La prima storia che vi propongo è la traduzione di un breve racconto di Washington Irving (1783-1859), che fu il primo autore americano ad avere rinomanza internazionale. Ai suoi racconti brevi, di cui i più famosi restano
"Rip
Van Winkle" e "The Legend of Sleepy Hollow," si ispireranno autori come Hawthorne e Poe e oggi sono noti al grande pubblico anche grazie al cinema. La storia che vi propongo è forse meno famosa, ma è un esempio perfetto dello stile elegante e ironico dell'autore.
L'AVVENTURA DELLO STUDENTE TEDESCO
DI
WASHINGTON IRVING
In una notte tempestosa, durante i tormentati anni della rivoluzione francese1, un giovane tedesco stava tornando al suo alloggio, a tarda ora, attraverso la parte vecchia di Parigi. I fulmini illuminavano la notte e tuoni assordanti riecheggiavano lungo le stradine alte e strette – ma prima dovrei dirvi qualcosa riguardo questo giovane tedesco.
Gottfried Wolfgang era un giovane di buona famiglia. Aveva studiato per un certo periodo a Gottinga2, ma avendo un carattere visionario e facile all'entusiasmo, si era addentrato in quelle dottrine folli e azzardate che così spesso hanno sconvolto gli studenti tedeschi3. La sua vita appartata, la sua intensa applicazione e la singolare natura dei suoi studi ebbero effetto sia sulla mente che sul corpo. La sua salute incominciò a deperire, la sua immaginazione si ammalò. Egli aveva indugiato in speculazioni fantastiche sulle essenze spirituali, finché, come Swedemborg4, aveva costruito intorno a sé un suo mondo ideale. Egli era convinto, non so per quale motivo, che un'influenza maligna aleggiasse su di lui, un genio o uno spirito maligno che cercava di catturalo per condurlo alla perdizione. Questa idea, agendo sul suo temperamento malinconico, produsse effetti devastanti. Divenne smunto e depresso. I suoi amici scoprirono che la malattia lo stava consumando e decisero che la cura migliore era un cambiamento di scena; pertanto, fu spedito a finire i suoi studi tra gli splendori e gli allegri passatempi di Parigi.
Gottfried Wolfgang era un giovane di buona famiglia. Aveva studiato per un certo periodo a Gottinga2, ma avendo un carattere visionario e facile all'entusiasmo, si era addentrato in quelle dottrine folli e azzardate che così spesso hanno sconvolto gli studenti tedeschi3. La sua vita appartata, la sua intensa applicazione e la singolare natura dei suoi studi ebbero effetto sia sulla mente che sul corpo. La sua salute incominciò a deperire, la sua immaginazione si ammalò. Egli aveva indugiato in speculazioni fantastiche sulle essenze spirituali, finché, come Swedemborg4, aveva costruito intorno a sé un suo mondo ideale. Egli era convinto, non so per quale motivo, che un'influenza maligna aleggiasse su di lui, un genio o uno spirito maligno che cercava di catturalo per condurlo alla perdizione. Questa idea, agendo sul suo temperamento malinconico, produsse effetti devastanti. Divenne smunto e depresso. I suoi amici scoprirono che la malattia lo stava consumando e decisero che la cura migliore era un cambiamento di scena; pertanto, fu spedito a finire i suoi studi tra gli splendori e gli allegri passatempi di Parigi.
Wolfgang arrivò a Parigi allo scoppio della rivoluzione. Il delirio popolare dapprincipio catturò la sua mente facile all'entusiasmo ed egli fu soggiogato dalle teorie politiche e filosofiche del momento, ma le scene di sangue che seguirono5 scossero la sua natura sensibile, lo allontanarono dalla gente e dal mondo e lo resero ancora più solitario. Si segregò in un appartamento solitario nel Quartiere Latino6, che era il quartiere degli studenti. Lì, in una buia strada, non lontana dalle mura monastiche della Sorbona7, egli riprese le sue antiche speculazioni. A volte trascorreva intere ore nelle biblioteche di Parigi, quelle catacombe di autori ormai defunti, rovistando tra cumuli di opere polverose e obsolete, alla ricerca di cibo adatto al suo insano appetito. Era, in un certo senso, un vampiro8 letterario, che si nutriva nei cimiteri della letteratura ormai estinta.
Wolfgang, anche se solitario e appartato, era dotato di un temperamento passionale che per per un certo tempo si era alimentato solo della sua immaginazione. Egli era troppo timido e ignorante delle cose del mondo per fare proposte alle belle ragazze, ma era un appassionato ammiratore della bellezza femminile e nella sua stanza solitaria indugiava spesso a fantasticare sulle figure e sui volti che aveva visto e che la sua immaginazione arricchiva di una bellezza di gran lunga superiore alla realtà.
Mentre la sua mente era in questo stato di sublime eccitazione, un sogno ebbe su di lui un effetto straordinario. Si trattava di un volto femminile di bellezza soprannaturale. L'impressione che ne ricevette fu così forte, che egli continuò a sognarlo. Esso ossessionava i suoi pensieri di giorno e i suoi sonni di notte; in fine, egli si innamorò ardentemente di quest'ombra generata dai suoi sogni. La cosa andò avanti così a lungo da diventare una di quelle idee fisse che assillano le menti dei melanconici e che a volte possono essere confuse con la follia.
Questo era Gottfried Wolfgang e questa era la sua situazione al tempo del mio racconto. Egli stava tornando a casa nel cuore di una notte di tempesta, attraverso alcune delle vecchie e buie strade del Marais9, la parte antica di Parigi. Il fragore dei tuoni rimbombava tra le alte case delle anguste vie. Egli arrivò a Place de Grève, la piazza dove avvenivano le pubbliche esecuzioni. I fulmini saettavano sulle guglie dell'antico Hôtel de Ville10 e illuminavano lo spazio antistante con tremuli bagliori. Wolfgang stava attraversando la strada, ma si ritrasse con orrore quando si accorse di essere vicino alla ghigliottina11. Era l'apice del regno del terrore e questo terribile strumento di morte era sempre all'opera e le tavole dell'impalcatura erano ricoperte dal sangue dei virtuosi e dei coraggiosi. Proprio quel giorno era stata attivamente impiegata nel suo nel suo lavoro di carneficina, e lì rimaneva con il suo spietato aspetto, nel cuore della notte silenziosa e addormentata, in attesa di nuove vittime.
Il cuore di Wolfgang ebbe una stretta ed egli stava per allontanarsi tutto tremante dall'orribile meccanismo, quando scorse una figura oscura accovacciarsi come per sedersi in fondo ai gradini che conducevano alla ghigliottina. Una successione di lampi abbaglianti la rivelarono in maniera più distinta. Era una figura femminile, vestita di nero. Era seduta su uno dei gradini più bassi del patibolo, piegata in avanti, col volto nascosto nel grembo, le sue lunghe trecce sciolte sfioravano il terreno, grondanti della pioggia che cadeva a scrosci. Wolfgang si fermò. C'era qualcosa si terribile in quel solitario monumento al dolore. Dall'aspetto, la donna sembrava appartenere ad una classe sociale superiore. Egli sapeva che i tempi erano pieni di vicissitudine e che molte belle testoline che una volta avevano dormito su cuscini di piuma ora vagavano senza una casa. Forse questa era una dei quelle povere infelici che la micidiale lama aveva reso desolata e che ora sedeva qui ai margini di un'esistenza ormai priva per sempre di tutto ciò che le era stato caro.
J. H. FUSSLI, Silence
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Egli si avvicinò e si rivolse a lei con espressioni di simpatia. Ella alzò la testa e lo osservò con uno sguardo selvaggio. Quale non fu il suo stupore quando, alla luce dei fulmini, poté osservare quello stesso volto che aveva ossessionato i suoi sogni. Era pallido e sconsolato, ma terribilmente bello.
Tutto tremante per l'effetto di emozioni violente e contraddittorie, Wolfgang le si avvicinò di nuovo. Egli le fece notare come fosse esposta ai pericoli della notte e alla furia del temporale e si offrì di riaccompagnarla dai suoi amici. Ella indicò la ghigliottina con un gesto di terribile eloquenza:
“Io non ho amici al mondo!” disse
“Ma avrete una casa,” replicò Wolfgang.
“Si-nella tomba!”
Il cuore dello studente si commosse a quelle parole.
“Se da estraneo posso farvi una proposta – disse- senza pericolo di essere frainteso, vorrei offrirvi il rifugio del mio umile alloggio e la mia devota amicizia. Io stesso non ho amici a Parigi e sono uno straniero in questo paese, ma se la mia vita può esservi utile, la metto a vostra disposizione: preferirei morire prima che possa accadervi alcunché di pericoloso o disonorevole.”
L'onesta sincerità delle maniere del giovane ebbe il suo effetto. Anche il suo accento straniero deponeva in suo favore: lo distingueva dai comuni abitanti di Parigi. Inoltre, nell'entusiasmo sincero c'è una capacità di persuasione oltre ogni dubbio e la sconosciuta senza casa si affidò tacitamente alla protezione.
Egli sostenne i passi incerti della donna attraverso il Ponte Nuovo e la piazza dove la statua di Enrico IV12 era stata abbattuta dal popolino. La tempesta si era calmata e il rombo del tuono si allontanava. Tutta Parigi era silenziosa; quell'enorme vulcano di umana passione riposava per un po', mentre raccoglieva nuova energia per l'eruzione del giorno successivo. Lo studente conduceva il suo fardello per le strade del Quartiere Latino, lungo le cupe mura della Sorbona fino allo squallido palazzaccio in cui viveva. La vecchia portiera che li fece entrare guardò con sorpresa l'insolita scena del malinconico Wolfgang in compagnia femminile.
Entrando nel suo appartamento, lo studente, per la prima volta, si vergognò per il freddo squallore del suo alloggio. Non vi era che una camera, un salone all'antica pesantemente istoriato e ammobiliato in maniera piuttosto bizzarra con ciò che rimaneva dell'antica magnificenza, perché l'albergo era una di quelle residenze del quartiere del Palazzo del Lussemburgo13 che una volta era appartenuta alla nobiltà.
Quando la stanza fu illuminata, Wolfgang poté osservare la straniera più attentamente e rimase più che mai inebriato dalla sua bellezza. Il suo volto pallido, di una bellezza luminosa, era messo in risalto dalla massa di capelli corvini che lo incorniciavano. I suoi occhi erano grandi e luminosi, con una strana espressione quasi selvaggia. Per quello che il suo abito nero lasciava intuire, le sue forme erano perfettamente proporzionate. La sua persona era estremamente attraente, sebbene fosse vestita in modo molto semplice. L'unica cosa che si avvicinasse ad un gioiello era una larga fascia intorno al collo, chiusa da un fermaglio di diamanti.
Medusa, di Arnold Böcklin
(1878 circa)
Lo studente incominciava a chiedersi con imbarazzo cosa fare di quell'essere indifeso che si era affidato a lui. Dapprima pensò di lasciarle la camera e di cercarne un'altra per sé altrove. Ma ne era così affascinato e stregato nel corpo e nell'anima che non riuscì a staccarsi dalla sua persona. Inoltre, il modo di fare della donna era strano e inspiegabile. Non parlava più della ghigliottina. Il suo dolore sembrava svanito. Le attenzioni dello studente avevano dapprima conquistato la sua fiducia e poi, forse, il suo cuore. La donna era evidentemente facile all'entusiasmo come lui e gli entusiasti si comprendono immediatamente.
Nell'infatuazione del momento, Wolfgang le confessò la sua passione. Le raccontò del suo sogno misterioso e di come ella possedesse il suo cuore prima ancora che la incontrasse.
La donna fu stranamente colpita dalla sua storia e ammise di aver provato per lui un impulso altrettanto inspiegabile. Quello era il tempo per le teorie e le azioni più temerarie.
I vecchi pregiudizi e le superstizioni erano stati spazzati via, tutto era sotto il dominio della “Dea Ragione.” Fra le altre cose che venivano rifiutate dei tempi andati, le formalità e le cerimonie del matrimonio cominciavano ad essere considerate superflue dalle menti più rispettabili. I riti civili erano di moda. Wolfgang era troppo un teorico per non essere influenzato dalle dottrine liberali del momento.
“Perché dovremmo separarci?” disse:”i nostri cuori sono uniti; agli occhi della ragione e dell'onore noi siamo una sola persona. Che bisogno c'è di volgari formalità per unire due anime superiori?”
La straniera ascoltò con emozione: evidentemente era stata illuminata alla stessa scuola.
“Non hai né casa né famiglia,” proseguì:”lascia che io sia tutto per te, o meglio, facciamo in modo di essere tutto l'uno per l'altra. Se è necessaria una cerimonia, che cerimonia sia: ecco la mia mano. Io mi prometto a te per sempre.”
“Per sempre?”
“Per sempre!”
La straniera afferrò la mano tesa verso di lei:”Allora anche io sono tua,” mormorò e si strinse al suo petto.
Il giorno dopo lo studente lasciò la sua sposa addormentata e uscì molto presto per cercare un alloggio più spazioso, adatto alla sua nuova situazione. Al ritorno, trovò la straniera che giaceva con un braccio disteso sulla testa penzoloni dal letto. Le parlò, ma non ricevette alcuna risposta. Le si avvicinò per risvegliarla da quella scomoda posizione. Quando prese la mano si accorse che era fredda, non c'erano pulsazioni, il suo volto era pallido e spettrale: in una parola, era un cadavere.
Fussli Johann Heinrich (1741-1825) - Incubo
Terrorizzato e convulso, diede l'allarme per tutto il palazzo. Ne seguì una scena confusa. Fu chiamata la polizia. Un ufficiale entrò nella stanza e trasalì alla vista del cadavere.
“Santo cielo!” gridò, “Come è arrivata qui questa donna?”
“Sapete niente di lei?” domandò ansioso Wolfgang.
“Se la conosco?” esclamò l'ufficiale: ”è stata ghigliottinata ieri.”
Il poliziotto si avvicinò al letto, sciolse la fascia nera intorno al collo del cadavere e la testa rotolò sul pavimento!
Lo studente fu preso da una specie di frenesia. “il diavolo! Il diavolo si è impossessato di me!” gridò, “sono perduto per sempre.”
Tentarono di calmarlo, ma in vano. Egli era in preda alla terribile convinzione che uno spirito maligno aveva rianimato quel corpo morto per intrappolarlo. Egli divenne pazzo e morì in un manicomio.
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A questo punto il vecchio gentiluomo con la testa piena di fantasmi finì il suo racconto.
“E questo è accaduto veramente?” chiese curioso l'altro gentiluomo.
“Senza ombra di dubbio,” rispose l'altro. “ mi é stato raccontato dalla fonte più autorevole: lo studente in persona che incontrai in un manicomio di Parigi.”
FINE
1La Rivoluzione francese fu un periodo di radicale sconvolgimento sociale, politico e culturale intercorso tra il 1789 e il 1799, che segna il limite tra l'età moderna e l'età contemporanea nella storiografia francese. La Rivoluzione francese, insieme a quella americana, ispirò le rivoluzioni a connotazione borghese liberali e democratiche che seguirono nel XIX secolo. Segnò la fine dell'assolutismo e diede inizio ad un nuovo sistema politico in cui la borghesia divenne la classe dominante.
2Prestigiosa università tedesca fondata nel 1737
3Appare evidente la critica alla filosofia trascendentale tedesca in contrasto con il pragmatismo scozzese del nostro autore
4Emanuel Swedenborg, nome di nascita Swedberg (Stoccolma, 29 gennaio 1688 – Londra, 29 marzo 1772), è stato uno scienziato, filosofo, mistico, medium e chiaroveggente svedese. Egli credeva che il mondo fosse popolato da esseri soprannaturali angelici o diabolici. La sua filosofia influenzerà artisti e letterati come Blake, Goethe e Baudelaire.
5L'autore si riferisce a quella fase della rivoluzione francese detta del Terrore. Durante il Terrore, che durò dal 1793 al 1794, furono ghigliottinate circa 17.000 persone, 25.000 subirono esecuzioni sommarie, 500.000 vennero imprigionate e 300.000 furono poste agli arresti domiciliari. Durante questa dittatura si verificò un grande processo di scristianizzazione, in quanto i rivoluzionari più estremisti ritenevano la religione cattolica superstiziosa e tirannica, sostenendo che ogni essere umano si sarebbe dovuto ispirare a ideali come la ragione, la libertà e la natura.
6Il quartiere latino, a Parigi, è una zona che va da Saint-Germain-des-Prés ai Giardini del Lussemburgo.
7La Sorbona è un edificio di Parigi risalente al XIII secolo, la cui fama è legata alle università di cui è stata ed è ancora sede. Si trova sulla riva sinistra della Senna, nel quartiere latino.
8Ghoul nel testo originale, in italiano ghul o gula, designa una sorta di vampiro orientale che succhia il sangue dei giovani e si nutre di cadaveri (da: Dictionnaire Infernal di Jaques Collin de Plancy)
9Le Marais (in francese palude) è un quartiere di Parigi, situato sulla riva destra della Senna, delimitato a ovest dall'Hotel de Ville
10L’ Hôtel de Ville è il centro politico di Parigi e come Parigi. Quando nel 1141 i mercanti crearono il Port de Grève per ridimensionare il traffico del porto principale di Parigi, la zona era una semplice spiaggia di ciottoli sulla Senna. La piazza vicino al quartiere era nota come Place de Grève, dove tradizionalmente venivano eseguite le pene capitali.
11La ghigliottina è una macchina per la decapitazione di persone condannate alla pena capitale. Sebbene fosse stata adottata in diversi paesi europei fin dal Medioevo, essa è sinistramente accostata al periodo del Terrore della Rivoluzione francese.
12Enrico IV di Borbone, detto il Grande (Pau, 13 dicembre 1553 – Parigi, 14 maggio 1610). La sua statua fu abbattuta nel 1792. Nel 1918 lo scultore Lamont eresse una nuova statua equestre.
13Palazzo del Lussemburgo, fatto edificare nel 1617 da Maria de' Medici, seconda moglie di Enrico IV, su modello di Palazzo Pitti a Firenze. Oggi è sede del Senat, ed è famoso per i suoi giardini.
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Questo breve racconto fa parte di Tales of a Traveller, in particolare, appartiene alla prima delle quattro sezioni che compongono questa raccolta di short stories, dal titolo Strange Stories by a Nervous Gentlemen, e altrettanto strano è il personaggio che la racconta; ecco come ce lo descrive lo scrittore:
“Egli
era un vecchio gentiluomo, con metà della faccia completamente diversa
dall'altra. La palpebra abbassata penzolava giù come una finestra
scardinata. Infatti, tutta quella parte della sua testa era in rovina e
rassomigliava all'ala di una casa abbandonata e infestata dagli spettri.
Vi garantisco che quella parte era ben provvista di storie di
fantasmi.”
L'altra parte della sua testa sarà, evidentemente, abitata dalla razionalità e dal buon senso.
Anche
il racconto da lui narrato conserva la stessa dualità: pur essendo una
storia che a buon diritto appartiene alla tradizione gotica, esso rivela l'ironia dello scrittore nei confronti degli ardenti spiriti
del nostro eroe. Lo stesso finale, con la macabra scena della testa che
rotola giù, è allo stesso tempo ridicolo e orribile.
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