Dr. Jeckyll / Mr. Robot
Follemente
Fahrenheit (titolo originale: Fondly
Fahrenheit; altri
titoli:
Furiosamente Fahrhenheit, Fervidamente Fahrenheit)
è
un breve racconto di fantascienza scritto nel 1954 da Alfred Bester*
e adattato per la televisione nel 1959 con il titolo Murder
and the Android,
tra gli interpreti anche Terry Savalas.
L'idea
di partenza è quella di ironizzare sulle famose tre leggi dellarobotica elaborate da Asimov già negli anni '40, raccontando
le vicende di un androide multi-attitudini
e del suo inetto proprietario James Vandaleur. I due vivono una
strana simbiosi che
li rende necessari l'uno all'altro: Vandaleur non riuscirebbe a
sbarcare
il lunario
senza il lavoro del suo sofisticato androide multi-attitudini,
quest'ultimo può contare sulla protezione del suo proprietario,
qualunque cosa faccia.
E
qui è il problema, perché a dispetto delle direttive di
ordine etico
incorporate nella sua sintesi, l'androide inizia a comportarsi in
modo violento, costringendo
lo strano
duo a fuggire da un pianeta all'altro
per non
essere arrestati. Man mano che la narrazione procede, il racconto
prende sempre più le caratteristiche di una detective story, volta
a scoprire
la
causa del comportamento violento dell'androide.
Anche
lo stile narrativo scarno, con dialoghi essenziali, ricco di
onomatopee richiama molto quello delle detective story e dei fumetti
d'azione. Ma ciò che contribuisce a creare l'atmosfera generale di
straniamento è il continuo passaggio di prospettiva da Vandaleur
all'androide e vice versa, tanto che a volte è difficile
distinguere tra i due, che si scambiano non solo punto di vista e
pronomi personali, ma anche tic linguistici, come la filastrocca che
l'androide canta quando si accinge a commettere un delitto, dettaglio
che
richiama un'altra sinistra
filastrocca, quella che una bambina canta all'inizio del del film di
Fritz Lang M - Il mostro di Düsseldorf
(M - Eine Stadt
sucht einen Mörder, 1931),
capolavoro dell'espressionismo tedesco.
*Alfred
Bester
(New York 1913 - Doylestown, Pennsylvania, 1987) è
considerato
uno dei maggiori innovatori della fantascienza contemporanea, anche
se la sua produzione letteraria non è corposa come quella di autori
quali Isaac Asimov o Arthur C. Clark. Tra le sue opere si annoverano
famosi racconti (Furiosamente
Fahrenheit, Stella della sera, Il signor Pi)
e alcuni romanzi considerati
pietre miliari
del genere fantascientifico, tra cui L'uomo
disintegrato
(1952), Destinazione
stelle
(1956), noto anche come La
tigre della notte, Connessione computer
(1975), I
simulanti
(1981) e Psyconegozio,
uscito postumo nel 1998. È stato anche sceneggiatore di fumetti per
la DC Comics scrivendo storie di Superman, Lanterna Verde, l'Uomo
mascherato e Mandrake.
Follemente
Fahrenheit
di
Alfred
Bester, 1954
Lui
non sa chi di noi siamo oggi, ma loro conoscono una verità. Non devi
possedere niente se non te stesso. Devi fare la tua vita, vivere la
tua vita e morire la tua morte… altrimenti morirai quella di un
altro.
I
campi di riso di Paragon III si stendono per centinaia di chilometri
simili a tundre a scacchi, un mosaico blu e marrone sotto un
infuocato cielo arancione. Di sera le nuvole formano vortici simili a
fumo e dalle risaie si levano fruscii e mormorii.
Una
lunga fila di uomini marciava nei campi di riso la sera che fuggimmo
da Paragon III. Erano silenziosi, armati e determinati, una lunga
schiera di statuarie sillhouette che si stagliavano contro quel cielo
fumante. Ogni uomo aveva un fucile. Ogni uomo indossava un
walkie-talkie incorporato nella cintura, il bottone dello speaker
inserito nell'orecchio, la cimice del microfono agganciata alla gola,
lo schermo luminoso del visore, simile ad un occhio verde, era legato
al polso come un orologio. Quella moltitudine di schermi non
mostrava altro che la moltitudine dei singoli percorsi attraverso le
risaie. I segnalatori non emettevano alcun suono se non il fruscio e
il tonfo dei piedi nell'acqua. Gli uomini parlavano di rado,
emettendo pesanti grugniti e tutti parlavano a tutti.
“Niente
qui.”
“Qui
dove?”
“Nei
campi di Jenson.”
“Vi
state spostando troppo ad ovest.”
“Serrate
le file laggiù.”
“Qualcuno
ha perlustrato la risaia Grimson?”
“Sì.
Niente”
“Non
può essere andata così lontano.”
“Forse
è stata trasportata.”
“Pensi
che sia viva?”
“Perché
dovrebbe essere morta?”
La
lenta cantilena scivolava su e giù per la lunga fila di battitori
che avanzava verso quel tramonto fumoso. La fila di battitori
ondeggiava come le spire di un serpente, ma senza mai fermare la sua
implacabile avanzata. Un centinaio di uomini a 15 metri l'uno
dall'altro. Millecinquecento metri di malaugurata ricerca. Un
chilometro e mezzo di furiosa determinazione che si stendeva da est
ad ovest attraverso quell'estensione di terra. Scese la sera. Ognuno
accese la sua torcia. Quel serpente sinuoso si trasformò in una
collana di tremuli diamanti.
“Qui
è pulito. Niente.”
“Niente
qui.”
“Niente.”
“Che
succede nelle risaie Allen?”
“Le
stiamo perlustrando adesso.”
“Pensate
che l'abbiamo persa?”
“Può
essere.”
“Torniamo
indietro e controlliamo.”
“Le
risaie Allen sono pulite.”
“Dannazione!
Dobbiamo trovarla!”
“La
troveremo.”
“Trovata.
Settore sette. Sintonizzatevi.”
La
fila si fermò. La fredda luce dei diamanti si fermò nella calura.
Ci fu silenzio. Ognuno guardò nello schermo verde luminoso fissato
al polso, sintonizzandosi con il settore 7. Tutti si sintonizzarono
con uno. Tutti gli schermi mostrarono una piccola figura nuda
galleggiare sull'acqua fangosa della risaia. Accanto alla figura un
picchetto di bronzo mostrava il nome del proprietario: VANDALEUR. Le
estremità della fila iniziarono a convergere verso il campo di
Vandaleur. La collana si trasformò in uno sciame di stelle. Un
centinaio di uomini si radunò intorno ad un piccolo corpo nudo, una
bambina morta in un campo di riso. Non c'ara acqua nella sua bocca.
C'erano segni di dita intorno al collo. Il suo volto innocente era
tumefatto. Il suo corpo era straziato. Il sangue raggrumato sulla sua
pelle era incrostato e duro.
“Morta
da almeno tre, quattro ore.” “Ha la bocca secca.”
“Non
è stata annegata. Picchiata a morte.”
Nella
calura della sera gli uomini imprecarono sottovoce. Raccolsero il
corpo. Uno fermò gli altri e indicò le unghie della bambina. Aveva
lottato contro il suo assassino. Sotto le unghie c'erano minuscoli
brandelli di carne e gocce lucide di un rosso scarlatto, ancora
liquide, non ancora coagulate.
“Anche
quelle gocce di sangue avrebbero dovuto coagularsi.”
“Strano.”
“Non tanto strano. Che tipo di sangue non si coagula??”
“Quello
degli androidi.”
“Sembra
che uno l'abbia uccisa.”
“Vandaleur
possiede un androide.”
“Non
è possibile che sia stata uccisa da un androide.”
“Quello
sotto le unghie è sangue di androide.”
“Sarà
meglio che controlli la polizia .”
“La
polizia confermerà che ho ragione.”
“Ma
gli androidi non possono uccidere.”
“Quello
è sangue di androide, o no?”
“Gli
androidi non possono uccidere. Vengono fatti così.”
“Sembra
che un androide sia venuto male.”
“Gesù!”
E
il termometro quel giorno registrò 92,9 gradi gloriosamente
Fahrenheit.
Copertina Urania del romanzo di Dan Simmons «Gli uomini vuoti» |
Così
eccoci qui, a bordo della Paragon Queen diretti a Megastar V, James
Vandaleur e il suo androide. Jamnes Vandaleur contava i suoi soldi e
piangeva. Insieme a lui nella cabina di seconda classe c'era il suo
androide, una magnifica creatura artificiale dai lineamenti classici
e grandi occhi azzurri. In rilievo sulla sua fronte in un cammeo di
carne c'erano le lettere AM, che indicavano che questo era uno dei
rari androidi dotati di attitudini multiple, del valore di 57,000
dollari secondo il cambio corrente. Eccoci lì, a piangere e a
contare e ad osservare con calma.
“Dodici,
quattordici, sedici. Sedici pezzi da cento,” Vandaleur
piangeva.“Questo è tutto. Milleseicento dollari. La mia casa ne
valeva diecimila. La terra ne valeva cinquemila. Poi c'erano i
mobili, le auto, i miei quadri, le incisioni, il mio… E niente di
tutto questo mi rimane se non milleseicento dollari.”
Mi
alzai di scatto dal tavolo e voltai le spalle all'androide. Tirai via
una cinghia delle borse di cuoio e picchiai l'androide. Non si mosse.
“Devo
ricordarti,” disse l'androide, “che valgo cinquantasettemila
dollari al cambio corrente. Devo avvisarti che stai danneggiando una
proprietà di valore.”
“Tu,
dannata macchina pazza,” gridò Vandaleur.
“Non
sono una macchina,” rispose l'androide. “Il robot è una
macchina. L'androide è una creazione chimica fatta di tessuti
sintetici.”
“Che
cosa ti è preso?” gridò Vandaleur. “Perché l'hai fatto”
Maledetto!” Picchiò l'androide selvaggiamente.
“Devo
ricordarti che non posso essere punito,” disse quello. “La
sindrome del dolore e del piacere non è incorporata nella sintesi
degli androidi.”
“Allora
perché l'hai uccisa?” Gridò Vandaleur. “Se non è stato per
divertirti, perché allora...”
“Devo
ricordarti,” disse l'androide, “che le cabine di seconda classe
in queste navi non sono insonorizzate.”
Vandaleur
lasciò cadere la cinghia e si fermò ansimante a guardare quella
creatura di sua proprietà.
“Perché
l'hai fatto? Perché l'hai uccisa?” chiesi.
“Non
lo so,” risposi
“All'inizio
si trattava solo di vandalismo. Piccole cose. Danni insignificanti:
avrei dovuto capire allora che c'era qualcosa di sbagliato in te. Gli
androidi non possono distruggere, non possono fare del male. Loro…”
“La
sindrome del dolore e del piacere non è incorporata nella sintesi di
un androide.”
“Poi
hai iniziato ad appiccare incendi. Poi danneggiamenti seri. Poi le
aggressioni… Quell'ingegnere su Rigel. Ogni volta peggio. Ogni
volta abbiamo dovuto fuggire sempre più in fretta. Ora l'omicidio.
Cristo! Cosa c'è in te che non va? Cosa è successo?”
“Non
ci sono relays per l'auto-diagnosi incorporati nel cervello di un
androide.”
“Ogni
fuga era un passo verso l'abisso. Guardami. In una cabina di seconda
classe. Io, James Paleologue Vandaleur. C'era un tempo in cui mio
padre era un uomo ricchissimo… Ora, mi sono rimasti milleseicento
dollari. Questo è tutto quello che ho. E te. Dannazione a te!”
Vandaleur
alzò la cinghia per picchiare di nuovo l'androide, poi la gettò
via e cadde sulla cuccetta, singhiozzando. Alla fine tornò in sé.
“Istruzioni,”
disse.
L'androide
multi-attitudini obbedì immediatamente. Si alzò e aspettò gli
ordini.
“Il
mio nome è Valentine. James Valentine. Ho fatto sosta su Paragon III
solo per un giorno per trasferirmi su questa nave diretta a Megastar
V. Occupazione: agente di un androide di proprietà privata da cedere
in affitto. Scopo della visita: stabilirmi su Megastar V. Falsifica i
documenti.”
L'androide
prelevò dalla borsa il passaporto e i documenti di Vandaleur, prese
penna e inchiostro e si mise a tavolino. Con una mano precisa e ferma
- una mano esperta capace di disegnare, scrivere, dipingere,
intagliare, cesellare, incidere, fotografare, progettare, creare e
costruire – falsificò meticolosamente nuove credenziali per
Vandaleur. Il suo proprietario lo guardava sconfortato.
“Creare
e costruire,” mormorai. “Ed ora distruggere. Oh, Dio! Cosa devo
fare? Cristo! Se solo potessi liberarmi di te. Se solo non dovessi
vivere del tuo lavoro! Se solo avessi ereditato un po' di fegato al
posto tuo.”
Dallas Brady era la più importante creatrice di gioielli di Megastar. Era bassa, robusta, amorale e ninfomane. Noleggiò l'androide multi-attitudini di Valentine e mi mise a lavorare nel suo negozio. Sedusse Valentine. Nel suo letto una notte, chiese di colpo: “Il tuo nome è Vandaleur, vero?”
“Sì,”
mormorai. Poi: ”No! No! E' Valentine. James Valentine.”
“Cosa
è successo su Paragon?” chiese Dallas Brady. “Credevo che gli
androidi non potessero uccidere o danneggiare una proprietà. Fa
parte delle 'Primarie direttive e inibizioni' inserite nella loro
sintesi. Tutte le compagnie garantiscono che non possono farlo.”
“Valentine,”
insisté Vandaleur.
“Oh,
lascia perdere,” disse Dallas Brady. “Lo so da una settimana. Ho
forse chiamato la polizia?”
“Mi
chiamo Valentine.”
“Lo
puoi dimostrare? Vuoi che chiami la polizia?” Dallas allungò la
mano e prese il telefono.
“Per
amor di Dio, Dallas!” Vandaleur saltò su e cercò di strapparle il
telefono. Lei lo respinse ridendo, finché lui crollò e pianse per
la vergogna e l'impotenza.
“Come
lo hai scoperto?” chiese alla fine.
“I
giornali ne sono pieni. E Valentine era un po' troppo simile a
Vandaleur. Non è stato molto intelligente, vero?”
“Credo
di no. Non sono molto sveglio.”
“Il
tuo androide ha battuto ogni record. Aggressione. Incendio doloso.
Danneggiamento. Cosa è successo su Paragon?”
“Ha
rapito una bambina. L'ha portata nei capi di riso e l'ha uccisa.”
“L'ha
violentata?”
“Non
lo so.”
“Arriveranno
a te.”
“Credi
che non lo sappia? Cristo! Sono due anni che scappiamo. Sette pianeti
in due anni. Devo essermi lasciato dietro proprietà per un valore di
centinaia di miglia di dollari in due anni.”
“Faresti
meglio a scoprire che problema ha.”
“Come
faccio? Posso entrare in una clinica specializzata e chiedere una
revisione generale? Cosa gli dico? 'Il mio androide è diventato un
killer. Aggiustatelo.' Chiamerebbero subito la polizia.” Iniziai a
tremare. “Un giorno potrebbero farlo esaminare dentro.
Probabilmente sarei incriminato come complice di un omicidio.”
“Perché
non lo hai fatto riparare prima che diventasse un assassino?”
“Non
potevo correre il rischio,” spiegò con rabbia Vandaleur. “Se
avessero iniziato con quelle scemenze delle lobotomie e chimica del
corpo e chirurgia endocrina, avrebbero potuto distruggere le sue
attitudini. Cosa mi sarebbe rimasto da dare a noleggio? Come potrei
vivere?”
“Potresti
lavorare tu. La gente lo fa.”
“Per
fare cosa? Lo sai che sono un buono a nulla. Come potrei competere
con androidi specializzati e robot? Chi può, a meno che non abbia un
incredibile talento per un particolare lavoro?”
“Già,
è vero.”
“Ho
vissuto alle spalle del mio vecchio, per tutta la vita. Dannazione a
lui! Doveva andare in bancarotta proprio prima di morire. Mi ha
lasciato l'androide e nient'altro. L'unico modo che ho di cavarmela è
vivere dei suoi guadagni. No, Dallas. Ci devo convivere.”
“Cosa
hai intenzione di fare con la sua propensione alla violenza?”
“”Non
posso farci niente… se non stare a guardare e pregare. E tu, cosa
hai intenzione di fare?”
“Niente.
Non sono affari miei. Solamente… Voglio qualcosa per tenere la
bocca chiusa.”
“Cosa?”
“L'androide
lavora gratis per me. Fatti pagare dagli altri, ma io lo voglio
gratis.”
L'androide multi-attitudini lavorò. Vandaleur ne intascò i compensi. Le sue spese furono pagate. I suoi risparmi iniziarono a salire. Mentre la mite primavera di Megastar V diventava una torrida estate, iniziai a ispezionare fattorie e terreni. Nel giro di uno o due anni, avremmo potuto stabilirci lì in maniera permanente, a patto che le richieste di Dallas Brady non diventassero rapaci. Il primo giorno di quella calda estate, l'androide iniziò a cantare nel laboratorio di Dallas Brady. Volteggiava sulla fornace elettrica che, insieme al clima, stava arrostendo il negozio, e cantava un antico motivo che era stato popolare mezzo secolo prima.
“Oh,
non è prodezza combattere il caldo
D'accordo!
D'accordo!
Così
mettiti a sedere
Svelta,
svelta
calma
e discreta
dolcezza..."
Cantava
con una strana voce esitante, e le sue dita esperte erano strette
dietro la schiena e si agitavano in una loro particolare rumba.
Dallas Brady era sorpresa.
“Sei
felice o cosa?” domandò.
“Devo
ricordarti che la sindrome del piacere e del dolore non è
incorporata nella sintesi di un androide,” risposi. “D'accordo!”
Tutto
affittato! Svelta, svelta, calma e discreta, dolcezza...
Le
sue dita cessarono di agitarsi e raccolsero un paio di pinze di
ferro. L'androide le infilò nel cuore rovente della fornace,
sporgendosi in avanti per scrutare in quel piacevole calore.
“Stai
attento, dannato stupido!” esclamò Dallas Brady. “Vuoi caderci
dentro?”
“Devo
ricordarti che valgo cinquantasettemila dollari al cambio corrente,”
dissi. “E' proibito danneggiate proprietà di valore. Tutto a
posto! Tutto a posto! Dolcezza…
Tirò
su un crogiolo di oro incandescente dalla fornace elettrica, si girò,
saltellò sinistramente, cantò follemente e versò
un denso getto di oro fuso sulla testa di Dallas Brady. La
donna gridò e cadde a terra, i capelli e gli abiti in fiamme, la
pelle che scricchiolava. L'androide versò ancora mentre saltellava e
cantava.
“Svelta,
svelta, calma e discreta, dolcezza...” Cantava e continuava a
versare lentamente l'oro fuso finché il corpo smise di contorcersi.
Poi lasciai il laboratorio e raggiunsi James Vandaleur nella sua
suite d'albergo. Gli abiti bruciacchiati dell'androide e le sue dita
irrequiete avvisarono il proprietario che era successo qualcosa di
grave. Vandaleur corse al laboratorio di Dallas Brady, diede
un'occhiata, vomitò e scappò via. Ebbi il tempo per preparare una
borsa e ricavare novemila dollari da alcuni titoli al portatore.
Prese una cabina di terza classe sulla Megastar Queen, che
partiva quella mattina per Alpha Lyra. Mi portò con lui. Pianse e
contò il suo denaro e picchiai di nuovo l'androide.
E
il termometro nel laboratorio di Dallas Brady registrava 98,10 gradi
meravigliosamente Fahrenheit.
Karel Thole |
Su
Alpha Lyra ci rintanammo in un piccolo albergo vicino all'università.
Lì, Vandaleur illividì delicatamente la mia fronte finché le
lettere AM furono cancellate a causa del gonfiore e dell'ecchimosi.
Le lettere sarebbero riapparse, ma non prima di qualche mese, e nel
frattempo Vandaleur sperava che il clamore suscitato da un androide
AM sarebbe stato dimenticato. L'androide fu dato a noleggio come un
comune operaio nella centrale elettrica dell'università. Vandaleur,
alias James Venice, tirò a campare con i magri guadagni
dell'androide.
Non
andava poi così male. La maggior parte degli altri residenti
dell'albergo erano studenti universitari, tutti egualmente a corto di
danaro, ma giovani e pieni di entusiasmo. C'era una ragazza
affascinante con occhi intelligenti e una mente sveglia. Il suo nome
era Wanda e lei e il suo ragazzo, Jed Stark, mostravano un
terribile interesse per l'androide assassino che veniva menzionato in
ogni giornale della galassia.
“Abbiamo
studiato il caso,” dissero lei e Jed ad una delle tante feste per
studenti che per caso quella sera si teneva nella stanza di
Vandaleur. “Pensiamo di sapere qual'è la causa. Abbiamo intenzione
di scrivere un saggio.” Erano estremamente eccitati.
“La
causa di che?” volle sapere qualcuno.
“Dell'aggressività
dell'androide.”
“Ovviamente
non può essere riparato, vero? La chimica corporea impazzita. Forse
una specie di cancro sintetico, sì?”
“No.”
Wanda diede a Jed un'occhiata di malcelato trionfo.
“Allora
cos'è?”
“Qualcosa
di specifico.” “Cosa?”
“Così
lo direi.” “E dai.”
“Niente
da fare.”
“Non
vuole dircelo?” Chiesi interessato. “Mi… ci interesserebbe
molto sapere cosa potrebbe andare storto in un androide.”
“No,
Mr Venice,” disse Wanda. “E' un'idea unica e dobbiamo
proteggerla. Un'idea come questa e siamo sistemati per la vita. Non
possiamo correre il rischio che qualcuno ce la rubi.”
“Non
può darci un indizio?”
“No,
nemmeno un indizio. Non una parola, Jed. Ma voglio dirle questo, Mr
Venice. Non vorrei per niente al mondo essere l'uomo che possiede
quell'androide.”
“Per
via della polizia?” Chiesi.
“Voglio
dire proiezione, Mr Venice. Proiezione psicotica! Questo è il
pericolo… e non voglio aggiungere altro. Ho detto anche troppo.”
Sentii
dei passi fuori dalla porta e una voce roca cantare piano: “Svelta,
svelta, calma e discreta dolcezza...” Il mio androide entrò
nella stanza, di ritorno dopo il suo turno di lavoro alla centrale
elettrica dell'università. Non ci furono presentazioni. Gli feci un
cenno e immediatamente risposi al comando e andai al barile di birra
e iniziai a servire gli ospiti al posto di Vandaleur. Le sue dita
abili si agitavano in una rumba tutta loro. Gradualmente smisero di
agitarsi e la strana cantilena cessò.
Gli
androidi non erano rari all'università. Gli studenti più ricchi li
possedevano insieme a macchine e aeroplani. L'androide di Vandaleur
non provocò alcun commento, ma la giovane Wanda aveva uno sguardo
acuto e una mente sveglia. Notò la mia fronte illividita e stava
lavorando alla tesi epocale che aveva intenzione di scrivere insieme
a Jed. Quando la festa finì, si consultò con Jed mentre salivano
alla sua stanza.
“Jed,
perché quell'androide avrebbe la fronte illividita?”
“Probabilmente
si è fatto male, Wanda. Sta lavorando alla centrale elettrica. Si
lanciano un sacco di materiale pesante lì dentro.” “Tutto qui?”
“Cos'altro?”
“Potrebbe
essere un livido molto utile.”
“Utile
per cosa?”
“Per
nascondere quello che è impresso sulla sua fronte.”
“Non
ha senso, Wanda. Non c'è bisogno di vedere marchi sulla fronte per
riconoscere un androide. Non c'è bisogno di vedere la marca di una
macchina per sapere che è una macchina.”
“Non
voglio dire che sta cercando di passare per un umano. Voglio dire che
sta cercando di passare per un androide di categoria inferiore.”
“Perché?”
“Supponi
che abbia AM impresso sulla fronte.”
“Attitudini
multiple? Allora perché diavolo Venice dovrebbe sprecarlo ad
alimentare fornaci se potesse guadagnare di più… Oh. Oh! Vuoi dire
che è…?”
Wanda
annuì.
“Gesù!”
Stark storse la bocca. “Che facciamo? Chiamiamo la polizia?”
“No.
Non siamo sicuri che sia un AM. Se esce fuori che è un AM ed è
proprio l'androide assassino, la nostra tesi viene in ogni modo
prima. Questa è la nostra grande occasione, Jed. Se è
quell'androide possiamo svolgere una serie di test di controllo e...”
“Come
facciamo ad esserne certi?”
“Facile.
Pellicola agli infrarossi. Questo ci permetterà di vedere cosa c'è
sotto il livido. Fatti prestare una macchina fotografica. Scenderemo
di nascosto giù nella centrale elettrica domani pomeriggio e faremo
delle fotografie. Poi sapremo.”
Il
pomeriggio seguente si infilarono di nascosto nella centrale
elettrica e fecero delle fotografie. Era un vasto sotterraneo, a
grande profondità. Era buio, sinistro, illuminato dalla luce
incandescente che proveniva dalle porte della fornace. Sopra il
frastuono delle fiamme potevano sentire una strana voce gridare e
cantilenare nel sotterraneo echeggiante: “Tutto affittato! Tutto
affittato! Perciò mettiti seduta. Svelta svelta, calma e
discreta, dolcezza...”
E
videro una figura saltellante che danzava una folle rumba al ritmo
della musica che urlava. Le gambe dondolavano. Le braccia
ondeggiavano. Le dita si agitavano.
Jed
Stark sollevò la macchina fotografica e iniziò a scattare il suo
rullino agli infrarossi, puntando l'obbiettivo alla testa
saltellante. Poi Wanda lanciò un urlo, perché li avevo visti e
stavo arrivando di corsa verso di loro brandendo una vanga di lucido
acciaio. Fece a pezzi la macchina fotografica. Poi si abbatté sulla
ragazza e sul ragazzo. Jed si difese per un disperato sibilante
momento prima di essere ridotto all'impotenza. Quindi l'androide li
trascinò alla fornace e li gettò tra le fiamme, lentamente,
orribilmente. Saltava e cantava. Poi ritornò al mio albergo.
Il
termometro della centrale elettrica segnava 100,9 gradi micidialmente
Fahrenheit. D'accordo! D'accordo!
Il doppio segreto - Magritte, 1927
Comprammo
un passaggio in terza classe sulla Lyra Queen e Vandaleur e
l'androide fecero un po' di lavoretti per pagarsi i pasti. Durante le
guardie notturne, Vandaleur sedeva da solo sul ponte di comando con
una cartella sulle ginocchia, interrogandosi sul suo contenuto.
Quella cartella era era tutto ciò che era riuscito a portare con sé
sulla Lyra Queen. L'aveva rubata dalla stanza di Wanda. Era
etichettata 'ANDROIDE'. Conteneva il segreto della mia malattia.
E
non conteneva altro che giornali. Dozzine di giornali da tutta la
galassia, stampati, microfilmati, incisi, intagliati, litografati,
fotocopiati… Rigel Star Banner… Paragon Picayune… Megastar
Times Leader… Lalande Herald… Lacaille Journal. . . Indi
Intelligencer. . . Eridani Telegram-News. Tutto affittato! Tutto
affittato!
Niente
altro che giornali. Ognuno conteneva il resoconto di uno dei crimini
della terrificante carriera dell'androide. Ogni giornale conteneva
anche notizie dall'interno e dall'estero, sport, eventi mondani, il
tempo, il bollettino navale, quotazioni di borsa, storie di vita
quotidiana, servizi speciali, indice dei contenuti, giochi. Da
qualche parte in quella massa di fatti casuali c'era il segreto che
Wanda e Jed Stark avevano scoperto. Vandaleur studiò le carte senza
risultato. Andava oltre le sue capacità. Così mettiti a sedere!
“Ti venderò,” dissi all'androide, “Dannazione a te. Quando atterreremo sulla Terra ti venderò. Mi accontenterò del tre per cento di qualunque sia il tuo valore.”
“Valgo
cinquantasettemila dollari al cambio corrente,” gli dissi.
“Se
non riuscirò a venderti, ti consegnerò alla polizia,” dissi
“Sono
una proprietà di valore,” risposi. “E' proibito danneggiare
proprietà di valore. Non mi farai distruggere.”
“Che
tu sia dannato!” gridò Vandaleur. “Come? Fai l'arrogante? Sai
che che puoi contare su di me per la tua protezione? E' questo il
segreto?”
L'androide
multi-attitudini lo guardò con occhi calmi e perfetti. “A volte,”
disse, “è una buona cosa essere una proprietà.”
C'erano
tre gradi sotto zero quando la Lyra Queen atterrò nel campo di
Croydon. Sul campo si abbatteva un miscuglio di neve e ghiaccio, che
esplodeva in un vapore sibilante sotto i jet di coda della Queen. I
passeggeri trotterellarono intirizziti sul cemento annerito verso la
dogana e da lì verso il bus dell'aeroporto che li avrebbe portati a
Londra. Vandaleur e L'androide erano al verde. Se ne andarono a
piedi.
Arrivarono
a Piccadilly Circus che era quasi mezzanotte. La gelida tempesta di
dicembre continuava implacabile e la statua di Eros era incrostata di
ghiaccio. Girarono a destra, andarono giù per Trfalgar Square e poi
lungo lo Strand. Proprio all'inizio di Fleet Strert, Vandaleur vide
una figura solitaria provenire dalle parti di St. Paul. Tirò
l'androide in un vicolo. “Ci serve un po' di denaro,” sussurrò.
Indicò la figura che si avvicinava. “Lui ha del denaro.
Prendiglielo.”
“L'ordine
non può essere eseguito,” disse l'androide.
“Prendiglielo,”
ripeté Vandaleur. “Con la forza. Capisci? Siamo disperati.”
“E'
contrario alla mia prima direttiva,” ripeté l'androide. “L'ordine
non può essere eseguito.”
“Maledetto!”
dissi. “Hai ucciso… torturato, distrutto! E adesso mi dici così?”
“E'
proibito danneggiare una vita o una proprietà. L'ordine non può
essere eseguito.” Spinsi da una parte l'androide e saltai davanti
allo sconosciuto. Era alto, austero, posato. Aveva un'aria di
speranza raggelata dal cinismo. Portava un bastone. Mi accorsi che
era cieco.
“Sì?”
disse. “Sento qualcuno vicino a me. Cosa c'è?”
“Signore...”
fece Vandeleur esitante. “Sono disperato.”
“Siamo
tutti disperati,” rispose lo sconosciuto. “Silenziosamente
disperati.”
“Signore…
Ho bisogno di un po' di denaro.”
“State
mendicando o rubando?” Quegli occhi senza vista si posarono su
Vandeleur e l'androide.
“Sono
preparato a entrambe le cose.”
“Hem.
Come noi tutti. E' la storia della nostra razza.” Lo sconosciuto
voltò la testa. “Sono stato a pregare nella chiesa nella
cattedrale di St. Paul, amico mio. Quello che io desidero non può
essere rubato. Cos'è che desiderate da essere tanto fortunato da
poterlo rubare?”
“Denaro,”
disse Vandaleur.
“Denaro
per cosa? Suvvia, amico mio, scambiamoci le nostre confidenze. Le
dirò perché prego, se lei mi dirà perché ruba. Il mio nome è
Blenheim.”
“Il
mio nome è… Vole.”
“Non
stavo pregando per la mia vista a St. Paul, Mr. Vole. Stavo pregando
per un numero.”
“Un
numero?”
“Hem,
sì. Numeri razionali, numeri irrazionali. Numeri immaginari. Numeri
interi positivi. Numeri interi negativi. Frazioni, positive e
negative. Eh? Non avete mai sentito parlare dell'immortale trattato
di Blenheim sui Venti zero, o le differenze in assenza di
quantità?”
Blenheim sorrise amaramente.
“Sono il mago della teoria
dei numeri, Mr. Vole, e i
numeri non hanno più alcun fascino per me.
Dopo cinquanta anni di magia, la vecchiaia si avvicina, e il
desiderio svanisce. A St. Paul ho pregato per la mia ispirazione.
Caro Dio, ho pregato, se esisti mandami un numero.”
Vandaleur
sollevò lentamente la cartellina e con quella toccò la mano di
Blenheim. “Qui dentro,” disse, “c'è un numero. Un numero
nascosto. Un numero segreto. Il numero di un crimine. Facciamo uno
scambio, Mr. Blenheim? Un tetto per un numero?”
“Né
mendicare, né rubare, eh?” disse Blenheim. “Ma mercanteggiare.
Così la vita si riduce a banalità.” Quegli occhi ciechi si
posarono di nuovo su Vandaleur e l'androide. “Forse l'Onnipotente
non è Dio, ma un mercante. Venite a casa con me.”
Condividiamo una stanza all'ultimo piano della casa di Blenheim – due letti, due armadi, due lavandini, un bagno. Vandaleur illividì di nuovo la mia fronte e mi mandò a cercare un lavoro, e mentre l'androide lavorava, io mi consultavo con Blenheim e gli leggevo i giornali della cartella uno ad uno. D'accordo! D'accordo!
Vandaleur
gli disse soltanto questo. Si trattava di uno studente che stava
preparando una tesi su un androide assassino. Nei
giornali che aveva collezionato c'erano i fatti che avrebbero potuto
spiegare i crimini, di cui Blenheim
non
aveva mai sentito parlare.
Ci
doveva essere una correlazione, un numero, una statistica, qualcosa
che poteva spiegare il mio disordine, dissi, e
Blenheim fu
eccitato dal mistero, dal romanzo poliziesco, dal
fattore umano di un numero.
Esaminammo
i giornali. Mentre io leggevo ad alta voce, lui prendeva nota dei
giornali e dei loro rispettivi contenuti con la sua meticolosa
scrittura da cieco. E poi io
gli leggevo i suoi appunti. Ordinava
i giornali per
tipo, per veste tipografica,
per fatto, per stile,
per articolo, ortografia, parole, tematica, pubblicità, immagini,
argomento, politica, pregiudizi. Analizzava.
Studiava. Meditava. E
vivevamo insieme all'ultimo piano, sempre un po' infreddoliti, sempre
un po' spaventati, sempre più vicini… tenuti insieme dalla paura
reciproca, l'odio tra di noi
era come un cuneo infilato in un albero vivo
fino a
spaccarne
il tronco, per rimanere
poi incorporato
per sempre in quel
tessuto ferito. Così
crescevamo insieme; Vandaleur e l'androide. Svelta!
Svelta!
Un
pomeriggio Blenheim chiamò
Vandaleur nel suo studio e gli mostrò i suoi appunti. “Penso di
averlo trovato,” disse, “Ma non riesco a capirlo.”
Vandaleur
ebbe un sussulto.
“Ecco
le correlazioni,” continuò Blenheim. “In cinquanta giornali ci
sono articoli sul conto dell'androide criminale. Cosa si trova, oltre
alle violenze, in questi cinquanta giornali?” “Non lo so, Mr.
Blenheim.”
“Era
una domanda retorica. Ecco la risposta. C'è il tempo. Il tempo.”
“Cosa?”
“Il
tempo,” annuì Blenheim. “Ogni crimine è stato commesso in un
giorno in cui la temperatura superava i novanta gradi Fahrenheit.”
“Ma
è impossibile,” esclamò Vandaleur. “Faceva freddo
all'università su Alpha Lyra.”
“Non
abbiamo articoli su alcun crimine commesso su Alpha Lyra. Non c'è
alcun giornale.”
“No.
E' vero. Io...” Vandaleur era confuso. Improvvisamente esclamò.
“No, ha ragione. La stanza della fornace. Era caldo laggiù. Caldo!
Naturalmente. Mio Dio, sì! Questa è la risposta. La fornace
elettrica di Dallas Brady… i campi di riso di Paragon. Così
mettiti a sedere. Sì. Ma perché? Perché. Mio Dio, perché?”
Arrivai
a casa in quel momento e, passando davanti allo studio, vidi
Vandaleir e Blenheim. Entrai, in attesa di ordini, le mie attitudini
multiple dedicate a servire. “Questo è l'androide, eh?” disse
Blenheim dopo un lungo istante.
“Sì,”
rispose Vandaleur, ancora confuso per la scoperta.
“E
questo spiega perché si è rifiutato di attaccarla quella notte
sullo Strand. Non era abbastanza freddo per infrangere la prima
direttiva. Solo nel caldo… Il caldo, d'accordo!” Guardò
l'androide. Un folle ordine passò dall'uomo all'androide. Mi
rifiutai. E' proibito mettere in pericolo una vita. Vandaleur
gesticolò furiosamente, poi afferrò Blenheim per le spalle lo tirò
via dalla sedia della scrivania e lo scaraventò sul pavimento.
Blenheim lanciò un urlo.
“Trova
un'arma,” gridai all'androide.
“E'
proibito mettere a repentaglio una vita...”
“Questa
è una lotta per la mia sopravvivenza. Portami un'arma!”
Teneva
bloccato con tutto il suo peso il matematico che si contorceva. Andai
immediatamente all'armadio dove sapevo che era conservato un
revolver. Lo controllai. Era caricato con cinque cartucce. Lo diedi a
Vandaleur. Lo presi, piantai la canna contro la testa di Blenheim e
premetti il grilletto. Ebbe un ultimo sobbalzo.
Avevamo
tre ore prima che la cuoca ritornasse dal suo giorno libero.
Prendemmo gli appunti di Blenheim, distruggemmo i giornali e
fuggimmo, avendo cura di chiudere la porta dietro di noi. Nello
studio di Blenheim lasciammo una pila di giornali accartocciati sotto
due centimetri di candela accesa. E impregnammo il tappeto sotto con
il cherosene. No, io lo feci. L'androide si
rifiutò. Mi è proibito mettere a repentaglio una vita o una
proprietà. D'accordo!
Presero la metropolitana fino a Leicester Square, cambiarono treno e arrivarono al British Museum. Lì scesero e si diressero ad una piccola casa in stile georgiano appena fuori Russell Square. Un'insegna nella finestra diceva: NAN WEBB, SPECIALISTA IN PSICOMETRIA. Vandaleur aveva preso nota dell'indirizzo alcune settimane prima. L'androide rimase nell'ingresso insieme alla valigia. Vandaleur entrò nell'ufficio di Nan Webb.
Era
una donna alta, con grigi capelli corti, con una
delicata carnagione inglese e brutte gambe inglesi. I
suoi lineamenti erano scialbi, ma l'espressione acuta. Fece un cenno
con la testa a Vandaleur, finì di scrivere una lettera, la chiuse e
alzò gli occhi.
“Il
mio nome,” dissi, “è Vanderbilt. James Vanderbilt.”
“Bene.”
“Frequento
la London University per uno scambio culturale.”
“Bene.”
“Sto
conducendo delle ricerche sull'androide assassino e penso di aver
scoperto qualcosa di molto interessante. Mi piacerebbe avere il suo
parere al riguardo. Qual'è la sua parcella?”
“Qual
è il suo college universitario?”
“Perché?”
“C'è
uno sconto per gli studenti.”
“Merton
College.”
“Sono
due sterline, prego.”
Vandaleur
mise due sterline sulla scrivania e aggiunse gli appunti di Blenheim
alla parcella. “C'è una correlazione ,” disse, “tra i crimini
dell'androide e il tempo. Come potete notare, ogni crimine è stato
commesso quando la temperatura è salita sopra i novanta gradi
Fahrenheit. C'è una risposta psicometrica a questo?”
Nan
Webb annuì, studiò gli appunti per un momento, mise giù i fogli e
disse:
“Sinestesia,
ovviamente.”
“Cosa?”
“Sinestesia,”
ripeté. “Quando una sensazione, Mr. Vanderbilt, è
contemporaneamente interpretata in termini di una sensazione
proveniente da un organo dei sensi diverso da quello stimolato. Per
esempio: uno stimolo sonoro dà simultaneamente origine alla
sensazione di un preciso colore. Oppure un colore dà origine ad una
sensazione gustativa. Oppure uno stimolo luminoso dà origine ad una
sensazione sonora. Ci può essere una confusione o un corto circuito
di qualunque sensazione di sapore, odore, dolore, pressione,
temperatura e così via. Capisce?”
“Credo
di sì.”
“La
vostra ricerca ha probabilmente scoperto il fatto che l'androide
quasi certamente reagisce sinesteticamente allo stimolo di una
temperatura superiore ai novanta gradi Fahrenheit. Molto
probabilmente c'è una risposta endocrina. Probabilmente una
connessione tra la temperature e la produzione di adrenalina. Una
temperatura alta scatena una reazione di paura, rabbia, eccitazione e
una violenta attività psichica...tutto circoscritto all'area della
ghiandola adrenalinica.”
“Sì.
Capisco. Quindi se l'androide fosse tenuto in climi freddi...”
“Non
ci sarebbero né stimolo né risposta. Non ci sarebbero crimini.
Esatto.”
“Capisco.
Che cos'è una proiezione psicotica?”
“Cosa
volete dire?”
“C'è pericolo di proiezione riguardo al proprietario dell'androide?”
“C'è pericolo di proiezione riguardo al proprietario dell'androide?”
“Molto
interessante. Proiezione significa gettare avanti. E' il processo di
gettare su di un altro le idee o gli impulsi che ci appartengono. Il
paranoico, per esempio, proietta sugli altri i suoi conflitti e i
suoi disturbi allo scopo di esteriorizzarli. Accusa, direttamente, o
implicitamente, gli altri di soffrire dello stesso disturbo contro
cui combatte egli stesso.”
“E
il pericolo della proiezione?”
“La
pericolosità di questa situazione sta nella risposta della vittima.
Se uno vive con uno psicotico che proietta su di lui il suo disturbo,
c'è il pericolo di cadere nel suo stesso schema psicotico e
diventare lui stesso psicotico. Come, senza dubbio, sta accadendo a
lei, Mr.Vandaleur.”
Vandaleur
saltò in piedi.
“Lei
è un imbecille,” Continuò seccamente Nan Webb. Sventolò i fogli
con gli appunti. “Questa non è la scrittura di uno studente di
scambio culturale. E' il corsivo inconfondibile del famoso Blenheim.
Ogni studioso inglese conosce la sua scrittura da cieco. Non c'è
nessun Merton College alla London University. E' stata un'infelice
trovata. Merton è uno dei college di Oxford. E lei, Mr. Vandaleur, è
così evidentemente contagiato dalla compagnia del suo folle
androide… dalla proiezione, se preferisce… che ho il dubbio se
chiamare la polizia o il manicomio criminale.”
Presi
la pistola e le sparai.
D'accordo!
“Antares due, Alpha Auriga, Acrux quattro, Polluce nove, Rigel Centauri,” disse Vandaleur. “Sono tutti freddi. Freddi come il bacio di una strega. Temperatura media quaranta gradi Fahrenheit. Non vanno mai oltre i settanta gradi. Siamo di nuovo sulla breccia. Attento a quella curva.”
L'androide
multi-attitudini girò il volante con le sue mani esperte. La
macchina prese la curva dolcemente e avanzò velocemente attraverso
le paludi settentrionali, le canne si stendevano per chilometri,
scure e secche, sotto il freddo cielo inglese. Il sole stava calando
velocemente. In alto, uno stormo solitario di otarde volava
goffamente verso est. Un elicottero solitario volava sopra lo stormo
che si dirigeva verso casa e verso il caldo.
“Niente
più caldo per noi,” dissi. “Niente più caldo. Siamo al sicuri
quando siamo al freddo. Ci nasconderemo in Scozia, faremo un po' di
soldi, ci trasferiremo in Norvegia, apriremo un conto corrente e poi
voleremo via. Ci stabiliremo su Polluce. Siamo salvi. L'abbiamo
scampata bella. Possiamo tornare a vivere.”
Dall'alto arrivò un suono assordante e poi un urlo stridente: “ATTENZIONE JAMES VANDALEUR E ANDROIDE. ATTENZIONE JAMES VANDALEUR E ANDROIDE.” Vandaleur trasalì e guardò in alto. L'elicottero stava volteggiando su di loro. Dalla sua pancia provenivano ordini amplificati:
“SIETE
CIRCONDATI. LA STRADA E' BLOCCATA. DOVETE FERMARE IMMEDIATAMENTE LA
MACCHINA E FARVI ARRESTARE. FERMATEVI IMMEDIATAMENTE!”
Guardai
Vandaleur in attesa di ordini.
“Continua
a guidare,” urlò Vandaleur.
L'elicottero
scese più in basso: “ATTENZIONE ANDROIDE. SEI ALLA GUIDA DEL
VEICOLO. DEVI FERMARTI IMMEDIATAMENTE. QUESTA È UNA DIRETTIVA
STATALE CHE ANNULLA TUTTI GLI ORDINI PRIVATI.”
La
macchina rallentò.
“Che
diavolo stai facendo?” gridai.
“Una
direttiva statale annulla tutti gli ordini privati.,” rispose
l'androide. “Devo farti notare che...”
“Va
all'inferno e togliti da quel volante,” ordinò Vandaleur. Colpii
l'androide, lo tirai di lato e arrivai al volante strisciandogli
sopra. In quel momento la macchina andò fuori strada e iniziò a
sbandare sul fango gelato e le canne secche. Vandeleur riguadagnò il
controllo e continuò a guidare verso ovest in mezzo alle paludi in
direzione di un'autostrada parallela distante otto chilometri.
“Forzeremo
il loro dannato blocco,” grugnì. La macchina sobbalzava e
sbandava. L'elicottero scese ancora più in basso. Dalla pancia del
velivolo uscì la luce accecante di un faro. “ATTENZIONE JAMES
VANDALEUR E ANDROIDE. ARRENDETEVI E FATEVI ARRESTARE. QUESTA È UNA
DIRETTIVA STATALE CHE ANNULLA TUTTI GLI ORDINI PRIVATI.”
“Non
può arrendersi,” gridò Vandeleur selvaggiamente. “Non c'è
nessuno a cui arrendersi. Lui non può e io non voglio”
“Cristo!”
mormorai. “Li fregheremo un'altra volta. Fregheremo il blocco.
Fregheremo il caldo. Fregheremo...”
“Devo
farti notare,” dissi, “che sono obbligato dalla mia prima
direttiva ad obbedire alle direttive statali che annullano tutti gli
ordini privati. Devo farmi arrestare.”
“Chi
lo dice che è una direttiva statale?” disse Vandaleur. “Loro? Su
nell'elicottero? Devono mostrare le credenziali. Devono provare che
si tratta di un'autorità statale prima tu ti arrenda. Come sai che
non sono dei truffatori che cercano di imbrogliarci?” Tenendo il
volante con una mano, frugò nella sua tasca laterale per assicurarsi
che la pistola fosse ancora lì. La macchina slittò.
Le
gomme stridevano sul ghiaccio e le canne. Il volante gli sfuggì di
mano e la macchina s'impennò su per una collinetta e cappottò. Il
motore ruggì e le ruote urlarono. Vandaleur strisciò fuori e
trascinò l'androide con sé. Per il momento eravamo fuori dal cono
di luce accecante proveniente dall'elicottero. Ci inoltrammo
faticosamente nella palude, nelle tenebre, nell'occultamento…
Vandaleur
correva col cuore in gola, tirandosi dietro l'androide.
L'elicottero
volteggiava sopra la carcassa della macchina, il faro scrutava,
l'altoparlante sbraitava. Sull'autostrada che avevamo lasciato,
apparvero delle luci quando la squadra dei battitori si unì alla
squadra del blocco e insieme seguirono le indicazioni via radio
provenienti dall'elicottero. Vandeleur e l'androide continuarono ad
inoltrarsi sempre più nella la palude, avanzando faticosamente verso
la strada parallela e la salvezza. Era ormai notte. Il cielo era uno
schermo nero. Non si vedeva una stella. Un vento notturno da sud est
ci penetrava nelle ossa.
Più
indietro ci fu una scossa violenta. Vandaler si girò, ansimante. Il
carburante della macchina era esploso. Ne scaturì un geyser di
fiamme simile ad una fontana incandescente che sprofondò in un basso
cratere di canne in fiamme. Frustato dal vento, quel lontano lembo di
fuoco si alzò fino a diventare un muro alto cinque metri. Il muro
iniziò ad avanzare verso di noi, crepitando paurosamente. Sopa di
esso, sventolava un sudario di fumo oleoso. Dietro, Vandaleur riuscì
a distinguere figure di uomini… una massa di battitori che
frugavano la palude.
“Cristo!”
gridai cercando disperatamente di mettermi in salvo. Correva,
trascinandomi con lui, finché i loro piedi incrinarono la superficie
di una pozza d'acqua gelata. Pestò il ghiaccio furiosamente, poi si
fiondò nell'acqua gelida, tirandoci dietro l'androide.
Il
muro di fuoco si avvicinava. Ne potevo udire il crepitio e sentirne
il calore. Lui riusciva a vedere distintamente i battitori. Vandaleur
allungò la mano nella tasca laterale per prendere la pistola. La
tasca era strappata. La pistola era andata. Emise un gemito e iniziò
a tremare per il freddo e la paura.
Il
fuoco nella palude emanava una luce accecante. Sopra, l'elicottero
volteggiava disperatamente da un lato, incapace di volare attraverso
il fumo e le fiamme e di aiutare gli inseguitori, che si erano
spostati molto più a destra rispetto a noi.
“Non
ci troveranno,” sussurrò Vandaleur. “Stai zitto. E' un ordine.
Non ci troveranno. Li fregheremo. Fregheremo il fuoco. Fregheremo...”
Tre
distinti spari risuonarono a meno di cinquanta metri dai fuggiaschi
Bum! Bum! Bum! Provenivano dalle ultime tre cartucce nella mia
pistola quando il fuoco l'aveva raggiunta là dove mi era caduta e
aveva fatto esplodere i bossoli. I battitori si girarono verso quel
rumore e iniziarono ad avanzare immediatamente verso di noi.
Vandaleur imprecò istericamente e cercò di immergersi ancora più
in fondo per sfuggire all'intollerabile calore dell'incendio.
L'androide iniziò a contorcersi.
Il
muro di fuoco ondeggiava proprio davanti a loro. Vandaleur inspirò
profondamente e si preparò ad immergersi finché il fuoco non fosse
passato oltre. L'androide rabbrividì e improvvisamente iniziò a
gridare.
“D'accordo!
D'accordo!” gridò. “Svelta, svelta!”
“Maledetto!”
Gridai. Cercai di annegare l'androide.
“Maledetto.”
Imprecai. Colpii Vandaleur in volto.
L'androide
continuò a picchiare Vandaleur, che lottò finché l'altro schizzò
fuori dal fango e si mise in piedi barcollando. Prima che potessi
tornare all'attacco, le fiamme ardenti lo catturarono ipnoticamente.
Danzava e saltellava in una folle rumba davanti a quel muro di
fiamme. Le sue gambe dondolavano. Le sue braccia ondeggiavano. Le
dita si agitavano in una loro particolare rumba. Strillava e cantava
e correva in un valzer stravolto davanti all'abbraccio di quel
calore, un mostro fangoso che proiettava la sua silhouette contro
quel bagliore ardente.
I
battitori gridarono. Ci furono degli spari. L'androide girò due
volte su sé stesso e poi continuò la sua orrida danza di fronte
alle fiamme. Ci fu una folata di vento più violenta. Il fuoco
scivolò intorno alla figura saltellante e l'avvolse per un ruggente
momento. Quindi il fuoco scivolò via, lasciando dietro di sé una
massa di carne sintetica da cui colava un sangue sintetico che non si
sarebbe mai coagulato.
Vandaleur
non morì. Riuscii a scappare. Gli sfuggì mentre guardavano
l'androide saltellare e morire. Ma non so chi di noi lui è oggi.
Proiezione psicotica. Wanda mi aveva avvisato. Proiezione, gli aveva
detto Nan Webb. Se vivi con una macchina pazza abbastanza a lungo,
divento pazzo anche io.
D'accordo!
Ma
noi sappiamo la verità. Sappiamo che si sbagliavano. Era tutto il
contrario. Era l'uomo che stava corrompendo la macchina… qualunque
macchina… tutte le macchine. Il nuovo robot e Vandaleur lo sapevano
perché anche il nuovo robot aveva iniziato a contorcersi.
D'accordo!
Qui
sul freddo pianeta Polluce, il robot si sta contorcendo e sta
cantando. Non fa caldo, ma le mie dita si agitano. Non fa caldo, ma
ha portato la piccola Tally a fare una passeggiata solitaria. Un
comune robot operaio… Un servo-meccanismo...Era tutto ciò che
potevo permettermi… ma si contorce e canticchia e cammina solo con
la bambina da qualche parte e io non riesco a trovarli. Cristo!
Vandaleur non riuscirà a trovarmi se non prima che sia troppo tardi.
Calma
e discreta, dolcezza, nel gelo danzante mentre il termometro
segna 10 gradi follemente Fahrenheit.
FINE
Tavola di conversione da Fahrehneit a Celsius
92.9ºF= 33.83333ºC
98.10ºF= 36.72222ºC
100.9ºF= 38.27778ºC
1200ºF= 648.8889ºC
10ºF= -12.22222ºC
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