domenica 9 ottobre 2016

Uno strano origliare



Fantasmi a New York



Mentre nell'età vittoriana la ghost story era uno spazio per discutere liberamente delle ipocrisie del tempo, in particolare riguardo a sesso, razzismo, classismo e religione, per Algernon Henry Blackwood, (14 Marzo 1869 – 10 Dicembre 1951), le cui esperienze lo avevano lasciato profondamente impressionato dall'isolamento e dall'anonimato della vita nella città postindustriale, non c'era peccato più grande che avesse bisogno di essere esplorato della deumanizzazione urbana. Le sue ghost story seguono le vite di intellettuali marginalizzati con mediocri lavori che conducono vite solitarie confinati in squallidi appartamenti gestiti da avide padrone di casa. I fantasmi che li tormentano sono tutti morti a causa dell'isolamento, la marginalizzazione e la violenza del mercantilismo e del materialismo urbano, e quelli che tormentano sono tutte vittime inconsapevoli delle stesse forze.
Nel racconto Uno strano origliare (ACase of Eavesdropping, 1906 The Empty House and Other Ghost Stories) uno scrittore squattrinato che vive a New York in una squallida camera in quella che una volta era stata un'elegante residenza privata, riesce ad entrare suo malgrado in contatto con i fantasmi dell'antico proprietario distrutto dalla sua avidità e disonestà.

Il protagonista è quel Jim Shorthouse che avevamo già incontrato ne La casa vuota (The empty House vedi mio post del 25/02/13) che per carattere ed esperienze di vita può essere considerato un alter ego dello scrittore: irregolarità degli studi, vita errabonda in Europa ed America del nord (Stati Uniti e Canada) una molteplicità di mestieri, tra cui il giornalista, ma soprattutto l'esperienza di isolamento e violenza che aveva avuto a New York e che lo aveva gettato in uno stato di profonda prostrazione psicologica.




Uno strano origliare






Jim Shorthouse era quel tipo di persona che incasina sempre le cose. Tutto quello che veniva a contatto con le sue mani o la sua mente usciva fuori da tale contatto in uno stato di irrimediabile e inqualificabile caos. I suoi anni al college furono un caos: fu espulso due volte. Gli anni della scuola furono un caos: ne cambiò una mezza dozzina, e ogni volta che passava dall'una all'altra il suo carattere peggiorava e lo stato di caos aumentava. Gli anni della prima adolescenza furono caratterizzati da quella sorta di caos che libri e dizionari scrivono con la lettera maiuscola, e la sua infanzia, ahimè, fu l'incarnazione di un ululante, urlante, ruggente caos. 


Arrivato ai quarant'anni, comunque, ci fu un cambiamento nella sua vita tormentata, quando incontrò una ragazza in legittimo possesso di un mezzo milione che acconsentì a sposarlo e che ben presto riuscì a ridurre la sua caotica esistenza ad uno stato di relativo ordine e metodo.
Alcuni avvenimenti, importanti ma di diversa natura, della vita di Jim non sarebbero mai stati raccontati qui se non per il fatto che durante il suo periodo 'incasinato', da cui poi si tirò fuori, egli riuscì a calarsi nell'atmosfera di circostanze particolari e di strani avvenimenti. Infallibilmente, attraeva sul suo cammino le stranezze della vita nello stesso modo in cui la carne attrae le mosche e la marmellata le vespe. E' alla carne e alla marmellata della sua vita, per così dire, che egli deve le sue avventure; quello che venne dopo fu solo pudding, che non attrae altro che bambini golosi. Con il matrimonio la sua vita non ebbe interesse che per una sola persona, e il suo cammino divenne regolare come quello del sole invece che erratico come quello delle comete.
La prima avventura in ordine di tempo che mi raccontò dimostra che, nascoste da qualche parte, nel suo disordinato sistema nervoso c'erano percezioni psichiche di straordinaria qualità. Quando aveva circa ventidue anni - penso dopo la sua seconda espulsione – il portafoglio e la pazienza di suo padre si erano parimenti esauriti e Jim si ritrovò piantato in asso in una grande città americana. Piantato in asso! E gli unici abiti senza buchi custoditi nel guardaroba di suo zio.
Dopo attenta riflessione sulla panchina di un grande parco della città, giunse alla conclusione che l'unica cosa da fare era persuadere il caporedattore di un quotidiano di possedere una mente sveglia e una penna pronta, e di poter “fare un buon lavoro per il suo giornale, signore, in qualità di reporter.” E questo fu quello che, poi, fece, rimanendo in una posizione estremamente innaturale tra il caporedattore e la finestra allo scopo di nascondere la faccenda dei buchi.
Credo che dovremo darvi una settimana di prova,” disse il caporedattore, che, continuamente alla ricerca del colpo fortunato, assumeva in quel modo branchi di uomini, per poi confermarne in media uno per branco. In ogni modo, questo diede a Jim Shorthouse i mezzi per rattoppare i buchi e liberare il guardaroba dello zio dal suo fardello.

Redazione di un giornale - 1909
Poi andò alla ricerca di un alloggio, e in questa impresa le sue caratteristiche uniche appena menzionate – che un teosofo chiamerebbe il suo karma – iniziarono a manifestarsi in modo inequivocabile, perché fu nella casa che infine scelse che questa triste storia ebbe luogo.
Non ci sono 'camere ammobiliate' nelle città americane. Le alternative per un magro reddito sono abbastanza tristi – una stanza in una pensione dove vengono servono i pasti, oppure un affittacamere dove i pasti non sono serviti – nemmeno la prima colazione. I ricchi vivono nei palazzi, naturalmente, ma Jim non aveva niente a che spartirci. Il suo orizzonte non andava oltre le pensioni o gli affittacamere, e a causa dell'inevitabile irregolarità dei suoi pasti, scelse quest'ultima soluzione.
Era un palazzone dall'aspetto desolato in una strada secondaria, con i vetri delle finestre sporchi e un cancello cigolante, ma le stanze erano ampie, e quella che Jim scelse e che pagò in anticipo era all'ultimo piano. La padrona di casa aveva lo stesso aspetto desolato e polveroso della casa, ed era quasi altrettanto vecchia. I suoi occhi erano di un verde scolorito, i lineamenti grossolani.


Egon Schiele -The old city, 1912
Beene,” gracchiò la donna, col suo elettrizzante biascicare dell'ovest, “Questa è la stanza, se le garba, e questo è il prezzo. Ora, se la vuole, beh, basta che lo dica, e se non la vuole, beh, per me va bene lo stesso.”
Jim avrebbe voluto scuoterla, ma ebbe paura delle nuvole di polvere accumulatesi da anni sui suoi abiti, e siccome il prezzo e le dimensioni della stanza gli stavano bene, decise di prenderla.
Qualcun altro su questo piano?” le chiese.
Lo guardò in modo strano con i suoi occhi scoloriti prima di rispondergli.
Nessuno dei miei ospiti mi ha mai fatto una domanda del genere prima,” disse; “ma penso che lei sia diverso. Beh, non c'è nessun altro se non un vecchio gentiluomo che sta qui da ben cinque anni. Sta laggiù,” e indicò la fine del corridoio.
Ah! Vedo,” disse Shorthouse con poca convinzione. “Così sono solo quassù?”
Si consideri solo, o quasi,” gracchiò la donna, che mise improvvisamente fine alla conversazione girando le spalle al nuovo 'ospite' e scendendo giù per le scale con lenta cautela.
Il lavoro al giornale teneva Shorthouse fuori per la maggior parte della notte. Tre volte alla settimana tornava a casa all'una, e tre volte alle tre. La stanza risultò sufficientemente confortevole, e pagò per una seconda settimana. I suoi orari insoliti non gli avevano permesso di incontrare nessuno degli altri inquilini della casa, e non si era sentito nemmeno un suono provenire dalla stanza del 'vecchio gentiluomo'. Sembrava una casa molto tranquilla.
Una notte, circa alla metà della seconda settimana, ritornò a casa stanco dopo una lunga giornata di lavoro. La lampada che di solito restava accesa tutta la notte nell'ingresso, si era spenta e dovette salire le scale al buio incespicando ad ogni passo. In tal modo fece parecchio rumore, ma nessuno sembrò accorgersene. Tutta la casa era estremamente silenziosa, e probabilmente dormivano tutti. Non c'erano luci sotto le porte. Tutto era avvolto nelle tenebre. Erano passate le due.
Dopo aver letto alcune lettere dall'Inghilterra arrivate quel giorno, e dopo essersi immerso per alcuni minuti in un libro, gli venne sonno e si preparò ad andare a letto. Proprio mentre si stava infilando tra le lenzuola, si fermò un attimo ad ascoltare. Tutto ad un tratto, la notte fu percorsa dal rumore di passi provenienti dal basso della casa. Ascoltando attentamente, si accorse che era qualcuno che veniva su – un passo pesante e il proprietario non si prendeva alcuna pena di fare le scale silenziosamente. Il rumore continuava a venire su – tramp, tramp, tramp – evidentemente il passo di un uomo corpulento, e che sembrava avere una certa fretta.
Ad un tratto, nella mente di Jim si affacciarono immagini collegate con il fuoco e la polizia, ma i passi non erano accompagnati dal suono di voci e, nello stesso momento, rifletté che potesse essere semplicemente il vecchio gentiluomo che faceva le ore piccole e che inciampava per le scale a causa del buio. Era sul punto di spegnere la lampada a gas e di mettersi a letto, quando nella casa tornò l'abituale silenzio, infatti i passi erano improvvisamente cessati proprio davanti alla sua camera.
Con la mano sulla manopola del gas, Shorthouse si fermò un momento prima di girarla per vedere se i passi avrebbero proseguito, quando fu colto di sorpresa da un forte bussare alla sua porta. Immediatamente, obbedendo ad uno strano ed inesplicabile istinto, spense la luce, lasciando sé stesso e la stanza completamente al buio.
Aveva a mala pena fato un passo per andare ad aprire la porta, quando una voce dall'altra parte della parete, così vicina che quasi gli rimbombò nell'orecchio, esclamò in tedesco, “Sei tu, padre? Entra.” La persona che parlava era un uomo nella stanza adiacente e, dopo tutto, non avevano bussato alla sua porta ma a quella della camera accanto, che lui aveva creduto vuota.
Un attimo prima che l'uomo nel corridoio avesse il tempo di rispondere in tedesco, “Fammi entrare subito,” Jim sentì qualcuno attraversare la stanza e aprire la porta. Poi la porta fu chiusa con un colpo violento, e si udì il suono di passi in giro per la stanza e poi quello di sedie che venivano trascinate fino al tavolo e che sbattevano contro i mobili nel tragitto. I due uomini sembravano del tutto incuranti della tranquillità dei vicini, perché fecero abbastanza rumore da svegliare i morti.
Mi sta bene per aver scelto una stanza in un buco del genere,” si diceva Jim al buio, “Vorrei sapere a che razza di gente quella donna ha affittato la stanza!”
Le due stanze, gli aveva detto la padrona di casa, in origine erano una. Vi aveva fatto mettere un sottile divisorio – appena una fila di tavole – per aumentare le sue entrate. Le porte erano adiacenti, e separate tra di loro solo da una massiccia trave verticale. Quando una veniva aperta o chiusa, l'altra tremava.
Con la massima indifferenza per il sonno degli altri inquilini della casa, i due tedeschi, nel frattempo, avevano iniziato a parlare tutti e due allo stesso tempo e a voce alta. Parlavano con un tono veemente, perfino arrabbiato. Le parole 'padre' e 'Otto' furono usate molto spesso. Shorthouse capiva il tedesco, ma quando si mise ad ascoltare, origliando suo malgrado, per i primi uno o due minuti fu difficile venire a capo del discorso, perché nessuno dei due voleva lasciare spazio all'altro, e il miscuglio di suoni gutturali e frasi incomplete era del tutto incomprensibile. Poi, tutto ad un tratto, le due voci tacquero all'unisono e, dopo un momento di pausa, la voce profonda di uno dei due, che sembrava essere il “padre,” disse, in modo estremamente chiaro.
Vuoi dire, Otto, che ti rifiuti di chiederlo?”
Ci fu un rumore come di qualcuno che si agitasse sulla sedia prima che arrivasse la risposta. “Voglio dire che non so come fare. E' tanto, padre. E' troppo. Una parte...”
Una parte!” gridò l'altro, con una bestemmia rabbiosa. “una parte, quando la rovina e la vergogna sono già in casa, è peggio che inutile. Se puoi ottenerne la metà puoi ottenere tutto, maledetto stupido. Le mezze misure servono solo a mandare tutto in malora.”
L'ultima volta mi hai detto...” iniziò l'altro con tono deciso, ma non gli fu possibile concludere. La sua frase fu sommersa da una sequela di terribili bestemmie, e il padre continuò, con una voce che vibrava di rabbia.
Tu sai che lei ti darà tutto. Siete sposati solo da pochi mesi. Se chiedi dando una spiegazione plausibile, puoi ottenere tutto quello che vogliamo e anche di più. Lo puoi chiedere in prestito. Tutto sarà restituito. Potremo rimettere in sesto la ditta, e lei non saprà mai a cosa è servito. Con quella somma, Otto, lo sai che posso recuperare tutte queste terribili perdite, e in meno di un anno tutto sarà ripagato. Ma senza… . Devi ottenerlo, Otto. Ascoltami, devi. Devo essere arrestato per il cattivo uso del denaro che mi era stato affidato?”
Shorthouse rimaneva al buio tutto tremante continuando ad ascoltare a dispetto di sé. Si era fatto prendere dalla conversazione e per qualche motivo aveva paura di essere scoperto dai suoi vicini. Ma a questo punto capì che era stato ad ascoltare troppo a lungo e che doveva informare i due uomini che si poteva sentire ogni singola sillaba della loro conversazione. Così tossì forte e allo stesso tempo si mise a far rumore con la maniglia della porta. Questo sembrò non avere alcun effetto, perché le voci continuarono ad essere alte come prima, il figlio protestando e il padre diventando sempre più furioso. Tossì di nuovo insistentemente, e decise di lasciarsi cadere di proposito al buio contro il divisorio, e nel fare così sentì le tavole piegarsi facilmente sotto il suo peso facendo un considerevole rumore. Ma le voci continuarono indisturbate, e più alte che mai. Possibile che non avessero sentito?
In quel momento Jim era più preoccupato per il suo sonno che per la correttezza di origliare gli scandali privati dei suoi vicini, e uscì nel corridoio e bussò educatamente alla loro porta. Immediatamente, come per magia, i rumori cessarono. Tutto cadde nel più assoluto silenzio. Non c'era luce sotto la porta e non un sussurro proveniva dall'interno. Bussò di nuovo, ma non ricevette alcuna risposta.
Signori,” disse dopo un po', con le labbra vicine al buco della serratura e in tedesco, “per favore, non parlate così forte. Posso sentire tutto ciò che dite dalla stanza accanto. Inoltre, è molto tardi, e vorrei dormire.”
Si fermò ad ascoltare, ma non arrivò nessuna risposta. Nel girare la maniglia scoprì che la porta era chiusa. Non un suono turbava la tranquillità della notte, ad eccezione del flebile fruscio del vento sopra il lucernario, e il crepitio di una tavola qui e là nei piani sottostanti. L'aria fredda delle primissime luci dell'alba invase il corridoio e lo fece tremare. Il silenzio della casa iniziò a fargli una sgradevole impressione. Gli sembrava che le voci gli risuonassero ancora nelle orecchie, ma quell'improvviso silenzio, dopo che aveva bussato alla porta, gli fece un effetto ancora più spiacevole delle voci, e gli mise in testa degli strani pensieri – pensieri che non gli piacevano e non approvava.

Brown Lady of Raynham Hall -  Country Life Magazine, 1936
Allontanandosi silenziosamente dalla porta, si sporse oltre la balaustra per sbirciare nello spazio sottostante. Era come una profonda volta che non poteva nascondere niente di buono nelle sue ombre. Non gli fu difficile immaginare di vedere un indistinto andirivieni sotto di lui. Era quella una figura seduta sulle scale a fissarlo furtivamente con i suoi occhi malvagi? Era quello il suono di sospiri e di passi che si trascinavano laggiù nelle sale buie e sui pianerottoli deserti? Era qualcosa di più dell'inarticolato mormorio della notte?
Il vento soffiò più forte sopra di lui, sibilando sopra il lucernario, e la porta dietro di lui tremò facendolo sobbalzare. Si girò per tornare nella sua stanza, ma lo spiffero gli chiuse lentamente la porta sulla faccia, come se dall'altra parte ci fosse qualcuno che la spingesse. Quando la spalancò ed entrò, gli sembrò che un centinaio di ombre sfrecciassero velocemente e silenziosamente tornando nei loro angoli e nei loro nascondigli. Ma nella stanza accanto i suoni erano cessati del tutto e Shorthouse si infilò immediatamente nel letto lasciando la casa con suoi abitanti, svegli o addormentati, a prendersi cura di sé, mentre lui entrava nella regione dei sogni e del silenzio.
Il giorno dopo, forte del buon senso che reca la luce del giorno, decise di presentare una lamentela contro i rumorosi inquilini della stanza accanto in modo che la padrona di casa gli chiedesse di abbassare la voce a notte tarda e al mattino presto. Ma successe che la donna quel giorno non si fece vedere, e quando lui ritornò dall'ufficio a mezzanotte era troppo tardi, naturalmente.
Quando salì per andare a letto, guardando sotto la porta, notò che non c'era luce e concluse che i tedeschi erano fuori. Tanto meglio. Andò a dormire che era circa l'una, assolutamente deciso, se fossero ritornati più tardi e lo avessero svegliato con i loro terribili rumori, a non darsi tregua finché non avesse svegliato la padrona di casa e l'avesse costretta a rimproverarli con il suo autoritario gracchiare, in cui ogni parola era simile alla frustata di uno scudiscio metallico.
Comunque, andò a finire che non ci fu bisogno di misure così drastiche, perché Shorthouse riposò tranquillamente tutta la notte, e i suoi sogni – riguardanti principalmente i campi di grano e le greggi di pecore delle lontane fattorie sulla proprietà del padre – riuscirono a fare il loro fantastico corso indisturbati
Due notti più tardi, comunque, tornato a casa completamente stanco, dopo una giornata difficile, per di più bagnato e stremato da uno dei peggiori temporali che avesse mai visto, i suoi sogni – sempre quelli dei campi e delle pecore – non erano destinati ad essere così tranquilli.
Si era già appisolato in quel delizioso tepore che ci avvolge dopo che ci siamo tolti gli abiti bagnati e ci ci siamo infilati sotto il caldo delle coperte, quando la sua coscienza, vagando sul confine tra il sonno e la veglia, fu alquanto turbata da un suono indistinto proveniente dalle profondità della casa e che, tra le raffiche di vento e pioggia, raggiunse le sue orecchie insieme ad un senso di disagio e sconforto. Il suono si propagava nell'aria notturna con una certa pretesa di regolarità, affievolendosi quando il vento ululava per rafforzarsi in lontananza nei profondi e brevi silenzi del temporale.
Per qualche minuto i sogni di Jim furono colorati solamente – o meglio, furono incupiti – da questa spaventosa impressione che da chissà dove si avvicinava impercettibilmente a lui. La sua coscienza, dapprincipio, si rifiutò di farsi trascinare fuori dalla regione incantata in cui vagava, e non si svegliò subito. Ma la natura dei suoi sogni mutò in modo spiacevole. Vide le pecore fuggire improvvisamente accalcandosi come se spaventate dall'approssimarsi di un nemico, mentre i campi di spighe ondeggianti incominciarono ad agitarsi come se un mostro si muovesse scompostamente tra i fitti gambi. Il cielo divenne scuro, e nel suo sogno un suono spaventoso venne giù dalle nuvole. In realtà, era il suono in fondo alle scale che stava diventando sempre più distinto.
Shorthouse si rigirò inquieto nel letto emettendo qualcosa simile ad un gemito angoscioso. Un minuto dopo si svegliò e si trovò seduto nel letto – con le orecchie tese. Era un incubo? Aveva fatto un brutto sogno, per cui aveva la pelle d'oca e i capelli ritti in testa?
La stanza era buia e silenziosa, ma all'esterno il vento ululava sinistramente e lanciava scrosci di pioggia in ripetuti assalti contro le finestre facendole vibrare. Come sarebbe stato bello – gli venne da pensare all'improvviso – se tutti i venti, come il maestrale, cessassero al tramonto! La notte facevano un rumore raccapricciante, come urli di voci arrabbiate. Durante il giorno avevano un suono così diverso. Se solo…
Un attimo! Dopo tutto, non era un sogno, perché il suono diventava più forte ad ogni momento, e la sua causa stava salendo le scale. Si ritrovò a speculare con una certa difficoltà su cosa potesse essere questa causa, ma il suono era ancora troppo indistinto per permettergli di arrivare ad una conclusione definitiva.
L'orologio della chiesa batté le due facendo sentire la sua voce al di sopra del vento. Era quasi l'ora in cui i tedeschi avevano iniziato il loro battibecco tre notti prima. Shorthouse decise che se avessero ricominciato non lo avrebbe tollerato molto a lungo. Tuttavia, era ormai terribilmente consapevole della difficoltà che avrebbe avuto ad uscire dal letto. Le coperte ammucchiate dietro la sua schiena erano così calde e confortevoli. Quel suono, che si avvicinava progressivamente, si era ormai differenziato dal confuso clamore degli elementi, per diventare quello dei passi di una o più persone.
I tedeschi, accidenti a loro!” pensò Jim. “Ma cosa diavolo mi sta succedendo? Non mi sono mai sentito così strano in tutta la mia vita.”
Stava tremando tutto, e aveva freddo come se si trovasse in un'atmosfera gelida. I suoi nervi erano abbastanza saldi, e non avvertiva alcuna diminuzione del coraggio fisico, ma era conscio di un curioso senso di malessere e trepidazione, simile a quello che anche gli uomini più vigorosi sanno di aver conosciuto nella morsa iniziale di una qualche orribile e mortale malattia. Quel senso di debolezza aumentava con l'avvicinarsi dei passi. Si sentì invadere da uno strano languore, una sorta di stanchezza, accompagnato da un crescente intorpidimento degli arti, e nella testa una sensazione di sonnolenza, come se, forse, la coscienza stesse abbandonando la sua sede abituale nel cervello e si preparasse ad agire su di un altro livello. Eppure, strano a dirsi, man mano che la vitalità abbandonava lentamente il suo corpo, i suoi sensi sembravano diventare più acuti.
Nel frattempo i passi erano già sul pianerottolo in cima alle scale, e Shorthouse, ancora seduto nel letto, sentì un corpo pesante strisciare dietro la sua porta e lungo il muro e, quasi immediatamente dopo, un forte bussare alla porta della stanza accanto.
Immediatamente, anche se fino ad allora nessun suono era arrivato dall'interno, sentì, attraverso il divisorio, una sedia spinta indietro e un uomo attraversare velocemente la stanza e aprire la porta.
Ah! Sei tu,” sentì dire dalla voce del figlio. Allora, quel tipo era rimasto seduto in silenzio per tutto il tempo, aspettando l'arrivo del padre? Quella riflessione non giunse per niente gradita a Shorthouse.
Non ci fu alcuna risposta a quel saluto diffidente, ma la porta fu chiusa velocemente, e poi ci fu un rumore come se una borsa o un pacco fosse stato gettato su di un tavolo di legno scivolando per un tratto prima di fermarsi.
Che cos'è” chiese il figlio, con tono ansioso.
Potrai saperlo prima che me ne vado,” rispose l'altro in modo burbero. In effetti, la sua voce era più che burbera, tradiva una mal celata rabbia.
Shorthouse realizzò un forte desiderio di fermare la conversazione prima che proseguisse oltre, ma in qualche modo la sua volontà non era all'altezza del compito e non poté uscire dal letto. La conversazione continuò, ogni tonalità e inflessione era perfettamente udibile sopra il fragore della tempesta.
Il padre continuò a voce bassa. Jim perse alcune parole all'inizio della frase, che finì con: “… ma ora sono andati via tutti, e sono riuscito a salire qui da te. Tu lo sai per cosa sono venuto.” C'era una chiara minaccia nella sua voce.
Sì,” rispose l'altro, “Stavo aspettando.”
E il denaro?” chiese il padre con impazienza.
Nessuna risposta.
Hai avuto tre giorni per ottenerlo, e sono riuscito a evitare il peggio fino ad ora – ma domani sarà la fine.”
Nessuna risposta.
Parla, Otto! Che cosa hai per me? Parla, figlio mio, per amor di Dio, parlami.”
Ci fu un momento di silenzio, durante il quale i vibranti accenti del vecchio sembrarono riecheggiare nelle due stanze. Poi, a voce bassa, arrivò la risposta.
Non ho niente..”
Otto!” gridò l'altro con impeto, “niente!”
Non sono riuscito ad ottenere niente,” riuscì a dire quasi in un sospiro.
Tu menti!” gridò l'altro, con voce quasi strozzata. “Giuro che tu menti. Dammi il denaro.”
Si udì una sedia grattare il pavimento. Evidentemente i due uomini erano seduti intorno al tavolo, e uno di loro si era alzato. Shorthouse sentì tirare la borsa o il pacchetto sul tavolo, e poi un passo, come se uno dei due uomini stesse andando verso la porta.
Padre, cosa c'è lì dentro? Devo saperlo,” disse Otto, con i primi segni di determinazione nella voce. Doveva esserci stato un tentativo da parte del figlio di impadronirsi del pacco in questione, e da parte del padre di trattenerlo, perché fra tutti e due cadde a terra. Quando toccò il pavimento, ci fu un curioso tintinnio. Immediatamente ci fu il rumore di una zuffa. I due uomini stavano lottando per il possesso della scatola. Il più anziano con bestemmie e imprecazioni blasfeme, l'altro con un fitto ansimare che tradiva l'intensità dei suoi sforzi. Non durò a lungo, e il più giovane aveva evidentemente vinto, perché un minuto dopo si sentì la sua rabbiosa esclamazione.
Lo sapevo. I gioielli di mia moglie! Canaglia, non li avrai mai. E' un crimine!”
Il più anziano rispose con una breve risata gutturale, che gelò il sangue a Jim e gli diede i brividi. Non dissero nemmeno una parola, e per lo spazio di dieci secondi ci fu un profondo silenzio. Poi un rumore sordo fece vibrare l'aria, seguito immediatamente da un gemito e dal tonfo di un corpo pesante che cadeva sul tavolo. Un secondo dopo si sentì qualcuno barcollare via dal tavolo e cadere sul pavimento e contro il divisorio che separava le due camere. Il letto tremò per un istante a causa di quel colpo, ma la sua anima fu liberata da quel malefico incantesimo e Jim Shorthouse saltò fuori dal letto e attraversò la stanza in un sol balzo. Sapeva che era stato commesso uno spaventoso omicidio – l'assassinio di un figlio ad opera del padre.
Con dita tremanti ma cuore saldo accese il gas, e la prima cosa che diede conferma ai suoi occhi di ciò che avevano udito le sue orecchie fu il terrificante dettaglio della parte inferiore del divisorio che sporgeva innaturalmente nella sua stanza. La carta grossolana di cui era ricoperto si era spaccata per la pressione e le tavole sottostanti si erano piegate verso di lui. Tremò al pensiero del terribile peso che gli gravava sopra.
Vide tutto questo in meno di un secondo. Dopo quell'ultimo colpo contro la parete, dalla stanza non era giunto alcun suono, nemmeno un gemito o un rumore di passi. Tutto era silenzio ad eccezione dell'ululato del vento, che risuonava nelle sue orecchie con una nota di orrore trionfante.
Shortause si accingeva a lasciare la stanza per svegliare gli abitanti della casa e mandare a chiamare la polizia – infatti la sua mano era già sulla maniglia, quando qualcosa nella stanza lo bloccò. Pensò di aver catturato con la coda degli occhi l'immagine di qualcosa che si muoveva. Ne era sicuro, e girando lo sguardo in quella direzione, scoprì di non essersi sbagliato.
Qualcosa stava strisciando lentamente sul pavimento verso di lui. Era qualcosa di scuro e con una forma serpentina, e proveniva dal posto in cui il divisorio sporgeva. Si inchinò ad esaminarla con un sentimento di intenso orrore e ripugnanza, e scoprì che si stava muovendo verso di lui dall'altra parte della parete. I suoi occhi ne rimasero affascinati, e per il momento fu incapace di muoversi. Silenziosamente, lentamente, simile ad un grosso serpente da una parte e dall'altra del divisorio, scivolò in mezzo alla stanza sotto i suoi occhi terrorizzati, finché alla lunga non riuscì più a trattenersi e allungò il braccio per toccarla. Ma nel momento in cui toccò quella cosa ritirò la mano con un grido soffocato. Era viscida – e calda! E vide che le sue dita erano macchiate di un rosso vivo.
Ancora un secondo, e Shorthouse era fuori nel corridoio con la mano sulla porta della stanza accanto. Era chiusa. Vi si gettò sopra con tutto il suo peso e, avendo ceduto il lucchetto, cadde lungo disteso nella stanza che era completamente al buio e freddissima. In un attimo si rimise in piedi e cercò di penetrare quelle tenebre. Non un suono, non un movimento. Nemmeno la sensazione di una presenza. Era vuota, tristemente vuota!
Dall'altra parte della stanza si intravedeva il profilo di una finestra con la pioggia che scorreva lungo i vetri, e in lontananza le luci incerte della città. Ma la stanza era vuota, spaventosamente vuota, e così silenziosa. Rimase lì, freddo come il ghiaccio, a guardare, ad ascoltare tutto tremante. Improvvisamente, sentì un passo dietro di lui e nella stanza ci fu il bagliore di una luce, e quando si girò velocemente con il braccio sollevato come a ripararsi da un terribile colpo, si trovò faccia a faccia con la padrona di casa. In quell'istante, iniziò a reagire.
Erano quasi le tre del mattino, e Jim era lì, a piedi nudi e pigiama a strisce in una piccola stanza che in quella provvidenziale luce apparve essere assolutamente vuota, senza tappeto e senza un briciolo di mobilio e nemmeno una tenda. Rimase lì a guardare la sua sgradevole padrona di casa. Anche lei rimase lì, a fissarlo in silenzio, avvolta in qualcosa di nero, la testa quasi calva, la faccia bianca come gesso, schermando una candela baluginante con la sua mano ossuta, mentre lo spiava con i suoi occhi ammiccanti illuminati da quella luce incerta. Era decisamente spaventosa.

Il personaggio di Mary Shaw nel film Dead Silence, 2007


Beene?” gracchiò dopo un po', “L'ho sentito per un bel pezzo. Immagino che non riuscisse a dormire! O stava dando un'occhiata in giro – non è così?”
La stanza vuota, l'assenza di ogni traccia della recente tragedia, il silenzio, l'ora, il suo pigiama a strisce e i piedi nudi – tutte queste cose insieme contribuirono ad ammutolirlo momentaneamente. La fissò con uno sguardo vuoto senza dire una parola.
Beene?” disse la donna con la sua terribile voce metallica.
Mia brava donna,” riuscì a dire alla fine, “è successo qualcosa di terribile...” La sua disperazione lo portò fino a questo punto, ma non oltre. Arrivato al sostantivo, si fermò di colpo.
Oh! Non è successo un bel niente,” disse lei continuando a fissarlo. “Penso che abbia visto e sentito solamente quello che hanno visto e sentito gli altri. Non riesco mai a tenere la gente su questo piano troppo a lungo. La maggior parte di loro prima o poi se ne accorge – cioè quelli più svegli e sensibili. Solamente, essendo lei inglese, pensavo che non ci avrebbe fatto caso. Non succede niente veramente, è solamente immaginazione.”
Shorthouse era fuori di sé. Si sentì sul punto di afferrarla e buttarla giù per le scale, con tutta la candela.
Guardi qua,” disse, puntando verso di lei, a pochi centimetri dai suoi occhi ammiccanti, le dita con cui aveva toccato il sangue viscido; “Guardi qui, mia brava donna. Questa è solo immaginazione?”
Lei stette a guardare per un minuto, come se non capisse quello che voleva dire.
Penso di sì,” disse alla fine.
Jim seguì lo sguardo della donna, e con sua sorpresa vide che le dita erano bianche come al solito, e completamente libere dalla terribile macchia che c'era stata fino a dieci minuti prima. Non c'era alcuna traccia di sangue. E non c'era modo di riportarla indietro per quanto guardasse. Era uscito fuori di senno? I suoi occhi e le sue orecchie potevano ingannarlo in quel modo? I suoi sensi erano diventati falsi e perversi? Oltrepassò di corsa la padrona di casa, e uscì nel corridoio raggiungendo la sua stanza in un paio di passi. Accidenti!… Il divisorio non sporgeva più. La carta non era lacerata. Non c'era nessuna cosa che strisciava e serpeggiava sul vecchio tappeto scolorito.
E' tutto finito adesso,” biascicò la voce metallica dietro di lui. “Me ne ritorno a letto.”
Lui si girò e vide la padrona di casa ridiscendere lentamente le scale, continuando a schermare la candela con la mano e girandosi di tanto in tanto a scrutarlo senza fermarsi. Una cosa nera, brutta, sgradevole, pensò, mentre la donna spariva nelle tenebre sottostanti e l'ultimo bagliore della candela proiettava un'ombra bizzarra lungo il muro e sul soffitto.
Senza esitare un istante, Shorthouse s'infilò addosso gli abiti e uscì di casa. Preferiva la tempesta agli orrori dell'ultimo piano, e vagò per strada fino all'alba. A sera, disse alla padrona di casa che sarebbe andato via il giorno dopo, a dispetto delle sue assicurazioni che non sarebbe successo più niente.
Non si ripete mai,” gli disse, “cioè, non dopo che lui è stato assassinato.”
Shorthouse rimase senza fiato.
Mi ha dato molto per quel che ho pagato,” brontolò.


Beene, non li ho fatti venire io,” biascicò lei. “Non sono una medium. E' un rischio. Alcuni dormono sodo tutta la notte e non sentono niente. Altri, come lei, sono diversi e si beccano l'intero spettacolo.”
Chi è il vecchio gentiluomo?… lui sente niente?” chiese Jim.
Non c'è nessun vecchio gentiluomo,” gli rispose bruscamente. “L'ho detto solo per farla stare tranquillo in caso avesse sentito qualcosa. Era completamente solo sul piano.”
Mi dica ora,” continuò la donna, dopo una pausa in cui Shorthouse non riuscì a pensare a niente da dire se non a cose irriferibili, “mi dica, la prego, ha avvertito una specie di freddo quando lo spettacolo era in corso, una specie di stanchezza e debolezza, voglio dire, come se fosse sul punto di morire?”
Che ne so?” rispose arrabbiato, “quello che ho sentito lo sa solo Dio.”
Beene, ma Lui non ce lo dirà,” biascicò lei. “Mi chiedevo solamente come si è sentito veramente. Perché l'uomo che ha occupato per ultimo quella stanza fu trovato una mattina a letto...”
A letto?”
Era morto. Era quello prima di lei. Oh! Non c'è bisogno che si alteri in quel modo. Dopo tutto sta bene. E si dice che quelle cose siano successe veramente. Questa casa era una residenza privata circa venticinque anni fa, e ci viveva una famiglia tedesca di nome Steinhardt. Avevano un grosso giro di affari a Wall Street, e le cose andavano a gonfie vele.”
Ah!” disse il suo ascoltatore.
Oh si, proprio a gonfie vele, finché un giorno andò tutto a rotoli, e il vecchio tagliò la corda con il malloppo.”
Tagliò la corda con il malloppo?”
Proprio così,” disse la donna, “fuggì con tutto il denaro, e il figlio fu trovato morto in casa, si pensò che si fosse suicidato. Tuttavia c'era chi pensava che non avrebbe potuto pugnalarsi e cadere in quella posizione. Dissero che era stato pugnalato. Il padre morì in prigione. Cercarono di attribuirgli l'omicidio, ma non c'era movente, o nessuna prova, o non so cosa. Adesso non ricordo.”
Interessante,” disse Shorthouse.
Le mostrerò una cosa veramente strana, comunque,” biascicò lei, “se viene su un momento. Ho sentito i passi e le voci tante volte, non mi fanno nessun effetto. E' come se sentissi abbaiare tanti cani. Troverete tutta la storia nei giornali, se cercate – non quello che succede qui, ma la storia dei tedeschi. La mia casa sarebbe rovinata se si sapesse tutto, e io sarei denunciata per danni.”
Raggiunsero la stanza e la donna entrò e tirò su l'orlo del tappeto nel punto in cui Shorthouse aveva visto colare il sangue la sera prima.
Guardi qua, se ne ha voglia,” disse la vecchia strega. Chinandosi giù, Jim vide sulle assi una macchia scura, sbiadita che corrispondeva esattamente alla forma e alla posizione del sangue come lo aveva precedentemente visto.
Quella notte dormì in albergo e il giorno dopo cercò una nuova sistemazione. Nei giornali dell'archivio del suo ufficio, dopo una lunga ricerca trovò, andando indietro di venti anni, i dettagli della storia, in sostanza come glieli aveva raccontati la donna, del fallimento di Steinhardt & Co, la fuga e il successivo arresto del socio più anziano, il suicidio, o l'omicidio, del figlio Otto. La pensione della sua padrona di casa era stata in precedenza la loro residenza privata.


FINE








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