Tutti
al mare
TheTuggses at Ramsgate, è uno dei 56 sketch che compongono Sketches by "Boz," Illustrative of Every-day Life and Every-day People, pubblicato da Charles Dickens nel 1836.
Il
racconto è una sorta di commedia tragicomica sulla famiglia Tuggs,
onesti bottegai di Londra che improvvisamente entrano in possesso di
una ricca eredità, evento che scatena le loro ridicole ambizioni
sociali, in particolare quelle del figlio Simon, caricatura
del dandy tardo romantico con la sua predilezione per il nero,
l'ostentato amore per la natura e l'eccitabilità dei suoi nervi.
Mentre
il resto della famiglia - il padre Joseph Tuggs, la madre Mrs. Tuggs
e la sorella Charlotte - condivide una 'confortevole' pinguedine,
Simon, al contrario, è caratterizzato da un fisico mingherlino che
nella sua
esaltazione era “senza
ombra di dubbio sintomo
di una grande mente e di una disposizione romantica.”
Ma
è
soprattutto la sua debolezza nervosa a
scatenare
gli eventi. Appena ricevuta la notizia dell'eredità, egli non trova
niente di meglio da fare che svenire, per poi essere risvegliato con
vigorosi spruzzi d'acqua. Da questo secondo
battesimo
egli riemergerà un umo nuovo, coinvolgendo il resto della famiglia
nei
suoi sogni di grandezza.
Prima di tutto cambierà
il proprio nome in
Cymon,
mentre la sorella sceglierà il più esotico Charlotta
e i genitori il più modaiolo Ma
e Pa.
Ma
la loro palingenesi sociale
non
si ferma qui, dopo aver chiuso l'
attività, decidono di andar via da Londra per trascorrere le vacanze
in una
località all'altezza delle loro ambizioni.
La scelta di
Cymon cade su
Ramsgate,
cittadina
balneare in
voga
da quando, già nella seconda metà del settecento, i
bagni di mare erano
diventati
la scelta salutistica dell'aristocrazia, per
poi trasformarsi,
anche grazie alla ferrovia, in
meta
turistica
della
media borghesia.
Ed
ecco i Tuggs, vestiti a nuovo, in viaggio sul vaporetto City
of London Ramsgate, dove
incontrano, e non per caso, il geloso e irascibile capitano Waters e
la sua graziosa consorte Belinda, “con
lunghi boccoli neri, grandi occhi neri, sottogonne corte, e squisite
caviglie.”
Le
sue
languide occhiate al povero Cymon avranno
un effetto devastante sui suoi fragili
nervi:
egli
ne resta immediatamente soggiogato
e
scoprirà troppo tardi, e a spese del padre, di essersi avvicinato
ad
acque molto infide.
Il
canovaccio della storia sembra anticipare una pochade
di fine secolo,
del resto lo stesso Dickens fa esplicito riferimento alla pantomima:
“Lo
sgomentato Cymon si nascose dietro la tenda con una velocità da
pantomima.”
I
personaggi sono caratterizzati
dai loro tic e dalle loro debolezze, e
per questo non c'è scampo al loro destino: gli sciocchi saranno
puniti e i mascalzoni trionferanno. E Ramsgate è
il palcoscenico ideale, con
la sua folla di bagnanti perdigiorno, fatto di bambinaie e bambini;
ma anche di ragazze
da marito, madri
intraprendenti e
bellimbusti a caccia di dote; di guardoni col cannocchiale e giovani
bagnanti nelle bathing-machine; di
scaltre
affittacamere e fiaccherai indolenti. Frith
avrebbe potuto dipingere il suo famoso Ramsgate
Sands
(1852-54),
solo basandosi sullo sketch di Dickens.
Ma
la tela di Dickens è fatta di parole, e pertanto è il modo in cui
usa la lingua a caratterizzare i personaggi. Ecco
il grasso e sempliciotto Mr. Joseph Tuggs dire
“srimps” invece di “shrimps,” immediatamente corretto dal
solerte Cymon che si era dato l'incarico di correggere le cattive
abitudini del padre, ma
poi egli stesso, in preda all'ansia di calmare la gelosia del
capitano Waters, si farà sfuggire ‘They ain’t worth your
notice.’ tradendo la sua mediocre educazione. Il ritmo del racconto
è
caratterizzato da figure retoriche quali ripetizioni di frasi,
parallelismi, elisioni;
il tono generale è ironico, arricchito da iperboli e giochi di
parole basati
sull'uso di
omonimi,
non sempre facili da tradurre. Uno per tutto il
termine 'fly' per
indicare un tipo di vettura pubblica, ma Dickens non resiste alla
tentazione di giocare anche con il significato di 'mosca' e 'volare'
che il fonema contiene. E così, per terrorizzare il già
terrorizzato Cymon, il
capitano Waters si
presenta in compagnia del suo amico,
il tenente Sloughter, e cioè
il tenente Ammazzatutti. Proprio come in una pantomima. Ma
la figura retorica principale è certamente la coppia di omofoni che
oppone il vecchio Simon al nuovo Cymon, un cambiamento solo
apparente, perché il suono è lo stesso, e non basterà a nobilitare
quello che nobile non è.
§
L'unica traduzione disponibile di tutta l'opera:
Il grande romanzo di Londra/ Charles Dickens
Mattioli 1885 (collana Classici)
§ Utile strumento di consultazione questo elenco di personaggi in ordine alfabetico: Who's Who in Dickens Mattioli 1885 (collana Classici)
I
Tuggs a Ramsgate
Ramsgate Sands - William Powell Frith, 1852 to 1854 |
Tempo
fa,
in una stradina sulla riva del Surrey del Tamigi, a tre minuti di
cammino
dal vecchio ponte di Londra, viveva Mr. Joseph Tuggs – un ometto
dalla faccia scura, capelli lucidi,
occhi ammiccanti, gambe corte, e un corpo di considerevole spessore,
se misurato dal bottone centrale della parte anteriore del suo
panciotto fino
ai bottoni ornamentali sulla parte posteriore. La figura dell'amabile
Mrs.Tuggs, anche se non perfettamente proporzionata, era decisamente
confortevole, e il fisico della sua unica figlia, la raffinata Miss
Charlotte Tuggs, stava velocemente evolvendosi in quella condizione
di rigogliosa pienezza che aveva incantato gli occhi e catturato il
cuore di Mr. Tuggs in gioventù. Mr. Simon Tuggs, il suo unico
figlio, e unico fratello di Miss Charlotte Tuggs, era diverso dal
resto della famiglia sia per costituzione fisica che per forma
mentale. Nel suo volto pensieroso c'era quell'allungamento e nelle
sua gambe interessanti quella tendenza alla debolezza
che sono
senza ombra di dubbio sintomo
di una grande mente e di una disposizione romantica. Anche i tratti
più insignificanti della personalità di un tale individuo,
suscitano un interesse non trascurabile nelle menti speculative. Di
solito appariva in pubblico indossando scarpe bizzarre e calze di
cotone nero, e risultava particolarmente affezionato ad un completo
di seta nera, senza cravatta o ornamento di alcun genere.
Non
c'è forse nessuna professione, per quanto utile, né alcuna
occupazione, per quanto meritoria, che possa sfuggire ai meschini
attacchi delle menti rozze. Mr. Joseph Tuggs era un droghiere. Si
sarebbe potuto supporre che un droghiere non potesse essere oggetto
di calunnia, ma no – i vicini lo bollavano come commerciante, e la
voce velenosa dell'invidia asseriva che dispensava il tè e il caffè
a
quarti, vendeva lo zucchero a once, il formaggio a fette, il tabacco
a mezze once, e il burro a panetti. Queste malignità, comunque, non
tangevano minimamente la famiglia Tuggs. Mr.Tuggs si occupava del
reparto drogheria, Mrs. Tuggs dei formaggi e Miss Tuggs della sua
educazione. Mr. Simon Tuggs seguiva i libri contabili del padre e
la propria opinione.
Un
bel pomeriggio di primavera, il succitato gentiluomo era seduto su
una botte di formaggio Dorset1,
dietro una piccola scrivania rossa con un bordo di legno, che ornava
un angolo del bancone, quando uno straniero scese da un carrozza ed
entrò di corsa nel negozio. Era vestito di nero e recava con sé un
ombrello verde e una
borsa blu. “Mr. Tuggs?” disse
lo straniero, con tono inquisitivo.
“IO
mi chiamo Tuggs,” rispose Mr. Simon.
“Mi
riferivo all'altro Mr. Tuggs,” disse lo straniero, guardando verso
la porta a vetri che conduceva nel salottino dietro il negozio,
dietro a cui, la faccia rotonda di Mr. Tuggs, padre, era
perfettamente visibile, dal momento che stava sbirciando da sopra le
tendine.
Mr.
Simon agitò elegantemente la sua penna, come a palesare il suo
desiderio che il padre si facesse avanti. Mr. Joseph Tuggs, con
considerevole celerità, tolse la faccia dalla tendina e la piazzò
davanti allo straniero.
“Vengo
dal tribunale,” disse l'uomo con la borsa.
“Dal
tribunale!” disse Mrs. Tuggs, spalancando la porta del salottino e
rivelando la presenza di Miss Tuggs.
“Dal
tribunale!” dissero Miss Tuggs e Mr. Simon Tuggs allo stesso
momento.
“Dal
tribunale!” disse Mr.Joseph Tuggs, diventando pallido come un
formaggio olandese.
“Dal
tribunale,” ripeté l'uomo con la borsa, “da parte dell'avvocato
Cower. Mr. Tuggs, mi congratulo con lei, signore. Mrs. e Miss Tuggs,
mi felicito per la vostra prosperità! Abbiamo vinto.” E l'uomo con
la borsa si spogliò con calma dell'ombrello e dei guanti, come
preliminare alla stretta di mano con Mr. Tuggs.
Ora,
le parole “abbiamo vinto,” erano appena uscite dalla bocca
dell'uomo con la valigia, che Mr. Simon Tuggs si alzò dal barile di
formaggio Dorset, spalancò gli occhi, annaspò, disegnò in aria dei
numeri otto con la penna e infine cadde nelle braccia della sua
preoccupata madre e svenne senza alcun apparente
motivo o pretesto.
“Acqua!”
urlò Mrs. Tuggs.
“Apri
gli occhi, figlio mio,” esclamò Mr. Tuggs.
“Simon!
Caro Simon!” gridò Miss Tuggs.
“Sto
meglio, adesso,” disse Simon Tuggs. “Cosa! Abbiamo vinto!" E
allora, come a corroborare la prova che stava meglio, svenne di
nuovo, e fu portato nel salottino dalle forze congiunte del resto
della famiglia e dell'uomo con la borsa.
Per
uno spettatore casuale, o per chiunque non fosse a conoscenza della
situazione della famiglia, questo svenimento sarebbe stato
inspiegabile. Per coloro che erano a conoscenza della missione
dell'uomo con la borsa, ed in più avevano familiarità con
l'eccitabilità dei nervi di Mr. Simon Tuggs, era perfettamente
comprensibile. Una
lunga vicenda giudiziaria riguardante la validità di un testamento,
era giunta inaspettatamente a sentenza e Mr. Joseph Tuggs era il
possessore di ventimila sterline.
Quella
notte, nel salottino, ebbe luogo un lungo consulto – un consulto
che doveva decidere i futuri destini della famiglia Tuggs. Il negozio
fu chiuso, insolitamente presto, e molti furono gli inutili calci
dispensati alla porta chiusa da coloro che chiedevano quarti di
zucchero, o mezze forme di pane, o qualche penny di pepe, e anche se
i proprietari avrebbero dovuto essere “via fino a sabato,” il
destino aveva dato il via a ben altri avvenimenti.
“Dobbiamo
assolutamente dismettere l'attività,” disse Miss. Tuggs.
“Oh,
assolutamente,” disse Mrs. Tuggs.
“Simon
diventerà avvocato,” disse Mr. Joseph Tuggs.
“E
in futuro mi firmerò sempre come 'Cymon',” disse suo figlio.
“E
io mi chiamerò Charlotta,” disse Miss Tuggs.
“E
voi dovete chiamare ME 'Ma' e vostro padre 'Pa',”
disse Mrs. Tuggs.
“Sì,
e Pa deve abbandonare tutte le sue cattive abitudini,” aggiunse
Miss Tuggs.
“Me
ne occuperò personalmente,” rispose Mr. Joseph Tuggs, con aria
compiaciuta. Proprio in quel momento, stava mangiando salmone
sottaceto con un coltellino.
“Dobbiamo
lasciare immediatamente la città,” disse Mr. Cymon Tuggs.
Tutti
concordarono che questa era una premessa indispensabile per diventare
persone raffinate. Quindi sorse il problema: dove sarebbero andati?
“Gravesand?”
suggerì timidamente Mr. Joseph Tuggs. L'idea fu unanimamente
scartata. Gravesand era BASSA.
“Margate?”
suggerì Mrs. Tuggs. Peggio ancora – lì non c'erano altro che
commercianti.
“Brighton?”
Mr. Cymon Tugg oppose il più assoluto diniego. Nelle ultime tre
settimane, tutte le carrozze, a turno, si erano rovesciate, in ogni
carrozza c'erano stati in media due passeggeri uccisi e sei feriti e,
in ogni caso, i giornali avevano asserito che 'nessuna responsabilità
di alcun genere poteva essere attribuita al cocchiere.'
“Ramsgate2?”
esclamò Mr. Cymon, pensieroso. Sicuro, come erano stati stupidi, a
non averci pensato prima! Ramsgate era proprio il posto giusto.
Due
mesi dopo questa conversazione, il vaporetto City of London
Ramsgate stava navigando
allegramente lungo il fiume. La bandiera sventolava, la banda
suonava, i passeggeri chiacchieravano, ogni cosa sembrava gaia e
vivace. Nessuna meraviglia, a bordo c'era la famiglia Tuggs.
“Affascinante,
vero?” disse Mr. Joseph Tuggs, che indossava un cappotto verde
bottiglia, con un colletto di velluto dello stesso colore, e un
cappello da viaggio blu con una fascia dorata.
“Suggestivo,”
rispose Mr. Cymon Tuggs – stava facendo pratica da avvocato.
“Suggestivo!”
“Splendida
giornata, signore!” disse un robusto gentiluomo dall'aria
militaresca con un soprabito blu abbottonato fino al mento e
pantaloni bianchi agganciati sotto la suola degli stivali.
Mr.
Cymon Tuggs si assunse la responsabilità di replicare a
quell'osservazione. “Divino!” rispose.
“Lei
è un entusiasta ammiratore delle bellezze della natura, signore?”,
disse il gentiluomo dall'aria militaresca.
“Infatti,
signore,” rispose Mr. Cymon Tuggs.
“Viaggiato
molto, signore?” chiese il gentiluomo dall'aria militaresca.
“Non
molto,” rispose Mr. Cymon Tuggs.
“E'
stato sul continente, vero?” chiese il gentiluomo dall'aria
militaresca.
“Non
esattamente,” rispose Mr. Cymon Tuggs - con tono vissuto, come se
avesse voluto far intendere di essere arrivato a mezza strada per poi
tornare indietro.
“Naturalmente
avete intenzione di far fare a vostro figlio il grand tour3,
signore?” disse il gentiluomo dall'aria militaresca,
rivolgendosi a Mr. Joseph Tuggs.
Poiché
Mr. Joseph Tuggs non capiva esattamente cosa fosse il grand tour,
o come fosse fatto quell'articolo, rispose, “Naturalmente.”
Appena ebbe pronunciato quella parola, ecco arrivare trotterellando,
dal suo sedile a poppa della nave, una giovane donna con un soprabito
di seta color pulce, e stivaletti dello stesso colore, con lunghi
boccoli neri, grandi occhi neri, sottogonne corte, e squisite
caviglie.
“Walter,
mio caro,” disse la giovane donna al gentiluomo dall'aria
militaresca.
“Sì,
Belinda, amore mio,” rispose il gentiluomo dall'aria militaresca
alla giovane donna dagli occhi neri.
“Perché
mi hai lasciata sola così a lungo?” disse la giovane donna. “Sono
stata fissata con intollerabile insistenza da quei giovanotti
maleducati.”
“Cosa!
Fissata?” esclamò il gentiluomo dall'aria militaresca, con
un'enfasi che fece distogliere lo sguardo di Mr. Cymon Tuggs dal viso
della giovane donna con incredibile rapidità. “Quali giovanotti –
dove?” e il gentiluomo dall'aria militaresca serrò il pugno e
lanciò uno sguardo infuriato sui fumatori di sigari lì intorno.
“Calmati,
Walter, te ne prego,” disse la giovane donna.
“Niente
affatto,” disse il gentiluomo dall'aria militaresca.
“La
prego, signore,” si intromise Mr. Cymon Tuggs. “Non meritano la
vostra attenzione.”
“No
– no – non la meritano, assolutamente,” lo incalzò la giovane
donna.
“Starò
calmo,” disse il gentiluomo dall'aria militaresca. “Lei dice il
vero, signore. La ringrazio per il suo tempestivo intervento, che mi
ha impedito di rendermi colpevole di una carneficina.” Dopo aver
calmato la sua rabbia, il gentiluomo dall'aria militaresca strinse
energicamente la mano di Mr. Cymon Tuggs.
“Mia
sorella, signore!” disse Mr. Cymon Tuggs, accorgendosi che il
gentiluomo dall'aria militaresca stava osservando Miss Charlotta con
ammirazione.
“Mia
moglie, signora - Mrs. Waters,” disse il gentiluomo dall'aria
militaresca, presentando la giovane donna dagli occhi neri.
“Mia
madre, signora – Mrs. Tuggs,” disse Mr. Cymon. Il gentiluomo
dall'aria militaresca e sua moglie si dichiararono incantati, mentre
i Tuggs fecero del loro meglio per non sembrare a disagio.
“Walter,
mio caro,” disse la giovane donna dagli occhi neri, dopo che erano
rimasti seduti a chiacchierare con i Tuggs per una mezz'ora.
“Sì,
amore mio,” disse il gentiluomo dall'aria militaresca.
“Non
pensi che questo gentiluomo (inclinando la testa verso Mr. Cymon
Tuggs) rassomigli tantissimo al marchese Carriwini?”
“Perbacco,
davvero!” disse il gentiluomo dall'aria militaresca.
“Ne
sono rimasta colpita, nello stesso momento in cui l'ho visto,”
disse la giovane donna, osservando con attenzione, e con aria
melanconica, il volto scarlatto di Mr. Cymon Tuggs. Mr. Cymon Tuggs
guardò gli altri, e vedendo che gli altri stavano guardando lui,
sembrò avere una temporanea difficoltà a decidere dove posare lo
sguardo.
“Proprio
lo stesso atteggiamento del marchese,” disse il gentiluomo
dall'aria militaresca.
“Straordinario!”
sospirò la moglie del gentiluomo dall'aria militaresca.
“Lei
non conosce il marchese, signore?” chiese il gennaio dall'aria
militaresca.
Mr.
Cymon Tuggs balbettò una frase di diniego.
“Se
lo conosceste,” continuò il capitano Walter Waters, ‘capireste
di avere tutte le ragioni per essere orgoglioso della rassomiglianza
– un uomo di grande eleganza ed estremamente attraente.”
“Sì,
proprio così!” esclamò Belinda con forza. Quando il suo sguardo
catturò quello di Mr. Cymon Tuggs, lo distolse da lui con impacciata
confusione.
Tutto
ciò fu estremamente gratificante per i sentimenti dei Tuggs e
quando, nel prosieguo della conversazione, si scoprì che Miss
Charlotta Tuggs era il FAC SIMILE di una parente altolocata di Mrs.
Belinda Waters, e che la stessa Mrs. Tuggs era il ritratto della
duchessa vedova di Dobbleton, la gioia per aver fatto la conoscenza
di persone così raffinate e gentili non ebbe limiti. Perfino la
rigidità del capitano Walter Waters si rilassò al punto tale da
farsi persuadere da Mr. Joseph Tuggs a condividere sul ponte un
pasticcio freddo di piccione e dello sherry. Una piacevolissima
conversazione, aiutata da questi gradevoli stimolanti, si protrasse
fino a quando entrarono nel porto di Ramsgate.
“Addio,
cara,” disse Mrs. Waters a Miss Charlotta Tuggs, proprio prima
che iniziasse il trambusto dello sbarco; “ci vediamo in spiaggia
domani e, siccome avremo sicuramente trovato un alloggio prima di
allora, spero che saremo inseparabili per molte settimane a venire.”
Robert Seymour |
“Oh,
lo spero,” disse Miss Charlotta Tuggs, con enfasi.
“Biglietti,
signore e signori,” disse l'uomo sul tamburo di protezione della
ruota.
“Serve
un facchino, signore?” chiesero una dozzina di uomini in camiciotto
da lavoro.
“Andiamo,
mia cara!” disse il capitano Waters.
“Addio!”
disse Mrs. Waters - “addio, Mr. Cymon!” e con una stretta di mano
che lasciò i nervi dell'amabile giovane in uno stato di
considerevole confusione, Mrs. Waters sparì tra la folla. Un paio di
stivaletti color pulce furono visti risalire i gradini del molo, un
fazzoletto bianco fu sventolato, un paio di occhi neri brillarono. I
Waters erano andati, e Mr. Cymon Tuggs rimase solo in un mondo
crudele. In silenzio e distrattamente, questo giovane troppo
sensibile seguì i suoi riveriti genitori e una processione di
facchini e carriole lungo il molo, finché la confusione intorno a
lui lo fece tornare in sé. Il sole brillava luminoso, il mare,
danzando al ritmo dalla sua stessa musica, si infrangeva allegramente
sulla spiaggia; una folla di gente passeggiava avanti e indietro;
giovani donne lanciavano risolini, anziane signore chiacchieravano,
le bambinaie mettevano maliziosamente in mostra le loro grazie,
mentre i piccoli di cui si occupavano correvano su e giù, avanti e
indietro, sotto i piedi e fra le gambe della gente accorsa lì, nel
modo più giocoso e divertente possibile. C'erano vecchi gentiluomini
che cercavano di mettere a fuoco oggetti con dei lunghi telescopi, e
giovani gentiluomini in camicie dal collo aperto che facevano di sé
oggetti da ammirare, signore che portavano in giro sedie pieghevoli,
e invalidi portati in giro nelle loro sedie, gruppi di persone che
aspettavano sul molo altri gruppi di persone in arrivo con il
battello a vapore, e tutto intorno non si sentivano altro che
chiacchiere, risate, saluti e allegria.
“Carrozza,
signore?” esclamò un coro di quattordici uomini e sei ragazzi nel
momento in cui Mr. Joseph Tuggs, alla testa della sua piccola
comitiva, mise piede sulla strada.
“Il
signore è finalmente arrivato!” disse uno, toccandosi il cappello
con finta cortesia. “Felice di vederla, signore - sono sei
settimane che la aspetto. Salti dentro, prego, signore!”
“Un
bel carrozzino ed un veloce trottatore, signore,” disse un altro:
“quattordici miglia all'ora, e il panorama circostante reso
invisibile dall'estrema velocità!”
“Una
capiente carrozza per il suo bagaglio, signore,” gridò un terzo.
“Proprio una grande carrozza* qui, signore, un vero carrozzone!”
“Ecco
la SUA carrozza, signore!” gridò un altro aspirante auriga,
salendo a cassetta, e cercando di risvegliare in un vecchio cavallo
grigio il vago ricordo di un piccolo trotto. “Guardatelo, signore!
- buono come un agnello e rapido come una macchina a vapore!”
Resistendo
anche alla tentazione di assicurarsi i servizi di un così valente
quadrupede come quello appena citato, Mr. Joseph Tuggs fece segno al
proprietario di uno squallido mezzo di trasporto di un colore
grigiastro, foderato con uno scolorito cretonne a righe. Quando la
famiglia fu depositata lì dentro, l'animale fra le stanghe, dopo
aver girato su sé stesso per un quarto d'ora, alla fine acconsentì
a partire alla ricerca di un alloggio.
Worn out cab horse - Leisure Hour 1860 |
“Quanti
letti avete?” gridò Mrs. Tuggs dalla carrozza alla donna che aprì
la porta della prima casa che esponeva un cartello in cui si
annunciava che lì c'erano appartamenti da affittare.
“Quanti
ve ne servono, signora?” fu, naturalmente, la risposta.
“Tre.”
“Volete
entrare, signora?” ecco Mr. Tuggs scendere giù. La famiglia era
deliziata. Splendida vista sul mare dalle finestre sul davanti –
affascinante! Breve pausa. Ecco Mrs. Tuggs ritornare. Un salottino ed
un materasso.
“Perché
diavolo non l'ha detto subito?” chiese Mr. Joseph Tuggs, con tono
piuttosto irascibile.
“Non
lo so,” disse Mrs. Tuggs.“Canaglie!” esclamò il nervoso Cymon. Un altro cartello, un'altra sosta. Stessa domanda, stessa risposta, identico risultato.
“Perché si comportano in questo modo?” chiese Mr. Joseph Tuggs, completamente fuori di sé.
“Non lo so,” disse la placida Mrs.Tuggs.
“Fanno sempre così qui, signore,” disse il cocchiere, come a dare una soddisfacente spiegazione della situazione, e via di nuovo, a fare nuove domande e ad incontrare nuove delusioni.
Si
era fatto buio quando la vettura – la velocità della cui andatura
non faceva affatto onore alla categoria – dopo aver scalato
quattro o cinque colline a perpendicolo, si fermò davanti alla porta
di una casa polverosa, con una finestra a bovindo, da cui si poteva
intravedere una magnifica vista del mare – a patto di sporgersi a
metà, con l'imminente pericolo di cadere giù. Mrs. Tuggs scese. Un
soggiorno al piano terra, e tre celle con letto al piano superiore.
Una bifamiliare. I proprietari stavano dall'altra parte. Cinque
bambinetti latte e miele nel salotto e un ragazzino, mandato via per
il suo cattivo comportamento, che gridava a pancia all'aria nel
corridoio.
“A
che condizioni?” disse Mrs. Tuggs. La padrona di casa stava
considerando la possibilità di aggiungere una ghinea extra, così
diede un leggero colpo di tosse e finse di non aver sentito la
domanda.
“A
che condizioni?” disse Mrs. Tuggs, in una tonalità più alta.
“Cinque
ghinee alla settimana, signora, SERVIZIO incluso,” replicò
l'affittacamere. (Servizio si riferisce al privilegio di suonare il
campanello quanto vi pare, solo per vostro divertimento).
“Piuttosto
caro,” disse Mrs. Tuggs. “Mia cara signora, no di certo!”
rispose la padrona di casa con un benevolo sorriso di commiserazione
per l'ignoranza degli usi e costumi che quell'osservazione rivelava.
“Economico, piuttosto!”
Tanta
autorevolezza non poteva essere messa in discussione. Mrs. Tuggs pagò
una settimana di anticipo e prese la casa per un mese. Entro un'ora,
la famiglia era seduta a prendere il tè nella nuova dimora.
“Eccellenti
camberetti!” disse Mr. Joseph Tuggs.
Mr.
Cymon diede a suo padre un'irriverente occhiata di critica, mentre
diceva con enfasi 'GAMBERETTI'
“Bene,
allora, gamberetti,” disse Mr. Joseph Tuggs.. “Camberetti o
gamberetti, non ha molta importanza.”
C'era
commiserazione mista a cattiveria, nello sguardo di Mr. Cymon, quando
replicò, “Non ha importanza, padre! Cosa direbbe il capitano
Waters, se sentisse una tale volgarità?”
“O
cosa direbbe la cara Mrs. Waters,” aggiunse Charlotta, “Se
vedesse nostra madre – Ma, voglio dire – mangiarli per intero,
testa compresa!”
“Non
voglio nemmeno pensarci!” esclamò Mr. Cymon, rabbrividendo. “Che
differenza,” pensò, “dalla duchessa vedova di Dobbleton!”
“Graziosa
donna, Mrs. Waters, vero Cymon?” chiese Miss Charlotta.
Una
vampata di eccitazione nervosa pervase il volto di Mr. Cymon Tuggs,
quando rispose, “Bella come un angelo!”
“Olà!”
disse Mr. Joseph Tuggs.” disse Mr. Joseph Tuggs. “Olà, Cymon,
ragazzo mio, stai attento. Donna sposata, capisci?” e strizzò
furbescamente uno dei suoi occhi ammiccanti.
“Perché,”
esclamò Cymon, scattando su con una furia tanto inaspettata quanto
allarmante, “perché mi dovete ricordare l'ostacolo alla mia
felicità e rovina di ogni mia speranza? Perché devo essere
dileggiato a causa delle miserie che mi sono piovute addosso? Non è
sufficiente essere… essere… essere…” e l'oratore fece una
pausa, se per mancanza di parole o di fiato, non fu mai appurato con
certezza.
C'era
un'impressionante solennità nel tono del suo discorso e
nell'atteggiamento con cui il romantico Cymon, alla sua conclusione,
suonò il campanello per chiedere una candela, cosa che impedì di
fatto una qualunque risposta. E con un'andatura altera se ne andò
drammaticamente a dormire, e anche i Tuggs andarono a dormire,
mezz'ora dopo, in un considerevole stato di confusione e perplessità.
Se
il molo aveva offerto ai Tuggs una scena piena di vita e confusione
quando erano sbarcati a Ramsgate per la prima volta, questa fu
sorpassata di gran lunga dallo spettacolo della spiaggia il mattino
successivo. Era una bella giornata luminosa e limpida, con una
leggera brezza di mare. C'erano le stesse signore e gli stessi
signori, gli stessi bambini, le stesse bambinaie, gli stessi
telescopi, le stesse sedie pieghevoli. Le signore erano intente ai
loro lavori di cucito, o a fare la catenella, o a lavorare a maglia,
o a leggere romanzi; i signori leggevano giornali e riviste; i
bambini scavavano buchi nella sabbia con le loro palette di legno e
li riempivano di acqua; le bambinaie, con in braccio i bimbi più
piccoli, inseguivano le onde per poi tornare indietro inseguite a
loro volta dalle onde; di tanto in tanto una piccola barca a vela
partiva con il suo carico di passeggeri allegri e ciarlieri, oppure
ne riportava a riva uno particolarmente silenzioso e sconfortato.
“Non
avrei mai creduto!” esclamò Mrs. Tuggs, quando lei e Mr. Joseph
Tuggs, e Miss Charlotta Tuggs e Mr. Cymon Tuggs, con i loro otto
piedi infilati in un corrispondente numero di scarpe gialle, si
misero a sedere su quattro sedie impagliate, che, essendo state
piazzate in una parte soffice della sabbia, immediatamente
affondarono per più di mezzo metro. “Non avrei mai creduto!”
Mr.
Cymon, con un esercizio di grande forza personale, sradicò le sedie
e le spostò più indietro.
“Che
mi venga un accidenti se non ci sono delle signore che vanno lì
dentro!” esclamò Mr. Joseph Tuggs, con profondo stupore.
“Cielo,
pa!” esclamò Miss Charlotta.
“Proprio
così, mia cara,” disse Mr. Joseph Tuggs. E, naturalmente, quattro
giovani signore, ognuna provvista di asciugamano, saltellarono su per
la scaletta di una macchina per i bagni4. Il cavallo
avanzò in mare, dimenandosi nell'acqua, la macchina si girò, il
cocchiere si mise a sedere, e la giovani signore di prima si
tuffarono subito in acqua, producendo quattro distinti tonfi.
Bathing-machines sulla costa francese |
“Beh,
veramente singolare!” esclamò Mr. Joseph Tuggs, dopo una pausa
imbarazzata. Mr. Cymon tossì leggermente.
“Oh, ci
sono alcuni gentiluomini, da quest'altro lato, che stanno andando in
acqua!” esclamò Mrs. Tuggs.”
Tre
macchine, tre cavalli, tre dimenarsi, tre rigirarsi, tre tonfi, tre
gentiluomini, che sguazzarono in acqua come altrettanti delfini.
“Beh,
veramente singolare!” esclamò Mr. Joseph Tuggs di nuovo. Fu Miss
Charlotta a tossire questa volta, e seguì un'altra pausa, che fu
piacevolmente interrotta.
“Come va,
mia cara?” Vi abbiamo cercato tutta la mattina,” disse una voce a
Miss Charlotta Tuggs, la cui proprietaria non era altri che Mrs.
Waters.
“Come
state?” disse il capitano Walter Waters, tutto soavità, e seguì
un cordiale scambio di saluti.
“Belinda,
amore mio,” disse il capitano Walter Waters, portandosi il monocolo
all'occhio, e guardando verso il mare.
“Sì, mio
caro,” replocò Mrs. Waters.
“C'è
Harry Thompson!”
“Dove?”
disse Belinda, portandosi il suo
monocolo all'occhio.
“Sta
facendo il bagno.”
“Cielo, è
vero! Ma non ci ha visto, vero?”
“No, non
credo,” rispose il capitano. “Perbacco, che strano!”
“Cosa?”
chiese Belinda.
“C'è
anche Mary Golding.”
“Cielo!…
dove?” (E su di nuovo il monocolo).
“Lì!”
disse il Capitano, indicando una delle giovani donne notate prima
che, nel suo costume da bano, sembrava avvolta in un impermeabile, di
ridotte dimensioni.
“Proprio
così, confermo!” esclamò Mrs. Waters. “Non avrei mai pensato di
vederli tutti e due!”
“Davvero,”
disse il capitano, con fare distaccato.
“E'
una cosa normale qui, capisci,” sussurrò Mr. Cymon Tuggs a suo
padre.
“Lo
vedo,” sussurrò Mr. Joseph Tuggs in risposta. “Curioso,
tuttavia - non è vero?” Mr. Cymon Tuggs fece un cenno di assenso.
“Cosa
pensate di fare stamattina?” chiese il capitano. “Perché non
andiamo a pranzo a Pegwell?”“Mi piacerebbe proprio tanto,” si
frappose Mrs. Tuggs. Non aveva mai sentito parlare di Pegwell, ma la
parola 'pranzo' aveva raggiunto le sue orecchie, e aveva un suono
molto gradevole.
“Come ci
andiamo?” chiese il capitano, “è troppo caldo per camminare.”
“Un
galessino?” suggerì Mr. Joseph Tuggs.
“Calessino,”
sussurrò Mr. Cymon.
“Penso
che uno potrebbe bastare,” disse Mr. Joseph Tuggs ad alta voce,
senza rendersi minimamente conto del significato della correzione.
“Comunque, possiamo
prendere due galessini,
se preferite.”
“Oh,
mi piacerebbe tanto un asinello,” disse Belinda.
“Oh,
anche a me!” le fece eco Charlotta Tuggs.
“Bene,
possiamo prendere una carrozza,” suggerì il capitano, “e voi
potete prendere una coppia di asini.”
Venne
fuori una nuova difficoltà. Mrs. Waters dichiarò che sarebbe stato
sconveniente per due signore cavalcare da sole. Il rimedio era ovvio.
Forse il giovane Mr. Tuggs sarebbe stato così cortese da
accompagnarle.
Mr.
Cymon Tuggs arrossì, sorrise, sembrò smarrito, e protestò
debolmente di non essere un cavallerizzo. L'obiezione fu
immediatamente rigettata. Si trovò rapidamente una carrozza, e
furono noleggiati tre asini, il cui proprietario dichiarò
solennemente essere 'tre parti di sangue e uno di granturco.'
“Avanti!”
gridò uno dei due ragazzi che li seguivano da dietro, per far
muovere gli asini, dopo che Belinda Waters e Charlotta Tuggs erano
state issate, spinte e tirate sulle rispettive selle.
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“Hi
— hi — hi!” grugnì l'altro ragazzo dietro Mr. Cymon Tuggs. E
l'asino schizzò via, con le staffe che tintinnavano contro i tacchi
degli stivali di Mr. Cymon Tuggs, e gli stivali di Cymon che quasi
grattavano per terra.
“Strada…
strada! Ho… o… o!” gridò Mr. Cymon Tuggs come poté, fra tutto
quel sobbalzare.
“Non
mettetelo al galoppo!” gridò Mrs. Waters, da dietro.
“Il
mio asino VUOLE entrare nel pub!” gridò Miss Tuggs in fondo alla
fila.
“Hi
— hi — hi!” grugnirono i due ragazzi all'unisono, e gli asini
proseguirono come se niente li avrebbe mai fermati.
Ogni
cosa, comunque, ha una fine, anche il galoppo degli asini prima o poi
cesserà. L'animale su cui Mr. Cymon Tuggs stava a cavalcioni,
sentendo diversi sgradevoli strattoni al morso, il cui scopo non
riusciva proprio ad indovinare, improvvisamente appoggiò il fianco
contro un muro di mattoni ed espresse il suo disagio stritolando la
gamba di Mr. Cymon Tuggs contro quella ruvida superficie. L'asino di
Mrs. Water, apparentemente sotto l'influenza di una certa gaiezza
d'animo, si precipitò improvvisamente, testa in avanti, in un
cespuglio e si rifiutò di uscirne, mentre il quadrupede su cui era
montata Miss Tuggs, espresse la sua approvazione per per un tale
comportamento piantando fermamente le zampe anteriori nel terreno e
scalciando in alto le zampe posteriori in modo agile anche se
abbastanza allarmante. La fine improvvisa di quella rapida cavalcata
occasionò, naturalmente, una certa confusione. Le due signore si
abbandonarono per qualche minuto ad urla veementi, e Mr. Cymon Tuggs,
oltre a sopportare un intenso dolore fisico, ebbe l'ulteriore
angoscia di assistere alla loro penosa situazione, senza avere la
possibilità di soccorrerle, a causa della gamba saldamente
incastrata tra l'animale e il muro. Gli sforzi dei ragazzi, comunque,
aiutati dall'ingegnoso espediente di torcere la coda dell'asino più
ribelle, riportò l'ordine in un tempo più breve di quello che ci si
poteva ragionevolmente aspettare, e le piccola comitiva riprese
lentamente il cammino.
“Adesso
facciamoli camminare,” disse Mr. Cymon Tuggs. “E' una crudeltà
forzarne l'andatura.”
“Benissimo,
signore,” rispose il ragazzo, facendo un sorriso d'intesa al suo
compagno, come se avesse capito che Mr. Cymon volesse dire che la
crudeltà si esercitava meno sugli animali che su chi li cavalcava.
“Che
bella giornata, cara!” disse Charlotta.
“Affascinante,
incantevole, cara!” rispose Mrs. Waters.
“Che
bella vista, Mr. Tuggs!”
Cymon
fissò il volto di Belinda e rispose, “Bella, davvero!” La
signora abbassò gli occhi, e lasciò che la sua cavalcatura restasse
un po' indietro. Cymon Tuggs fece istintivamente la stessa cosa.
Ci
fu un breve silenzio, rotto solo da un sospiro di Mr. Cymon Tuggs.
“Mr.
Cymon,” disse improvvisamente la signora, a bassa voce, “ Mr.
Cymon… sono di un altro.”
Mr.
Cymon espresse la sua perfetta concordanza con un'affermazione che
era impossibile smentire.
“Se
non lo fossi stata… “ riprese Belinda, e qui si fermò.
“Cosa…
cosa?” disse Mr. Cymon con calore. “Non torturatemi. Cosa
volevate dire?”
“Se
non lo fossi stata...” continuò Mrs. Waters, “se, in passato,
avessi avuto la fortuna di incontrare ed essere amata da… un nobile
giovane… un'anima gemella… uno spirito congeniale…. Uno capace
di sentimenti e di apprezzare i sentimenti che...”
“Cielo!
Cosa sento?” esclamò Mr. Cymon Tuggs. “E' impossibile! Non posso
credere alle mie… Tirati su!” (Quest'ultima digressione così
poco sentimentale era indirizzata all'asino, che, con la testa tra le
gambe, sembrava esaminare lo stato dei suoi zoccoli con una certa
preoccupazione).
“Hi
— hi — hi,” disse il ragazzo da dietro. “Tirati su,”
protestò di nuovo Cymon Tuggs. “Hi — hi — hi,” ripeté il
ragazzo. E se fu perché l'animale si indignò a causa del tono
imperativo di Mr.Tuggs, o perché fu messo in allarme dal rumore
degli stivali del sostituto proprietario che gli correva dietro, o
perché ardeva di nobile emulazione nel voler superare l'altro asino,
certo è che non appena sentì la seconda serie di 'hi – hi', si
mise a correre, ad una tale velocità che fece saltare via il
cappello di Mr. Cymon, all'istante, e lo trasportò al Pegwell
Bay hotel in men che non si
dica, dove depositò il suo cavaliere senza dargli l'incomodo di
smontare, lanciandolo graziosamente sopra la sua testa, proprio sulla
soglia della trattoria.
Grande
fu la confusione di Mr. Cymon Tuggs, quando due camerieri lo rimisero
in piedi, considerevole fu l'allarme di Mrs. Tuggs nei confronti di
suo figlio, agonizzante fu
l'apprensione di Mrs. Waters a causa sua. Si scoprì rapidamente,
comunque, che non aveva subito molto più danno dell'asino – lui
si era scorticato, metre
l'animale stava scorticando
il prato* – e poi fu proprio una bella festa! Mr. e
Mrs. Tuggs e il capitano avevano ordinato il pranzo nel giardinetto
sul retro: piccoli vassoi di gamberi giganti, riccioli di burro, pane
croccante e birra in bottiglia. Il cielo era senza una nuvola,
davanti a loro c'erano vasi di fiori e un tappeto d'erba; il mare, ai
piedi della scogliera, si stendeva a perdita d'occhio; all'orizzonte
vascelli dalle piccole vele bianche, simili a fazzoletti di mussola
finemente lavorati. I gamberi
erano deliziosi, la birra anche meglio, e il capitano perfino
più piacevole del resto. Mrs. Waters era TALMENTE allegra dopo aver
pranzato! Rincorrendo prima il capitano attraverso il prato e tra i
vasi di fiori, e poi Mr.
Cymon Tuggs, e poi Miss Tuggs; e ridendo, anche, senza freni. Ma,
come disse il capitano, non importava, chi li conosceva, lì? Per
quel che ne sapeva il personale della locanda, potevano essere gente
qualunque. Al che Mr. Joseph Tuggs rispose, “Di sicuro.” Dopo,
scesero i ripidi gradini di legno che si trovavano un po' più in là
e che conducevano in fondo alla scogliera, e si misero a guardare i
granchi, le alghe e le anguille, finché si fece abbondantemente
l'ora di ritornare a Ramsgate. Infine, Mr. Cymon Tuggs fu l'ultimo a
risalire le scale, Mrs. Waters la penultima, e Mr. Cymon Tuggs
scoprì che i piedi e le caviglie di Mrs. Waters erano più
ineccepibili di quanto avesse
pensato all'inizio.
Riportare
un asino al suo abituale domicilio, è una cosa molto diversa e
un'impresa molto più facile da compiere che portalo via di là.
Questo richiede un bel po' d'intuito e di presenza di spirito
nell'anticipare i numerosi voli della sua digressiva immaginazione,
oppure, in alternativa, tutto quello che si deve fare è afferrarsi
saldamente e porre cieca fiducia nell'animale. Al ritorno, Mr. Cymon
Tuggs adottò quest'ultimo espediente e i suoi nervi furono così
poco sconvolti dal viaggio, che sentì distintamente che quella sera
si sarebbero incontrati di nuovo tutti quanti in biblioteca.
La
biblioteca era affollata. C'erano le stesse signore e gli stessi
signori che erano andati in spiaggia al mattino e sul molo il giorno
prima. C'erano giovani signore, in abito rosso granato e con
braccialetti di velluto nero, che distribuivano chincaglierie nel
negozio e presiedevano ai giochi di fortuna nella sala da concerto.
C'erano figlie in età da marito, e mamme che combinavano matrimoni,
che giocavano e passeggiavano e volteggiavano a suon di musica e
facevano le civette. C'erano alcuni bellimbusti che facevano i
sentimentali a forza di sospiri, e altri che sfoggiavano i loro baffi
con aria feroce. C'erano Mrs. Tuggs in ambra, Miss Tuggs in azzurro
cielo, Mrs. Waters in rosa. C'era il capitano Waters in un soprabito
guarnito di alamari, c'era Mr. Cymon Tuggs in scarpe da ballo e
gilet dorato, c'era Mr. Joseph Tuggs in giacca blu e una camicia
con le rouches.
“Numeri
tre, otto e undici!” gridò una delle giovani signore in abito
rosso granato.
“Numeri
tre, otto e undici!” le fece eco un'altra giovane signora nella
stessa uniforme.
“Il
numero tre è stato assegnato,” disse la prima giovane signora.
“Numeri otto e undici!”
“Numeri
otto e undici!” le fece eco la seconda giovane signora.
“Il
numero otto è stato assegnato, Mary Ann,” disse la prima giovane
signora.
“Numero
undici!” gridò la seconda.
“I
numeri sono stati tutti assegnati, prego, signore, “ disse la
prima. Le rappresentanti dei numeri tre, otto e undici e del resto
dei numeri, si affollarono intorno al tavolo.“Vuole lanciare,
signorina?” disse la dea che presiedeva al gioco, consegnando il
bussolotto con i dadi alla figlia maggiore di una tarchiata signora
con quattro ragazze.
Ci
fu un profondo silenzio tra gli spettatori.
“Lancia,
Jane, mia cara,” disse la signora tarchiata. Un'interessante
dimostrazione di timidezza – un leggero rossore in un fazzoletto di
mussola – un sussurrare alla sorella più giovane.
“Amelia,
mia cara, lancia al posto di tua sorella,” disse la signora
tarchiata, e poi si rivolse ad una pubblicità vivente della
brillantina Rowlands, che si trovava accanto a lei, e disse, “Jane
è TANTO modesta e riservata, ma non posso arrabbiarmi con lei per
questo. Una ragazza sincera e semplice è così amabile, che spesso
vorrei che Amelia rassomigliasse di più a sua sorella.”
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Il
gentiluomo con i favoriti sussurrò la sua ammirata approvazione.
“Andiamo,
mia cara!” disse la signora tarchiata, Miss Amalia tirò – otto
per sua sorella, dieci per lei.
“Bel
personale, Amelia,” sussurrò la signora tarchiata ad un esile
giovanotto accanto a lei.
“Bellissimo!”
“E
una tale vivacità! A questo proposito la penso come lei. Non posso
fare a meno di ammirare tanta vitalità e vivacità. Ah! (sospiro)
come vorrei che la povera Jane rassomigliasse un po' di più alla mia
cara Amelia!”
Il
giovanotto condivise cordialmente tale opinione, sia lui che
l'individuo chiamato in causa per primo, erano perfettamente
soddisfatti.
“Questa
chi è?” chiese Mr. Cymon Tuggs al capitano Waters, quando una
donna bassa, con cappello blu e piume, fu condotta all'orchestra da
un uomo grasso in pantaloni neri e guanti scuri.
“Mrs.
Tippin, dalle scene Londinesi,” rispose Belinda, citando il
programma del concerto.
La
talentuosa Tippin, dopo aver benevolmente preso atto dei battimani e
delle urla di 'brava!' che avevano accolto il suo ingresso,
procedette a cantare la popolare cavatina ‘Bid me discourse5,’
accompagnata al piano da Mr. Tippin, dopo di che, Mr. Tippin cantò
una canzone comica, accompagnato al piano da Mrs. Tippin; il
conseguente applauso fu superato solo dall'entusiastica approvazione
riservata ad un'aria con variazioni eseguita da Miss Tippin alla
chitarra, accompagnata al violino dal signorino Tippin.
Così
trascorse la
serata,
così passarono i giorni e le sere dei Tuggs e dei Waters, per sei
settimane. Spiaggia al mattino, asini a mezzogiorno, molo
al pomeriggio, biblioteca la sera, e ovunque la stessa gente.
Sei
settimane dopo quella notte, la luna spendeva luminosa sul mare
calmo, che si infrangeva ai piedi di quell'alta scogliera brulla,
con solo il rumore sufficiente a cullare il sonno dei pesci più
vecchi, senza disturbare quelli più giovani, quando furono visibili
due figure, o lo sarebbero state se qualcuno le avesse cercate,
sedute sulle panchine di legno situate vicino all'orlo della
scogliera occidentale. La luna era salita alta nel cielo, dopo due
ore di cammino, dal momenti in cui le due figure si erano sedute - e
ancora non si erano mosse. La folla dei perdigiorno si era
assottigliata e poi dispersa, il rumore dei musicisti girovaghi si
era spento in lontananza, luce dopo luce le finestre di alcune case
distanti si erano illuminate, un doganiere dopo l'altro era passato
di là, scendendo verso la sua solitaria postazione, ma quelle figure
erano rimaste ferme. Una parte di quelle due silhouette era immersa
nell'ombra, ma la luce della luna mise in evidenza uno stivaletto
color pulce ed una calza di seta. Mr. Cymon Tuggs e Mrs. Waters erano
seduti su quella panchina. Non parlavano, ma fissavano
silenziosamente il mare.
“Walter
ritornerà domani,” disse Mrs.Waters, rompendo tristemente il
silenzio.
Mr.
Cymon Tuggs emise un sospiro simile ad una folata di vento attraverso
una foresta di cespugli di uva spina, quando rispose, “Ahimè, sì!”
“Oh,
Cymon!” riprese Belinda, “l'innocente piacere, la tranquilla
felicità di quest'unica settimana di amore platonico, è troppo per
me!” Cymon fu sul punto di suggerire che era troppo poco per lui,
ma si fermò, e farfugliò qualcosa.
“E
pensare che perfino questo barlume di felicità, per quanto
innocente,” esclamò Belinda, “sarà perso per sempre!”
“Oh,
non dica per sempre, Belinda,” esclamò l'eccitabile Cymon, mentre
due ben distinte lacrime si inseguivano lungo il suo pallido viso –
era così lungo che c'era sufficiente spazio per un inseguimento.
“Non
dica per sempre!”
“Devo,”
rispose Belinda.
“Perché?”
la incalzò Cymon, “oh perché? Un'amicizia platonica come la
nostra è così inoffensiva, che perfino vostro marito non potrà
avere nulla da eccepire.”
“Mio
marito!” esclamò Belinda. “Lo conoscete poco. Geloso e
vendicativo, feroce nella sua vendetta – ossessivo nella sua
gelosia! Volete essere assassinato sotto i miei occhi?” Mr. Cymon
Tuggs, con voce rotta dall'emozione, espresse la sua mancanza di
vocazione a sottoporsi al procedimento di essere assassinato sotto
gli occhi di chicchessia.
“Allora
lasciatemi,” disse Mrs. Waters. “Lasciatemi, questa sera, per
sempre. E' tardi, ritorniamo.” Mr. Cymon Tuggs offrì tristemente
il suo braccio alla signora e la accompagnò al suo alloggio. Si
fermò all'ingresso – sentì una stretta platonica sulla sua mano.
“Buona notte,” disse esitando.
“Buona
notte,” singhiozzò la signora. Mr. Cymon Tuggs era ancora lì.
“Vuole
entrare, signore?” chiese il cameriere. Mr. Tuggs esitò. Oh
quell'esitazione. Alla fine si decise ad entrare.
“Buona
notte!” ripeté Mr. Cymon Tuggs, quando raggiunse il soggiorno.
“Buona
notte!” ripeté Belinda, “e, se in qualunque momento della mia
vita io… Zitto!” La signora tacque e fissò con uno sguardo di
orrore il volto cinereo di Mr. Cymon Tuggs. Bussarono due volte alla
porta sulla strada.“E' mio marito!” disse Belinda, quando sentì
la voce del marito dabbasso.
“E
i miei parenti!” aggiunse Cymon Tuggs, quando le voci dei suoi
familiari rimbombarono su per le scale.
“La
tenda! La tenda!” ansimò Mrs. Waters, indicando la finestra,
nascosta dietro un tendaggio di chintz.
“Ma
io non ho fatto niente di sbagliato!” disse l'esitante Cymon.
“La
tenda!” ripeté agitata la signora: “vi ucciderà.”
Quest'ultimo appello ai suoi sentimenti fu irresistibile. Lo
sgomentato Cymon si nascose dietro la tenda con una velocità da
pantomima.
Entrano
il capitano, Joseph Tuggs, Mrs. Tuggs e Charlotta.
“Mia
cara,” disse il capitano, “il tenente Slaughter.” Mr. Cymon
sentì avanzare due stivali ferrati e una voce burbera, che si
dichiarò onorata della conoscenza. La sciabola del tenente
sferragliò pesantemente sul pavimento quando si sedette a tavola.
Mr. Cymon fu quasi sopraffatto dalla paura.
“Il
brandy, mia cara!” disse il capitano. E qui era il problema!
Avevano intenzione di trascorrere la serata lì! E Mr. Cymon Tuggs
era rinchiuso dietro la tenda e aveva paura anche di respirare!
“ Slaughter,”
disse il capitano, “un sigaro?”
Ora,
Mr. Cymon Tuggs non poteva mai fumare senza sentire l'impellente
necessità di andare a dormire, e non
poteva mai sentire l'odore del fumo senza una forte inclinazione a
tossire. I sigari furono tirati
fuori, il capitano era un fumatore dichiarato, come lo erano il
tenente e Joseph Tuggs. L'appartamento era piccolo, la porta era
chiusa, il fumo abbondante: era sospeso sopra la stanza in dense
spirali, e alla lunga trovò la strada per arrivare dietro la tenda.
Cymon Tuggs si turò naso e bocca e trattenne il respiro. Non servì
a nulla – la tosse venne fuori.
“Perbacco!”
disse il capitano, “Le chiedo scusa, Miss Tuggs. Le da fastidio il
fumo?”
“Oh,
no, niente affatto,” disse Charlotta
“La
fa tossire.”
“Ma
no.”
“Ha
appena tossito.”
“Io,
capitano Waters! Cielo! Perché dice così?”
“Qualcuno
ha tossito,” disse il capitano.
“Così
è sembrato anche a me,” disse Slaughter. No, tutti lo negarono.
“Strano,”
disse il capitano.
“Proprio
così,” gli fece eco Slaughter.
Ripresero
i sigari, ancora più fumo, un altro colpo di tosse, soffocato ma
violento.
“Dannazione!”
disse il capitano guardandosi intorno.
“Singolare!”
esclamò sovrappensiero Mr. Joseph Tuggs.
Il
tenente Slaughter, con fare misterioso, fissò prima una persona, poi
un'altra: poi, messo giù il sigaro, si avvicinò alla finestra in
punta di piedi e con il pollice destro sopra la spalla, fece segno in
direzione della tenda.
“Slaughter!”
esclamò il capitano, alzandosi da tavola, “cosa vuole dire?”
“Aha!”
esclamò il capitano, furiosamente. “Cosa vedo? Slaughter, la sua
sciabola!”
“Cymon!”
gridarono i Tuggs.
“Pietà!”
disse Belinda.
“Platonico!”
annaspò Cymon.
“La
sciabola!” ruggì il capitano: “Slaughter - mi lasci - la vita di
quel mascalzone!”
“All'assassinio!”gridarono
i Tuggs.
“Tenetelo
forte, signore!” disse debolmente Cymon.
“Acqua!”
esclamò Joseph Tuggs – e Mr. Cymon Tuggs e tutte le signore
immediatamente svennero, e formarono un quadro vivente.
George Cruinshank |
Ben
volentieri vorremmo tacere riguardo alla disastrosa conclusione di
quelle sei settimane di frequentazione. Una seccante convenzione, e
un'abitudine arbitraria, comunque, prevedono che una storia debba
avere una conclusione, oltre ad un inizio; pertanto non abbiamo
alternativa. Il tenente Slaughter portò un messaggio – il
capitano intraprese un'azione legale. Mr. Joseph Tuggs si interpose
– il tenente negoziò. Quando Mr. Cymon Tuggs si riprese da un
disordine nervoso in cui lo avevano fatto precipitare un mal riposto
affetto e avvenimenti emozionanti, scoprì che la sua famiglia aveva
perso i suoi piacevoli conoscenti, che suo padre aveva
millecinquecento sterline in meno e il capitano altrettanti in più.
Il denaro fu pagato per mettere a tacere la cosa, ma si riseppe tutto
egualmente, e non mancano quelli che affermano che tre scaltri
impostori non trovarono mai degli allocchi più sprovveduti di quelli
trovati dal capitano Waters, Mrs. Waters, e il tenente Slaughter nei
Tuggs a Ramsgate,
FINE
*Nell'originale
‘Large fly for your luggage, sir,’ cried a third. ‘Werry
large fly here, sir — reg’lar bluebottle!’ giocando sulla
parola 'fly' che è il nome del veicolo ma significa anche 'mosca' e
la parola 'bluebottle' che significa 'moscone.'
*Nell'originale:
“he was grazed, and the animal was grazing” giocando fra
'escoriato' e 'pascolare.'
1Un
formaggio molto simile al nostro taleggio, anche per l'odore.
2
Ramsgate
è una località
marittima situata sulla costa del Kent, Nell'ottocento fu uno dei
maggiori centri balneari inglesi, insieme alle altre località citate
nel dialogo,in particolare Brighton dove Giorgio IV fece costruire il
famoso Royal Pavillion (1787-1820).
3 Il Grand
Tour era un lungo viaggio nell'Europa continentale effettuato dai
ricchi giovani dell'aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e
destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una
medesima città.
4 Le bathing-machine iniziarono a fare la loro
comparsa verso la metà del '700, quando, per mancanza di costumi da
bagno, la gente si tuffava nuda, ma anche quando incominciarono ad
apparire i primi rudimentali costumi, le convenzioni sociali volevano
che una donna perbene non dovesse presentarsi in pubblico semi nuda.
Le bathing-machine furono popolari in Francia, Germania e anche negli
USA. Dopo il 1920 erano ormai un oggetto desueto.
5 Bid Me Discourse, tratto
da Venus and Adonis
(1593) è
un poema di
Shakespeare tratto
dalle Metamorfosi
di Ovidio. Fu musicato da Henry
R. Bishop nel
1774.
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