Un
Giamburrasca tra gli indiani
Se cercate O. Henry
(1862-1910), pseudonimo di William Sydney Porter, in una storia della
letteratura americana, a mala pena troverete un paio di righe che lo
definiscono “autore di racconti brillanti e leggeri” ( Cunliffe
M., Storia della letteratura americana; P.B.E., 1969). In
effetti, O. Henry fu autore estremamente prolifico di racconti
caratterizzati da un finale sorprendente che ribalta completamente le
premesse iniziali, ne scrisse più di seicento, in parte raccolti in
antologie. Sorprendente fu anche la vita di O. Henry. Come tanti
scrittori americani, non ricevette un'educazione universitaria, ma
sviluppò ben presto un grande amore per la lettura. Intraprese una
varietà di lavori: farmcista, cawboy in Texas, editore e giornalista
di una rivista satirica, -The Rolling Stone-, cassiere di
banca. E fu proprio il suo lavoro in banca a dare una svolta
inaspettata alla sua vita e alla sua carriera di scrittore. Nel 1896
fu accusato di appropriazione indebita. Condannato a cinque anni di
carcere, fuggì in Honduras dove trovò l'ispirazione per scrivere la
raccolta di racconti che, in onore a Lewis Carroll, intitolò,
Cabbages and Kings, in cui
coniò il termine “banana republic” per descrivere il paese e che
diventerà proverbiale. L'anno successivo ritornò negli States per
essere vicino alla moglie morente e prendersi cura della loro unica
figlia. Nel 1898 andò in prigione, da cui uscì tre anni e una
dozzina di racconti dopo. Fu in prigione che adottò lo pseudonimo O.
Henry per proteggere la sua vera identità. Nel 1902 si trasferì a
New York, dove iniziò la sua collaborazione con il New York World
Sunday Magazine, a cui inviò un racconto alla settimana per più di
un anno. Il pubblico adorava le sue storie piene di ironia,
caratterizzate da un plot avvincente e sorprendente e popolate da
personaggi memorabili per le loro debolezze e i loro difetti, più
che per le loro virtù. Più severo il giudizio dei critici, che
consideravano superficiale la sua leggerezza. Morì a New York nel
1910, alcolizzato e senza un soldo.
O.
Henry amava le persone comuni, le cui vite descrisse con sguardo
ironico e solidale. Nel suo universo di banditi falliti e redenti, di
amanti delusi ma ancora innamorati, di burberi benefici, c'è sempre
un sorriso per tutti. Egli è un impareggiabile chiacchierone, un
insuperabile intrattenitore, un affascinante bugiardo. Le sue storie
sono un meccanismo perfetto, basate sull'intreccio e sulla suspance,
fino al colpo di teatro conclusivo, che si sostituisce, con grazia e
leggerezza, al finale edificante della letteratura del tempo. Egli
costruisce un universo parallelo dove rifugiarsi dalle brutture del
mondo reale e dai suoi incubi, dove c'è ancora il tempo per
sorridere sulle proprie disgrazie e dove i buoni sentimenti sembrano prevalere.
Il
racconto che vi propongo, The Ransom of Red Chief,
pubblicato nel 1910 nella raccolta Whirligigs,
è uno dei più conosciuti. Le situazioni e i personaggi
contribuiscono a costruire un meccanismo così ben oleato da essere
stato letteralmente saccheggiato dal cinema e dalla televisione. Il
protagonista; Johnny Dorset, una piccola peste di dieci anni, tutto
lentiggini e capelli rossi, continua la tradizione dei ragazzi
terribili di Mark Twain, mentre i due malfattori che lo rapiscono
nella speranza di ottenere un cospicuo riscatto dal ricco papà, sono
la parodia buonista degli spietati banditi del selvaggio west.
Il
riscatto di Capo Rosso
di
O.
Henry (1910)
Sembrava
una buona idea: ma prima aspettate che ve la racconti. Eravamo giù
al sud, in Alabama – Bill Driscoll e io – quando ci venne
quest'idea del rapimento. Successe, come disse Bill dopo, “durante
un momento di temporanea apparizione mentalei”;
ma lo scoprimmo solo più tardi.
C'era
una città laggiù, piatta come una frittella, e chiamata Summit,
naturalmente. I suoi abitanti erano di una razza di contadini innocui
e cuor contenti come mai se ne erano affollati intorno ad un May
Poleii.
Bill
e io avevamo messo insieme un capitale di circa seicento dollari, e
avevamo proprio bisogno di altri duemila dollari per realizzare una
frode di terreni edificabili nell'ovest dell'Illinois. Discutemmo la
cosa sui gradini all'ingresso dell'albergo. L'attaccamento alla
progenie, ci dicevamo, è forte nelle comunità semi-rurali, per
questo, e per altre ragioni, un progetto di rapimento avrebbe
funzionato meglio qui che nel raggio d'azione di quei quotidiani che
mandano in giro giornalisti in incognito per attizzare chiacchiere su
cose di questo genere. Sapevamo che Summit non poteva metterci
contro niente più che qualche guardia e forse qualche bracco
indolente e una diatriba o due sul Il bilancio settimanale
dell'agricoltore. Perciò, ci
sembrò una buona idea.
Scegliemmo
come nostra vittima il figlio unico di un eminente cittadino a nome
Ebnezar Dorset. Il padre era un rispettabile taccagno, collezionista
di ipoteche, impeccabile a passare il piatto delle offerte in chiesa
e un intemerato speculatore. Il bambino era un ragazzo di dieci anni,
con lentiggini a basso rilievo e i capelli del colore della copertina
della rivista che comprate all'edicola quando volete prendere il
trenoiii.
Bill e io ci immaginavamo che Ebnezer avrebbe sganciato senza fiatare i duemila
dollari del riscatto fino all'ultimo centesimo. Ma aspettate che ve
lo racconti.
A
circa due miglia da Summit c'era una montagnola, coperta da un fitto
boschetto di cedri. Sul versante posteriore di questa montagna c'era
una caverna. E' lì che immagazzinammo le provviste. Una sera, dopo
il tramonto, arrivammo in un calessino nei pressi della casa di
Dorset. Il bambino era per strada e gettava sassi ad un gattino nel
recinto di fronte.
“Hei,
ragazzino!” dice Bill, “ti andrebbero un sacchetto di caramelle e
un bel giro in calesse?”
Il
ragazzino prende Bill proprio nell'occhio con un pezzo di mattone.
“Questo
costerà al vecchio un extra di cinquecento dollari,” dice Bill,
scavalcando la ruota.
Il
ragazzo scatenò una lotta degna di un orso bruno peso welteriv,
ma, alla fine, lo sistemammo in fondo al calessino e filammo via. Lo
portammo alla caverna, e dopo legai il cavallo nel boschetto di
cedri. Scesa la sera, riportai il calessino al piccolo villaggio,
distante tre miglia, dove lo avevo affittato, e me ne tornai a piedi
alla montagna.
Bill
si stava incerottando i graffi e i lividi sulla faccia. Un fuoco
ardeva dietro un grande masso all'ingresso della caverna e il ragazzo
stava osservando un bricco di caffè bollente con due penne della
coda di un falco ficcate nei capelli rossi. Quando entro, mi punta
contro un bastone e dice:
“Ha!
Maledetto viso pallido, osi entrare nell'accampamento di Capo Rosso,
il terrore delle pianure?”
“Si
è calmato adesso,” dice Bill, arrotolandosi i pantaloni per
esaminare alcuni lividi sugli stinchi. “Stiamo giocando agli
indiani. Al confronto, lo spettacolo di Buffalo Bill sarà come le
immagini della Palestina proiettate dalla lanterna magica nella sala
del municipio. Io sono il vecchio Hank, il cacciatore di pelli,
prigioniero di Capo Rosso, e sarò scalpato all'alba. Per Geronimo,
scalcia forte, quel ragazzino.”
Si,
signore, sembrava proprio che quel ragazzino si stesse divertendo un
mondo. Il divertimento di campeggiare all'aperto in una caverna, gli
aveva fatto dimenticare il fatto di essere egli stesso un
prigioniero. Mi battezzò immediatamente Occhio-di-serpente, la Spia,
e mi annunciò che, dopo il ritorno dei suoi guerrieri dal sentiero
di guerra, io sarei stato abbrustolito sul rogo al sorgere del sole.
Quindi
cenammo, il ragazzino si riempì la bocca di pancetta, pane e sugo di
carne, e incominciò a parlare. Durante la cena ci intrattenne con un
discorso di questo tipo:
“Mi
piace tanto qui. Non ho mai fato un campeggio prima; ma ho avuto un
opossum una volta; e all'ultimo compleanno ho compiuto nove anni.
Odio andare a scuola. I ratti hanno divorato sedici uova della
gallina chiazzata della zia di Jimmy Talbot. Ci sono dei veri indiani
in questi boschi?. Voglio un altro po' di sugo. E' il movimento degli
alberi che fa soffiare il vento? Noi avevamo cinque cuccioli. Perché
il tuo naso è così rosso, Hank? Mio padre ha un sacco di soldi. Le
stelle sono calde? Ho frustato Ed Walker due volte, sabato. Non mi
piacciono le ragazze. Non puoi acchiappare i rospi senza un pezzo di
spago. I buoi fanno qualche verso? Perchè le arance sono rotonde? Ci
sono letti su cui dormire in questa caverna? Amos Murray ha sei dita.
Un pappagallo può parlare, ma una scimmia o un pesce no. Quanto ci
vuole per fare dodici?”
Ogni
pochi minuti si ricordava di essere un terribile pelle rossa,
imbracciava il suo bastone-fucile ed in punta di piedi andava
all'ingresso della caverna per avvistare gli esploratori dell'odiato
viso pallido. Ogni tanto lanciava un grido di guerra che faceva
rabbrividire il vecchio Hank il cacciatore di pellicce. Quel ragazzo
aveva terrorizzato Bill fin dall'inizio.
“Capo
Rosso,” dico al ragazzino, “ti piacerebbe andare a casa?”
“A
che fare?” dice lui. “A casa non mi diverto. Odio andare a
scuola. Mi piace fare il campeggio. Non mi riporterai a casa un'altra
volta, Occhio-di-serpente, vero?”
“Non
subito,” dico io. “Staremo qui nella caverna per un po'”
“Benissimo!”
fa lui. “Sarà uno spasso. Non mi sono mai divertito tanto in tutta
la mia vita.”
Erano
quasi le undici quando andammo a letto, sistemammo a terra delle
ampie coperte e delle trapunte e mettemmo Capo Rosso tra di noi. Non
avevamo paura che scappasse. Ci tenne svegli per tre ore, saltando su
per prendere il fucile e gridando: “Sst! amico,” nell'orecchio
mio e di Bill, ogni volta che l'immaginario crepitio di un ramo o il
fruscio di una foglia rivelavano alla sua giovane immaginazione il
furtivo avvicinarsi della banda di fuorilegge. Alla fine, piombai in
un sonno agitato e sognai che ero stato rapito e incatenato ad un
albero da un feroce pirata dai capelli rossi.
Alle
prime luci dell'alba, fui svegliato da una serie di terribili strilli
di Bill. Non erano urla, o ululati, o grida, o schiamazzi, o guaiti,
come ti aspetteresti dagli organi vocali di un uomo; erano
semplicemente indecenti, terrificanti, umilianti strilli, come quelli
che le donne emettono quando vedono i fantasmi o i millepiedi. E' una
cosa tremenda sentire un uomo forte, disperato e grasso gridare senza
ritegno in un caverna all'alba.
Saltai
su per vedere che cosa succedeva. Capo Rosso era seduto sul petto di
Bill con i capelli di Bill attorcigliati intorno alla mano.
Nell'altra mano aveva l'affilato coltello che usavamo per affettare
la pancetta, e, con diligenza e realismo, stava tentando di prendere
lo scalpo di Bill, secondo la sentenza che aveva pronunciato contro
di lui la sera prima.
Tolsi
il coltello dalle mani del ragazzo e lo feci coricare di nuovo. Ma,
da quel momento Bill rimase piuttosto scosso. Si mise giù sul suo
lato del letto, ma non chiuse più occhio finché quel ragazzo rimase
con noi. Io dormii per un po', ma prima del sorgere del sole mi
ricordai che Capo Rosso aveva detto che sarei stato bruciato sul rogo
al sorgere del sole. Non ero nervoso o spaventato, ma mi misi a
sedere appoggiato ad un masso e accesi la mia pipa.
“Perché
ti sei alzato così presto, Sam?” mi chiese Bill.
“Chi,
io? Dico. “Oh, ho un dolorino alla spalla. Pensavo che stare seduto
gli avrebbe giovato.”
“Sei
un bugiardo!” dice Bill. ”Hai paura. Avresti dovuto essere
bruciato all'alba ed avevi paura che lo avrebbe fatto. E lo avrebbe
fatto di sicuro, se avesse solo trovato un fiammifero. Non è
spaventoso, Sam? Pensi davvero che ci sia qualcuno disposto a pagare
per riavere a casa un diavoletto come quello?”
“Sicuro,”
risposi. “I genitori stravedono per una peste come quella. Ora tu e
il Capo vi alzate e preparate la colazione, mentre io vado in cima
alla montagna per fare una ricognizione.”
Salii
sulla montagnola e feci scorrere l'occhio sulle immediate vicinanze.
Mi aspettavo di vedere dalle parti di Summit i robusti contadini del
villaggio armati di falci e forconi battere la campagna alla ricerca
di quei vigliacchi di rapitori. Invece vidi un pacifico paesaggio
interrotto da un uomo che stava arando con un mulo grigio. Nessuno
stava dragando il fiume, nessun messaggero correva avanti e indietro
per comunicare ai genitori in ansia che non c'erano novità. C'era
un'attitudine silvestre di sonnolento torpore che pervadeva quella
sezione della superficie esterna dell'Alabama che restava esposta al
mio sguardo. “Forse,” mi dissi, “ non hanno ancora scoperto che
i lupi hanno portato via dall'ovile il tenero agnellino. Che il cielo
aiuti i lupi!” e scesi giù dalla montagna per fare colazione.
Quando
arrivai trovai Bill che respirava affannosamente con la schiena
appoggiata contro una parete della caverna mentre il ragazzo
minacciava di fracassarlo con un sasso grande come una noce di cocco.
“Mi
ha messo una patata lessa bollente giù per la schiena,” spiegò
Bill, “e poi l'ha schiacciata con il piede, allora io gli ho dato
uno schiaffo. Hai una pistola con te, Sam?”
Tolsi
il sasso dalle mani del ragazzo e in qualche modo misi fine alla
lite. “Ti sistemerò,” dice il ragazzino a Bill: “Nessun uomo
ha mai colpito Capo rosso senza pagarla. Faresti meglio a stare
attento.”
Dopo
colazione il ragazzino tira fuori dalla tasca un pezzo di cuoio con
dei lacci avvolti intorno e va fuori dalla caverna per srotolarlo.
“Che
cosa avrà in mente, adesso?” dice Bill con ansia. “Non pensi che
voglia scappare via, vero, Sam?”
“Non
aver paura, non mi sembra un tipo casalingo. Ma dobbiamo mettere a
punto un piano per il riscatto. Non mi pare che in giro per Summit ci
sia molta eccitazione per la sua sparizione, ma forse non hanno
ancora realizzato che è scomparso. I suoi potrebbero pensare che sta
trascorrendo la notte da zia Jane, o uno dei vicini. Comunque, oggi
lo capiranno. Questa notte dobbiamo portare un messaggio a suo padre
per chiedere i duemila dollari per la sua restituzione.”
Proprio
in quel momento sentimmo una specie di grido di guerra, come quello
che Davide deve aver lanciato quando ha messo k.o. il campione
Goliav.
Quella che Capo Rosso aveva tirato fuori dalla tasca era una fionda,
e la stava roteando sulla sua testa.
Mi
scansai e sentii un colpo sordo e un lamento venire dalla parte di
Bill, come un cavallo quando gli tolgono la sella. Una pietra nera
grande come un uovo aveva colpito Bill proprio dietro l'orecchio
sinistro. Egli si afflosciò tutto e cadde nel fuoco sulla pentola di
acqua calda per lavare i piatti. Lo trascinai fuori e gli versi
dell'acqua fredda sulla testa per una mezz'ora.
Di
tanto in tanto Bill si metteva a sedere, si toccava dietro l'orecchio
e diceva: “Sam, lo sai chi è il mio personaggio biblico
preferito?”
“Non
agitarti,” gli dico, “ti riprenderai subito.”
“Re
Erode,” fa lui. “Non avrai intenzione di andare via e lasciarmi
solo con lui, vero, Sam?”
Andai
fuori, acchiappai quel ragazzo e lo scossi fino a fargli tintinnare
le lentiggini.
“Se
non ti comporti bene, ti riporto immediatamente a casa. Adesso,
starai buono o no?”
“Mi
stavo solo divertendo,” risponde imbronciato. “Non volevo ferire
il vecchio Hank. Ma perché mi ha picchiato? Prometto di comportarmi
bene, Occhio-di-serpente, se non mi rimandi a casa e mi lasci giocare
all'Esploratore Nero, oggi.”
“Non
conosco questo gioco,” dico. “Sta a te e Mr. Bill decidere. E' il
tuo compagno di giochi per
oggi.
Io starò via per un po', per affari. Ora, vieni dentro e dici che ti
dispiace di averlo ferito, o te ne torni a casa, all'istante.”
Costrinsi
lui e Bill a stringersi le mani, quindi presi Bill da parte e gli
dissi che stavo andando a Poplar Cove, un piccolo villaggio a tre
miglia dalla caverna, per scoprire quello che potevo su come avevano
preso il rapimento giù a Summit. Inoltre, pensavo che sarebbe stato
meglio mandare una lettera perentoria al vecchio Dorset proprio quel
giorno, per chiedergli il riscatto e dettargli le modalità di
pagamento.
“Tu
lo sai, Sam,” mi dice Bill, “sono stato al tuo fianco, senza
battere ciglio, durante terremoti, incendi e alluvioni, partite di
poker, attentati dinamitardi, retate della polizia, rapine al treno e
cicloni. Non ho mai perso la calma, fino a quando abbiamo rapito
questo razzo a due gambe. Mi sta facendo diventare matto. Non mi
lascerai solo con lui per molto tempo, vero Sam?”
“Sarò
di ritorno nel pomeriggio,” faccio io. “Tu fai divertire il
ragazzo e tienilo tranquillo finché ritorno. E adesso scriviamo la
lettera al vecchio Dorset.”
Bill
ed io prendemmo carta e matita e ci mettemmo a lavorare alla lettera
mentre Capo Rosso, avvolto in una coperta, marciava su e giù,
facendo la guardia all'ingresso della caverna.
Bill
mi pregò tra le lacrime di stabilire un riscatto di millecinquecento
dollari, invece che duemila. ”Non sto tentando,” mi dice, “di
sminuire il celebrato aspetto morale dell'affetto parentale, ma
abbiamo a che fare con esseri umani, e non è umano per nessuno dare
via duemila dollari per quelle quaranta libre di gatto selvatico con
le lentiggini. Io farei un tentativo a millecinquecento dollari. Puoi
addebitarmi la differenza, se vuoi.” Così, per tranquillizzare
Bill, acconsentii, e collaborammo a scrivere una lettera che diceva
più o meno così:
Egregio
Ebnezer Dorset,
Abbiamo
vostro figlio e lo teniamo nascosto in un posto lontano da Summit. E'
inutile che voi o i più abili detective cerchiate di trovarlo. Le
uniche e sole condizioni a cui potete riaverlo sono queste: chiediamo
quindicimila dollari in banconote di grosso taglio per la sua
restituzione; il denaro deve essere lasciato a mezzanotte nello
stesso posto e nella stessa scatola della vostra risposta – come
descritto più avanti. Se acconsentite a queste condizioni, inviate
la vostra risposta scritta tramite un solo messaggero, stasera alle
otto e mezza. Dopo aver attraversato il fiume Owl, sulla strada per
Poplar Cove, ci sono tre grandi alberi a circa cento yarde l'uno
dall'altro, accanto alla recinzione del campo di grano, sulla destra.
Ai piedi del palo della recinzione, di fronte al terzo albero,
troverete una piccola scatola di cartone. Il messaggero metterà la
risposta in questa scatola e ritornerà immediatamente a Summit. Se
tentate qualche mossa scorretta o non seguite le nostre richieste
alla lettera, non rivedrete mai più il vostro ragazzo.
Se
pagherete il denaro richiesto, vi sarà restituito sano e salvo nel
giro di tre ore. Queste condizioni sono definitive, e se non vi
acconsentite, non tenteremo più di metterci in contatto con voi.
DUE
UOMINI DISPERATIvi
Indirizzai
la lettera a Dorset, e me la misi in tasca. Stavo per andare via,
quando il ragazzo viene da me e dice:
“Aw,
Occhio-di-serpente, hai detto che potevo giocare all'Esploratore Nero
mentre eri via.”
“Gioca
pure, va bene,” faccio io. “Mr. Bill giocherà con te. Che razza
di gioco è?”
“Io
sono l'Esploratore Nero,” dice Capo Rosso, e devo cavalcare fino al
fortino per avvisare i coloni che stanno arrivando gli indiani. Sono
stufo di fare l'indiano. Adesso voglio essere l'Esploratore Nero.”
“Va
bene,” dico. “Non mi sembra una cosa pericolosa. Credo che Mr.
Bill ti aiuterà a sconfiggere i terribili selvaggi.”
“Io
che dovrei fare?” chiede Bill, guardando il ragazzino con sospetto.
“Tu
sei il cavallo,“ dice l'Esploratore Nero. “Mettiti giù sulle
mani e sulle ginocchia. Come posso cavalcare fino al fortino senza un
cavallo?”
“Dovresti
tenerlo impegnato,” gli dissi, “fino a quando mettiamo in moto il
piano. Rilassati.”
Bill
si mette a quattro zampe e nei suoi occhi si accende lo stesso
sguardo del coniglio preso in trappola.
“Quanto
è lontano il fortino, ragazzo?” chiede, con voce cupa.
“Novanta
miglia,” dice l'Esploratore Nero. “Devi darti una mossa, se
vogliamo arrivare lì in tempo. Forza, vai.”
L'Esploratore
Nero salta sulla schiena di Bill e gli affonda i talloni nei fianchi.
“Per
amor del cielo,” dice Bill, “Sbrigati a tornare, Sam, più in
fretta che puoi. Vorrei che non avessimo chiesto più di mille
dollari per il riscatto. Dì un po', smettila di darmi calci o ti
acchiappo e te le suono di santa ragione.”
Camminai
fino a Poplar Cove e mi misi a sedere dalle parti dell'ufficio
postale e dell'emporio, chiacchierando con i zoticoni che andavano lì
a sbrigare i loro affari. Un basettone mi dice di aver sentito che
Summit era tutta sotto sopra per via del fatto che il ragazzo del
vecchio Ebnezer Dorset si era perso o era stato rapito. Era tutto
quello che volevo sapere, feci un commento casuale sul prezzo dei
fagioli con l'occhio, imbucai la mia lettera senza farmi vedere e
venni via. L'impiegato dell'ufficio postale mi disse che il postino
sarebbe arrivato tra un' ora per ritirare la posta per Summit.
Quando
tornai alla caverna Bill e il ragazzo non si trovavano da nessuna
parte, esplorai le vicinanze della caverna e arrischiai un paio di
jodel, ma non ci fu alcuna risposta.
Così
accesi la pipa e mi sedetti su un pendio coperto di muschio ad
attendere sviluppi.
Dopo
una mezz'oretta sentii un trambusto tra i cespugli e Bill sbucò
barcollante nella radura davanti alla caverna. Dietro di lui c'era il
ragazzino, che avanzava piano come un esploratore, con un gran ghigno
sulla faccia. Bill si fermò, si tolse il cappello e si asciugò la
faccia con un fazzoletto rosso. Il bambino si fermò a circa otto
piedi dietro di lui.
“Sam,”
dice Bill, Suppongo che tu penserai che sono un rinnegato, ma è
stato più forte di me.
Sono
una persona adulta con attitudini mascoline e abituato all'auto
difesa, ma arriva il momento in cui tutti i sistemi di egoismo e
predominio falliscono. Il ragazzo è andato. L'ho rimandato a casa.
E' tutto finito. Nei tempi antichi c'erano i martiri,” proseguì
Bill, “che preferivano affrontare la morte piuttosto che rinunciare
alla speciale ricompensa che gli spettava. Nessuno di loro è mai
stato sottoposto a torture così soprannaturali come quelle che io
ho subito. Ho tentato di essere fedele al nostro codice di predoni,
ma sono arrivato al limite.”
“Qal'é
il problema, Bill?” gli chiedo
“Sono
stato cavalcato,” dice Bill, “per novanta miglia fino al fortino,
non un pollice di meno. Poi, quando i coloni sono stai salvati, mi ha
dato l'avena. La sabbia, però, non è un sostituto appetitoso. E
poi, per un'ora, ho dovuto cercare di spiegargli perché nei buchi
non c'è niente, come mai le strade corrono in entrambi i sensi e
cosa rende verde l'erba. Ti assicuro, Sam, che nessun essere umano
può sopportare tanto. L'ho preso per il colletto e l'ho trascinato
giù per la montagna. Per strada, mi ha dato tanti di quei calci da
coprirmi le gambe di lividi dalle ginocchia in giù e devo avere due
o tre morsi sul pollice e sulla mano da cauterizzare.
“Ma
è andato” - continuò Bill - “andato a casa. Gli ho mostrato la
strada per casa e con un solo calcio ce l'ho avvicinato di otto
piedi. Mi dispiace che abbiamo perso il riscatto, ma o così, o Bill
Driscol al manicomio.”
Bill
soffiava e sbuffava, ma c'era un aspetto di pace ineffabile e
crescente felicità sul suo faccione rubizzo.
“Bill,”
gli dico, ”nella tua famiglia nessuno soffre di mal di cuore,
vero?”
“No,”
dice Bill, “nessun malanno cronico, tranne la malaria e le
disgrazie. Perché?”
“Allora
potresti anche voltarti,” gli faccio “e dare un'occhiata dietro
di te.”
Bill
si gira, vede il ragazzo e sbianca in volto, quindi cade a terra di
schianto e inizia a strappare senza scopo l'erba e piccoli
bastoncini. Per circa un'ora ebbi paura per la sua salute mentale.
Allora gli dissi che il mio piano era di sistemare la faccenda
immediatamente e che per mezzanotte avremmo ottenuto il riscatto e
avremmo tagliato la corda, se il vecchio Dorset accettava la nostra
proposta. Così Bill si riprende abbastanza da rivolgere al ragazzo
una specie di debole sorriso e promettergli che avrebbe giocato con
lui a fare la parte del russo nella guerra contro i giapponesivii,
non appena si fosse sentito un po' meglio.
Avevo
un piano per ritirare il riscatto senza nessun pericolo di essere
preso in trappola, che dovrebbe essere raccomandato a tutti i
rapitori professionisti. L'albero sotto cui doveva essere lasciata la
risposta, e più tardi il denaro, era accanto al recinto che
costeggiava la strada, con vasti campi spogli tutto intorno. Se una
banda di guardie stesse sorvegliando la zona per vedere se qualcuno
veniva a ritirare il biglietto, avrebbe potuto vederlo da molto
lontano nei campi o sulla strada. Ma nossignore! Alle otto e mezza io
ero su quell'albero, ben nascosto come una raganella, aspettando
l'arrivo del messaggero.
Perfettamente
in orario, un giovincello arriva in bicicletta lungo la strada,
scorge la scatola di cartone ai piedi del palo dello steccato, vi fa
scivolare dentro un foglio di carta ripiegato e se ne torna
pedalando verso Summit.
Aspettai
un'ora, e quindi conclusi che era tutto a posto. Scivolai giù
dall'albero, presi il biglietto, scivolai lungo il recinto finché
arrivai al bosco e dopo mezz'ora fui di ritorno alla caverna. Aprii
il biglietto, mi avvicinai alla lampada e lo lesi a Bill. Era scritto
a penna in una grafia illeggibile, il succo era questo:
Ai
due uomini disperati.
Signori,
ho ricevuto la vostra lettera oggi per posta, riguardo al riscatto
che chiedete per la restituzione di mio figlio. Credo che le vostre
richieste siano un po' eccessive, pertanto vi faccio la mia
controproposta, e sono propenso a credere che la accetterete. Voi
portate Johnny a casa e mi pagate duecentocinquanta dollari in
contanti, e io acconsento a liberarvene. Fareste meglio a venire di
notte, perché i vicini credono che si sia perso, ed io non potrei
essere responsabile per quello che farebbero a chiunque vedessero
riportarlo a casa.
I
miei rispetti,
Ebnezer
Dorset.
“Per
i pirati di Penzanceviii,”
dico io; “ di tutti gli sfacciati...”
Ma
diedi un'occhiata a Bill ed esitai. Aveva negli occhi lo sguardo più
supplichevole che avessi mai visto sulla faccia di un animale, muto o
parlante.
“Sam,”
mi dice, “cosa sono duecentocinquanta dollari, dopo tutto. Il
denaro ce l'abbiamo. Ancora una notte con questo ragazzino mi manderà
in un letto a Bedlam. Oltre a essere un vero gentiluomo, penso che
Mr. Dorset sia estremamente prodigo nel farci un'offerta così
generosa. Non vorrai lasciarti sfuggire l'occasione,vero?”
“Per
dirti la verità, Bill,” dico io, “questo agnellino ha qualcosa
che dà sui nervi anche a me. Lo portiamo a casa, paghiamo il
riscatto e ce la filiamo.”
Lo
portammo a casa quella notte. Lo convincemmo ad andare dicendogli che
suo padre gli aveva comprato un fucile ricoperto d'argento ed un paio
di mocassini e che il giorno dopo saremmo andati a caccia di orsi.
Era
mezza notte in punto quando bussammo alla porta di Ebnezer. Proprio
nel momento in cui avrei dovuto ritirare i quindicimila dollari dalla
scatola sotto l'albero secondo la nostra originale proposta, Bill
stava contando duecentocinquanta dollari nella mano di Dorset.
Quando
il ragazzino scoprì che lo stavamo lasciando a casa, iniziò a
gridare come una calliopeix
e si appiccicò alla gamba di Bill come una sanguisuga. Suo padre lo
staccò via piano piano, come uno sparadrappo.
“Per
quanto tempo ce la fate a trattenerlo?” chiede Bill.
“Non
sono più forte come una volta,” dice il vecchio Dorset, “ma
credo di potervi promettere dieci minuti.”
“E'
sufficiente,” dice Bill. “Fra dieci minuti avrò attraversato gli
stati centrali, meridionali e centro occidentali e me la starò dando
velocemente a gambe verso il confine canadese.”
E,
per quanto fosse buio, per quanto Bill fosse grasso e per quanto io
fossi un buon corridore, era arrivato ad un buon miglio e mezzo da
Summit prima che riuscissi a raggiungerlo.
FINE
iIl
nostro narratore usa un registro linguistico colloquiale, ma ogni
tanto usa un lessico più ricercato, quasi a dare più credibilità
a ciò che dice. In questo caso ha probabilmente confuso
aberration con apparition
ii
May Pole era un palo ornato da nastri intorno a cui si ballava
per festeggiare il primo maggio.
iiiForse
si riferisce ad Harper's Magazine, fondato nel 1850 ed ancora in
corso
ivIl
lessico è preso a prestito dal mondo della boxe
vAbbiamo
un'insolita commistione tra la Bibbia e, di nuovo, il mondo della
boxe.
viL'espressione
contribuisce efficacemente al tono ironico della storia: disperati,
nell'intenzione degli scriventi, dovrebbe suonare minaccioso, cioè
pronti a tutti, ma i lettori sanno che i due sono letteralmente
disperati per le intemperanze del piccolo Johnny
vii
La
guerra
russo-giapponese
(1904-1905) fu un conflitto estremamente sanguinoso che scaturì
dalle ambizioni imperialistiche rivali dell'Impero Russo
e del Giappone nella Manciuria e in Corea.
viiiI
pirati di Penzance operetta di Gilbert & Sullivan
ix
“Calliope”, in onore della Musa della Poesia dalla bella voce,
fu un organo a vapore di grande potenza sonora e per questo
utilizzato sui battelli a vapore del Mississippi, nelle fiere, nei
parchi pubblici, nelle giostre dei luna park, nelle sfilate dei
circhi americani.
grazie
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