L'occhio indiscreto
Di
Nathaniel
Hawthorne
(Salem, 4 luglio 1804 – Plymouth, 19 maggio 1864) ricordiamo
soprattutto i grandi romanzi, La
lettera scarlatta
(1850), La
casa dei sette abbaini
(1851), ambientati nel New England puritano dei padri fondatori, dove
una natura misteriosa e selvaggia ridestava negli abitanti dei primi
avamposti urbani turbamenti creduti ormai sconfitti dalla civiltà e
dalla fede religiosa. E in nome di quella fede molti roghi furono
accesi a Salem. Hawthorne ricostruisce quelle atmosfere di paura e
straniamento, voglia di vivere e senso di colpa, attraverso allegorie
e simboli possenti, come la “A”
che la protagonista de La
lettera scarlatta è
costretta
a portare per denunciare il suo peccato di adulterio e che finisce
per diventare il simbolo della sua vittoria sulla morale puritana
della comunità.
Questa
eterna lotta tra bene e male, carne e anima, colpa e rimorso
la
ritroviamo
anche in molti dei suoi racconti, tra i più conosciuti al pubblico
italiano: Il velo
nero del pastore (1836), La figlia di Rappaccini
(1844), La voglia (1843).
Un
posto a parte occupa il racconto che vi sto per proporre: Wakefield,
pubblicato per la prima volta nel 1837 in Twice-told Tales
(una raccolta italiana, curata da Eugenio Montale, è stata edita da
Bompiani e porta il titolo Wakefield e altri racconti). Qui lo
sguardo dell'autore non è più rivolto al passato, ma alla nascente
società di massa, frutto dell'era industriale che ebbe le sue
origini in Inghilterra. E non a caso il racconto è ambientato a
Londra. Come più tardi Poe
ne L'uomo della
folla (1840), Hawthorne indaga la solitudine e la
perdita di identità dell'uomo contemporaneo: egli non è più faber
fortunae suae, e l'unico ruolo a cui può aspirare è quello dello
spettatore. Ed è così che l'attempato Mr. Wakefield, considerato da
tutti uomo abitudinario e privo di immaginazione “col pretesto
di fare un viaggio, prese alloggio nella strada vicino alla sua casa,
e lì abitò, per oltre vent'anni, all'insaputa di sua moglie e dei
suoi amici, e senza nessuna apparente ragione per quell'esilio
volontario.” In
tutto questo tempo Wakefield andrà tutti i giorni a spiare la sua
casa e la devota Mrs. Wakefield, ritornerà solo quando si renderà
conto della pericolosità di quello che considerava solo una “burla
da niente” ai
danni della consorte e che invece ha finito per stravolgere la sua
vita fin quasi ad annientarlo. Rinunciando al suo ruolo sociale, egli
ha rinunciato anche alla propria identità, rischiando di essere per
sempre escluso dal suo mondo.
Un
attimo prima dell'annientamento totale, egli fa un passo indietro, al
contrario di Bartleby,
lo scrivano di Wall Street, nell'omonimo racconto di Melville
(Bartleby
lo scrivano: una storia di Wall Street,
1853). Altro personaggio emblematico della società
contemporanea
che persisterà nel suo mite rifiuto: "I would
prefer not to" fino
all'annientamento morale, sociale e fisico. Perché, come ha
lucidamente intuito Hawthorne, “Nell'apparente
confusione del nostro misterioso mondo, gli individui sono così ben
adattati ad un sistema, e i sistemi gli uni agli altri e al tutto,
che, allontanandosene solo per un istante, un uomo si espone al
terribile rischio di perdere il suo posto per sempre. Come Wakefield,
egli potrebbe diventare, per così dire, il paria dell'universo.”
Libri
consigliati:
La lettera scarlatta, Hawthorne Nathaniel, 2007, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
La casa dei sette abbaini, Hawthorne Nathaniel, cur. Gebbia A., 2014, Gargoyle
Bartleby. Benito Cereno, Melville Herman, cur. Pirè, L., 2014, Giunti Editore
Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore. Ediz. integrale
Poe Edgar A., 2014, Newton Compton
Le illustrazioni sono tratte da: Wakefield di Ana Juan, testo di Nathaniel Hawthorne
Nordica libros (testo bilingue inglese-spagnolo)
Wakefield
In qualche vecchia rivista o quotidiano ricordo di aver letto la storia, data per vera, di un uomo – chiamiamolo pure Wakefield – che si assentò per lungo tempo da sua moglie. Il fatto – messo in questi termini astratti – non è molto insolito, né – senza un'accurata analisi delle circostanze – può essere condannato come malvagio o insensato. Tuttavia, questo, lungi dall'essere il più grave, è forse il più strano caso mai riportato di reato matrimoniale; e, soprattutto, un'eccezionale bizzarria fra tutte quelle che si possono trovare nella lista delle stranezze umane.
La
coppia di sposi viveva a Londra. L'uomo, col pretesto di fare un
viaggio, prese alloggio nella strada vicino alla sua casa, e lì
abitò, per oltre vent'anni, all'insaputa di sua moglie e dei suoi
amici, e senza nessuna apparente ragione per quell'esilio volontario.
Durante quel periodo, passò a vedere la sua casa tutti i giorni, e
spesso anche la derelitta Mrs. Wakefield. E dopo un così lungo
intervallo nella sua felicità coniugale – quando la sua morte era
data per certa, la sua proprietà assegnata, il suo nome cancellato
dalla memoria, e sua moglie, ormai da lungo tempo, rassegnata
all'autunno della sua vedovanza – egli entrò in casa una sera,
tranquillamente, come dall'assenza di un solo giorno, e divenne uno
sposo devoto fino alla morte.
Questo
breve riassunto è tutto ciò che ricordo. Ma questa vicenda, anche
se estremamente originale, senza precedenti e probabilmente mai più
ripetutasi, è tale, credo, da attirare la generosa attenzione
dell'umanità. Sappiamo, per quanto ci riguarda, che nessuno di noi
vorrebbe perpetrare una tale follia, eppure riteniamo possibile che
qualcun altro potrebbe. Perlomeno, è stato spesso oggetto dei miei
pensieri, suscitando sempre stupore, ma con la netta sensazione che
la storia doveva essere vera, e una precisa idea riguardo alla
personalità del suo eroe. Ogni volta che un argomento colpisce in
maniera così potente la nostra mente, il tempo impiegato a pensarci
su è ben speso. Se il lettore preferisce, lo lasciamo alle sue
proprie meditazioni, se sceglie invece di vagabondare con me lungo i
venti anni di stravaganza di Wakefield, gli do il benvenuto,
fiducioso che vi sarà un senso e una morale, anche se non dovessimo
riuscire a trovarli, chiaramente delineati e riassunti nella frase
finale. Il pensiero ha sempre la sua efficacia, e ogni avvenimento
eccezionale la sua morale.
Che
sorta d'uomo era Wakefield? Siamo liberi di formarci la nostra idea e
di chiamarla col suo nome. Egli era nella parte mediana della sua
vita, i suoi affetti coniugali, mai violenti, si erano stemperati in
un sentimento calmo e abitudinario; fra tutti i mariti, poteva essere
considerato il più costante, perché un certa indolenza manteneva
tranquillo il suo cuore, in qualunque circostanza. Era un
intellettuale, ma non in maniera attiva, la sua mente si teneva
occupata in lunghe e pigre meditazioni, che non tendevano ad alcuno
scopo, né avevano il vigore per realizzarlo; i suoi pensieri erano
raramente tanto energici da riuscire ad afferrare le parole.
L'immaginazione, nel senso proprio del termine, non faceva parte
delle qualità di Wakefield. Dotato di un cuore freddo ma non
depravato né volubile, di una mente mai tormentata da pensieri
molesti, o messa a soqquadro dalla bizzarria, chi avrebbe potuto
prevedere che il nostro amico si sarebbe guadagnato un posto in prima
fila tra gli autori di imprese originali? Se si fosse chiesto ai suoi
conoscenti, quale uomo a Londra di sicuro non avrebbe mai compito
oggi niente che avrebbe potuto essere ricordato l'indomani, avrebbero
pensato a Wakefield. Solo la sua devota moglie avrebbe esitato. Ella,
senza bisogno di analizzare il suo carattere, era in parte
consapevole di un tranquillo egoismo che si era arrugginito nella sua
mente inattiva, di una peculiare sorta di vanità che era il suo
attributo più spiacevole, di una predisposizione all'inganno che al
massimo aveva avuto come effetto quello di nascondere insignificanti
segreti, che non valeva nemmeno la pena rivelare; infine, quello che
lei chiamava una piccola stranezza, talvolta, in un brav'uomo.
Quest'ultima qualità è indefinibile e, forse, inesistente.
Ora,
immaginiamo Wakefield mentre dice addio a sa moglie. E' l'imbrunire
di un giorno di ottobre. Il suo equipaggiamento consiste in un
cappotto grigio, un cappello coperto di tela cerata, stivali alti, un
ombrello in una mano e una valigetta nell'altra. Egli ha informato
Mrs. Wakefield che sta per prendere la diligenza notturna per la
campagna. Lei vorrebbe tanto chiedergli la durata del suo viaggio, il
suo scopo, e la probabile ora del ritorno, ma, indulgente verso la
sua innocua passione per il mistero, lo interroga solo con lo
sguardo. Egli le dice di non aspettarlo con la carrozza di ritorno,
né di allarmarsi se dovesse tardare tre o quattro giorni, ma, in
ogni caso, di attenderlo a cena il venerdì sera. Wakefield stesso,
probabilmente, non aveva nessun sospetto di ciò che lo aspettava. Le
tende la mano, lei gli dà la sua, e riceve il suo bacio d'addio
nella consueta maniera di dieci anni di matrimonio, e se ne va via,
l'attempato Mr.Wakefield, quasi deciso a sconcertare la sua buona
moglie con l'assenza di un'intera settimana. Dopo che la porta si è
chiusa dietro di lui, la donna si accorge che è ancora parzialmente
aperta, e intravede, attraverso quella fessura, una fugace visione
del volto del marito, che le sorride e un attimo dopo è sparito.
Questa
volta, il piccolo incide
nte
è messo da parte senza rifletterci su. Ma, molto dopo, quando è
stata più a lungo vedova che moglie, quel sorriso ritorna, e si
affaccia in tutti i suoi ricordi del volto di Wakefield. Nelle sue
frequenti meditazioni, circonda il sorriso originale con una
moltitudine di fantasie, che lo rendono strano e pauroso: se, ad
esempio, lo immagina in una bara, quello sguardo di addio rimane
ghiacciato nei suoi pallidi lineamenti, o, se sogna di lui in cielo,
il suo spirito benedetto continua ad avere quel sorriso tranquillo e
furbo. Eppure, proprio per quel sorriso, quando tutti gli altri lo
hanno dato per morto, ella talvolta dubita di essere vedova
Ma
a noi interessa il marito. Dobbiamo affrettarci a seguirlo lungo la
strada, prima che perda la sua individualità, e si mescoli nella
grande massa della vita londinese, dove sarebbe inutile cercarlo.
Stiamogli alle calcagna, pertanto, finché, dopo diversi giri
superflui e andirivieni, lo troviamo comodamente seduto accanto al
fuoco di un piccolo appartamento, di cui abbiamo già parlato. E'
nella strada vicino alla sua, e alla fine del suo viaggio. Quasi non
crede alla sua buona fortuna che gli ha permesso di arrivare lì
senza essere notato – ricordandosi che, una volta, era stato
bloccato dalla folla proprio sotto un lampione acceso, e, poi,
c'erano stati dei passi che sembravano seguire i suoi, ben distinti
dalla moltitudine degli altri passi intorno a lui, e, ancora, aveva
sentito una voce gridare da lontano, e gli era sembrato che chiamasse
il suo nome. Senza dubbio, una dozzina di ficcanasi lo avevano tenuto
d'occhio e raccontato ogni cosa a sua moglie. Povero Wakefield! Non
sai quanto sei insignificante in questo grande mondo! Nessun occhio
mortale, se non il mio, ha seguito le tue tracce. Vai tranquillamente
a letto, sciocco uomo: e, domani, se vuoi essere saggio, tornatene a
casa dalla buona Mrs. Wakefield, e raccontale la verità. Non
allontanarti, nemmeno per una breve settimana, dal tuo posto nel suo
casto petto. Se lei dovesse, anche per un solo momento, crederti
morto, o perso, o separato da lei definitivamente, tu saresti
dolorosamente consapevole che qualcosa è cambiato per sempre nella
tua fedele moglie. E' pericoloso creare abissi negli affetti umani,
non perché essi restino spalancati tanto a lungo - ma perché si
richiudono così velocemente.
Quasi
pentito della sua burla, o comunque la si possa chiamare, Wakefield
va a letto presto, e risvegliandosi con un soprassalto dal suo primo
sonno, allunga la mano nella distesa ampia e solitaria del suo letto
sconosciuto. “No,” - pensa, raccogliendo intorno a sé le coperte
- “non dormirò solo un'altra notte.
La
mattina si alza prima del solito, e si mette a riflettere su quello
che vuol fare veramente. Il suo modo di pensare è così contorto e
incoerente, che egli ha fatto questo passo tanto stravagante con la
consapevolezza che vi è uno scopo, sicuramente, ma senza essere in
grado di definirlo sufficientemente per poterlo analizzare. La
vaghezza del progetto, e lo sforzo convulso con cui egli si tuffa
nella sua realizzazione, sono parimenti tipici di un uomo dallo
spirito debole. Wakefield, comunque, vaglia le sue idee nella maniera
più minuziosa, e si scopre curioso di conoscere come procedono le
faccende della sua casa – come la sua esemplare consorte sopporterà
la vedovanza di una settimana, e, in breve, come quella ristretta
cerchia di persone e situazioni, di cui era il centro, sarà
influenzata dalla sua scomparsa. Una morbosa vanità, pertanto, è al
fondo di tutto ciò. Ma, come realizzerà i suoi scopi? Non già
rimanendo chiuso nel suo comodo appartamento, dove, anche se aveva
dormito e si era svegliato nella strada vicino a casa sua, egli ne è
in effetti lontano come se la diligenza lo avesse trascinato lontano
per tutta la notte. Eppure, se dovesse riapparire, l'intero progetto
andrebbe all'aria. Con le sue poveri meningi disperatamente
frastornate da questo dilemma, alla fine si avventura fuori, in parte
deciso ad attraversare il fondo della strada e a lanciare uno sguardo
frettoloso verso il suo domicilio abbandonato. L'abitudine – poiché
egli è un uomo abitudinario – lo prende per mano e lo guida, senza
che se ne renda minimamente conto, verso la sua propria soglia, dove,
proprio nel omento critico, è risvegliato dallo scalpiccio dai suoi
passi sul gradino. Wakefield! Dove stai andando?
In
quel preciso istante il suo destino stava ruotando su un perno. Del
tutto inconsapevole del fato a cui quel suo primo passo indietro lo
ha consegnato, fugge via, senza fiato per un'agitazione che non aveva
provato fino a quel momento, e a mala pena osa girare la testa verso
quell'angolo distante. E' possibile che nessuno si sia accorto di
lui? Tutta la gente di casa – la decente Mrs. Wakefield, la furba
servetta e il sudicio valletto – non lancerà urla disperate,
attraverso le strade di Londra, all'inseguimento del loro fuggitivo
signore e padrone? Una fuga ben riuscita! Fa appello al suo coraggio
per fermarsi e guardare verso casa, ma è turbato da un senso di
cambiamento nel familiare edificio, simile a quello che ci colpisce
tutti, quando, dopo una separazione di mesi o anni, rivediamo una
certa collina o lago, o un'opera d'arte, con cui eravamo vecchi
amici. In circostanze normali, questa incredibile impressione è
provocata dal confronto e dal contrasto tra i nostri ricordi
imperfetti e la realtà. In Wakefield, la magia di una sola notte ha
prodotto una simile trasformazione, perché, in quel breve periodo,
si è realizzato un grande cambiamento morale. Ma questo è un
segreto anche per lui. Prima di andar via, egli coglie una fuggevole
visione della moglie mentre passa dietro la finestra di fronte, col
volto girato verso il fondo della strada. Quello scaltro sciocco alza
i tacchi spaventato all'idea che, tra tante migliaia di atomi
mortali, gli occhi di lei possano averlo individuato. Il suo cuore è
finalmente sereno, ma la sua mente è alquanto confusa, quando si
ritrova davanti al caldo focolare del suo appartamento.
Questo
per quel che riguarda l'inizio di questo lungo rompicapo. Dopo il
concepimento iniziale, e gli sforzi di quell'uomo dal temperamento
indolente per metterlo in pratica, l'intera faccenda si evolve
secondo il suo corso naturale. Possiamo immaginarlo, come risultato
di una profonda meditazione, mentre compra una nuova parrucca, di
capelli rossicci, e sceglie abiti grigi, di diversa foggia dal suo
solito abito marrone, dal sacco di un rigattiere ebreo. E' fatta.
Wakefield è un altro uomo. Il nuovo sistema è così instaurato, un
ritorno al vecchio sarebbe difficile quasi quanto il passo che lo ha
posto in questa condizione senza precedenti.
Inoltre,
è reso ostinato da un umore cupo che di tanto in tanto riaffiora nel
suo carattere, e che questa volta è stato ridestato
dall'insufficiente effetto che egli ritiene di aver provocato nel
cuore di Mrs. Wakefield. Non tornerà indietro finché non sarà
mezza morta dallo spavento. Bene: l'ha vista passare due o tre volte,
ogni volta il suo passo era più pesante, la sua guancia più
pallida, e la fronte più rattristata; e alla terza settimana della
sua sparizione egli coglie un presagio di disgrazia entrare in casa,
nella guisa di un farmacista. Il giorno dopo il battente è
ricoperto. Verso sera arriva la carrozza di un medico. E deposita il
suo carico imparruccato e solenne alla porta di Wakefield, dove, dopo
una visita di un quarto d'ora, riappare, forse araldo di un funerale.
Povera donna! Morirà?
Adesso, in Wakefield si
affaccia qualcosa simile all'energia di un sentimento, ma ancora
indugia lontano dal capezzale della moglie, e dice alla sua coscienza
che non deve essere disturbata in una simile congiuntura. Se dovesse
esserci qualcos'altro a trattenerlo, egli non lo sa. Nel giro di
poche settimane la donna gradualmente si riprende, la crisi è
superata, il suo cuore è triste, forse, ma tranquillo e, sia che
egli ritorni presto o tardi, non si ammalerà più per lui. Questa
idea balugina dal profondo della sua mente, e lo rende vagamente
consapevole che un distanza quasi insuperabile separa il suo
appartamento in affitto dalla sua vecchia casa. “Ma si trova solo
nella strada accanto!” a volte si dice. Sciocco! È in un altro
mondo. Finora, ha posticipato il suo ritorno da un preciso giorno
all'altro; d'ora in poi, egli lascerà imprecisato il momento esatto.
Non
domani – forse la settimana prossima – presto comunque.
Pover'uomo! I morti hanno quasi le stesse probabilità di visitare le
loro dimore terrene di quante ne abbia l'auto-esiliato Wakefield.
Magari
potessi avere un in folio da scrivere, invece di un articolo di una
dozzina di pagine! Allora potrei spiegare come un'influenza che va
oltre il nostro controllo posa la sua forte mano su ogni nostra
azione, e ne tesse le conseguenze nella tela d'acciaio della
necessità. Wakefield è sotto questo incantesimo. Dobbiamo lasciarlo
per circa dieci anni, a vagare come un fantasma intorno alla sua
casa, senza mai attraversare la soglia; fedele alla moglie, con tutto
l'affetto di cui è capace il suo cuore, mentre svanisce lentamente
dal cuore di lei. Da lungo tempo, si noti bene, ha perso la
percezione della singolarità della sua condotta. Ed ora osserviamo
questa scena! Tra la folla di Londra possiamo vedere un uomo, che ora
avanza verso la vecchiaia, con pochi segni particolari tali da
attrarre un osservatore disinteressato, eppure, in tutto il suo
aspetto, rivela i tratti di un fato non comune, per coloro che hanno
la capacità di interpretarli. E' smagrito, la sua fronte bassa e
stretta è solcata da rughe profonde, i suoi occhi, piccoli e spenti,
a volte guardano intorno con apprensione, ma più spesso sembrano
guardar dentro di lui. Egli piega la testa e si muove con un'andatura
incredibilmente obliqua, come se non volesse mostrare tutta la sua
fronte al mondo. Osservatelo abbastanza a lungo da vedere quello che
ho descritto, e ammetterete che le circostanze, che spesso forgiano
uomini notevoli dall'ordinario lavoro della natura, ne hanno prodotto
uno qui. Poi, dopo averlo lasciato camminare di lato lungo il
marciapiedi, volgete gli occhi nella direzione opposta, dove una
solenne figura femminile, considerevolmente avanti negli anni, sta
procedendo verso quella chiesa laggiù con in mano il libro delle
preghiere.
Ha
il tranquillo modo di fare di una vedovanza ben assestata. I suoi
rimpianti sono svaniti, oppure sono diventati così essenziali al suo
cuore, che sarebbero scambiati svantaggiosamente con la gioia.
Proprio mentre l'uomo magro e la donna ben messa stanno passando, si
verifica una piccolo ingorgo che mette a diretto contatto le due
figure. Le loro mani si toccano, la pressione della folla spinge il
petto di lei contro la spalla di lui, si fermano, faccia a faccia,
guardandosi negli occhi. Dopo dieci anni di separazione, è così che
Wakefield incontra sua moglie!
La
folla scorre via e li separa. La sobria vedova
riprende il suo passo, procede verso la chiesa, ma si ferma sul
portale, e lancia uno sguardo perplesso alla strada. Tuttavia, entra
e apre il suo libro di preghiere mentre cammina. E il nostro uomo!
con quel quel suo volto tanto turbato che l'indaffarata e
indifferente Londra si ferma per osservarlo. Corre nel suo
appartamento, serra la porta e si getta sul letto. I sentimenti
latenti da anni prorompono, e la sua debole mente acquista una
momentanea energia dalla loro forza, in un attimo gli si rivela tutta
la miserabile stranezza della sua vita: ed egli ha un grido
appassionato, “Wakefield, Wakefield! Tu sei pazzo!”
Forse
lo era. La singolarità della sua situazione deve averlo plasmato
così profondamente, che, se lo mettiamo in rapporto ai suoi simili e
alle faccende della vita, non si può certo dire che egli sia del
tutto in sé. Egli aveva pianificato, o meglio, gli era successo di
isolarsi dal mondo – di svanire – di rinunciare al suo posto e ai
suoi privilegi tra i vivi, senza essere ammesso tra i morti. La vita
di un eremita non è per niente simile alla sua. Egli continuava a
vivere nel trambusto della città, ma la folla gli passava accanto
senza vederlo, egli rimaneva, per esprimerci in modo figurato, sempre
vicino a sua moglie e al suo focolare, senza mai sentire il calore di
questo o l'affetto di lei. Era il destino senza precedenti di
Wakefield, quello di conservare la sua singolare porzione di umana
comprensione ed essere ancora coinvolto negli interessi umani, mentre
ne aveva perso la reciproca influenza. Sarebbe una speculazione
davvero curiosa rintracciare l'effetto di tali circostanze sul suo
cuore e sul suo intelletto, separatamente e all'unisono. Eppure,
sebbene fosse tanto cambiato, egli ne era raramente cosciente, ma
continuava a considerarsi la stessa persona di sempre; barlumi di
verità, tuttavia, gli arrivavano, ma solo per un istante, ed egli
continuava ancora a dire, “Tornerò presto!” - né gli veniva in
mente che aveva ripetuto la stessa cosa per venti anni.
Penso,
anche, che questi venti anni gli apparivano, in retrospettiva, poco
più lunghi della settimana che dapprincipio Wakefield aveva fissato
come limite della sua assenza. Egli considerava tutta la faccenda
poco più che un interludio tra gli affari importanti della sua vita.
Quando, passato ancora un po' di tempo, egli dovesse decidere che è
arrivato il momento di rientrare nel suo salotto, sua moglie avrebbe
battuto le mani per la gioia, alla vista dell'anziano Mr. Wakefield.
Ahimè, quale errore! Se il tempo dovesse limitarsi ad attendere la
fine delle nostre beneamate follie, rimarremmo giovani, noi tutti,
fino al giorno del giudizio.
Un
pomeriggio, nel ventesimo anno della sua sparizione, Wakefield sta
facendo al sua solita passeggiata verso la dimora che chiama ancora
sua. E' una ventosa notte autunnale, con frequenti scrosci di pioggia
che che si abbattono sul selciato e finiscono ancor prima che si
possa aprire l'ombrello. Fermandosi vicino casa, Wakefield, riesce a
vedere, attraverso le finestre del salotto al piano superiore, il
riflesso rossastro, i guizzi e il bagliore irregolare di un caldo
fuoco. Sul soffitto appare l'ombra grottesca di Mrs. Wakefield. La
cuffia, il naso e il mento, e l'ampio petto, formano un'incredibile
caricatura, che per di più danza su e giù col bagliore delle
fiamme, quasi troppo allegramente per l'ombra di un'anziana vedova.
In questo istante succede che un improvviso scroscio d'acqua è
gettato, da una screanzata raffica di vento, proprio sulla faccia e
sul petto di Wakefield. Egli è trafitto dal gelo autunnale. Resterà
lì, bagnato e tremante, quando il suo focolare ha un buon fuoco per
scaldarlo, e sua moglie correrà a prendere la giacca grigia e la
biancheria, che, senza dubbio, ha conservato con cura nell'armadio
della loro camera da letto? No! Wakefield non è così matto. Sale i
gradini, a fatica! Perché venti anni hanno irrigidito le sue membra
da quell'ultima volta che li aveva scesi – ma non lo sa. Fermati,
Wakefield! Vuoi andare nell'ultima dimora che ti è rimasta? Allora
vai nella tua tomba! La porta si apre. Mentre entra, cogliamo
l'ultima fuggevole visione del suo viso, e riconosciamo il sorriso
furbo, che è stato il precursore dello scherzetto che da allora ha
continuato a giocare a spese di sua moglie. Come ha impietosamente
preso in giro la povera donna! Bene, una notte di tranquillo riposo a
Wakefield!
Questo felice evento –
supponendo che sia tale – sarebbe potuto accadere solo in un
momento non premeditato. Non seguiremo il nostro amico oltre la
soglia. Ci ha lasciato molto cibo per la mente, una porzione del
quale presterà la sua saggezza ad una morale, e prenderà la forma
di una metafora. Nell'apparente confusione del nostro misterioso
mondo, gli individui sono così ben adattati ad un sistema, e i
sistemi gli uni agli altri e al tutto, che, allontanandosene solo per
un istante, un uomo si espone al terribile rischio di perdere il suo
posto per sempre. Come Wakefield, egli potrebbe diventare, per così
dire, il paria dell'universo.
FINE
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