venerdì 2 gennaio 2015

Wakefield


L'occhio indiscreto



Di Nathaniel Hawthorne (Salem, 4 luglio 1804 – Plymouth, 19 maggio 1864) ricordiamo soprattutto i grandi romanzi, La lettera scarlatta (1850), La casa dei sette abbaini (1851), ambientati nel New England puritano dei padri fondatori, dove una natura misteriosa e selvaggia ridestava negli abitanti dei primi avamposti urbani turbamenti creduti ormai sconfitti dalla civiltà e dalla fede religiosa. E in nome di quella fede molti roghi furono accesi a Salem. Hawthorne ricostruisce quelle atmosfere di paura e straniamento, voglia di vivere e senso di colpa, attraverso allegorie e simboli possenti, come la “A” che la protagonista de La lettera scarlatta è costretta a portare per denunciare il suo peccato di adulterio e che finisce per diventare il simbolo della sua vittoria sulla morale puritana della comunità.


Questa eterna lotta tra bene e male, carne e anima, colpa e rimorso la ritroviamo anche in molti dei suoi racconti, tra i più conosciuti al pubblico italiano: Il velo nero del pastore (1836), La figlia di Rappaccini (1844), La voglia (1843).

Un posto a parte occupa il racconto che vi sto per proporre: Wakefield, pubblicato per la prima volta nel 1837 in Twice-told Tales (una raccolta italiana, curata da Eugenio Montale, è stata edita da Bompiani e porta il titolo Wakefield e altri racconti). Qui lo sguardo dell'autore non è più rivolto al passato, ma alla nascente società di massa, frutto dell'era industriale che ebbe le sue origini in Inghilterra. E non a caso il racconto è ambientato a Londra. Come più tardi Poe ne L'uomo della folla (1840), Hawthorne indaga la solitudine e la perdita di identità dell'uomo contemporaneo: egli non è più faber fortunae suae, e l'unico ruolo a cui può aspirare è quello dello spettatore. Ed è così che l'attempato Mr. Wakefield, considerato da tutti uomo abitudinario e privo di immaginazione “col pretesto di fare un viaggio, prese alloggio nella strada vicino alla sua casa, e lì abitò, per oltre vent'anni, all'insaputa di sua moglie e dei suoi amici, e senza nessuna apparente ragione per quell'esilio volontario.” In tutto questo tempo Wakefield andrà tutti i giorni a spiare la sua casa e la devota Mrs. Wakefield, ritornerà solo quando si renderà conto della pericolosità di quello che considerava solo una “burla da nienteai danni della consorte e che invece ha finito per stravolgere la sua vita fin quasi ad annientarlo. Rinunciando al suo ruolo sociale, egli ha rinunciato anche alla propria identità, rischiando di essere per sempre escluso dal suo mondo. Un attimo prima dell'annientamento totale, egli fa un passo indietro, al contrario di Bartleby, lo scrivano di Wall Street, nell'omonimo racconto di Melville (Bartleby lo scrivano: una storia di Wall Street, 1853). Altro personaggio emblematico della società contemporanea che persisterà nel suo mite rifiuto: "I would prefer not to" fino all'annientamento morale, sociale e fisico. Perché, come ha lucidamente intuito Hawthorne, “Nell'apparente confusione del nostro misterioso mondo, gli individui sono così ben adattati ad un sistema, e i sistemi gli uni agli altri e al tutto, che, allontanandosene solo per un istante, un uomo si espone al terribile rischio di perdere il suo posto per sempre. Come Wakefield, egli potrebbe diventare, per così dire, il paria dell'universo.



Libri consigliati:

Tutti i racconti, Hawthorne Nathaniel, cur. Antonelli S., Tattoni I., 2013, Feltrinelli
La lettera scarlatta, Hawthorne Nathaniel, 2007, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
La casa dei sette abbaini, Hawthorne Nathaniel, cur. Gebbia A., 2014, Gargoyle
Bartleby. Benito Cereno, Melville Herman, cur. Pirè, L., 2014, Giunti Editore
Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore. Ediz. integrale
Poe Edgar A., 2014, Newton Compton


Le illustrazioni sono tratte da: Wakefield di Ana Juan, testo di Nathaniel Hawthorne
Nordica libros (testo bilingue inglese-spagnolo)










Wakefield





In qualche vecchia rivista o quotidiano ricordo di aver letto la storia, data per vera, di un uomo – chiamiamolo pure Wakefield – che si assentò per lungo tempo da sua moglie. Il fatto – messo in questi termini astratti – non è molto insolito, né – senza un'accurata analisi delle circostanze – può essere condannato come malvagio o insensato. Tuttavia, questo, lungi dall'essere il più grave, è forse il più strano caso mai riportato di reato matrimoniale; e, soprattutto, un'eccezionale bizzarria fra tutte quelle che si possono trovare nella lista delle stranezze umane.


La coppia di sposi viveva a Londra. L'uomo, col pretesto di fare un viaggio, prese alloggio nella strada vicino alla sua casa, e lì abitò, per oltre vent'anni, all'insaputa di sua moglie e dei suoi amici, e senza nessuna apparente ragione per quell'esilio volontario. Durante quel periodo, passò a vedere la sua casa tutti i giorni, e spesso anche la derelitta Mrs. Wakefield. E dopo un così lungo intervallo nella sua felicità coniugale – quando la sua morte era data per certa, la sua proprietà assegnata, il suo nome cancellato dalla memoria, e sua moglie, ormai da lungo tempo, rassegnata all'autunno della sua vedovanza – egli entrò in casa una sera, tranquillamente, come dall'assenza di un solo giorno, e divenne uno sposo devoto fino alla morte.

Questo breve riassunto è tutto ciò che ricordo. Ma questa vicenda, anche se estremamente originale, senza precedenti e probabilmente mai più ripetutasi, è tale, credo, da attirare la generosa attenzione dell'umanità. Sappiamo, per quanto ci riguarda, che nessuno di noi vorrebbe perpetrare una tale follia, eppure riteniamo possibile che qualcun altro potrebbe. Perlomeno, è stato spesso oggetto dei miei pensieri, suscitando sempre stupore, ma con la netta sensazione che la storia doveva essere vera, e una precisa idea riguardo alla personalità del suo eroe. Ogni volta che un argomento colpisce in maniera così potente la nostra mente, il tempo impiegato a pensarci su è ben speso. Se il lettore preferisce, lo lasciamo alle sue proprie meditazioni, se sceglie invece di vagabondare con me lungo i venti anni di stravaganza di Wakefield, gli do il benvenuto, fiducioso che vi sarà un senso e una morale, anche se non dovessimo riuscire a trovarli, chiaramente delineati e riassunti nella frase finale. Il pensiero ha sempre la sua efficacia, e ogni avvenimento eccezionale la sua morale.

Che sorta d'uomo era Wakefield? Siamo liberi di formarci la nostra idea e di chiamarla col suo nome. Egli era nella parte mediana della sua vita, i suoi affetti coniugali, mai violenti, si erano stemperati in un sentimento calmo e abitudinario; fra tutti i mariti, poteva essere considerato il più costante, perché un certa indolenza manteneva tranquillo il suo cuore, in qualunque circostanza. Era un intellettuale, ma non in maniera attiva, la sua mente si teneva occupata in lunghe e pigre meditazioni, che non tendevano ad alcuno scopo, né avevano il vigore per realizzarlo; i suoi pensieri erano raramente tanto energici da riuscire ad afferrare le parole. L'immaginazione, nel senso proprio del termine, non faceva parte delle qualità di Wakefield. Dotato di un cuore freddo ma non depravato né volubile, di una mente mai tormentata da pensieri molesti, o messa a soqquadro dalla bizzarria, chi avrebbe potuto prevedere che il nostro amico si sarebbe guadagnato un posto in prima fila tra gli autori di imprese originali? Se si fosse chiesto ai suoi conoscenti, quale uomo a Londra di sicuro non avrebbe mai compito oggi niente che avrebbe potuto essere ricordato l'indomani, avrebbero pensato a Wakefield. Solo la sua devota moglie avrebbe esitato. Ella, senza bisogno di analizzare il suo carattere, era in parte consapevole di un tranquillo egoismo che si era arrugginito nella sua mente inattiva, di una peculiare sorta di vanità che era il suo attributo più spiacevole, di una predisposizione all'inganno che al massimo aveva avuto come effetto quello di nascondere insignificanti segreti, che non valeva nemmeno la pena rivelare; infine, quello che lei chiamava una piccola stranezza, talvolta, in un brav'uomo. Quest'ultima qualità è indefinibile e, forse, inesistente.

Ora, immaginiamo Wakefield mentre dice addio a sa moglie. E' l'imbrunire di un giorno di ottobre. Il suo equipaggiamento consiste in un cappotto grigio, un cappello coperto di tela cerata, stivali alti, un ombrello in una mano e una valigetta nell'altra. Egli ha informato Mrs. Wakefield che sta per prendere la diligenza notturna per la campagna. Lei vorrebbe tanto chiedergli la durata del suo viaggio, il suo scopo, e la probabile ora del ritorno, ma, indulgente verso la sua innocua passione per il mistero, lo interroga solo con lo sguardo. Egli le dice di non aspettarlo con la carrozza di ritorno, né di allarmarsi se dovesse tardare tre o quattro giorni, ma, in ogni caso, di attenderlo a cena il venerdì sera. Wakefield stesso, probabilmente, non aveva nessun sospetto di ciò che lo aspettava. Le tende la mano, lei gli dà la sua, e riceve il suo bacio d'addio nella consueta maniera di dieci anni di matrimonio, e se ne va via, l'attempato Mr.Wakefield, quasi deciso a sconcertare la sua buona moglie con l'assenza di un'intera settimana. Dopo che la porta si è chiusa dietro di lui, la donna si accorge che è ancora parzialmente aperta, e intravede, attraverso quella fessura, una fugace visione del volto del marito, che le sorride e un attimo dopo è sparito.
Questa volta, il piccolo incide
nte è messo da parte senza rifletterci su. Ma, molto dopo, quando è stata più a lungo vedova che moglie, quel sorriso ritorna, e si affaccia in tutti i suoi ricordi del volto di Wakefield. Nelle sue frequenti meditazioni, circonda il sorriso originale con una moltitudine di fantasie, che lo rendono strano e pauroso: se, ad esempio, lo immagina in una bara, quello sguardo di addio rimane ghiacciato nei suoi pallidi lineamenti, o, se sogna di lui in cielo, il suo spirito benedetto continua ad avere quel sorriso tranquillo e furbo. Eppure, proprio per quel sorriso, quando tutti gli altri lo hanno dato per morto, ella talvolta dubita di essere vedova







Ma a noi interessa il marito. Dobbiamo affrettarci a seguirlo lungo la strada, prima che perda la sua individualità, e si mescoli nella grande massa della vita londinese, dove sarebbe inutile cercarlo. Stiamogli alle calcagna, pertanto, finché, dopo diversi giri superflui e andirivieni, lo troviamo comodamente seduto accanto al fuoco di un piccolo appartamento, di cui abbiamo già parlato. E' nella strada vicino alla sua, e alla fine del suo viaggio. Quasi non crede alla sua buona fortuna che gli ha permesso di arrivare lì senza essere notato – ricordandosi che, una volta, era stato bloccato dalla folla proprio sotto un lampione acceso, e, poi, c'erano stati dei passi che sembravano seguire i suoi, ben distinti dalla moltitudine degli altri passi intorno a lui, e, ancora, aveva sentito una voce gridare da lontano, e gli era sembrato che chiamasse il suo nome. Senza dubbio, una dozzina di ficcanasi lo avevano tenuto d'occhio e raccontato ogni cosa a sua moglie. Povero Wakefield! Non sai quanto sei insignificante in questo grande mondo! Nessun occhio mortale, se non il mio, ha seguito le tue tracce. Vai tranquillamente a letto, sciocco uomo: e, domani, se vuoi essere saggio, tornatene a casa dalla buona Mrs. Wakefield, e raccontale la verità. Non allontanarti, nemmeno per una breve settimana, dal tuo posto nel suo casto petto. Se lei dovesse, anche per un solo momento, crederti morto, o perso, o separato da lei definitivamente, tu saresti dolorosamente consapevole che qualcosa è cambiato per sempre nella tua fedele moglie. E' pericoloso creare abissi negli affetti umani, non perché essi restino spalancati tanto a lungo - ma perché si richiudono così velocemente.

Quasi pentito della sua burla, o comunque la si possa chiamare, Wakefield va a letto presto, e risvegliandosi con un soprassalto dal suo primo sonno, allunga la mano nella distesa ampia e solitaria del suo letto sconosciuto. “No,” - pensa, raccogliendo intorno a sé le coperte - “non dormirò solo un'altra notte.
La mattina si alza prima del solito, e si mette a riflettere su quello che vuol fare veramente. Il suo modo di pensare è così contorto e incoerente, che egli ha fatto questo passo tanto stravagante con la consapevolezza che vi è uno scopo, sicuramente, ma senza essere in grado di definirlo sufficientemente per poterlo analizzare. La vaghezza del progetto, e lo sforzo convulso con cui egli si tuffa nella sua realizzazione, sono parimenti tipici di un uomo dallo spirito debole. Wakefield, comunque, vaglia le sue idee nella maniera più minuziosa, e si scopre curioso di conoscere come procedono le faccende della sua casa – come la sua esemplare consorte sopporterà la vedovanza di una settimana, e, in breve, come quella ristretta cerchia di persone e situazioni, di cui era il centro, sarà influenzata dalla sua scomparsa. Una morbosa vanità, pertanto, è al fondo di tutto ciò. Ma, come realizzerà i suoi scopi? Non già rimanendo chiuso nel suo comodo appartamento, dove, anche se aveva dormito e si era svegliato nella strada vicino a casa sua, egli ne è in effetti lontano come se la diligenza lo avesse trascinato lontano per tutta la notte. Eppure, se dovesse riapparire, l'intero progetto andrebbe all'aria. Con le sue poveri meningi disperatamente frastornate da questo dilemma, alla fine si avventura fuori, in parte deciso ad attraversare il fondo della strada e a lanciare uno sguardo frettoloso verso il suo domicilio abbandonato. L'abitudine – poiché egli è un uomo abitudinario – lo prende per mano e lo guida, senza che se ne renda minimamente conto, verso la sua propria soglia, dove, proprio nel omento critico, è risvegliato dallo scalpiccio dai suoi passi sul gradino. Wakefield! Dove stai andando?









In quel preciso istante il suo destino stava ruotando su un perno. Del tutto inconsapevole del fato a cui quel suo primo passo indietro lo ha consegnato, fugge via, senza fiato per un'agitazione che non aveva provato fino a quel momento, e a mala pena osa girare la testa verso quell'angolo distante. E' possibile che nessuno si sia accorto di lui? Tutta la gente di casa – la decente Mrs. Wakefield, la furba servetta e il sudicio valletto – non lancerà urla disperate, attraverso le strade di Londra, all'inseguimento del loro fuggitivo signore e padrone? Una fuga ben riuscita! Fa appello al suo coraggio per fermarsi e guardare verso casa, ma è turbato da un senso di cambiamento nel familiare edificio, simile a quello che ci colpisce tutti, quando, dopo una separazione di mesi o anni, rivediamo una certa collina o lago, o un'opera d'arte, con cui eravamo vecchi amici. In circostanze normali, questa incredibile impressione è provocata dal confronto e dal contrasto tra i nostri ricordi imperfetti e la realtà. In Wakefield, la magia di una sola notte ha prodotto una simile trasformazione, perché, in quel breve periodo, si è realizzato un grande cambiamento morale. Ma questo è un segreto anche per lui. Prima di andar via, egli coglie una fuggevole visione della moglie mentre passa dietro la finestra di fronte, col volto girato verso il fondo della strada. Quello scaltro sciocco alza i tacchi spaventato all'idea che, tra tante migliaia di atomi mortali, gli occhi di lei possano averlo individuato. Il suo cuore è finalmente sereno, ma la sua mente è alquanto confusa, quando si ritrova davanti al caldo focolare del suo appartamento.

Questo per quel che riguarda l'inizio di questo lungo rompicapo. Dopo il concepimento iniziale, e gli sforzi di quell'uomo dal temperamento indolente per metterlo in pratica, l'intera faccenda si evolve secondo il suo corso naturale. Possiamo immaginarlo, come risultato di una profonda meditazione, mentre compra una nuova parrucca, di capelli rossicci, e sceglie abiti grigi, di diversa foggia dal suo solito abito marrone, dal sacco di un rigattiere ebreo. E' fatta. Wakefield è un altro uomo. Il nuovo sistema è così instaurato, un ritorno al vecchio sarebbe difficile quasi quanto il passo che lo ha posto in questa condizione senza precedenti.
Inoltre, è reso ostinato da un umore cupo che di tanto in tanto riaffiora nel suo carattere, e che questa volta è stato ridestato dall'insufficiente effetto che egli ritiene di aver provocato nel cuore di Mrs. Wakefield. Non tornerà indietro finché non sarà mezza morta dallo spavento. Bene: l'ha vista passare due o tre volte, ogni volta il suo passo era più pesante, la sua guancia più pallida, e la fronte più rattristata; e alla terza settimana della sua sparizione egli coglie un presagio di disgrazia entrare in casa, nella guisa di un farmacista. Il giorno dopo il battente è ricoperto. Verso sera arriva la carrozza di un medico. E deposita il suo carico imparruccato e solenne alla porta di Wakefield, dove, dopo una visita di un quarto d'ora, riappare, forse araldo di un funerale. Povera donna! Morirà?









Adesso, in Wakefield si affaccia qualcosa simile all'energia di un sentimento, ma ancora indugia lontano dal capezzale della moglie, e dice alla sua coscienza che non deve essere disturbata in una simile congiuntura. Se dovesse esserci qualcos'altro a trattenerlo, egli non lo sa. Nel giro di poche settimane la donna gradualmente si riprende, la crisi è superata, il suo cuore è triste, forse, ma tranquillo e, sia che egli ritorni presto o tardi, non si ammalerà più per lui. Questa idea balugina dal profondo della sua mente, e lo rende vagamente consapevole che un distanza quasi insuperabile separa il suo appartamento in affitto dalla sua vecchia casa. “Ma si trova solo nella strada accanto!” a volte si dice. Sciocco! È in un altro mondo. Finora, ha posticipato il suo ritorno da un preciso giorno all'altro; d'ora in poi, egli lascerà imprecisato il momento esatto.
Non domani – forse la settimana prossima – presto comunque. Pover'uomo! I morti hanno quasi le stesse probabilità di visitare le loro dimore terrene di quante ne abbia l'auto-esiliato Wakefield.

Magari potessi avere un in folio da scrivere, invece di un articolo di una dozzina di pagine! Allora potrei spiegare come un'influenza che va oltre il nostro controllo posa la sua forte mano su ogni nostra azione, e ne tesse le conseguenze nella tela d'acciaio della necessità. Wakefield è sotto questo incantesimo. Dobbiamo lasciarlo per circa dieci anni, a vagare come un fantasma intorno alla sua casa, senza mai attraversare la soglia; fedele alla moglie, con tutto l'affetto di cui è capace il suo cuore, mentre svanisce lentamente dal cuore di lei. Da lungo tempo, si noti bene, ha perso la percezione della singolarità della sua condotta. Ed ora osserviamo questa scena! Tra la folla di Londra possiamo vedere un uomo, che ora avanza verso la vecchiaia, con pochi segni particolari tali da attrarre un osservatore disinteressato, eppure, in tutto il suo aspetto, rivela i tratti di un fato non comune, per coloro che hanno la capacità di interpretarli. E' smagrito, la sua fronte bassa e stretta è solcata da rughe profonde, i suoi occhi, piccoli e spenti, a volte guardano intorno con apprensione, ma più spesso sembrano guardar dentro di lui. Egli piega la testa e si muove con un'andatura incredibilmente obliqua, come se non volesse mostrare tutta la sua fronte al mondo. Osservatelo abbastanza a lungo da vedere quello che ho descritto, e ammetterete che le circostanze, che spesso forgiano uomini notevoli dall'ordinario lavoro della natura, ne hanno prodotto uno qui. Poi, dopo averlo lasciato camminare di lato lungo il marciapiedi, volgete gli occhi nella direzione opposta, dove una solenne figura femminile, considerevolmente avanti negli anni, sta procedendo verso quella chiesa laggiù con in mano il libro delle preghiere.
Ha il tranquillo modo di fare di una vedovanza ben assestata. I suoi rimpianti sono svaniti, oppure sono diventati così essenziali al suo cuore, che sarebbero scambiati svantaggiosamente con la gioia. Proprio mentre l'uomo magro e la donna ben messa stanno passando, si verifica una piccolo ingorgo che mette a diretto contatto le due figure. Le loro mani si toccano, la pressione della folla spinge il petto di lei contro la spalla di lui, si fermano, faccia a faccia, guardandosi negli occhi. Dopo dieci anni di separazione, è così che Wakefield incontra sua moglie!








La folla scorre via e li separa. La sobria  vedova riprende il suo passo, procede verso la chiesa, ma si ferma sul portale, e lancia uno sguardo perplesso alla strada. Tuttavia, entra e apre il suo libro di preghiere mentre cammina. E il nostro uomo! con quel quel suo volto tanto turbato che l'indaffarata e indifferente Londra si ferma per osservarlo. Corre nel suo appartamento, serra la porta e si getta sul letto. I sentimenti latenti da anni prorompono, e la sua debole mente acquista una momentanea energia dalla loro forza, in un attimo gli si rivela tutta la miserabile stranezza della sua vita: ed egli ha un grido appassionato, “Wakefield, Wakefield! Tu sei pazzo!”
Forse lo era. La singolarità della sua situazione deve averlo plasmato così profondamente, che, se lo mettiamo in rapporto ai suoi simili e alle faccende della vita, non si può certo dire che egli sia del tutto in sé. Egli aveva pianificato, o meglio, gli era successo di isolarsi dal mondo – di svanire – di rinunciare al suo posto e ai suoi privilegi tra i vivi, senza essere ammesso tra i morti. La vita di un eremita non è per niente simile alla sua. Egli continuava a vivere nel trambusto della città, ma la folla gli passava accanto senza vederlo, egli rimaneva, per esprimerci in modo figurato, sempre vicino a sua moglie e al suo focolare, senza mai sentire il calore di questo o l'affetto di lei. Era il destino senza precedenti di Wakefield, quello di conservare la sua singolare porzione di umana comprensione ed essere ancora coinvolto negli interessi umani, mentre ne aveva perso la reciproca influenza. Sarebbe una speculazione davvero curiosa rintracciare l'effetto di tali circostanze sul suo cuore e sul suo intelletto, separatamente e all'unisono. Eppure, sebbene fosse tanto cambiato, egli ne era raramente cosciente, ma continuava a considerarsi la stessa persona di sempre; barlumi di verità, tuttavia, gli arrivavano, ma solo per un istante, ed egli continuava ancora a dire, “Tornerò presto!” - né gli veniva in mente che aveva ripetuto la stessa cosa per venti anni.

Penso, anche, che questi venti anni gli apparivano, in retrospettiva, poco più lunghi della settimana che dapprincipio Wakefield aveva fissato come limite della sua assenza. Egli considerava tutta la faccenda poco più che un interludio tra gli affari importanti della sua vita. Quando, passato ancora un po' di tempo, egli dovesse decidere che è arrivato il momento di rientrare nel suo salotto, sua moglie avrebbe battuto le mani per la gioia, alla vista dell'anziano Mr. Wakefield. Ahimè, quale errore! Se il tempo dovesse limitarsi ad attendere la fine delle nostre beneamate follie, rimarremmo giovani, noi tutti, fino al giorno del giudizio.

Un pomeriggio, nel ventesimo anno della sua sparizione, Wakefield sta facendo al sua solita passeggiata verso la dimora che chiama ancora sua. E' una ventosa notte autunnale, con frequenti scrosci di pioggia che che si abbattono sul selciato e finiscono ancor prima che si possa aprire l'ombrello. Fermandosi vicino casa, Wakefield, riesce a vedere, attraverso le finestre del salotto al piano superiore, il riflesso rossastro, i guizzi e il bagliore irregolare di un caldo fuoco. Sul soffitto appare l'ombra grottesca di Mrs. Wakefield. La cuffia, il naso e il mento, e l'ampio petto, formano un'incredibile caricatura, che per di più danza su e giù col bagliore delle fiamme, quasi troppo allegramente per l'ombra di un'anziana vedova. In questo istante succede che un improvviso scroscio d'acqua è gettato, da una screanzata raffica di vento, proprio sulla faccia e sul petto di Wakefield. Egli è trafitto dal gelo autunnale. Resterà lì, bagnato e tremante, quando il suo focolare ha un buon fuoco per scaldarlo, e sua moglie correrà a prendere la giacca grigia e la biancheria, che, senza dubbio, ha conservato con cura nell'armadio della loro camera da letto? No! Wakefield non è così matto. Sale i gradini, a fatica! Perché venti anni hanno irrigidito le sue membra da quell'ultima volta che li aveva scesi – ma non lo sa. Fermati, Wakefield! Vuoi andare nell'ultima dimora che ti è rimasta? Allora vai nella tua tomba! La porta si apre. Mentre entra, cogliamo l'ultima fuggevole visione del suo viso, e riconosciamo il sorriso furbo, che è stato il precursore dello scherzetto che da allora ha continuato a giocare a spese di sua moglie. Come ha impietosamente preso in giro la povera donna! Bene, una notte di tranquillo riposo a Wakefield!







Questo felice evento – supponendo che sia tale – sarebbe potuto accadere solo in un momento non premeditato. Non seguiremo il nostro amico oltre la soglia. Ci ha lasciato molto cibo per la mente, una porzione del quale presterà la sua saggezza ad una morale, e prenderà la forma di una metafora. Nell'apparente confusione del nostro misterioso mondo, gli individui sono così ben adattati ad un sistema, e i sistemi gli uni agli altri e al tutto, che, allontanandosene solo per un istante, un uomo si espone al terribile rischio di perdere il suo posto per sempre. Come Wakefield, egli potrebbe diventare, per così dire, il paria dell'universo.


FINE


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