venerdì 6 dicembre 2013

Capitan Omicidio



L'ultima moglie di Barbablù





Capitan Omicidio è tratto da The Uncommercial Traveller (inedito in Italia), composta da una serie di sketches e racconti che contribuirono alla rivista settimanale All the Year Round (1859-1895), di cui Dickens era editore.
Secondo Dickens, sono proprio le bambinaie, con le loro storie paurose, a creare gli "angoli bui" della nostra mente, popolati da esseri malvagi e vecchie canaglie come Capitan Omicidio, diretto discendente di quell'assassino seriale che era Barbablù. Come il suo antenato, lo scopo della sua vita è sposare giovani fanciulle innocenti, per poi sacrificarle al suo appetito cannibalesco, infatti, ad un mese esatto dopo il matrimonio le poverette finiscono tagliate a pezzetti e messe in una torta salata, il cui impasto è preparato inconsapevolmente da loro stesse. Questa catena di matrimoni e omicidi viene interrotta solo grazie al coraggio di una giovane donna desiderosa di vendicare la morte della sua gemella. Il finale è sorprendente e pur esulando dalla formula dell'happy end tanto caro al pubblico vittoriano, si concluderà con la punizione del Capitano, che resterà vittima della sua stessa malvagità.
Capitan Omicidio è una fiaba crudele, pervasa da uno humour nero che non ci aspetteremmo di trovare nel repertorio di Dickens, tanto è vero che l'autore, nella breve introduzione, sente la necessità di attribuirne la responsabilità alle bambinaie, che raccontano ancora ai bambini le fiabe paurose della tradizione popolare, che l'età vittoriana aveva rimosso, sostituendole con storie e racconti edificanti considerati da Dickens “letteratura che rende stupidi”, d'accordo con un altro esimio vittoriano, quel Lewis Carroll che in Alice nel paese delle meraviglie (1865), mise alla berlina tutti i pregiudizi del suo tempo nei confronti dei bambini, considerati adulti in fieri che dovevano essere educati all'obbedienza attraverso una letteratura per l'infanzia melensa e, quella sì, omicida della loro fantasia e della loro curiosità.
Questa ostilità era accresciuta dal fatto che le fiabe tradizionali trattavano anche del rapporto fra i sessi, argomento ossessivamente rimosso dalla cultura vittoriana. Il bambino, infatti, era considerato un essere puro, al riparo, per sua natura, da ogni inclinazione morbosa o violenta e veniva lasciato solo con le sue ansie e le sue paure, che doveva imparare a reprimere per conformarsi ai valori “positivi” imposti dagli adulti. I cattivi delle fiabe, invece, lo aiutavano a riconoscere e ad affrontare gli “angoli bui” e a sconfiggerli. Proprio come  l'ultima moglie di Capitan Omicidio, che grazie all sua curiosità e al suo coraggio, riesce a liberarsi di quel marito tirannico e crudele.
La fiaba si conclude con l'immagine liberatoria dei cavalli bianchi di Capitan Omicidio (alter ego delle sue spose innocenti “macchiate” dalla sua crudeltà) che spezzano le pastoie che li tengono prigionieri irrompendo in una corsa selvaggia e travolgente. 
TESTI CONSIGLIATI 
💟
Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe (brossura)
di Bruno Bettelheim - Feltrinelli - 2013

💟
Capitan Omicidio. Con poster (illustrato, brossura)
di Charles Dickens, Fabian Negrin - Orecchio Acerbo - 2012





CAPITAN OMICIDIO

Charles Dickens (1812-1870)
tratta da All the Year Round, Sep. 8, 1860.


Se tutti noi conoscessimo la nostra mente (in un senso più ampio dell'accezione popolare di quella espressione), sospetto che troveremmo le nostre bambinaie responsabli della maggior parte di quegli angoli bui a cui, pur contro la nostra volontà, siamo costretti a ritornare. 



                        Charles Dickens dipinto da Robert William Bussmentre mentre dorme                          nel suo studio a Gad's Hill Place, Higham, Kent 1875.
 
Il primo personaggio diabolico che si insinuò nella mia pacifica giovinezza fu un certo Capitan Omicidio. Quel miserabile deve essere stato un discendente della famiglia di Barba Blu, ma allora non avevo il minimo sospetto riguardo a questa consanguineità. Del resto, il suo nome allarmante non sembrava suscitare alcun pregiudizio nei suoi confronti, infatti, era ammesso nella migliore società e possedeva immense ricchezze. 


La missione di Capitan Omicidio era sposarsi e soddisfare il suo appetito cannibale con tenere spose. Il giorno delle nozze, faceva adornare i lati della strada che conduceva alla chiesa con strani fiori, e quando la sposa diceva: “Caro Capitano, non ho mai visto simili fiori, come si chiamano?” egli rispondeva, “Sono la guarnizione per il piatto della casa,” e rideva della sua feroce battuta in una maniera orribile mettendo tuto d'un colpo in mostra i suoi denti aguzzi e facendo inquietare gli animi dei nobili componenti del corteo nuziale. Il Capitano corteggiava in un tiro a sei e si sposava in un tiro a dodici. Tutti i suoi cavalli erano bianchi come il latte con una macchia rossa sul dorso che egli faceva ricoprire con i finimenti. Infatti, la macchia compariva sempre in quel punto, nonostante i cavalli fossero bianchi come il latte quando il Capitano li comprava. E la macchia era il sangue della giovane sposa. (So per esperienza che a questo terribile punto del racconto incomincio a tremare e a sudare freddo.)





Una volta finiti il banchetto e i festeggiamenti, il Capitano si congedava dai suoi nobili ospiti e, rimasto solo con la moglie, un mese esatto dopo le nozze aveva la bizzarra abitudine di tirare fuori un matterello d'oro e una spianatoia d'argento. Bisogna sapere che il Capitano aveva un modo tutto suo di fare la corte, infatti egli chiedeva sempre alla giovane fidanzata se sapeva fare le crostate e se non ne era capace per natura o educazione, allora doveva imparare. Bene. Quando la sposa vedeva il Capitano con il matterello d'oro e la spianatoia d'argento, se ne ricordava e subito arrotolava le maniche di seta orlate di merletto per fare la crostata. Il Capitano portava un'enorme teglia d'argento e poi farina, burro, uova e tutto il necessario, eccetto il ripieno: dell'ingrediente principale per la crostata, il capitano non ne portava nemmeno un po'.



Captain Murderer illustrato da Rowan Barnes-Murphy

Allora la tenera sposina diceva, “Caro Capitan Omicidio, che tipo di crostata devo fare?” E lui rispondeva. “Un pasticcio di carne.” Allora la tenera sposina diceva,”Caro Capitan Omicidio, ma non vedo la carne.” Il capitano rispondeva scherzosamente, “Guarda nello specchio.” Lei guardava nello specchio, ma ancora non riusciva a vedere la carne, allora il Capitano esplodeva in una fragorosa risata, poi, improvvisamente diventava cupo e, sfoderata la spada, le ordinava di stendere l'impasto. Così la sposina stendeva la sfoglia, bagnandola con le sue lacrime perché il Capitano era tanto arrabbiato, e quando aveva foderato la teglia e ritagliato la sfoglia con cui ricoprire la crostata, il Capitano gridava, “Io, invece, nello specchio, vedo proprio la carne!” La sposa, allora, guardava verso lo specchio, appena in tempo per vedere il capitano tagliarle la testa, dopo di che la faceva a pezzi, la pepava, la salava, la metteva nella torta e mandava la teglia dal fornaio, infine la mangiava tutta e rosicchiava le ossa. 
Capitan Omicidio continuò in quella maniera, e tutto gli andava a gonfie vele, finché gli capitò di dover scegliere una sposa fra due sorelle gemelle, e dapprincipio non sapeva quale scegliere. Perché, sebbene una fosse bionda e l'altra bruna, erano tutte e due egualmente belle. Ma mentre la bionda lo amava, la bruna lo odiava, così scelse la bionda. La bruna avrebbe impedito quel matrimonio se avesse potuto, ma non poteva; comunque, la sera prima, avendo gravi sospetti su Capitan Omicidio, uscì di soppiatto e si arrampicò sul muro di cinta della casa di quella canaglia e si mise a sbirciare alla finestra attraverso una fessura negli scuri, e lo vide mentre si faceva affilare i denti aguzzi. L'indomani lo ascoltò attentamente tutto il giorno e lo sentì fare la sua battuta sul piatto della casa. E a distanza di un mese il capitano, dopo averle fatto stendere la sfoglia, tagliò la testa della gemella bionda, la fece a pezzi, la pepò, la salò, la mise nella torta e mandò la teglia dal fornaio, infine la mangiò tutta e rosicchiò le ossa. 

 
"And the bride looked up at the glass, just in time to see the Captain cutting her head off" —Incisione su legno da "Nurse's Stories," capitolo 15 de The Uncommercial Traveller di Charles S. Reinhart (1844-1896).


Ora, i sospetti della gemella bruna si erano rafforzati dopo aver visto il Capitano farsi affilare i denti e soprattutto dopo aver sentito la sua battuta sul piatto della casa. Quando la informò che la sorella era morta, mettendo insieme le cose, intuì la verità e decise che si sarebbe vendicata. Così, andò a casa di Capitan Omicidio e batté il batacchio e scampanellò il campanello, e quando il Capitano aprì la porta, disse: ”Caro Capitan Omicidio, la prossima volta sposa me perché ti ho sempre amato ed ero gelosa di mia sorella.” Il Capitano lo prese come un complemento e le diede una risposta galante e il matrimonio fu subito fissato. La notte prima, la sposa si arrampicò di nuovo fino alla sua finestra e di nuovo lo vide che si faceva affilare i denti. A quella vista la ragazza scoppiò in una risata così terribile che al Capitano gli si gelò il sangue e disse: “Spero che non mi succeda niente di male!” Al che, la ragazza rise di nuovo, in una maniera ancora più terribile, così furono aperti gli scuri e si cercò tutto intorno, ma lei se ne era andata lesta lesta e non c'era più nessuno. L'indomani andarono in chiesa in un tiro a dodici e si sposarono. E dopo un mese, la sposina tirò la sfoglia e Capitan Omicidio le tagliò la testa, la fece a pezzi, la mise nella torta, e mandò la teglia dal fornaio, infine la mangiò tutta e rosicchiò le ossa.
Ma prima di tirare la sfoglia, la sposina aveva preso un veleno mortale della peggior specie, distillato da occhi di rospo e ginocchi di ragno, e Capitan Omicidio aveva appena rosicchiato l'ultimo ossicino, quando iniziò a gonfiarsi e a diventare blu e a ricoprirsi di macchie e a urlare. E continuò a gonfiarsi e a diventare sempre più blu e a ricoprirsi di macchie e a urlare a più non posso fino a riempire la stanza dal pavimento al soffitto e da parete a parete, e poi, all'una di notte, scoppiò con un fragore assordante. A quel rumore, tutti i cavalli bianco-latte nelle stalle strapparono le cavezze e irruppero in una folle corsa calpestando tutti quelli che si trovavano nella casa di Capitan Omicidio (iniziando dal fabbro di famiglia che gli aveva affilato i denti) finché morirono tutti, e poi fuggirono al galoppo.




Capitan Omicidio illustrato da Fabian Negrin
(Ed. Orecchio Acerbo)

Fine



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