martedì 8 settembre 2020

Razza guerriera

 


Stazione di servizio galattica




Robert Sheckley (1928–2005) è stato un autore di fantascienza statunitense, particolarmente noto per i toni satirici e paradossali delle sue opere. Considerato uno dei massimi esponenti della narrativa breve fantascientifica, di padre polacco (Sheckley è l'americanizzazione di Shekowsky) e madre lituana, Robert Sheckley esordisce come scrittore nel 1951 dopo la laurea alla New York University. Fu esponente di spicco della social sf americana degli anni ‘60. Nel suo universo distopico tutto è visto allo specchio, e attraverso questo ribaltamento mette a fuoco le incoerenze del nostro universo.

Il racconto che vi propongo, Razza guerriera (WarriorRace, Galaxy Science Fiction novembre 1952), potrebbe essere considerato quasi un western spaziale. I due protagonisti, Fannia e Donnaught, due astronauti a corto di carburante, scendono sul pianeta Cascella, dove esiste un deposito segreto lasciato lì per le emergenze. I problemi iniziano quando i due devono fare i conti con quella che la sorveglianza galattica aveva definito come ‘particolare struttura socialedella popolazione indigena, una razza guerriera che ha completamente ribaltato le regole del combattimento, ed è proprio attraverso questo ribaltamento che Robert Sheckley denuncia l’assurdità della guerra, con tono leggero e ironico e un linguaggio secco ed essenziale, tipico dei racconti d’azione, e senza mai usare toni moralistici “...ci ha dato una favola morale, in bilico tra la sferzata satirica e le peripezie a rotta di collo.” (Carlo Fruttero e Franco Lucentini)



🎯Per approfondire:

Tra i suoi libri tradotti in Italia, Calibro ’50 (Mondadori 1963) e Gli orrori di Omega (Urania 1983).

Dal racconto "The Seventh Victim" il regista Elio Petri ha tatto il film "La DecimaVittima," 1965, con Marcello Mastroianni, Ursula Andress e sceneggiatura di Ennio Flaiano e Tonino Guerra.





Razza guerriera



di

ROBERT SHECKLEY



Distruggere lo spirito del nemico è lo scopo della guerra e gli alieni conoscevano il modo migliore!




Non scoprirono mai di chi fosse la colpa. Fannia osservò che se Donnaught avesse avuto il cervello di un bue, oltre alla stazza, si sarebbe ricordato di controllare i serbatoi. Donnaught, sebbene fosse il doppio di lui, non fu altrettanto veloce a ricambiare l’insulto. Dopo averci pensato un po’, asserì che il naso di Fannia doveva avergli impedito la lettura dell’indicatore del carburante.

Va bene,” disse allora Fannia. “Quel che è fatto è fatto. Possiamo spremere circa tre anni luce dal quel che resta del carburante prima di ritornare all’energia atomica. Passami Il pilota galattico – sempre che tu non abbia dimenticato anche quello.”

Donnaught tirò fuori dall’apposito armadietto il pesante volume microfilmato e ne esplorarono le pagine.

Il pilota galattico disse loro che erano in una sezione dello spazio povera di sistemi solari e raramente visitata, cosa che già sapevano. Il sistema planetario più vicino era Hatterfield, nessuna vita intelligente, là. Sersus aveva una popolazione indigena, ma non c’erano stazioni di rifornimento. La stessa cosa con Illed, Hung e Porderai.

"Ah-ha!" disse Fannia. “Leggi questo, Donnaught. Se sai leggere, cioè.”

"Cascella," lesse Donnaught, scandendo piano e seguendo il rigo con il suo grosso indice. “Il sole è una nana rossa. Tre pianeti, sul secondo forma di vita umanoide intelligente. Respirano ossigeno. Niente tecnologia. Religiosi. Amichevoli. Originale struttura sociale, descritta nel Rapporto del servizio ispettivo galattico 33877242. Popolazione stimata: stabile intorno ai tre miliardi. Vocabolario basico cascellano registrato sotto la sigla Cas33b2. Prevista nuova ispezione nel 2375. Lasciato deposito segreto di carburante per il motore interstellare, raggio di guida: 8741 kgl. Descriz. fisica: pianura disabitata. *

Carburante interstellare, ragazzo!”* esclamò Fannia allegramente. “Penso che arriveremo a Thetis, dopo tutto.” Inserì la nuova direzione sul nastro perforato della nave. “Se quel carburante è ancora lì.”

Dovremmo documentarci sulla particolare struttura sociale?” chiese Donnaught, ancora immerso nella lettura de Il pilota galattico.

Certamente,” disse Fannia. “Fai un salto alla principale base galattica sulla Terra e compramene una copia.”

L’ho dimenticato,” ammise Donnaught mogio mogio.

Fammi vedere,” disse Fannia, tirando fuori la biblioteca linguistica della nave.

Cascellano, cascellano… Eccolo. Stai buono mentre imparo la lingua.” Inserì il nastro nell’ipnofono e lo accese. “Un’altra lingua inutile nella mia teste superaffollata,” mormorò e poi l’ipnofono ebbe la meglio.

Uscendo fuori dalla guida a modalità intergalattica con almeno una goccia di carburante avanzata, passarono all’energia atomica. Fannia guidò il raggio direzionale sulla superficie del pianeta, localizzando l’esile guglia metallica del deposito segreto del Servizio ispettivo galattico. Tuttavia, la pianura non era più disabitata. I cascellani avevano costruito una città intorno al deposito, e la guglia dominava i primitivi edifici di fango e legno.

Reggiti,” disse Fannia e portò la nave giù, alla periferia della città, in un campo di stoppie.

Adesso ascolta,” disse Fannia, sganciando la cintura di sicurezza. “Siamo qui soltanto per il carburante. Niente souvenir, niente diversivi, niente fraternizzazione.”

Attraverso il portello videro una nuvola di polvere che avanzava dalla città. Quando fu più vicina, riuscirono a distinguere delle figure che correvano verso la nave.

Cosa pensi che sia questa struttura sociale particolare?” chiese Donnaught pensieroso, mentre controllava il caricatore del fucile ad aghi.

Non lo so e me ne importa anche meno,” disse Fannia, infilandosi faticosamente nell’armatura spaziale. “Vestiti.”

L’aria è respirabile.”

Guarda, pachiderma, che per quanto ne sappiamo, questi cascellani pensano che il modo più appropriato per dare il benvenuto ai visitatori è tagliargli la testa e farcirla con una mela verde. Se la guida galattica dice particolare, probabilmente è particolare.”

Dice anche che sono amichevoli.”

Questo significa che non hanno la bomba atomica. Forza, vestiti.” Donnaught mise giù lo spara-aghi e si infilò a fatica in un’armatura spaziale oversize. I due uomini fissarono all’armatura la spara-aghi, il paralizzatore e qualche granata.

Non penso che abbiamo niente da temere,” disse Fannia, stringendo l’ultimo bullone del suo casco. “Anche se diventano violenti, non possono rompere l’armatura spaziale. E se non diventano violenti, non ci sarà alcun problema. Forse queste cianfrusaglie potranno esserci utili.” Prese una scatola di oggetti da scambiare – specchi, giocattoli e cose del genere.

Con indosso l’elmetto e l’armatura, Fannia scivolò fuori dal portello e alzò una mano verso i cascellani. La lingua, fissata nella sua mente dall’ipnosi, gli affiorò alle labbra.

Veniamo come amici e fratelli. Portateci dal vostro capo.”

Gli indigeni si affollarono tutto intorno, fissando a bocca aperta la nave e l’armatura spaziale. Sebbene avessero lo stesso numero di occhi, orecchie, braccia e gambe degli umani, tuttavia non gli rassomigliavano per niente.

Se sono amichevoli,” chiese Donnaught, arrampicandosi fuori dal portello, “perché tutta quella ferraglia?” I cascellani indossavano quasi esclusivamente una collezione di coltelli, spade e daghe. Ogni uomo ne aveva almeno cinque, alcuni anche otto o nove.

Forse quelli del servizio galattico hanno frainteso la situazione,” disse Fannia, mentre la folla si apriva per scortali. “O forse gli indigeni usano i coltelli per giocare a freccette.”

La città era tipica di una cultura non tecnologica. Stradine ricoperte di immondizia serpeggiavano tra capanne pericolanti. Alcuni edifici a due piani minacciavano di collassare ad ogni momento. Un fetore riempiva l’aria, così forte che il filtro di Fannia non riusciva ad eliminarlo completamente. I cascellani saltellavano davanti ai terrestri pesantemente carichi, sfrecciandogli intorno come un branco di cuccioli giocherelloni. I coltelli brillavano e tintinnavano.

La casa del capo era l’unico edificio a tre piani della città. L’alta guglia del deposito segreto era proprio dietro di essa.

by Scattergood

Se venite in pace,” gli disse il capo quando entrarono, “siete i benvenuti.” Era un cascellano di mezza età con almeno quindici coltelli appiccicati su varie parti della sua persona. Era accovacciato a gambe incrociate su di una pedana rialzata.

Siamo onorati,” disse Fannia. Ricordò dalla lezione di lingua sotto ipnosi che “capo” su Cascella significava molto di più di quello che di solito significasse sulla Terra. Il capo era una combinazione di re, alto prelato, divinità e guerriero temerario.

Abbiamo alcuni doni con noi,” aggiunse Fannia, posando le cianfrusaglie ai piedi del re. “Sua maestà vuole accettarli?”

No,” disse il re. “Noi non accettiamo doni.” Era quella la struttura sociale particolare? Si chiese Fannia. Di sicuro, non era umano. “Noi siamo una razza guerriera. Quello che vogliamo ce lo prendiamo.”

Fannia sedette a gambe incrociate di fronte alla pedana e iniziò a conversare con il re mentre Donnaught giocherellava con i doni rifiutati. Tentando di superare la cattiva impressione iniziale, Fannia parlò al re delle stelle e degli altri mondi, dal momento che le persone semplici di solito amano le fiabe. Parlò della nave, senza dire che era senza carburante. Parlò di Cascella, raccontando al re come la sua fama fosse conosciuta in tutta la galassia.

Ed è giusto che sia così.” disse il capo orgogliosamente. “Noi siamo una razza di guerrieri, come non se ne sono mai visti. Tutti i nostri uomini muoiono combattendo.”

Dovete aver combattuto delle guerre memorabili,” disse Fannia educatamente, chiedendosi chi fosse l’idiota che aveva compilato il rapporto galattico.

Non combatto una guerra da molti anni,” disse il capo. “Ora siamo in pace e tutti i nostri nemici si sono uniti a noi.”

Un po’ alla volta Fannia arrivò all’argomento del carburante.

Che cos’è questo ‘carburante’?” chiese esitante il capo, poiché in lingua cascellana non c’erano equivalenti.

Fa muovere la nostra nave.”

E dove si trova?”

Nella guglia metallica,” disse Fannia “Se soltanto voleste permetterci ...”

Nel sacro tempio?” Esclamò il capo, scioccato. “L’alta chiesa metallica che gli dei hanno lasciato qui tanto tempo fa?”

Già,” disse Fannia mestamente, sapendo quello che sarebbe successo. “Penso proprio di sì.”

Per uno di un altro mondo è un sacrilegio avvicinarsi,” disse il capo. “Lo proibisco.”

Abbiamo bisogno del carburante.” Fannia iniziava a stancarsi di sedere a gambe incrociate. L’armatura spaziale non era fatta per posture complicate. “La guglia è stata messa qui per emergenze di questo tipo.”

Stranieri, sappiate che io sono il dio del mio popolo, così come il loro capo. Se osate avvicinarvi al sacro tempio, ci sarà guerra.”

Lo temevo,” disse Fannia alzandosi in piedi.

E dal momento che siamo una razza di guerrieri,” disse il capo, “al mio comando, ogni combattente del pianeta muoverà contro di voi. Altri ne verranno dalle colline e dall’altra sponda del fiume.”

D’un tratto, il capo sguainò un coltello. Doveva essere stato un segnale, perché ogni indigeno nella stanza fece lo stesso.

Fannia trascinò Donnaught via dai giochi. “Ascolta, zuccone. Questi amichevoli guerrieri non possono farci un accidenti. Quei coltelli non possono tagliare l’armatura spaziale e dubito che abbiano qualcosa di meglio. Però non permettergli di aggredirti. Usa prima il paralizzatore, la spara aghi solo se diventano troppi.”

Capito.” Donnaught tirò velocemente fuori il paralizzatore e lo caricò con un unico movimento coordinato. Con le armi, Donnaught era veloce e affidabile, virtù sufficiente perché Fannia lo tenesse come suo partner.

Tagliamo intorno a questo edificio e arraffiamo il carburante. Due taniche dovrebbero essere sufficienti. Poi ce la diamo a gambe.”

Uscirono dall’edificio seguiti dai cascellani. Quattro portatori sollevarono il capo, che stava abbaiando ordini. Fuori, la stradina si era improvvisamente riempita fino all’inverosimile di indigeni armati. Tuttavia, nessuno provò a toccarli, ma almeno un migliaio di coltelli balenarono nel sole.

All’esterno del deposito segreto c’era una folta falange di cascellani. Erano schierati dietro una rete di corde, che probabilmente segnava il confine tra il suolo sacro e quello profano.

Tieniti pronto,” disse Fannia, e saltò sopra le corde.

Immediatamente, la guardia del tempio più vicina a loro alzò il suo coltello. Fannia impugnò il paralizzatore, senza tuttavia sparare, continuando a camminare. La guardia gridò qualcosa e il coltello fece un rapido movimento formando un arco scintillante. Il cascellano farfugliò qualcos’altro, barcollò e cadde giù. Un brillante getto di sangue schizzò dalla sua gola.

Ti ho detto di non usare ancora la spara aghi!” urlò Fannia.  


Non ho sparato,” protestò Donnaught. Guardando dietro di sé, Fannia vide che la spara aghi era ancora nella fondina di Donnaught.

Allora non capisco,” disse Fannia con sconcerto.

Altri tre indigeni balzarono avanti, tenendo alti i loro coltelli. Anche loro crollarono a terra. Fannia si fermò a guardare mentre un plotone di indigeni avanzava verso di loro.

Appena arrivarono ad una distanza sufficiente ad accoltellare i terrestri, gli indigeni squarciarono le proprie gole!

Per un istante, Fannia rimase completamente fermo, non riuscendo a credere ai propri occhi. Donnaught si arrestò dietro di lui.

In quel momento gli indigeni avanzarono a centinaia, pugnali sguainati, gridando verso i terrestri. Appena arrivarono abbastanza vicino, ogni nativo si pugnalò, cadendo su una pila di cascellani che cresceva rapidamente. Nel giro di qualche minuto i terrestri furono circondati da un cumulo di cadaveri sanguinanti, che diventava sempre più alto.

Va bene!” gridò Fannia. “Basta!” Si tirò dietro Donnaught fino al suolo profano. “Tregua!” urlò in cascellano.

La folla si aprì per lasciar passare i portatori. Il capo, con due coltelli stretti nelle mani, ansimava per l’eccitazione.

Abbiamo vinto la prima battaglia!” esclamò con orgoglio. “La potenza dei nostri guerrieri spaventa perfino degli alieni come voi. Non profanerete il nostro tempio finché rimarrà un solo uomo vivo su Cascella!”

Gli indigeni urlarono la loro approvazione e il loro trionfo.

I due alieni, completamente sopraffatti, arretrarono a passi incerti fino alla nave.

Allora questo è questo che il rapporto galattico intendeva con particolare struttura sociale,” disse Fannia cupamente. Si strappò di dosso l’armatura e si stese sulla sua cuccetta. “Il loro modo di fare la guerra è di suicidare i loro nemici fino alla capitolazione.”

Devono essere svitati,” grugnì Donnaught. “Non è questo il modo di combattere.”

Però funziona.” Fannia si alzò e guardò attraverso l’oblò. Il sole stava tramontando, tingendo la città di un suggestivo rosso nel suo splendore. I raggi di luce rimbalzavano sulla guglia

Continuo a dire che è folle.” Donnaught aveva le sue idee sul modo di combattere. “Non è umano.”

Sono d’accordo. L’idea sembra essere che se abbastanza gente si suicida, il nemico si arrende per puro senso di colpa.”

E se il nemico non si arrende?”

Prima che questa gente fosse unita, devono aver combattuto tribù per tribù, suicidandosi finché qualcuno si arrendeva. Gli sconfitti probabilmente si univano ai vincitori, la tribù deve essere cresciuta finché ha potuto annettersi l’intero pianeta grazie alla semplice forza dei numeri.” Fannia osservò attentamente Donnaught, cercando di capire se aveva afferrato il concetto. “Naturalmente è anti-sopravvivenza, se qualcuno non si arrendesse, la specie probabilmente si sterminerebbe da sé.” Scosse la testa. “Ma ogni genere di guerra è anti-sopravvivenza. Forse hanno delle regole.”

Non potremmo semplicemente sgattaiolare dentro e arraffare velocemente il carburante?”chiese Donnaught. “E andare via prima che quelli si ammazzino tutti?”

Non credo,” disse Fannia. “Andrebbero avanti a suicidarsi per i prossimi dieci anni, convinti di combattere ancora contro di noi.” Guardò pensieroso verso la città. “E’ quel loro capo. E’ il loro dio e probabilmente continuerebbe a farli suicidare finché non rimane un solo uomo. Quindi esclamerebbe soddisfatto, diciamo, ‘Siamo grandi guerrieri’ e si ucciderebbe.”

Donnaught alzò disgustato le sue grosse spalle. “Perché non lo togliamo di mezzo?”

Eleggerebbero subito un altro dio.” Il sole adesso era quasi sotto l’orizzonte. “Ho un’idea, però,” disse Fannia. Si grattò la testa. “Potrebbe funzionare. Tutto quello che possiamo fare è provare.”

A mezzanotte, i due sgattaiolarono fuori dalla nave, muovendosi silenziosamente per la città. Indossavano di nuovo l’armatura spaziale. Donnaught trasportava due taniche per carburante vuote. Fannia aveva estratto il paralizzatore.

Le strade erano buie e silenziose mentre scivolavano lungo i muri e intorno ai pali, tenendosi fuori visuale. Un indigeno svoltò l’angolo all’improvviso, ma Fannia lo paralizzò prima che potesse fiatare.

Si rannicchiarono nell’oscurità, all’imboccatura di un vicolo di fronte al deposito.

Hai capito bene?” chiese Fannia. “Io paralizzo le guardie. Tu ti precipiti dentro e riempi le due taniche. Ci leviamo di torno alla svelta. Quando controlleranno, troveranno le taniche ancora qui. Forse così non si suicideranno.”

Gli uomini avanzarono sui gradini bui davanti al deposito. C’erano tre cascellani di guardia all’ingresso, con i coltelli infilati nei loro perizomi. Fannia li stordì con una carica media e Donnaught iniziò a correre.

Nello stesso momento ci fu un bagliore di torce, gli indigeni sbucarono fuori da ogni stradina, gridando e brandendo i loro coltelli.

Siamo caduti in un’imboscata!” gridò Fannia. “Ritorna qui, Donnaught!”

Donnaught arretrò precipitosamente. Gli indigeni li stavano aspettando. Gridando, urlando, corsero verso i terrestri, tagliandosi la gola quando furono ad un metro di distanza. Corpi cadevano di fronte a Fannia, facendolo quasi inciampare mentre si ritirava. Donnaught lo afferrò per un braccio per sorreggerlo. Corsero fuori dall’area sacra.

Tregua, dannazione!” Gridò Fannia. “Fatemi parlare col capo. Basta! Basta! Voglio una tregua!”

Con riluttanza, i cascellani fermarono la loro carneficina.

Questa è la guerra,” disse il capo, facendosi avanti a grandi passi. La sua faccia quasi umana aveva un aspetto severo alla luce delle torce. “Avete visto i nostri guerrieri. Ora sapete che non potete opporvi a loro. La voce si è sparsa in tutti i nostri territori. Il mio intero popolo è pronto alla battaglia.”

Guardò orgogliosamente i suoi compatrioti, poi di nuovo i terrestri. “Io stesso guiderò il mio popolo alla battaglia. Niente potrà fermarci. Combatteremo finché non vi arrenderete completamente, vi strapperemo via le vostre armature.”

Aspetta, capo,” ansimò Fannia, nauseato alla vista di tutto quel sangue. La spianata sembrava una scena uscita dall’inferno. Centinaia di corpi erano sparsi tutto intorno. Le strade erano fangose per il sangue.

Fammi consultare col mio socio questa notte. Domani parlerò con te.”

No,” disse il capo. “Voi avete iniziato la battaglia. Deve giungere alla sua conclusione. Gli uomini coraggiosi desiderano morire in battaglia. E’ il nostro più ardente desiderio. Siete i primi nemici dopo tanti anni, da quando abbiamo sottomesso le tribù delle montagne.”

Sicuro,” disse Fannia. “Ma parliamone...”

Io stesso vi combatterò,” disse il capo, sfoderando una daga. “Morirò per il mio popolo, come deve fare un guerriero!”

Aspetta!” gridò Fannia. “Accordaci una tregua. Ci è concesso di combattere solo alla luce del sole. E’ un tabù tribale:”

Il capo ci pensò per un momento, poi disse, “Molto bene. Fino a domani.”

Gli sconfitti terrestri camminarono lentamente fino alla loro nave, tra lo scherno della popolazione vittoriosa.


Il mattino successivo, Fannia non aveva ancora un piano. Sapeva che doveva prendere il carburante, non aveva intenzione di trascorrere il resto della sua vita su Cascella o aspettare che la sorveglianza galattica inviasse un’altra nave, più o meno fra una cinquantina di anni. D’altra parte, esitava all’idea di essere responsabile della morte di qualcosa come tre miliardi di persone. Non sarebbe stato il migliore dei record da portare su Thetis. La sorveglianza galattica avrebbe potuto scoprirlo. Comunque, non ne aveva alcuna intenzione.

Non c’era via d’uscita.

Lentamente i due uomini si incamminarono per incontrare il capo. Fannia stava ancora disperatamente cercando un’idea mentre ascoltava il rimbombo dei tamburi.

Se solo ci fosse qualcuno contro cui combattere,” si rammaricò Donnaught, guardano le sue inutili armi.

Questo è il nocciolo della questione,” disse Fannia, “Il senso di colpa ci rende tutti peccatori, o qualcosa del genere. Si aspettano che noi ci arrendiamo prima che la carneficina sfugga di mano.” Si fermò un attimo a pensare. “Non è poi così folle. Sulla Terra, gli eserciti di solito non combattono finché non rimane più nessuno dall’altra parte. Quando ne hanno abbastanza, c’è sempre chi si arrende.”

Se solo ci avessero combattuto!”

Già, se solo...” Si fermò. “Ci combatteremo noi due!” disse.

Per questa gente il suicido è guerra. Non potrebbero considerare la guerra – un vero combattimento – come un suicidio?”

Quale sarebbe il vantaggio per noi?” chiese Donnaught.

Stavano entrando in città e le strade erano zeppe di indigeni armati. Intorno alla città ce ne erano altre migliaia. Gli indigeni stavano riempendo la pianura, fin dove l’occhio poteva arrivare. Evidentemente, avevano risposto ai tamburi ed erano qui per combattere contro gli alieni.

Il che, naturalmente, significava suicidio di massa.

Mettila così,” disse Fannia. “Se un tizio decide di suicidarsi sulla Terra, cosa facciamo?”

Lo arrestiamo?” chiese Donnaught.

Non subito. Gli offriamo tutto quello che vuole, purché non lo faccia. La gente gli offre danaro, un lavoro, le figlie, tutto, purché non lo faccia. Sulla Terra è un tabù.”

Allora?”

Allora,” proseguì Fannia, “forse qui il tabù è combattere. Forse ci offriranno il carburante, solo per farci smettere.”

Donnaught sembrava perplesso, ma Fannia pensava che valesse la pena provarci.

Si fecero strada attraverso la folla, fino all’ingresso del deposito segreto. Il capo li stava aspettando, sorridendo alla sua gente come un gioviale dio della guerra.

Siete pronti per la battaglia?” chiese. “O ad arrendervi?”

Certamente,” disse Fannia. “Ora, Donnaught!”

Sferrò un colpo e il suo pugno ricoperto dall’armatura prese Donnaught nelle costole. Donnaught non reagì.

Avanti, idiota, colpiscimi pure tu.”

Donnaught ubbidì, e Fannia barcollò per la violenza di quel pugno. In un secondo si diedero da fare come due fabbri con i colpi che risuonavano sulle loro armature metalliche.

Un po’ più piano,” rantolò Fannia, sollevandosi da terra. “Mi stai rompendo le costole.” E picchiò ferocemente Donnaught sul casco.

Fermi,” gridò il capo. “E’ una cosa disgustosa!”

Sta funzionando,” ansimò Fannia. “Ora lascia che ti strangoli. Penso che questa potrebbe essere la mossa giusta.”

Donnaught lo assecondò cadendo a terra. Fannia strinse le mani intorno al collo corazzato di Donnaught.

Fagli credere che stai soffrendo, idiota,” disse.

Donnaught gemette e si lamentò nel modo più convincente possibile.

Dovete fermarvi!” gridò il capo. “E’ una cosa tremenda uccidersi l’un l’altro!”

Allora lasciami prendere un po’ di carburante,” disse Fannia, aumentando la sua stretta sul collo di Donnaught.

Il capo ci pensò per un momento. Poi scosse la testa.

No.”

Cosa?”

Voi siete alieni. Se volete commetter questo atto disonorevole, fate pure. Ma non profanerete le nostre reliquie religiose.”

Donnaught e Fannia si rimisero in piedi barcollando. Fannia era esausto a causa del combattimento nella pesante armatura spaziale e ce la fece a malapena.

Ora,” disse il capo, “arrendetevi subito. Toglietevi la vostra armatura o combattete con noi.”

Migliaia di guerrieri – forse milioni, ogni secondo ne arrivavano altri – gridavano la loro collera sanguinaria. L’urlo si estese oltre la periferia e riecheggiò fino alle colline, dove altri combattenti si stavano riversando nella pianura affollata.

Il volto di Fannia si contorse. Non poteva consegnare sé stesso e Donnaught ai Cascellani. Avrebbero potuto cucinarli per la prossima cena parrocchiale. Per un momento prese in considerazione l’idea di preoccuparsi solo del carburante e lasciare che quei dannati pazzi si suicidassero al oro piacimento.

La sua mente divenne una cieca furia, Fannia barcollò in avanti e colpì il capo in faccia con il suo guanto corazzato.                   

NASA glove


Il capo cadde a terra e gli indigeni si ritrassero per l’orrore. Velocemente, il capo estrasse il coltello e se lo portò alla gola. Le mani di Fannia si chiusero intorno ai polsi del capo.

Ascoltatemi,” gracchiò Fannia. “Stiamo andando a prendere quel carburante. Se un solo uomo fa una mossa – se qualcuno si uccide – io ucciderò il vostro capo.”

Gli indigeni si aggiravano confusi. Il capo si dibatteva furiosamente nelle mani di Fannia, cercando di portarsi il coltello alla gola, in modo da poter morire con onore.

Vallo a prendere,” disse Fannia a Donnaught, “e sbrigati.”

Gli indigeni erano incerti sul da farsi. Avevano i coltelli puntati alla gola, pronti ad affondarli se la battaglia avesse avuto inizio.

Non fatelo,” li avvisò Fannia. “Ucciderò il capo che così non potrà mai avere una morte degna di un guerriero.”

Il capo stava ancora cercando di uccidersi. Disperatamente, Fannia tenne duro, sapendo che doveva impedirgli di suicidarsi per poter mantenere la sua minaccia di morte.

Ascolta, capo,” disse Fannia, dando un’occhiata alla folla incerta. “Devi promettermi che non ci sarà più guerra tra di noi. Sia che io prenda il carburante o che ti uccida.”

Guerrieri,” ruggì il capo. “Sceglietevi un altro comandante. Dimenticatemi e combattete!”

I cascellani erano ancora indecisi, ma i pugnali iniziarono a salire.

Se lo fate,” urlò Fannia disperato, “Ucciderò il vostro capo. Ucciderò tutti voi!”

Questo li fermò.

Ho una potente magia nella mia nave. Posso uccidevi fino all’ultimo uomo, così non potrete avere una morte degna di un guerriero. O andare in paradiso!”

Il capo tentò di liberarsi con un potente scatto che riuscì quasi a sbloccaregli un braccio, ma Fannia tenne duro, immobilizzando tutte e due le braccia dietro la schiena.

Molto bene,” disse il capo, con le lacrime che gli spuntavano negli occhi. “Un guerriero deva morire per propria mano. Hai vinto, alieno.”

La folla lanciò urla di maledizione mentre i terrestri portavano il capo e le taniche di carburante verso la nave. Agitarono i loro pugnali e danzarono su e giù in una frenesia di odio.

Facciamo presto,” disse Fannia, dopo che Donnaught ebbe rifornito la nave.

Diede una spinta al capo e saltò dentro. Un secondo dopo avevano decollato diretti verso Thetis e il bar più vicino alla massima velocità.

Gli indigeni erano assetati di sangue – il loro sangue. Ogni uomo era pronto ad offrire la sua vita per lavare l’insulto al loro leader e al loro tempio.

Ma gli alieni erano andati via. Non c’era nessuno da combattere.







FINE



*I dettagli tecnici quali microfilm, nastro perforato, sistema di guida missilistico sono propri degli anni ‘50-

*Nell’originale ‘transformation fuel’ a cui non sono riuscita a dare un preciso corrispettivo.



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