martedì 23 luglio 2013

L'assassinio del mandarino

 
Un Mandarino per Vera


Arnold Bennett nacque ad Hanley, Staffordshire, nel 1867. Dopo aver frequentato la London University (senza riuscire a laurearsi), lavorò come impiegato nello studio di avocato del padre, ma il lavoro a lui poco congeniale e l'avarizia paterna, tema che riapparirà in molti dei suoi romanzi, lo convinsero a lasciare per sempre lo Stratfordshire e a trsferirsi a Londra dove intraprese la carriera giornalistica, arrivando a ricoprire il ruolo di vice direttore della rivista Woman. Contemporaneamente, iniziò la sua prolifica carriera di scrittore che lo porterà a pubblicare romanzi, commedie e saggi di successo. La gran parte dei suoi romanzi sono ambientati là dove era nato e cresciuto, nel famoso distretto delle ceramiche dello Stratfordshire, conosciuto col nome di the Potteries. Egli si ispirò al grande romanzo realista francese, in particolare alle opere di Maupassant e nel 1903 si trasferì a Parigi dove risiedette per circa otto anni e dove ebbe modo di incontrare le personalità più eminenti dell'epoca. Sposò l'attrice francese Marguerite Soulié, da cui più tardi divorzierà. Durante la prima guerra mondiale fu coinvolto con atri scrittori in un grande progetto di propaganda bellica. Dopo la guerra si stabilì nell'Essex con l'attrice Dorothy Cheston, da cui ebbe la figlia Virginia. Morì a Londra nel 1931 di febbre tifoidea, contratta probabilmente durante una sua visita in Francia. Fu l'ultimo scrittore a cui fu tributato l'onore di cospargere di paglia la strada sotto casa per non turbare la sua agonia.
Sebbene durante la sua vita fosse stato uno scrittore estremamente popolare sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, dopo la morte la sua popolarità fu offuscata dalla critica tranchant di Virginia Woolf. In Mr Bennett and Mrs Brown del 1924, un'articolata riflessione sul rinnovamento del romanzo, Woolf attacca la narrativa edoardiana di ispirazione realistica, in particolare quella di Arnold Bennett, condannandone l’eccessiva concentrazione sui dettagli materiali, a scapito dell’interesse per la psicologia del personaggio. Oggi, tuttavia, le sue opere più importanti sono ancora lette, in particolare Anna of the Five Towns (1902), The Old Wives' Tale (1908) e quelle che formano la trilogia di Clayhanger Clayhanger (1910), Hilda Lessways (1911) e These Twain (1916).
Il racconto che vi propongo, L'assassinio del Mandarino, è tratto dalla raccolta The Grim Smile of the Five towns (1902), la cui location trae ispirazione dalle sei città che costituivano le così dette Potteries. Le cinque città reali sono Tunstall, Burslem, Hanley, Stoke-upon-Trent and Longton, a cui corrispondono nella fiction Turnhill, Bursley, Hanbridge, Knype and Longshaw. Il distretto, una volta ricco e fiorente grazie alla produzione di vasellame, era una tipica zona industriale: inquinata e avvelenata dai sali di piombo usati dalle industrie locali, (di cui il paesaggio porta ancora oggi le cicatrici), e con uno skyline caratterizzato dalle tipiche ciminiere a forma di bottiglia, circa quattromila allora (ne restano ancora quarantasei oggi), da cui usciva il fumo nero e denso del carbone bruciato nelle fornaci. Bennett, memore della lezione dei grandi realisti francesi, descrive la vita della gente comune, le sue difficoltà e i suoi drammi, ma in questa raccolta di racconti usa un tono leggero e ironico. L'idea di base gli venne suggerita dal così detto paradosso del Mandarino che compare nel Papà Goriot di Honoré de Balzac. In cosa consiste? Se vi dicessero che scuotendo un campanello potete uccidere un Mandarino della lontana Cina (all’epoca forse lo era di più) e ottenerne così i suoi beni, senza venire mai scoperti, lo fareste? Il tema, che evidentemente affascinò i salotti dell’ottocento, è più volte ripreso da vari scrittori, ma la versione più interessante è quella data dallo scrittore portoghese José Maria Eça de Queirós nel suo O Mandarim del 1880.
L'eroina, Vera Cheswardine, donna bella, elegante e capricciosa, ha sostituito il culto dell'eleganza e dell'apparire agli ideali di frugalità e operosità che avevano ispirato la comunità delle Potteries, sotto l'influenza della potente chiesa Metodista locale. Ma Vera non è esattamente una donna frivola e leggera, al contrario si rende ben conto dei propri limiti intellettuali: “Odiava vedere la vita sotto una luce inconsueta, Odiava pensare.”  Sa che la bellezza e l'eleganza sono la sua unica arma per conquistarsi un ruolo nella propria comunità: “Vera era diventata la donna meglio vestita di Bursley. E non è poco.” Ma soprattutto, la bellezza è l'unica arma che ha per tener testa al marito, ricco industriale, discendente di una di una dinastia di industriali arricchitisi con la ceramica, oculato e intransigente amministratore del proprio patrimonio: Il grande Stephen le proibiva in modo assoluto di procurarsi alcunché a credito. Lei lo temeva. Sapeva bene fin dove poteva arrivare con Stephen. Egli, pur amando la moglie, ha nei suoi confronti un atteggiamento di paternalistico autoritarismo, tipico del pater familias vittoriano. Ma la loro non è certo la tipica famiglia vittoriana: “Vedete, lei era l'unica bambina della casa. Invidiava le altre mogli e i loro bebè. Ma dal momento che i frugoletti si divertivano a scendere giù dai camini di tutte le altre case di Bursley evitando la sua, cercò conforto negli abiti.” A questo va aggiunto lo strano ménage a trois di cui fa parte l'amico di famiglia, da sempre innamorato senza speranza di Vera: Woodruff, dopo essere stato testimone degli sposi, continuò ad amarla, sommessamente e con filosofia.E proprio l'intersecarsi di queste tre sensibilità darà l'avvio a questa bizzarra vicenda: da una parte la cultura pseudo-scientifica di Woodruff, che si nutre di stampa popolare, dall'altro la rigida amministrazione del denaro da parte di Mr. Cheswardine e al centro Vera, con la sua smania di apparire e le sue mani bucate; sullo sfondo la potenza del danaro, unico strumento per l'affermazione personale e la realizzazione delle proprie ambizioni, costi quel che costi.

Curiosità:
In onore di Bennett il cuoco del Savoy Hotel di Londra inventò la omelette alla Bennett (videoricetta della BBC)
Nel 1960 il formidabile duo Garinei e Giovannini, trasse dal racconto O Mandarim dello scrittore portoghese José Maria Eça de Queirós (1880) la commedia musicale “Un mandarino per Teo”, con uno scanzonato inno al danaro “Soldi,soldi, soldi” molto prima degli Abba.
Richard Matheson, scomparso di recente, si ispirò al paradosso del mandarino per il suo racconto Button, Button (Uncanny Stories, 2008). Dal racconto fu tratto anche un episodio della ormai mitica serie televisiva TheTwilight Zone.



L'ASSASSINIO DEL MANDARINO

di
Arnold Bennett (1902)


Watercolour - Tunstall, the Potteries, 1937 - Ronald



I

Cos'è che state dicendo riguardo all'assassinio?” chiese Mrs. Cheswardine, mentre entrava nell'ampio soggiorno, portando il vassoio con la cena. “Poggialo qua,” disse il marito, riferendosi al vassoio e indicando un tavolino sistemato davanti al focolare, con due gambe dentro e due gambe fuori dal tappeto. Quel grembiule ti dona immensamente.” mormorò Woodruff, l'amico di famiglia, mentre allungava le sue lunghe gambe contro il parafuoco in direzione delle fiamme, perfino oltre le lunghe gambe di Cheswardine. Ciascuno dei due uomini occupava una poltrona posta su ciascun lato del focolare, erano tutti e due molto alti e avevano tutti e due quarant'anni. 

Mrs Cheswardine, con un rapido gesto infinitamente grazioso, sistemò il vassoio sul tavolino, dietro cui prese posto su una sedia che sembrava la nipotina delle due poltrone, poi si sistemò il grembiule lisciandolo nervosamente. A dire il vero, il grembiule le donava immensamente. E' incredibilmente delizioso e adorabile l'effetto di un elegante grembiulino inaspettatamente sistemato su di un abito elaborato e costoso, specialmente quando si può sentire il fruscio della sottoveste di seta sotto di esso, e più specialmente quando il grembiule è lisciato da dita ingioiellate. Ogni uomo lo sa. Ogni donna lo sa. Mrs Cheswardine lo sapeva. In queste cose, Mrs Cheswardine sapeva esattamente quello che stava facendo. Quando suo marito portava a casa Woodruff a notte tarda, come faceva frequentemente dopo un giro al club, era oltremodo lieta di preparare con le sue stesse mani – essendo la servitù andata a letto – uno spuntino per la loro cena. Ad esempio, tramezzini al pomodoro incredibilmente sottili, insieme a champagne o birra chiara. Gli uomini preferivano la birra, naturalmente, ma se Mrs Cheswardine desiderava bere un sorso di champagne dal calice di suo marito, la birra non era disponibile. Quella sera le andava lo champagne. Woodruff lo aprì, come faceva sempre, e senza volerlo, ne fece cadere una libagione sul focolare, come faceva quasi sempre. Gli uomini di buon carattere, goffi e che soffrono in silenzio, raramente acquisiscono l'arte di aprire lo champagne.
Mrs Cheswardine batté il piede infilato in una pantofola rosa. “Sei tutta nervi, stasera,” disse ridendo Wooruff, “e hai fatto innervosire anche me.” Alla fine, riuscì a versare un po' di champagne in un calice. “No, non sono nervosa,” lo contraddisse Mrs Cheswardine. “Sì, lo sei, Vera,” insisté Woodruff con calma. Lei sorrise. L'uso di quell'elegante nome, con la sua vaga suggestione di arciduchessa russa, aveva uno strano effetto su di lei, particolarmente sulle labbra di Woodruaff. Ne era orgogliosa, e anche del suo cognome – uno dei più vecchi cognomi delle cinque città. Invariabilmente, le sillabe di “Vera” la calmavano, come per incantesimo. Woodruff e Cheswardine l'avevano chiamata Vera per tutta la vita, e di anni ne aveva trenta. Erano vissuti tutti e tre a Bursely, in case situate alla fine di Trfalgar Road. Woodruff se ne innamorò per primo, quando lei aveva diciotto anni, ma con nessun risultato pratico. Era un uomo dai capelli castani, di bella presenza a dispetto della sua goffaggine, ma non si era reso conto che l'adorazione a distanza non è il modo migliore per catturare un giovane donna con grandi occhi e un temperamento emotivo. Cheswardine, che aveva una barba nera, semplicemente arrivò e sposò quel gioiellino. Lei svolazzò sulla sua spalla come una colomba. Lo adorava e lo temeva, lo coccolava e lo tormentava; sapeva che c'erano profondità della sua mente che non avrebbe mai voluto sondare.



Givanni Boldini - A portrait of John Singer Sargent, 1890



Woodruff, dopo essere stato testimone degli sposi, continuò ad amarla, sommessamente e con filosofia, trovando la sua principale fonte di gioia proprio in quelle cene. Vera era soddisfatta di quel compromesso, in quanto al marito e all'ammiratore senza speranza, erano sempre stati amici inseparabili.
Vi ho chiesto cosa stavate dicendo a proposito dell'assassinio,” disse Vera seccamente, “ma sembra...” “Oh! Davvero?” Si scusò Woodruff. “Stavo dicendo che l'assassinio non è una cosa così impossibile come sembra. Chiunque potrebbe commettere un assassinio.” “Allora tu vuoi difendere Harrisford? Lo senti cosa dice, Stephen?” I famigerati e terribili assassini di Harrisford stavano agitando le cinque città quel novembre. La gente leggeva, parlava e sognava assassinio e per diverse settimana ebbero assassinio a pranzo e cena. “Non vuole affatto difendere Harrisford,” disse Chesswardine, con un'aria di mascolina superiorità, “e naturalmente, chiunque potrebbe commettere un assassinio. Anche io.” “Stephen! Sei orribile!” “Anche tu potresti!” disse Woodruff, fissando Vera. “Charlie! Ma cosa dici, la sola vista del sangue...” “Mica c'è sempre sangue,” affermò profetico il marito. “Ascoltate,” proseguì Woodruff, che leggeva un po' di tutto e amava le speculazioni filosofiche. “Supponiamo che solo pensandolo, o desiderandolo, un inglese potesse uccidere un Mandarino 1 in Cina e diventare ricco per tutta la vita, senza che nessuno venga a saperne niente! Quanti Mandarini pensate che resterebbero in Cina alla fine della settimana?” “Dopo ventiquattro ore, piuttosto,” disse Cheshwardine cupamente. “Nemmeno uno,” disse Woodruff. “Ma è assurdo,” obbiettò Vera turbata. Quando quei due uomini iniziavano le loro discussioni filosofiche, riuscivano sempre a turbarla. Odiava vedere la vita sotto una luce inconsueta, Odiava pensare.


Foto di un Mandarino - 1890


“Non è assurdo,” replicò Woodruff. “Semplicemente dimostra che ad impedire l'assassinio all'ingrosso non è la malvagità insita in esso, ma la paura di essere scoperti, la confusione generale, la vista del cadavere e così via.” Vera rabbrividì. “E non sono sicuro.” proseguì Woodruff, “che l'omicidio sia poi più malvagio di tante altre cose.” “L'usura, per esempio,” suggerì Cheswardine. “O la bigamia,” disse Woodruff. “Ma un inglese non POTREBBE uccidere un mandarino solo col pensiero,” disse Vera, guardando verso l'alto. “Che ne sappiamo?” disse Woodruff con la sua voce paziente. “Ti ricordi cosa ti dissi a proposito del trasferimento del pensiero la settimana scorsa. E' successo nel Borderland 2” Vera si sentì come se non avesse più terra solida sotto i piedi, e l'idea di andarsene in giro affondando i piedi in una palude la faceva arrabbiare.
“Penso che sia semplicemente stupido,” sentenziò. “No, grazie.” Disse “No, grazie,” a suo marito, quando quello le offrì il suo bicchiere. Lui le accostò il bicchiere alle labbra un po' di più. “Ho detto “No, grazie,”” ripeté seccamente. “Giusto un sorso,” insisté lui. “Non ho sete.” “Allora faresti meglio ad andare a letto.” le disse. Aveva l'abitudine di mandarla a letto all'improvviso. Non che le dispiacesse. Ma aveva diversi modi di andarsene. Quella sera era quello dell'arciduchessa.


II

Woodruff, nell'affermare che Vera era tutta nervi quella sera, aveva proprio ragione. Lo era. E né suo marito né Woodruff ne conoscevano la ragione. La ragione era intimamente connessa con gli abiti. Vera era sposata da dieci anni. Ma nessuno l'avrebbe detto, a guardare la sua figura da ragazza e i suoi modi da uccellino. Vedete, lei era l'unica bambina della casa. Invidiava le altre mogli e i loro bebè. Ma dal momento che i frugoletti si divertivano a scendere giù dai camini di tutte le altre case di Bursley evitando la sua, cercò conforto negli abiti. Aveva tirato fuori il meglio di sé stessa. E aveva fatto davvero un lavoro eccellente. La sua figura era vicino alla perfezione quanto può esserlo quella di una donna, c'erano poi quei begli occhi profondi, quel volteggiare da colombella e il fascino sempre nuovo dei suoi gesti. Vera era diventata la donna meglio vestita di Bursley. E non è poco. Suo marito era ricco, e la sua ricchezza si andava accrescendo, sebbene, naturalmente, da bravo produttore di vasellame, figlio e nipote di produttori di vasellame, egli si univa di buon grado alla lamentela generale delle cinque città che non si facevano più soldi con le “pentole”. Gli piaceva avere una donna ben vestita per casa e le versava una cospicua indennità, il cui ammontare era sussurrato con timore reverenziale tra gli amici di Vera: un centinaio di sterline all'anno, di fatti.
Pagava ogni tre mesi, con un assegno. Questo era il suo metodo.



James Tissot – A Woman of Ambition, 1885


Adesso, i membri dell'hockey club per signore (o almeno quelle di loro che non erano state storpiate a vita nell'esercizio di questo nobile passatempo) stavano per dare un ballo proprio la sera dopo la conversazione sull'assassinio. Vera apparteneva all'hockey club (in senso puramente ornamentale) e si era procurata un abito per il ballo ritenuto degno di coronare la sua reputazione di specchio di eleganza. La gonna aveva – ma no (leggete l'articolo dello Statfordshire Signal del 9 novembre 1901). Il guaio era che all'abito mancava, per la sua perfezione finale, una particolare cosa e che quella particolare cosa era separata da Vera dalla vetrina principale del famoso negozio di Brunt a Hanbridge. Vera avrebbe potuto fare senza. Il vestito sarebbe ancora stato splendido senza quella cosa. Ma Vera l'aveva vista e la VOLEVA. Il suo prezzo era un ghinea 3. Bene, direte, cos'è una ghinea per una deliziosa creatura con un provvigione di cento sterline all'anno? Che vada a comprarsi l'articolo. Il punto è che lei non poteva, perché tutto quello che le era rimasto erano sei scellini e sette pence 4. (E mancavano sei settimane a Natale!) Aveva sperperato – oh, animo superiore al danaro! - venticinque sterline, e anche di più, dal 29 di settembre. Allora, direte, a credito, in altre parole, a debito? No, no, no! Il grande Stephen le proibiva in modo assoluto di procurarsi alcunché a credito. Lei lo temeva. Sapeva bene fin dove poteva arrivare con Stephen. Egli era grande e terribile. Bene, direte, non potrebbe blandire e lusingare Stephen per ottenere una sovrana 5 o due? Impossibile! Aveva cento sterline all'anno a patto di non superare quella somma o chiedere anticipi. Bene, suggerirete discretamente, ci sono certi trucchi ben conosciuti dalle casalinghe... Zitti! Vera li aveva già adoperati. Sei scellini e sette pence non era semplicemente tutto ciò che le rimaneva per le spese dell'abbigliamento, era tutto ciò che le rimaneva per le spese della casa fino al prossimo lunedì. Da qui i suoi nervi.
Quella sfortunata donna giaceva là, con quel tiranno addormentato di un marito che le russava al fianco, desolatamente sveglia sotto la luce della lampada notturna nella sua ampia e lussuosa camera da letto – con tre servi che dormivano al piano superiore, champagne in cantina, pellicce nell'armadio, raffinati merletti intorno al collo proprio in quel preciso momento, pianoforte a coda nel soggiorno, cavalli nella stalla, un orso impagliato nell'ingresso – e la sua vita distrutta per quattordici scellini e cinque pence! E non aveva nessuno su cui confidare. Com'è vero che l'animo umano è solitario, che la felicità è l'unica vera ricchezza e che per essere felici dobbiamo essere buoni. Fu in quella congiuntura di disperazione che le venne di pensare ai mandarini. O piuttosto – a voler essere sinceri – aveva continuato a pensare ai mandarini da quando si era ritirata a dormire. Ci DOVEVA essere qualcosa nella teoria del mandarino di Charlie... Secondo Charlie, nel mondo succedevano tante cose strane e inspiegabili. L'occulto – il subliminale – l'astrale – le onde del pensiero. Queste espressioni, e molte altre, le vennero in mente mentre ricordava le sconcertanti conversazioni di Charlie. Avrebbe potuto essere... non si sa mai. Improvvisamente pensò alle tasche del marito, rigonfie di argento, oro e banconote. Che visione tentatrice! No! Non poteva rubare. Inoltre, lui avrebbe potuto svegliarsi. E ritornò ai mandarini. Sprofondò in uno stato mentale morboso e tipico delle due del mattino. Supponiamo che questo stratagemma funzionasse DAVVERO. (Naturalmente, era estremamente superstiziosa, tutti lo siamo). Iniziò a riflettere seriamente sulla Cina. Ricordava di aver sentito che i mandarini cinesi erano moto corrotti, vessavano i poveri e facevano torturare vittime innocenti, in breve, erano persone orribili e perverse, furfanti indegni di pietà. Quindi prese in considerazione le più remote parti della Cina, regioni dove gli europei non avrebbero potuto mai penetrare. Senza dubbio, c'era un qualche mandarino poco importante, da qualche parte in quelle regioni, per il cui distretto la sua morte sarebbe stata una vera benedizione, uccidere costui sarebbe infatti stato un atto di umanità.



Martino Martini: Novus Atlas Sinensis (1655)



Probabilmente un mandarino senza moglie o famiglia, uno scapolo che nessun parente avrebbe pianto, o, in alternativa, un mandarino con molte mogli, la cui disgustosa poligamia meritava una severa punizione! Un vecchio mandarino già quasi morto, o, in alternativa, uno giovane che stava appena cominciando la sua infame carriera! “Sono terribilmente sciocca.” sussurrò a sé stessa. “Eppure, se ci FOSSE qualcosa di vero in tutto ciò. E io devo, devo, devo avere quella cosa per il mio vestito!” Guardò di nuovo alle forme indistinte degli abiti di suo marito, sparsi alla rinfusa su un'ottomana. No! Non poteva umiliarsi a rubare! Così, assassinò un mandarino, distesa là, nel suo letto, non un mandarino particolare, un mandarino qualunque, il mandarino più conveniente e adatto sotto ogni aspetto. Ne desiderò deliberatamente la morte, per la remota possibilità di acquisirne le ricchezze, o, più precisamente, perché aveva bisogno di quattordici scellini e sei pence per poter apparire perfettamente splendida al ballo.
Quando si svegliò la mattina – il marito era già uscito per andare al lavoro – pensò a come era stata sciocca quella notte. Non era dispiaciuta per aver desiderato la morte di un altro essere umano. Niente affatto. Era dispiaciuta perché era convinta, alla fredda luce del giorno, che la magia non avrebbe funzionato. Le idee di Charlie erano davvero troppo ridicole, troppo assurde. No! Doveva rassegnarsi all'idea di indossare un abito da ballo che fosse meno che perfetto, e tutto per quattordici scellini e cinque pence. E diventò più nervosa che mai! Fu nervosa a tal punto che quando andò ad aprire il cassetto del suo personale tavolino da toilette, in cui il suo prudente e pignolo marito la costringeva a chiudere a chiave tutti i suoi anelli e le sue spille ogni notte, si attaccò al cassetto sbagliato – un cassetto vuoto e aperto che non usava mai. Ed ecco! Il cassetto vuoto non era vuoto. Là dentro c'era una sovrana! Questo la fece trasalire, mettendo insieme la scoperta, come naturalmente fece alla prima occhiata, con il mandarino. Non era davvero possibile, dopo tutto. Ritornò in sé. Che assurdità! Una coincidenza, naturalmente, niente altro? Inoltre, una semplice sovrana! Non era abbastanza. Charlie aveva detto “ricchi per tutta la vita”. La sovrana doveva essere rimasta là per mesi e mesi, dimenticata.
Comunque, non di meno era una sovrana. La raccolse, ringraziò la Provvidenza, ordinò il calessino e andò dritta da Brunt. La particolare cosa che acquistò era una cintura d'argento estremamente fine, sottile e seducente – una meraviglia per quel che costava, e l'ideale decorazione per il suo splendido vestito di mussola bianca. La comprò e lasciò il negozio. Mentre usciva dal negozio, vide uno strillone che mostrava il manifesto dell'edizione del mattino del Signal. E sul manifesto lesse, a grandi lettere: “MORTE DI LI HUNG CHANG.” Non è esagerato dire che per poco non svenne. Solo grazie all'esercizio di quel severo autocontrollo di cui solo le donne sono capaci, riuscì a trattenersi dal cadere contro il petto rivestito di blu di Adams, il cocchiere dei Cheswardine. Acquistò il Signal con dissimulata calma, lo aprì e lesse: “Ultime notizie. Pechino. Li Hung Chung, stimato statista cinese, è morto questa mattina alle due. Reuter. 6



Ned Parfett - strillone

III

Quel pomeriggio, Vera si distese sul sofà e il sofà fu spostato di fronte al caminetto del soggiorno. E indossava il suo più vaporoso e languido peignoir 7. E c'era profumo di acqua di colonia nell'appartamento. Vera aveva mal di testa e lo aveva alla sua maniera grandiosa e ufficiale. Stephen aveva cenato da solo. Gli era stato detto che la sua sofferente consorte, con ogni probabilità, non sarebbe stata abbastanza bene per andare al ballo. Al che, lui aveva grugnito. In verità, il mal di testa di Vera era estremamente reale ed era veramente sconvolta.
La morte di Li Hung Chang le pesava sulla coscienza. L'occultismo era la spiegazione di tutto. La faccenda andava oltre la semplice coincidenza. Aveva sempre saputo che c'era qualcosa di vero nell'occultismo, nelle così dette superstizioni e via dicendo. Ma non si sarebbe mai aspettata di comprovare questa sua convinzione con un simile atto omicida da parte sua. Era assolutamente detestabile che Charlie avesse menzionato la cosa. Non aveva alcun diritto di giocare col fuoco. E per quello che riguardava il marito, le parole potevano a malapena dare un'idea del suo risentimento contro Stephen. Una situazione davvero spiacevole se una donna con una posizione come la sua da mantenere dovesse essere ridotta a sei scellini e sette pence. Stephen, senza dubbio, si aspettava di vederla entrare in un banco dei pegni. Gli starebbe proprio bene se lei lo facesse – e magari incontrarsi sotto le sfere di ottone mentre lei usciva dal negozio! Forse non si vestiva bene solo ed esclusivamente per compiacerlo? Non certamente per compiacere sé stessa! Personalmente, la sua mente aspirava a cose più alte e irraggiungibili. Ma a lui piacevano i bei vestiti. Ed era suo dovere soddisfarlo. Si sforzava di soddisfarlo in tutti i modi. Viveva per lui. Si sacrificava a lui completamente. E che cosa otteneva in cambio? Niente! Niente! Niente! Tutti gli uomini erano egoisti. E le donne erano le loro vittime... Stephen, con le sue sciocche e opprimenti regole contro il comprare a credito e così via... La cosa peggiore degli uomini era la loro completa mancanza di buon senso. Mise un'altra dose di acqua di colonia sulla fronte e si appoggiò su di un gomito. Sul caminetto era posato un pacchetto avvolto in carta velina che conteneva la sottile cintura d'argento, il prezzo della morte di Li. Avrebbe voluto buttarla ne fuoco. E solo il fatto che non avrebbe bruciato la trattenne dall'agire così rabbiosamente. Inoltre, c'era qualcosa di sbagliato nell'occultismo. Ricevere una misera sovrana per l'assassinio del più grande statista dell'emisfero orientale era semplicemente grottesco. Per giunta, lei non aveva assolutamente desiderato privare la Cina di un uomo di valore. Aveva espressamente pattuito per un mandarino insignificante e di rango inferiore, uno di cui si poteva fare a meno e sconosciuto alla Reuter. Sarebbe stato meglio informarsi sulla Cina alla fondazione Wedgwood 8 e scegliere uno specifico mandarino con uno specifica residenza. Ma ci si sarebbe mai potuto aspettare da lei che progettasse un assassinio in maniera così deliberata?




Sargent - Lady Agnew of Lochnaw, 1893


Riguardo alla grossolana inadeguatezza del tornaconto finanziario della sua azione, forse era colpa sua. Non aveva desiderato di più. Il suo cervello era stato così occupato dalla cintura che aveva desiderato solo la cintura. Ma forse, d'altra parte, ricchezze più vaste stavano per arrivare. Forse qualcosa sarebbe accaduto proprio quella sera. Tanto meglio. Ma sarebbe poi stato meglio? Per quanto potesse diventare ricca, Stephen avrebbe freddamente preso possesso dei suoi soldi, glieli avrebbe dati con il contagocce e le avrebbe imposto delle regole al riguardo. Per di più, Charlie avrebbe sospettato la sua colpa. Charlie la capiva e leggeva i suoi pensieri molto meglio di Stephen. Non sarebbe mai stata capace di nascondere la verità a Charlie. La conversazione, la morte di Li nel giro di due ore e poi l'improvvisa fortuna capitatale. Charlie avrebbe inevitabilmente fatto due più due e indovinato il suo vergognoso segreto. Le prospettive erano fosche comunque la si metteva. Così si addormentò. Quando si svegliò, un bel po' di tempo dopo, Stephen la stava chiamando. Era stata la sua voce, infatti, a svegliarla. La stanza era buia. “Per caso, Vera,” le chiese con un tono di voce basso e leggermente astioso,“Hai preso tu la sovrana dal cassetto vuoto del tuo tavolo da toilette?” “No,” si affrettò a rispondere, senza nemmeno pensarci. Ah!” replicò lui pensieroso. “sapevo di aver ragione.” fece una pausa e poi, con tono distaccato, aggiunse, “Se non stai meglio, dovresti andare a letto.” quindi, la lasciò, chiudendo la porta con un rumore che dimostrava una certa mancanza di comprensione per il suo mal di testa. Lei balzò in piedi. Il suo primo sentimento fu quello di gratitudine per il fatto che la conversazione fosse avvenuta al buio. Così Stephen era a conoscenza dell'esistenza della sovrana! La sovrana non era frutto dell'occulto. Forse ce l'aveva messa lui. E a proposito di cosa lui sapeva di avere “ragione”? Accese la lampada a gas e si osservò allo specchio: si rese conto che non aveva più mal di testa e si sforzò di organizzare le idee. “Che succede?” disse un'altra voce proveniente dalla porta. Si guardò intorno velocemente, con aria colpevole. Era Charlie. “Steve mi ha telefonato che stavi troppo male per andare al ballo,” spiegò Charlie, “Così ho deciso di venire a chiedere notizie. Mi aspettavo di trovarti a letto con un'infermiera e uno o due dottori, minimo. Che succede!” Sorrise. “Niente,” rispose lei. “Solo un mal di testa. Adesso è passato.” Rimase in piedi davanti al focolare, così che lui non potesse vedere il pacchetto bianco. “Mi fa piacere,” disse Charlie. Ci fu una pausa. “Strano, Li Hung Chang che muore la notte scorsa, proprio dopo che avevamo parlato di assassinare mandarini.,” disse lei. Non riusciva a liberarsi dell'argomento. La attraeva come un serpente, e lo affrontò a dispetto del fatto che desiderasse ardentemente evitarlo. “Sì,” disse Charlie. “Ma veramente Li non era un mandarino. E non è morto dopo che noi abbiamo parlato di mandarini. E' morto prima.” “Oh! Credevo che i giornali riportassero che era morto questa mattina alle due.” Le due del mattino a Pechino,” rispose Charlie. “ Devi ricordarti che Pechino è molte ore indietro rispetto a noi. Si trova in estremo oriente.” “Oh!” ripeté lei. Stephen fece irruzione nella stanza con un'aria preoccupata. “Ah! Sei tu, Charlie!” “Non mi sembra proprio che stia per morire. Penso,” disse Charlie, rivolgendosi a Vera, “che, dopo tutto, andrai al ballo – non è vero?” “Credo, Vera,” lo interruppe Stephen, “che uno di noi due deve fare una chiacchierata con Marta. Ho sempre sospettato quella dannata cameriera. Così, questa mattina ho messo nel cassetto una sovrana segnata e per l'ora di pranzo era sparita. Farebbe meglio a sganciarla immediatamente. Naturalmente non la denunzierò.” “Martha!” gridò Vera. “Stephen, ma cosa vai a pensare? Vorrei che tu lasciassi a me la servitù. Se pensi che puoi occuparti di questa casa nel tuo tempo libero, sei il benvenuto, accomodati. Ma non biasimare me per le conseguenze.” Sguardi di trionfo lampeggiarono nei suoi occhi. “Ma ti dico...” “Sciocchezze, “ disse Vera. “Io ho preso la sovrana. L'ho vista lì e l'ho presa, solo per punirti. L'ho spesa. Non è per niente carino mettere in giro trappole per la servitù in questo modo.” “E allora perché mi hai appena detto che non l'avevi presa?” domandò Stephen seccato. “Allora non stavo abbastanza bene per avere una discussione con te,” replicò Vera. “Ti sei ripresa in fretta,” la rimbeccò Stephen con tono arcigno. “Naturalmente, se vuoi fare una scenata di fronte agli estranei,” disse Vera con voce rotta (il povero Charlie un “estraneo1”), “Me ne vado a letto.” Stephen sapeva di essere stato sconfitto.
Tuttavia, andò al ballo dello hockey club. Lei e Stephen insieme a Charley e alla sua giovane sorella di diciassette anni giunsero tutti insieme alla sala del municipio in una carrozza chiusa. La ragazza ammirò oltremodo la cintura di Vera e non vedeva l'ora di diventare anche lei una donna sposata conturbante e affascinante come Vera, in breve, una donna di mondo, adorata da uomini austeri e barbuti. I due uomini, da parte loro, erano sotto l'incantesimo dell'incurabile charm di Vera, così capriccioso, sorprendente, esasperante, indefinibile e indispensabile per le loro vite.

FINE


1 Un mandarino era un funzionario della Cina imperiale e del Vietnam feudale, dove il sistema degli esami imperiali e dei funzionari-studiosi fu adottato appunto sotto l'influenza cinese.

2 Le Marche gallesi (Welsh Bordelands) sono un termine moderno per definire un territorio dai confini imprecisi che separava Galles ed Inghilterra E' un territorio selvaggio costellato di antichi castelli e ricco di leggende popolari.

3 Ghinea (ingl. guinea dalla regione africana da cui proveniva l'oro per coniarla) è stata la prima moneta britannica d'oro ad essere coniata meccanicamente nel 1663. Corrisponde a 21 scellini della vecchia sterlina.

4 penny moneta divisionale britannica già equivalente alla dodicesima parte di uno scellino (e quindi alla 240ª parte di una sterlina) e, dopo l’adozione del sistema decimale (1971), alla 100ª parte della sterlina.

5 Sovrana (ingl. Gold sovereign) è il nome di una moneta d'oro o moneta aurea inglese emessa per la prima volta nel 1489 da Enrico VII ed ancora in produzione. In Italia è comunemente indicata col nome di sterlina d'oro.

6 La Reuters è un'agenzia di stampa britannica, tra le più note e vaste al mondo. Fu fondata nel 1850 dal tedesco Paul Julius Reuter (1816-1899)

7 Peignoir: lunga vestaglia da camera particolarmente elegante e ricercata

8 Wegwood memorial institute: istituzione culturale fondata nel 1869 dall'omonima famiglia di ricchi industriali della ceramica. E' oggi museo, scuola d'arte, sala di lettura e conferenze

Nessun commento:

Posta un commento