda e gli occhi rispondevano al richiamo del suo nome, ma era chiaramente stanco e sopraffatto. Smoke continuò a strofinarsi contro le sue guance, i suoi occhi e il suo naso, a volte standogli anche addosso e spingendo le zampine nel suo folto pelo giallo. Di tanto in tanto, Flame rispondeva con delle leccatine, molte delle quali stranamente mal dirette.

Ma il dottor Silence intuì che qualcosa di disastroso era accaduto, ed ebbe una stretta al cuore. Accarezzò la povera bestia, tastandolo alla ricerca di escoriazioni o ossa rotte, ma non trovò niente. Gli diede da mangiare quello che restava dei sandwich e del latte, ma l’animale rovesciò goffamente il piattino e fece cadere i sandwich fra le zampe, così il dottore dovette dagli da mangiare con le sue mani. E nel mentre, Smoke miagolò penosamente.

Allora John Silence iniziò a capire. Andò dall’altra parte della stanza e lo chiamò ad alta voce.

Flame, vecchio mio, vieni!”

In qualunque altro momento, il cane lo avrebbe raggiunto in un istante, abbaiando e saltandogli addosso. E perfino ora si alzò in piedi, anche se pesantemente e goffamente. Iniziò a correre, agitando la coda più vivacemente. Prima inciampò in una sedia e poi corse dritto contro un tavolo. Smoke gli trotterellava accanto, cercando di fare del suo meglio per guidarlo. Ma senza esito. Il dottor Silence dovette prenderlo in braccio come un bambino. Perché era cieco.

 

III

 

Era trascorsa una settimana quando John Silence andò a far visita allo scrittore nella sua nuova casa, e lo trovò a buon punto sulla via della guarigione e di nuovo impegnato a scrivere. Lo sguardo spiritato aveva lasciato i suoi occhi e sembrava allegro e ottimista.

Il senso dell’umorismo è ritornato?” rise il dottore, appena si furono comodamente sistemati nella stanza con vista sul parco.

Non ho avuto problemi da quando ho lasciato quel posto tremendo,” rispose Pender con gratitudine, “e grazie a lei...”

Il dottore lo fermò con un gesto.

Non si preoccupi di questo,” disse, “discuteremo dei suoi nuovi progetti più tardi, insieme al mio piano per liberarvi di quella casa e aiutarvi a trovare una nuova sistemazione. Naturalmente, deve essere buttata giù, perché non è adatta ad ospitare persone sensibili e altri inquilini potrebbero essere tormentati allo stesso modo in cui lo è stato lei. Anche se, personalmente, penso che ormai il male si sia esaurito.”

Raccontò allo stupefatto scrittore qualche dettaglio delle sue esperienze lì dentro con i suoi animali.

Non pretendo di capire,” disse Pender, quando il resoconto fu terminato, “ma io e mia moglie siamo veramente sollevati di essere liberi da tutto questo. Solamente, devo dire che mi piacerebbe sapere qualcosa riguardo alla storia passata della casa. Quando l’affittammo sei mesi fa, non avevo sentito una sola parola negativa.”

Il dottor Silence tirò fuori dalla tasca un foglio dattiloscritto.

Posso soddisfare la sua curiosità fino ad un certo punto,” disse, dando un’occhiata al foglio e poi rimettendoselo in tasca, “perché grazie alle ricerche del mio segretario ho potuto verificare alcune informazioni ottenute durante una trance ipnotica da un sensitivo che mi aiuta in questi casi. Il precedente inquilino, quello da cui è stato perseguitato, sembra sia stata una donna dalla vita e dal carattere singolarmente atroci che alla fine morì impiccata, dopo una serie di terribili crimini che fecero inorridire l’intera Inghilterra e che vennero alla luce solo per puro caso. Giunse alla fine della sua vita nel 1798, infatti lei non visse in questa casa, ma in una molto più grande che allora sorgeva su questo sito e che allora, naturalmente, non si trovava a Londra ma in campagna.

Aveva una mente brillante, una volontà forte e implacabile ed era dotata di consumata abilità. Inoltre, sono convinto che si avvalesse delle risorse della magia naturalevi per raggiungere i suoi scopi. Questo basta a spiegare la virulenza dell’attacco contro di lei e perché sia ancora in grado, dopo la morte, di portare avanti le cattive pratiche che costituivano il suo principale proposito durante la vita.

Lei crede che anche dopo la morte un’anima può ancora agire consciamente...” balbettò lo scrittore.

Penso, come le ho già detto, che le energie di una potente personalità possano continuare ad esistere dopo la morte in linea con il loro impulso originale,” rispose il dottore, “e che pensieri e propositi forti possano ancora avere effetto su una mente opportunamente predisposta molto tempo dopo la dipartita di coloro che le hanno generate.

Se lei conoscesse un po’ di magia,” proseguì, “saprebbe che il pensiero è dinamico e che può richiamare in vita forme e immagini che possono esistere anche per centinaia di anni. Perché, non del tutto separata dalla regione della nostra vita umana, c’è un’altra regione dove galleggiano le scorie e i relitti di tutti i secoli, il limbo dei gusci dei morti, una regione densamente popolata, stipata di orrori e abomini di ogni genere che a volte è di nuovo richiamata ad una vita attiva dalla volontà di un esperto manipolatore, una mente versata nelle pratiche della magia naturale. Quella donna comprese questo vile commercio, ne sono persuaso, e le forze che aveva messo in moto durante la sua vita hanno semplicemente continuato ad accumularsi e avrebbero continuato a farlo se non fossero state attirate da lei e poi scaricate ed esaurite attraverso la mia persona.

Qualsiasi cosa avrebbe potuto scatenare l’attacco perché, oltre alle droghe, ci sono certe emozioni violente, certi stati d’animo, certe febbri spirituali, se posso chiamarle così, che mettono in diretto contatto la nostra essenza interiore con la regione astrale che le ho descritto. Nel suo caso è accaduto grazie all’azione di una droga particolarmente potente.

Ma ora, mi dica,” aggiunse, dopo una pausa, porgendo allo stupefatto scrittore un disegno a matita di quella nera fisionomia che gli era apparsa durante la notte trascorsa a Putney Hill, “mi dica se riconosce questa faccia.”

Pender osservò attentamente il disegno, estremamente meravigliato. Mentre guardava, fu percorso da un leggero tremito.

Senza dubbio,” disse, “è la faccia che ho ripetutamente cercato di disegnare – nera, con bocca e mascella grandi, e la palpebra cadente. E’ proprio lei.”

Aubrey Beardsley,1894 

Il dottor Silence tirò fuori dal portafoglio una vecchia stampa della stessa persona che il suo segretario aveva scovato negli archivi del Newgate Calendarvii. La stampa e il disegno a matita ritraevano due differenti aspetti dello stesso terribile viso. In silenzio, i due uomini li confrontarono per qualche momento.

Questo mi fa ringraziare Dio per i limiti dei nostri sensi,” Sussurrò Pender con un sospiro, “una chiaroveggenza permanente deve essere una terribile sofferenza.”

E lo è,” replicò John Silence con enfasi, “e se oggigiorno tutte le persone che affermano di essere chiaroveggenti lo fossero davvero, le statistiche dei suicidi e della follia sarebbero considerevolmente più alte. C’è poco da meravigliarsi,” aggiunse, “se il suo senso dello humour era offuscato, con le forze mentali di quel mostro che cercavano di usare il suo cervello per diffondersi. Lei ha avuto un’interessante avventura, Mr. Felix Pender, e, me lo lasci dire, una fortunata via d’uscita.”

Lo scrittore era sul punto di rinnovare i suoi ringraziamenti, quando sentirono graffiare alla porta e il dottore balzò in piedi.

E’ tempo che io vada. Ho lasciato il mio cane sulla soglia, ma credo...”

Prima che avesse il tempo di aprire la porta, quella, cedendo alla pressione esercitata dall’esterno, si spalancò facendo entrare un grande collie dal pelo giallo. Il cane, agitando la coda e contorcendosi per la gioia, galoppò attraverso la stanza e cercò di saltare al petto del suo padrone. E nei suoi vecchi occhi c’erano gioia e felicità, perché erano di nuovo chiari come il giorno.


FINE




i La geomanzia è una tecnica divinatoria. La parola deriva dal greco geōmanteía (geō “terra” e manteía “divinazione”) e significa “divinazione per mezzo della terra”. Nella forma più antica si prendeva fra le mani una manciata di terriccio, la si gettava al suolo con garbo, quindi l'indovino interpretava le forme createsi.

ii Putney (/ˈpʌtni/) è un distretto nel sud ovest di Londra, England, nel distretto di Wandsworth,ad otto cilometri da Charing Cross.

iii La definizione è piuttosto sfuggente: il movimento evangelico di Losanna definisce un cristiano nominale come una persona che non riconosce Gesù come suo salvatore e signore, anche se può essere un membro attivo della sua comunità religiosa.

ivFormule magiche

v Un sigillo è un tipo di simbolo usato nella magia. Il termine si è solitamente riferito a un tipo di firma pittorica di una divinità o spirito. Nell'uso moderno, specialmente nel contesto della magia del caos, il sigillo si riferisce a una rappresentazione simbolica del risultato desiderato dal praticante.

vi Magia naturale o magia minore. Prevede l’uso di semplici strumenti come erbe, pietre o radici. Trae il suo potere dalla terra, dal mago o dalla strega che officia il rito, piuttosto che da Dio o dagli angeli come nella magia maggiore.

vii The Newgate Calendar, o The Malefactors' Bloody Register, fu un genere di letteratura popolare molto famoso nel XVIII e XIX secolo.

Insieme alla Bibbi e al and's The Pilgrim's Progress di John Bunyan, il Calendar era una delle tre opere che più comunemente si poteva trovare nella biblioteca del lettore medio.

Un’edizione economica, o penny dreadful, del New Newgate Calendar apparve tra 1863 e il 1866.

Si trattava di un resoconto di crimini efferati, testimonianze ed esecuzioni. L’opera è uno strano mix di fatti truculenti e fiction sensazionale. Grossolane incisioni accompagnavano ogni capitolo , ad illustrare il crimine o le esecuzioni.

 

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