Aspettando Mr.
Hyde...
Thrawn Janet fu scritto da Stevenson di ritorno nelle Higlands scozzesi
dopo il suo sfortunato soggiorno a Davos, in Svizzera, dove si era
recato nella vana speranza di ritrovare sollievo alla tubercolosi
che lo affliggeva fin dall'infanzia. Tra il 1881 e il 1882, per
sfuggire alla malinconia della malattia e influenzato dai pittoreschi
e desolati paesaggi scozzesi, scriverà tre racconti “abbastanza
orridi da far gelare il sangue ad un granatiere,” Thrawn Janet,
appunto, The
Body-Snatcher (Il ladro di
cadaveri) e The Merry Men (Gli
allegri compari), che
saranno pubblicati in un unico volume nel 1887, un anno dopo la
pubblicazione di The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr.
Hyde.
Il
racconto, calato nel paesaggio naturale e morale della Scozia del
diciottesimo secolo, narra della possessione demoniaca della vecchia
perpetua – la Janet del titolo – di Mourdock Soulis, il giovane e
inesperto ministro della piccola parrocchia di Balweary (area
amministrativa di Fife, non lontano da Kirkcaldy).
La
struttura narrativa e il linguaggio sono piuttosto complessi e
interconnessi. La parte introduttiva, o cornice, è narrata in lingua
inglese da un narratore extradiegetico, mentre il racconto vero e
proprio è narrato in scozzese, in prima persona, in forma di
flashback. Diversi sono i punti di vista; il narratore esterno
presenta il protagonista, Mr. Soulis, così come lo vediamo oggi:
ieratico e terrificante nei suoi attacchi contro il demonio durante
la messa domenicale, immerso in un mondo di protestantesimo
presbiteriano ossessionato dall'eterna lotta tra il bene e il male.
Il narratore interno, che rappresenta il punto di vista della piccola
comunità, riferisce fatti successi cinquanta anni prima; sullo
sfondo c'è la lotta tra la parte più integralista della chiesa
presbiteriana, gli Evangelici, e la parte più incline al compromesso
con il potere centrale, i Moderati. I fatti narrati sono così
spaventosi, che egli trova il coraggio di parlarne solo dopo il terzo
boccale di birra, cosa che lo rende un narratore non affidabile,
lasciando il lettore in bilico tra incredulità e orrore.
La traduzione, naturalmente, non riesce a rendere il colore e il
ritmo del dialetto, basato su particolari strutture sintattiche,
onomatopee e perifrasi spesso intraducibili, tuttavia, questo
racconto conserva intatta, anche nella traduzione, la sua capacità
di coinvolgere e trascinare il lettore e sembra anticipare una delle
tematiche più care a Stevenson, quella del doppio, o meglio,
dell'ombra. Quell'uomo nero, che Mr. Soulis incontra in un infuocato
giorno d'estate nel piccolo cimitero papista, non è forse la
proiezione della sua stessa persona e del suo Io più segreto?
Janet la storta
di
Robert
Louis Stevenson
Credulity, Superstition and Fanaticism
William Hogarth (1697-1764)
Il reverendo Murdoch Soulis fu a lungo ministro
della parrocchia di Balweary nella brughiera della valle del Dule.
Un vecchio dal volto severo e triste, che incuteva timore ai suoi
ascoltatori, visse gli ultimi anni della sua vita, senza parenti né
servi o altra compagnia, nel piccolo e solitario presbiterio sotto lo
Hanging Show. A dispetto della ferma compostezza dei suoi lineamenti,
lo sguardo era agitato, spaventato e incerto, così che, quando egli
si soffermava, in confessione, sul futuro dell'uomo impenitente,
sembrava che i suoi occhi penetrassero attraverso le tempeste del
tempo e i terrori dell'eternità. Molti giovani che venivano a
prepararsi per la Prima Comunione rimanevano terribilmente turbati
dai suoi discorsi.
La prima domenica dopo ogni 17 di agosto, egli
teneva un sermone sull'ottavo versetto della prima epistola di San
Pietro “Il diavolo, come un leone ruggentei,”
e ogni volta superava sé stesso, sia per la natura spaventosa
dell'argomento e sia per il terrore che i suoi modi di fare
suscitavano dal pulpito.I bambini avevano attacchi di paura, mentre i
vecchi sembravano più che mai degli
oracoli ed erano, per tutto il giorno, pieni di quelle allusioni che
Amleto deprecavaii.
Proprio al principio del ministero di Mr. Soulis lo stesso
presbiterio veniva evitato da tutti coloro che si consideravano
persone prudenti; esso si trovava presso le acque del Dule,
circondato da fitti alberi, con lo Hanging Shaw che lo sovrastava da
un lato mentre sull'altro lato fredde colline coperte dalla
brughiera si innalzavano verso il cielo; gli onest'uomini che
sedevano nella birreria del villaggio scuotevano la testa tutti
insieme al pensiero di passare vicino a quel luogo inquietante. C'era
un posto in particolare, per essere più precisi, che era guardato
con grande timore. Il presbiterio era tra la strada principale e il
fiume, con un abbaino su ogni lato, il retro era nella direzione del
villaggio di Balweary, che distava quasi mezzo miglio; sul davanti
uno spoglio giardino, delimitato dai rovi, occupava la terra tra il
fiume e la strada. La casa aveva due piani e su ciascuno c'erano due
grandi camere. Non si usciva direttamente sul giardino, ma su un
sentiero acciottolato che, da un lato, conduceva alla strada
principale, dall'altro, era chiuso da alti salici e sambuchi che
fiancheggiavano il fiume. Ed era proprio questa parte del sentiero
che godeva di una così pessima reputazione tra i giovani della
parrocchia di Balweary. Il ministro vi passeggiava spesso dopo il
tramonto, a volte gemendo mentre pregava silenziosamente; quando non
era a casa e la porta del presbiterio era chiusa, i ragazzini più
coraggiosi, con il cuore gli batteva forte, si avventuravano in quel
luogo leggendario per giocare a “segui il capoiii.”
Il carro
John Constable,
1821
Questa atmosfera
di terrore che circondava, di fatto, un uomo di Dio dalla condotta
immacolata e di rigorosa ortodossia, era frequente causa di
meraviglia e oggetto di curiosità per i pochi stranieri che erano
portati dal caso o dagli affari in quel luogo sconosciuto e fuori
mano. Ma perfino molti parrocchiani ignoravano gli strani eventi che
avevano segnato il primo anno del ministero di Mr. Soulis, mentre
fra coloro che erano meglio informati, molti erano reticenti per
natura, altri preferivano evitare simili argomenti. Solo ogni tanto,
un anziano, arrivato al terzo boccale, trovava il coraggio per
raccontare la causa dello strano aspetto del ministro e della sua
vita solitaria.
“Cinquanta anni
fa, quando Mr. Soulis venne per la prima volta a Balweary, egli era
ancora giovane – un ragazzo, diceva la gente - con la testa piena
di libri e dotato di un bell'eloquio, ma, come era naturale in una
persona così giovane, con nessuna vera esperienza in materia
religiosa. I più giovani erano affascinati dalle sue qualità e
dalla sua chiacchiera, ma le persone anziane, responsabili e serie,
erano turbate al punto da pregare per quest' uomo, che essi
consideravano un povero illuso, e per la parrocchia che sembrava così
mal servita. Questo fu prima dei giorni dei Moderatiiv
– che male l'incolga; ma le cose cattive sono come quelle buone:
arrivano poco a poco, un granello alla volta; c'era perfino gente che
diceva che il Signore aveva abbandonato a se stessi i professori del
college, e che i ragazzi che andavano a studiare da loro avrebbero
fatto meglio a rifugiarsi in una torbiera, come i loro antenati ai
tempi delle persecuzione, con una bibbia sotto il braccio e una
preghiera nel cuorev.
Non c'era alcun dubbio, comunque, che Mr. Soulis era stato al college
troppo a lungo. Egli era attento e preoccupato per tante cose oltre a
quella veramente importante. Aveva con sé tanti libri, molti più
di quanti se ne fossero mai visti prima in un presbiterio, lo stesso
facchino aveva avuto molti problemi, infatti per poco non s'era
impantanato con il suo carico nella palude del diavolo
tra qui e Kilmackerlie. Erano libri di teologia, sicuramente, o
perlomeno erano chiamati così, ma le persone sagge erano
dell'opinione che non c'era bisogno di così tanti libri, quando
tutta la parola di Dio poteva essere contenuta nella tasca di un
mantello. Inoltre, egli trascorreva parte del giorno e della notte,
cosa veramente disdicevole, a scrivere, nientemeno; dapprincipio la
gente temeva che volesse leggere i suoi sermoni, ma poi si scoprì
che stava scrivendo anche lui un libro, il che, sicuramente, non si
adattava né alla sua giovane età né alla sua scarsa esperienzavi.
Comunque sia, gli successe di aver bisogno di una
donna anziana e perbene, che tenesse in ordine il presbiterio e
preparasse i suoi pasti: gli fu raccomandata una vecchia prostituta -
Janet M'Clour, la chiamavano – ed egli si lasciò persuadere troppo
facilmente, anche se molti lo sconsigliavano, perché Janet era una
donna guardata con sospetto dalle brave persone di Balweary.
Molto tempo prima, aveva avuto un bambino con un dragone e aveva
continuato a vivere in quel modo per circa trenta anni; inoltre i
ragazzini l'avevano vista borbottare al crepuscolo su per il sentiero
delle vacche, ad un' ora ed in un luogo disdicevoli per una donna da
bene. Comunque, il primo a parlare di Janet al ministro era stato il
nostro liardvii
in
persona, e a quel tempo Mr. Soulis avrebbe fatto di tutto per
compiacerlo. Quando la gente gli disse che Janet era imparentata con
il diavolo, per lui questa era solo una superstizione; quando gli
parlarono della la Bibbia e della strega di Endorviii,
egli gli ricacciò tutto in gola dicendo che quei giorni erano
passati e che il diavolo, grazie a Dio, era stato sconfitto.
Bene, quando nel
villaggio si seppe che Janet M'Clour avrebbe fatto la serva al
presbiterio, la gente diventò furiosa verso di lei e il ministro;
alcune comari non trovarono niente di meglio da fare che andare alla
sua porta e rinfacciarle quello che tutti sapevano di lei, dal
bambino del dragoneix,
alla due vacche di John Tamson. La donna di solito parlava poco, la
gente la lasciava andare per la sua strada e lei faceva altrettanto,
senza né buonasera né buon giorno, ma quando si ci metteva, aveva
una lingua da assordare un mugnaio. Saltò su, e tirò fuori tutti i
vecchi pettegolezzi del villaggio facendo inferocire le donne; non
potevano dirgliene una che lei gliene ribatteva due, finché, alla
fine, le comari la afferrarono, le strapparono i vestiti di dosso e
la trascinarono giù per il villaggio fino alle acque del Dule per
vedere se era una strega o no, se galleggiava o affogavax.
La vecchia urlò tanto che la si poteva sentire fino allo Hanging
Shaw, combattendo per dieci; molte di quelle comari portarono i
segni delle sue unghie il giorno dopo e per molti altri giorni
ancora, ma proprio nel mezzo della mischia, chi è che arriva (per
sua dannazione) se non il nuovo ministro!
“Donne,”
disse (e aveva una gran bella voce), “In nome di Dio, vi ordino di
lasciarla andare.”
Janet corse verso
di lui – era completamente terrorizzata – gli si aggrappò
addosso e lo pregò, per amor di Dio, di salvarla dalle comari;
queste, da parte loro, gli dissero tutto quello che sapevano, forse
anche qualcosa di più.
“Donna, “
disse a Janet, “è vero tutto ciò?”
“Davanti al
Signore mio creatore,” disse lei, “non una sola parola, se non il
bambino,” e aggiunse, “sono stata una donna perbene in gioventù.”
“Vuoi tu,”
disse Mr. Soulis, “in nome di Dio e davanti a me, Suo indegno
ministro, rinunciare al diavolo e alle sue opere?”
Bene, pare che a
questa domanda, la donna ebbe un sogghigno che spaventò a morte
tutti quelli che la guardavano, e la si udì battere forte i denti,
ma non c'era altra via d'uscita, Janet alzò le mani e rinunciò al
diavolo davanti a tutti.
“Adesso,”
disse Mr. Soulis alle comari, “andate a casa, tutte quanti, e
implorate il perdono di Dio.”
Diede il braccio
a Janet, che aveva addosso niente altro che la camicia, e la riportò
su al villaggio, a casa sua come una gran signora, mentre la donna
gridava e rideva che era uno scandalo a sentirla.
Molte persone pie
pregarono a lungo quella notte, ma quando venne il giorno cadde una
tale paura su Balweary, che i bambini corsero a nascondersi e gli
adulti spiavano da dietro le porte.
Perché c'era Janet che attraversava il villaggio – o il suo
fantasma – nessuno lo sa – con il collo storto e la testa piegata
da un lato, come se fosse stata impiccata, con un ghigno sulla faccia
come un cadavere non ricomposto. Un poco alla volta la gente si
abituò a quello spettacolo e la interrogarono, perfino, per sapere
cosa le fosse successo; ma da quel giorno in poi ella non poté più
parlare come una qualunque cristiana, ma sbavava e serrava i denti
come un paio di cesoie; da quel giorno in poi il nome di Dio non fu
più pronunciato dalle sue labbra, per quanto ella si sforzasse.
Quelli che sapevano di più parlavano di meno, ma nessuno diede a
quella cosa il nome di Janet M'Clour; perché la vecchia Janet,
secondo loro, era sprofondata all'inferno proprio quel giorno. Ma il
ministro non li prese sul serio, egli predicò contro la crudeltà
della gente che aveva causato alla povera donna un colpo apoplettico,
rimproverò i bambini che la canzonavano e quella stessa notte se la
portò al presbiterio e vissero nella stessa casa sotto lo Hanging
Shaw.
Bene, il tempo
passava, e le persone più superficiali incominciarono a prendere
meno sul serio quella nera faccenda. Il ministro era ben considerato;
egli scriveva sempre fino a tardi, e si poteva vedere la sua candela
laggiù presso le acque del Dule ben oltre la mezzanotte; egli
sembrava compiaciuto di sé e saccente crome prima, anche se
dimagriva a vista d'occhio. Per quanto riguarda Janet, la si poteva
vedere in giro per il villaggio e, se prima non parlava molto, ora
aveva un buon motivo per parlare anche di meno; non dava fastidio a
nessuno, ma era raccapricciante a vedersi e nessuno voleva avere a
che fare con lei nella parrocchia di Balweary.
Verso la fine di
luglio arrivò un'ondata di caldo come non ce n'era mai stata una nel
paese; fu lunga, torrida e avvilente, il bestiame non aveva la forza
di salire al pascolo su per la Black Hill, mentre i bambini erano
troppo stanchi per giocare; era un tempo snervante, con folate di
vento caldo, che passavano rombando attraverso la valle, e brevi
scrosci di pioggia che non davano alcun sollievo. Tutti speravamo che
con il nuovo giorno arrivasse il temporale, ma il giorno arrivava e
passava e quel tempo eccezionale era sempre lo stesso, opprimente con
gli uomini e le bestie. Fra tutti quelli che stavano peggio, nessuno
soffriva come Mr. Soulis.
Egli confessò
agli anziani che non riusciva né a mangiare né a dormire; quando
non era impegnato a scrivere quel suo libro così estenuante, lo si
poteva vedere vagare per il paese come se fosse posseduto, mentre
tutti gli altri erano ben contenti di starsene al fresco dentro casa.
Sopra lo Hanging Shaw, al riparo della Balck
Hill, c'è un piccolo campo recintato da un muretto con un cancello
di ferro per entrare; sembra che in passato fosse il cimitero di
Balweary, consacrato dai papisti, prima che la benedetta luce
risplendesse sul nostro regno. Era il posto favorito di Mr. Soulis,
egli era solito sedere lì, in quel luogo riparato, a meditare i suoi
sermoni. Un giorno, mentre risaliva il versante occidentale della
Black Hill, vide dapprima due, poi quattro, infine sette corvi
volteggiare sul vecchio cimitero. Essi volavano bassi e pesanti e,
quando vi passavano sopra, si lanciavano lugubri strida l'un l'altro.
Era chiaro a Mr. Soulis che qualcosa li aveva spinti a quello strano
comportamento.
C.
D. Friedrich, Il viaggiatore sopra il mare di nebbia, 1818
Non era uomo che
si spaventasse facilmente: andò dritto al recinto, e chi vi trovò
dentro se non un uomo, o la sembianza di un uomo, seduto su una
tomba. Egli era alto, nero come l'inferno e aveva strani occhixi.
Mr. Soulis aveva sentito parlare degli uomini neri, mote volte; ma in
quest'uomo nero c'era qualcosa d'inconsueto che lo inquietava.
Nonostante il caldo, fu preso da un brivido gelido fino al midollo
delle ossa, ma parlò con voce chiara e disse: “Amico mio, non
siete di queste parti, vero?” L'uomo nero non rispose una parola e
cominciò ad andare via, come se strisciasse, verso la parte opposta
del recinto, ma con lo sguardo fisso sul curato che a sua volta
restava fermo a guardarlo, finché in un attimo l'uomo nero saltò il
muro e corse al riparo degli alberi. Mr. Soulis, senza quasi saper
perché, gli corse dietro, ma era troppo stanco a causa della
passeggiata e del tempo caldo e malsano, e per quanto corresse,
riuscì a solo a intravedere l'uomo nero tra le betulle, finché non
ridiscese ai piedi della collina e lì lo rivide che attraversava a
salti e balzi le acque del Dule in direzione del Presbiterio.
Mr. Soulis non fu
per niente contento che quello spaventoso vagabondo girasse
liberamente nella parrocchia di Balweary e corse ancora più forte
attraverso il fume, bagnandosi le scarpe, e su per il sentiero, ma
non c'era nessuno lì; andò in giardino, ma, di nuovo, nessun uomo
nero. Uscì sulla strada principale; andò nel giardino, ma nessun
uomo nero. Arrivato all'ingresso sul retro, un po' spaventato come
era naturale, alzò il saliscendi ed entrò nel presbiterio: Janet
M'Clour era proprio lì, davanti ai suoi occhi, con il suo collo
storto e per niente contenta di vederlo. Come egli ebbe a ricordare
sempre, appena mise gli occhi su di lei, sentì lo stesso brivido
gelido.
“Janet,” egli
disse, “hai visto un uomo nero?”
“Un uomo nero?”
fece lei. “Dio ne scampi! Vi sbagliate, ministro. Non c'è alcun
uomo nero a Balweary.”
La donna non
parlava in modo chiaro, come potete capire, ma farfugliava, come un
pony con il morso in bocca.
“Allora,”
disse, “Janet, se non c'era nessun uomo nero, ho parlato al diavolo
un persona.”
Si sedette
battendo i denti come se avesse la febbre.
“Stupidaggini”
disse Janet,”vergogna, ministro” e gli diede un goccio
dell'acquavite che aveva sempre con lei.
Mr. Soulis
ritornò nel suo studio tra i suoi libri. E' una camera ampia, bassa
e buia, umida e fredda in inverno e non molto asciutta nemmeno in
piena estate, perché il presbiterio è vicino al fiume.
Era così
depresso e incominciò a pensar a tutto quello che gli era successo
da quando era a Balweary, a casa sua, a quando era un ragazzo e
correva felice lungo il fiume, ma l'uomo nero ritornava sempre nella
sua testa come il ritornello di una canzone, non riusciva a cacciarlo
dalla mente. Tentò di pregare, ma le parole non gli venivano, dicono
che tentò di scrivere il suo libro, ma non ci riuscì. A volte gli
sembrava che l'uomo nero fosse accanto a lui e allora gli scendeva
addosso un sudore freddo come acqua di pozzo, c'erano momenti,
invece, in cui ritornava in sé e non ricordava niente.
La conseguenza fu
che egli andò alla finestra e incominciò a fissare le acque del
Dule. Gli alberi erano stranamente fitti, e il fiume scorreva
profondo e nero sotto il presbiterio, sulla riva c'era Janet che
stava lavando i panni con la gonna tirata su. La donna volgeva la
schiena al ministro, ed egli, da parte sua, non sapeva chi stesse
guardando. Quando ella si girò e gli mostrò la faccia, Mr. Soulis
ebbe un brivido ancora più freddo di quello che aveva avuto prima.
Gli ritornò in mente quello che la gente diceva, che Janet era morta
da tanto tempo e che nel suo corpo, freddo come il marmo, c'era uno
spirito maligno. La vecchia stava pestando ben bene i panni
canticchiando fra sé, ma, Dio ne scampi, era una faccia terribile a
vedersi. Cominciò a cantare a voce più alta, ma nessun uomo o
donna di questo mondo avrebbe potuto capire le parole della sua
canzone, nel frattempo guardava giù di traverso, ma non c'era niente
da vedere lì. Il ministro si sentì rivoltare in tutto il suo corpo,
era certamente un avvertimento del Cielo. Ma Mr. Soulis subito si
rimproverò, disse, di pensare così male di una povera vecchia donna
sofferente che non aveva alcun amico all'infuori di lui; recitò una
breve preghiera per tutti e due, bevve un po' di acqua fresca –
perché lo stomaco gli si rivoltava all'idea di mangiare - e al
tramonto andò nel suo nudo letto.
Quella notte non
sarebbe mai stata dimentica a Balweary, la notte del diciassette
agosto 1712. Era stata una stagione torrida, come ho detto, ma quella
notte fu la più calda di tutte. Il sole era tramontato dietro nuvole
di forma inquietante, calò un'oscurità impenetrabile, non una
stella, non un alito di vento, non si riusciva a vedere nemmeno ad un
palmo dal naso, e perfino gli anziani tolsero via le coperte dal
letto dove giacevano respirando a fatica. Con tutto quello che gli
girava per la testa, non c'è da stupirsi se Mr. Soulis non dormì
molto quella notte. Si rigirava nel letto, ma il letto fresco e
accogliente in cui era andato a dormire adesso bruciava fino alle
ossa; a volte dormiva, a volte si svegliava, a volte sentiva battere
le ore, altre volte un cane che ululava nella brughiera come se
qualcuno fosse morto, altre volte ancora gli sembrava di udire degli
spiriti che gli sussurravano all'orecchio o di vedere fuochi fatui
che danzavano nella stanza. Egli pensò di essere malato, ed era
malato, anche se non sapeva di quale malattia.
Studio
di orizzonte marino con pioggia
John
Constable
1776-1837
1776-1837
Alla fine, ebbe
un momento di lucidità, si alzò in camicia da notte sulla sponda
del letto e ripensò all'uomo nero e a Janet. Non riusciva a capire
come, forse a causa del gelo che sentiva nei piedi, ma ebbe la netta
sensazione che ci fosse un nesso fra i due e che uno o tutti e due
fossero spiriti maligni. Proprio in quel momento, nella stanza di
Janet, che era vicino alla sua, si sentì un tramestio di passi, come
se degli uomini stessero lottando, poi un colpo assordante, quindi
una folata di vento percorse sibilando le quattro stanze della casa e
poi ci fu di nuovo un silenzio di tomba.
Mr. Soulis non
era uomo che si spaventasse facilmente. Prese l'acciarino, accese la
candela e si diresse alla porta di Janet. Il saliscendi era alzato,
aprì la porta e guardò coraggiosamente dentro. Era una stanza
grande, come quella del ministro, arredata con un mobilio
ingombrante, solido e vecchio, perché egli non aveva altro. C'era un
letto a baldacchino con una vecchia tappezzeria e un armadio di
quercia scura, pieno dei libri di teologia del ministro, messi lì da
parte, mentre i pochi e poveri stracci di Janet erano sparsi sul
pavimento; tuttavia Mr. Soulis non riusciva a vedere né Janet, né
alcun segno di lotta. Entrò nella stanza (e in pochi l'avrebbero
seguito) e si guardò intorno ascoltando. Ma non c'era niente da
sentire dentro il presbiterio o nella parrocchia di Balweary, non si
vedeva altro che ombre scure danzare intorno alla candela. D'un
tratto, il cuore del ministro ebbe un colpo e si fermò, mentre un
vento freddo gli passò tra i capelli. Che vista tremenda si presentò
agli occhi del pover'uomo! Perché c'era Janet che penzolava da un
chiodo al lato del vecchio armadio, con la testa sempre piegata sulla
spalla, gli occhi chiusi, la lingua fuori dalla bocca e i piedi a due
palmi dal pavimento.
“Dio ci
perdoni!” pensò Mr. Soulis, “la povera Janet è morta.”
Fece un passo
verso il cadavere, il cuore gli sobbalzò nel petto. Perché, per un
malvagio incantesimo che nessun un uomo potrebbe mai spiegare, la
donna pendeva da un solo chiodo appesa ad un unico filo ritorto, di
quelli usati per rammendare le calze.
E' una cosa
spaventosa essere soli di notte con tali prodigi tenebrosi, ma la
fede di Mr. Soulis era forte. Egli si girò e si diresse fuori dalla
stanza, chiuse la porta dietro di lui, con passi pesanti come il
piombo scese la scala e giunto al piano terra, posò la candela sul
tavolo. Non riusciva né a pregare né a pensare, grondava di un
sudore freddo e non riusciva a sentire altro che i battiti del suo
cuore. Egli potrebbe essere rimasto lì un'ora o forse due, non lo
ricordava, quando, all'improvviso, sentì un leggero e strano
tramestio, qualcuno camminava avanti e indietro nella camera dove era
appeso il cadavere di Janet, quindi la porta si aprì, anche se egli
ricordava bene di averla chiusa, e qualcuno avanzò sul pianerottolo:
gli sembrò che il cadavere stesse guardando da sopra la ringhiera,
giù verso di lui.
Riprese la
candela (perché avrebbe potuto aver bisogno di luce) e, più veloce
che poteva, corse fuori dal presbiterio, all'estremità opposta del
sentiero lastricato. Era sempre buio pesto, ma la fiamma della
candela, quando la posò a terra, bruciava ferma e chiara, come se
fosse stato in una stanza; non si muoveva una foglia, eccetto l'acqua
del Dule, che scorreva nella valle, e quel maledetto arrancare di
passi giù per le scale del presbiterio. Egli conosceva molto bene
quel passo, perché era quello di Janet; man mano che quei passi si
avvicinavano, un freddo gelido lo pervadeva sempre di più. Egli
raccomandò la sua anima a Colui che lo aveva creato e lo manteneva
in vita:”O Signore,” disse, “dammi la forza questa notte di
combattere contro il potere del diavolo.”
Adesso i passi si
avvicinavano alla porta, egli poteva sentire una mano scorrere lungo
il muro, come se quella terribile cosa stesse cercando la strada a
tentoni. I salici si agitavano e gemevano, un lungo lamento si levò
dalle colline; la fiamma della candela vacillò ed ecco, sulla soglia
del presbiterio, il cadavere di Janet la storta, con il suo grembiule
di cotone e la cuffietta nera, la testa sempre sulla spalla e il
ghigno ancora sulla sua faccia – viva, avreste detto – morta,
come Mr. Soulis ben sapeva.
E' strano che
l'anima dell'uomo debba essere imprigionata nel suo corpo mortale, ma
è quello che vide il ministro e il suo cuore non si spezzò.
Ella non stette
lì a lungo, riprese a muoversi e si diresse lentamente verso Mr.
Soulis, che era fermo sotto i salici. Tutta l'energia del suo corpo,
tutta la forza del suo spirito ardevano negli occhi del ministro.
Sembrava che Janet fosse sul punto di parlare, ma le parole le
vennero meno e, allora, fece un cenno con la mano sinistra. Si levò
una folata di vento, come lo sbuffare di un gatto, la candela si
spense, i salici gemettero come fossero persone; Mr. Soulis capì
che, viva o morta, questa era la fine di quella cosa.
Thrawn
Janet (Reverend Murdoch Exorcises Thrawn Janet) -William
Strang 1899
“Strega, maga,
diavolo!” gridò, “Ti ordino, in nome di Dio, di andartene: se
sei morta, alla tua tomba, se sei un'anima dannata, all'inferno!”
In quel preciso
istante la mano del Signore, dall'alto dei cieli, si abbatté su
quell'orrore: il vecchio corpo morto di quell'esecrabile strega, che
i diavoli avevano tenuto fuori dalla tomba e portato in giro così a
lungo, prese fuoco come una pietra focaia e cadde incenerito al
suolo. Venne il tuono, che risuonò fragoroso, seguito da una pioggia
scrosciante. Mr. Soulis fuggì via attraverso la siepe del giardino e
corse, gridando e piangendo, verso il villaggio.
Quella stessa
mattina, John Christie vide l'uomo nero passare sulla strada maestra
mentre rintoccavano le sei; prima delle otto era alla stazione di
posta di Knockdow, non molto dopo Sandy M'Lellan lo vide camminare
svelto lungo gli argini del fiume verso Kilmackerlie. Non ci sono
dubbi che era stato lui ad abitare così a lungo nel corpo di Janet,
ma alla fine era andato via e da quel giorno il diavolo non ha più
tormentato la gente di Balweary.
Fu un'amara
medicina per il ministro; egli giacque a lungo delirante nel suo
letto, da allora è l'uomo che potete vedere oggi.
Fine
i
“Fratelli, siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico,/il
diavolo, come leone ruggente va in giro, /cercando chi divorare.
Resistetegli saldi nella fede.
ii
Forse si riferisce ad Amleto, atto III, scena IV, quando definisce
Polonio “a foolish prating knave” uno sciocco chiacchierone d'un
furfante.
iii
In originale: “Follow the leader” ed è un gioco di mimo
ivVedi
introduzione
v
Si riferisce alla persecuzione dei Covenanters, quella parte della
chiesa Presbiteriana sozzese che nel 1638 firmò il National
Covenant che rifiutava di riconoscere l'autorità spirituale degli
Stuart. Essi furono costretti a riunirsi all'aperto nelle cosiddette
conventicole, sotto la minaccia della pena capitale se scoperti.
Tale situazione ebbe temine nl 1688, dopo la Bloodless Revolution di
William of D'Orange.
vi
La comunità è diffidente nei confronti del giovane ministro
imposto dalle autorità laiche anzicchè scelto dal consiglio degli
anziani
vii
Corrisponde allo Squire inglese, ed era il latifondista locale che
aveva anche il potere di nominare il ministro della parrocchia.
viii Libro
di Samuele 28:3–25, la strga, su richiesta di re Saul, evocò lo
spirito del profeta Samuele, deceduto da poco.
ix
Ad aumentare l'odio delle comari
c'era anche il fatto che i dragoni avevano dato la caccia ai
Covenanters, giustiziandoli e torturandoli.
x
Secondo la superstizione le streghe galleggiavno
xi
Il diavolo in Scozia è comunemente definito come uomo nero
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