High
spirits
“Lo
spettro e il conciaossa”
(The
Ghost and the Bone-Setter)
è stato il primo racconto pubblicato da Joseph
Sheridan Le Fanu
(Dublino, 28 agosto 1814 – Dublino, 7 febbraio 1873) nel
Dublin
University Magazine nel
1838. La
storia si ispira ad una delle superstizioni più radicate del
folklore irlandese, e cioè che lo
spirito di chi
viene interrato per ultimo in un cimitero, come penitenza deve
portare acqua alle anime assetate del
purgatorio. Questo
fornisce il background all'apparizione del fantasma del titolo, insieme al piovoso clima irlandese e alla
passione per il whisky, che qui accomuna i vivi e i morti con esiti a
dir poco farseschi.
Per
la prima volta incontriamo
il
personaggio di padre Francis
Purcell, un
prete cattolico di Drumcoolagh,
nella
contea di
Limerick, grande
collezionista di storie del folklore irlandese, che serve come filo
conduttore per diversi racconti del
soprannaturale più
tardi riuniti nella raccolta che va sotto il nome di The
Purcell Papers (1880).
Anche
se breve, il racconto ha una struttura narrativa sofisticata. Vi sono
tre gradi di narrazione in prima persona. La cornice esterna è
affidata alle parole del legatario di padre Purcell, che, con un
escamotage ormai collaudato, asserisce di aver trovato la storia fra
i manoscritti del defunto sacerdote e,
soprattutto, chiarisce il contesto culturale che dà origine alla
vicenda. La
storia vera
e propria
viene introdotta
da
padre Purcell che asserisce di averla trascritta “… usando
le parole stesse del narratore, così come le ricordo.”
Il
narratore in
questione è
il
figlio
del defunto
protagonista,
Terry Neil, che da falegname era
diventato
conciaossa
per una naturale quanto ironica affinità professionale. Egli
è
un
umile maestro di campagna, considerato
universalmente un
“fine oratore,” che
usa un inglese dialettale, intriso di strafalcioni altisonanti che
contribuiscono al
tono generale della narrazione, dove il grottesco e l'ironia
prendono il posto dell'horror.
Nonostante
oggi
Le Fanu venga riconosciuto come il capostipite dell'horror
vittoriano, sarebbe certamente
entrato negli annali dell'oscurità, se non fosse stato per
un altro grande scrittore del soprannaturale,
M.R. James, che nel 1923 pubblicò una raccolta delle sue opere.
Sicuramente
il
suo scritto più famoso
è
Carmilla,
dove
l'autore declina al femminile il tema del vampiro. Il racconto fa
parte della raccolta In
a Glass Darkly ,1871,
che
contiene alcuni dei suoi lavori più inquietanti (Green
Tea, The Familiar, Mr. Justice
Harbottle, The Room in the Dragon Volant).
Anche
in questo caso, i racconti sono surrettiziamente ritrovati
nell'archivio del dottor Martin Hasselius, un medico tedesco con un
interesse per i fenomeni psichici, che può essere considerato
l'ispiratore
di tutta una serie di detective
dell'occulto che
vanno da John Silence di Algernon Blackwood, a
Carnacki
di
William
H. Hodgsonts, fino
a Matin Mystere.
Libri
consigliati:
Un
oscuro scrutare. In a glass darkly
Le Fanu Joseph S., cur. Manini L., 2011, Miraviglia
Le Fanu Joseph S., cur. Manini L., 2011, Miraviglia
Carmilla
la vampira. Testo inglese a fronte
Le Fanu Joseph S., cur. Giovannini F., 2011, Stampa Alternativa
Le Fanu Joseph S., cur. Giovannini F., 2011, Stampa Alternativa
Lo
spettro e il conciaossa
di
Sheridan
Le Fanu
Mente
esaminavo le carte del mio defunto amico, l'esimio e rispettato
Francis Purcell, che per circa cinquant'anni aveva assolto agli
onerosi doveri di un prete di campagna, mi imbattei nel seguente
documento. E' uno dei tanti di questo genere, egli era infatti un
curioso e instancabile collezionista di vecchie tradizioni locali –
un articolo particolarmente abbondante nella zona in cui risiedeva.
La raccolta e la catalogazione di queste leggende era, per quanto ne
so, il suo passatempo; ma non avrei mai immaginato che il suo amore
per il meraviglioso e lo strano lo avesse spinto fino al punto di
affidare i risultati delle sue ricerche alla scrittura, finché, in
qualità di legatario universale1,
il suo testamento mi lasciò in possesso di tutti i suoi manoscritti.
E' necessario specificare a coloro che potrebbero pensare che la
scrittura di tali testi non sia in linea con il carattere e le
abitudini di un prete di campagna, che una volta esisteva una razza
di preti – quelli della vecchia scuola, razza ormai quasi estinta –
la cui educazione all'estero tendeva a produrre in loro gusti più
letterari di quelli mostrati dagli alunni di Maynooth2.
E' forse
necessario aggiungere che la superstizione descritta nella seguente
storia è diffusa in tutto il sud dell'Irlanda, e cioè che il
cadavere seppellito per ultimo è obbligato, durante il periodo di
noviziato della sua inumazione, a rifornire di acqua gli altri
inquilini del cimitero in cui giace per alleviare l'arsura bruciante
del purgatorio.
Il
sottoscritto può testimoniare di un caso in cui un rispettabile e
ricco fattore, alla periferia di Tipperary, con tenera sollecitudine
per i calli della sua defunta consorte, mise nella bara due paia di
scarponi di cuoio, uno leggero e uno pesante, un paio per il tempo
asciutto, un paio per la pioggia, cercando così di mitigare le
fatiche dei suoi inevitabili andirivieni per procurare l'acqua da
distribuire alle anime assetate del purgatorio. Quando due cortei funebri arrivavano insieme
alla stessa chiesa, tra i due gruppi scoppiavano feroci
e disperati conflitti nel tentativo di assicurare al proprio
defunto la priorità di sepoltura e, di conseguenza, l'immunità dal
pedaggio imposto all'ultimo arrivato. Un caso simile è accaduto non
molto tempo fa, quando i membri di uno dei due cortei funebri, per
paura di far perdere al loro defunto amico questo inestimabile
vantaggio, sono arrivati alla chiesa attraverso una scorciatoia e, in
violazione ad una delle più potenti superstizioni, hanno fatto
passare la bara al di sopra del muro di recinzione, per paura di
perdere tempo entrando dal cancello. Potrei citare innumerevoli
episodi di questo genere, tutti tesi a mostrare come questa
superstizione sia profondamente radicata nei contadini del sud.
Tuttavia, non mi dilungherò in ulteriori preamboli, ma procederò a
sottoporre all'attenzione del lettore la storia che segue:
Estratto
dai manoscritti del defunto Rev. Francis Purcell, di Drumcoolagh.
Racconterò
il seguente aneddoto usando le parole stesse del narratore, così
come le ricordo. Potrebbe essere necessario sottolineare che costui
era quello che viene comunemente definito un fine oratore, avendo
istruito, per un considerevole periodo di tempo la valente gioventù
di quella ingenua parrocchia nelle arti liberali e nelle scienze –
circostanza che può giustificare la presenza di alcuni paroloni nel
corso della narrazione, che impressionano più per l'effetto sonoro
che per l'appropriatezza lessicale. Senza altri indugi, procedo,
dunque, a sottoporvi le straordinarie avventure di Terry Neil.
“Perché,
dovete sapere, che questa è una strana storia, ma vera com'è vero
che voi siete seduto qui, e ho l'ardire di affermare che in tutte le
sette parrocchie non c'è uomo in grado di raccontala meglio o più
fedelmente di me, perché è a mio padre che è successa, e io l'ho
ascoltata dalla sua bocca tante volte, e posso affermare, e di questo
vado orgoglioso, che la parola di mio padre era incredibile in
tutto il paese al pari del giuramento di uno squire, e così, se un
pover'uomo si trovava in qualche guaio, era lui la persona che andava
in tribunale a dare testimonianza, ma questo non ha importanza –
era un uomo onesto e moderato, eccetto il fatto che era un po' troppo
incline al bicchiere, come avreste subito scoperto standogli accanto,
e non c'era nessuno che potesse stargli alla pari in tutto il contado
per lavorare sodo e zappare di brutto, ed era estremamente abile nei
lavoro di falegnameria e cose simili, tant'è che decise di diventare
conciaossa.
Cosa
più che naturale, dal momento che nessuno poteva stargli alla pari
nell'aggiustare le gambe di uno sgabello o di un tavolo, e non ci fu
mai nessun conciaossa con tanti clienti, adulti e bambini, giovani e
vecchi – e a memoria d'uomo non ci fu mai un tale rompere e
aggiustare ossa. Bene, Terry Neil – perché questo era il nome di
mio padre – incominciò a sentire il cuore più leggero e la borsa
più pesante e così comprò una piccola fattoria nella proprietà
dello squire Phelim, proprio sotto il vecchio castello, ed era
proprio un bel posticino, e giorno e notte povere creature incapaci
di camminare, con braccia e gambe rotte, arrivavano lì da ogni dove
per farsi riaggiustare le ossa.
“Ebbene,
reverendo, tutto andava per il meglio, ma era costume, quando sir
Phelam andava da qualche parte fuori dal contado, che qualcuno dei
suoi fittavoli andasse a fare la guardia al vecchio castello, come
una specie di gentile omaggio a quell'antica famiglia – ma era un
omaggio estremamente spiacevole per i suoi fittavoli, perché non
c'era fra loro nessuno che non fosse a conoscenza che c'era qualcosa
di strano nel vecchio castello. Nel vicinato si diceva che il nonno
dello squire, un così degno gentiluomo – che Dio sia con lui –
mi è stato detto, come ormai non se ne trovano più, era solito fare
una passeggiatina intorno alla mezzanotte, da quando gli era
scoppiato un vaso sanguigno mentre stava cavando il tappo ad una
bottiglia, proprio come avremmo potuto fare io o voi, e come, a Dio
piacendo, continueremo a fare – ma questo non ha importanza. Così,
come dicevo, il vecchio squire era solito scendere giù dalla
cornice, dove era appeso il suo ritratto, rompere bottiglie e
bicchieri – che Dio abbia pietà di noi – e bere tutto quello su
cui riusciva a mettere le mani - e che nessuno gliene voglia per
questo; e se qualcuno della famiglia entrava nella stanza, si
rimetteva al suo posto, con uno sguardo innocente come se niente
fosse successo – quel vecchio birbante.
“Ebbene,
vostro onore, come dicevo, una volta quelli del castello dovevano
andare a Dublino per un paio di settimane, e così, al solito, alcuni
dei fittavoli dovettero andare a fare la guardia al castello, e la
terza notte fu il turno di mio padre. “Oh, povero me!” diceva
tra sé, “e dovrò stare lì tutta la notte con quel vecchio
vagabondo di uno spirito, sia gloria a Dio,” diceva, “che se ne
va in giro per tutta la casa, a compiere ogni sorta di misfatto?”
Comunque, non era possibile tirarsi indietro e così si fece coraggio
e al calar della notte andò su con una bottiglia di cordiale e
un'altra di acqua santa.
“Veniva
giù un bel po' di pioggia e la sera era buia e tetra, quando mia
padre arrivò, e con tutta la pioggia che aveva preso e l'acqua santa
che si era spruzzato addosso, non passò molto tempo che dovette
mandar giù una bella tazza di cordiale, per scacciare il freddo dal
cuore. Fu il vecchio maggiordomo, Lawence Connor, ad aprirgli la
porta – e lui e mio padre erano sempre stati amiconi. Così quando
vide che era lui, e mio padre gli disse che era il suo turno di fare
la guardia al castello, quello si offrì di fargli compagnia, e
potete essere certo che a mio padre la cosa non fece dispiacere.
Così Larry
gli dice:
“Ora ci
accendiamo un bel fuocherello nel salotto,” dice.
“E perché
non nell'ingresso?” dice mio padre, perché sapeva che il ritratto
dello squire era appeso in salotto.
“Non si
può accendere il fuoco nell'ingresso, perché c'è un vecchio nido
di taccola su per il camino.”
“Oh,
allora,” dice mio padre, “fermiamoci in cucina, perché non è il
caso di far sedere uno come me in salotto,” dice lui.
“Oh,
Terry, questo non è possibile,” dice Lawrence, “Se dobbiamo
rispettare la vecchia usanza, tanto vale farlo per bene,” dice
l'altro.
“Al
diavolo la vecchia usanza!” dice mio padre - fra sé e sé,
badate, perché non voleva far capire a Lawrence che era molto
spaventato.
“Oh,
molto bene,” dice lui. “Sono d'accordo, Lawrence,” dice lui., e
così scesero giù in cucina, finché non accesero il fuoco in
salotto – e non ci volle molto tempo.”
“Bene,
vostro onore, dopo un po' ritornarono su, e sedettero comodamente
davanti al caminetto del salotto, e iniziarono a chiacchierare, e a
fumare, e a bere qualche sorso di tonico, e, soprattutto, avevano un
bel fuoco scoppiettante di legna raccolta nello stagno e di torba,
per scaldarsi le gambe.
“Ebbene,
signore, come dicevo, continuarono a chiacchierare e a fumare
piacevolmente, fino a quando Lawrence incominciò ad avere sonno,
cosa più che naturale per lui, perché era un vecchio servitore ed
era abituato a dormire un bel po'.
“Non
è possibile,” dice mio padre, “non è che ti stai
addormentando?”
“Che
diavolo ti passa per la testa,” dice Larry, “Sto solo chiudendo
gli occhi,” dice quello, “per scacciare la puzza del fumo del
tabacco, che li fa piangere,” dice quello. “Perciò, fatti gli
affari tuoi,” dice piuttosto brillo, perché aveva uno stomaco di
ferro (che riposi in pace), “e vai avanti con la tua storia, perché
ti sto ascoltando,” dice, chiudendo gli occhi. Così, quando mio
padre vide che discutere non serviva a niente, continuò con la sua
storia. Per essere precisi, stava raccontando la storia di Jim
Sullivan e della sua vecchia capra – ed era proprio una bella
storia – ed era così divertente, che era sufficiente a svegliare
un ghiro, figuratevi tenere sveglia una persona. Ma, in verità,
credo che il modo in cui mio padre la raccontava non era mai stato
sentito prima di allora, perché strillava ogni singola parola, come
se la vita lo stesse abbandonando, nel tentativo di tenere sveglio il
vecchio Larry, ma, in verità, servì a poco, perché alla fine
divenne rauco, e prima della fine della storia Larry O'Connor iniziò
a russare come una cornamusa.
“Oh,
dannazione,” dice mio padre, “che brutta faccenda,” dice,
“questo vecchio mascalzone, lasciamo perdere che è amico mio, si
addormenta così, e tutti e due nella stessa stanza con uno spirito,”
dice. “La croce di Cristo ci protegga!” e ciò detto, stava per
scuotere Lawence per svegliarlo, ma d'un tratto si ricordò che se lo
svegliava, quello sicuramente se ne andava a letto lasciandolo
completamente solo, e questo era ancora peggio.
“Allora,”
dice mio padre, “non voglio disturbare questo poveraccio. Non
sarebbe leale né gentile,” dice, “tormentarlo mentre dorme,
solamente, vorrei stare anche io come lui.” E così cominciò a
camminare su e giù e a dire le sue preghiere, finché si ritrovò
tutto sudato, con rispetto parlando. Ma non servì a niente, così,
per calmarsi, si bevve una pinta di whisky.
“Oh,”
dice, “Prego il Signore che mi dia la tranquillità del vecchio
Larry. Forse,” dice, “se ci provassi riuscirei a dormire,” e
così spinse una grande poltrona vicino a Larry, e ci si sistemò
alla bella e meglio.
“Ma
c'era una cosa strana che ho dimenticato di dirvi. Suo malgrado, non
riusciva ad evitare di guardare ogni tanto il quadro e immediatamente
si accorse che gli occhi del ritratto lo stavano seguendo dovunque
andasse, e lo osservavano, e gli facevano l'occhiolino . “Oh,”
dice, quando se ne accorge, “Non ho molte possibilità di farla
franca, e la sfortuna era con me era con me fin dal momento in cui
son arrivato in questo posto disgraziato,” dice. “Ma, in ogni
modo, non serve a niente aver paura adesso,” dice, “perché se
devo morire, voglio almeno traspirare con coraggio,” dice
lui.
“Ebbene,
vostro onore, cercò di mantenersi calmo, e per due o tre volte
credette di potersi addormentare, se non fosse stato per il modo in
cui il temporale ululava e crepitava attraverso i robusti e pesanti
rami all'esterno, mentre all'interno del castello fischiava
attraverso il camino. Bene, dopo l'esplosione di una spaventosa
raffica di vento, quasi sembrava che le mura del castello stessero
per cadere per il contraccolpo. Poi, improvvisamente, la tempesta
finì e tutto divenne silenzioso e tranquillo come una sera di
luglio. Bene, vostro onore, non erano tre minuti che il vento aveva
smesso di ululare, quando sentì una specie di rumore venire da sopra
il caminetto, al che mio padre socchiuse appena gli occhi, e, com'è
vero, vide il vecchio squire uscire dal quadro, proprio come se si
stesse togliendo la sua giacca per cavalcare, e finalmente uscì
completamente fuori dal quadro, giù dal caminetto e scese giù per
terra.
“Bene,
quel vecchio birbante – e mio padre pensò che quello era veramente
uno sporco tiro – prima di iniziare a darsi da fare, si fermò un
attimo per sentire se quei due dormivano, e appena si accertò che
era tutto tranquillo, allungò la mano e afferrò una bottiglia di
whisky e ne bevve almeno una pinta. Bene, vostro onore, quando ebbe
finito, la posò con estrema furbizia proprio dove era prima. E
cominciò a camminare su e giù per la stanza, e sembrava sobrio e
fermo sulle gambe come se non avesse bevuto una goccia. E ogni volta
che gli passava vicino, a mio padre sembrava di sentire odore di
zolfo, ed era quello che lo terrorizzava del tutto, perché sapeva
che era lo zolfo che bruciavano all'inferno, con rispetto parlando.
In ogni modo, lo aveva spesso sentito dire da padre Murphy, ed aveva
buoni motivi per sapere a chi apparteneva, dal momento che quello era
morto, che riposi in pace. Bene, vostro onore, mio padre rimase
abbastanza tranquillo fino a che lo spirito gli passò così vicino,
che Dio abbia pietà di noi, che l'odore dello zolfo gli tolse
completamente il respiro, al che gli prese un tale attacco di tosse,
che quasi lo fece cadere dalla poltrona dove era seduto.
“Ho, ho!”
dice lo squire, fermandosi ad appena due passi da mio padre e girando
la faccia verso di lui, “sei proprio tu? - e come ti va, Terry
Neil?”
“Al
servizio di vostro onore,” dice mio padre (per quanto la paura
glielo consentiva, perché era più morto che vivo), “e sono
orgoglioso di vedere vostro onore questa notte,” dice lui.
“Terence,”
dice lo sqire, “sei un uomo responsabile” (e nel suo caso era
vero), “e un uomo industrioso e sobrio, un esempio di inebriamento
per l'intera parrocchia,” dice quello.
“Grazie,
vostro onore, dice mio padre facendosi coraggio, “siete sempre
stato un gentiluomo molto cortese, che possiate riposare in pace.”
“RIPOSARE
in pace?” dice lo spirito ( diventando tutto rosso in faccia per
la rabbia), “Riposare in pace?” dice quello. “Come ti
permetti, tu buffone ignorante,” dice, “tu meschino, pitocco
zoticone,” dice, “dove hai lasciato le tue buone maniere?”dice
quello. “Se sono MORTO non è colpa mia… e non è il caso che mi
venga rinfacciato ogni momento, da quelli della tua risma,” dice,
pestando il piede così violentemente, che quasi sfasciava le assi
del pavimento.
“Oh,”
dice mio padre, “sono soltanto un pover'uomo sciocco e ignorante.”
“Altro
non sei,” dice lo squire, “ma comunque,” dice, “non è per
ascoltare le tue scemenze, né per conversare con uno come te, che
sono venuto su – giù, volevo dire,” dice – (e per quanto fosse
un piccolo sbaglio, mio padre se ne accorse). “Ora, ascoltami.
Terence Neil,” dice, “sono sempre stato un buon padrone con
Patrick Neil, tuo nonno.”
“Questo è
vero, vostro onore,” dice mio padre.
“E,
inoltre, penso di essere sempre stato un gentiluomo sobrio e
moderato,” dice lo squire.
“E'
quello che si dice di voi, certamente,” dice mio padre (sebbene
sapesse che era una grossa bugia ma non poteva fare diversamente).
“Bene,”
dice lo spirito, “sebbene fossi sobrio come la maggior parte degli
uomini – almeno come la maggior parte dei gentiluomini,” dice, “e
siccome sono stato il più estemporaneo dei cristiani, e il
più caritatevole e inumano con i poveri,” dice, “per
tutto ciò, io non sto così bene dove mi trovo ora,” dice, “come
avevo tutto il diritto di aspettarmi.”
“Ed è
proprio un peccato,” dice mio padre. “Forse vostro onore vorrebbe
scambiare qualche parola con padre Murphy?”
“Taci,
miserabile pezzente,” dice lo squire, “non è alla mia anima che
sto pensando – e mi meraviglio che tu abbia l'impudenza di parlare
ad un gentiluomo della sua anima, quando vorrò sistemare la cosa,”
disse colpendosi la gamba, “andrò da quelli che se ne intendono,”
dice. “Non è la mia anima,” dice, sedendosi di fronte a mio
padre, “non è la mia anima che mi tormenta – è la mia gamba
destra che mi dà fastidio,” dice, “quella che mi sono rotto a
Glenvarloch il giorno che ho ucciso Barney il nero.”
Mio
padre scoprì in seguito che era il suo cavallo che gli era caduto
sotto dopo aver saltato il grande steccato che corre lungo la
valle.“Spero,” dice mio padre, “che vostro onore non soffra
perché lo ha dovuto uccidere?”
“Taci,
sciocco,” dice lo squire, “e ti dirò cos'è che non va con la
mia gamba,” dice. “In quel posto, dove trascorro la maggior parte
del mio tempo,” dice, “eccetto il poco tempo libero che mi prendo
quando vengo a dare un'occhiata qui,” dice, “devo camminare molto
più di quello che ero abituato a fare, e molto più di quello che fa
per me,” dice, “perché devo dirti che dove sono io la gente è
incredibilmente desiderosa di acqua fresca, perché non c'è niente
di meglio da bere e, per di più, il tempo è caldo oltre misura,”
dice quello, “e io ho l'incarico di assisterli portando l'acqua, e
una misera porzione tocca anche a me,” dice, “ed è un lavoro
terribilmente noioso e stancante, ti assicuro,” dice, “ma quello
che veramente mi uccide è la debolezza della mia gamba,” dice, “e
voglio che tu le dia una bella tirata per rimetterla in forma, e
questo è quanto.”
“Oh, vi
prego, vostro onore,” dice mio padre (perché non gli garbava per
niente l'idea di toccare lo spirito), “non avrei mai l'impudenza di
fare una cosa simile a vostro onore,” dice lui, “lo faccio solo
ai poveracci come me...”
“Basta
blaterare,” dice lo squire. “Ecco la gamba,” dice, alzandola su
- “tirala se ci tieni alla vita,” dice, “ se no, giuro sulle
potenze immortali che ridurrò in polvere tutte le ossa che ci sono
nella tua carcassa.”
Quando mio
padre lo sentì, capì che trovare scuse non serviva a niente, così
afferrò la gamba di quello e incominciò a tirare e a tirare,
finché il sudore, che Dio ci protegga, iniziò a colargli sulla
faccia.
“Tira,
demonio!” diceva lo squire
“Ai
vostri ordini, vostro onore,” diceva mio padre.
“Tira più
forte,” diceva lo squire.
Mio
padre tirava come un disgraziato.
“Voglio
bere un sorso,” dice lo squire, allungando la mano verso la
bottiglia, “per tirarmi su di morale,” dice quello, facendo una
pausa per rimettersi in sesto. Ma, per quanto fosse furbo, questa
volta mancò il tiro, perché prese la bottiglia sbagliata. “Alla
tua salute, Terence,” dice quello, “e ora tira come un demonio.”
Detto ciò, afferrò la bottiglia di acqua santa, ma non appena la
portò alla bocca lanciò un tale urlo, che sembrava che la stanza si
spaccasse in due, e fece un tale salto che la gamba gli si staccò
dal corpo e rimase nelle mani di mio padre.
Ed ecco lo squire cadere giù sul tavolo, e mio padre cadere sulla schiena e scivolare sul pavimento per mezza stanza. Quando ritornò in sé, il bel sole mattutino brillava attraverso gli scuri della finestra, ed era disteso a terra sulla schiena, con la gamba di una grande vecchia seggiola divelta dal suo incastro stretta in mano e puntata verso il soffitto, mentre il vecchio Larry era profondamente addormentato e russava sonoramente come al solito.
Ed ecco lo squire cadere giù sul tavolo, e mio padre cadere sulla schiena e scivolare sul pavimento per mezza stanza. Quando ritornò in sé, il bel sole mattutino brillava attraverso gli scuri della finestra, ed era disteso a terra sulla schiena, con la gamba di una grande vecchia seggiola divelta dal suo incastro stretta in mano e puntata verso il soffitto, mentre il vecchio Larry era profondamente addormentato e russava sonoramente come al solito.
“Quella
stessa mattina, mio padre andò da padre Murphy, e da quel giorno
fino alla sua morte non mancò mai di confessarsi o di andare a
messa, e quello che raccontava era creduto proprio perché ne parlava
di rado. In quanto allo squire, vuoi perché non gli era piaciuto il
liquore, vuoi per la perdita della gamba, nessuno lo ha più visto
andare in giro.
FINE
1
Il
legatario non ha una quota del patrimonio ereditario
come accade per l’erede. Il testatore
attribuisce al "legatario" un bene o un diritto avente
carattere patrimoniale. L'esempio tipico è quello in cui il
testatore nomina un soggetto come suo erede universale e dispone un
legato a favore di un altro soggetto (ad esempio gli lascia un
gioiello di famiglia).
2
Il Saint
Patrick’s College and Seminary, il principale seminario d’Irlanda,
fu fondato a
Maynooth nel 1795 per impedire ai preti
irlandesi di andare a educarsi in Francia, per paura delle idee
rivoluzionarie.
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